Capitolo 2 (pp. 39-58) Stefano Petrucciani, Etica del discorso e democrazia. Jürgen Habermas (Düsseldorf, 1929) Filoni principali del suo pensiero:



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ISTITUZIONI DI FILOSOFIA POLITICA AA. 2015/2016 Schemi su alcuni temi di filosofia politica contemporanea, dal testo: L. Cedroni, M. Calloni (a cura di), Filosofia politica contemporanea, Le Monnier, Firenze 2012 Capitolo 2 (pp. 39-58) Stefano Petrucciani, Etica del discorso e democrazia Jürgen Habermas (Düsseldorf, 1929) Filoni principali del suo pensiero: 1) la critica alla società tecnico-scientifica capitalistica (tema classico dei fondatori della scuola di Fracoforte, Horkheimer e Adorno); 2) lo statuto filosofico della critica alla società : in questo filone di ricerca appare la funzione del discorso: tutte le istituzioni sociali dovrebbero giustificarsi in un dialogo razionale tra uomini liberi; 3) la democrazia, tema sviluppato nel pensiero maturo, ma che è già presente nei primi scritti (ruolo del discorso e dell opinione pubblica) A) Centralità del discorso, che è valido se si basa su precise norme le pretese di validità, che concernono: la comprensibilità, la verità, la sincerità, la correttezza normativa; le norme del discorso possono essere considerate come indicazione dei limiti che tutte le persone coinvolte devono rispettare per partecipare a un discorso etico o politico. B)= che cos è l etica del discorso? ipotesi di una situazione argomentativa dove tutti i partecipanti discutano della possibilità di individuare una norma etica (non dogmatica) sulla quale possano trovare un accordo. 1

C) Discorso = esporre le proprie tesi e ascoltare quelle altrui necessità dell argomentazione e della discussione. È necessario che tutti abbiano il diritto di proporre e difendere le proprie tesi in modo argomentativo situazione di uguaglianza. Tale uguaglianza è parallela a una stessa uguaglianza a livello delle interazioni sociali; essa è logicamente precedente l uguaglianza nel discorso. = come può funzionare il discorso pratico? principio U Il discorso pratico tende a conseguire un intesa tra i partecipanti e questa intesa la si può ottenere se i partecipanti stessi si impegnano nella ricerca di soluzioni imparziali ( soddisfacimento dei bisogni di tutti); teorizzazione del principio U (cfr. definizione in Petrucciani, p. 45). Richiamo alla prima formulazione dell imperativo ipotetico kantiano: agisci in modo che la massima della tua volontà sia sempre anche una massima della legislazione universale. (N.B. la differenza tra la posizione dialogica habermasiana e la posizione monologica kantiana.) Il principio U è necessario perché nel discorso pratico (quando ci si chiede o che cosa è giusto fare = ambito morale; o che cosa è legittimo fare = ambito politicogiuridico) è inevitabile il dissenso l accordo è possibile solo facendo ricorso al principio di universalizzazione (principio U) = sono valide le norme imparziali verso gli interessi di ciascuno D) Contrariamente a Rawls e agli utilitaristi, H., sulla base del principio U, ritiene che i partecipanti alla società debbano essere protagonisti della scelta e conoscere e confrontare gli interessi loro e degli altri; pertanto il suo approccio ai problemi della morale e della politica è: 1. cognitivistico; 2. formal-procedurale (aspira non a indicare le norme giuste, ma a individuare come ci si arrivi); 3. universalistico (perché valido indipendentemente dai contesti specifici); 4. deontologico (non vuole indicare un modello di vita buona). 2

E) Graduale mutamento di priorità a partire da Fatti e norme: 1. prevalere della sfera giuridico-politica; 2. suo svincolamento dalla morale; 3. sviluppo sempre più netto di una teoria sociale complessa (ruolo dei rapporti sociali e culturali tra cittadini; coesione tra questi ultimi, ciascuno dei quali è legittimamente portatore della sua visione di vita; rapporto tra politica e cultura che afferma la priorità dei diritti individuali su pretesi diritti culturali). la sfera giuridico-politica assume un ruolo funzionalista (= costruzione di collegamenti tra le parti (funzioni) della società [cfr. la citazione da Fatti e norme, in Petrucciani, p. 48]. La sfera giuridico-politica in questo compito può sostituire la morale, basandosi sul principio D, per il quale «sono valide solo quelle norme che tutti i potenziali interessati potrebbero approvare partecipando a discorsi razionali» [cfr. la citazione da Fatti e norme, Ib.]. F) centralità del principio D, che sta alla base sia della morale che della politica; a partire da esso si fondano: il principio U proprio della morale, ma, come giustificazione dell imparzialità, non estraneo alla politica e al diritto; il principio democratico, che ha necessità del discorso, perché le norme giuridico-politiche devono poter essere approvate da tutti i cittadini. Nelle democrazie contemporanee le norme giuridiche e politiche sono legittime se accettate da tutti in un processo a cui tutti possano partecipare complementarietà di ambito morale e politico-giuridico sulla base del principio D ( funzionalità). La complementarietà si mostra su tre piani: 1. piano cognitivo (le difficoltà della morale del singolo a formulare giudizi è corretta dalla prassi giudiziaria e/o legislativa); 3

2. piano motivazionale (la difficoltà che gli altri seguano realmente le regole che noi ci impegniamo di seguire, può essere superata dalla presenza di sanzioni giuridiche); 3. piano organizzativo (il diritto e la politica possono intervenire dove l iniziativa del singolo non ha alcuna possibilità di ottenere risultati significativi). G) Relazione fra tradizione liberale ( diritti individuali) e tradizione democratica ( uguaglianza e sovranità popolare o autolegislazione) rapporto complementare, grazie al discorso, che consente una legislazione condivisa partendo dai diritti individuali (dalla società civile) discorso pubblico informale strutture intermedie discorso pubblico formalizzato [cfr. polemica con i diritti culturali delle teorie multiculturaliste). H) Interconnessione tra individui (con i loro diritti) e società politica (con le sue strutture). Consapevolezza dei diritti e reciprocità di tale consapevolezza per consentire la legiferazione da parte degli individui (gradi del discorso ). Tipologie dei diritti (come base ordinata delle richieste al potere politico): 1. Il diritto di pari libertà di azione; 2. Il diritto di associazione; 3. Il diritto alla difesa giuridica e giudiziaria; 4. I diritti politici (pari opportunità di partecipazione ai processi discorsivi); 5. I diritti sociali, cioè di ripartizione sociale che, pur essendo indicato per ultimo, è di fatto una sorta di pre-requisito dei precedenti. I) Interpretazione della divisione dei poteri: ciascuno dei tre tradizionali poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario) si differenzia dall altro per un modo autonomo di concepire il discorso (il tipo di argomentazione) da utilizzare per svolgere il proprio compito. 4

Ruolo della Corte costituzionale: [N.B. la duplice tradizione occidentale: a) preminenza e sovranità del legislativo ( rivoluzione francese); b) necessità di un organismo di controllo dell operato del legislativo ( rivoluzione americana)] H sostiene il ruolo della Corte costituzionale, ma unicamente in senso proceduralista. L) Problema della formazione corretta del discorso pubblico informale: due pericoli: 1. Il sistema politico-amministrativo tende a prescindere dall opinione dei cittadini, tende, in altri termini, o a non cogliere i risultati del discorso pubblico informale, o tentare di far passare le proprie decisioni come diverse da ciò che realmente significano; 2. I poteri forti operano per condizionare alla base l apparato politico, in modo che la comunicazione tra cittadini e sfera politica risulti di fatto interrotto. Queste tendenze spezzano il flusso a doppio senso di comunicazione tra discorso pubblico informale e formale; possibile soluzione solo se: 1) il primo riuscisse realmente a influenzare il secondo 2) il secondo riuscisse a esprimere le reali esigenze dei cittadini, senza subire manipolazione da parte dei media. 5

Capitolo 6 Antonella Besussi, Neocontrattualismo e teorie della giustizia Dal contrattualismo moderno trae il problema della modalità della scelta in ambito politico. In linea di massima, il neo-contrattualismo contemporaneo conserva del contrattualismo classico: a) La costruzione di uno standard normativo giudicare le istituzioni; n.b.: il contrattualismo moderno si occupa delle istituzioni, quello contemporaneo si preoccupa delle modalità della distribuzione; b) Lo standard normativo è scelto come strumento per costruire il modello da parte di individui posti in situazioni determinate; c) Si ottiene in questo modo un consenso non reale, ma ipotetico (= quello che sarebbe opportuno dare, per ragioni giuste, indipendentemente dal fatto che nella realtà sia possibile dare questo consenso). = Il contrattualismo, in tutte le sue declinazioni, indica una forma di scelta di un istituzione, tale per cui l istituzione scelta è un istituzione giusta ; il paradigma normativo del contrattualismo prevede: 1. la descrizione di una situazione di partenza; 2. l analisi del problema che ne emerge, con l indicazione di una possibile soluzione 3. le conclusioni normative che si possono trarre dall unione dei primi due punti. Il consenso non può essere un consenso reale, ma solo ideale (ipotetico) giudica in base a regole giuste se le istituzioni prese in esame meritano il consenso di coloro che le devono scegliere. Allora: quali sono le ragioni per dare il consenso? Le ragioni devono essere espresse da agenti anch essi ipotetici (idealizzati); per cui: le ragioni della scelta devono essere tali che individui dotati di ragione, posti in una situazione data, li sceglierebbero = 6

importa non che una regola sia scelta, ma che potrebbe/dovrebbe essere scelta (argomento controfattuale). Perché partire dalle ipotesi? lavorare sull ipotesi = costruire un modello sull ipotesi; ciò consente di individuare dei paradigmi per capire quali istituzioni possano essere vantaggiose per tutti in condizioni di reciprocità, [n.b.: il riferimento ai tutti risponde a un istanza anti utilitaristica (istanza di massimizzazione del vantaggio per il maggior numero)]. Di fronte al problema di conciliare la necessità del vantaggio con l inevitabilità dell obbligo, il neo-contrattualismo contemporaneo richiama due precisi modelli del pensiero moderno. 1) il modello hobbesiano, da cui il neo-contrattualismo reale (David Gauthier, 1932); 2) il modello kantiano, da cui il neo-contrattualismo ideale (John Rawls, 1921-2002). Il modello hobbesiano Problema: come è possibile che individui egoisti e conflittuali preferiscano disciplinare la propria capacità di calcolo razionale del vantaggio per vivere in una situazione statuale ordinata (e potenzialmente dispotica), piuttosto che rimanere nella situazione di libertà anarchica dello stato di natura? quest ultima è una situazione di rischio; ciò che si rischia è la possibilità di vivere nella condizione migliore possibile; ma egoismo, conflittualità e calcolo razionale sui vantaggi tendono a far considerare a ciascuno il proprio simile come strumento per i propri vantaggi. A questo problema Hobbes risponde con una soluzione normativa: la scelta di uscire dall anarchia, accettando obbligo e subordinazione (= i vincoli) e rinunciando alla libertà. 7

Lo Stato prevede l istituto della giustizia, che costituisce il medium tra il bene maggiore (comportarsi ingiustamente senza essere puntiti) e il male maggiore (subire l ingiustizia senza potersi vendicare). Ciò è reso possibile dalla messa in atto del pactum unionis (patto = reciprocità). nello schema hobbesiano giusto e bene sono al servizio della razionalità = un azione è giusta/buona perché risponde a un modello di razionalità strumentale. Il modello kantiano Kant il patto è una sorta di idea regolativa, un come se (als ob) che riguarda il solo governante (governare come se si fosse stretto un patto con il popolo, come se ciascun cittadino avesse approvato le leggi cui sottostà). Patto = standard per giudicare una costituzione Lo Stato è repubblicano se: 1. ciascun cittadino obbedisce solo alle leggi cui ha dato il suo consenso; 2. il legislativo è di tipo rappresentativo; 3. esiste la divisione dei poteri tra legislativo, esecutivo, giudiziario; 4. viene rispettato il diritto naturale innato della libertà. In questo senso entrare in uno Stato politico è un imperativo categorico (dovere morale di concepire i rapporti politici sulla base della reciprocità e nel rispetto della libertà di ciascuno, insieme all identica libertà degli altri) = il punto di partenza per la formazione di una società non sono i vantaggi e gli interessi individuali, ma la relazione tra i vantaggi legittimi di ciascuno, entro una relazione sociale di reciprocità condivisa la moralità è parte costitutiva della scelta razionale (forte universalizzazione del modello). 8

Entrambi i modelli di contratto, pur nelle loro diversità: a. presuppongo una relazione tra moralità e razionalità; b. condividono la necessità di capire come si possano realizzare schemi di reciprocità adeguati a perseguire gli interessi individuali; c. consentono di capire come si possa perseguire il mutuo vantaggio attraverso un accordo, basato su principi, i quali a loro volta hanno un fondamento che deriva da quelli che ciascun filosofo ritiene le tesi di base del suo pensiero. Questi assunti di partenza, in Hobbes si traducono in un processo che pone al primo posto i vantaggi individuali la reciprocità è uno strumento della massimizzazione di questi ultimi; le regole di giustizia sono i vincoli che limitano gli egoisti razionali, allo scopo di farli convivere pacificamente; la rinuncia ai propri privilegi deve essere ridotta al minimo. Il sistema si regge perché tutti i consociati riconoscono l utilità dell accordo preso e delle modalità del patto. In Kant la reciprocità ha un valore morale autonomo (=non si basa su un compromesso razionale); l adesione al patto avviene in base a valori morali; questi precedono la scelta delle modalità del patto. Non si tratta di ricercare il proprio interesse il punto di partenza è una visione del bene comune, degli interessi di tutti e di ciascuno purché legittimi (=non danneggino gli altri). Queste sono definibili come norme di giustizia imparziali. Vantaggio del singolo come conseguenza e non premessa. In sintesi: A) Il neocontrattualismo, come il contrattualismo comporta tre passaggi fondamentali: 1. la descrizione di una situazione di partenza; 2. l analisi del problema che ne emerge, con l indicazione di una possibile soluzione; 9

3. le conclusioni normative che si possono trarre dall unione dei primi due punti. B) Il contratto è, in questa prospettiva, formulabile tenendo conto di tre tesi di fondo: a) l individualismo metodologico, per cui la forma di organizzazione politica deve dipendere da decisioni degli individui, che sono i migliori giudici dei propri interessi; b) la scelta razionale, per cui gli esiti collettivi sono giustificabili se frutto di una razionalità individuale; c) lo scambio volontario, per cui gli esiti collettivi (cioè la forma Stato scelta) dipendono a modo in cui il coordinamento è stato scelto a partire da opzioni individuali. Se ne deduce che C) il modello contrattuale riesce a e ha lo scopo di giustificare lo scambio tra i costi della coercizione (dell obbligo politico) e i benefici che derivano dalla cooperazione, evitando che ci sia chi massimizza i propri interessi riuscendo a non pagare i costi della coercizione. Il neo-contrattualismo reale di David Gauthier Gauthier (Morals by Agreement, 1986) propone una lettura del contrattualismo hobbesiano. Fine della moralità ottenimento dell interesse individuale, con la minima rinuncia possibile ai propri vantaggi: questa è l unica ragione per accettare il patto (= il patto non si basa su una ragione morale antecedente) utilizzazione del ragionamento strategico, in cui l accettazione del patto (della cooperazione) è strumentale. I partners che stringono il patto sono egoisti e auto-interessati la loro è una moralità minimale. Questo tipo di neo-contrattualismo è definito contractarianism. I problemi che emergono da questi presupposti sono: 10

a) come nel negoziato può raggiungersi un accordo tra soggetti di questo tipo; b) come è possibile che, date queste premesse, gli agenti razionali mantengano le promesse. I partners 1. sono razionali; 2. conoscono le proprie preferenze e interessi; 3. conoscono le circostanze in cui vivono; 4. sono e sanno di essere disuguali; La situazione iniziale in cui essi si trovano è caratterizzata dalla Bargaining theory (teoria del patteggiamento) che prevede un momento iniziale di non accordo, determinato dal fatto che in tale situazione, ci sono partners che non sono sicuri che l accordo porterà loro dei vantaggi = costoro non sottoscriverebbero un tale accordo. Gauthier fa intervenire la clausola lokeana (clausola di garanzia) = nessuno deve avvantaggiarsi a svantaggio di qualcun altro = nessuno ci obbliga ad avvantaggiare gli altri, ma ci è vietato danneggiarli posizione di una situazione di uguaglianza. I partners a) sono consapevoli di non poter ottenere l accordo per loro migliore (vantaggio massimo per i propri interessi); ma b) sono razionalmente convinti di non poter prescindere da una soluzione pattizia; di conseguenza d) accetteranno il patto che giudicano meno svantaggioso. Nella contrattazione, ciascuno cercherà di imporre le norme morali a lui relativamente più vantaggiose; ciò conduce alla concessione relativa minimassimale, per la quale ciascuno, vincolandosi, farà agli altri la concessione più alta dei suoi interessi, ma in modo che questa sia la più bassa possibile (= la concessione più bassa delle concessioni più alte). 11

Problema della non-cooperazione Può facilmente capitare che qualcuno, pur essendosi impegnato, ritenga poi non più vantaggioso cooperare; a questo scopo, Gauthier distingue: la massimizzazione sregolata = il comportamento di chi non mantiene gli impegni e non rispetta assolutamente il patto; la massimizzazione vincolata = il comportamento di chi mantiene gli impegni, tranne nei casi specifici in cui mantenerli creerebbe per il soggetto una situazione fortemente svantaggiosa rispetto alla possibilità di non mantenerli. Riassumendo, il contractarianism di Gauthier: 1. prevede un contratto tra agenti razionali, egoisti, informati; 2. interpreta la posizione iniziale attraverso la teoria del patteggiamento (bargaining theory) = situazione di non accordo in quanto non tutti i contraenti sono sicuri di ottenere vantaggi dall accordo; 3. introduce la clausola lockeana (clausola di garanzia o di uguaglianza), per la quale nessuno deve avvantaggiarsi a svantaggio di qualcun altro. 4. Questa clausola consente di trovare una forma di accordo ( concessione relativa mini-massimale ) in cui ciascuno cerca di ottenere il massimo vantaggio, cedendo la quantità minore possibile dei propri interessi; 5. esiste tuttavia la possibilità che uno dei partner decida di non rispettare l accordo, riservandosi di violarlo ove ritenesse che questo gli fosse vantaggioso Gauthier definisce questa una situazione di massimizzazione sregolata dei propri interessi; è definibile invece massimizzazione vincolata quella adottata da chi mantiene gli impegni presi, tranne in casi eccezionali in cui sia fortemente svantaggioso mantenerli. 12

Capitolo 3 Luca Baccelli, Repubblicanesimo Forte presenza del Repubblicanesimo nelle discussioni di filosofia politica contemporanea la categoria ha origini nel mondo moderno e il suo autore di riferimento è Niccolò Machiavelli (1469-1527). Si basa su una critica del contrattualismo e del giusnaturalismo. All interno del Repubblicanesimo contemporaneo (neo-repubblicanesimo) è possibile distinguere due filoni di analisi teorica: I) si possono rintracciare le linee del primo filone a partire dal testo The Machiavellian Moment (1975) di John Pocock (1924) legame tra l umanesimo civile del Rinascimento italiano, la filosofia di Machiavelli e la rivoluzione americana (di cui, di conseguenza, si negano le radici teoriche giusnaturalistiche e contrattualistiche). Temi di fondo: virtù civica, comunità, governo misto, uomo come animale politico (= tradizione aristotelica uomo come animale politico, politica come fine). Presenza in Inghilterra dalla prima rivoluzione in poi (J. Harrington, A. Sideny. J. Locke, A. Smith); anche Rousseau viene considerato un filosofo repubblicano. II) il secondo filone ha i suoi principali rappresentanti in Quentin Skinner (1940) e Philip Pettit (1945). Caratteri di fondo: si spezza il collegamento con Aristotele, ma rimane quello con Machiavelli, mediato dalla tradizione storiografico-retorica romana (Sallustio, 86 b.c- 35 b.c.; Quintiliano, 35 a.d.-100 a.d.) politica come mezzo, concezione della 13

libertà come non dominio; tema machiavelliano della conflittualità del corpo politico (repubblicanesimo neo-romano). Al neo-repubblicanesimo aristotelico viene collegato il filone del neocomunitarismo. Principali esponenti: Alasdair MacItyre (1929), Charles Taylor (1931), Michael Sandel (1953). Tesi: riconoscimento dell identità individuale sulla base della condivisione dei valori comuni; coesione della società in una condivisione delle tradizioni (= concezione condivisa del bene), storia, principi etici stabilità della società; libertà come controllo collettivo sulla vita comune; virtù civica = patriottismo; critica all universalismo e al proceduralismo liberali; concezione teleologica (o consequenzialista) e non deontologica del rapporto giusto/bene. rifiuto del pluralismo tipico della cultura occidentale? le posizioni di Philip Pettit (1945) Critica della teoria della libertà negativa cfr. gli studi di Skinner sulla libertà in Hobbes (per il quale libertà = assenza di impedimenti). Tradizionalmente: libertà negativa = libertà da, teoria moderna di libertà (non interferenza dello Stato nella vita privata cfr., p.es., Benjamin Constant, Isaiah Berlin, Robert Nozick vs. libertà positiva = libertà di, teoria antica della libertà, intesa come partecipazione diretta alla vita politica dello Stato. Pettit propone una concezione più ampia della libertà spiegandola attraverso la relazione tra interferenza, o impedimento, e dominio = 14

la libertà come assenza di interferenza non è autentica libertà, perché in molti casi può non esserci interferenza, ma può esserci un dominio che annulla la libertà (es.: lo schiavo che non subisce interferenze, ma è sotto dominio); l autentica libertà è assenza di dominio; in questo caso può verificarsi un interferenza positiva che non annulla, ma rafforza la libertà (es. delle leggi legittime che garantiscono la libertà). di conseguenza, Pettit a) attribuisce un ruolo predominante alla libertà, che ha uno statuto universalistico, rispetto a valori come uguaglianza e giustizia; b) riprende la tradizione del rule of law (= aspetto normativo e costituzionale delle leggi per il buon funzionamento delle istituzioni; c) afferma, in riferimento a una lettura di Machiavelli, la contestability = interpretazione del conflitto come difesa dei diritti di ciascuno in modo più attivo rispetto al semplice consenso ( democrazia deliberativa ). 15