PROGETTO MATILDE. La Mediazione familiare come ambito di interventi sociali a sostegno del diritto alla bigenitorialità del minore



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PROGETTO MATILDE La Mediazione familiare come ambito di interventi sociali a sostegno del diritto alla bigenitorialità del minore a cura di Rossana Caselli L obiettivo principale del progetto Matilde è: procedere ad un raffronto dell esperienza in alcuni paesi europei circa la normativa, i servizi sociali attivati e gli interventi promossi dal volontariato in tema di mediazione familiare intesa come una possibile alternativa relazionale in fase di dissolvimento della famiglia (scioglimento del legame coniugale, compreso quello delle famiglie di fatto). Il progetto si inserisce nel programma di iniziative Dafne, specificatamente di promozione di interventi di lotta alle violenze su minori e donne, ed ha la finalità di individuare buone prassi e linee propositive e d azione nell ambito della mediazione familiare soprattutto per prevenire forme di violenze su minori. Per violenza s intende l insieme delle modalità e strumenti con cui si costringe l altro a fare ciò che non vorrebbe, ledendo i suoi diritti, sino al caso estremo di subire la volontà altrui anche con la forza fisica. La violenza è qui intesa, in questo progetto, come l esplosione di un conflitto non gestito, in cui quindi possono prevalere le forze distruttrici nei confronti dell altro proprio perché il conflitto è lasciato esplodere come prova di forze contrapposte anziché come mediazione di interessi, di sentimenti, culture o diritti diversi. Non è quindi il conflitto, ma la mancata capacità di gestione del conflitto stesso che genera la violenza. La Convenzione di New York del 1989 e la Convenzione Europea del 1995 definiscono necessario tutelare i diritti di bambini e bambine, assicurando loro la continuità e la stabilità dell ambiente affettivo e relazionale in cui sono allevati, ovvero definiscono necessario assicurare al minore la continuità dei suoi affetti perché egli possa mantenere e sviluppare rapporti con entrambi i genitori e con le rispettive famiglie di origine. Si riconosce quindi al minore il diritto alla bigenitorialità anche dopo la separazione ed il divorzio dei coniugi: diritto che di fatto è spesso eluso in quanto è ancora carente una cultura della separazione che tenga conto dei diritti del minore e tende invece a privilegiare le rivendicazioni dei coniugi. La separazione tra due coniugi, tappa che solitamente sancisce il loro definitivo distacco, di per sé non dovrebbe avere implicazioni sui rapporti affettivi che ambedue

hanno costruito con i figli. Tuttavia vari fattori fanno sì che la disgregazione familiare, a seguito di seprazione/divorzio, abbia ricadute anche su di essi, ricadute e che possiamo collocare su un ideale continuum che va dal disagio di varia intensità sino a vere e proprie forme di violenza anche fisica. In questo continuum possiamo identificare quattro fasi : 1) disagio del bambino nella separazione dei genitori: la separazione coinvolge tutti i membri del nucleo familiare poiché i genitori innanzitutto intendono sciogliere il loro legame ed in questo coinvolgono anche il figlio, poiché aumenta l esigenza di sentirlo alleato, anche se ciò può celarsi dietro atteggiamenti iperprotettivi o iperpermissivi, tesi a testimoniare di fronte agli altri ma anche di fronte a se stessi, la propria validità come genitore e quindi anche come persona, in contrapposizione alla non validità dell altro. Esiste un periodo di circa due anni successivo alla separazione in cui genitori e figli appaiono alla ricerca di un assestamento personale e relazionale, in cui prevale la ricerca di motivi di autostima, non tanto e non solo nella genitorialità, ma anche nel contesto sociale e parentale (fase di elaborazione della crisi).si tratta di problemi, sia pure dolorosi, ma naturalmente connessi ad una perdita del legame che univa la famiglia e che crea nuovi tipi di legami e quindi anche di identità personali. 2) Sindrome di alienazione genitoriale: il comportamento di uno o più figli nel contesto del conflitto intergenitoriale diventa ipercritico e denigratore nei confronti di uno dei genitori perché l altro lo ha influenzato in questo senso indottrinandolo adeguatamente e indirizzando quindi anche lo sviluppo della personalità in tal senso. Si tratta di una vera e propria strumentalizzazione dei figli per alimentare l attività denigratoria e distruttrice nei confronti dell altro coniuge, ben conosciuta dagli operatori sociali e che si può prefigurare talora anche come forma di violenza psicologica nei confronti dei figli da parte dei genitori. Nel caso di disaccordo completo dei genitori vi può essere l intervento del giudice tutelare: si tratta dei casi in cui la conflittualità tra i coniugi è più difficilmente gestibile e per cui si ricorre all intervento del giudice. Se si evidenziano forme di violazione dei diritti del minore (sino alla violenza fisica e psichica sui figli con vario grado di intensità), il caso potrà passare al Tribunale per i Minorenni per i più incisivi provvedimenti, sino a giungere a proporre altre forme di intervento (per es. diverse modalità di affido del minore). 3) La sottrazione internazionale dei minori, figli di coppie miste separate: è questo uno specifico ambito di difficile tutela del minore perché è più difficile far valere il diritto del minore alla bigenitorialità e di vivere nel proprio ambiente. In questo caso possiamo parlare di una particolare forma

di violenza psicologica sui minori e su cui è più difficile anche l applicazione concreta di convenzioni di diritto internazionale al riguardo. Si tratta quindi di minori che sono figli di un legame coniugale in fase temporaneo o stabile scioglimento, talora per cause interne, ma talora anche per cause esterne alla coppia parentale (per esempio in caso di emigrazioni, a seguito di eventi bellici, ecc.) che portano ad una separazione di fatto. A fronte di questo continuum che dal disagio giunge alla violenza sul minore in caso di disgregazione familiare, quali tipi di interventi abbiamo? L analisi delle risposte a questi tipi di problemi dei minori che lo collocano su tale continuum di disagio, di violenze e violazioni di diritti, può essere condotto sia in termini di politiche sociali (e relativi servizi attivati) che di strumenti normativi. Tale analisi dovrà essere approfondita nella prima fase del progetto Matilde: quadro normativo e politiche sociali, con anche particolare rilievo al contributo del terzo settore individuando i tipi di risposte che sono presenti in ogni contesto nazionale, indicando così anche la delimitazione del campo d indagine del progetto Matilde: 1) nel caso di cui al punto 1 della scala del nostro continuum, possiamo individuare tra gli strumenti/servizi più innovativi e significativi, i servizi di mediazione familiare; 2) nel secondo, accanto agli strumenti e momenti previsti sul piano giuridico, sembrano assumere un rilievo di eccellenza i servizi promossi dagli enti locali, talora in collaborazione con soggetti privati e del privato sociale (volontariato), che sono tesi a favorire la continuità genitoriale in situazione di pregiudizio per i bambini. Si tratta di esperienze di mediazione familiare in senso lato, tra cui les lieux d accueil pour l exercice del droits de visite (Francia, denominazione stabilita dalla federazione Nazionale che riunisce questi tipi di servizi) o del droit aux relations personelles (Belgio, definizione della legge del 13/5/1995). 3) Nel terzo caso non siamo in presenza di servizi veri e propri, ma piuttosto di prassi attivate da alcuni enti locali o organizzazioni del privato sociale in un ottica più generale di interventi spesso per far fronte a emergenze. Il campo di analisi del progetto Matilde è relativo a questi tre tipi di mediazione familiare intesa in senso ampio del termine, ma sarà privilegiata la prima soprattutto per il suo implicito potenziale di prevenzione della violenza dei conflitti e di diffusione della cultura della mediazione (obiettivi privilegiati del progetto Matilde) e con particolare riferimento alla fascia d età dei minori compresa tra i 9 e i 14 anni.

Pertanto il piano di lavoro per la realizzazione della prima fase può essere articolato in tre punti: - quadro normativo in tema di mediazione familiare e di tutela del minore in caso di scioglimento del vincolo coniugale, anche in riferimento ai 3 step del continuum sopra indicato; - quadro delle politiche sociali e dei servizi attuati dagli EELL e a livello nazionale, con riferimento ai 3 steps e individuazione di alcune esperienze di eccellenza; - quadro delle iniziative del privato sociale, sempre in riferimento ai 3 steps e individuazione dei casi d eccellenza. A tal fine il CNV ha iniziato, per ciò che concerne l Italia, a svolgere una analisi della letteratura, materiali bibliografici e siti web, di raccolta di informazioni e opinione tramite interviste a testimoni privilegiati. Le interviste - attualmente in fase di svolgimento sono finalizzate anche alla rilevazione delle variabili di risultato e di processo da considerare per la messa a punto di indicatori di banchmark (variabili istituzionali ed organizzative, variabili di ricadute sui problemi su cui s intende incidere con le esperienze, in termini quindi di efficacia) e di cui parleremo successivamente come da programma.

PROGETTO MATILDE I Casi di eccellenza: criteri di scelta e prime indicazioni metodologiche per un loro raffronto nazionale e internazionale a cura di Rossana Caselli Per l avvio della 1 fase del progetto abbiamo proceduto con: 1. raccolta bibliografica; 2. indagine internet sui siti web della mediazione familiare; 3. interviste a testimoni privilegiati per l individuazione dei casi di eccellenza; 4. individuazione di indicatori per la messa a punto di un sistema di benchmarking. In riferimento al punto 1 e 2 si è prodotto un primo rapporto (con l uso del logo di Matilde), consegnato anche alla dottoressa June Kane (valutatrice dei progetti Dafne per conto della C.E.). In riferimento al punto 3 le interviste (circa 12) sono in corso e si è utilizzata la griglia di intervista posta in allegato e che proponiamo all attenzione anche dei nostri partners progettuali. In riferimento al punto 4 si è in fase di prima elaborazione, come da allegato sugli indicatori.

Allegato 1 Bozza di intervista ai testimoni privilegiati Quali sono, secondo Lei gli strumenti / servizi più innovativi che rispondono ai bisogni di una famiglia nella quale i genitori si separano, situazione che coinvolge tutti i membri del nucleo familiare e quindi anche i figli? Sa segnalarci servizi particolarmente significativi attivati da soggetti pubblici, anche in collaborazione con soggetti privati o del privato sociale (volontariato) che sono tesi a favorire la continuità genitoriale in situazioni di pregiudizio per i bambini (quando i figli vengono strumentalizzati dai genitori, quando si ha l intervento del giudice tutelare a causa del disaccordo completo dei genitori, ecc.)? Sa indicarci alcune buone prassi attivate da organizzazioni del privato sociale che rispondono a problemi più generali, quali la sottrazione internazionale dei figli minori, figli di coppie miste separate, figli di un legame coniugale in fase di scioglimento per cause interne o esterne (emigrazioni, eventi bellici, ecc.)? Rispetto a questi servizi/strumenti da Lei indicati, quali sono le variabili, i punti di forza irrinunciabili (fattori di successo)? Quali variabili 1 che intervengono nel processo (= insieme di attività che ricevono un input e lo trasformano per trovare un output, un risultato finale) considera importanti? 1. Qual è la finalità ultima del servizio (A chi è rivolto il servizio, Il bambino è coinvolto in questo percorso? ) 2. Risorse umane impiegate (Chi svolge il servizio, ci sono consulenti sono interni-esterni? quale formazione hanno gli operatori? ecc.) 3. Risorse economiche utilizzate 4. Come sono organizzate le attività (C è una segreteria organizzativa? Come sono contattati i genitori?, Come sono accolti i genitori, i bambini,? quale rapporto c è tra consulenti rispetto bambini? ecc.) 5. Dove si svolge il servizio Fisicamente (organizzazione) Contatti (tipi di rapporto con le istituzioni, ecc.) 6. Quali risultati sono irrinunciabili 2 secondo lei? 1. Quante famiglie - minori contattati 2. Raggiungimento degli obiettivi 3. Soddisfazione dei soggetti coinvolti 4. 1 INDICATORI DI PROCESSO 2 INDICATORI DI RISULTATO

Allegato 2 INDICATORI: variabili quantitative o parametri qualitativi che registrano un certo fenomeno, ritenuto appunto indicativo di un fattore di qualità (valori che si ottengono mettendo in relazione, di solito, INPUT e OUTPUT). Le variabili e i parametri si dividono in: efficacia: livello di realizzazione degli obiettivi che l organizzazione si è posta; efficienza: in quanto consente di stabilire un rapporto fra le attività erogate e le risorse utilizzate in tale attività. equità: accesso ai servizi e la loro capacità di evitare discriminazioni operate rispetto all accesso ed alle modalità di erogazione; soddisfazione: definire in che misura il servizio è in grado di rispondere alle aspettative dell utenza; appropriatezza: è utile per verificare la congruenza (qualitativa e quantitativa) del sistema delle risorse (di materiale e professionalità) disponibili, con il sistema della domanda e per valutare in particolare la fase di processo; accessibilità: analisi del tipo di distribuzione spaziale delle risorse e sua compatibilità con gli obiettivi che si intendono perseguire; DI RISULTATO: efficacia: numero di coppie che si rivolgono al servizio in un anno numero di coppie che si separano numero di coppie che fanno mediazione numero di coppie che si rivolgono al servizio numero di coppie in mediazione a buon fine: prima della separazione durante la separazione dopo la separazione numero di coppie che fanno mediazione appropriatezza: numero di coppie in mediazione volontaria mediazione consigliata mediazione di tregua legale tot. numero di coppie in mediazione numero di incontri e lunghezza periodo tot. numero di coppie in mediazione

numero mediazioni parziali e numero mediazioni globali tot. numero di coppie in mediazione valutazione del mediatore di numero di successi tot. coppie in mediazione equità: coinvolgimento figli tot. coppie in mediazione accessibilità: - tempi di attesa medi per aiutare in mediazione; soddisfazione - rilevazione della soddisfazione delle utenze. DI PROCESSO: equità: - collocazione della Mediazione nella rete dei servizi e luogo (istituzionali e non); - modalità e tipi di promozione della Mediazione; - riservatezza e privacy; appropriatezza - criteri di scelta delle figure professionali e del mediatore (consulente, operatore, ecc.); accessibilità efficienza - chi e come gestisce l informazione/sensibilizzazione al servizio (c è una segreteria) - criteri e luogo di accoglienza e informazione alle coppie (singolarmente o collettivamente); - esistenza di una èquipe o collegamenti con altri servizi omogenei o di sostegno sul territorio (strategie di sviluppo comuni?); - risorse economiche (contributo delle coppie, istituzioni o altro) - spesa media per utente;