MICRO-WORK. Microimpresa e nuova occupazione



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Transcript:

MICRO-WORK Microimpresa e nuova occupazione

Le (micro)-imprese in Italia A fine 2014 le microimprese individuali attive sono in termini assoluti 3.161.195, cioè il 61% del totale delle imprese italiane (5.148.413). Esse rappresentano, invece, il 54% circa del totale delle imprese registrate (6.041.187). Sempre nel 2014 si è registrato un saldo positivo pari a +32.040 per le imprese in generale, al quale è corrisposto un saldo negativo per le microimprese, con una perdita di ca. 11.000 ditte individuali. Il tasso di crescita generale delle imprese ammonta a poco più di mezzo punto percentuale (+0,53%) mentre quello delle microimprese individuali è negativo (-0,34%). (dati Rapporto Unioncamere, 2015)

Le imprese in Italia (2015) 340337 372371 247021 235985 Iscritte Iscritte Registrate Registrate 5148413 6041187 Attive Cessate 3161195 3258961 Attive Cessate Totale imprese IMPRESE ISCRITTE 372.371 IMPRESE REGISTRATE 6.041.187 IMPRESE ATTIVE 5.148.413 IMPRESE CESSATE 340.337 Saldo iscritte-cessate 32.034 Microimprese individuali ISCRITTE 235.985 REGISTRATE 3.258.961 ATTIVE 3.161.195 CESSATE 247.021 Saldo iscritte-cessate -11.036 Elaborazione ENM su dati Unioncamere 2015

Le Microimprese in Italia 4,2 milioni di imprese con meno di 10 addetti (microimprese) = 95% delle unità produttive del paese. 7,8 milioni di addetti (il 47% del totale vs. 29% nella media europea). Dimensione media microimprese= 3,9 addetti/impresa (media europea=6,8) Struttura proprietaria molto semplificata: 63,3%= imprese individuali Tra 2001 e 2011 il 64 % dei nuovi posti di lavoro creati nelle micropmi (dati Rapporto SBA Italia, 2014) 58% delle imprese che hanno sottoscritto un contratto di rete sono microimprese.

Le Microimprese in Italia Le imprese con 1 addetto sono caratterizzate da bassa produttività e limitata propensione all innovazione. 2,2 milioni di microimprese con 1 solo addetto contribuiscono per il 10% al valore aggiunto del sistema pur rappresentando il 55,4% delle imprese attive in Italia (dati Frame-Sbs, Istat). Poiché sono soprattutto ditte individuali (autoimpiego) raramente si associano a obiettivi di crescita e di produttività (Rapporto Istat 2015).

Quale impresa per le persone disoccupate?

In Italia non esiste una politica nazionale unitaria sugli incentivi per lo start up di impresa da parte di disoccupati. Esistono una serie di misure anche rilevanti, ma aperte a tutti coloro che sono interessati a fare impresa (es. DLgs 185/2000), oppure ci sono misure di livello regionale e locale, alcune cofinanziate anche con FSE. Gli approcci esistenti e le misure sono per la maggior parte diretti alle regioni del Mezzogiorno, dove è fornito sostegno ai nuovi imprenditori sotto forma di garanzie, sussidi e prestiti (in parte ancora a fondo perduto).

L avvio di microimpresa da parte di soggetti svantaggiati «An active employment policy which attaches high priority to the search for an activity or training accessible to everyone rather than the registration of and payment to the unemployed» Libro Bianco su Crescita, competitività, occupazione, dicembre 1993

Il Libro Bianco di Delors su crescita, competitività e occupazione affermava, tra l altro, che la disoccupazione di lunga durata va combattuta offrendo ai disoccupati formazione per l innalzamento delle qualifiche e quindi lavoro; in cambio, si richiedeva agli stessi disoccupati un effettivo investimento personale nei servizi offerti.

In sostanza le istituzioni comunitarie, fin dal Libro Bianco di Delors, hanno indicato nelle politiche attive del lavoro (Active Labour Market Policy, ALMP o PAL) la via maestra per affrontare e risolvere la disoccupazione in Europa, in particolare quella di lunga durata e giovanile. Le PAL, nel loro complesso, sono rappresentate da tutti quei servizi o misure utili ad adattare le caratteristiche dell offerta di lavoro alla domanda di lavoro.

Quali PAL Nella tassonomia utilizzata da Eurostat le politiche attive del lavoro considerate sono 7: i servizi per l impiego, la formazione, le politiche che agiscono sull orario di lavoro, gli incentivi all assunzione, le misure di inserimento al lavoro, i lavori socialmente utili, gli incentivi all autoimprenditorialità.

Chi eroga le PAL La Commissione ha definito i Servizi per l impiego quali agenzie di transizione, richiedendo ad essi l assunzione di un ruolo più globale di fornitori di servizi permanenti, nel campo della valutazione delle competenze, della definizione dei profili, dell'organizzazione della formazione, dell'orientamento professionale individuale e della consulenza ai clienti (lavoratori e datori di lavoro). (Iniziativa Faro New Skills for New Jobs, 2010)

PAL e microimprenditorialità Agenda di Lisbona e SEO individuano 4 direttrici delle PAL: Occupabilità: migliorare le capacità di un individuo di inserirsi nel mercato del lavoro Adattabilità: aggiornare le conoscenze individuali per renderle compatibili con le esigenze del mercato Imprenditorialità: sviluppare qualità e spirito imprenditoriali per avviare un'azienda e contribuire all'autoimpiego Pari opportunità: favorire politiche di uguaglianza per aumentare i tassi di occupazione femminile.

PAL e microimprenditorialità EU 2020: contributo della microimprenditorialità e autoimpiego agli obiettivi di riduzione della povertà e di creazione di nuova occupazione. Single Market: facilitare l imprenditorialità sociale attraverso la creazione di un area europea per lo sviluppo di fondi etici di investimento. Il Pacchetto Occupazione (2012) enfatizza l importanza della promozione e del sostegno all autoimpiego, alle imprese sociali e allo start up d impresa come misure di attivazione dei disoccupati.

PAL e microimprenditorialità Nei Paesi OCSE le misure di attivazione verso l autoimpiego e la microimprenditorialità rappresentano da sempre una quota minoritaria delle PAL erogate. Tuttavia, stanno suscitando sempre maggiore attenzione a causa del gran numero di disoccupati e del riconoscimento del contributo dell imprenditorialità allo sviluppo economico.

PAL e microimprenditorialità I programmi per l autoimpiego hanno spesso dimostrato di essere una valida alternativa al sostegno al reddito (politiche passive), pur tenendo conto dei disoccupati che avrebbero comunque avviato un impresa, anche in assenza del contributo pubblico). In ogni caso, le misure per l autoimpiego non possono essere considerate una panacea per la disoccupazione, soprattutto perché solo una minima parte dei disoccupati sono pronti a diventare imprenditori di se stessi, pur essendogliene offerta l opportunità.

PAL e microimprenditorialità All inizio della crisi in pochi paesi erano attivi incentivi all avvio di impresa e autoimpiego. Prevalevano: a)le misure di accompagnamento al lavoro e di formazione per coloro che avevano perso l occupazione b)le varie forme di sostegno del reddito e di incentivazione all assunzione di lavoratori disoccupati o svantaggiati da parte delle imprese. I programmi per promuovere l autoimpiego e l avvio di microimpresa sono stati inseriti tra le PAL degli Stati membri tra il 2008 e il 2010...

PAL e microimprenditorialità a livello UE Nel 2010, ad es., l UE ha creato lo Strumento di microfinanza Progress per garantire micro-prestiti e garanzie a chi aveva perso il lavoro e desiderava avviare o sviluppare la propria (micro)- piccola impresa. Coloro che sono stati sostenuti da questa iniziativa hanno potuto contare su azioni di mentoring, formazione, consulenza così come dell assistenza alla predisposizione del Business plan, in stretta sinergia con le azioni finanziate dal FSE. Dal 2014 questo strumento prosegue la sua azione nel programma EaSI (Employment and Social Innovation).

PAL e microimprenditorialità La Commissione europea consiglia agli SM di indirizzare le misure per l autoimpiego e lo start up di (micro)impresa ai beneficiari che mostrino il potenziale migliore di successo (per es.: lavoratori disoccupati con competenze professionali, donne o giovani), affiancando tali misure con l azione dei Centri per l impiego, il sostegno alla creazione d impresa e la disponibilità dei finance provider.

Condizionalità degli incentivi allo start-up La condizionalità negli incentivi è elemento cruciale. Tra le condizioni di accesso di numerosi strumenti attivati a livello nazionale e locale: o Durata del periodo di disoccupazione o Età dei beneficiari o Equilibrio tra quota di incentivi concessi e rischio di abuso o Priorità alle idee di impresa con maggiori chance di realizzazione, minore rischio di falsare la competizione o di ridurre gli spazi di altre imprese o Qualità/Skills/Competenze dei singoli richiedenti.

Quale sostegno chiedono gli startupper che avviano/sviluppano un impresa Rapporto Unioncamere, 2015

Possibili ostacoli per i disoccupati che fanno impresa Timore di non guadagnare a sufficienza (soprattutto all inizio) Incentivi allo start up non accompagnati da risorse per dotazioni infrastrutturali e costi operativi Carenza di competenze e conoscenze imprenditoriali da parte dei disoccupati Assenza di misure di accompagnamento per i neo-imprenditori e lavoratori in proprio (consulenza d impresa/mentoring - non solo di tipo finanziario-, strategie di mercato, ecc.) Incapacità di allungare la propria giornata lavorativa, timore di non essere in grado di sostenere l onere finanziario connesso alla gestione di un impresa.

Strumento PROGRESS Microfinanza per l inclusione sociale 2007-2013 203 milioni di euro 180 milioni in strumenti finanziari 23,8 milioni per garanzie per il credito bancario A settembre 2014 48 istituti bancari coinvolti Beneficiari 31.895 (microimprese attivate) Operativo fino a fine 2016, poi subentrerà il programma Employment and Social Innovation2014-2020 con il suo Asse Microfinanza e impresa sociale

Microcredito erogato dal Programma PROGRESS Microfinanza 2010-2014

Grazie per l attenzione!