La società civile a Pesaro nel '900



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Transcript:

La società civile a Pesaro nel '900 La tesi da me svolta con la supervisione del relatore prof. Sergio Pretelli, docente in Storia Economica c/o la facoltà di Scienze Politiche di Urbino, è stata una ricerca che ha messo in risalto l evoluzione civile ed urbanistica della società e città pesarese nel 900. Ho cercato infatti di riportare alla memoria la città di un tempo parlando di come si viveva allora e di come era articolata la comunità cittadina. Tra il 900 e il 914 grazie al sindaco Ugo Tombesi Pesaro cominciò ad aprire gli spazi in nome di una maggiore razionalità e funzionalità. Il quadro fra l antico centro storico e il territorio fuori delle mura venne a poco a poco alterato ed ebbe inizio il complesso e prolungato fenomeno dell esplosione urbanistica che contribuì a modificare nel giro di pochi decenni la struttura stessa della città. Da allora infatti tutta una complessa serie di eventi socio - economici e storico - culturali contribuirono a mutare radicalmente il volto di Pesaro, trasformandola in un popoloso ed evoluto centro urbano, contraddistinto nella zona mare da un accogliente città giardino, ed al suo interno da un rinnovato fervore edilizio. Pesaro, come del resto gran parte delle città nella regione Marche, conobbe in seguito un espansione senza precedenti nell ambito delle zone periferiche, divenute sedi di importanti industrie e nello stesso tempo agevolate da un progressivo rinnovamento e da un rilevante potenziamento di tutte le sue attività produttive grazie allo spirito di iniziativa di tanti operatori economici che contribuirono non solo a trasformare l antica Pisaurum in una città decisamente apprezzata in campo industriale, commerciale, turistico e sportivo, ma anche a favorire la sua elevazione a vivace centro culturale, sede di importanti manifestazioni letterarie, musicali, cinematografiche e teatrali. Fra i divertimenti che deliziarono il popolo pesarese alcuni ebbero particolare rilievo sia per fastosità che per partecipazione della massa di cittadini. Il teatro di Pesaro ebbe una brillante tradizione nell opera lirica, sulle sue scene passarono i più svariati e celebri melodrammi della produzione italiana e straniera e l autore più rappresentato a Pesaro fu Rossini. Fra il 1880 ed il 1915 Pesaro si aprì alle nuove scoperte della scienza e della tecnica. Verso

la fine del secolo infatti in città fece la sua comparsa il gas e con esso ebbe inizio una nuova forma di illuminazione pubblica in sostituzione di quella a petrolio; pochi anni dopo tra piazza Lazzarini e lo stabilimento balneare venne inaugurato il primo tronco del nuovo acquedotto a sollevamento meccanico, azionato dall energia elettrica prodotta da un motore a gas sfruttato in seguito per assicurare l illuminazione del Teatro. A sua volta un motore elettrico entrò in funzione ed ebbe così inizio il favoloso periodo del cinema muto che da allora poté assistere, sia pure tra improvvise interruzioni e forzati rinvii, a films di vario tipo. Pesaro era in piena fase pionieristica e nelle Marche non esistevano ancora delle vere e proprie sale cinematografiche, infatti nella nostra città la prima sala si inaugurò nel 1907 e la visione era allora gestita dalle varie compagnie di cinematografi ambulanti. I primi pionieri del cinema, i vari agenti e operatori italiani, erano essenzialmente degli isolati inventori, dei dilettanti volenterosi, ma soprattutto persone che avevano già una certa dimestichezza con lo spettacolo ambulante e con gli spettacoli delle fiere. Solitamente lo spettacolo cinematografico era concepito essenzialmente come un gioco d illusionismo, di magia, di un mondo fatto di apparizioni evanescenti proiettate su uno schermo bianco. Il 1907 segnò per Pesaro e per le Marche la data ufficiale della comparsa di sale cinematografiche permanenti che in breve tempo divennero sempre più numerose e la caratteristica comune divenne quella di mettersi in diretta concorrenza con i teatri, dando soprattutto agli spettatori il massimo delle comodità e un gusto scenografico simile all arredamento teatrale classico. La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema si svolse a Pesaro nel 1965 e in questa prima edizione ci si rese conto che il cinema si stava rinnovando sotto la spinta di una dinamica nuova: divenne ben presto il luogo dove si mostrava e si discuteva politicamente il cinema, ed è tuttora una manifestazione di studio che, attraverso rassegne, seminari e convegni e non soltanto a Pesaro, sede istituzionale dell Ente Mostra, ma anche ad Ancona dove si svolse la Rassegna Internazionale Retrospettiva, e ad Urbino dove si tenne un seminario di studi cinematografici, si trasformò nella maggiore istituzione studiosa italiana nel campo cinematografico facendo conoscere e documentando autori e periodi. A partire dai primi anni del 900 e durante tutto il periodo analizzato, non dimentichiamo però che il rinnovamento socio economico e storico - culturale avvenne con una certa

gradualità. I problemi da risolvere e gli argomenti da dibattere contribuirono in modo determinante al fiorire di una battagliera stampa locale; si trattò di giornali e settimanali locali aperti anche a notizie estranee alla cronaca cittadina e provinciale e sempre pronti ad un battibecco politico. Nel corso degli anni le vie di comunicazione stradali, ferroviarie ed il porto formarono il sistema spaziale attorno al quale si realizzò un piccolo aggregato produttivo. In particolare Pesaro riuscì ad assumere a partire dagli anni 30 la fisionomia di una città artigiano industriale e commerciale insieme, dove si rafforzarono alcuni settori industriali già esistenti come quelli metalmeccanici ed edilizi e nacquero quindi nuove attività come le industrie alimentari e le importanti industrie del legno. La meccanizzazione infatti rivoluzionò i sistemi tradizionali, richiese nuove strutture alle aziende agrarie per quanto riguardava l ampiezza poderale, la sistemazione dei terreni, dei tipi di colture, degli indirizzi zootecnici e l impiego di mano d opera. Soprattutto la necessità di far fronte alla carenza di manodopera, (determinata dall esodo dei rurali dalle campagne) di ridurre i costi di produzione e di sollevare l uomo dalle pesanti e gravose fatiche del lavoro dei campi, fu quella che diede il maggior sviluppo della meccanizzazione. L utilizzo di macchinari portò a poco a poco alla specializzazione produttiva e portò una diversa organizzazione delle aziende agricole fino ad avviarsi verso aziende di maggiori dimensioni di superficie. Il notevole e rapido progresso conseguito dall industria fu possibile grazie alla disponibilità di tecnici qualificati e specializzati. Inizialmente le industrie più importanti erano di gran lunga quelle metallurgiche e meccaniche con due grandi stabilimenti e numerosi operai: la nota fabbrica di motociclette Benelli e la fonderia della Montecatini. Quest ultima rilevò e riorganizzò l antica fonderia di ghisa che nel 1913 conduceva una vita stentata per la forte concorrenza dei tubi in acciaio tedeschi. Più recente era la fabbrica di motocicli Benelli sorta da una piccola officina vicino al porto attrezzata per riparazioni di automobili prima della guerra del 1915-1918 e dove verso il 1920-1921 venne costruita la prima motocicletta. Agli inizi del 900 si distinsero anche le pregiate maioliche della fabbrica Molaroni tant è

che nel 1910 venne stampato un catalogo illustrato completo di tutta la produzione di 915 esemplari diversi dalla Tipografia Modiano di Milano. Dopo la pausa della prima guerra mondiale la ditta riprese nel giro di poco tempo il tipo di lavorazione iniziale impostato prevalentemente sul genere rinascimentale. Nella fabbrica si riprese quindi la lavorazione dei piatti ornati ad istoriato e dei grandi vasi dipinti a raffaellesche, ma anche oggetti per la casa dove il decoro pesarese della rosa si alternava all imitazione dei motivi liguri e faentini. Attorno al 1923 la fabbrica Molaroni occupava circa 125 ceramisti e lavorava a pieno ritmo. Questo risveglio di interessi verso la produzione della ceramica venne testimoniata dalle cronache delle Mostre che si susseguirono negli anni. Nonostante la crisi economica del 1929, la fabbrica riprese la sua attività grazie anche ad un artista pesarese: Ferruccio Mengaroni, che lavorò per dodici anni alla fabbrica Molaroni proponendo un evoluzione nella forma e nello stile. Grandiosa nella sua personale versione fu l interpretazione della sua tragica Medusa che egli ritrasse riflettendone nel volto i propri lineamenti in un espressione di spasimo, quella stessa espressione che egli aveva sul volto quando morì schiacciato dalla mole della pesantissima cassa che, deposta sopra un ponte di legno, doveva essere sollevata al primo piano della villa Reale di Monza. Dopo il tragico avvenimento giunsero ordinazioni da ogni parte del mondo. L antica tradizione pesarese della fabbrica Molaroni e Mengaroni vive ancora oggi con grande successo. La vita industriale pesarese, dopo il primo collasso post-bellico seppe riprendersi con una certa vivacità. Ricordiamo che nella zona centrale erano localizzate per lo più industrie leggere come quelle dell abbigliamento e dell arte tipografica che avevano pochi addetti e minore importanza per l economia cittadina. Fa solo eccezione il mulino Albani che sorgeva proprio su via Branca all angolo dell antica via dei Mulini oggi via Cattaneo. Tutti gli altri opifici sorgevano alla periferia ed erano ubicati in due zone ben distinte: una intorno al porto e sulla via Flaminia e l altra vicino alla stazione ferroviaria. Un contributo significativo all economia pesarese è stato dato dall attività peschereccia soprattutto quando a partire dal 1935 si cominciarono a sostituire alcune navi a vela con motopescherecci. I cantieri videro così aumentare la loro attività poiché si costruirono navi da trasporto e da pesca anche per gli altri porti dell Adriatico.

Ultima a sorgere, ma divenuta ben presto la più importante come attività legata al mare, fu quella turistica balneare: ad essa Pesaro deve gran parte della sua prosperità e della sua stessa evoluzione urbanistica.