Garantito Igp in Langa: degustazione dei Barolo e Barbaresco attualmente in commercio



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lunedì 3 Dic. 2012 ore 11:05 Garantito Igp in Langa: degustazione dei Barolo e Barbaresco attualmente in commercio di Roberto Giuliani L'idea di degustare le annate dei vini attualmente presenti sul mercato è nata dal fatto che, un po' ovunque, si lavora d'anticipo, si "saggiano", in appositi eventi atti allo scopo, vini in anteprima, ovvero appena imbottigliati o addirittura prelevati dalla botte, che nel migliore dei casi usciranno in commercio qualche mese più tardi. Questa insana abitudine, pur avendo i suoi lati culturalmente divertenti, mette a rischio la valutazione di quei vini che si trovano nella condizione di non essere ancora pronti, con quel minimo di equilibrio che possa far capire la strada che intraprenderanno. E' un fatto che questa pratica dell'anticipo ci pone spesso davanti a vini scorbutici, a volte con profumi molto chiusi o non puliti, insomma ci vuole una grande esperienza e una conoscenza approfondita del territorio per riuscire a interpretare correttamente un vino in uno stato temporalmente deficitario. Si fa, e più o meno ci si azzecca, ma avere l'opportunità di ritestare gli stessi vini a distanza di almeno 6 mesi, come Carlo Macchi, Luciano Pignataro, Kyle Phillips, Stefano Tesi, Pasquale Porcelli e il sottoscritto abbiamo fatto dal 12 a 15 novembre presso l'ampelion di Alba, consente di comprendere meglio lo stato dell'arte, di verificare come procedono e se hanno mantenuto le promesse, oppure se vini che apparivano poco convincenti ora hanno trovato il loro equilibrio e compiuto convincenti passi in avanti. In linea di massima abbiamo avuto moltissime conferme e poche sorprese, segno che comunque, quando li abbiamo degustati a maggio, durante Nebbiolo Prima, eravamo riusciti a percepirne i tratti salienti.

Va detto che non tutte le aziende si sono presentate all'appello, mentre ce ne sono state alcune che erano invece assenti all'evento di maggio, ma almeno l'80% dei vini era lì a consentirci questo atteso confronto. In totale abbiamo degustato 246 fra Barolo e Barbaresco, così ripartiti: 158 Barolo 2008, 3 Barolo 2007, 8 Barolo Riserva 2006, 1 Barolo Riserva 2004, 66 Barbaresco 2009, 9 Barbaresco 2008, 1 Barbaresco 2007. Questo evento albese è stato il secondo per Garantito Igp, ma il primo per me poiché l'anno passato ero febbricitante. Debbo dire che l'affiatamento trovato con i colleghi è stato davvero eccellente, un'esperienza del tutto positiva, per lo svolgimento della quale dobbiamo ringraziare l'albeisa e il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero che ci hanno fornito tutto il supporto necessario, e la famiglia Brezza che ci ha gentilmente ospitato nel loro Hotel Barolo. Unica piccola annotazione, senza alcuna polemica, quest'anno al contrario dell'evento precedente, non abbiamo potuto degustare i Barolo e Barbaresco suddivisi per comune, cosa che soprattutto in questa zona dove le differenze di territorio sono evidenti, ha davvero un senso fare, per avere un'idea più precisa, immediata, delle caratteristiche dell'annata in ciascuna zona. Ci auguriamo che l'anno prossimo si torni a degustare in questo modo. Come abbiamo proceduto nell'effettuare le degustazioni? Innanzitutto a bottiglie rigorosamente coperte. Per ognuno dei quattro giorni abbiamo scelto i vini che avevano ottenuto la massima valutazione all'unanimità o almeno a maggioranza, di cui abbiamo già dato notizia in tempo reale sui rispettivi blog. Le bottiglie sono state scoperte solo alla fine, in modo da garantire l'assoluta imparzialità da parte di tutti. Non stupitevi, quindi, se singolarmente presenteremo alcune differenze di valutazione, è del tutto normale. La degustazione Barbaresco - i migliori 2009 (in ordine sparso) Barbaresco Bricco Fasèt - La Spinona Pietro e Gualtiero Berutti lavorano da sempre con metodi tradizionali, potremmo dire artigianalmente; questo Barbaresco è forse il vino che mi ha sempre convinto di più, ha classe, gode di un bouquet molto classico, floreale, con sfumature di ciliegia, mentuccia e un'appassionante impatto di liquirizia, che ritroviamo distinto anche al palato dove caratterizza questo vino di razza. Il tannino, come sempre, chiede tempo per essere assorbito del tutto, ma è anche una garanzia di notevole longevità. Barbaresco Tulin - Pelissero Giorgio Pelissero negli ultimi hanni, a mio avviso, è finalmente riuscito a centrare uno stile che coniuga magnificamente la tradizione e la modernità, il suo Tulin mi piace ogni anno di più, e questa volta è sicuramente uno dei Barbaresco migliori in assoluto. Perfetto sia all'ofatto che al palato, denota un rigore esecutivo che ha pochi

confronti. L'affresco odoroso è avvincente, giocato su note di confettura di ciliegia e lampone, liquirizia, prugna, timo, pennellate di cacao e cuoio. Bocca densa, tannicamente austera, ma ricca, nervosa, dinamica, dal finale lunghissimo. Barbaresco Gallina 'L Ciaciaret - Antichi Poderi Gallina La famiglia Francone, che ha una gamma di vini a suo nome, da oltre vent'anni ha dedicato al cru Gallina (uno di quelli indicati da Renato Ratti nella Carta dei cru storici del Barbaresco) una linea specifica sotto il marchio Antichi Poderi Gallina. Il cru si trova nel comune di Neive, il Barbaresco che ne deriva l'ho trovato più volte convincente e, anche in questo caso, non si è smentito, venendo fuori alla grande: profumi che giocano prima con i fiori per poi aprirsi ad un linguaggio complesso dove si alternano sensazioni eteree e frutti appena maturi, toni terrosi e suggestivi. Al palato è pieno, succoso, il legno contribuisce a donargli equilibrio, mentre sul finale compaiono spunti di liquirizia dolce. Barbaresco Tre Stelle - Cascina delle Rose Le marne blu che caratterizzano il Tre Stelle, ovvero quella "menzione geografica aggiuntiva" (lo so, è una pessima definizione che non chiarisce nulla) situata fra il Rio Sordo e la Trifolera, lascia un segno profondo ed emerge sempre a testa alta, distinguendosi in modo chiaro alla Cascina delle Rose. Giovanna ed Italo, ed ora anche il figlio Davide, si occupano con estrema passione della loro terra, lotta integrata e interventi ridotti al minimo, non c'è un vino che non sia almeno piacevole, dai Dolcetti alle Barbere, ma questo Barbaresco ha un'eleganza davvero notevole. Viole, rose e liquirizia, ciliegie, lamponi e una bellissima vena balsamica. La bocca è sempre un po' più lenta nella ricerca dell'equilibrio tra legno, tannino e polpa, ma è giù sulla buona strada e non ci sono dubbi che ha un futuro radioso. Barbaresco - Castello di Verduno Altra azienda che emerge sempre, il comune di Verduno è tanto piccolo, anche come area vitata, eppure ricco di aziende di altissima qualità (Comm. G.B. Burlotto e F.lli Alessandria tanto per citarne altre due). Il Barbaresco 2009 è una selezione delle migliori uve provenienti dai vigneti Rabajà, Rabajà Bass e Faset, terreni principalmente formati da terra bianca, le cosiddette Marne di Sant'Agata, composte di argilla, sabbia e calcare. Presenta un ventaglio di profumi giocato sull'intreccio elegante fra frutto e spezie, con spunti di liquirizia e balsamici. Al palato mostra già un equilibrio quasi perfetto, con un tannino ben calibrato, freschezza e una persistenza notevole. Se poi pensiamo che costa appena poco più di 20 euro...

Barbaresco Rabajà - Giuseppe Cortese Un caposaldo da tutti i punti di vista: il cru ha pochi rivali nel Barbaresco, il vino ne raccoglie tutta la profondità e ne esalta le sfumature, lo stile di Pier Carlo Cortese è puro, netto, senza fronzoli, perfetto per rappresentare al meglio uno dei vini simbolo della grandezza del nebbiolo. Ancora una volta ti coinvolge ed emoziona come pochi, l'ingannevole giovinezza della materia non nasconde il bagaglio straordinario che anno dopo anno svilupperà in una sequenza sempre in salita. Tannini strepitosi, grande eleganza, terrosità, pennellate di menta e minerali in un lungo, appassionante finale. Barbaresco - Armando Piazzo Se c'è un'azienda che meriterebbe un premio a parte, questa è sicuramente Armando Piazzo; premio alla costanza qualitativa e all'ottimo rapporto qualità/prezzo. Oggi è Franco Allario con l'entourage famigliare a portarla avanti, oltre 70 ettari vitati, gran parte a nebbiolo suddivisi fra vari comuni, una misura fuori registro per le Langhe, salvo rare eccezioni. Eppure i Barbaresco di questa azienda escono sempre bene, sono prodotti affidabili, magari senza picchi emozionanti, ma fatti bene, del resto quando hai a disposizione tante vigne hai la possibilità di fare ogni anno selezioni ottimali. Questo Barbaresco base mi ha convinto ancora una volta, meglio al gusto che nei profumi, ancora un po' chiusi e disordinati. Al palato, invece, è già ben delineato, intenso, calibrato nel tessuto tannico, di buona persistenza e complessità. Barbaresco Gaia Principe - Mario Giribaldi Debbo confessare che questa è stata una vera sorpresa per me, conoscevo i Barolo di Mario Giribaldi, ma non questo eccellente Barbaresco, dall'incipit floreale di rosa selvatica, che trova presto compagnia nel frutto maturo e in una trama speziata che già indica la via verso il cuoio, il tabacco, ginepro e cannella. Al gusto si percepisce una materia fine e articolata, non ancora del tutto equilibrata ma con un tannino fine e dolce, ed un finale di buona persistenza. I Barbaresco 2009 da segnalare Di seguito un elenco dei vini che hanno avuto risultati più che positivi ed è giusto ricordare: Barbaresco Pajé - Carlo Boffa Barbaresco Martinenga - Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy Barbaresco Nubiola - Pelissero Barbaresco Pajoré - Rizzi Barbaresco Nervo Fondetta - Rizzi Barbaresco Bricco Asili - Ceretto Bricco Asili Barbaresco Rio Sordo - Cascina delle Rose Barbaresco Sorì Montaribaldi - Montaribaldi Barbaresco Gallina - Ugo Lequio Barbaresco - Produttori del Barbaresco Barbaresco Cè Vanin - Rivetto

I migliori 2008 (in ordine sparso) Barbaresco Camp Gros Martinenga - Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy Come tutti i grandi vini uno dei suoi marchi di fabbrica sta nell'eleganza, colore granato classico molto bello, profuma di menta ed eucalipto, a tratti rivela una sottile vena agrumata, piccoli frutti di bosco come ciliegie e fragoline, non mancano i primi segnali speziati. Il tannino è di quelli che fanno la differenza, finissimo eppure potente, sostiene una bocca ricca e straordinariamente fresca, regala una persistenza generosa e piena, senza alcun cedimento. Barbaresco Gaiun Martinenga - Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy Di poco inferiore al Camp Gros, più che altro nel timbro stilistico, rivela una maggiore dolcezza e maturità di frutto al naso, con note che ricordano la caramella mou frammiste a piccoli frutti, con una speziatura in formazione premessa di una buona eleganza. Al palato invece ha una potenza superiore, che da un certo punto di vista lo rende meno affascinante, raffinato, ma è pur sempre un gran bel bere che non manca di tensione gustativa. Barbaresco Boito Riserva - Rizzi Non è certo una sorpresa per me, non c'è anno che questo vino non esca dalle degustazioni a testa alta, contiene in sé tutto il carattere e l'energia che cerco in Barbaresco, Enrico Dellapiana (papà Ernesto sempre meno perché è un'inesauribile fonte di iniziative diversificate) sta lavorando molto bene e dispone di alcune fra le vigne più belle e vocate di tutta l'area del Barbaresco. Note di humus, fogliame, liquirizia, tabacco, menta e piccoli frutti. Al palato mantiene alta l'attenzione con pregevoli freschezza e fruttosità, spalleggiate da un tannino solido e di rango, il tutto avvolto in un calore ristoratore. Barbaresco Boito Riserva - Rizzi Non è certo una sorpresa per me, non c'è anno che questo vino non esca dalle degustazioni a testa alta, contiene in sé tutto il carattere e l'energia che cerco in Barbaresco, Enrico Dellapiana (papà Ernesto sempre meno perché è un'inesauribile fonte di iniziative diversificate) sta lavorando molto bene e dispone di alcune fra le vigne più belle e vocate di tutta l'area del Barbaresco. Note di humus, fogliame, liquirizia, tabacco, menta e piccoli frutti. Al palato mantiene alta l'attenzione con pregevoli freschezza e fruttosità, spalleggiate da un tannino solido e di rango, il tutto avvolto in un calore ristoratore. Barbaresco Maria Adelaide - Bruno Rocca Di Bruno Rocca abbiamo avuto in degustazione quattro vini, il Barbaresco base, il Rabajà, il Coparossa ed il Maria Adelaide. Quest'ultimo è stato di gran lunga il più convincente; trama olfattiva intensa e dai toni scuri, profondi, con

note di cacao, prugna, pepe, piccoli frutti macerati. Al palato è denso e concentrato, nello stile del produttore, ma con una indiscutibile e piacevole sostanza, lunga, articolata. Barolo - i migliori 2008 (in ordine sparso) Barolo Brunate Le Coste - Rinaldi Difficile non riconoscere questo vino dal carattere ben definito e capace di commuovere per la sua bellezza assoluta, opera di uno dei grandi barolisti, Beppe, ora ben supportato da una rigorosa Marta, che ha dalla sua anche una capacità di relazionarsi con il pubblico che "Citrico" non ha proprio nel suo DNA, anche se una volta conosciuto non puoi non rimanerne affascinato. Il 2008 mantiene dei livelli davvero alti, con un frutto di una nitidezza e rotondità davvero notevoli, che non nasconde pregevoli nuances floreali, confortato da belle note speziate di noce moscata, pepe, cardamomo e un finale che sa di pesca matura, molto particolare. All'assaggio gioca molto bene fra freschezza e rotondità, grazie ad una trama tannica importante ma di grande setosità, con una chiusura lunga e sapida che è ulteriore garanzia di un'evoluzione radiosa. Del resto la 2008 si sta già rivelando un'ottima annata. Barolo Bussia - F.lli Barale Decisamente uno degli assaggi più coinvolgenti della sessione barolista, Stefano Dellapiana ha prodotto un Bussia con i fiocchi, appassionante, profuma di fiori appassiti, immancabili viola e rosa, poi regala un cesto di frutti boschivi, ciliegia, fragolina, lampone, una speziatura sottile che si fonde a rintocchi di erbe aromatiche. Al palato è altrettanto stimolante, c'è materia di prim'ordine, tannini nobili, ottima freschezza e una persistenza che digrada molto lentamente. Barolo - Boroli Non c'era in degustazione il cru Villero, ma questo Barolo si è affermato in degustazione tanto da essere uno degli "eletti" dal gruppo Garantito Igp. Il bouquet ha un'impronta appena matura di ciliegia e lampone, che non nasconde l'influenza floreale, per poi virare progressivamente verso toni mentolati e speziati. In bocca ha già un ottimo equilibrio, un frutto succoso che stimola la beva, una progressione di sapori davvero piacevole. Barolo Vigna Rionda Tommaso Canale - Giovanni Rosso Questa azienda ha presentato praticamente tutti i Barolo che produce, Serralunga, La Serra, Cerretta e Vigna Rionda Tommaso Canale. Qui non ci siamo trovati tutti d'accordo, personalmente ho preferito quest'ultimo, anche se debbo dire che tutti e quattro i vini hanno avuto ottime valutazioni. Il Vigna Rionda ha a mio avviso una marcia in più, un ventaglio di profumi intenso e variegato, ai toni fruttati e floreali si alternano erbe aromatiche, liquirizia e pepe, con una chiusura che già è premessa di terziari importanti come il goudron e il tabacco. Al palato ha la forza tannica che ci si aspetta, severa e senza sconti, da nebbiolo di razza che non è fatto per accondiscendere ma per "marcare il territorio", e ci riesce benissimo. Barolo La Serra - Giovanni Rosso Il Barolo che ha trovato tutti d'accordo, ben impostato, giocato su toni più delicati di viole, lamponi, ciliegie e fragoline di bosco; sul piano gustativo è quasi speculare, ben fatto, piacevole e con un tannino già pronto, equilibrato, di buona persistenza. Barolo Margheria - Massolino Franco e Roberto gestiscono un'azienda centenaria fra le più rappresentative del panorama langhetto. I loro Barolo sono sempre emozionanti; questa volta l'apice lo ha toccato il Margheria, eccellente cru di Serralunga, interpretato benissimo, classico e profondo, con toni floreali evidenti, ciliegia sotto spirito, spezie fini che arricchiscono una vena

elegante e raffinata. In bocca non tradisce le attese, freschissimo, quasi imponente nella struttura, tannico a dovere ma con quella grana così fine che sembra scivolare via dopo un attimo. Barolo Parafada - Massolino Un'inezia al di sotto del Margheria per questo altro grande vino aziendale, dall'impronta più moderna e nei suoi accenti cremosi e dolci, ma che non cedono a banali accondiscendenze, rivelando accenti di menta, liquirizia e tartufo, tabacco e cacao. Grande sapore, pieno, molto corrispondente, tannino perfetto, sicuramente più "dolce" e smussato come nebbiolo, ma un'eccellente esecuzione. Barolo - Negretti La sorprendente ascesa di una delle più recenti realtà di Langa, l'azienda lamorrese della famiglia Negretti è nata esattamente dieci anni fa e, personalmente, mi ha convinto con tutti e tre i Barolo presentati. Questo è stato eletto all'unanimità, ed è il base, a dimostrazione di come sia sbagliato farsi condizionare dalla presenza del vigneto blasonato in etichetta, si possono fare grandi Barolo ottenuti da un'attenta selezione. Del resto ne abbiamo un emblematico esempio nel Barolo di Bartolo Mascarello. Ottimo dosaggio del legno, florealità, equilibrio, tannino setoso, riesce a mantenere una misura ottimale in ogni suo aspetto, cosa tutt'altro che facile. Barolo Ravera - Cogno Valter Fissore è indubbiamente un punto fermo a Novello, per svariati motivi, non ultimo quello di essere stato il primo a portare alla ribalta la nascetta, vitigno autoctono a bacca bianca che sembra trovare la sua condizione ottimale proprio nell'ambito di questo comune, e che oggi si sta diffondendo nei vigneti di molti produttori langhetti. Ma Valter ha anche un altro autentico e unico gioiello in casa Cogno, una Barbera d'alba Pre-Phylloxera da urlo, che ha il solo limite di essere prodotta in 2.000 esemplari, del resto il mezzo ettaro di vigna con piante di 120 anni a piede franco non è replicabile. E sui Barolo? Beh, questo non è il contesto per citare la straordinaria riserva Vigna Elena, al momento annata 2006, ma il Ravera 2008 ha ben poco da invidiarle, è un vino di alto lignaggio da uno dei migliori cru di Novello. Naso erborinato, fruttatissimo, dolce, con belle sfumature di tabacco, menta, cioccolata. Al palato è quasi salino, balsamico, equilibrato e dal finale interminabile. Barolo Villero - Livia Fontana Questa è un'azienda che chiunque ama il nebbiolo non può fare a meno di conoscere, cresce di anno in anno, grazie anche alla mano esperta di Donato Lanati. Il Villero convince di slancio per la grande finezza olfattiva dalla progressione lenta ma inesorabile, un tripudio di frutti e spezie, ciliegie e lamponi, cardamomo, liquirizia, pepe. Bocca ben espressa, saporita e coinvolgente con un tannino importante ma già in via di assorbimento, e una persistenza ragguardevole. Barolo - Mario Giribaldi Come avevo già dichiarato nella sezione dedicata ai Barbaresco, Mario Giribaldi ha presentato un bel terzetto di vini, questa volta, seppur di poco, ha avuto la meglio il Barolo annata rispetto al Vigneto Ravera: gioca su eleganti note floreali di rose e violette, poi una ciliegia netta e gradevole fa da apripista alle prime percezioni speziate e balsamiche. In bocca ha un tannino ancora un po' rigido ma non manca di polpa e freschezza, il tempo ne farà un vino da non perdere. Barolo Bergeisa - Le Strette Mauro e Savio Daniele hanno colpito nel segno con questo cru proveniente dal comune di Barolo, proponendo una tavolozza di profumi che si tinge di rosa e viola, accompagnata da note di ciliegia e lampone in confettura, leggera mora, liquirizia. Al gusto ha una bella freschezza, tannino importante che ne garantisce un lungo invecchiamento, già ora si fa apprezzare ma migliorerà nei prossimi 4-5 anni.

Barolo Brunate - Ceretto Bricco Rocche Non manca di slancio ed eleganza il Brunate, esprime una fitta mineralità, cenni di alloro, timo, cassis, lamponi, tabacco, cannella. In bocca se ne coglie la struttura, la perfetta maturazione dei tannini e un equilibrio già esemplare. Il finale dimostra che un minuto può essere di 120 secondi. Barolo Bricco Rocche - Ceretto Bricco Rocche Molto difficile dare una preferenza fra il Bricco Rocche e il Brunate, diciamo che in questo momento abbiamo sentito più in equilibrio il secondo, ma in quanto a intensità, potenza, complessità il Bricco Rocche ha un impatto deciso e indiscutibile. Qui si gioca più su spezie e cenni terziari, liquirizia e cacao, sottobosco, pepe bianco. Al palato è sapido, profondo, caldo, quasi grasso, tanto da far sembrare i tannini molto meno "tosti" di quello che sono in realtà. Barolo Bussia - Prunotto Un'azienda che ha sicuramente contribuito a costruire la storia del vino in Langa, la Prunotto è passata agli Antinori nel 1989, famiglia toscana che a sua volta è un simbolo di antico lignaggio, che va ben oltre il nostro Paese. Eppure per l'azienda albese i fasti di un tempo faticano a tornare, negli anni del rinnovamento italiano si è smarrita un po' la via, pur disponendo di crus prestigiosi a Monforte, Barbaresco, Agliano. Non ne conosco a fondo le ragioni, ma nel decennio scorso non sono state molte le volte in cui i Barolo e Barbaresco di questa prestigiosa azienda mi hanno convinto pienamente. Mi fa quindi estremamente piacere aver ritrovato nel Bussia 2008 un'energia e una precisione rinfrancanti, e posso dire che il fatto che sia stato messo fra i migliori a furor di popolo (va bene, eravamo solo in sei...) vuol dire che non è affatto casuale. I lamponi che si fondono alle viole e alla menta, il grande equilibrio gustativo, senza eccessi o pesantezze, l'ottima fusione con il legno, sono un chiaro esempio di un vino calibrato, giusto, godibile, rassicurante, bene così. Barolo Bricco Sarmassa - Brezza Da quando Enzo Brezza ha preso le redini dell'azienda di papà Oreste, il timbro dei vini ha acquistato maggiore precisione, ma il tocco tradizionale, langhetto fin nelle ossa, è rimasto tutto, e questo non può che far piacere a chi ama il grande nebbiolo. Il Bricco Sarmassa, lo dice il nome stesso è la parte più alta, una particella dello storico vigneto di Barolo, etichetta che esce solo nelle annate giudicate migliori, ma soprattutto quando al differenza è tale da giustificare la separazione dalle altre particelle che formano il Sarmassa. La versione 2008 è impeccabile, un tripudio floreale e speziato che lascia uno spazio temporaneamente marginale al frutto. La liquirizia su tutto, poi il pepe, il timo, l'alloro, ciliegia, lampone maturo, fragolina di bosco. Bocca potente, austera, con un tannino maturo ma deciso, nervature sapide confortano una persistenza intensa e suggestiva. Barolo Sarmassa - Brezza In degustazione i due vini dei Brezza si alternano, questo probabilmente dipende solo dallo stato di maturità, che per il Bricco tende ad essere più arretrato, bisognoso di tempo. Qui il Sarmassa 2008 ci regala un roseto picchiettato di viole, poi ciliegia, fragolina, noce moscata, menta e liquirizia. Al palato arriva la differenza, il tannino appare più pronto, integrato, corpo sempre ricco e sapido, finale appena meno incisivo e lungo. Barolo Monvigliero - Comm. G.B. Burlotto E' il miglior cru di Verduno, ma nelle grandi annate ha pochi rivali. Fabio Alessandria ne fornisce una splendida interpretazione. E' un vino che chiede sempre più tempo rispetto al Cannubi e all'acclivi, ma quando molla gli ormeggi, riesce ad emozionare come pochi. Già all'olfatto se ne coglie la spiccata personalità, la composizione del terreno lascia il segno, toni ematici e salmastri si alternano a rintocchi fruttati, erbe aromatiche, rosa essiccata, sfumature di oliva nera e liquirizia. Bocca raffinata, dal tannino severo eppur finissimo, corpo ben strutturato ma agile, sapidità e persistenza da grande Barolo.

Barolo Cannubi - Comm. G.B. Burlotto Altro grande vino di casa Burlotto-Alessandria. Se volessimo fare un paragone sulla base delle degustazioni in anteprima e i riassaggi a vini più pronti, l'acclivi in genere appare sempre il primo ad aprirsi, poi sopraggiunge il Cannubi e, infine, il Monvigliero. In questo momento il Cannubi ha superato l'acclivi (che ricordo essere una selezione di uve provenienti dai cru aziendali Monvigliero, Neirane e Rocche dell'olmo), mostrando un naso elegante, finissimo, di grande florealità, con toni maturi di ciliegia e leggera prugna, liquirizia, sottobosco. Al palato è quasi travolgente, succoso, piacevolissimo, l'annata gli ha dato una marcia in più e un tannino di puro velluto, grande persistenza e retrospettiva aromatica. Barolo Bricco Gattera - Cordero di Montezemolo Chiunque abbia visitato questa antichissima azienda di La Morra, sa bene dove si trova il Bricco Gattera, riconoscibile dal Cedro del Libano che domina su tutti i vigneti del circondario. Questo vino viene da quel luogo incantato, ho dovuto aspettare un po' per scoprirne il carattere profondo, chiedeva ossigeno, ma poi si è aperto e mi ha regalato eccellenti sensazioni di ciliegia, ribes, lampone incredibilmente dolci e maturi, accompagnati da una vena speziata fine di cacao, liquirizia e noce moscata. L'assaggio ne ha dimostrato invece la grande freschezza, la trama tannica setosa e raffinata, con un legno dolce ma ben integrato. I Barolo 2008 da segnalare Barolo Acclivi - Comm. G.B. Burlotto Barolo Sorano Coste&Bricco - Ascheri Barolo Rocche dell'annunziata - Rocche Costamagna Barolo Cerretta - Giovanni Rosso Barolo del Comune di Serralunga - Giovanni Rosso Barolo Parussi - Massolino Barolo Castelletto - Giovanni Manzone Barolo - Gianfranco Alessandria Barolo San Giovanni - Gianfranco Alessandria Barolo Bricco Ambrogio - Negretti Barolo Bricco Boschis - Cavallotto Barolo Camilla - Bruna Grimaldi Barolo Badarina - Bruna Grimaldi Barolo Terlo - Poderi Luigi Einaudi Barolo Bussia - Cascina Ballarin Barolo Prapò - Mauro Sebaste Barolo Bergera Pezzole - Le Strette Barolo Sistaglia - Deltetto

Barolo Mantoetto - Umberto Fracassi Barolo - Palladino Barolo Ciabot Tanasio - Sobrero Barolo Cerrati - Cascina Cucco Barolo Dardi Le Rose Bussia - Poderi Colla Barolo - Tenuta Rocca Barolo Cerretta - Ettore Germano Barolo Prapò - Ettore Germano Barolo Mariondino - Parusso Barolo - Aurelio Settimo Barolo Sarmassa - Marchesi di Barolo Barolo Enrico VI - Cordero di Montezemolo Barolo - Le altre annate Barolo 2007 - Tenuta Rocca Ottimo risultato da un'annata calda che ha favorito una buona maturazione degli acini, il Barolo di Tenuta Rocca è uno di quei prodotti che si sono dimostrati affidabili nel tempo, sempre di ottimo livello, con profumi fruttati ampi e piacevoli, un tannino dolce ma con il nerbo monfortino, un tessuto gustativo armonioso e di bella persistenza. Le uve provengono dalle particelle 128 e 129 delle menzioni Bussia e San Pietro. Barolo San Pietro 2007 - Tenuta Rocca Il cru aziendale, come sempre più lento a svilupparsi ed assestarsi, ma che poi si rivela di grande stoffa, taglio moderno ma equilibrato, non sfuggono le note di viole e rose, ciliegie mature, spezie in formazione quali cannella, liquirizia ed erbe aromatiche fini. Bocca avvolgente e di buona morbidezza, un lascito leggermente amarognolo fa da contorno ad un fruttato corrispondente e di buon equilibrio. Vino in crescita. Barolo Bricco Pernice 2007 - Cogno Questo vino rappresenta l'ultima fatica di Nadia Cogno e Valter Fissore, frutto di una particella del cru Ravera di Novello, detta Bricco Pernice, motivo di orgoglio aziendale perché in questo piccolo comune è probabilmente il fazzoletto di terra più ambito per le sue caratteristiche di grande lignaggio. Questa versione è già molto convincente, ma lascia intuire delle potenzialità straordinarie; si percepisce una preziona trama di fiori appassiti e terra umida, chiodo di garofano e liquirizia, ciliegia nera matura. Il bocca ha il nerbo del cavallo di razza, chiede assolutamente tempo per sprigionare tutte le sue immense qualità, ora è solo un uovo che si sta schiudendo, ci vuole pazienza... Barolo Bricco Boschis Vigna S. Giuseppe Riserva 2006 - Cavallotto Questo classico di casa Cavallotto non passa mai inosservato, ha una trama sempre ben delineata che qui rivela tutta la sua ampiezza nel succedersi stratificato di rose appassite, liquirizia, tabacco, pellame conciato, sfumature di erbe officinali, con una chiusura che accenna al goudron. Al palato senti la massa che si apre e riempie di sapore, l'alcol è quasi nascosto tanto è ben integrato, l'annata ha giovato su una morbidezza d'insieme e un equilibrio già gratificante.

Barolo Lazzarito Riserva 2006 - Ettore Germano Solo tremila bottiglie di un altro gioiello di Sergio Germano, il Lazzarito, qui siamo in piena Serralunga, zona "tosta", ma Sergio ha saputo trovare il giusto equilibrio per esprimere vini di rango addomesticati quel tanto che serrve per poterli apprezzare quando escono. Gioca su note di liquirizia e menta, sottobosco, frutto rosso appena maturo, sfumature di fogliame e leggera torrefazione. Al palato regala un prezioso equilibrio fra morbidezza ed eleganza, tannino svolto magnificamente, grande persistenza. Altri Barolo da segnalare Barolo Vginolo Riserva 2006 - Cavallotto Barolo Badarina Vigna Regnola 2006 - Bruna Grimaldi Barolo Riserva 2006 - Livia Fontana Barolo Riserva Sette Anni 2004 - Franco Conterno 2000-2012 lavinium.com - Tutti i diritti riservati E' vietata la copia anche parziale del materiale presente in questo sito. Il collegamento al data base della rivista è vietato senza esplicita autorizzazione della direzione editoriale. lavinium@lavinium.com