1.2 Capoversi rientrati tranne il primo di ogni paragrafo e sottoparagrafo.



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NORME DI REDAZIONE 1. Norme Generali 1.1 Pagina standard di MS Word (font Times New Roman: punto 12 testo, punto 10 note; interlinea testo 1,5, note singola; margini: 2,5 superiore, 2 i restanti): 500 parole ca per pagina. 1.2 Capoversi rientrati tranne il primo di ogni paragrafo e sottoparagrafo. 2. Dettagli di stesura 2.1 Accentazioni Vedi Appendice I (Norme UNI 6015) 2.2 Virgolette e Corsivi 2.2.1 «xxx» citazione / titoli di riviste 2.2.2 «.........» intercitazione 2.2.3 xxx menzione / rilievo 2.2.4 xxx parole greche traslitterate / parole latine /parole straniere / titoli di libri o articoli / simboli logici (variabili e costanti descrittive individuali, predicative e proposizionali) / rilievo 2.3 Abbreviazioni Vedi Appendice II 2.4 Traslitterazioni Per il greco antico vedi Appendice III 2.5 Brani Riportati 2.5.1 lunghi fuori testo in corpo minore 2.5.2 brevi nel testo fra «...» 2.6 Note Preferibilmente a piè di pagina 3. Riferimenti Bibliografici 3.1 Sistemi di Riferimento in Nota 3.1.1 Autore/Anno: es. Cassirer 1930, pp. 244-264. In appendice i dati bibliografici completi (consigliato per le esercitazioni d esame). 3.1.2 A numerazione progressiva: es. Cassirer [4], pp. 244-264. In appendice i dati bibliografici completi (consigliato per le Tesi di Laurea). 3.1.3 Quanto ai nomi degli Autori Greci e Latini, e ai titoli delle loro opere, o si citano per intero dando (quando esistono) i titoli italiani correnti delle opere: per es. Aristotele, Topici, VIII 7, 160a18-20, o si adottano le abbreviazioni del Greek- English Lexicon di H. J. Liddell / R. Scott / H. Jones / P. G. W. Glare (http://www.tlg.uci.edu/lsj/01-authors_and_works.html) per gli autori greci (a cui si deve aggiungere il siglario di K. Ziegler per i Moralia di Plutarco), quelle 1

dell Oxford Latin Dictionary a cura di P. G. W. Glare per gli autori latini (da integrarsi quando occorra con quelle del Thesaurus Linguae Latinae), quelle del Patristic Greek Lexicon di G. W. H. Lampe per gli autori greci cristiani: per es. Arist. Top. VIII 7, 160a18-20. 3.2 Dati Bibliografici Completi 3.2.1 Libri: (a) Nome (o iniziale puntata) e Cognome dell autore. (b) Titolo del saggio in (carattere) corsivo seguito dall eventuale indicazione della prima edizione in parentesi tonda. (c) Eventuale numero dei volumi (voll.) o tomi (tt.). (d) Eventuale indicazione del traduttore. (e) Luogo di Edizione. (f) Casa editrice (sempre, quando è possibile). (g) Anno di pubblicazione con numero dell edizione in esponente, quando non è la prima. (h) Volume/i (vol(l).)/tomo/i (t(t).) in cifra romana (quando non debba precedere (c) per l anno di pubblicazione). (i) Gli elementi (a)-(e) sono separati da una virgola; gli elementi (e)-(f) dai due punti. ESEMPI Alfonso Maierù, Terminologia logica della tarda scolastica, Roma: Edizioni dell Ateneo, 1972. Arnold Gehlen, L uomo: La sua natura e il suo posto nel mondo (1940), trad. it. di C. Mainoldi, Milano: Feltrinelli, 1983. A. Masson (a cura di), Œuvres complètes de Montesquieu, 3 voll., Paris: Nagel, 1950-1955, vol. III. L. Brandwood, Stylometry and Chronology, in R. Kraut (a cura di), The Cambridge Companion to Plato, New York: Cambridge University Press, 1992, pp. 91-120. J. Goody / I. Watt, The Consequences of Literacy, in Id. (a cura di), Literacy in Traditional Societies, Cambridge: Cambridge University Press, 1968, pp. 27-68. 2

3.2.2 Articoli (a)-(b) (j) Titolo della rivista fra «...». (k) Eventuale serie in cifra romana preceduta da S./N.S. (Serie/Nuova Serie). (l) Annata o volume in cifra araba. (m) Anno della pubblicazione in cifra araba fra parentesi tonda. (n) Eventuale numero del fascicolo (per le riviste i cui fascicoli non hanno una numerazione progressiva). (o) Pagine dell intero articolo. (p) Gli elementi (b)-(l), (n)-(p) sono separati da una virgola. ESEMPI Jonathan Barnes, The Law of Contradiction, «The Philosophical Quarterly», 19 (1969), pp. 302-309. D. Buzzetti, Lo strano caso dell intensio e la storia della logica medievale, «Rivista di Storia della Filosofia», 46 (1996) 1, pp. 89-98. W. Binni, Il teatro comico di Girolamo Gigli, «La Rassegna della Letteratura Italiana», S. XII, 7 (1959), pp. 417-434. 3

APPENDICE I Accenti nell ortografia italiana (norme UNI 6015) L accento, che indica la vocale tonica, va indicato obbligatoriamente, sotto forma di accento grave (`) oppure acuto ( ): su alcuni monosillabi, per non confonderli con altri di diverso significato che si scrivono allo stesso modo, ma senza segno dell accento: ché (cong. causale) che (cong., pron.) dà (ind. pres. dare) da (prep.) da (imp. pres. dare) dì (sost.) di (prep.) di (imp. pres. dire) è (ind. pres. essere) e (cong.) là (avv.) la (art., pron., sost.) né (cong.) ne (pron.) sé (pron. tonico) se (cong., pron. atono) sì (inter.) si (pron., sost.) tè (sost.) te (pron.) Sui monosillabi chiù, ciò, diè, fé, già, giù, piè, più, può, scià. Su tutte le parole tronche (in cui l accento cade sulla vocale finale). Il segno dell accento è sempre grave sulle vocali à, ì, ò, ù. Sulla vocale e è grave (è) se la vocale è aperta, acuto (é) se la vocale è chiusa. In particolare: è grave nelle parole: ahimè, caffè, canapè, cioè, coccodè, diè, gilè, lacchè, ohimè, tè; nei francesismi come bebè, cabarè, purè; in molti nomi propri come Giosuè, Mosè, Salomè; è acuto nelle parole: mercé, né, scimpanzé, sé, testé; in ché e relativi composti (affinché, perché, poiché, sicché); in fé e composti (affé, autodafé); nei composti di re (viceré) e di tre (trentatré); nelle forme verbali del passato remoto (credé, poté, sapé) tranne diè. È facoltativo distinguere tra suono aperto e chiuso della vocale o per distinguere diversi significati delle parole (p. es. colto e còlto). Non previste dalla norma UNI, ma diffusamente praticate, sono le indicazioni degli accenti su parole piane (che di regola non dovrebbero recare indicazione di accento tonico), quando servono a eliminare ambiguità di significato: princìpi, per distinguere da principi (sdrucciola, scritta senza accento); subìto (part. pass. di subire) per distinguere da subito (sdrucciola, avv. scritto di solito senza accento, ma raramente anche sùbito). 4

APPENDICE II Principali abbreviazioni (Elenco Olschki) APPENDICE III Traslitterazione del greco antico (Direttive ISO) a. anno n. numero A a A A a.c. avanti Cristo n.n. non numerato B b B B an. anonimo nota o n. (a scelta) G g G G (n davanti a g, k, x, c) app. appendice N.S. Nuova Serie D d D D art. articolo op. opera E e E E ca circa op. cit. opere citato Z z Z Z cap. capitolo p. pagina H h E E cfr. confronta pp. pagine cit. citato passim (citazione frequente) Q q Th Th cl. classe r recto I i I I cm, m, km centimetro s. seguente K k K K ecc. (non puntati) ss. seguenti (c davanti a c) cod. codice S. Serie L l L l col. colonna s.d. senza data di stampa M m M m d.c. dopo Cristo s.e. senza indicazione N n N n dell editore ecc. eccetera s.l. sine loco (senza luogo di X x X x stampa) ed. edizione sec. secolo O o O o es. esempio sez. sezione P p P p f. foglio suppl. supplemento R r R r fig. figura t. tomo `R `r Rh rh f.t. fuori testo tab. tabella S s S s ibid. ibidem (per indicare tav. tavola j lo stesso passo) Id. Idem (per indicare tit. titolo T t T t lo stesso autore) ivi (per indicare un trad. traduzione U u Y y passo diverso nella stessa opera) (u nei dittonghi) loc. cit. loco citato v verso (manoscritti) F f Ph ph misc. miscellanea v. verso (poesia) C c Ch ch ms. manoscritto vol. volume Y y Ps ps W w O o In caso di ambiguità, le vocali lunghe h e w vanno traslitterate ē e ō (per es. ethos/ēthos); i dittonghi impropri v, V, J si traslitterano rispettivamente a(i), e(i), o(i). La dieresi ( @ ) e lo spirito dolce ( ' ) si omettono, lo spirito aspro ( ` ) si rende con h. Gli accenti si omettono nelle parole piane (per es. physis, eleutheria), vanno indicati nelle parole sdrucciole (per es. ánthropos, éumorphos, oúreios) e tronche (per es. phygé). 5