ASSISTENZA LA REGIONE HA ANNUNCIATO UN DRASTICO TAGLIO ALLE RISORSE Incombeilrischiochiusura sulcentrodiaiutoperlemamme «Madre-Bambino» ha dato risposte a mille donne in grave difficoltà MARIA TERESA MARTINENGO Infugadamiseriediognitipo Le condizioni delle donne che vengono indirizzate al Call center sono quasi sempre ad altissimo rischio per sé e per i figli Il fenomeno delle madri sole con bambini in condizioni di grave difficoltà per violenze, abbandoni, sfratti, è presente e in crescita nelle grandi città in modo fisiologico. A Torino, per dare risposte immediate edadeguateaquestafasciadi popolazione-lapiùfragile-,alla fine del 2009 il Volontariato Vincenziano e altre realtà del volontariato, privato sociale, Comune e Regione hanno dato vita al «Call center Madre- Bambino», strumento fondato sull esperienza e il lavoro comune ventennale di un gran numero di servizi pubblici(a cominciare dai servizi sociali, daltribunaleperiminori)e non.ilcallcenter,chehasede in Comune, accanto all Ufficio Minori Stranieri, ha sempre aggiornata la disponibilità nelle diverse strutture di accoglienza e collega le varie realtà che collaborano ai progetti di reinserimento ed educativi. Tuttoquesto,cheindueanniemezzohadatorisposte concrete per un futuro miglioreaunmigliaiodidonneeai loro bambini, ora rischia di sparire. L allarme è stato lanciato ieri, dopo l audizione di suor Angela Pozzoli,«anima» del Coordinamento Madre- Bambino, dalle commissioni Assistenza e Pari opportunità del Consiglio comunale. Che hanno concluso, come ha riassunto Lucia Centillo, presidente della prima,«di scrivere una lettera al sindaco Fassino, al presidente della Regione Cota, all assessore Monferino, perché questo servizio, strategico, possa essere ancora finanziato. Se non lo fosse, le ricadute sarebbero drammatiche su una popolazione debolissima». Inoltre, come è stato sottolineato da tutti i consiglieri presenti, di maggioranza e opposizione- tra gli intervenuti, il vice presidente del Consiglio comunale Magliano e Paola Ambrogio, Pdl, Genisio e Paolino,Pd-,lamodalitàdilavorodel Call center, che mette insieme pubblicoeprivato,èoggipiùche mai un modello. «Il finanziamento della Regione, che negli anni passati è statodi270milaeuro-haspiegatosuorangelapozzoli-,orasi ridurràa70milaeuro,ilcosto delle due assistenti sociali che lavorano al Call center, fondamentali per il suo funzionamento. La mancanza di altre risorse rende il progetto non più sostenibile. Anche il Comune dovrebbeprenderneattoafaredelle scelte. Torino cambia in meglio la sua immagine, ma il resto?». IlCallCenterfinorahadato risposte a 645 madri con bambini, 219 donne sole, 107 gestanti. Quattrocento donne, è stato detto ieri, sono vittime di violenze sessuali, maltrattamenti, abusi. Violenze domestiche e abusi sessuali sono la prima causa di richiesta di aiuto La violenza domestica e l abuso sessuale sono la prima causa di inserimento in comunità e altri progetti di accoglienza. Gli inserimenti in strutture di vario livellosonostate304.il63,8%dei casièstatosegnalatoalcallcenter da enti pubblici, a cominciare dai servizi sociali, ma anche da ospedali, forze dell ordine, consultori di Torino e del Piemonte.Ilrestante36%,davolontariato e privati. Le madri italiane sono il 54,2% del totale. Nelle comunità di accoglienza, nei gruppi appartamento e nei progetti di autonomia sono state 188lemadriospitatenel2011 (145 con provvedimento del Tribunale per i minori).
Il caso Rischia di chiudere il call center per le donne in difficoltà Appello della promotrice del servizio: Non possiamo chiudere Fondi tagliati, a rischio il pronto intervento donne GABRIELE GUCCIONE possiamo permetterci di chiudere, «NON non in un momento così difficile». Suor Angela Pozzoli, responsabile del coordinamento Madre-bambino, lancia un grido di allarme, in difesa del servizio di cui è tra le promotrici: il call center per le donne in difficoltà, di via Giulio. Centinaia di richieste di aiuto ogni anno, un vero e proprio pronto intervento, ospitato nei locali messi a disposizione dalla città, che è destinato Suor Angela: il centro è l unico in grado di risolvere subito situazioni complicate alle donne sole con bambini, vittime di violenza, abbandonate, rimaste senza casa. L unico centro in città, pronto a dare una risposta nel giro di poche ore a richieste delicatissime, provenienti dai più deboli tra i deboli, le donne maltrattate e i loro bambini. Il servizio rischia di essere messo in crisi dal venire meno, manco a dirlo, dei finanziamenti pubblici. Dei 270mila euro provenienti ogni anno dalle casse della Regione Piemonte, quest anno ne arriveranno, se va bene, 70mila: sono sufficienti appena a coprire gli stipendi delle due giovani assistenti sociali che lavorano nel centro. «In un momento in cui ci sono sempre meno risorse per il welfare denuncia suor Angela chiudere una realtà come la nostra, significherebbe togliere alle donne in difficoltà un appiglio fondamentale». L allarme di suor Pozzoli è stato ascoltato ieri mattina in Consiglio comunale, dalla commissione Servizi sociali. I consiglieri si sono impegnati a scrivere al presidente della Regione, Roberto Cota, per chiedere di risolvere la questione. Intanto il call center cerca di continuare, come può, la sua attività. L anno scorso ha risposto a 400 richieste si aiuto: si tratta di donne in difficoltà, con figli spesso piccoli, che hanno bisogno di essere accolte, di rifarsi una vita. Nel giro di poche ore, nei casi di emergenza, vengono ospitate in un albergo del servizio. Trascorsa la prima notte, passano nei centri di seconda accoglienza, al Cottolengo, al Sermig, a Casa Barolo, in attesa dell inserimento in una comunità o, a seconda dei casi, di una sistemazione autonoma. Con la possibilità di accedere alle borse lavoro della Fondazione Operti. Fino a due anni fa non esisteva niente di tutto ciò. «Per le forze dell ordine, che prima, in caso d urgenza, cercavano di rivolgersi a qualche associazione, senza la certezza di trovare una soluzione ai casi, è diventato un punto di riferimento racconta suor Angela Non possiamo tornare indietro, senza nessun servizio capace davvero di occuparsi di queste donne». RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso L assessore Monferino annuncia il rinvio ai dipendenti dell Asl 1: Però il piano non cambia Valdese, i tempi si allungano la metamorfosi slitta al 2013 DIEGO LONGHIN NESSUNA retromarcia sugli obiettivi, ma della pratica ospedale Valdese se ne riparlerà nel 2013. È stato lo stesso assessore alla Sanità della giunta Cota, Paolo Monferino, a indicare la nuova tempistica durante la riunione con i dipendenti dell Asl 1 di Torino. Zona che, oltre al Valdese, ospita anche l Oftalmico, che verrà chiuso ed entrerà a far parte del progetto Città della Salute. L incontro è durato due ore e l assessore è stato sommerso dalle domande di medici, infermieri e amministrativi. Monferino ha ripercorso le tappe del piano, ha ribadito che «Torino è una delle città in Europa con il più alto numero di ospedali», e per quanto riguarda il Valdese ha spiegato che la necessità è quella di avere posti letto per le riabilitazioni dopo i ricoveri alle Molinette e al Mauriziano. I tempi, però, si allungheranno. L operazione non si concluderà nel 2012. Dopo la pausa estiva verrà messo a punto il progetto definitivo, «verranno prorogati i contratti con i service che operano all interno dell ospedale, la trasformazione partirà nel 2013». L assessore ha anche ribadito «che nessuno deve avere paura, tutti i lavoratori verranno ricollocati, a chi andrà bene al Mauriziano, a chi andrà un po meno bene alle Molinette, a chi andrà malissimo al Martini». I dipendenti dell Asl hanno interrogato Monferino sulla prospettiva di un Asl divisa tra due federazioni e anche sul futuro del Martini, altro nosocomio che fa parte del comprensorio. Durante l incontro l assessore si è tolto anche qualche sassolino rispetto ai medici di base: «Non ho ancora capito se sono liberi professionisti o dipendenti. Per ogni cosa che fanno in più, come ad esempio i vaccini, chiedono un extra rispetto alla convenzione». Per l assessore questo è un nervo scoperto, d altronde i medici della mutua lamentano costi sempre più alti per le strutture, a partire dagli studi, e per il personale. E ieri Monferino ha ribattuto «che se è un problema di spazi la Regione può dare delle sedi, così come può mettere a disposizione del personale, a partire dagli amministrativi, visto che nel settore Sanità c è un problema di esuberi proprio fra gli amministrativi». RIPRODUZIONE RISERVATA
ACQUI. PREOCCUPAZIONE DEL COMITATO PER LA SALUTE L ospedaleècardine masoltantosullacarta Intantolavorialpalo,ma5milaeurodimaquillageperlavisitadiBalduzzi GIAN LUCA FERRISE ACQUI TERME Ancora preoccupazioni sul futuro e il ruolo dell ospedale. E quanto emerge da una riunione promossa dal Comitato per lasaluteechehaevidenziato una serie di problematiche. «Il momento che sta vivendolasanitànelnostropaese con il rischio di consistente che ulteriori tagli lineari, decisi a livello nazionale o regionale,causinoinmolterealtàil collasso del sistema, richiede la massima attenzione per evitare che la qualifica di ospedale cardine rimanga una pura etichetta di facciata -spieganodalcomitato-.se per alcuni servizi quali Ostetricia, pronto soccorso ed Anestesia sono state avviate le procedure di assunzione del personale medico, vi sono altre situazioni che destano a nostro avviso non poche preoccupazioni. In primo luogo, in personale infermieristico e gli operatori sociosanitari, in conseguenza del blocco del turn over, sono ormai ridotti al numero minimo per garantireiservizi». In secondo luogo, il Comitato, esprime preoccupazione sulla riorganizzazione, con la creazione di un area d emergenza, mettendo insieme gli attuali reparti di Rianimazione e Unità coronarica.«in quest area, troverebbero posto, oltreaipazientichegiàabitualmente sono ricoverati in Rianimazione, anche i pazienti infartuati che necessitano di monitoraggio e terapia intensiva, non avendo le caratteristiche per essere avviati da subito ad Alessandria per l angioplastica. La Cardiologia resterebbe, staccata dall Unità coronarica come reparto che si dovrebbe occupare di pazienti stabilizzati, trasferiti dalla stessa area di emergenza o dall ospedale di Alessandria». Ma l attenzione degli acquesièrivoltaancheallanecessità di procedere in tempi brevi all adeguamento strutturale del secondo piano, che ospitaildaysurgery,edel Programmata ma non ancora iniziata anche la ristrutturazione della rampa che conduce all ex pronto soccorso APPELLO DEL SINDACO AGLI ACQUESI «Firmate la proposta di legge che salverà i tribunali minori» IUnapropostadilegge d iniziativa popolare di riforma della geografia giudiziaria è stata lanciata dall ordine forense di Montepulciano (Siena) che come Acqui rischiadiperdereperiltribunaleconlariformavolutadal ministro Paola Severino.«La difesa del tribunali minori nonèunadifesadiclasse,ma è una battaglia per tendere realmente a una giustizia più efficiente» dice il sindaco EnricoBertero,chehadecisodi sostenere con la propria amministrazione la battaglia affinché il tribunale di Acqui non venga soppresso. E lancia l invito a tutti gli abitanti della città di recarsi a Palazzo Levi per sottoscrivere la proposta di legge. Allo stesso tempo, Bertero si sta facendo promotore con i sindaci dei Comuni del circondario del tribunale affinché venga sostenuta l iniziativa. L annunciata chiusura del tribunale determinerebbe un ulteriore impoverimento dei serviziaicittadiniinunazona dove si sentono particolarmente i problemi di comunicazione per la mancanza di una viabilità adeguata. [G. L. F.] quinto piano, dove si trovano Traumatologia e Cardiologia. Lavori già programmati non ancora iniziati, come anche la ristrutturazione della rampa che conduce all ex pronto soccorso, che consentirebbe l accesso diretto di pazienti non deambulanti al primo piano dell ospedale dove si trovano gli ambulatori. In realtà, qualche lavoro in economia in questi ultimi mesi è statofatto.losievincedauna determinazione del direttore dell area tecnica del 5 giugno. La riparazione di una perdita dell impianto termico ed idrico sanitario nella cucina centrale per 1532,21 euro; la riparazione di una controsoffitto del laboratorio analisi per 1678,63 euro. Mal impegnodispesapiùimportante è stato per lavori urgenti alle aree esterne per 5.871,57 euro, motivati dalla visita del ministro Renato Balduzzi avvenuta il 24 marzo.
TORTONA. LA SOCIETA E IN LIQUIDAZIONE: NON ANCORA PRESENTATO IL BILANCIO Maxi deficit di Farmacom altra tegola per il Comune Un rosso di 225 mila euro, cioè più del doppio del capitale sociale MARIA TERESA MARCHESE TORTONA Il bilancio della società Farmacom, che gestisce le farmacie comunali, benché pronto da tempo, non è ancora stato approvato. Delle due assemblee convocate con all ordine del giorno proprio il bilancio, una è andata deserta mentre lunedì i lavori sono stati aggiornati a venerdì 3 agosto. Pare che nella maggioranza ci siano malumori per la gestione della società, che ha presentato un bilancio 2011 con una perdita di 225.777 euro, cioè 125.777 euro in più del capitale sociale, non ancora ratificato dal Consiglio di amministrazione. E le forze politiche starebbero valutando la possibile sostituzione dell amministratore unico Sandro Tortarolo. Il Comune ha deciso di affidare a un consulente, Giuseppe Trombetta, il compito di indicare la soluzione al problema. «Per quanto riguarda l advisor - dicono in Comune - l amministrazione formalizzerà l incarico in questi giorni, in quanto lo stesso consulente indicato da Assofarma si è riservato, prima di accettare ufficialmente, di analizzare e valutare tutta la documentazione relativa alla società che gestisce le farmacie comunali. Gli uffici comunali hanno già fatto pervenire la documentazione richiesta al dottor Trombetta, il quale non ha ancora comunicato eventuali strategie o azioni che il Comune, quale socio maggioritario di Farmacom srl, di concerto con i soci minoritari, ovvero le farmaciste dipendenti, dovrà adottare. Il dottor Trombetta ha solo suggerito, visto il bilancio in forte perdita, di procedere con una ridefinizione del contratto di servizio per la gestione delle farmacie comunali». La società Farmacom è stata costituita nel dicembre 2010 perché il contratto di servizio con Atm per le farmacie era in scadenza. La società, che ha un capitale di La società Farmacom gestisce le farmacie comunali: il Comune ha il 90% delle quote MOZIONE Il Pd preannuncia battaglia sulla sede della nuova farmacia I Il Pd ha presentato una mozione per rilocalizzare la nuova farmacia che sarà aperta nell area tra piazza Milano (ex mercato coperto), corso Repubblica Nord, largo Europa e via Emilia Nord, anziché lungo la circonvallazione esterna, localizzazione adottata nel Consiglio comunale del 5 giugno ma che secondo il Pd non risponde alle finalità della legge. Chiedono inoltre che vengano create le condizioni favorevoli e gli incentivi affinché una delle quattro farmacie del centro possa essere rilocalizzata in altra area sprovvista del servizio. Il Pd chiede «che il sindaco e la giunta si impegnino a rivedere gli orientamenti assunti con la delibera consiliare del 5 giugno e al tempo stesso a individuare le due zone sopra descritte come privilegiate per l apertura di una nuova farmacia e, in prospettiva, per la rilocalizzazione di una farmacia del centro storico». La mozione sarà discussa giovedì prossimo in Consiglio comunale. [M. T. M.] 100 mila euro, è composta per il 90,004% dal Comune di Tortona e per la restante parte da sette farmaciste dipendenti. Ogni farmacista possiede una quota di partecipazione dell 1,428%, pari a 1428 euro di capitale sociale. Con la costituzione di Farmacom l amministrazione comunale ha tenuto in capo a sé la titolarità delle farmacie dando in affidamento la gestione per 50 anni. A fine ottobre però l autorità di vigilanza sui contratti pubblici, alla quale si era rivolto il consigliere Paolo Ronchetti, ha dichiarato che la costituzione della società è illegittima invitando l amministrazione a prendere provvedimenti urgenti. Anche la Corte dei Conti, alla quale la giunta Berutti ha chiesto un parere definitivo, ha confermato l illegittimità di Farmacom, che dev essere messa in liquidazione al più presto.