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1.5 Santo Stefano d Aveto (GE) 1.3.1 Dati generali La frana di Santo Stefano d Aveto si è originata alle pendici del M. Bue come evoluzione progressiva in colata di alcuni scorrimenti di roccia in blocco coinvolgendo le varie litologie. L abitato risulta distribuito su vari settori della colata con differenti caratteristiche morfologiche e litologiche sia in relazione alla lunga storia macroevolutiva della colata di fondovalle che in rapporto ai contributi di alimentazione laterale. I fattori principali di instabilità locale sembra quindi siano dovuti nell estrema eterogeneità sia composizionale che granulometrica con una distribuzione dei movimenti che variano da orizzontali a verticali in funzione del settore della frana ( Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria - CNR). Il dissesto di Santo Stefano d Aveto, localizzato in un area dove vengono a contatto mediante sovrascorrimenti circa E-W il Flysch di Ottone, il Complesso di Casanova e il Flysch di Orocco (Fig.108), è stata monitorato dal 2008 attraverso le letture degli inclinometri SSA1, SSA2 e SSA3 realizzati tra la fine del 2007 e il 2008 ( Indagini geotecniche e installazione di n 3 inclinometri - Ditta Geotirreno) e sui piezometri in località Roncolungo, recuperati durante l attività di ricognizione del 2008 (Fig.109). La strumentazione inclinometrica risulta collocata nella parte mediana del corpo di frana identificata nel Progetto IFFI così come segue: Inclinometri: SSA1, SSA2 e SSA3 Tipo Stato Complesso Quiescente generico Identificativo 0100044102 Area [mq] 840732 Zona Rocca d Aveto Tipo Stato Complesso Attivo/riattivato/sospeso Identificativo 0100044101 Area [mq] 474769 Di seguito si riassume l attività di monitoraggio dell anno 2018. Tab. 5 - Misure effettuate nell anno 2018 nel sito di Santo Stefano d Aveto Data Attività Strumentazione Sistema di misura 31/07/2018 lettura di esercizio sulle guide A1/A3 Inclinometri SSA1 (17 ) SSA2 (18 ) Piezometri S11P, S12P e S13P Sonda servoaccelerometrica biax. S060314 112

Fig. 108 - Stralcio Carta Geologica Regionale (CARG) sc.1:25.000 113

Fig. 109 - Posizione degli inclinometri SSA1, SSA2 e SSA3 e piezometri, S10P, S11P, S12P, S13P, S8P e S1P all interno del corpo di frana 114

1.5.2 Analisi dei dati inclinometrici Inclinometro SSA1 (56.5 m)- zona centrale della frana (a monte del centro abitato) La verifica dei dataset nell anno 2018 attraverso i checksum e la deviazione standard non ha evidenziato anomalie strumentali nella lettura effettuata. Dall elaborazione differenziale integrale non si registrano particolari incrementi rispetto al 2017, per uno spostamento massimo di 51 mm dal 2008; la direzione di spostamento identifica una direzione S-SW (coerente con la morfologia del versante). Sebbene siano presenti alcune deformate caratterizzate da una rilevante oscillazione strumentale, relative peraltro ai primi anni di monitoraggio (fino al 2010), si può rilevare complessivamente un andamento costante dello spostamento evidente con le letture successive: infatti l inclinometro si sposta senza soluzione di continuità da zone a profondità elevata (intorno a - 46 m) fino in superficie (Figg.110 e 111). L elaborazione locale conferma questo andamento, rilevando come tra -42 e -46 m sia presente una zona di deformazione con un picco presente alla profondità di -43 m che sembra essere in costante incremento. Da rilevare che gli incrementi registrati nel periodo 2012-2015 hanno fatto osservare valori quasi raddoppiati rispetto agli anni precedenti (30 mm), per poi riallinearsi al trend globale. 115

116

Fig.110 - Grafici relativi all elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all elaborazione differenziale locale (spostamenti locali) dell inclinometro SSA1 Fig. 111 - Grafico relativo all elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) dell inclinometro SSA1 117

Inclinometro SSA2 (62.5 m) centro abitato La verifica dei dataset nell anno 2018 attraverso i checksum e la deviazione standard non ha evidenziato anomalie strumentali nella lettura effettuata. L elaborazione differenziale integrale evidenzia un incremento di 8 mm rispetto al 2017 per uno spostamento massimo di circa 85 mm dal 2008; la direzione di spostamento risulta ben individuata nel quadrante 180-270 con una direzione W-SW (coerente con la morfologia del versante). Dall analisi dell elaborazione locale si può desumere la sostanziale assenza di piani di taglio definiti anche se si conferma la presenza di un massimo con una variazione della morfologia delle curve in prossimità della profondità di 37 m. Il periodo 2012-2015 è caratterizzato dal maggior incremento rispetto al trend della deformazione pari a 31 mm e tale progressione sembra tornare sui valori normali di spostamento nel periodo successivo (Figg.112 e 113). Fig. 112 - Grafici relativi all elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all elaborazione differenziale locale (spostamenti locali) dell inclinometro SSA2 118

Fig. dell inclinometro SSA2 113 - Grafico relativo all elaborazione differenziale integrale (diagramma polare della deviazione) 119

Inclinometro SSA3 (67.5 m) valle del centro abitato La storia dell inclinometro in oggetto risulta alquanto complicata: infatti dal momento dell installazione e della lettura di zero, eseguita nel marzo 2008, nel giro di pochi mesi (giugno 2008) si erano registrati subito valori globali di circa 67 mm di spostamento. Le letture acquisite ad oggi hanno consentito di rilevare movimenti fino a un massimo di 80 mm, e una rilevante oscillazione strumentale tra 64 mm e 80 mm. Dall elaborazione differenziale integrale non si evincono particolari deformazioni se non una perturbazione nella morfologia delle deformate intorno a 37 m che coincide con la profondità alla quale l elaborazione differenziale locale rileva la presenza del picco principale (Fig.114). Tale profondità inoltre coincide con quelle riportate negli altri inclinometri alle quali si rileva la massima profondità del movimento della massa franosa. Inoltre la zona sottostante a 40m mostra valori di spostamento nell elaborazione locale di una certa entità già a fondo foro e pertanto nel caso in oggetto rimane di particolare importanza la verifica dell elaborazione differenziale locale e il controllo del movimento nel picco della deformazione. Dal 2012 si concorda con Regione Liguria la sospensione delle letture. Fig.114 - Grafici relativi all elaborazione differenziale integrale (risultante degli spostamenti) e all elaborazione differenziale locale (spostamenti locali) dell inclinometro SSA3 120

Considerando invece come lettura di zero la misura di 05/06/2008, i grafici inclinometrici assumono una morfologia maggiormente comprensibile, specie il grafico dell elaborazione locale, confermando in sostanza uno spostamento lungo il piano di taglio a -37 m di profondità per una quantità pari a 5 mm (Fig.115). Fig.115 - Grafico relativo all elaborazione differenziale locale (spostamenti locali) dell inclinometro SSA3 121

1.5.3 Conclusioni Dalle stratigrafie redatte durante l installazione degli inclinometri si evince che il substrato della frana di Santo Stefano d Aveto si trova ad una profondità variabile tra i 40 m (abitato) e 64 m (valle dell abitato). Nello specifico i sondaggi hanno individuato a partire dal piano campagna un accumulo detritico molto potente con frequente presenza di clasti e/o blocchi di dimensioni metriche di ofioliti (basalti e serpentiniti) in una matrice limoso-argillosa cui soggiace un livello roccioso, assimilabile a una breccia poligenica (clasti ofiolitici e calcarei) che riposa al di sopra di un basamento roccioso di natura arenacea. Dall analisi stratigrafica e dalla verifica dei dati inclinometrici sembra verosimile che il movimento della massa franosa possa interessare una superficie di scivolamento (deformazione rilevata in SSA1 e SSA2) coincidente con il piano di scollamento tra la coltre detritica e il sottostante primo livello roccioso ofiolitico (profondità 37-40 m) nella zona dell abitato mentre la stessa profondità a valle dell abitato (SSA3) individua una deformazione che coincide con una variazione nelle caratteristiche geotecniche della coltre, passando da un detrito limoso-argilloso a un materiale sciolto sabbioso di natura poligenica ( livello caotico di ciottoli e ghiaia di natura ofiolitica verdastra in matrice limo/sabbiosa/argillosa di colore prima violaceo poi verdastro passante a Livello limo sabbioso di colore grigiastro verdognolo contenente ghiaietto e ciottoli inclusi, di natura poligenica ed eterometrica "sciolto"). Fig. 116 sezione del versante di Santo Stefano d Aveto e la frazione di Roncolungo 122

Quindi la massa detritica potrebbe scorrere a 40 m lungo il contatto con le brecce ofiolitiche e più a valle, ove la potenza del detrito sembra arrivare a 64 m, lungo una superficie di scivolamento localizzata all interno della massa stessa a 40 m. Non si possono escludere movimenti profondi superiori a 40m per la presenza, specie in SSA3, di anomalie nelle deformate inclinometriche (Fig.116). Gli spostamenti maggiori ammontano a 85 mm nella zona centrale dell abitato e 51 mm nella zona a monte in direzione W, che rappresenta la direzione di espansione della frana e in particolare la zona del centro abitato ha evidenziato direzione azimutali di spostamento concordi con il valle morfologico W-SW. La presenza di movimenti apparentemente indipendenti è strettamente connessa alle dimensioni del colamento il cui movimento può subire delle variazioni locali sia in direzione che in valori assoluti degli incrementi di spostamento e nonostante l'elevata profondità delle tubazioni inclinometriche, spesso si registrano spostamenti in prossimità del fondo foro. La zona ove sono posizionati SSA1 e SSA2 (centro abitato) mostra delle direzione azimutali concordi con il valle morfologico S-W mentre più a valle del centro abitato ove è collocato SSA3 si sono registrate delle direzioni univoche verso N-W con una direzione deviata verso il torrente Fossato Grosso, attualmente in erosione sul lato destro della massa franosa (Figg.117 e 118). Fig. 117 - Direzione di movimento dell area in frana che coinvolge l abitato di Santo Stefano d Aveto e la frazione di Roncolungo 123

Fig. 118 DTM dell area in frana che coinvolge la frana di Santo Stefano d Aveto e la frazione di Roncolungo: si può osservare la barriera di rilievi da cui si è originato il movimento franoso La velocità media della massa franosa nel periodo 2008-2018 si attesta intorno a valori di 5-8 mm/anno senza particolari periodi critici. Lo spostamento orizzontale misurato in costante lenta progressione (eccezion fatta per l accelerazione presumibilmente correlata all evento sismico 2011) può essere definito tipo deformazione profonda da creep e allo stato attuale si deve considerare il fenomeno franoso attivo. La sequenza delle riattivazioni e delle pause risulta evidente in tutta l area con valori totali di spostamento registrati negli inclinometri piuttosto vicini fino al 2013, anno in cui si osserva una minima differenza pari a circa 10 mm tra SSA2 e SSA1. Gli anni successivi risultano caratterizzati da una serie di incrementi sensibilmente superiori in SSA2 (Fig.119): infatti la differenza di velocità tra la zona centrale e quella più a monte sembra essere cresciuta negli ultimi anni. Sulla base delle informazioni derivate dall acquisizione di nuovi dati inclinometrici e di dati pregressi si può solo ipotizzare una unica superficie di scorrimento che potrebbe collegare le deformazioni negli inclinometri tagliati a monte (intorno a 13 m di profondità) con le deformazioni rilevate a valle a maggiore profondità intorno a 40 m. L assenza di una superficie di scorrimento netta (e forse in alcune zone lo spostamento a fondo foro), desunta dall interpretazione delle letture inclinometriche, rende possibile l ipotesi della presenza di scorrimenti ancora più profondi rispetto alla lunghezza delle installazioni inclinometriche monitorate. 124

Fig. 119 -Velocità delle deformazioni. I dati relativi alla circolazione idrica sotterranea permettono di osservare che il livello della falda, sebbene monitorato nella parte superiore dell accumulo franoso (Fig.120), si mantiene molto in superficie con valori inferiori a 5 m di profondità, ad eccezione del piezometro S10, intestato nella parte alta del corpo franoso: pertanto la quasi totalità della frana si trova in condizioni di saturazione per tutto l anno. Fig. 120 -Soggiacenza della falda. 125

Il rapporto tra eventi meteorici e movimenti del versante dal 2008 al 2018 è descritto nei grafici seguenti (Figg.121 e 122): - anni 2008 e 2009: pulsazione della frana con spostamenti moderati e stasi spesso non perfettamente a tempo nelle varie zona del versante, e dovuti principalmente ai massimi pluviometrici dei mesi autunnali (picchi di 362 e 353 mm per i mesi di ottobre e novembre 2009) e una presenza di eventi estremi distribuiti nel periodo autunnale con valori di 200-250 mm in pochi giorni; - anno 2010: l attività della frana risulta differenziata con incrementi sostanziali nella zona centrale fino a quasi nulli nella zona posta più a monte, in un anno piuttosto piovoso nel periodo autunnale (valori di 988 mm di pioggia tra settembre e dicembre); - anni 2011 e 2012: gli anni sono stati caratterizzati invece da un quantitativo di piogge complessivamente inferiore, cui si associa una quiescenza del fenomeno franoso, ad eccezione del movimento nel giugno 2011 presumibilmente correlato all evento sismico; - anni 2013 e 2014: le decise riattivazioni rilevate sono da mettere verosimilmente in relazione con gli eventi precipitativi registrati a partire dall autunno 2012 e per tutto il 2013 e proseguiti per i primi mesi del 2014. Si osserva in particolare a partire da ottobre 2013 fino a febbraio 2014 (cumulata mensile di novembre 2014 con oltre 500mm ed evento estremo di 368 mm/4gg) un periodo prolungato e intenso con quantitativi pluviometrici pari a 1467 mm/5mesi; - anni 2015-2017: eccezion fatta per l evento sub-alluvionale del settembre 2015 con 137 mm di pioggia in poche ore e per le cumulate di febbraio e novembre 2016 e dicembre 2017, gli anni sono caratterizzati da precipitazioni da scarse a modeste che hanno comportato comunque ulteriori spostamenti in linea con quanto rilevato dal 2008; - anno 2018: è stato un anno mediamente piovoso, con un evento estremo alla fine di ottobre del 2018 (418 mm/3gg). La risposta della frana agli eventi meteo, non particolarmente intensi e duraturi, risulta non univoca: nella zona centrale si è osservato un trend di spostamento in linea con gli anni precedenti (da mettere in relazione con le cumulate di gennaio e aprile pari a 300 mm ciascuna), mentre la zona superiore non ha evidenziato alcun movimento (stasi). Per quanto riguarda invece l evento meteo di fine 2018, non avendo letture post-evento si rimanda la valutazione della risposta del corpo di frana agli eventi meteo, Ad oggi, quindi, il corpo morfologico sembra spostarsi nel tempo con incrementi della stessa entità in funzione degli eventi meteorici, specie a partire dal 2013 con la presenza di cumulate mensili intense e durature: nella varie zone si riscontrano comunque risposte a eventi prolungati/intensi e stasi in periodi secchi, spesso non in fase e conseguentemente risulta difficile interpretare la dipendenza diretta pioggia-spostamento come nell ultimo caso. 126

Date le dimensioni del complesso coltre franosa-substrato alterato e disarticolato che scorre su un basamento a profondità superiori a 40 m, ne segue come siano fondamentali anche gli aspetti relativi alla scadente qualità geomeccanica e alla gravità, entrambe concause al dissesto in atto. Non si può escludere ancora che per una coltre franosa lunga oltre 5 km e potente fino al substrato arenaceo oltre 70 m gli eventi meteorici abbiano una influenza diretta limitata, dato che la falda si trova sempre a profondità esigue di circa 3-4 m, e che quindi i molti fattori in gioco relativi alle caratteristiche geologiche siano i fattori indizianti, come cause predisponenti all instabilità e che quindi le condizioni meteoclimatiche siano una causa secondaria. Fig. 121 Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazioni SSAV e LGIAC) e letture inclinometriche SSA1 - periodo 2008-2018 Fig. 122 Andamento pluviometrico mensile, eventi estremi (stazioni SSAV e LGIAC) e letture inclinometriche SSA2 - periodo 2008-2018 127

La stima dei contributi di ricarica alle acque sotterranee (cfr. Allegato 1) fa rilevare, dall analisi dei dati disponibili (periodo gennaio 2009 ottobre 2016), un periodo da inizio 2009 all estate 2014 con valori variabili indicativamente tra i 200 e 300 mm per episodio e distribuiti nel tempo ad intervalli piuttosto regolari, nell autunno 2014 si evidenzia un contributo di 500 mm. I dati interferometrici (desunti dal sito Ambiente in Liguria della Regione Liguria) evidenziano nel periodo 1993-2000 e nel periodo 2003-2010 (dati ENVISAT) una situazione composita per quanto riguarda il movimento di PS posti sugli edifici: nella parte superiore della frana (zona Roncolongo - Rocca d Aveto) si rilevano spostamenti di 14-22 mm/anno mentre nel centro abitato di S Stefano d Aveto in prossimità degli inclinometri di ultima generazione si sono registrati 9-12 mm/anno. I valori interferometrici rilevati nel centro abitato mostrano valori leggermente superiori ai dati registrati dalla rete inclinometrica (attiva solo nel centro abitato) i cui valori medi si attestano a circa 5-8 mm/anno, ma sostanzialmente in linea con il cinematismo della frana di Santo Stefano d Aveto. 128