Sindrome da sterilità



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Sindrome da sterilità A cura della Dr.ssa Rossella Ardenti, Psicologa-Psicoterapeuta e Analista Adleriana Pensando a questo abituale appuntamento de Il Pungiglione, mi è venuta in mente una relazione che avevo presentato negli anni 2001/2002 in alcuni congressi nazionali e internazionali su una tematica molto delicata che riguarda le tante donne che vivono la dolorosa mancata realizzazione del proprio desiderio di maternità. La relazione era il frutto della decennale volontaria esperienza clinica e di ricerca che avevo svolto presso l Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia, Endoscopia Ginecologica e Medicina della Riproduzione dell Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. In quel decennio avevo ascoltato un numero considerevole di donne che si stavano sottoponendo a una delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) che l Unità Operativa metteva a disposizione. Ciò che mi arrivava sempre nei colloqui che svolgevo era la grande sofferenza emozionale che le donne vivevano e notavo che le donne mi comunicavano tutto ciò con timore di ricevere una risposta giudicante, svalorizzante o colpevolizzante; mi colpiva l ampia costellazione di emozioni che definiva la portata della sofferenza delle donne e mi colpiva in modo ancora più incisivo il poco ascolto e la mancata considerazione che veniva riservata a tutto questo dolore emotivo, da parte delle comunità scientifica e degli operatori del settore. Con il duplice obiettivo di mettere in una posizione di rilievo questa enorme sofferenza e di provare a sensibilizzare la comunità scientifica ho coniato la definizione Sindrome da Sterilità. Vi propongo qui un estratto della relazione. La sterilità, come dimostrato ampiamente anche dalla Letteratura, è un fattore di crisi esistenziale e di forte tensione emotiva sia per l individuo portatore del problema sia per la coppia. A livello individuale, la condizione di sterilità genera una profonda ferita narcisistica con conseguente crisi d identità. L intensità di tale crisi pare essere strettamente legata a variabili soggettive. La diagnosi e la condizione d infertilità generano una profonda frustrazione e costituiscono un trauma in grado di scatenare reazioni depressive e di svalorizzazione di sé. Chi vive una condizione di sterilità vive un forte senso Pag. 2 d inferiorità e si trova a dover recuperare anche il senso della propria esistenza. A livello di coppia si verificano tensioni relazionali, ma anche e soprattutto difficoltà sessuali, che possono manifestarsi con un calo di frequenza, con una perdita di desiderio o con una riduzione del piacere. Di fronte ad una diagnosi di sterilità, la coppia può sperimentare una vasta gamma di emozioni, che possono avere durata breve o perdurare nel tempo e che possono avere un intensità tollerabile oppure disturbante. Le più frequenti reazioni psicologiche alla diagnosi di sterilità sono: sorpresa rifiuto rabbia isolamento colpa dolore. Ciascuna di queste reazioni può essere considerata normale quando è limitata nel tempo e porta la coppia verso l adattamento e la risoluzione, mentre è patologica quando si cristallizza e limita la vita personale e relazionale. Dall esperienza svolta è emerso che la sterilità involontaria è un fenomeno articolato e complesso che lega insieme inscindibilmente il corporeo allo psichico (unità biopsichica della persona) e che può essere compreso solo nella sua unità

e globalità. Conoscere la coppia sterile sul piano psicologico non significa cercare quei fattori che sono presenti in chi ha un problema di sterilità, ma significa comprendere le caratteristiche fisiche e psichiche di ogni individuo e le caratteristiche relazionali della coppia. Soprattutto sul piano psicologico, la sterilità è una condizione che suscita reazioni e vissuti diversi tra gli individui, tra le coppie. Se è vero che non è possibile una descrizione unitaria della condizione di sterilità, è altrettanto vero che i racconti dei vissuti dei soggetti sterili (sia donne sia uomini) ha consentito di riscontrare, con una certa frequenza, alcune manifestazioni psicologiche che caratterizzano il fenomeno sterilità. Cioè, non esiste una correlazione univoca tra la sterilità e uno specifico sintomo psicologico, ma esiste una costellazione di disagi nella sfera emotivo-affettivorelazionale che riguardano la donna e l uomo sterile e che definisco Sindrome da Sterilità. Le donne vivono molto spesso la loro sterilità come un destino, del quale non si riesce a comprenderne il significato. Il progetto di vita, che appariva chiaramente prima della diagnosi, subisce un capovolgimento; il senso della continuità della vita sembra interrompersi; lo scopo considerato il più importante nella vita diventa irraggiungibile; il corpo non risponde più ai propri desideri e alle proprie aspettative. Tutto questo genera un profondo e pesante senso d impotenza e d inferiorità. Durante i colloqui di consulenza, la domanda più ricorrente che le donne si pongono e che hanno posto è: perché proprio a me?. Le donne sterili non cercano una risposta in sé stesse, cioè nell'unico luogo dove potrebbero cominciare a fare delle scoperte, bensì fuori da sé e annaspano nel vuoto; alla domanda che si pongono non c è possibilità di risposta, ma è un interrogativo molto importante perché esprime la rabbia che invade il proprio animo. La sessualità nella coppia sterile perde il suo carattere coinvolgente e la vitalità spontanea si riduce al doversi accoppiare in un momento preciso, nel periodo fecondo. La coppia sterile tenta così a lungo di concepire un bambino con questa modalità che spesso la sessualità non è più fonte di piacere ma ha come unico scopo il figlio. La donna che non riesce nel tentativo di procreare entra in una morsa di dolore Pag. 3 caratterizzata dall alternanza continua e sempre uguale di entusiasmo (il periodo fecondo) e delusione (la mestruazione). Quanto più la coppia sperimenta tale alternanza tanto meno riesce a tollerare il senso di vuoto e tanto più il vuoto si trasforma in profondo dolore interiore e di sofferenza psichica. I sensi di colpa e/o le colpevolizzazioni appaiono come denominatore comune. La colpa può essere autodiretta (la donna sterile rivolge la propria aggressività verso se stessa accusandosi, direttamente o indirettamente, della propria condizione, dei fallimenti e degli errori) oppure diretta verso gli altri (l aggressività è rivolta verso il partner, i familiari, i medici etc.) individuando motivazioni concrete oppure senza motivazioni apparenti. A prescindere dalla direzione e dal contenuto, sensi di colpa e/o colpevolizzazioni non consentono alla coppia di godere liberamente di ciò che fa parte della propria vita e di decidere senza condizionamenti cosa fare. Tristezza e rabbia sono sentimenti che fanno parte del quotidiano e conseguono a molte esperienze dolorose e frustranti. Tristezza e rabbia possono portare verso la depressione, cioè verso una profonda

crisi interiore (calo dell umore, perdita d interessi, insicurezza, etc.) e una consistente crisi relazionale, che può avere il suo focus nel rapporto di coppia, nel rapporto con la propria famiglia d origine oppure nei rapporti sociali (amicali o lavorativi). L idealizzazione del figlio e l invidia sono sentimenti che si rafforzano vicendevolmente. Nella condizione di sterilità, avere un figlio diventa un privilegio; si focalizza l attenzione solo sugli aspetti positivi della genitorialità senza riuscire a prendere in considerazione gli aspetti di criticità a essa legati. La coppia sterile prova forti sentimenti di rabbia verso quei genitori che, attraverso un maldestro tentativo di incoraggiamento, razionalizzando evidenziano i vantaggi del non avere figli e/o le difficoltà, i sacrifici e i pericoli della gravidanza o della genitorialità, ma prova anche forti sentimenti d invidia verso le altre coppie in attesa di un figlio o con figli (tra i parenti, gli amici, i conoscenti e gli estranei). Tra le coppie sterili è esperienza ampiamente condivisa il graduale allontanamento che può giungere fino all interruzione dei rapporti sociali (conoscenti, amici e familiari) sia per non dover giustificare e/o spiegare la loro non ancora avvenuta genitorialità sia per la difficoltà nel riuscire a gioire dell altrui felicità. Alberto Giacometti, La coppia Le relazioni interpersonali diventano gradualmente più problematiche soprattutto per la difficoltà di tollerare il continuo confronto con chi non vive la condizione di sterilità, per la sofferenza che genera la felicità altrui e per non sentirsi compresi. In questo clima emozionale, risulta molto difficile accettare la propria condizione di sterilità e si rinforza il desiderio di conformismo: avere un figlio diventa il punto focale. La sindrome da sterilità investe maggiormente il partner che è portatore Pag. 4 della sterilità ma coinvolge nella sua totalità la coppia. L intensità del disagio psicologico della sindrome da sterilità così come la sua evoluzione dipendono certamente dal grado di maturità psicologica dei singoli partner e dal grado di maturità relazionale della coppia ma sono anche strettamente legati ai riflessi socio-culturali dell ambiente in cui la coppia è inserita. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che la società contemporanea riserva poco spazio psicologico, se non uno spazio marginale, alla coppia senza figli o ai single, poiché è una società organizzata sulla famiglia, cioè sulla coppia con figli. La coppia che non ha scelto di rimanere senza figli sente psicologicamente il peso delle pressioni sociali, volontarie o involontarie, provenienti dall ambiente sociale di appartenenza, dalla famiglia d'origine e dagli amici. Nella vita quotidiana, inoltre, sono tante le situazioni che possono fare ricordare la propria sterilità e far riaffiorare vissuti di disagio e sentimenti di dolore. La famiglia d'origine chiede, in modo diretto o indiretto, di avere figli; i fratelli o gli amici hanno figli e i figli diventano, spesso, il punto centrale delle conversazioni; leggere un giornale, vedere una pubblicità, fare una passeggiata o una gita,

Pag. 5 conversare con conoscenti e colleghi possono portare la mente sul tema della genitorialità e, dunque, sul problema sterilità. Ognuna di queste situazioni, e altre ancora, può causare malessere, dolore, infelicità, disagio e può rendere ancora più difficile accettare la propria condizione. L'intensità del disagio e il grado di vulnerabilità rispetto alla sindrome da sterilità variano in funzione di diversi fattori. Il funzionamento di coppia, il rapporto affettivo reciproco fra i partner, la storia della loro vita, la loro capacità di elaborazione psicologica, le strutture caratteriali (quali ad esempio: la capacità di elaborare la paura - la tendenza alla depressione - la capacità di controllo), lo status socio-culturale, il tempo intercorso dalla diagnosi, il tipo di sterilità, il tipo e la durata del trattamento, e, non da ultimo, la qualità del rapporto medico-paziente, sono alcuni degli aspetti che ritengo possano influire sulla modalità e sulle capacità di adattamento dei singoli partner e della coppia alla condizione di sterilità. Per esempio le donne o gli uomini che vivono una sterilità secondaria, cioè che hanno avuto un'esperienza di maternità o di paternità prima di essere sterili, sembrano risentirne meno e il loro atteggiamento nei confronti della vita è diverso; anche le soddisfazioni personali, coniugali e professionali moderano l'impatto emotivo di una diagnosi di sterilità. Nella sterilità primaria, le coppie che vivono una relazione appagante, che si sentono gratificate come persone e che ricercano soddisfazioni personali anche nella sfera sociale e/o lavorativa presentano una sindrome da sterilità più contenuta; per loro la genitorialità è tra i più importanti scopi della vita ma non l unico. Diversamente, quanto più il desiderio del figlio minaccia di assumere un ruolo dominante nella vita della coppia tanto più esiste il pericolo di giungere a una condizione psicologicamente opprimente. La sindrome da sterilità è consistente: si spegne la voglia di vivere si espandono sensi di colpa, percezioni di vergogna, offesa, invidia, desideri di conformismo. La sterilità, dunque, genera un profondo senso d inferiorità, l organo riproduttivo diventa di particolare interesse e diventa quella parte di sé su cui si polarizza l attenzione. Di conseguenza, tutta l energia psichica è orientata verso un unica meta: il figlio. In alcuni casi, il desiderio di avere un figlio si trasforma in rivendicazione di avere un figlio, un figlio ad ogni costo nonostante l invasività della tecnica e nonostante il ripetersi degli insuccessi. Che si tratti di compensazione o rivendicazione, in questi casi il figlio è una meta finzionale. La coppia è psicologicamente convinta che riuscire ad avere il figlio a lungo desiderato e cercato significhi ripristinare l equilibrio perduto, rinsaldare la propria identità, cancellare il dolore e la sofferenza provate, ripristinando il proprio senso di utilità e di valore. In realtà, il bambino che dovrebbe nascere con l ausilio della tecnica non può spazzare via automaticamente tutti quei sentimenti e quelle emozioni che costituiscono la propria sindrome da sterilità e neppure può annullare le barriere nate tra il mondo interno e il mondo esterno.

Pag. 6 Si è ripetutamente riscontrato che il dolore provocato dalla scoperta di una sterilità è spesso così forte e invasivo da non poter essere elaborato in solitudine; coinvolge così tante parti di sé e della relazione coniugale da essere più facilmente rimosso oppure represso o ancora negato. Sapere di poter usufruire delle nuove tecniche della scienza procura una sensazione di sollievo; decidere di mettersi in lista di attesa, in più, rafforza le finzioni di cui sopra: la ferita non si rimargina, l inferiorità non si supera e il ciclo di procreazione assistita viene investito di una forte carica affettiva. Diventa, cioè, l unico evento significativo della propria vita e, dunque, affrontato e vissuto con una forte quantità di aspettative e di ansia. In tale condizione psicologica, le percentuali di successo subiscono una dilatazione emotiva e l insuccesso, razionalmente conosciuto e emotivamente inaspettato, produce una repentina caduta in senso depressivo, una perdita sia del proprio già segnato equilibrio personale sia dell armonia di coppia. Avere un figlio non è un qualcosa che appartiene alla scienza; saperne di più non porta a una migliore fertilità. Si ritiene che riacquistare un buon contatto con il proprio Sé mediante la riflessione e l accettazione dei propri sentimenti, senza affidare al medico la funzione di unico esperto onnipotente, libera dal pericoloso vortice di dolore e di passività nel quale le donne facilmente entrano e dalla dipendenza paralizzante dal figlio. Ristabilirsi dalla sindrome da sterilità vuol dire passare attraverso la risoluzione di una vera e propria crisi esistenziale, che inizia il suo progressivo incremento già nel momento della scoperta della sterilità. Si ritiene importante che i partner della coppia sterile, analizzando il proprio Stile di Vita, siano psicologicamente rivolti all ampliamento del proprio orizzonte di vita ed al potenziamento del proprio sentimento sociale. E importante individuare e portare alla consapevolezza la propria verità interiore, riacquistare il controllo di sé, portare alla luce ciò che realmente si vuole e quindi poter decidere autonomamente, cioè senza l influenza vincolante dei condizionamenti emotivi. Roy Lichtenstein, Stepping Out Un percorso terapeutico individuale, dunque, consentirebbe alla donna (o alla coppia) di superare la sterilità della propria esistenza, permettendole così di trovare un nuovo equilibrio interiore.