OMOSESSUALI IN CERCA D'AUTORE



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Transcript:

OMOSESSUALI IN CERCA D'AUTORE 1 La maggior parte degli studiosi, ormai, concorda con l idea che l orientamento sessuale si formi tramite delle complesse interazioni di tutti i fattori, biologici, psicologici e sociali. Questi tre elementi possono interagire e miscelarsi in un modo diverso da individuo a individuo, costituendo una propria specifica sessualità, la «mappa dell amore» (lovemap) dell individuo, così come suggerisce Money (1998), che è tipica e unica per ognuno. Secondo Whisman (1996) gli uomini e le donne hanno modi diversi di concepire le origini del proprio orientamento sessuale: - Gli uomini gay lo concepiscono come qualcosa di non modificabile. Quelli che pure hanno alle spalle precedenti relazioni eterosessuali spesso descrivono queste esperienze come lontane dalla loro «vera natura». - Le donne lesbiche lo percepiscono come un aspetto flessibile e mutevole ed hanno un atteggiamento completamente opposto rispetto agli uomini riguardo le precedenti relazioni eterosessuali, che in genere non vengono riferite come <<strane>> o <<non autentiche>>. La teoria del «Exotic becomes erotic» (l esotico diventa erotico) di Daryl Bem (1996) è un tentativo di integrare le influenze biologiche con quelle sociali. Secondo Bem, le variabili biologiche (ad esempio i geni) non codificano l orientamento sessuale, ma predispongono verso particolari caratteristiche del temperamento infantile (ad esempio l aggressività). Il temperamento del bambino, a sua volta, influenzerà la sua scelta di intraprendere delle attività invece di altre: ad esempio alcuni bambini preferiscono giochi competitivi, altri attività più sociali e meno attive. Quelli che praticano attività tipiche del proprio sesso percepiranno i pari del sesso opposto come diversi e poco familiari, quindi «esotici»; al contempo, però, i bambini che praticano attività atipiche rispetto al proprio sesso, si sentiranno attratti dai pari del proprio sesso. E questo sentimento di diversità ad attivare una risposta di attivazione generalizzata che ogni bambino

esperisce nel momento in cui si confronta con chi percepisce come diverso da sé. Con l età adulta, questa attivazione diventa specifica, si connota di erotismo e romanticismo. 2 Nonostante le critiche ricevute, soprattutto perché mancano ancora dei dati empirici a sostenerla, questa teoria rappresenta di certo un interessante tentativo di assemblare più elementi in un tutto coerente che sia una teoria evolutiva e non più eziologia. Un passaggio, questo, fondamentale, per interrogarsi finalmente sui veri argomenti legati all omosessualità che dovrebbero essere di autentico interesse psicologico: tra questi, il percorso che porta alla formazione dell identità omosessuale è sicuramente tra i più importanti. E un percorso che dura tutta la vita, ma che ha alcuni periodi che rivestono una particolare importanza: il primo è l adolescenza e in particolare la cosiddetta prima adolescenza. Essa è caratterizzata da rilevanti cambiamenti fisici e psicologici che pongono l adolescente di fronte alla necessità di operare un riassestamento dell immagine di sé, sia dal punto di vista intrapsichico sia dal punto di vista sociale: deve rinunciare a ciò che è stato fino ad ora e cominciare a formarsi un identità nuova. Un passaggio caratterizzato spesso da ambivalenza e senso di estraneità, soprattutto se manca un adeguato riassestamento delle relazioni familiari e delle relazioni con il gruppo dei pari. Secondo Higgins (1987) ogni soggetto pensa a sé facendo riferimento a 3 termini: Il Sé Reale: come si è Il Sé Ideale: come si vorrebbe essere Il Sé Normativo: come si dovrebbe essere Ogni volta si verifica una discrepanza tra queste istanze, il soggetto prova un forte coinvolgimento emotivo-cognitivo e vengono messe in atto alcune strategie nel tentativo di ridurre tale conflitto. Se non si supera una discrepanza tra Sé Reale e Sé Ideale, si proveranno sentimenti di scoraggiamento, insoddisfazione, delusione, provando uno stato di «moratoria», per cui il soggetto si pone obiettivi sempre più ambiziosi e si sforza freneticamente per raggiungerli.

3 Se non si supera la discrepanza tra Sé Reale e il Sé Normativo si proveranno agitazione, paura, senso di minaccia, irrequietezza, ansia e si andrà incontro a quella che Higgins chiama «diffusione dell identità», per cui l individuo non prende mai dei veri impegni, in quanto ogni volta pensa di dover trovare oggetti di investimento sempre più significativi e prestigiosi, nel tentativo di adeguarsi alle norme sociali, ma non è capace di raggiungerli per via dell ansia e dell irrequietezza. Questi processi pongono l attenzione sul problema, fondamentale soprattutto in adolescenza, dell autostima, cioè di quanto un soggetto si ami, si accetti e si rispetti in quanto persona. Harter (1999) sostiene che la stima di sé è influenzata direttamente da come gli individui si sentano adeguati in ambiti in cui per loro il successo è importante. In adolescenza ci sono numerose componenti che contribuiscono a migliorare/peggiorare l autostima, ad esempio l aspetto fisico, l accettazione sociale da parte dei coetanei, la competenza scolastica, l abilità atletica (in misura diversa per maschi e femmine), ma il fattore più importante è l atteggiamento delle persone significative, per cui chi si sente apprezzato dalle persone ritenute importanti, avrà una più elevata stima di sé. In adolescenza questi «altri significativi» non sono più i genitori, come durante l infanzia, ma il gruppo dei pari, gli insegnanti e altri adulti di riferimento. Miller e Myers (1998) distinguono due tipi di strategie di compensazione per fronteggiare il pregiudizio e le sue conseguenze: - COMPENSAZIONE PRIMARIA: per cui le persone agiscono per eliminare o ridurre il pregiudizio o le sue conseguenze consentendo alla persona di acquisire i desiderati obiettivi interpersonali. - COMPENSAZIONE SECONDARIA: per cui le persone, avendo già subito gli effetti negativi dello stigma, adottano strategie mentali con il fine di rivedere e ripensare quello che è accaduto. Crocker e Mayor (1989) hanno focalizzato la loro attenzione sulle strategie che operano nella compensazione secondaria; strategie che non sempre funzionano, anzi, a volte possono portare alla compromissione di altre aree del funzionamento psicologico e sociale e distinguono tre casi: - Le persone attribuiscono le risposte negative provenienti dall esterno al pregiudizio contro il proprio gruppo di appartenenza. Questo tipo di strategia può portare l individuo ad assumere un

atteggiamento vittimistisco che gli impedisce un confronto costruttivo con le proprie responsabilità. 4 - Le persone di un gruppo stigmatizzato, per non mettere a rischio la propria autostima, evitano il confronto con il gruppo dominante e preferiscono il contatto con le persone appartenenti al proprio gruppo, con il possibile svantaggio di inibire le abilità sociali e la comprensione delle dimensioni per le quali il gruppo è stigmatizzato. - La persona riesce a mantenere la propria autostima minimizzando il valore del <<motivo>> per cui viene stigmatizzato dal gruppo di dominanza, elicitando in alcuni casi dei sentimenti di scissione e svalutazione. L ambiente, però, non è solo fonte di fattori di rischio, è anche il luogo dove possono essere ricercati i «fattori protettivi» dal disagio. Il primo fattore protettivo appartiene all individuo stesso, è la resilience, che indica la capacità di essere flessibile; in una prospettiva interazionista, il rischio psicosociale è così frutto di una particolare interazione tra carenze e risorse che caratterizzano la vita di una persona. In quest ottica, la soluzione dei compiti dello sviluppo si realizza grazie al proprio impegno personale, ma anche grazie al sostegno sociale che l impegno dell individuo può ritrovare nell ambiente: come già detto, l ambiente cui fa riferimento l adolescenze è il gruppo dei pari. Quindi, possiamo concludere che le due principali fonti di fattori protettivi sono: - La difficoltà di affrontare le difficoltà evolutive in modo proattivo (variabile personale). - La disponibilità di un adeguato sostegno sociale (quindi il gruppo dei pari). Un compito evolutivo fondamentale che l adolescente si trova ad affrontare è quello della sua identità sessuale: essa non è rigidamente predeterminata, ma riconosce un principio di imprevedibilità e variabilità, per cui è una struttura psichica che muta in relazione anche all ambiente esterno e che può avere come risultato finale forme e manifestazioni diversificate. E facile, quindi, immaginare quanto possa diventare complessa (e in certi casi particolarmente dolorosa) la formazione di un identità omosessuale. Gli adolescenti omosessuali, infatti, si trovano ad affrontare sfide intrapsichiche e interpersonali il cui risultato

5 è quello di una crisi nel processo di formazione dell identità; una crisi che spesso può portare a una sfiducia di base nella propria identità sessuale e psichica. All inizio gli adolescenti omosessuali sperimentano un senso di estraneità e/o diversità che non necessariamente connotano subito come sessuale, ma apprendono abbastanza rapidamente che questa differenza è connotata negativamente. «Una ragazza in un intervista ha spiegato: Sapevo cosa voleva dire omosessuale, l ho saputo da una barzelletta. Quando vieni a conoscenza di questa visione così negativa dei gay, non è sorprendente che sei terrorizzata dalla prospettiva di acquisire quell etichetta Come poteva una ragazza ordinaria come me far parte di quel gruppo di persone malate?» (Da «L offesa peggiore», Pietrantoni L., 1999, pag.51) A causa del terrore così ben descritto dalla ragazza dell intervista, spesso gli adolescenti omosessuali vivono il proprio orientamento in clandestinità, separando la propria immagine pubblica da quella privata, trascinandosi in sentimenti di non-autenticità e di isolamento, che incidono sul piano affettivo, sociale e cognitivo. -Dal punto di vista cognitivo l adolescente ha a disposizione una serie di informazioni distorte sull omosessualità e spesso non avendone a disposizione altre, fa propria l immagine negativa e stereotipata. - Dal punto di vista socio-relazionale si vive nel terrore di un rifiuto delle persone significative o si opera un distacco emotivo dagli altri proprio per proteggersi da questa angoscia dell abbandono, alimentando in modo circolare i sentimenti di solitudine, ritiro ed estraneità. Per evitare questa condizione estremamente debilitante spesso gli adolescenti omosessuali finiscono con l introiettare i giudizi negativi sull omosessualità che circolano nel suo ambiente circostante. E l «omofobia interiorizzata», che può essere definita come l insieme di sentimenti e atteggiamenti negativi verso le caratteristiche omosessuali che si riscontrano in se stessi e verso l omosessualità delle altre persone. Quindi ci si può convincere, da omosessuali, che le relazioni omosessuali sono sbagliate, peccaminose, infelici e che la vita da gay è destinata all emarginazione e alla solitudine. Un omofobia interiorizzata ha effetti deleteri sul funzionamento psicologico del giovane gay e della giovane lesbica, in quanto influenza

6 pesantemente la formazione dell identità, l autostima, l elaborazione delle difese, l integrità dell Io, le relazioni oggettuali e il funzionamento del Super-Io, e diventa un grave fattore di rischio per la genesi di situazioni problematiche, come la difficoltà a costruire relazioni intime, lo sviluppo di disfunzioni sessuali, la pratica del sesso non sicuro, l abuso di alcool o di altre sostanze stupefacenti. Altre volte, si sviluppa una vera e propria negazione della propria identità, per cui molti adolescenti arrivano in età adulta praticamente estranei rispetto alla propria vita emotiva. Questo è il decorso peggiore. E invece possibile che, dopo essersi scontrato, e magari anche averli interiorizzati per un certo periodo, con i significati negativi dell omosessualità, l individuo, attraverso la propria resilience e un buon contesto sociale, riesca a costruire una nuova immagine di sé, libera dalle falsificazioni e dai controlli del pregiudizio, riconciliando, quindi, il Sé Reale e il Sé Normativo. In questo percorso di formazione dell identità omosessuale, i percorsi sono differenti per maschi e femmine, differenze che si originano a partire dalle differenze biologiche, educative e culturali tra i due sessi. I ragazzi gay: - sono consapevoli delle proprie attrazioni omosessuali e hanno i primi rapporti tra la prima e la media adolescenza - come strategia difensiva, tendono a negare il coinvolgimento affettivo, nel tentativo di minimizzare l esperienza sessuale con altri uomini. - I ragazzi gay tendono ad avere numerose esperienze sessuali prima di focalizzarsi su una persona in particolare e ritengono molto importante la compatibilità erotica e sessuale come parametro di scelta del partner. Le ragazze lesbiche: - Sono consapevoli delle proprie attrazioni omosessuali tra la media e la tarda adolescenza e hanno i primi rapporti in genere nella prima età adulta

- Delle prime esperienze le lesbiche enfatizzano il lato sentimentale e attribuiscono la propria infatuazione a caratteristiche «particolari» della partner - Tendono ad avere relazioni eterosessuali più spesso dei maschi, a volte anche fino al matrimonio 7 - Tendono a enfatizzare l aspetto emotivo della relazione con la partner e a dare meno importanza all appetibilità fisica nel momento della scelta di una compagna. Arriva, dunque, il momento del coming out, ossia della dichiarazione a sé e agli altri del proprio essere omosessuale. Cass (1978) riconosce varie fasi nel processo di coming out: Confusione d identità: una fase caratterizzata dai sentimenti di diversità rispetto al gruppo dei pari che si accompagna a un senso di alienazione personale. Si comincia ad essere coscienti di provare desideri verso persone dello stesso sesso Comparazione: è caratterizzata da una forte sensazione di isolamento, in quanto inizialmente non si riesce a trovare nessuno con cui dividere questi sentimenti di diversità e si sente di non appartenere a nessuna categoria Tolleranza: per controbilanciare i sentimenti di isolamento e alienazione, il soggetto comincia a contattare altre persone omosessuali. Un contatto che può portare a due esiti: - Se il contatto ha esito negativo si riduce il contatto con i gay e con le lesbiche e si cerca di inibire la propria omosessualità. - Se il contatto ha esito positivo, la persona può iniziare a tollerare maggiormente l idea di essere omosessuale Accettazione: la persona si accetta come gay e lesbica, non si limita più a tollerarsi. Spesso è in questa fase che ci si svela a qualche persona eterosessuale fra gli «altri significativi» Orgoglio: la persona diventa sempre più consapevole dell incongruenza tra l immagine di sé positiva e il corrispondente rifiuto sociale; la persona si svela e vive a pieno nella sottocultura

gay e vive sentimenti di svalutazione nei confronti di molte istituzioni tradizionali, che percepisce come fonte di rifiuto 8 Sintesi: la persona attenua questo sentimento di conflitto tra cultura gay e cultura eterosessuale e compie il definitivo passo di integrazione e sintesi tra l identità gay e i restanti aspetti della sua personalità e della sua vita. Nel modello proposto da Cass risulta fondamentale il ruolo della comunità gay: essa favorisce l acquisizione di un identità positiva, attraverso l incontro con un partner o semplicemente perché permette l accesso a modelli di ruolo positivi e permette di vivere in una condizione in cui ci si sente a proprio agio in quanto gay/lesbiche. Il coming out, inoltre, è un processo che dura tutta la vita: di fronte a ogni nuova relazione o nuovo contesto in cui la persona omosessuale si trova, deve chiedersi come, quando e se è davvero il caso di svelarsi. In genere ci si svela prima a qualche amico eterosessuale più intimo, poi a membri della famiglia che non siano i genitori e solo all ultimo avviene la comunicazione alla coppia genitoriale. Quest ultimo passo rappresenta sicuramente il più difficile. Difficilmente nasce dal desiderio consapevole di coinvolgere i propri genitori in una parte di sé, più spesso prende le forme di un «agito» (ad esempio un diario lasciato inavvertitamente nel posto sbagliato). Per i genitori l elaborazione dello svelamento ha le stesse caratteristiche dell elaborazione del lutto: bisogna confrontarsi con la perdita del figlio sperato e sostituirla con una immagine che sia più congruente con la realtà. In genere le reazioni sono: - Uno stato di shock, la reazione più comune. Sentimenti di sorpresa, dolore, delusione e disillusione che lascia i genitori spiazzati e disorientati, con un temporaneo senso di estraneità nei confronti del figlio che viene percepito come una persona estranea alla famiglia. - Senso di colpa e/o fallimento, per cui i genitori si sentono responsabili per l omosessualità del figlio. - Sentimenti di rabbia, sconforto, minaccia, di fronte alla delusione di tutte le aspettative che verranno disattese, come il matrimonio, i nipoti, la trasmissione intergenerazionale della famiglia.

- Senso di isolamento, per cui i genitori non sanno a chi dirlo, se dirlo, se chiedere aiuto ed esattamente per cosa chiedere aiuto. Non si hanno, insomma, modelli cui fare riferimento. L esito può essere di vari tipi, da un esplicito rifiuto e disconoscimento del membro della famiglia a una completa accettazione, ma in genere prevalgono atteggiamenti ambivalenti. 9 Per approfondire Dall Orto G., Dall Orto P., (1990) <<Figli diversi>>, Milano, Sonda Dall Orto G., Dall Orto P., (2005) <<Figli diversi. New Generation>>, ed. Sonda, Casale Monferrato (Al) Pietrantoni L., (1998a) <<Bilanciare autonomia e intimità: l intervento clinico con le coppie omosessuali>>, Rivista di Scienze sessuologiche, 1:41-56 Pietrantoni L., (1998b) <<La crisi familiare alla conoscenza dell omosessualità del figlio/a>>, Ecologia della mente, 65:461-468 Pietrantoni L., (1999) <<L offesa peggiore. L atteggiamento verso l omosessualità: nuovi approcci psicologici ed educativi>>, Edizioni Del Cerro, Pisa