umero 7 /2013 DARES: Indagine sulla evoluzione dei rischi professionali: marcate differenze espositive in base ai settori Nei giorni scorsi è stata pubblicata l indagine SUMER (Surveillance Medicale des Espositions aux Risques professionnels) sui rischi professionali di natura organizzativa, fisica, chimica o biologica nelle attività del settore privato e pubblico. Una indagine che ha interessato quasi 22 milioni di dipendenti. Al di là dell essere il datore di lavoro pubblico o privato alcuni rischi professionali sono caratteristici del mestiere o dell attività esercitata. Questa indagine presenta due motivi di interesse: il primo è quello di aver coinvolto le competenze dei medici del lavoro e l altro è dato dal grande numero di lavoratori oggetto dell indagine, il che permette di quantificare anche esposizioni relativamente rare. Questa indagine nel costruire una mappa delle esposizioni dei lavoratori ai principali rischi professionali oltre a permettere l individuazione di misure di prevenzione e protezione, costituisce un valido apporto alla realizzazione di strumenti finalizzati alla individuazione delle esposizioni lavorative e dunque delle possibili malattie correlate al lavoro. I dati dell indagine In confronto alle due precedenti edizioni del 1994 e 2003 si registra una diminuzione degli orari di lavoro superiori alle 40 ore settimanali dal 29% del 1994 al 18% attuale. Nel settore privato sono in aumento rispetto al 2003 gli orari atipici con il 31% di lavoratori privati che lavorano la domenica ed i giorni festivi, anche occasionalmente. Nel 2010 dei 22.000.000 di lavoratori oggetto dello studio il 15% lavorava di notte ed il 16% lavorava in squadre (2x8, 3x8 ecc).
L indagine SUMER permette di affrontare diverse dimensioni dell intensità e della complessità del lavoro. Così la quota di lavoratori il cui ritmo di lavoro è determinato da almeno tre obblighi è nettamente aumentato dal 1994 ad oggi (dal 28% del 1994 al 36% del 2010). La proporzione di lavoratori il cui ritmo di lavoro è imposto da una richiesta esterna che necessita una risposta immediata continua ad aumentare nell industria e in edilizia mentre diminuisce lievemente nel terziario confermando, così, la penetrazione della pressione dei clienti nei due primi settori già registrata in altre indagini. In generale, nel campione indagato la domanda psicologica definita come carico mentale generato dal compimento dei compiti lavorativi misurata sulla base del questionario di Karasek è in costante aumento in tutte le categorie socioprofessionali. L'aumento della domanda psicologica e la diminuzione della latitudine decisionale si traduce in un netto aumento della proporzione di lavoratori in situazione di job strain. Lavorare a contatto con il pubblico I tre quarti dei lavoratori operano a contatto con il pubblico e particolarmente le donne (84%). In maniera prevedibile il rapporto con il pubblico (l utenza) è più frequente nei servizi ospedalieri e nei servizi pubblici territoriali come anche nel terziario. Viceversa i lavoratori dell agricoltura e dell industria sono meno interessati da questa modalità anche se circa la metà di essi ha comunque rapporti con il pubblico. In questo quadro si possono determinare, nei rapporti con il pubblico, delle condizioni di tensione ed il 9% dei lavoratori segnalano di vivere tali tensioni o stabilmente o ripetutamente. I lavoratori della sanità pubblica sono quelli maggiormente interessati da questa problematica (17%). Nei diversi settori non emergono differenze di genere per quanto concerne tensioni permanenti o ripetute con il pubblico. Aggressioni sui luoghi di lavoro I lavoratori della sanità pubblica segnalano maggiormente delle altre categorie di subire aggressioni verbali durante il loro lavoro.
Il 18% di loro contro l 11% dell insieme dei lavoratori indagati, ha dichiarato di essere stata vittima nell ultimo anno, di almeno una aggressione verbale da parte di colleghi o superiori. Il 29% dichiara di essere stato oggetto di almeno una aggressione verbale da parte dell utenza (contro il 15% di media). Nel settore privato, i lavoratori del terziario sono quelli maggiormente interessati dalle aggressioni verbali da parte del pubblico: il 18% nel commercio e nei trasporti, il 16% negli altri servizi contro il 6% dell industria o dell edilizia. In tutti i settori del privato le donne dichiarano più frequentemente di essere state oggetto di aggressioni verbali da parte del pubblico nell ambito della loro attività di lavoro (17% delle donne del settore privato a fronte di un 11% fra gli uomini); il dato si inverte nella Funzione Pubblica Territoriale (17% delle donne a fronte di un 28% fra gli uomini) e nella Funzione Pubblica di Stato (Ministeri, Prefetture ecc.) con un 16% fra le donne ed un 23% fra gli uomini. La maggioranza di lavoratori vittima di questa tipologia di aggressioni riferiscono che nell ultimo anno ne hanno subito molteplici: il 9% di tutti i lavoratori ma ben il 13% nella Funzione Pubblica Territoriale e dello Stato ed il 18% nella sanità pubblica. Le aggressioni fisiche o sessuali da parte del pubblico durante la prestazione di lavoro sono del pari più frequenti fra i lavoratori della sanità pubblica e della Funzione Pubblica Territoriale: rispettivamente il 6% ed il 5% dichiarano averne subite nel corso dei dodici mesi precedenti l indagine. Il rumore: un rischio ancora presente Oltre la metà dei lavoratori del settore dell edilizia sono esposti a rumori superiori 85dBA a fronte del 18% dell insieme dei lavoratori. I lavoratori dell industria e dell agricoltura sono anche essi frequentemente interessati da tale rischio (rispettivamente 39% e 38%). Secondo i dati dell indagine SUMER ancora oggi sono numerosi i lavoratori esposti ad un rumore superiore agli 85 dba per almeno 20 ore settimanali si va dai lavoratori dell industria (17%) a quelli dell edilizia (11%) ed anche a quelli dell agricoltura (10%). Sforzi fisici
Il 38% dei lavoratori sono esposti a sforzi fisici intensi. L edilizia (62%) e l agricoltura (54%) sono i settori maggiormente interessati. Il commercio ed i trasporti (45%) e la sanità pubblica (44%) sono del pari interessate da questa problematica. Fra questi sforzi fisici intensi, gli sforzi posturali (lavoro in ginocchio, con il braccio sollevato, posture in torsione o in accovacciamento, ecc) per almeno due ore alla settimana interessano il 20% dei lavoratori in generale ma ben la metà dei lavoratori dell edilizia e oltre un terzo di quelli della agricoltura. In termini generali è possibile rilevare che nel settore privato questa tematica riguarda maggiormente i lavoratori mentre nel settore pubblico concerne maggiormente le lavoratrici, in particolare del settore della sanità. Il 10% dei lavoratori effettuano movimentazione manuale dei carichi per almeno 10 ore a settimana. Particolarmente coinvolti sono i lavoratori dell edilizia con il 22% e quelli della sanità pubblica con il 16%. In questi settori sono presenti anche i rischi da posizione fissa in piedi protratta o lo spostamento a piedi prolungato per almeno 20 ore a settimana che interessano circa 1 dipendente su 3 contro il 22% della media. La ripetizione di un gesto o di una serie di gesti a cadenza elevata per almeno 20 ore a settimana è un rischio che interessa in primo luogo l agricoltura e l industria. Lavoro al PC Il lavoro ripetuto allo schermo: maggiormente presente nel terziario e nella funzione pubblica. A seguito della diffusione dell informatica una maggioranza dei lavoratori dipendenti (53%) utilizza uno schermo nell ambito del proprio lavoro e il 22% vi sono impiegati per almeno 20 ore settimanali. I dipendenti della funzione pubblica e degli altri servizi privati sono quelli maggiormente interessati dal rischio da lavoro protratto al videoterminale (rispettivamente 32 e 30%). Le donne, in quanto molto presenti nei settori dei servizi privati, sono maggiormente interessate da questo rischio rispetto agli uomini (27% contro il 18%). Esposizione a prodotti chimici Nel 2010 1 lavoratore su 3 era esposto ad almeno una sostanza/prodotto chimico nell esercizio della sua attività lavorativa.
I lavoratori dell edilizia e della sanità sono quelli maggiormente esposti (rispettivamente il 61% ed il 55%) seguiti da quelli dell industria (45%) e dell agricoltura (43%). La multi-esposizione (ad almeno tre agenti chimici) interessa il 29% dei lavoratori dell edilizia ed il 25% dei lavoratori della sanità. Anche i lavoratori dell industria e dell agricoltura sono esposti a questa situazione di rischio in misura superiore alla media. I solventi sono utilizzati frequentemente nella sanità, in particolare gli alcool (etanolo o altri alcool) e, in misura minore, nell industria e nell edilizia. In questi ultimi due settori sono frequenti le esposizioni ad agenti chimici cancerogeni: 32% dei lavoratori dell edilizia e 17% dei lavoratori dell industria sono esposti ad almeno un agente cancerogeno contro il 10% dell insieme dei lavoratori. I prodotti più frequentemente indicati dai medici del lavoro sono: Fumi di diesel; Olii minerali; Polveri di legno; Silice cristallina. Esposizioni prolungate ad agenti chimici (10 ore almeno alla settimana) sono frequenti nell edilizia e nell industria (rispettivamente 25% e 19% dei lavoratori) esse sono solo leggermente superiori alla media nella sanità (12% contro il 9% della media). Esposizione ad agenti biologici Nella sanità il 76% dei dipendenti è esposto ad agenti biologici contro il 22% dell insieme dei lavoratori. I lavoratori della sanità lavorano più frequentemente a contatto con agenti biologici provenienti da terze persone (serbatoio umano). Nel settore agricolo il 37% dei lavoratori è esposto ad agenti biologici principalmente per contatto con gli animali (serbatoio animale). Anche i lavoratori della Funzione Pubblica Territoriale sono interessati da questa tipologia di rischio anche se in misura inferiore (35%). I lavoratori esposti sono quelli principalmente impiegati nei settori del sociale, dell aiuto a domicilio, della manutenzione degli spazi verdi o del trattamento dei rifiuti e dell inquinamento. Il 30% delle lavoratrici è esposto ad agenti biologici contro il 16% degli uomini. Le lavoratrici sono principalmente esposte al serbatoio umano. Questo dipende in grande parte dal fatto che le donne sono larga maggioranza nelle attività pubbliche di tipo ospedaliero o territoriale.
Focus sul settore della sanità Le strutture sanitarie pubbliche e private in alcuni casi, possono avere esposizioni a rischio professionale diverse. I lavoratori della strutte pubbliche dichiarano con maggiore frequenza dei lavoratori privati di lavorare di notte (27% contro il 21%). Essi dichiarano anche più frequentemente di essere oggetto, durante l orario di lavoro, di aggressione verbali, fisiche o sessuali da parte del pubblico (il 18 % riferisce più di un episodio nell anno contro l 11 % nella sanità privata), anche se la quota di persone che riferiscono di essere vittima di aggressioni nelle strutture sanitarie privare resta superiore alla media dei settori I dipendenti della sanità privata dichiarano più frequentemente di essere chiamati ad almeno uno sforzo fisico intenso (il 53 % contro il 42 %) come pure di avere di avere minore possibilità di modifica degli impegni fissi. Conclusioni Il prisma dell analisi settoriale ha permesso di mettere in evidenza una grande eterogeneità dei rischi professionali in base ai principali settori di attività sia pubbliche che private. Questa eterogeneità delle condizioni di lavoro in base ai settori ed al sesso dei dipendenti riflette in larga parte le differenze legate alla tipologia di lavoro esercitata, alle organizzazioni ed ai rischi specifici di ogni singolo settore: l industria impiega maggiormente uomini nella funzione operaia, la sanità delle donne nelle mansioni di infermiere o di OTA. Tutta la documentazione citata può essere richiesta alla Consulenza Medico-Legale Nazionale via e-mail all indirizzo m.bottazzi@inca.it, r.bottini@inca.it