NEWSletter. All interno: Nuovo anno con molte sfide che ci attendono PAROLA AL PRESIDENTE NUMERO 1 ANNO 4

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NEWSletter PAROLA AL PRESIDENTE Nuovo anno con molte sfide che ci attendono NUMERO 1 ANNO 4 La prima riguarda un consolidato trend, presente in molte regioni, che riguarda una ulteriore concentrazione delle aziende sanitarie: Friuli, Trento, Bolzano, Marche hanno già consolidato la realizzazione di una Asl unica; Basilicata, Sardegna, Emila, Lombardia, Veneto stanno discutendo su progetti di riassetto organizzativo-istituzionale importanti. Gli impatti sull area ICT delle aziende sanitarie saranno importanti sia in termini di fusione e rengineering del sistema informativo sia in termini di riqualificazione e riposizionamento del personale. A questo delicato tema dedicheremo il workshop del 12 giugno a Roma. Una seconda sfida, in parte collegata alla prima, deriva dai contenuti del patto per la sanità digitale: il testo in discussione nel dibattito romano e in sede di conferenza stato-regioni tende a supportare un confronto tra modelli di sviluppo diversi ma che non escludono, anzi prevedono, la possibilità di nuovi modelli di parternariato pubblico-privato nella gestione dei servizi no-core delle aziende sanitarie, vale a dire servizi che non sono di contatto diretto con i cittadini, tra i quali viene inserita l innovazione digitale. Anche da questo modello derivano impatti non irrilevanti sulla gestione e lo sviluppo della area ICT delle aziende sanitarie che potrebbero acquistare tali servizi da agenzie regionali (pubbliche o private). La terza sfida concerne la capacità di fare di più e meglio con risorse tendenzialmente in contrazione. Abbiamo la certezza che continuare a investire in ICT-sanità meno della metà di quanto investono i nostri colleghi europei rappresenta un oggettivo limite allo sviluppo dell innovazione digitale in sanità, ma credo dobbiamo in qualche modo tentare strade alternative che possano coniugare crescita e contenimento dei costi, che consentano di utilizzare eventuali risparmi su alcune componenti di costo per rendere possibili nuovi sviluppi. Un ultima sfida riguarda il rafforzamento di Aisis: mi pare che in questi anni abbiamo rivitalizzato l Associazione sia nei confronti dei soci sia nei confronti degli stakeholder della sanità. continua a pag. 2 All interno: Open Source per la pubblica amministrazione (pag. 3) Community Cloud: un quarto modello di sviluppo per la nuvola (pag. 3) Newsletter anno 4 n 1 pag. 1

Abbiamo qualche appuntamento importante: il rinnovo delle iscrizioni (abbiamo previsto due livelli di quota associativa per favorire l adesione ad Aisis di tutto il personale dell area ICT) e delle cariche sociali. L appuntamento è per il 12 giugno a Roma. Rinnovo l invito a presentare candidature. Nella stessa giornata è previsto il workshop sul tema delle modifiche degli assetti organizzativi-istituzionali delle aziende sanitarie e il relativo impatto sull area ICT. Le attività del gruppo di lavoro Aisis sul tema dell innovazione tecnologica a supporto dei pdta: in molti tavoli regionali e nazionali il tema dei pdta è davvero all ordine del giorno. Credo che anche quest anno possiamo contribuire in modo significativo al dibattito in corso adottando un documento di linee guida in proposito. La partecipazione al gruppo di lavoro è sempre possibile contattando la segreteria. Stiamo avviando l ehealth Academy per la qualificazione delle comptenze. In tale contesto segnalo che siamo tra i primi a livello europeo con una iniziativa strutturata. Parte il primo corso per CIO o posizioni orientate alla direzione e al project management: il corso si terrà nelle giornate del 18 e 19 giugno. Il corso è organizzato da Aisis con la Sda Bocconi e Aica. I partecipanti riceveranno attestato di frequenza da Bocconi e attestato sulle competenze, secondo l ecf europeo, da Aica. Siamo al terzo anno della survey Aisis-Netics sullo stato dei sistemi informativi delle aziende sanitarie che vi arriverà la survey. I colleghi che hanno già risposto negli scorsi anni troveranno gran parte della survey precompilata: a loro chiediamo poco tempo e di non rinunciare alla compilazione. Nel frattempo chiediamo a tutti di partecipare: è l unica survey su dati oggettivi e non su dati di percezione e questo fa la differenza perché riteniamo di poter fornire risultati abbastanza oggettivi. Da ultimo stiamo preparando il congresso di ottobre che si terrà a Napoli e che contiamo anche quest anno possa costituire un momento di confronto: il modello è come per lo scorso anno: il primo giorno per il convegno e il secondo giorno per i soci. Abbiamo bisogno del vostro sostegno! Rinnovate l iscrizione e favorite le iscrizioni dei vostri collaboratori, partecipate alla survey, agli incontri e al convegno! Grazie a tutte/i Dr. C. Caccia Presidente di Aisis Newsletter anno 4 n 1 pag. 2

Community Cloud, una quarto modello di sviluppo per la nuvola Il tema del cloud che rappresenta, secondo diverse ricerche di mercato, l unico settore tecnologico a rapida espansione (+30% annuo), è complesso. Nel dibattito in corso si parla spesso della difficoltà a un utilizzo del cloud pubblico e a limiti del cloud privato che spesso appare solo una forma di hosting che non offre i livelli di scalabilità e pay per use che caratterizzano invece l offerta del cloud pubblico. Bill Kleyman ha dedicato un interessante articolo ad un potenziale quarto modello di sviluppo del cloud, il community cloud: vediamo di cosa si tratta. Negli ultimi anni, esordisce l autore, abbiamo assistito ad una crescita e diffusione esponenziale del cloud nel settore enterprise e non solo. Quando il cloud computing fece la sua prima comparsa, gli approcci alla nuvola erano sostanzialmente tre: cloud privato, cloud pubblico e cloud ibrido. La sfida (l hybrid) fu il tentativo di collegare in maniera efficace le istanze private con quelle pubbliche in modo da creare un cloud enviroment affidabile e sicuro basato sull on-demand lifestyle dove informazioni e workloads devono essere disponibili sempre, in ogni luogo e da qualsiasi device. Il community cloud è una quarta via da seguire che sembra avere attirato l interesse del settore ICT con particolare riguardo alle organizzazioni governative. Di cosa si tratta esattamente? Kleyman lo definisce come un ambiente cloud pubblico nel quale però sono presenti elementi tipici del cloud privato, ad esempio determinati livelli di sicurezza e di privacy. In sintesi parliamo di una piattaforma multi utente nel quale possono operare contemporaneamente diverse compagnie che fanno parte del medesimo cloud enviroment. Architetture cloud hosted dedicate a un medesimo cloud enviroment che richiede caratteristiche simili di sicurezza, privacy, business continuity e che consentirebbe al provider cloud di garantire, pur per un settore specifico, gli stessi requisti di scalabilità e di pay per use tipica del cloud pubblico. L evoluzione costante delle architetture, delle tecnologie e degli strumenti cloud based ci riserveranno delle sorprese... Dr. C. Caccia Presidente di Aisis Open Source per la pubblica amministrazione Gli ultimi anni sono stati ricchi di novità che hanno suggellato un rapporto sempre più stretto tra il mondo dell Open Source e quello della Pubblica Amministrazione. Ci sono elementi oggettivi che hanno reso sempre più interessanti le tecnologie Open Source nel settore: sicuramente, tra questi, c è la maturità tecnologica che hanno raggiunto le soluzioni, tale non solo da non essere più una seconda scelta per gli enti, bensì spesso da rappresentare la leadership tecnologica nell ambito di riferimento. Importantissima inoltre è la questione del risparmio economico e della razionalizzazione della spesa, che, in questi anni, sta diventando il vero mantra per gli ICT manager di ogni Amministrazione. Non ultima la nuova presa di coscienza della funzione sociale e strategica della spesa pubblica per il mercato nazionale che induce gli amministratori pubblici a sentirsi più responsabili nell investire gli esigui budget in servizi, favorendo in questo modo il mercato, le assunzioni di giovani e la crescita dell ecosistema. Si genera così un volano con un volano con un ritorno a più livelli, evitando di spendere denaro pubblico in licenze che, in realtà, trasferiscono ricchezza verso altri paesi, drenando risorse al Sistema Italia; nonché la necessità, sempre più chiara, di avere pieno possesso e controllo dei propri dati, senza essere vincolati a formati proprietari o essere soggetti al vendor lock-in. Newsletter anno 4 n 1 pag. 3

A supporto della scelta, in questi anni, abbiamo visto un azione del legislatore che, sempre più, ha chiarito come la strada dell Open Source sia la scelta obbligata per la PA. La modifica del CAD ha messo le basi al concetto di Open by default, ossia all obbligatorietà di preferire soluzioni Open Source a soluzioni commerciali, come indicato dall Articolo 68, comma 1; così come l obbligo di scegliere soluzioni che consentano di lavorare con Formati aperti, come indicato dall Articolo 68, comma3. Recente è poi la novità introdotta dall emendamento del Senato al Decreto del Fare, che sancisce la necessità di acquisire prioritariamente prodotti Open Source (quindi privi di oneri di licenza) rispetto ai prodotti commerciali, come indicato dall Art. 13-bis del decreto al comma 2, che specifica: Qualora vi siano prodotti Open Source che non comportino oneri di spesa, il ricorso ai medesimi prodotti deve essere ritenuto prioritario. Questa nuova disposizione normativa non va a sovrapporsi o a limitare in alcun modo le disposizioni del CAD, dato che si riferisce al solo caso di prodotto senza onere di spesa, ma è da intendersi come un rafforzativo del concetto più ampio già espresso nel 68, comma 1, del CAD stesso. A questo punto, abbiamo un offerta di prodotti eccellente, un sicuro risparmio economico, un driver di crescita per il mercato interno e un impianto normativo a supporto della scelta degli ICT manager che non devono più fare battaglie per adottare soluzioni Open Source, assumendosene tutta la responsabilità, bensì possono scegliere tali soluzioni come default ed eventualmente, solo dove la valutazione tecnico-economica ne evidenzi l oggettiva impossibilità all adozione, prendere in proprio la responsabilità della scelta di una soluzione commerciale. I criteri di impossibilità alla luce della valutazione comparativa, dovevano essere fissati dall Agenzia per l Italia Digitale e finalmente, dopo un grande lavoro svolto da un nutrito ed eterogeneo gruppo di esperti, nel dicembre 2013, viene pubblicata la Circolare 63/2013 che chiarisce, inequivocabilmente, che le soluzioni in software libero (o riuso) debbano essere preferite alle alternative proprietarie. Il documento è corredato da una cospicua bibliografia di riferimenti a best practices, italiane ed estere, nonché molti riferimenti a cataloghi di software libero, ad uso degli Enti che potrebbero avere più difficoltà a trovare in autonomia software libero di buona qualità. Il costante sviluppo della domanda di prodotti Open Source richiede allo stesso tempo alcune competenze specifiche per questo nuovo modello di business. E necessario superare la vecchia concezione incentrata esclusivamente sul prodotto e che portava in secondo piano la scelta del fornitore, in quanto, ritenuto un mero rivenditore di licenze o implementatore di soluzioni standard sulla base di procedure fornite dai vendor. L offerta del mercato Open Source si basa esclusivamente sulla fornitura di servizi; quindi la selezione deve necessariamente seguire due fasi principali. La prima è relativa alla selezione del prodotto software che si intende adottare. Bisogna focalizzare l attenzione non solo sulle funzionalità del prodotto, ma analizzarne l ecosistema della community e soprattutto la diffusione, così da aver la garanzia di longevità e vitalità del progetto stesso. Open Source infatti identifica una modalità di licenziamento e non un brand o una tipologia di prodotto, e quindi possiamo trovare sia prodotti leader del loro settore che prodotti amatoriali o gestiti da piccoli gruppi. Il rischio di adottare un software poco diffuso e con una piccola realtà alle spalle, è quello di potersi trovare con un prodotto che viene abbandonato o semplicemente non viene evoluto con le tempistiche idonee. La seconda fase riguarda la selezione dell azienda a cui affidare il progetto d implementazione ed assistenza. In questo caso è necessario prestare attenzione al fatto che, non esistendo alcun tipo di barriera iniziale, chiunque può proporre un prodotto Open Source sul mercato. L Italia vede un mercato fortemente polverizzato in cui, più del 90% delle aziende che si occupano di Open Source, sono micro-realtà con meno di 5 dipendenti che spesso propongono un elevatissimo numero di prodotti senza alcuna focalizzazione o specializzazione. Ora, se è logico pensare che per una importante operazione chirur- Newsletter anno 4 n 1 pag. 4

gica nessuno si affiderebbe ad un neolaureato, è altrettanto importante per un progetto legato a software Open Source, affidarsi ad aziende di comprovata e dimostrata capacità tecnica su quello specifico prodotto. Un altra particolarità del mercato italiano è legata ad aziende IT generaliste che, pur avendo dimensioni e fatturati significativi, si occupano di qualsiasi attività: dalla distribuzione di HW e SW, all erogazione di servizi di ogni genere tra cui, talvolta, anche quelli Open Source, senza alcuna specializzazione o esperienza specifica. Anche in questo caso è alto il rischio di affidarsi a realtà senza comprovate esperienze. Per questo l analisi in sede di valutazione deve essere attenta. Questa, infatti, non può avvenire sulla base di bollini o attestati perchè non previsti per i software Open Source. E perciò fondamentale, per avere la garanzia del risultato, analizzare nel dettaglio se l azienda fornitrice vanta referenze significative sul medesimo prodotto e sul numero di progetti analoghi gestiti, per dimensioni e complessità. Scegliere prodotti poco diffusi o affidarsi a realtà che non hanno referenze specifiche su progetti analoghi, espone facilmente al rischio di fallimenti del progetto o a risultati nettamente inferiori alle aspettative, il tutto a sfavore anche del consenso verso il mondo dell Open Source nel suo complesso. A questo punto non ci sono più scuse, come ha detto Italo Vignoli (membro della commissione), chi ha sempre voluto migrare a soluzioni open ma ha avuto ostacoli di tipo procedurale, ha uno strumento forte per intervenire sulla questione. Chi invece si è rifugiato dietro all incompletezza o non chiarezza della normativa vigente (ricordiamo che il CAD esiste dal 2005), oggi deve necessariamente affrontare il fatto di analizzare le proposte del mondo Open Source in merito alle esigenze applicative del proprio ente e prendersi l eventuale responsabilità della scelta di un prodotto proprietario. Nasce così la disputa sulle licenze che regolano il rapporto tra il produttore e l utente del software, ne definisce i diritti di entrambi e tra questi stabilisce il perimetro di utilizzo del software stesso. Quest ultimo, infatti, deve essere regolato, in quanto è più difficile stabilire la proprietà di un software rispetto a quella di un oggetto, in quanto il software è per sua natura immateriale. In una recente intervista Vignoli risponde ad alcune domande sulle licenze cercando di far chiarezza su alcuni concetti che spesso vengono travisati: Le licenze sono degli strumenti commerciali, e in quanto tali sono importanti per il successo o l insuccesso di un progetto di software open source, basta osservare progetti come Apache OpenOffice, dove la licenza permissiva è stata imposta da un azienda con motivazioni di nessun valore filosofico e scarso valore commerciale, nonostante la storia abbia ormai dimostrato che quel tipo di licenza è inadatto per un software desktop, e questo stia portando a una lenta agonia del progetto stesso. Eventi & Convegni 12 giugno 14 luglio 22-23 ottobre Workshop Aisis Starhotel Metropole - Roma Quello del dual licensing, o doppia licenza, è un vecchio male del mondo open source. Infatti, quando un software viene erogato in questa modalità, si tratta di un software proprietario mascherato da software open source, in quanto una versione quella commerciale, che viene proposta come la migliore per le aziende ha un EULA che non è molto diversa dall EULA proprietaria, e non può essere considerata in alcun modo un software open source. Questa soluzione viene quasi sempre adottata dai progetti legati a un azienda, che utilizza la bandiera dell open source come specchietto per le allodole, ma alla fine si ispira agli stessi principi del software proprietario, per cui vuole essere l unica a trarre vantaggio dalle opportunità di mercato. In questo modo, normalmente, non solo non riesce a vendere la versione proprietaria, ma non riesce nemmeno a creare un ecosistema intorno a quella open source. Studio Storti Soluzioni per Open Source Incontro Sanità digitale, nuovi modelli di sviluppo e Spending review Sala Jazz - Hotel Jazz - Aereoporto di Olbia Convegno Annuale Aisis Sede da definire Newsletter anno 4 n 1 pag. 5