LA RIPRODUZIONE ASSISTITA: IL CASO DELLA «FIVET» di Giannino Piana



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Transcript:

LARIPRODUZIONEASSISTITA:ILCASODELLA«FIVET» digianninopiana Lo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate di intervento sui processi riproduttivi suscitagrandiatteseeprofondeinquietudini.lapossibilitàdisuperarestatidiinfertilità,fino aieriinvincibili(echevannoperaltrocrescendoinragionedifattoripatologici,ambientalie soggettivi), apre orizzonti inediti di speranza. D'altra parte, il controllo della generazione alimenta stati di paura e di ansia determinati, oltre che dall'oggettiva delicatezza degli interventi, anche dalla rimessa in questione di valori antropologici e simbolici legati all'atto del«generare». La riflessione morale sugli attuali processi non può prescindere dall'attenzione a questi valori; suo compito è fornire strumenti adeguati per un discernimento che consenta di prendereledistanzedacoinvolgimentipassionaliodapregiudiziideologiciperelaborareun giudiziocorretto. I.Letecnicheadisposizione:motividelricorsoerisultaticonseguiti Èutilepartiredaqualchechiarificazionetecnicacheconsentadidefinire,neilorocontorni reali,iproblemiscaturentidall'usodelletecnicheriproduttive.contrariamenteaquantiusano il termine «fecondazione artificiale» per designare l'insieme dei processi di riproduzione in cui è implicato un intervento esterno, preferiamo parlare di «riproduzione assistita». Il termine«riproduzione»èpiùampiodiquellodi«fecondazione»(ilqualesiriferiscesoltantoa un suo aspetto o momento) e pone meglio l'accento sull'intenzionalità sottesa all'uso delle tecniche; mentre, d'altronde, l'aggettivo «artificiale» (che si oppone a «naturale») ha un'immediatarisonanzanegativainambitoetico. Le tecniche attualmente in uso sono riconducibili a due grandi filoni: «fecondazione in vivo»(ointracorporea),quandol'incontrodeigametielaformazionedellozigotesirealizzano all'interno dell'apparato genitale femminile; «fecondazione in vitro» (o extracorporea), quandolaformazionedell'embrioneavvienealdifuoridell'apparatogenitalefemminile,dove successivamente viene trasferito (embryo transfer) con modalità diverse a seconda della metodicausata(tubaricaouterina).alsistemadifecondazioneintracorporeavannoascritte la AI (inseminazione artificiale), la quale comporta il prelievo del seme umano e la sua collocazionenell'uteroduranteilperiodoovulatorio,inmododarenderepossibilel'incontro tral'ovuloeglispermatozoiquandoperdiverseragioniciònonsiverificainmodonormale,e la GIFT (Gamete Intra Fallopian Transfer), consistente nel prelievo dei gameti, che vengono tenuti separati da bolle d'aria e trasferiti poi nel corpo della donna per dare luogo al concepimento. Al sistema di fecondazione extracorporea appartiene invece la FIVET Fertilisation In Vitro and Embryo Transfer), che implica l'aspirazione dal follicolo ovarico di unoopiùovociti,cheviene(ovengono)coniugato(i)inprovettaconglispermatozoi,dopodi che,afecondazioneavvenuta,l'ovulofecondato(ogliovulifecondati)sonocollocatiinutero. Queste diverse tecniche possono essere praticate in modo omologo quando la fecondazioneèfruttodeigametiprovenientidaiduepartnerdiunacoppia;oppureinmodo eterologo,quandoalmenounodeiduegametiprovienedasoggettoestraneoallacoppia(cioè da un donatore). Non volendo allargare eccessivamente la riflessione su temi ai quali la ricercamoralehadatempooffertoindicazionicircostanziateeconsolidateevolendoinvece considerareconmaggioreattenzioneletecnicheriproduttivepiùrecenti,cherisultanoessere sul piano etico anche le più problematiche, limiteremo il campo di indagine alla sola FIVET. Tale limitazione impone di fornire qualche ulteriore elemento tecnico e di indicare con precisione quali sono le ragioni che spingono a ricorrere alla FIVET e qual è il livello di praticabilitàraggiunto,nonchéiltassodellasuapossibileriuscita. 1

Dopo la nascita di Louise Brown la prima bambina concepita in vitro in Inghilterra nel lugliodel1978aoperadir.edwardsedip.steptoe iprogressicompiutiinquestoambito sono stati rapidi e significativi. I diversi passaggi dalla raccolta dell'ovocita alla fertilizzazione in vitro e coltura dell'embrione fino al suo trasferimento nella cavità uterina della donna hanno subìto notevoli perfezionamenti, fornendo efficacia sempre maggiore agli interventiepiùseriegaranzieperlasalutedelnascituro.irischidianomaliedellosviluppo dello zigote non sembrano essere più consistenti di quelli che si hanno nella riproduzione «naturale», pur essendo la sperimentazione troppo breve e numericamente ridotta per consentire un'adeguata comparazione. Analoghe considerazioni è possibile avanzare sul piano psicologico, dove un'attenzione più accurata va riservata alla FIVET eterologa, soprattutto in presenza del fenomeno del cosiddetto «utero in affitto» o della «madre surrogata». L'arco di applicazione di tale metodo si è gradualmente dilatato, passando dalle indicazioni iniziali sterilità di origine tubarica, difficilmente superabile attraverso altre tecniche,qualilachirurgiatubaricainterattiva,iltrapiantotubaricoequelloovarico adaltre situazioni cliniche, quali la sterilità idiopatica, l'endometriosi, la presenza di anticorpi antispermatici nel muco cervicale, fenomeni di sterilità maschile ecc.; e sono parimenti aumentate le percentuali di successo, grazie soprattutto al miglioramento dei sistemi di prelievodell'ovocitaedifacilitazionedell'annidamento.rimangonocomedatiproblematici oltrealdisagiopsicologicodelladonna,nonsempreadeguatamenteinformatasullemodalità diesecuzionedelmetodoesulleconseguenze= lapossibilitàdiformedieterologiasempre piùallargatedaunlato èpossibileinfattilacompresenzaditre«madri»,quella«genetica» chedonal'ovulo,quella«gestazionale cheportaaterminelagravidanzaprestandol'utero,e quella«legale»chehavolutofindall'inizioilfiglio;sepoic'èancheildonodelsememaschile, siaggiungonodue«padri»,quello«genetico»equello«legale»,elaquestionedellaselezione degli embrioni dall'altro, con l'inevitabile scarto di alcuni di essi (i cosiddetti embrioni soprannumerari), che, almeno sul piano biologico, costituiscono l'inizio di una vera vita umana. II.Icriteridelgiudiziomorale L'individuazione di criteri di valutazione etica adeguati esige particolare attenzione ai processisocialieculturalicheconduconoallautilizzazionedellafiveteunapuntualeanalisi delleconseguenzederivantidaglistrumentiesigitiperattuarla.l'intrecciotraiduemomenti èparticolarmenteimportanteperché,aldilàdeilimitipropridellatecnologia,ingiocovièqui soprattuttoilsignificatodaattribuireallafeconditànellavitarelazionale,ilcorrettoesplicarsi della paternità e della maternità, il rapporto tra fecondità e procreatività (riproduttività biologica)e,piùingenerale,tradirittisoggettiviedirittisocialinelquadrodellesceltecheè chiamataafareognipersona. 1.Paradossiattualielegittimitàdelladomanda L'approcciosocioculturalenonpuòprescinderedallarilevazionedialcuniparadossiche rendonoambiguetantolemodalitàsecondocuisiponeladomandadiprocreazioneassistita quantoitentatividirispondervidapartedellaricercaedellasperimentazione. Il primo di questi paradossi è costituito dalla dilatazione del significato della fecondità dilatazione volta a ricomprendere tutte le forme di apertura della coppia agli altri (basti ricordare lo sviluppo di istituti come l'adozione e l'affidamento) e dalla contemporanea tentazione di considerare la procreatività (o riproduttività biologica) come espressione esclusivadifecondità. 2

Mentre più che per il passato si concepisce la fecondità come il valore e la procreatività comeuna(nonlasola)modalitàdelsuoesercizio,siaffermainparallelounamentalitàrigida eriduttiva,cheidentificalafeconditàconl'eventobiologico.l'esasperazionedelladomandadi riproduzioneassistitaaffondaspessoquilesueradici.larichiestadiunfiglio«proprio»,che può anche non essere biologicamente tale(come avviene, per esempio, quando si utilizza la FIVET eterologa), nasconde talvolta la persistenza di frustrazioni personali o di un bisogno (spesso inconscio) di rivalsa sociale. È allora legittimo chiedersi se l'uso della tecnica non denuncilapresenzadiunaconcezionetroppo«materiale»dellafeconditàenonfavoriscauna forma di mistificazione; l'ostentazione cioè di una capacità generativa (il più delle volte di fatto insussistente), a scapito di altre possibilità di espressione della fecondità socialmente altrettanto(epersinopiù)produttive. D'altra parte è questo il secondo paradosso la ricerca di dar vita a nuove esistenze attraverso interventi sempre più invasivi si verifica in un contesto nel quale sono presenti esistenzeumanegiàsbocciateimpossibilitatetalvoltaasopravvivereoasvilupparelapropria identitàpersonalenell'ambitodiunafamiglia,cioèmedianteilconfrontoconfigureparentali bendefinite.ildirittodiindividuigiàesistentialperseguimentodiunavitaqualitativamente umana non costituisce un dovere fondamentale da cui tutti siamo interpellati in maniera prioritaria anche ridimensionando altre esigenze? Non è questo, in altre parole, un bisogno sociale di assoluta urgenza e gravità, tale da rendere meno pressanti altri bisogni? E non è alloradoverosochelastessaricercascientifica,lecuirisorsedisponibilisonolimitate,diail primato al tentativo di fornire soluzione a tali questioni piuttosto che impiegare, in termini esasperati,proventieconomiciedenergieumanenellacorsaalmiglioramentodelletecniche di procreazione assistita? Non vi è forse, dietro a tale corsa, il persistere di una logica incentratasuunegoismoindividualistaedetnocentrico?enonpuòessere,indefinitiva,tale comportamento una forma di ennesimo spreco dell'occidente opulento, che mira alla soddisfazionesemprepiùampiadelleproprieesigenzedimenticandoquelle,digranlungapiù basilari,dialtripopoli? Nonsipuòcertonegarelegittimitàaldesideriodellacoppiadiavereunfiglioproprio,ma si deve ricordare che tale desiderio non può trasformarsi in diritto assoluto e senza condizioni. Il principio di giustizia distributiva implica una valutazione dei bisogni e dei desiderinelquadrodiun'analisidellasituazioneglobaledellafamigliaumana.ladomandadi riproduttività deve perciò inscriversi all'interno di una considerazione più vasta del bene comune, rispettando le priorità e commisurando le esigenze personali (o di coppia) alle esigenzedeglialtri,soprattuttoaquelledeipiùpoveri. Il problema si estende anche alle scelte «pubbliche». Basti pensare alla necessità di valutare,nelquadrodellapoliticasanitaria,seequantodestinareaquestitipidiintervento, nonvenendomenoallenecessitàdialtrisettoririguardantilatutelaecuradellasalute. 2.L'articolazionedelgiudiziomorale Inserita nel contesto di questa riflessione, la valutazione dei «costi/benefici» sia economici che umani della FIVET acquista una prospettiva più vera. La condanna di tale praticaèstatainpassatoformulatasullabasediragionidiordine«deontologico».ilgiudizio morale comerisultaconchiarezzadaalcuniinterventidipioxii rinviavaaiparametridel dirittonaturaleche,nelcasodellafivet,eranoconsideratigravementecompromessi,siaper le modalità del processo sia per la sede in cui avviene la fecondazione. Pur riconoscendo a questotipodiargomentazioneilmeritodiaversalvaguardatoalcunivalorifondamentaliper la vita della coppia e della famiglia, quali la connessione tra sessualità e procreazione e la possibilità di delimitare con precisione il concetto di paternità e di maternità a partire dall'essenziale riferimento al dato biologico, si deve riconoscerne il limite. Siamo infatti in 3

presenza di un radicale biologismo, incapace di fare emergere le complesse dinamiche relazionalidelprocessoriproduttivoumano. Laricercaeticapiùrecente,incampolaicoecattolico,haabbandonatoquestomodellodi approccio per fare spazio a un modello più duttile, caratterizzato dall'adozione di una prospettiva«teleologica».l'analisideiprocessiinerentilafivetnonèpiùcondottaapartire da una definizione a priori di ciò che è «secondo natura», ma attraverso l'analisi e la valutazionedelrapportotrafineemezzinelcontestodiunprecisoquadrodivalori.èfuori dubbiolapositivitàdelfineperseguitodallafivet.latecnicatendeasoddisfareillegittimo desideriodellacoppiadiavereunfiglioquandociòrisultaimpossibilepervianormale. Il giudizio morale dovrà ovviamente valutare, di volta in volta, le motivazioni soggettive delricorso,dovepossonoannidarsi(magariinconsciamente)elementinegativi;sipensialla difficoltàpsicologicadiaccettarelapropriaimpotenza,allostatodiinferioritàchesiprovanei confronti del partner, al disagio sociale ecc. La consistenza della domanda va pertanto verificata caso per caso. I presupposti necessari sono infatti la stabilità della coppia, la presenza di una vita sessuale regolare e soddisfacente e di una giusta concezione della procreativitàcomedimensionefondamentale,ancorchénonesclusiva,dellafecondità.queste condizioni,chevannorispettatedachiintendesottoporsiatalepratica,nonentranotuttavia direttamente nella definizione della bontà del fine intrinseco all'atto (finis operis), che conserva in ogni caso piena plausibilità. Ma l'eticità del fine non basta; va commisurata all'eticità del mezzo, alla considerazione del peso delle eventuali conseguenze negative da essoderivanti. Gliaspetticheappaionopiùproblematicisonoladispersionediembrioniimpiantatie,più ancora,la«selezionedegliembrioni»,previamenteattuatascegliendotragliovocitiquellida impiantare, o realizzata dopo l'impianto mediante la pratica della «riduzione embrionale», consistente nell'eliminazione selettiva di uno o più embrioni in utero per aumentare la possibilitàdisopravvivenzadeglialtri.mentreilfenomenodella«dispersione»èeticamente meno rilevante non solo in quanto è presente, sia pure in percentuale più ridotta, anche in natura, ma anche perché è possibile un suo ulteriore ridimensionamento mediante accorgimentitecnicipiùefficaci,piùcaricodiincogniteeticheèilprocessodi«selezione»odi «riduzione» degli embrioni, essendo qui in gioco vite umane biologicamente già definite, le quali vengono distrutte o ibernate per un certo numero di anni o infine usate per la sperimentazione. Aquesteriflessioni,ilmagisterocattolicohadirecenteaggiuntoun'altraconsiderazione negativa. Partendo dalla constatazione che la FIVET(e anche l'inseminazione propriamente detta) implica una «dissociazione» tra l'esercizio della sessualità, in quanto espressione di amoredellacoppia,elafeconditàprocreativa,siaffermacheaesserealteratoèilsignificato antropologico dell'atto procreativo. Il figlio verrebbe infatti a essere «fabbricato», costruito cioè mediante l'intervento di terzi e al di fuori del normale esercizio della vita sessuale, anziché essere «generato» come frutto di un processo relazionale, che ha un alto valore simbolico e che conferisce dignità umana alla trasmissione della vita. Questo modo di argomentare, tuttavia, oltre a riportare la valutazione nell'alveo della prospettiva «deontologica», risulta poco convincente, perché fa leva, in modo troppo rigido, sulla continuità biologica tra sessualità e procreazione, dimenticando che la vera continuità deve verificarsisoprattuttoalivelloantropologico,echeperciòladdoveildesideriodiprocreareè molto intenso e la separazione si dà soltanto sul terreno biologico, il ricorso alla tecnica divienestrumentodiveicolazionedellavitaedisviluppodellacomunionetraiconiugi. Più motivate sono invece le riserve circa la fertilizzazione in vitro eterologa, in quanto l'intervento di un «terzo» determina uno squilibrio nel rapporto figlio genitori che si manifesta,inalcunicasi,conunaformadiasimmetriaall'internodellacoppia,chepuòavere 4

ripercussionipsicologicheanchegraviconladissociazionetradiversefiguredimadree/odi padre,perciòconricadutenegativeanchesulpianogiuridico. 3.Irischinoncalcolabilieilproblemadellaregolamentazionegiuridica I rischi non calcolabili di tali processi sono senza dubbio consistenti: si pensi soltanto all'impossibilità di valutare a priori o con una sperimentazione quantitativamente ridotta conseguenzediordinebiologicoopsicologico,lacuiverificasidàsoltantoalungascadenza. Preoccupante è poi soprattutto l'insieme degli effetti collaterali. Si pensi in particolare alla questione dell'utilizzazione degli embrioni soprannumerari. Al di là della diversità di posizionicircailmomentodiinsorgenzadellavitapersonale,datocheinognicasol'embrione costituiscel'iniziodiunprocessoapertoaessa,gliinterventinonimmediatamentedestinatia suo beneficio vanno considerati moralmente problematici e la decisione circa la loro praticabilità va assunta considerando, di volta in volta, l'importanza del fine perseguito. La consapevolezza che all'atto del concepimento si innesca un processo irreversibilmente destinato, se non intervengono fattori naturali che lo interrompano, a dare origine alla vita personale,obbligaadagire,qualoranonsianoingiocobenisuperiori,«comese»cisitrovasse inpresenzadell'individuo. La gravità dei problemi segnalati ha determinato la nascita, in questi ultimi anni, di una ricca gamma di interventi legislativi, tendenti non solo a regolamentare, definendone le condizioni,iprocessifinalizzatiallaprocreatività,maanchel'insiemedellequestioniindotte dall'usodelletecnichesullabasedicriteridiconsensodemocraticofondatisualcuni«minimi morali». Grande diversificazione esiste tuttavia negli assetti normativi, anche attorno a punti nodali,conoscillazionitraposizionipiùrigideeposizioniispirateaunamaggioreindulgenza. Così quasi unanime è in Europa il riconoscimento di legittimità della fertilizzazione in vitro eterologa, e tuttavia diverse sono le clausole fissate per la sua concreta praticabilità. La legislazione francese, per esempio, che è tra le più equilibrate, pone come condizioni l'accertamentocheilricorsosiadettatodall'unicoscopodirimediareaunaformadi«sterilità provataepatologica»,l'esclusionedell'utilizzodimadri«inprestito»eildivietoneiconfronti di donne che hanno oltrepassato il limite di età per procreare. Più inclini all'indulgenza (e spesso più imprecise) sono invece le disposizioni riguardanti la tutela dell'embrione: determinante è stata, in proposito, la pubblicazione nel 1985 del cosiddetto Rapporto Warnock,cheperlaprimavoltahafissatoin14giorniillimitemassimoentrocuipermettere lasperimentazionesull'embrioneumano. Lelegislazionideipaesieuropeisisonosviluppatesostanzialmenteentroquestoalveo,sia pure con indicazioni più severe si veda il caso della Germania che consente la sperimentazionesolofinoalla21ao22aoradalconcepimento opiùindeterminate,comenel caso francese dove, pur ribadendo il principio secondo il quale l'essere umano va tutelato «dall'inizio della sua vita», non chiarendo tuttavia quando la vita umana ha effettivamente inizio,silasciaapertalaportaadiverseinterpretazioni. GianninoPiana,Bioetica,Garzanti,Milano2002,pp.121 132(sonostatetralasciatelenote) 5