INTERVENTO CONCLUSIVO



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Transcript:

INTERVENTO CONCLUSIVO

NEROZZI Paolo Nerozzi * Anche io voglio partire dal tema del terrorismo, da ciò che è avvenuto, che non ci aspettavamo, ma che non intendiamo sottovalutare perché, accanto a vecchie questioni, vi è un elemento di grande novità: il terrorismo torna in fabbrica e nei luoghi di lavoro e coinvolge i giovani. Un elemento di novità che si inserisce in una situazione di profondo disagio, che investe una parte dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Con questo non intendo giustificare nulla, ma cerco di capire quale potenzialità possa avere questo fenomeno, per tentare di stroncarlo fin dall inizio. Penso perciò che il documento unitario di CGIL, CISL e UIL sul terrorismo 1 debba rappresentare la base sulla quale andiamo a discutere con i lavoratori e con i cittadini. L ha detto Carlo Podda, ma voglio insistere anche io: la discussione al nostro interno non decolla. Quando un integrativo che prevede un aumento di 300 euro al mese non passa perché da non so da quanti mesi non parliamo con quei lavoratori tra l altro, in una situazione strategica come Gioia Tauro c è qualcosa che nel nostro lavoro non funziona. Abbiamo a disposizione il Memorandum, il documento unitario sul confronto con il governo, il documento unitario contro il terrorismo, tutto materiale sul quale dobbiamo aprire una discussione a tutto campo per arrivare, se necessario, alla mobilitazione per conquistare ciò che ancora * Segretario nazionale della CGIL. 1 Vedilo su www.cgil.it (NdR). 101

INTERVENTO CONCLUSIVO non abbiamo ottenuto. Il rapporto con i lavoratori è infatti l unico mezzo con il quale possiamo arginare sia le infiltrazioni terroristiche che come nel caso di Gioia Tauro le infiltrazioni della n drangheta. Ma non possiamo solo parlarne tra di noi, dobbiamo mettere in pratica questa decisione già nei prossimi giorni, dobbiamo essere i protagonisti di una grande discussione nel paese, sia sulle questioni dello sviluppo, sia su quelle del pubblico impiego, sia quelle sul terrorismo. È vero che la storia della CGIL è fortemente innervata con la storia di questo paese e che la nostra organizzazione ha rappresentato il baluardo contro il terrorismo, ma è altrettanto vero che noi siamo l obiettivo del terrorismo. Ma per combattere tutto questo, dobbiamo rinsaldare i nostri rapporti di massa, non dobbiamo avere paura né provare sgomento di fronte a un fenomeno che forse non ci aspettavamo. Anche perché come ha detto giustamente Guglielmo Epifani noi siamo una dei pochi soggetti collettivi che può ancora parlare con la gente, senza la mediazione dei sondaggi o dei media. Ma per farlo dobbiamo intensificare questo rapporto. Quanto potrebbe avvenire e che forse avverrà, ci può però mettere in difficoltà. L ho già detto, ma voglio ripeterlo: il terrorismo è il nostro obiettivo da combattere perché non ha giustificazione alcuna. Non posso però non rilevare che quanto è successo in questi giorni è stato preceduto da alcuni strani avvenimenti. Quando alcuni degli opinion makers che vanno per la maggiore, commentatori politici e del costume nazionale, sostengono di essere orgogliosi del fatto che nel 1977 erano tra coloro che tirarono i sanpietrini a Lama e, un minuto dopo, ci rimproverano per le infiltrazioni terroristiche, c è qualcosa che non funziona. 102

NEROZZI E, se questi stessi commentatori che un giorno affermano che ogni conflitto è ispirato dalla radicalità delle nostre iniziative, il giorno dopo prendendo spunto dai fischi di Mirafiori ci accusano di non essere sufficientemente radicali, di non ascoltare i lavoratori, di non avere più un rapporto con loro, c è qualcosa che non funziona, o detto più in chiaro, si intravede la volontà di colpire politicamente il movimento sindacale non certo un apprensione per le sorti della democrazia in Italia. In questi giorni, accanto a una grande consapevolezza, in particolare del vice ministro Minniti, del ministro degli Interni, degli inquirenti e dei magistrati, a cui va tutta la nostra solidarietà, soprattutto quando indagano anche su di noi, si sono manifestate posizioni che non ci hanno convinto. È sembrato, infatti, che per alcuni commentatori, per alcuni giornali l obiettivo non fosse il terrorismo, bensì la CGIL. Intendiamoci bene: se qualcuno pensa di utilizzare i gravi fatti di questi giorni che riguardano il paese e ai quali bisogna dare una risposta, la più unitaria possibile, coinvolgendo le forze sociali, le forze politiche, di maggioranza e di opposizione perché il terrorismo si batte tutti insieme per mantenere lo scalone per le pensioni di anzianità, non rinnovare i contratti e abbandonare la scelta degli ammortizzatori sociali, con l obiettivo di indebolire la nostra azione sindacale, ha fatto male i conti. Quel che dovrebbe far riflettere è ben altro. L arresto di un certo numero di giovani per terrorismo, ciò che è successo a Catania con l uccisione di Raciti, i cori razzisti delle curve, non significano che intorno a progetti eversivi ci sia un vasto consenso, ma certamente denunciano disaffezione verso lo Stato e chi lo rappresenta, cioè le forze dell ordine. Ed è su questa disaffezione, su questo senso di estraneità che dobbiamo riflettere. È in questo contesto che si inseri- 103

INTERVENTO CONCLUSIVO scono anche i ragionamenti sulla pubblica amministrazione, perché una pubblica amministrazione che funziona è la condizione indispensabile perché vengano garantiti gli stessi diritti a tutti i cittadini. E la pubblica amministrazione che abbiamo non funziona perché la sua distanza dai cittadini è troppo accentuata. E se alcuni commentatori e non sto parlando del professor Ichino che, ad esempio, hanno la cattedra a Bologna dove non si sono mai visti, come il professor Giavazzi, riescono ad avere una certa influenza, vuol dire che qualcosa tra di noi non ha funzionato, non solo nella rappresentanza politica, ma anche nel nostro agire come sindacato. Non possiamo parlare di cattivo funzionamento senza porci il problema di cosa possiamo fare noi perché invece tutto funzioni meglio. Sono d accordo con Nichi Vendola quando afferma che merito non è una parolaccia, ma un problema che sta a cuore anche ai nostri iscritti, alla parte migliore del mondo del lavoro pubblico. Il merito significa infatti il criterio secondo il quale i cittadini possono giudicare il funzionamento di un servizio. E, d altra parte, chi davvero spende, anche sacrificandosi, una parte del suo tempo per offrire servizi degni di questo nome, deve poter trovare conforto nel lavoro, nella sua organizzazione, nel suo cambiamento e anche nella sua retribuzione. Questo è un punto su cui noi dovremo confrontarci perché è il cuore del Memorandum. Ciò non significa che riproponiamo un idea gerarchica del lavoro, ma che restituiamo speranza a quella grande parte del mondo del lavoro pubblico che vuole cambiare. Anche per questo sono necessarie le leggi. Vorrei ricordare che il nuovo Disegno di legge sullo scioglimento dei Consigli comunali deve prevedere misure uguali per i rap- 104

NEROZZI presentanti politici e per l apparato amministrativo, come giustamente prevede la proposta di legge del ministro Nicolais. Noi abbiamo chiesto che tutte e due queste leggi venissero inserite nella Finanziaria, ma ci è stato detto di no, non dal ministro Nicolais, ma dal rigoroso ministro Tommaso Padoa Schioppa. Non c è dubbio, quindi, che noi dobbiamo lavorare perché il Progetto di legge Nicolais vada avanti, insieme agli altri presentati dal centro-sinistra, devo dire con non grandi coraggio e determinazione. Abbiamo firmato un Memorandum, ma forse il governo ne ha perduta la copia? Forse il lavoro pubblico non è più di moda? Noi il Memorandum l abbiamo firmato perché ci crediamo davvero. Alle cose dette dal ministro Nicolais sull innovazione ci crediamo davvero. Alla proposta sulla pensione integrativa e sugli aspetti che riguardano la pubblica amministrazione avanzata dal ministro Damiano ci crediamo davvero. Ma il governo? Tutto sembra sospeso al nutum di un ministro, ma la Costituzione non prevede un super ministro che interviene su tutto. Dico questo perché stiamo attraversando un momento molto delicato per i problemi della rappresentanza politica, a causa della sue divisioni che la rendono debole. Siamo in una fase di grande tensione e incertezza perché viviamo in un paese diviso a metà non solo fra Nord e Sud, ma anche sul piano sociale; perché il governo non ha una maggioranza al Senato, grazie a una legge elettorale volutamente produttrice di instabilità. Spetta, quindi, a noi, dare unitariamente un segno di responsabilità, produrre processi di cambiamento. Naturalmente, per sostenere questi obiettivi con consenso abbiamo bisogno anche di qualche risultato. Le parole sono importanti, ma se la distanza fra Sud e Nord aumenta; se le 105

INTERVENTO CONCLUSIVO condizioni dei pensionati, dei lavoratori dipendenti sono peggiorate fino ai limiti della povertà, se non si correggono anche alcune cose fortemente simboliche, diventa difficile continuare a essere responsabili. Penso, per esempi, che abbiamo fatto bene a dare un giudizio equilibrato sulla Finanziaria; in quella fase abbiamo contribuito a tenere in piedi un paese molto turbato. Ma non possiamo dimenticare che ci sono misure in questa Finanziaria che potevano benissimo essere evitate, come per esempio i ticket e il bollo sulle auto. E, inoltre, se, come sostiene Vincenzo Visco, le entrate sono aumentate più del previsto, una parte di queste non potrebbero essere usate per far fronte alle vere emergenze sociali? Non siamo d accordo con Padoa Schioppa quando dice: Non diminuiamo le tasse neanche nel 2008, perché per i pensionati, per il lavoro dipendente e per i non autosufficienti le tasse vanno diminuite subito. Abbiamo fatto la scelta di aprire una trattativa in cui siamo disponibili a fare la nostra parte, ma deve essere chiaro che pretendiamo risultati per le persone che rappresentiamo. Il Mezzogiorno si trova di fronte a due problemi che sembrano opposti, ma che sono collegati: da un lato, ci sono le ingenti risorse che vengono dall Unione Europea, rispetto alle quali occorre fare scelte chiare di priorità, sia nelle infrastrutture materiali che in quelle immateriali; dall altro, c è il problema della legalità, che esige misure altrettanto radicali. Noi avanzeremo proposte precise, ma potremo farlo soprattutto se riusciremo a contribuire a cambiare la qualità dei nostri servizi insieme alle condizioni di lavoro. Andiamo, allora, a discutere serenamente, per cambiare le cose, tenendo alta la questione della nostra alterità rispetto a ogni tragico delirio di eversione e violenza. La caratteristica più bella di Vicenza è che, pur nella confu- 106

NEROZZI sione totale, tutti erano lì per manifestare pacificamente a sostegno delle loro ragioni. Questo significa una sola cosa: che quando si confida sull intelligenza delle persone, sui loro desideri, sui loro sogni, si possono evitare o isolare comportamenti che consideriamo inaccettabili. Ma Vicenza, come il pensionato che non arriva alla fine del mese, hanno bisogno di essere ascoltati, per cercare insieme le risposte più giuste. Noi faremo, come sempre, la nostra parte. L attacco cui siamo stati sottoposti è stato pesante, ma io credo che abbiamo non solo la forza tranquilla per rispondere nel modo più responsabile, ma anche l intelligenza per capire che la nostra iniziativa, l animo delle migliaia e migliaia di donne e uomini che la fanno propria non hanno altro obiettivo che cambiare nella democrazia e dare una risposta di unità e di stabilità a questo paese. E ciò non potrà che aiutare anche il governo. 107