Missioni d informazione del CESE sulla situazione dei rifugiati Il punto di vista delle organizzazioni della società civile



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Route55 / Shutterstock.com Missioni d informazione del CESE sulla situazione dei rifugiati Il punto di vista delle organizzazioni della società civile RELAZIONE DI MISSIONE ITALIA 18 E 19 GENNAIO 2016 Comitato economico e sociale europeo

Relazione di missione Italia, 18 e 19 gennaio 2016 Nel dicembre 2015 e nel gennaio 2016 delegazioni del CESE hanno compiuto visite in 11 Stati membri per incontrare organizzazioni della società civile che lavorano con i migranti e individuare i problemi, le necessità, i fallimenti, i successi e le buone pratiche dei diversi attori coinvolti nell'attuale crisi dei rifugiati, con la finalità di fornire un contributo per l elaborazione della politica dell UE. La delegazioni che si è recata in Italia era composta da Vladimira Drbalová (Repubblica Ceca, gruppo Datori di lavoro), José Antonio Moreno Díaz (Spagna, gruppo Lavoratori) e Antonio Longo (Italia, gruppo Attività diverse), coadiuvati da Valeria Atzori, segretariato CESE, e Daniela Rondinelli, Ufficio del Presidente. 1. La situazione in Italia L'Italia, come paese di accoglienza e di transito e come destinazione finale dei rifugiati e dei migranti, sta fronteggiando sfide enormi. Gran parte del lavoro in questo campo viene svolto nell'ambito di un quadro di gestione dell'emergenza. I principali punti d'ingresso sono: l'italia meridionale e le sue isole (soprattutto per coloro che provengono dall'africa subsahariana), il porto di Ancona (per coloro in provenienza dalla Grecia e dall'albania), le frontiere nord orientali con l'austria e la Slovenia, gli aeroporti di Milano (Linate e Malpensa). Il sistema italiano di accoglienza dei richiedenti asilo consiste di due componenti: da un lato, lo SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e, dall'altro, i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). Lo SPRAR è il canale abituale ed è gestito dal Ministero dell'interno. Sono concessi fondi pubblici ai comuni che partecipano su base volontaria e creano progetti di accoglienza. I CAS sono stati creati in seguito all'arrivo massiccio di migranti a Lampedusa nel 2013. Si tratta di centri concepiti per operare in situazioni di emergenza e la loro gestione spetta ai prefetti. Le richieste di asilo vengono trattate da un sistema di 20 Commissioni territoriali, distribuite in tutto il paese. Vi sono anche tre punti di crisi (hotspot) in cui avviene l'identificazione dei migranti: Lampedusa, Trapani e Pozzallo. Se ne apriranno altri tre a Salerno, Taranto and Augusta. Si sta discutendo se aprirne uno a Milano per le persone, in numero crescente, che arrivano attraverso la rotta balcanica. Nel 2015 il numero di arrivi rispetto al 2014 è calato ( 7,4 %), ma le cifre per il mese di gennaio sembrano indicare una possibile tendenza all'aumento. 1/5

I rifugiati e i migranti sono di circa 30 nazionalità diverse; la maggior parte viene dal Senegal, dalla Gambia, dal Pakistan, dall'eritrea, dalla Nigeria, dall'afghanistan, dal Mali e dalla Siria. Il 65 % proviene dalla Libia. L'Italia ha fatto grandi passi avanti per quanto riguarda la sua capacità d'accoglienza, ma vi è ancora molto da fare in materia di integrazione (posti di lavoro, alloggi, sanità, riconoscimento delle qualifiche professionali, residenza anagrafica ecc.). 2. Resoconto degli incontri Centro di accoglienza Casa Suraya Una panoramica dell'origine e delle attività principali di Casa Suraya ha messo in luce il suo valore aggiunto (centro per famiglie, assistenza legale, corsi d'italiano, sostegno psicologico) e i suoi limiti (molti immigrati lasciano il centro senza comunicarlo e per i centri d'accoglienza ciò rappresenta un grande spreco di lavoro, tempo e denaro). Le donne sono particolarmente esposte al rischio di sfruttamento (prostituzione e tratta di esseri umani), specie quelle provenienti dalla Nigeria. Le organizzazioni criminali prendono contatto con loro, specie se nel frattempo essere hanno inoltrato domanda d'asilo, promettono loro buoni lavori e le convincono a lasciare i centri di accoglienza. Le autorità locali sono al corrente di questa orribile piaga, che ha una dimensione internazionale. All'incontro hanno partecipato anche due famiglie di richiedenti asilo, dimostrando i limiti del sistema di ricollocazione: una vuole rimanere in Italia, ma è stata ricollocata in un altro Stato membro in base al sistema europeo di ricollocazione e l'altra vorrebbe tornare in Finlandia, ma è stata mandata in Italia a causa della convenzione di Dublino. In molte città della regione, cooperative sociali e la Caritas stanno lanciando iniziative innovative per ospitare rifugiati nelle famiglie, in particolare giovani e minori. Federsolidarietà Lombardia Approfittando della situazione di bisogno ed emergenza, sono state create molte cooperative, ma alcune mancano dell'esperienza e della professionalità necessarie per offrire servizi validi. Per fronteggiare questo problema, la Confcooperative ha promosso l'adozione di una Carta della buona accoglienza che definisce i criteri essenziali che le cooperative devono rispettare per vedersi assegnare un contratto nell'ambito dell'accordo quadro per l'accoglienza. Il prefetto di Milano usa la Carta e alcuni contratti sono stati rescissi per il mancato rispetto degli standard da essa previsti. 2/5

Rappresentanti dei sindacati della Lombardia (CGIL, CISL e UIL) e ONG (Anolf Bergamo, Cooperative Nazareth, Il segno del Consorzio, CGM and ASGI) I rappresentanti dei tre sindacati hanno descritto le attività che svolgono a livello regionale e che consistono essenzialmente in sostegno e orientamento professionale degli immigrati. Essi hanno segnalato la necessità di depoliticizzare la questione dell'immigrazione e hanno denunciato alcuni casi di discriminazione istituzionale. Le ONG hanno toccato diverse questioni, come gli aspetti critici della legislazione in vigore nel campo del lavoro (il permesso di soggiorno è vincolato al possesso di un regolare contratto di lavoro con conseguenze per il mercato del lavoro nero) e hanno illustrato alcuni esempi positivi di integrazione nel lavoro, in particolare nel settore sociale-agricolo. Tra gli altri punti sono stati sollevati quelli della discriminazione salariale e dell'importanza di concedere il diritto di voto alle elezioni locali. La cooperativa Nazareth ha presentato due esempi di buone pratiche: la prima riguarda l'integrazione di cinque o sei giovani in piccoli centri urbani dove essi stanno seguendo corsi di formazione professionale che corrispondono alla domanda di lavoro locale e che possono poi permettere loro di trovare un lavoro; la seconda concerne migranti che sviluppano progetti di cooperative agricole per coltivare ortaggi biologici. UNHCR Presentazione del sistema dei punti di crisi (hotspot) e della situazione della capacità d'accoglienza dell'italia. Risulta che in certi casi vengano applicati filtri etnici per l'accesso alle procedure di richiesta d'asilo negli hotspot, in chiara violazione della convenzione di Ginevra. Altri punti sollevati sono stati quelli relativi alla necessità di un sistema europeo d'asilo comune, di rendere efficace il sistema della ricollocazione, di affrontare le cause profonde della migrazione nei paesi d'origine e di creare canali sicuri di ingresso. Ministero dell'interno Presentazione del sistema d'accoglienza dell'italia (Commissioni territoriali e Ministero dell'interno) e delle sfide principali da raccogliere nel 2016: revisione della convenzione di Dublino, una politica europea d'asilo comune, revisione del sistema di ricollocazione per farlo funzionare, un approccio realistico alla capacità di accoglienza di ciascuno Stato membro e controllo efficace delle frontiere esterne dell'ue per preservare Schengen. Sono in corso discussioni a livello europeo su una politica comune di difesa delle frontiere e più in particolare su una proposta di una guardia costiera europea nel Mediterraneo. 3/5

Rappresentanti dei sindacati a livello nazionale (CGIL, CISL e UIL) e ONG del "Tavolo Asilo" (CIR, Migrantes, Anolf Nazionale, ACLI and Centro Astalli) Principali punti discussi: l'impatto del flusso di migranti sul mercato del lavoro, la situazione negli hotspot, il trattamento differente dato, o no, ai rifugiati e ai migranti economici, l'opinione dei cittadini sulla crisi umanitaria e sulla minaccia al sistema di Schengen. L'aumento della disoccupazione è causato dalla crisi economica e non dall'arrivo dei migranti. I migranti sono stati i più duramente colpiti dalla disoccupazione e sono emigrati altrove o sono finiti nel mercato del lavoro nero. I settori che offrono più posti di lavoro sono fondamentalmente i servizi (pulizia, ristorazione, turismo, commercio, lavoro prestato a domicilio e di collaborazione domestica) La procedura per ottenere un permesso di soggiorno ai fini di un posto di lavoro dura almeno dieci mesi. Non vi è una corsia veloce per persone con qualificazioni e specializzazioni. Al momento non esiste un sistema per valutare le competenze professionali o misurare le domande di manodopera nel mercato del lavoro. Per quanto riguarda l'opinione pubblica, i media hanno svolto un ruolo allarmista, ma non si è registrato un aumento significativo della xenofobia. In merito al trattamento differente da dare ai rifugiati e ai migranti economici, la situazione è complessa e le norme esistenti inadeguate. Come possibile misura potrebbe essere introdotto un permesso umanitario temporaneo. Infine, le ONG presenti hanno confermato che si verifica una discriminazione in base al paese di origine negli hotspot. Queste situazioni sono state denunciate a tutti i livelli e grazie a ciò il Ministero dell'interno, Libertà civili e Immigrazione ha scritto una raccomandazione vincolante ai prefetti invitandoli urgentemente a porre fine a tali cattive pratiche. In Italia non vi è la crisi umanitaria cui si assiste in Grecia, ma, a causa di questa classificazione in base al profilo (profiling), vi sono persone che vengono lasciate senza assistenza minima e che diventano vittime della criminalità organizzata. 3. Conclusioni È diffusa la preoccupazione che la portata della crisi dei rifugiati stia compromettendo lo stesso progetto europeo. Molti Stati membri chiudono le loro frontiere. Il sistema Schengen, uno dei pilastri fondamentali dell'ue insieme con la libertà di circolazione, è seriamente minacciato. Il sistema di Dublino per l'asilo non funziona più perché è uno strumento incapace di rispondere ai massicci flussi migratori e alla decisione europea di ricollocare le persone in diversi Stati membri. Il tipo di migrazione e la scala del fenomeno sono cambiati, diventando massicci, e le differenze tra i sistemi d'asilo degli Stati membri si sono approfondite. La procedura di richiesta di asilo è ancora troppo farraginosa e lunga. Dura un anno e più, nel caso di rifiuto e appello. Durante questo periodo i migranti devono aspettare e non hanno il diritto di lavorare. In seguito a un secondo rifiuto, perdono il diritto di restare nei centri d'accoglienza, fatto che li espone allo sfruttamento e al lavoro nero. Ai migranti non è consentito ricevere aiuto legale dai sistemi sociali per la procedura d'appello e ciò riduce le possibilità che la loro richiesta sia accettata. 4/5

Per quanto riguarda il sistema degli hotspot, le prove del profiling sono abbondanti: ai migranti provenienti da paesi per i quali il tasso di accettazione dell'asilo è basso è talvolta impedito presentare richieste d'asilo, in chiara violazione della convenzione di Ginevra. Inoltre, spesso il personale degli hotspot non è adeguato o sufficiente. Anche la ricollocazione mostra punti deboli. Fino a questo momento sono state portare a buon fine solo 200 ricollocazioni. Gli Stati membri impongono troppi criteri restrittivi e ai richiedenti asilo viene comunicato il nome del paese di ricollocazione solo quando stanno per prendere l'aereo. Le loro preferenze personali non sono prese in considerazione. L'Italia diventa sempre di più un paese di transito, perché i migranti e i richiedenti asilo vogliono raggiungere i paesi del nord in cerca di migliori prospettive. Per tale motivo i migranti spesso si rifiutano di essere identificati perché allora sarebbero costretti a presentare la loro richiesta di asilo in Italia. Ciò implica anche che gli sforzi compiuti e i servizi offerti ai migranti (corsi di lingua, assistenza nella ricerca di un lavoro e diversi tipi di formazione) vanno sprecati. Desta particolare preoccupazione l'altissimo numero di minori non accompagnati che giungono in Italia. La sistemazione offerta non è adeguata e essi rischiano di perdere la protezione e il loro permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni, mettendo così in pericolo la frequentazione scolastica e l'opportunità di costruirsi competenze per le loro future vite lavorative. Il tasso di disoccupazione tra i migranti è salito drasticamente in seguito alla crisi economica. Poiché in Italia il permesso di soggiorno è legato a un contratto di lavoro, il risultato è un aumento del lavoro non dichiarato e dello sfruttamento, specie nel settore agricolo (il sistema del caporalato che riguarda i lavoratori stagionali). Il dibattito pubblico sulla migrazione è spesso manipolato per scopi politici prima delle elezioni e i media tendono a farsi espressione di un punto di vista allarmistico, presentando i migranti come invasori che rubano i posti di lavoro, commettono reati ecc. Si rappresentano casi individuali come se fossero la regola generale. Non vi è un sistema europeo per monitorare le persone scomparse o coloro che hanno perso la vita e nessuno è responsabile per il recupero dei corpi; nessuno si sta assumendo la responsabilità di cercare di riunire persone che si sono ritrovate separate dai membri della loro famiglia o dai parenti nel corso dei naufragi. L'arrivo di rifugiati e immigrati in gran numero nelle aree urbane o nelle piccole città causa problemi di coesione sociale perché il processo non viene gestito in modo appropriato dalle autorità locali, che hanno bisogno di tempo per promuovere politiche di integrazione. 5/5