STOP SUSSIDI ALLE FONTI FOSSILI #StopFundingFossils La società civile di tutto il mondo si mobilita per chiedere lo stop ai sussidi alle fonti fossile, provvedimento indispensabile nella lotta ai cambiamenti climatici Roma, 14.11.2015 1
Legambiente chiede che al vertice di Parigi l Italia si impegni a cancellare oltre 7 miliardi di euro di sussidi, per il clima, per rilanciare l economia del Paese. A pochi giorni dall apertura della COP21 di Parigi, la società civile si è data appuntamento nelle piazze di tutto il mondo e sulla rete al grido #StopFundingFossils per chiedere ai governi la fine dell era dei combustibili fossili e un futuro 100% rinnovabile. Secondo l ultimo studio del Fondo Monetario Internazionale, nel 2015 i sussidi alle fonti fossili sono stati pari a 5,3 trilioni di dollari, pari al 6,5% del PIL mondiale e superiori alla spesa sanitaria totale di tutti i governi del mondo. Pari a 10 milioni di dollari al minuto. Una spesa sbagliata e da cancellare se si pensa che le fonti fossili sono la principale causa dei cambiamenti climatici, e a pochi giorni dalla COP21 di Parigi il dibattito sull eliminazione di tali sovvenzioni è un tema, seppur di fondamentale importanza, ancora troppo poco affrontato. Tra i Paesi del G20 infatti solo Stati Uniti, Francia, Germania, Canada e Indonesia hanno intrapreso azioni concrete per limitare o fermare sovvenzioni alle fonti fossili. L ultimo rapporto dell Ipcc ha confermato infatti tutti i rischi e le conseguenze di uno scenario di ulteriore riscaldamento nel sistema climatico con conseguenze nella temperatura degli oceani, nel ciclo dell acqua, nel livello dei mari, nell accelerazione degli impatti degli eventi estremi e nelle temperature globali che potranno aumentare tra i 2 e i 4 gradi entro fine secolo. Per questo è fondamentale trovare un accordo internazionale in grado di fermare la crescita delle emissioni di CO 2 facendo rimanere le temperature globali entro i 2 C. I principali network ambientalisti chiedono che questi sussidi siano aboliti e che si acceleri sulla decarbonizzazione delle economie. Questo stop, da solo, infatti permetterebbe di ridurre le emissioni di CO 2 di 750 milioni di tonnellate, ovvero il 5,8% al 2020, contribuendo al raggiungimento della metà dell obiettivo climatico necessario a contenere l aumento di temperatura globale di 2 C. Sono queste le ragioni alla base di campagne come quella portata avanti da 350.org, con End Fossil Subsidies, o di quella Stop Coal Finance o ancora Divestment che si propongono di convincere banche, governi e grandi investitori a concentrare i loro sforzi economici su progetti sostenibili, basati su rinnovabili, efficienza e risparmio energetico. Cosa succede in Italia? Fermare le emissioni climalteranti e l eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, devono essere una priorità per tutti, anche per il nostro Paese. Da qualche anno Legambiente presenta il dossier Stop sussidi alle fonti fossili, con l obiettivo di tirare fuori i dati e aprire un dibattito nel nostro Paese per lo più assente o negazionista. Per questa ragione Legambiente ha aderito alla campagna internazionale #StopFundingFossils per chiedere con forza, insieme a centinaia di associazioni in tutto il Mondo, da Washington negli Stati Uniti a Jakarta in Indonesia, lo stop ai sussidi alle fonti fossili. Anche in Italia sono in vigore sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili e per questo abbiamo bisogno di un cambio radicale nella gestione del sistema energetico e dei beni ambientali nell interesse generale del Paese. E una scelta nell interesse generale, oltre che dell ambiente, fare piena luce sui sussidi alle fonti fossili, per tagliarli e recuperare risorse per mettere in sicurezza il territorio e spingere una innovazione nell interesse del clima e dei cittadini. Ma qual è la situazione italiana? Legambiente anticipa alcuni dei dati che saranno contenuti nell aggiornamento del dossier Stop sussidi alle fonti fossili, che verrà presentato nella sua versione 2
completa in occasione della COP21 di Parigi. In Italia esistono oltre 7miliardi di euro di sussidi previsti per centrali da fonti fossili, per varie forme di sconti sulla tassazione per chi gestisce impianti o estrae fonti fossili. Chiediamo al Governo Renzi di fare innanzi tutto una operazione di trasparenza e avere il coraggio e la lungimiranza di mettersi a capo di una coalizione internazionale per cancellare questi sussidi. La COP21 può essere una straordinaria occasione per far assumere all Europa un ruolo da protagonista nell impegno contro i cambiamenti climatici. Cancellare i sussidi alle fonti fossili permetterebbe di aprire uno scenario con più lavoro nel settore energetico e nuova occupazione nella gestione e manutenzione degli impianti, perché si allarga lo sguardo dalla produzione energetica al suo più efficace uso razionale in edilizia, nell artigianato, nei servizi, nelle PMI e nei trasporti. Inoltre, solo in questo scenario si può ridurre il prezzo dell energia proprio perché si interviene tagliando la voce più pesante che è quella delle importazioni di fonti fossili, senza considerare tutti i vantaggi per il clima, per l ambiente e la salute di chi vive intorno alle centrali. Una scelta nell interesse di un Paese che importa petrolio, carbone e gas, e dunque dei propri cittadini che potrebbero beneficiare di una politica incisiva di efficienza energetica e di riduzione dei consumi, sostituendo con le rinnovabili le fonti che inquinano l'aria, danneggiano la salute e che sono la principale causa dei cambiamenti climatici. Il quadro dei sussidi alle fonti fossili in Italia al 2014 VOCI milioni di euro Cip6 907,6 Centrale a carbone nel Sulcis 63 Centrali nelle isole minori 64 Rigassificatore di Livorno 90 RIU impianti da fonti fossili 2.000 Trivellazioni 1.900 Finanziamenti internazionali 2.257 TOTALE 7.281 CIP6 Nati nel 1992 con l obiettivo di sostenere, attraverso la componente A3 della bolletta, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e che invece ha regalato decine di miliardi di euro a impianti a carbone, raffinerie e centrali che utilizzano fonti fossili. L energia CIP6 ritirata nel 2014 è stata pari a 11,5 TWh per un costo complessivo di circa 1,4 miliardi di euro, di cui 907,6 milioni alle fonti assimilate, ovvero impianti alimentati a combustibili di processo o residui o recuperi di energia e impianti alimentati a combustibili fossili o idrocarburi. Erano 1.491 i milioni di euro nel 2013, 2.228 nel 2012. CENTRALE A CARBONE NEL SULCIS Circa 63 milioni di euro l anno per i prossimi 20 anni si pagheranno attraverso le bollette dei cittadini per la costruzione di una centrale a carbone nel Sulcis, per un costo totale di 1,26 miliardi 3
di euro, come previsto con il decreto Destinazione Italia approvata a Dicembre 2013. A questi si aggiungono il progetto Euralenergy, Portoscuso sempre nel Sulcis che, secondo Matteo Renzi, di 74 milioni di euro (7 a fondo perduto e 67 come finanziamento agevolato) attraverso Invitalia per la costruzione ed esercizio di un impianto di cogenerazione che utilizza carbone da importazione da cedere prevalentemente a Eurallumina. SUSSIDI PER CENTRALI DA FONTI FOSSILI NELLE ISOLE MINORI Tra le diverse voci che concorrono a formare il costo in bolletta vi sono anche i cosiddetti extra costi per le isole minori (la componente UC4), i cui proventi, pari a 64 milioni di euro nel 2014, vengono dati alle imprese elettriche presenti in 12 isole minori. Il problema è che queste disposizioni e la gestione in monopolio, bloccano ogni cambiamento verso le rinnovabili e l efficienza che oggi avrebbero grandi potenzialità. A questi si devono poi aggiungere 10 milioni di euro destinati a 10 isole non interconnesse e gestite da Enel Produzione, ammesse al regime di reintegrazione dei costi per l attività di produzione. FATTORE GARANZIA Il rigassificatore OLT di Livorno, riconosciuto dal Governo come infrastruttura strategica, ha diritto a una garanzia sui ricavi pagata attraverso la bolletta dei cittadini. L onere viene stimato tra i 70 e i 90 milioni di euro all anno. La storia del rigassificatore di Livorno è esemplare per raccontare la fallimentare storia italiana dei progetti privati nel campo delle infrastrutture. Inizialmente infatti, prevedeva il divieto di accesso di terzi, la cui rinuncia ora gli permetterà di beneficiare di una copertura fino a un massimo del 64% dei costi riconosciuti in caso di completo inutilizzo dell impianto. La ragione di questa scelta è che il progetto è stato gestito in modo fallimentare, con un aumento dei costi di costruzione passati da una stima iniziale di 350-400 milioni a una finale di 850-900 milioni di euro. Oltretutto il pagamento garantito con le bollette è una vera e propria beffa visto che è sostanzialmente non utilizzato. ELUSIONI NELLE RETI INTERNE DI UTENZA Un sussidio per le centrali da fonti fossili è stato messo in evidenza nel 2013 dall allora Amministratore Delegato di Enel Fulvio Conti, che nel 2013, denunciò una elusione di tassazione da parte delle Reti Interne di Utenza di fabbriche, centrali, impianti siderurgici e raffinerie che si producono energia elettrica (citando Fiat, Solvay, Ferrero e Eni), pari a 30 TWh per un valore di circa 2 miliardi di euro all anno. Ma nessuna verifica viene effettuata o recupero della tassazione da parte del Governo. TRIVELLAZIONI Rinunciando a tassare come negli altri Paesi le trivellazioni di gas e petrolio, l Italia compie un autentico regalo alle compagnie petrolifere. Se infatti allineassimo le nostre royalties con quelle degli altri Paesi europei, nel 2014 il gettito passerebbe da 401,9 milioni di euro circa a 1,9 miliardi. Ma sono diversi i regali fatti al mondo delle trivellazioni, come il mancato adeguamento dei canoni annui per i permessi prospezione e di ricerca pari ad un mancato introito per le casse italiane di circa 300 milioni di euro, le riduzione dell'accisa sul gas naturale impiegato negli usi di cantiere, nei motori fissi e nelle operazioni di campo per la coltivazione di idrocarburi, pari a 300 mila euro nel 2014 e previsti in egual misura per il 2015 e il 2016. Ma ancor più assurdo è la possibilità che hanno le compagnie petrolifere di dedurre fiscalmente le royalties dall imponibile, riducendo di fatto il valore dell imposta. Una possibilità tutta a vantaggio delle compagnie petrolifere, si veda il caso della Sicilia che nel 2014 ha visto il proprio incasso ridotto del 29,5% rispetto all anno precedente, nonostante un aumento delle estrazioni. FINANZIAMENTI INTERNAZIONALI Secondo il Rapporto Empty promises G20 subsidies to oil, gas and coal production, nel 2013 e 2014, il governo italiano ha investito circa 1,5 miliardi di dollari l anno in finanziamenti pubblici 4
internazionali per la produzione di combustibili fossili: partecipazioni e acquisizioni in società petrolifere e gasiere della Banca statale Cassa Depositi e Prestiti e garanzie di credito all esportazione fornite dai Servizi Assicurativi del Commercio Estero. A questi si aggiungono 757 milioni di dollari l anno per produzione di combustibili fossili attraverso le sue azioni nelle banche multilaterali di sviluppo. Combustibile fossile! Come dire dinosauri, e sappiamo che fine hanno fatto. Il futuro è nell energia alternativa da Cars 2, film per ragazzi 5