AGALASSIA CONTAGIOSA



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AGALASSIA CONTAGIOSA Caratteristiche della patologia Informazioni E.1 Malattia E.1.1 Nome patologia Agalassia contagiosa E.1.2 Agente/i eziologico/i Attualmente sono riconosciute quattro specie appartenenti al genere Mycoplasma in grado d indurre l agalassia contagiosa: 1) M. agalctiae (principale agente eziologico della malattia); 2) M. capricolum subsp. capricolum (colpisce principalmente i caprini); 3) M. mycoides subsp. capri (principalmente dei caprini, una volta classificato come M. mycoides subsp. mycoides var. large colonies); 4) M. putrefaciens (quasi esclusivamente caprini, ruolo come patogeno primario non del tutto chiarito). E.1.3 Breve descrizione L agalassia contagiosa è una patologia infettiva contagiosa, sostenuta da diverse specie di micoplasmi, che colpisce gli ovi-caprini. La malattia è diffusa in diverse aree del mondo e può essere causa di gravi perdite economiche qualora non venga controllata. L infezione si trasmette attraverso diversi secreti ed escreti tra cui il latte. Dopo un incubazione di 1-8 settimane i soggetti colpiti possono presentare riduzione o blocco della secrezione lattea; lesioni oculari; poliartiti e, nei casi più gravi, polmoniti o setticemie (soggetti giovani). Generalmente le capre manifestano forme cliniche più gravi rispetto alle pecore. Superata la fase sintomatica gli animali colpiti possono restare portatori per mesi, raramente anni. Il sospetto diagnostico può essere emesso su base clinica, epidemiologica e sierologica, tuttavia la diagnosi certa richiede l isolamento dell agente. La profilassi si basa principalmente sul rispetto di norme igieniche e sul mantenimento di un buon livello di biosicurezza. Inoltre è possibile effettuare interventi vaccinali che protegge dalle forme cliniche ma non dall infezione. I soggetti colpiti possono essere trattati farmacologicamente tuttavia la terapia non sempre risulta efficace. La malattia non ha potenziale zoonosico e non rappresenta un pericolo per la salute umana. 1 Rilevanza della patologia 1.1-1.2 Presenza e frequenza dell agente eziologico sul territorio regionale / extraregionale 1.1.1 Presenza e frequenza della Numericamente non stimata con precisione, il Quadro di 1.2.1 malattia in Regione Lombardia Contesto Regionale della Sanità Pubblica Veterinaria 2010 segnala alcuni focolai con positività sierologica e forme 1.1.2 1.2.2 Presenza e frequenza della malattia in regioni / Stati confinanti cliniche conclamate. Segnalati diversi focolai senza vere e proprie epidemie. Scheda agalassia contagiosa Pag. 1

1.1.3 1.2.3 1.1.4 1.2.4 1.1.5 1.2.5 1.1.6 1.2.6 1.1.7 1.2.7 1.1.8 1.2.8 Frequenza eventuali epidemie (specificare aree) Animali / Vettori / Ambiente Eventuali cicli stagionali / focolai influenzati da anomalie climatiche Fattori che favoriscono la presenza dell'agente (scarse misure igieniche, biosicurezza, management, ecc.) Stabilità nell'ambiente dell'agente eziologico Possibilità di eliminare l'agente dall'ambiente Non applicabile. Gli ovi-caprini sono la principale fonte d infezione, in particolare alcuni soggetti colpiti e che hanno superato la forma acuta possono diventare portatori per mesi, talvolta anni. L agente viene eliminato dai capi colpiti con secreti, escreti ed essudati (anche il condotto uditivo può essere una fonte di contagio) e infetta i soggetti suscettibili generalmente attraverso l ingestione (meno frequente l inalazione) o attraverso fomiti. Le femmine nel post-partum sono un importante fonte d infezione per i neonati attraverso l allattamento, anche per più di una lattazione (gli agenti sopravvivono nei linfonodi sopramammari). Gli artropodi non sembrano svolgere un ruolo rilevante nel ciclo della patologia. L ambiente può essere fonte d infezione qualora l agente contamini gli alimenti o l acqua di bevanda; Mycoplasma spp. presenta normalmente una scarsa resistenza al di fuori dell ospite tuttavia alcune specie (nel caso della malattia in questione soprattutto M. agalactiae e M. putrefaciens) sono in grado di produrre biofilm che migliora la loro sopravvivenza. Non sembra esserci un vero e proprio ciclo stagionale, incrementi dell incidenza si registrano, negli allevamenti colpiti, generalmente in concomitanza con la stagione dei parti a causa dell elevato rischio di trasmissione ai neonati tramite il latte infetto. Bassi livelli di biosicurezza e scarse misure igieniche. Mancato controllo degli animali in entrata, dei capi infetti e dei portatori cronici; contatto tra greggi con diversi livelli sanitari; impiego di latte o colostro contaminati per l allattamento di agnelli e capretti; scarsa igiene durante il parto; mancata pulizia di strumenti a rischio di contaminazione; scarsa igiene degli alimenti destinati al consumo animale e delle acque. Generalmente scarsa, agenti batterici privi di parete cellulare e sensibili ai principali disinfettanti. Alcuni ceppi (soprattutto di M. agalactiae e M. putrefaciens) sono in grado di produrre biofilm che ne migliora la resistenza nell ambiente. Possibile a livello di allevamento. Non è del tutto noto il ruolo degli animali selvatici nel mantenimento della malattia (presumibilmente poco rilevante in Lombardia). 1.3 Numero di specie domestiche colpite 1.3.1 Numero di specie domestiche Ovini e caprini. colpite (indicare anche quali) Descritta sieroconversione nel cervo europeo e nei camelidi del Nuovo Mondo ove vi sarebbe anche un presunto ruolo patologico ancora in via di chiarimento. 1.4 Velocità di diffusione 1.4.1 Rapidità di diffusione Media, in caso di popolazioni indenni morbilità fino al 30-60% nell'allevamento 1.4.2 Rapidità di diffusione tra allevamenti in assenza di controllo. Medio-bassa, correlata alla movimentazione dei soggetti a rischio. Scheda agalassia contagiosa Pag. 2

1.4.3 Capacità di diffondersi senza movimentazione di animali Pressoché nessuna (trasmissione per via aerogena possibile solo a brevi distanze e fauna selvatica apparentemente non rilevante per la trasmissione). 1.5 Vettori come reservoir e potenziali fonti di contagio 1.5.1 Ciclo della patologia influenzato da vettori Non sembra vi siano artropodi in grado di influenzare significativamente il ciclo della malattia. 1.5.2 Presenza del vettore sul territorio Non applicabile. regionale / nazionale 1.5.3 Presenza del vettore legata a Non applicabile. determinate aree / condizioni climatiche 1.5.4 Capacità del vettore di Non applicabile. sopravvivere, riprodursi, trasmettere l'infezione, fungere da reservoir 1.6 Rischio di contagio nelle specie sensibili 1.6.1 Probabilità di trasmissione Variabile; medio / alta (morbilità 30-60%) in caso d ingresso della malattia in allevamenti indenni in assenza di misure controllo. 1.6.2 Modalità di trasmissione Diretta e Indiretta. La principale via d ingresso degli agenti è quella orale, quella aerogena è possibile ma risulta meno rilevante per la diffusione dell agente rispetto a quanto si verifica con altri micoplasmi. Descritta, ma poco frequente, trasmissione indiretta attraverso contaminazione di alimenti, acqua di bevanda e fomiti vari. 1.6.3 Particolari condizioni che favoriscono la trasmissione Scarse misure igieniche e mancanza di controllo. Nessun controllo degli animali in entrata, dei soggetti clinici e dei portatori cronici; scarsa igiene degli alimenti e delle acque; inadeguata pulizia degli strumenti esposti a contaminazione; alimentazione dei neonati con latte a rischio non opportunamente trattato. 1.7 Specie selvatiche reservoir e potenziali fonti di contagio 1.7.1 Specie colpite Dei selvatici presenti sul nostro territorio è descritta la sola sieroconversione nel cervo europeo. 1.7.2 Interazioni selvatici / domestici / Attualmente non conosciute, presumibilmente irrilevanti. uomo 1.7.3 Eventuali specie in pericolo colpite Non applicabile. 1.8 Potenziale diffusione silente 1.8.1 Riconoscibilità della patologia attraverso i segni clinici Variabile, a seconda della forma manifestata dall ospite. Negli adulti è possibile emettere un sospetto di malattia qualora si verificassero nello stesso periodo casi di mastite con ipogalassia / agalassia, poliartriti e cheratocongiuntiviti, tuttavia la diagnosi certa richiede comunque alcuni giorni per l isolamento dell agente. Nei soggetti giovani sono più frequenti le setticemie e, in alcuni casi, le polmoniti che non presentano alcun sintomo specifico. Scheda agalassia contagiosa Pag. 3

1.8.2 Diffusione attraverso soggetti subclinici / asintomatici Sì, alcuni soggetti colpiti possono diventare portatori per mesi (talvolta per anni). Le pecore e le capre infette possono trasmettere l infezione anche nelle lattazioni successive, in virtù della capacità degli agenti di sopravvivere nei linfonodi mammari. 1.8.3 Periodo d'incubazione Variabile, generalmente da 1 ad 8 settimane. 1.9 Variabilità dell agente 1.9.1 Specie / Tipi conosciuti Attualmente sono riconosciute 4 specie come possibili causa di agalassia contagiosa (M. agalctiae, M. capricolum subsp. capricolum, M. mycoides subsp. capri e M. putrefaciens). Questi agenti possono presentare diversi ceppi con caratteristiche metaboliche differenti che, talvolta, possono renderne difficoltosa l identificazione attraverso i test biochimici. 1.9.2 Mutazioni Scarse / Nessuna. 1.9.3 Specie - specificità Medio - alta. Colpiti con certezza solo gli ovi-caprini; gli agenti rappresentano attualmente una sospetta causa di malattia in alcuni camelidi e, inoltre, è descritta sieroconversione in alcuni cervidi. 1.10 Conoscenza dell interazione ospite-patogeno 1.10.1 Grado di conoscenza scientifica sulla patogenesi Discreto. Da chiarire il ruolo patogeno degli agenti in alcune specie non appartenenti alle sottofamiglie ovina o caprina. 1.11 Conoscenza della risposta immunitaria 1.11.1 Totale / parziale / nessuna Pressoché totale. conoscenza dell'immunità umorale 1.11.2 Totale / parziale / nessuna Parziale. conoscenza dell'immunità cellulomediata 2 Impatto socio-economico 2.1 Impatto della patologia sulle produzioni nella realtà lombarda 2.1.1 Perdite produttive (mortalità / scarti) Non determinate, attualmente segnalati solo casi sporadici in Regione Lombardia. 2.1.2 Riduzione della qualità dei prodotti Non determinata. 2.1.3 Minacce alla sopravvivenza Attualmente non segnalate. dell'industria 2.2 Impatto economico del piano di controllo 2.2.1 Presenza e obbligatorietà del piano Nessun piano di controllo vero e proprio previsto. Controlli sistematici obbligatori in concomitanza degli interventi di bonifica sanitaria negli allevamenti di caprini da latte o in caso di sospetto focolaio (DDUO n 10971 del 29/10/2010). 2.2.2 Costo delle misure di monitoraggio REGIONE LOMBARDIA in atto 2.2.3 Presenza di focolai sul territorio Segnalate positività sporadiche nel Quadro di Contesto 2010. 2.2.4 Tipologia e costo delle misure di controllo in atto. Blocco della movimentazione animale, divieto di utilizzo del latte di animali infetti e trattamenti terapeutici a carico dell allevatore. Interventi vaccinali obbligatori e diagnostica a carico del SSR (DDUO n 10971 del 29/10/2010). Scheda agalassia contagiosa Pag. 4

2.3 Potenziale Impatto economico diretto (costi cumulativi inclusi) 2.3.1 Limitazioni e divieti alla produzione Limitazioni solo in caso di focolaio dove si applica il blocco e alla movimentazione animale delle movimentazioni animali (prevista possibilità di deroga). 2.3.2 Potenziale costo economico Relativamente elevato qualora la patologia si verifichi in popolazioni indenni in assenza di mezzi di controllo. Fino al 60% di morbilità, segnalate perdite (decessi, scarti e riforme) fino all 80% nei casi più gravi. 2.3.3 Possibili mezzi di controllo (vaccinazione e terapia medica / Test-and-cull / Stamping out) Terapia medica e vaccinazione: metodo attualmente in uso (attualmente solo vaccinazione a carico del SSR). Riforma dei soggetti clinici: costi più elevati rispetto a terapia e vaccinazione, mezzo impiegato per mantenere l indennità a livello di area / Paese. Stamping out: misura particolarmente costosa applicabile, in caso di piccolo focolaio, per mantenere l indennità a livello di Stato o ampia area geografica. REGIONE LOMBARDIA 2.3.4 Costi degli eventuali interventi richiesti (monitoraggio e controllo) 2.4 Potenziale Impatto economico indiretto (sociale, commerciale) 2.4.1 Conseguenze sulla distribuzione dei Pressoché nessuna di natura indiretta. prodotti 2.4.2 Riduzione del prezzo di mercato Pressoché nessuna di natura indiretta (patologia non zoonosica). 2.4.3 Divieto di distribuzione a livello No. nazionale 2.4.4 Costi dei trattamenti e del controllo Non applicabile. della patologia negli esseri umani 2.4.5 Riduzioni del turismo e della Nessuna segnalata. biodiversità 2.4.6 Restrizioni sul sistema produttivo Nessuna. 3 Impatto sulla salute pubblica 3.1 Presente in normativa 3.1.1 Se presente ambito territoriale Non applicabile. interessato 3.2 Potenziale zoonosico 3.2.1 Possibilità di trasmissione agli No (nessun rischio documentato per la salute pubblica). esseri umani 3.2.2 Frequenza di trasmissione agli Non applicabile. esseri umani 3.2.3 Modalità di trasmissione agli esseri Non applicabile. umani (diretto, indiretto, vettori, alimenti, aerogena) 3.2.4 Barriere di specie Non applicabile. 3.2.5 Fattori di patogenicità Non applicabile. 3.2.6 Eventuale sottostima dei casi Non applicabile. umani 3.3 Probabilità di contagio 3.3.1 Probabilità di contagio Non applicabile. 3.4 Trasmissibilità tra esseri umani 3.4.1 Probabilità di trasmissione tra Non applicabile. esseri umani Scheda agalassia contagiosa Pag. 5

3.4.2 Modalità di trasmissione tra esseri Non applicabile. umani (diretta / indiretta) 3.5 Impatto sulla salute umana 3.5.1 Gravità della sintomatologia clinica Non applicabile. dei soggetti colpiti 3.5.2 Durata della sintomatologia e Non applicabile. dell'eventuale interruzione dell'attività lavorativa 3.5.3 Danni permanenti Non applicabile. 3.5.4 Mortalità Non applicabile. 3.6 Impatto sulla sicurezza alimentare 3.6.1 Probabilità d'infezione / Non applicabile. tossinfezione / intossicazione attraverso gli alimenti 3.6.2 Dosi necessarie per causare Non applicabile. infezione / tossinfezione / intossicazione 3.6.3 Precauzioni richieste Non applicabile. 3.7 Potenziale bioterroristico 3.7.1 Potenziale dannoso dell'agente Non applicabile. sull'uomo 3.7.2 Reperibilità dell'agente Non applicabile. 3.7.3 Facilità d impiego e conservazione Non applicabile. dell'agente (laboratori / personale specializzato / singoli individui) 4 Impatto sugli scambi commerciali 4.1 Impatto scambi regionali legato alle normative vigenti 4.1.1 Blocco / limitazione al commercio (singolo animale, mandria, area delimitata, totale) Blocco delle movimentazioni animali a livello di singolo allevamento o gregge in caso di conferma del focolaio (DDUO n 10971 del 29/10/2010). 4.1.2 Lista di prodotti vietati In caso di focolaio divieto di utilizzo del latte di soggetti infetti (DDUO n 10971 del 29/10/2010). 4.1.3 Perdita di indennità Non applicabile. 4.1.4 Difficoltà e tempistica del recupero Non applicabile. di eventuali indennità perse 4.2 Impatto scambi nazionali / comunitari legato alle normative vigenti 4.2.1 Blocco / limitazione al commercio (singolo animale, mandria, area delimitata, totale) Blocco delle movimentazioni animali a livello di singolo allevamento o gregge in caso di conferma del focolaio (DPR 320/54). 4.2.2 Lista di prodotti vietati In caso di focolaio divieto di utilizzo del latte di soggetti infetti (DPR 320/54). 4.2.3 Perdita di indennità Italia attualmente non indenne. Scheda agalassia contagiosa Pag. 6

4.3 Impatto scambi internazionali legato alle normative vigenti 4.3.1 Blocco / limitazione al commercio (singolo animale, mandria, area delimitata, totale) Blocco delle movimentazioni animali a livello di singolo allevamento o gregge in caso di conferma del focolaio (DPR 320/54). Raccomandazioni OIE (Terrestrial Code cap. 14.1): Assenza di segni clinici. Provenienza da allevamenti che non hanno casi da almeno 6 mesi. Quarantena di almeno 21 giorni prima del trasporto. 4.3.2 Lista di prodotti vietati In caso di focolaio divieto di utilizzo del latte di soggetti infetti (DPR 320/54). 4.3.3 Perdita di indennità Italia attualmente non indenne. 4.3.5 Paesi con legislazioni REGIONE LOMBARDIA particolarmente restrittive 4.4 Possibilità di creare aree di controllo 4.4.1 Estensione dell'area Singolo allevamento, possibili deroghe stabilite dall ASL competente (DDUO n 10971 del 29/10/2010). 5 Benessere animale 5.1 Impatto sul benessere animale (durata) 5.1.1 Presenza e durata dei danni al Possibili danni al benessere animale la cui durata varia da benessere animale alcuni giorni per le forme cliniche acute ad alcune settimane (qualora non venga riformato prima l animale) per le poliartriti più gravi e le lesioni alle vie genitali (vulvovaginiti granulomatose e degenerazioni testicolari). Descritti casi di cecità permanente, anche bilaterale, come complicazione delle cheratocongiuntiviti. 5.2 Frequenza di animali sofferenti/feriti/stressati a causa della patologia 5.2.1 Se presenti indicare la percentuale Variabile; a seconda dello stato immunitario dei capi colpiti, del ceppo coinvolto e dei mezzi di controllo in atto. L ingresso della malattia in una popolazione indenne presenta una morbilità piuttosto elevata, mediamente del 30-60%, con mortalità generalmente inferiore al 20% (fino al 70% negli agnelli o nei capretti colpiti da setticemia). M. putrefaciens sembra essere il meno patogeno dei quattro agenti causali tuttavia nei casi in cui si verifichi co-infezione con M. agalactiae è stato descritto un effetto sinergico che può portare a perdere fino all 80% del gregge (mortalità o riforma). 5.3 Severità / reversibilità della malattia 5.3.1 Gravità clinica / reversibilità della malattia L infezione può decorrere in maniera asintomatica oppure indurre forme conclamate che vanno dal moderato al grave, generalmente le forme cliniche più gravi si registrano nelle capre o nelle popolazioni indenni colpite per la prima volta dalla malattia. Negli adulti le forme conclamate possono presentarsi con malessere, febbre transitoria, inappetenza, mastiti, poliartriti e/o cheratocongiuntiviti. Sono descritte anche polmoniti che tuttavia restano un evento raro, in particolare per le infezioni da M. agalatiae. Scheda agalassia contagiosa Pag. 7

5.3.2 Interventi terapeutici e loro efficacia Nei casi di mastite si osservano alterazioni a carico della mammella (edema, aumento della temperatura) e della secrezione lattea che inizialmente si presenta come acquosa per poi diventare grumosa mentre il colore del latte varia dal giallo-verdastro al grigiastro. La produzione lattea inoltre diminuisce vistosamente fino, frequentemente, ad arrestarsi. Le poliartriti si manifestano in genere nel 5-10% dei casi, con maggior frequenza alle articolazioni distali; le conseguenze di queste forme possono essere anche molto gravi (decubito permanente). Le cheratocongiutiviti possono manifestarsi con frequenza molto variabile (5-50% dei casi) principalmente sono di natura transitoria, talvolta tuttavia sono possibili cronicizzazioni e cecità permanente dei soggetti colpiti. L infezione può inoltre causare lesioni agli organi genitali ed aborto nelle femmine gravide. Gli animali giovani sono più suscettibili a alle forme cliniche gravi quali setticemie e/o polmoniti (in particolare capretti colpiti da M. mycoides subsp. capri e M. capricolum subsp. capricolum) caratterizzate da mortalità elevata. Gli interventi terapeutici sono generalmente di tipo antibiotico accompagnati, nei casi più gravi, da terapia antinfiammatoria (FANS) e terapia di sostegno. Gli interventi terapeutici possono ridurre i sintomi clinici nelle forme acute tuttavia risultano scarsamente efficaci sia nei casi di poliartrite e/o cheratocongiuntivite sia ai fini della completa eliminazione degli agenti (prevenzione dello status di portatore cronico). 5.4 Impatto sulle Libertà Animali 5.4.1 Libertà animali impedite Eventuale impedimento delle Libertà: dalla fame, dalla sete e dalla malnutrizione (forme cliniche gravi); dalla costrizione di vivere in ambiente disagevole (poliartriti gravi con decubito permanente); dal dolore, dalle lesioni, dalle malattie; di esprimere un comportamento normale (poliartriti, cheratocongiuntiviti e lesioni genitali). 6 Strumenti di controllo 6.1 Adeguatezza degli strumenti per la diagnosi 6.1.1 Kit validati disponibili in Italia Non applicabile (interventi diagnostici stabiliti secondo normativa). 6.1.2 Normative che regolano la Diagnostica regolata dal Decreto Regionale n 10971 del diagnostica 29/10/2010. MONITORAGGIO: Controllo sul latte di tutti (o a campione in allevamenti >50 capi) i caprini in lattazione per la ricerca di M. agalactiae contestualmente alle operazioni di bonifica sanitaria. In caso di allevamenti da latte misti, ovini e caprini, controllo di entrambe le specie stabulate. Scheda agalassia contagiosa Pag. 8

6.1.3 Metodologie diagnostiche descritte da enti internazionali (OIE, UE) 6.1.4 Possibilità / Obbligo di effettuare test DIVA (vaccini marker) 6.1.5 Giudizio complessivo dell adeguatezza degli strumenti di controllo FOCOLAIO: Esame sierologico e casi clinici (sospetto); Isolamento agente e casi clinici (conferma); PCR su latte (chiusura). MANUALE OPERATIVO OIE (Cap. 2.7.5) a) IDENTIFICAZIONE AGENTE (metodi prescritti per il commercio internazionale) Esame colturale; da campioni di varia origine (scoli, secrezioni, organi, sangue, campioni di organi e tessuti) coltura su un medium appositamente arricchito per 3-4 giorni. Test biochimici; varie prove per distinguere gli agenti causali tra loro e da altri batteri come: tolleranza alla digitonina, crescita su terreni selettivi solidi e liquidi, presenza/assenza odore di putrefazione in brodocoltura (M. putrefaciens), proteolisi, C8-esterasi per identificazione di M. agalactiae (seguita da eventuale PCR per distinzione con M. bovis). Metodi immunologici; disponibili varie tecniche quali GIT, FIT, IFA, Dot immunobinding assay (test rapido ma esposto interpretazioni soggettive) Biologia molecolare; varie metodiche PCR (rapide e sensibili ma segnalato rischio falsi negativi). b) TEST SIEROLOGICI Fissazione del complemento; utile per la ricerca di positività a livello di gregge o allevamento. Immunoblotting; descritto solo per M. agalactiae. ELISA; sensibilità superiore a FdC per M. agalactiae e possibilità di testare numerose specie di mammiferi (compresi i camelidi). Nessuna. Per quanto riguarda la prevenzione e il controllo della malattia in Lombardia risulterebbe opportuna una verifica sull adeguatezza del presente sistema. Attualmente non è del tutto chiara la situazione epidemiologica della Regione; la prevalenza della patologia, anche se presumibilmente molto bassa, non è conosciuta con precisione così come la frequenza dei diversi agenti eziologici e la possibile presenza di portatori asintomatici. I principali interventi di monitoraggio vengono effettuati sui soggetti in lattazione, col rischio di lasciare scoperte alcune categorie di animali. I mezzi di controllo applicati, secondo la normativa vigente, per il contenimento di un focolaio potrebbero non risultare sempre completamente efficaci a fronte sia dei limiti della terapia antibiotica sia della vaccinazione; entrambi questi interventi infatti non escludono con certezza la presenza nel gregge di portatori asintomatici. In fine, dal punto di vista legislativo, quando si fa riferimento all agente causale dell agalassia contagiosa si tende a considerare solo M. agalactiae col pericolo di generare delle situazioni ambigue, Scheda agalassia contagiosa Pag. 9

qualora si verifichi un focolaio causato da uno degli altri agenti eziologici. Senza conoscere la situazione epidemiologica della Regione risulta per tanto difficile valutare quanto sia realistica la possibilità d implementare un piano di controllo in grado di portare benefici superiori ai costi (sia dal punto di vista economico sia da quello organizzativo). 6.2 Adeguatezza degli strumenti per la prevenzione 6.2.1 Ostacoli / incentivi alla prevenzione Ostacoli Situazione epidemiologica Lombarda non del tutto conosciuta; mancanza di un vero e proprio piano di controllo e rapporto costi / benefici di tale approccio comunque ancora da valutare; scarso controllo delle movimentazioni animali; rischi correlati alla transumanza; introduzione fraudolenta di animali sul territorio; maggiore difficoltà nei controlli nell allevamento dei piccoli ruminanti rispetto ad altre realtà (ad es. quello bovino); costi parzialmente a carico dell allevatore; diagnosi non sempre agevole in tempi brevi; interventi vaccinali che non impediscono il contagio; riferimenti giuridici che generalmente prendono in considerazione solo M. agalactiae; ruolo degli altri agenti eziologici sul territorio sconosciuto. Incentivi Prevenzione di una patologia che può causare ingenti danni economici; riduzione dei possibili rischi correlati all impiego di antibiotici per il trattamento (problema dei residui e pressione selettiva su altri possibili patogeni); possibili agevolazioni nel commercio con Paesi indenni. 6.2.2 Possibili mezzi di prevenzione e loro efficacia 6.2.3 Disponibilità di vaccini commerciali a livello Europeo / Internazionale Ai fini di una corretta prevenzione della malattia è fondamentale il rispetto delle norme igieniche ed il mantenimento di un adeguato livello di biosicurezza. In particolare ricoprono peculiare importanza il controllare gli animali in entrata e l evitare, quanto più possibile, il contatto tra greggi con diversi livelli sanitari. La profilassi vaccinale può ridurre la diffusione della malattia e le manifestazioni cliniche tuttavia non previene l infezione. Disponibili solo vaccini spenti in UE e MLV in altre aree del mondo. In Italia disponibile un vaccino commerciale spento (AGLOVAX) contenente M. agalactiae, M. capricolum e M. mycoides subsp. mycoides (LC) inoltre alcuni IZS offrono la possibilità di sintetizzare vaccini stabulogeni. 6.2.4 Disponibilità di vaccini marker a Nessuna. livello Europeo / Internazionale 6.2.5 Efficacia della vaccinazione La vaccinazione risulta inefficace ai fini della prevenzione del contagio, discreta validità invece nella prevenzione delle forme cliniche e nella riduzione della diffusione della malattia. I vaccini spenti attualmente in uso hanno inoltre lo svantaggio di conferire un immunità di breve durata. 6.2.6 Normative che regolano gli interventi vaccinali In caso di focolaio obbligo di vaccinazione dei soggetti che non manifestano sintomi e di quelli che hanno terminato il trattamento con successo, con la cadenza di 2 interventi a distanza di 28 giorni e poi ogni 6 mesi per almeno un anno (DDUO 10971 del 29/10/2010). Scheda agalassia contagiosa Pag. 10

6.3 Adeguatezza degli strumenti per il controllo 6.3.1 Ostacoli / incentivi al controllo Ostacoli Situazione epidemiologica Lombarda non del tutto conosciuta; mancanza di un vero e proprio piano di controllo e suo rapporto costi / benefici da valutare; scarso controllo delle movimentazioni animali; rischi correlati alla transumanza; introduzione fraudolenta di animali sul territorio; maggiore difficoltà nei controlli nell allevamento dei piccoli ruminanti rispetto ad altri (ad es. quello bovino); costi parzialmente a carico dell allevatore; diagnosi non sempre agevole in tempi brevi; risposta alla terapia irregolare; interventi vaccinali che non impediscono il contagio; riferimenti giuridici che spesso prendono in considerazione solo M. agalactiae; ruolo degli altri agenti sul territorio sconosciuto. Incentivi Prevenzione di una patologia che può causare ingenti danni economici; in caso di eradicazione si rende superfluo l uso del trattamento antibiotico (nessun problema di residui e minor rischio di conferire resistenze ad altri possibili patogeni) e di quello vaccinale (in caso di focolaio a carico del SSR); possibili agevolazioni nel commercio con Paesi indenni. 6.3.2 Possibili mezzi di controllo e loro efficacia Sono possibili diversi approcci a seconda degli obiettivi (controllo o eradicazione), della situazione epidemiologica (area ufficialmente indenne, casi sporadici o area endemica) e della disponibilità economica. In generale risulta fondamentale il rispetto delle norme igieniche ed il mantenimento di un buon livello di biosicurezza. Trattamento farmacologico può essere applicato solo sui soggetti clinici oppure strategicamente anche sui soggetti che non manifestano sintomi. Nel secondo caso viene favorita una più rapida estinzione del focolaio e vi è un maggior successo terapeutico (i soggetti che non ancora clinicamente manifesti rispondono meglio al trattamento), tale approccio tuttavia deve essere attentamente valutato dati i rischi correlati ai fenomeni di antibiotico-resistenza ed il rapporto costi/benefici non sempre favorevole. I soggetti sintomatici frequentemente non rispondo alla terapia e andrebbero, in ogni caso, posti in quarantena. Vaccinazione in corso di focolaio attualmente obbligatoria sui capi che non manifestano sintomi e su quelli che, in a seguito di trattamento antibiotico, hanno superato la fase clinica. La vaccinazione può ridurre la gravità della sintomatologia e rallentare la diffusione della malattia tuttavia essa non impedisce l infezione. Alcuni Autori consigliano di mantenere un gruppo di agnelli o capretti non vaccinati da utilizzare come per il monitoraggio sierologico. Riforma degli infetti applicata sui soggetti clinici e associata alla terapia antibiotica sui capi restanti permette l estinzione rapida di un focolaio. Il rapporto costi / benefici è da valutare in base a: situazione epidemiologica; costi dei trattamenti; valore degli animali e rischi legati all antibiotico-resistenza. Scheda agalassia contagiosa Pag. 11

6.3.3 Normative che regolano i mezzi di controllo I soggetti che presentano forme croniche o che non rispondono alla terapia andrebbero sempre riformati. Stamping out misura costosa che permette l estinzione molto rapida di un focolaio. Applicabile, eventualmente, in aree indenni ai fini di mantenere con certezza lo status ufficiale a livello di Stato o ampia zona geografica. In caso di focolaio (DDUO 10971 del 29/10/2010): Blocco della movimentazione di animali (prevista possibilità di deroga). Divieto d impiego del latte di soggetti infetti. Obbligo di vaccinazione dei soggetti che non manifestano sintomi e di quelli che hanno terminato il trattamento (2 interventi a distanza di 28 giorni e poi ogni 6 mesi per almeno un anno). Trattamento antibiotico dei soggetti clinici (eventuale ripetizione dopo 15 giorni in caso di fallimento). 6.4 Adeguatezza degli strumenti per la terapia 6.4.1 Sistemi terapeutici in uso (cura e Possibile impiego di antibiotici eventualmente associati ad prevenzione) antiinfiammatori non steroidei. Per il trattamento antibiotico si possono impiegare macrolidi (eritromicina, spiramicina o tilosina), lincosamidi (lincomicina) o fluorchinoloni (enrofloxacina). Risultano molto importanti la corretta scelta del principio attivo, del dosaggio e della durata della terapia poiché gli agenti sono in grado d infettare l ospite per lunghi periodi e localizzarsi in alcune sedi dove gli antibiotici faticano a raggiungere concentrazioni adeguate. L impiego di FANS in associazione alla terapia antibiotica può ridurre l intensità e la durata dei segni clinici. Viene segnalato con una certa frequenza che, nonostante il corretto iter terapeutico, i soggetti trattati non giungano a guarigione clinica oppure alla scomparsa dei sintomi non si accompagni la completa eliminazione degli agenti; in questi casi sarebbe opportuna la riforma dei soggetti interessati. In corso di focolaio di agalassia contagiosa in un allevamento precedentemente indenne alcuni Autori consigliano l utilizzo strategico del trattamento su tutti i capi che non presentano sintomi (compatibilmente con le possibilità economiche e i rischi di antibiotico-resistenza) sia per ridurre la diffusione dell infezione tramite i soggetti ancora asintomatici sia perché tali soggetti sono quelli con le migliori possibilità di risposta 6.4.2 Normative che regolano la terapia medica 6.4.3 Eventuali residui / tempi di sospensione alla terapia. Rispetto dei tempi di sospensione dei farmaci impiegati. In caso di focolaio, ai fini di una rapida estinzione di questo, è opportuno che l allevatore tratti tutti gli animali che manifestano sintomatologia clinica e che ripetano la terapia dopo 15 giorni in caso di persistenza dei sintomi (DDUO 10971 del 29/10/2010). Possibile presenza di residui nelle carni e nel latte in caso di mancato rispetto dei tempi di sospensione. Scheda agalassia contagiosa Pag. 12