4. Il lavoro interinale



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4. Il lavoro interinale di Elisa Lorenzi 1. Premessa Ormai da diversi anni nell ambito del Rapporto sul mercato del lavoro in provincia di Milano il tema del lavoro interinale costituisce oggetto di particolare attenzione 1. Anche nell edizione di quest anno tale filone di indagine verrà ulteriormente sviluppato e, utilizzando i dati amministrativi dei Centri per l Impiego, si traccerà l evoluzione evidenziata da questa forma contrattuale nel corso degli ultimi quattro anni in provincia di Milano. Tale analisi è stata resa possibile dal progressivo miglioramento delle informazioni desumibili dalle banche dati, ma, soprattutto con riferimento al primo biennio, anche da un attento lavoro di revisione, operato ripescando attraverso un controllo della natura della società di avviamento i lavoratori interinali erroneamente imputati ad altre forme contrattuali. L obiettivo del presente contributo sarà quello di delineare a partire dall evoluzione quantitativa delle missioni di lavoro interinale, dall analisi del tempo di lavoro ad esse connesso e dall andamento della domanda le principali trasformazioni che, nel corso degli ultimi anni, hanno caratterizzato l utilizzo del lavoro interinale. Tale aspetto sarà ovviamente 1 Cfr. Cavicchini, E. e Corsi, E. (2003), Fine di una stagione: il lavoro interinale tra mercato e riforme in Provincia di Milano (2003), L anno dei paradossi. Rapporto 2002 sul mercato del lavoro e le politiche del lavoro in provincia di Milano, Franco Angeli, Milano, pp. 143-165; Cavicchini, E. e Corsi, E. (2002), Il giano bifronte: il lavoro interinale a Milano e provincia in Provincia di Milano (2002), Le trasformazioni del mercato del lavoro e le politiche per l occupazione in provincia di Milano. Rapporto 2001, FrancoAngeli, Milano, pp. 183-229; Fumagalli, G. (2001), La diffusione del lavoro interinale in provincia di Milano (2001), Mercato del lavoro e politiche per l impiego in provincia di Milano. Rapporto 2000, FrancoAngeli, Milano, pp. 205-223. 129

analizzato sulla scorta delle informazioni desumibili dai dati amministrativi, mentre per elementi di approfondimento di carattere più qualitativo si rimanda al cap.3 della 4 Parte 2. 2. L evoluzione del lavoro interinale Com è noto, il lavoro interinale è stato introdotto in Italia in tempi relativamente recenti e, dopo un avvio piuttosto faticoso, ha intrapreso un percorso di forte crescita che, seppure con ritmi meno intensi rispetto al primo triennio di attuazione, prosegue tuttora. Con specifico riferimento alla provincia di Milano, i dati amministrativi dei Centri per l Impiego consentono di delineare l evoluzione registrata nel corso degli ultimi quattro anni, anche se è necessario premettere alcune considerazioni in ordine alla natura e ai limiti della fonte utilizzata. Come già evidenziato nell ambito delle precedenti edizioni del Rapporto, i dati sul lavoro interinale risentono infatti di significative difficoltà di registrazione che riguardano, in particolare, le circoscrizioni di Corsico e Milano 3. Tali problematiche determinano una sottostima nella quantificazione degli avviamenti interinali, ma dato il forte peso della circoscrizione di Milano anche un alterazione delle caratteristiche, con particolare riferimento ai settori produttivi e alle qualifiche professionali, delle missioni avviate. Nonostante i limiti sopra delineati, i dati amministrativi evidenziano la costante crescita che, nel corso degli ultimi quattro anni, ha caratterizzato le missioni di lavoro interinale in provincia di Milano, che sono passate dalle 42.352 del 2000 alle 95.764 del 2003 (cfr. fig. 1). Il trend risulta crescente anche in termini di incidenza percentuale, nonostante nell ultimo anno l incremento appaia decisamente più contenuto. Dopo l esplosione registrata nel primo periodo quando il lavoro interinale rappresentava un elemento di assoluta novità nel mercato del lavoro italiano tale strumento ha infatti conosciuto una discreta diffusione e, nonostante il processo di crescita sia proseguito, gli incrementi annuali si sono attestati su valori decisamente più contenuti: in particolare la variazione annuale è passata dal 51,8% del 2000/2001 al 15,9% del 2002/2003. Tale crescita sembrerebbe 2 cfr. Aiello, M. (2004), Dalle società di fornitura di lavoro temporaneo alle agenzie del lavoro; un'analisi sull'operatività dei nuovi attori del mercato del lavoro nella fase di transizione, pp.359-401. 3 Si evidenzia però come nel 2003 la circoscrizione di Milano probabilmente a seguito dell entrata a regime del portale del lavoro abbia parzialmente recuperato le difficoltà evidenziate in precedenza, incrementando significativamente la segnalazione dei contratti di lavoro interinale. 130

indicare che il lavoro interinale, pur rimanendo nel medio periodo la forma di lavoro atipico in maggiore espansione, stia entrando in una fase di consolidamento, in cui difficilmente si potranno ripetere le variazioni di crescita tipiche del primo periodo. Fig. 1 Missioni interinali: valore assoluto e incidenza percentuale. Anni 2000-2003 30% 20% 10% 0% 95.764 82.608 64.279 42.352 24,0% 24,9% 19,8% 14,1% 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 - Incidenza % Valore assoluto I dati a cui si fa riferimento nel presente contributo sono relativi alle missioni complessive, ovvero al totale degli avviamenti e delle proroghe. La figura seguente (cfr. fig. 2) mostra come, nell arco dei quattro anni, sia mutato il peso delle due componenti sul totale delle missioni ed evidenzia un progressivo aumento nel numero delle proroghe che, nel 2003, raggiungono un peso pari al 36,6% del totale delle missioni. Fig. 2 Missioni interinali: peso percentuale di avviamenti e proroghe. Anni 2000-2003 100% 80% 15,3% 28,7% 35,0% 36,6% 60% 40% 20% 84,7% 71,3% 65,0% 63,4% Proroghe Avviamenti 0% 131

Visto dal lato delle imprese, la crescita nel ricorso alle proroghe sottintende una precisa strategia delle aziende utilizzatrici, che tendono ad accrescere la flessibilità nella flessibilità 4, decidendo l effettiva durata del contratto in relazione all evolversi delle necessità produttive e confermando il lavoratore solo dopo averne appurato le capacità. Se lo stesso fenomeno viene però visto dal lato del lavoratore, è però vero che il progressivo ampliarsi del ricorso alle proroghe tende a determinare un allungamento del tempo di lavoro dei soggetti coinvolti, favorendo almeno per una parte dei lavoratori un processo di stabilizzazione nella precarietà 5. Come prevedibile, si evidenzia un forte gap fra il numero delle missioni di lavoro interinale e quello dei lavoratori coinvolti, che nel corso degli ultimi quattro anni registrano comunque una significativa crescita. In particolare, nel 2003 ad un totale di 95.764 missioni corrispondono 40.862 lavoratori. Fig. 3 Lavoratori coinvolti: valore assoluto e incidenza percentuale Anni 2000-2003 20% 10% 0% 31.160 35.744 40.862 24.631 16,9% 15,8% 11,3% 13,7% 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 - Incidenza % Valore assoluto Se si considera l intero arco dei quattro anni, il numero dei lavoratori complessivamente avviati si attesta a 100.995, un dato non di molto inferiore alla somma dei soggetti coinvolti in ciascun anno e che sembra quindi evidenziare un elevato grado di turn-over. In effetti il numero di lavoratori che gravitano nel mercato del lavoro interinale per tutti i 4 anni 4 Cfr. Carmignani, F., Rustichelli, E., Marzano, G. (2001), Il lavoro interinale. Prime analisi sui dati amministrativi, in Monografie sul Mercato del lavoro e le politiche per l impiego, ISFOL, n. 5, 2001. 5 Cfr. Cavicchini, E. e Corsi, E. (2003), Fine di una stagione: il lavoro interinale tra mercato e riforme, cit.. 132

ovvero che registrano missioni in tutti gli anni presi in esame - sono solo 995. Ovviamente il tasso di permanenza risente dei numeri di ingresso relativamente limitati del 2000, mentre a partire dagli anni successivi l allargamento della platea di lavoratori coinvolti dovrebbe conseguentemente tradursi in un maggior tasso di permanenza 6. Come vedremo meglio nelle pagine successive, i lavoratori vengono spesso avviati numerose volte nel corso dell anno in missioni di diversa durata. E dunque evidente come un contratto interinale così come, più in generale, un contratto di lavoro atipico non possa essere equiparato, in termini di occupazione prodotta ad un rapporto a tempo indeterminato. In questo senso si ritiene interessante stimare, in base alle giornate lavorative cumulate dalle diverse missioni, il numero equivalente di lavoratori occupati a tempo pieno 7. La stima operata evidenzia come all espandersi del numero delle missioni corrisponda anche una significativa crescita del numero di lavoratori equivalenti, che passano dai 5.382 del 2000 ai 13.528 del 2003 (cfr. fig. 4). Tali dati offrono una lettura alternativa - rispetto a quella operata sulla base del numero di missioni sulla capacità del lavoro interinale di creare occupazione, ridimensionandone notevolmente la portata. Si ricorda d altra parte come, nonostante la forte espansione registrata da questa forma contrattuale nel corso degli ultimi anni, in base ai dati del censimento 2001 il peso del lavoro interinale sul totale degli occupati in provincia di Milano si attesti intorno all 1%. Fig.4 Stima del numero di lavoratori equivalenti. Anni 2000-2003 15.000 13.528 10.000 5.000 5.382 9.058 9.818-6 Infatti i lavoratori che permangono nel mercato interinale per due anni consecutivi passano dai 6.672 del 2000-2001, ai 9.526 del 2001-2002 ai 11.032 del 2002-2003. 7 Le giornate lavorative cumulate dalle missioni sono state divise per 212, ovvero le giornate lavorative annuali di un impiego standard. 133

3. La domanda di lavoro interinale Passando all analisi dell evoluzione della domanda di lavoro interinale, si evidenzia innanzitutto il peculiare rapporto trilaterale cha caratterizza tale forma contrattuale, che vede coinvolta, oltre al lavoratore e all impresa, anche la società fornitrice di lavoro temporaneo. Proprio il processo di diffusione di tali società in provincia di Milano rappresenta un interessante chiave di lettura del mercato del lavoro interinale. In base ai dati registrati negli archivi dei Centri per l Impiego, le società che negli ultimi quattro anni hanno effettuato avviamenti in provincia di Milano sono passate dalle 46 del 2000 alle 63 del 2003 8 (cfr. fig. 5). La forte espansione nel numero delle agenzie registratasi nei primi anni di introduzione del lavoro interinale sembra essersi successivamente attenuata, anche per effetto delle strategie di razionalizzazione delle reti territoriali esistenti e dei processi di concentrazione e selezione che hanno coinvolto i soggetti in campo 9. Sarà di estremo interesse monitorare l evolversi del mercato del lavoro interinale e le strategie di riposizionamento messe in atto dalle società nonché dai nuovi soggetti che entreranno sul mercato a seguito delle innovazioni in materia di somministrazione della manodopera introdotte con la Legge 30/2003. Il ridimensionamento del processo di diffusione delle società di fornitura di lavoro temporaneo risulta particolarmente significativo proprio perché avvenuto in una fase di continua e rilevante espansione del mercato del lavoro interinale, così come si evidenzia dalla costante crescita del numero medio di missioni (cfr. fig. 5). Evidentemente, dopo un primo periodo in cui le diverse società si sono mobilitate per presidiare il territorio, si è innescato un successivo processo di assestamento che ha portato ad una più efficiente riorganizzazione spaziale della struttura dei diversi gruppi. 8 La differenza rispetto alle quantificazioni operate nelle scorse edizioni del rapporto è dovuta ai diversi criteri utilizzati per la mappatura. Mentre nel presente contributo si utilizzano gli archivi dei CpI, in passato la quantificazione teneva conto in via esclusiva delle società autorizzate dal Ministero del Lavoro e individuabili attraverso i siti internet riconoscibili e gli elenchi telefonici sul territorio della provincia di Milano. 9 Cfr. Cavicchini, E. e Corsi, E. (2003), Fine di una stagione: il lavoro interinale tra mercato e riforme in Provincia di Milano (2003), cit.. 134

Fig. 5 Numero delle società fornitrici di lavoro interinale e numero medio di missioni per società. Anni 2000-2003 70 60 50 40 30 20 10 0 63 57 59 46 1.520 1.400 1.128 921 2.000 1.500 1.000 500 - Numero società Numero missioni per società Elementi di interesse sulle trasformazioni che hanno caratterizzato il mercato del lavoro interinale emergono inoltre dall analisi delle quote di mercato detenute dalle principali società. Le prime cinque nonostante continuino a detenere un elevato grado di controllo del mercato registrano una forte flessione, passando dal 72,3% del 2000 al 56,2% nel 2003. Tale perdita sembra essere andata a vantaggio di quella fascia di società di medie dimensioni - fra la quinta e la quindicesima posizione - che, al netto del calo registrato dalle prime cinque, evidenziano incrementi di quote di mercato assai significative. Tale dinamica sembra trovare conferma nelle diverse strategie di posizionamento adottate dalle società. Infatti, mentre le più grandi, nel tentativo di presidiare il territorio e di imporsi quali leader del mercato, si sono attivate tempestivamente costituendo fin dall inizio una rete territoriale ampia ed articolata, molte società hanno adottato un percorso di crescita più graduale, proseguendo anche nel corso dell ultimo anno l ampliamento del numero delle loro agenzie e di, conseguenza, delle loro quote di mercato. Tab. 1 Quote di mercato detenute dalle prime 20 società di lavoro interinale. Anni 2000-2003 Prime 5 società 72,3% 68,4% 66,7% 56,2% Prime 10 società 84,0% 84,9% 82,1% 74,4% Prime 15 società 89,7% 90,7% 90,1% 84,9% Prime 20 società 93,4% 94,6% 94,1% 90,1% 135

Un ulteriore tassello nell analisi del mercato del lavoro interinale è rappresentato dai dati relativi alle società utilizzatrici che, a seguito dei miglioramenti apportati nelle procedure di registrazione dei dati amministrativi, si sono resi disponibili a partire dall ultimo biennio. L aumento del numero delle imprese coinvolte, passate dalle 7.502 del 2002 alle 8.092 del 2003, sembra riconducibile più al diverso livello di informazioni mancanti relative ai due anni (l 11,7% nel 2002 a fronte del 2,6% nel 2003), che non ad una effettiva crescita della platea dei soggetti che domandano lavoro interinale. Ciò è particolarmente vero se si confronta il dato con la crescita decisamente più significativa che ha interessato le imprese che hanno fatto ricorso a contratti a tempo determinato, a testimonianza di come l intermediazione di un soggetto terzo nel raccordo domanda-offerta anche per effetto degli elevati costi aggiuntivi che questo comporta non sia necessariamente considerata dalle aziende un elemento particolarmente vantaggioso. Tale aspetto meriterebbe sicuramente un maggiore approfondimento, vista anche la fase di grande trasformazione, caratterizzata dall ampliamento della gamma degli istituti soggetti a mediazione di enti terzi. 4. Il tempo di lavoro A partire dal forte scostamento fra il numero di missioni, il numero di lavoratori coinvolti e il numero di lavoratori equivalenti evidenziato nel secondo paragrafo, si pone ora al centro dell attenzione la questione della durata dei contratti, ovvero della quantità di tempo di lavoro impegnata nelle singole missioni e associabile a ciascun lavoratore. Tab. 2 Missioni per durata, anni 2000-2003 Durata Fino a 2 gg. 9,9 10,0 8,3 8,1 3-6 gg. 11,7 10,8 10,7 10,2 7-15 gg. 17,4 17,8 19,7 19,3 16-30 gg. 19,0 19,9 21,4 18,6 31-60 gg. 20,4 20,9 21,6 21,3 61-90 gg. 9,5 9,0 8,5 9,5 91-180 gg. 9,4 9,1 7,8 9,9 >180 gg. 2,7 2,5 2,0 3,1 100,0 100,0 100,0 100,0 136

Restringendo l attenzione ai contratti terminati all interno di ciascun anno di riferimento, si procede innanzitutto ad un analisi della durata delle singole missioni 10. I dati sembrano evidenziare una progressiva riduzione in termini relativi delle missioni di breve e brevissima durata, mentre tendono ad aumentare quelle più lunghe. La durata media delle missioni, dopo due anni di progressiva riduzione, nel 2003 ha registrato un significativo allungamento, attestandosi a 40,8 giorni, mentre la mediana ovvero il valore al di sotto del quale si colloca la metà dei casi è passata da 26 a 28 giorni. L allungamento della durata potrebbe indicare, così come dichiarato da alcune agenzie, un crescente utilizzo del lavoro interinale come periodo di prova del lavoratore prima di un assunzione a contratto a tempo indeterminato. Questa forma contrattuale si configurerebbe quindi in misura crescente quale trampolino di lancio per un inserimento stabile del lavoratore nel mercato del lavoro, e quale strumento di intermediazione per le imprese che, oltre a disporre del vantaggio aggiuntivo di poter testare il lavoratore senza doversi attenere ad alcun vincolo, si troverebbero sgravate dagli oneri di ricerca e selezione del personale 11. Il lavoro interinale quale periodo di prova per un successivo inserimento stabile in azienda è solo una delle possibili modalità di utilizzo di questa forma contrattuale e, come vedremo meglio nelle pagine successive, interessa prevalentemente una specifica fascia di lavoratori. Rimane infatti ampio il ricorso al lavoro interinale per rispondere ad esigenze di flessibilità, per sopperire a picchi produttivi e a necessità di carattere straordinario, come mostra anche il forte peso delle missioni di breve durata. Un ulteriore elemento in grado di fornire importanti indicazioni sulle modalità di utilizzo del lavoro interinale è inoltre rappresentato dal numero di missioni effettuate da ciascun lavoratore. I soggetti che nel corso dell anno effettuano una sola missione interinale per quanto numerosi risultano in forte flessione, mentre aumenta significativamente il peso di coloro che sono caratterizzati da avviamenti multipli. Sembra dunque trovare conferma la tendenza delle agenzie di lavoro interinale a 10 Per maggiori dettagli sulle modalità di calcolo adottate si rimanda al contributo sul contratto a tempo determinato realizzato in questa parte del Rapporto. 11 E ovvio che nella rappresentazione del lavoro interinale quale trampolino di lancio per un inserimento stabile nel mercato del lavoro giocano probabilmente le strategie di marketing delle società di lavoro interinale. Sarebbe dunque di estremo interesse poter testare sul campo tale ipotesi interpretativa, procedendo ad una quantificazione dei tassi di passaggio fra lavoro interinale e lavoro a tempo indeterminato. 137

reimpiegare i soggetti che hanno portato a termine una precedente missione, nel tentativo, da un lato, di fidelizzare i lavoratori e, dall altro, di offrire alle aziende una garanzia di maggiore affidabilità 12. Tab. 3 Numero di missioni per lavoratore, anni 2000-2003 Numero missioni 1 62,5 53,9 50,1 48,4 2-3 28,5 32,1 33,8 36,3 4-5 6,2 8,7 9,9 9,8 + di 5 2,8 5,2 6,2 5,4 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 Con riferimento ai giorni di lavoro cumulati da ciascun soggetto e limitando l analisi al 2003 - si evidenzia inoltre una durata media in diminuzione al crescere del numero delle missioni (cfr. fig. 6), mentre, come prevedibile, cresce il tempo di lavoro totale. Fig. 6 Durata media per numero di missioni effettuate. Anni 2000-2003 60 50 40 30 20 10-55 49 33 23 1 missioni 2-3 missioni 4-5 missioni >5 missioni Il numero di missioni effettuate da ciascun lavoratore nell arco dell anno sembra rappresentare l elemento più significativo ai fini dell individuazione dei diversi target del lavoro interinale e delle sue diverse modalità di utilizzo. Per buona parte dei soggetti avviati una sola volta si configura probabilmente un contatto occasionale con il mondo del lavoro interinale. Si tratta infatti di lavoratori caratterizzati da un elevato livello di istruzione e inseriti con qualifiche professionali di carattere tecnico-impiegatizio. E 12 Cfr. Aiello, M. (2004), cit., pp.359-401. 138

probabilmente per questa fascia forte che il lavoro interinale può rappresentare un periodo di prova in vista di un inserimento più stabile in azienda o comunque soprattutto per i soggetti più giovani, neo-diplomati o neo-laureati un primo contatto con il mondo del lavoro al quale fanno seguito esperienze professionali più strutturate. Completamente diversa appare la situazione dei soggetti caratterizzati da avviamenti multipli. In particolare, si evidenzia una relazione inversa fra il numero di missioni effettuate e il livello di istruzione e le qualifiche professionali più diffuse sono quelle di carattere operaio e gli addetti alle vendite. Il profilo dei lavoratori che hanno registrato al massimo tre avviamenti sembra però distinguersi piuttosto nettamente da chi ha effettuato un numero di missioni superiore. In particolare, per i primi risulta superiore alla media il peso delle figure impiegatizie e degli operai specializzati, mentre fra gli altri prevalgono il personale non qualificato e per chi è stato avviato più di cinque volte gli addetti alle vendite. In quest ultimo gruppo risultano inoltre particolarmente numerosi gli avviamenti di soggetti stranieri. Il gruppo di lavoratori che porta a compimento annualmente 2-3 missioni che cumula un tempo di lavoro significativo e che è caratterizzato da qualifiche professionali di difficile reperimento sul mercato - sembrerebbe dunque configurarsi quale target privilegiato per le strategie di fidelizzazione delle agenzie di lavoro interinale, che tendono a garantire una certa continuità ai lavoratori ritenuti più affidabili e facilmente collocabili sul mercato. I soggetti avviati numerose volte con missioni di breve durata e mansioni dequalificate si configurano invece come una fascia debole di lavoratori, per i quali il lavoro interinale non sembra offrire opportunità di stabilizzazione, ma una sorta di continuità nel precariato i cui possibili effetti andrebbero accuratamente monitorati, al fine di approntare politiche pubbliche in grado di offrire una rete di supporto anche a quei lavoratori per i quali la flessibilità rischia di tradursi in precarietà permanente. 139

Box Lavoro interinale Lavoratori % Missioni % 2000 24.631 11,3 42.352 14,1 2001 31.160 13,7 64.279 19,8 2002 35.744 15,8 82.608 24,0 2003 40.862 16,9 95.764 24,9 Avviati % Avviamenti % 2000 24.445 10,6 35.888 12,4 2001 30.275 12,6 45.808 15,3 2002 33.914 14,2 53.696 17,6 2003 38.509 15,2 60.760 18,1 Lavoratori % Proroghe % 2000 3.989-6.464-2001 10.034-18.471-2002 14.608-28.912-2003 18.723-35.004 - Missioni: variazioni % 60 51,8 40 20 26,5 28,5 14,7 15,9 14,3 Missioni Lavoratori 0 2001/2000 2002/2001 2003/2002 Missioni: i dati più significativi % donne 46,0 45,6 45,0 46,0 % stranieri 10,7 12,7 16,2 16,3 Età media (anni) 28,0 28,5 29,0 29,5 Qualifiche di avviamento Dirigenti 0,0 0,1 0,3 0,1 Professioni intellettuali 0,1 0,1 0,6 1,2 Tecnici 12,6 11,4 8,4 6,9 Impiegati 28,2 25,6 22,2 25,9 Prof. relative alle vendite 3,9 8,0 14,4 14,8 Operai specializzati 1,8 3,2 6,4 8,1 Conduttori di impianti 2,8 4,7 13,4 13,6 Personale non qualificato 50,7 46,9 34,3 29,4 Settori di attività Agricoltura - - 0,3 0,2 Industria - - 55,3 52,0 Servizi - - 43,5 47,0 Costruzioni - - 1,0 0,9 140

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