Gianmarco Margaritora. Il Tevere Urbano



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Presidenza Gianmarco Margaritora Il Tevere Urbano Lo studio del corso del Tevere da Roma al mare costituisce per un ingegnere idraulico un argomento affascinante. E' un tratto di fiume di cui si possono ricostruire duemila e più anni di storia e studiare le modifiche che l'opera dell'uomo ha apportato all'evoluzione naturale. Le modifiche antropiche hanno sempre avuto per scopo principale la diminuzione degli effetti, talvolta disastrosi, delle piene a Roma ed il miglioramento delle condizioni di navigabilità. Nel tratto in esame, l'evoluzione naturale più rilevante, poco influenzata dall'intervento umano, è relativa alla foce; le modifiche dovute all'uomo si sono invece maggiormente concentrate nel tratto urbano. Per quanto riguarda la zona di foce, la spiaggia dal I secolo d.c. al 1500 è avanzata di circa 2 Km. Un evento importante, nella fase di progressivo avanzamento, è stato quello del taglio del meandro di Ostia, verificatosi durante la piena del 15 settembre 1557. Oggi la tendenza naturale è di progressivo arretramento della linea di costa, al 1

quale l'uomo cerca di opporsi in ogni modo; altrimenti, si sarebbe in presenza di un regresso notevole della linea stessa. Le modifiche di carattere antropico sono oggi più evidenti nel tratto urbano. Basta citare i muraglioni, che a partire dal 1900 hanno salvato la città dagli allagamenti dovuti a piene; e le soglie di fondo poste, nel secondo dopoguerra, a salvaguardia dei muraglioni e dei numerosi ponti dagli scalzamenti dovuti al continuo abbassamento del fondo alveo. Altri notevoli interventi dell'uomo sono peraltro da ricordare a valle della città. Una prima modifica artificiale risale al I secolo d.c., quando l'imperatore Claudio fece aprire il canale che oggi viene detto di Fiumicino (fu denominato dai Romani "fossa Traiana"). Tale canale era in comunicazione con il porto di Claudio, costruito tra il 42 ed il 54 d.c. e successivamente con il porto di Traiano, che fece del precedente porto di Claudio un avamporto. Il canale doveva avere il duplice scopo di abbassare i livelli di piena a Roma e di aprire una via navigabile diretta tra il porto e il fiume. Un secondo notevole intervento artificiale è stato il taglio del drizzagno di Spinaceto nel 1938, avente un duplice scopo: abbassare i livelli di piena in città e consentire l'apertura di un idroscalo alle porte di Roma. Va osservato che nel tratto del Tevere tra Roma ed il mare l'evoluzione naturale è stata sempre frenata dalle opere dell'uomo, almeno negli ultimi 23 secoli. Le "passonate", costituite da terra battuta tra due file di pali affiancati, erano presenti in città soprattutto ai fini arginali, ma erano presenti anche alla foce del canale di Traiano, per impedirne il rapido interrimento, e lungo molti tratti dalla città al mare per facilitare il traino animale delle imbarcazioni. Recentissimi scavi della Sovrintendenza Archeologica hanno messo in evidenza l'insieme di banchine in muratura destinate ad attracchi di imbarcazioni in vari tratti da Roma al mare. L intervento di maggior rilievo, e fondamentale per la difesa dalle piene, furono i muraglioni del 1970, una stabilizzazione ancora più robusta dei confini arginali. A valle della città si è anche realizzato, tra il 1916 ed il 1930, una ricalibratura dell'alveo sia attraverso la costruzione di argini longitudinali, a protezione dei terreni che si andavano progressivamente bonificando, sia con il restringimento e la regolarizzazione dell'alveo di magra per migliorare la navigabilità. Il fiume quindi, sempre imbrigliato, ha reagito depositando in maniera intensa, quando il materiale inorganico trasportato era quantitativamente notevole, ed esercitando azioni erosive sul fondo alveo nel corso del secolo scorso, quando il trasporto solido è drasticamente diminuito. Come è noto, quando un fiume che percorre una zona di pianura può evolversi naturalmente, esso riduce la propria pendenza, a seguito di una riduzione del trasporto solido, allungando il percorso. Ciò determina un caratteristico andamento unicursale meandriforme oppure una morfologia pluricursale a banchi mobili. Quando l'allungamento del percorso non è possibile, al fiume non rimane che ridurre la pendenza con una erosione progressiva del fondo, con gravi conseguenze per i manufatti preesistenti. Oggi nel tratto urbano il preaccennato fenomeno ha determinato la necessità di sostenere il fondo mediante nove soglie. 2

Che l intervento sia riuscito lo dimostra il sottostante profilo di fondo del Tevere (fonte Autorità di bacino del Tevere ) ; nel tratto urbano il fondo alveo del fiume risulta stabilizzato. Accennando a questa stabilizzazione si deve sottolineare il nodo idraulico costituito dall isola Tiberina, diventato particolarmente delicato e importante. L isola Tiberina si presenta da un punto di vista idrografico come un banco mobile del fiume, antropizzato da più di duemila anni: infatti la formazione del banco dovrebbe essere posteriore al regno di Anco Marzio e quindi contemporanea alla cacciata dei Tarquini. L isola è stata salvata grazie a massicce difese spondali; in epoca imperiale ebbe fianchi in travertino e foggia di nave, in ricordo di quella che, secondo la leggenda, nel III sec. a.c., aveva portato da Epidauro il serpente sacro di Esculapio. Durante l assedio del 537d.C. i Goti di Vitige tagliarono gli acquedotti: il taglio dell acquedotto di Traiano sottrasse forza motrice ai mulini pubblici, disposti sulla costa del Gianicolo in modo da sfruttare il salto dell acqua; quindi Belisario, capo delle truppe bizantine, inventò i mulini fluviali: due mole poste su due barconi affiancati mosse da una sola ruota sospinta dal filo della corrente. 3

Questi mulini erano presenti anche nei due rami dell isola, e le discese di accesso costituivano veri e propri argini trasversali a difesa degli argini longitudinali (le passonate). Nonostante gli interventi a difesa eseguiti dall uomo, si è sempre avuto, sino al 1800, immediatamente a monte dell isola, il fenomeno dello spostamento a campagna della riva destra del fiume e l avanzamento verso il fiume della riva sinistra. Presso l estremità dell isola a monte si formò ad un certo momento (fine sec. XVII ) un isolotto costituito da una serie di piccoli banchi staccatisi dalla parte di monte dell isola. E quindi evidente che il deflusso nei due rami dell isola si alterava in continuazione, con tendenza a ostruirsi del ramo sinistro, e con effetti di rigurgito e di inondazione dell abitato durante le piene. Nel dicembre 1870 si verificò una piena che raggiunse a Ripetta l altezza idrometrica di m 17.22 : piena storica, in quanto fu causa della decisione di intervenire in maniera radicale nella difesa idraulica della città. I progetti che furono presentati eliminavano tutti l isola, compreso quello dei muraglioni poi adottato, che conservava nella sua stesura iniziale solo il ramo destro del fiume. La maggior parte dei tecnici manifestò il parere di sopprimere l isola, conservando uno solo dei due rami dell alveo da essa formati. Infatti gli idraulici del tempo ritenevano impossibile poter assegnare a priori la larghezza di ciascun canale da riuscire insieme equivalenti alla sezione normale : si prevedeva quindi che si sarebbe generato uno squilibrio, causa di future dannose perturbazioni. Per motivi storici l isola fu poi conservata, ma gli squilibri paventati si generarono, e furono causa di gravi danni durante la piena del 1900. Si intervenne allora con la costruzione della prima soglia urbana sotto ponte Cestio per vivificare il ramo sinistro. Delle nove soglie che stabilizzano attualmente l alveo, quella a valle di Ponte Milvio e le due dell isola Tiberina sono fondamentali per la stabilizzazione dei livelli fluviali in città. Il difficile compito di equilibrare il flusso idrico nei due rami è attualmente svolto dalla soglia a valle di Ponte 4

Cestio, che ha sostituito quella del 1900 ormai ammalorata, e da quella a valle di Ponte Garibaldi, in funzione dal 1965, oggi ricostruita e munita di paratoia mobile, al fine di assicurare un deflusso finalmente equilibrato fra i due rami dell isola per tutta la scala delle portate. L abbassamento generale dell alveo del Tevere ha purtroppo esaltato le ragioni idrauliche di coloro che nel 1875 volevano sopprimere l isola, ma i motivi che allora dettarono la conservazione di tale monumento sono oggi resi validi dall attuale sensibilità per la cultura del passato. E evidente che qualunque intervento futuro da Roma al mare dovrebbe tendere a normalizzare i profili di fondo e dei peli liquidi, riportandoli se possibile almeno alle condizioni precedenti il taglio del drizzagno di Spinaceto. Gli interventi ipotizzabili sono la costruzione di sbarramenti mobili o l'allungamento artificiale del percorso, nel rispetto delle leggi della morfologia fluviale. La costruzione di traverse al fine di un notevole innalzamento dei livelli idrici per tutta la scala delle portate comporterebbe, per la maggior parte del tempo, una riduzione della velocità e quindi del potere di autodepurazione che il fiume deve avere, data l'ubicazione degli scaricatori di piena delle fognature miste e degli scarichi dei secondari dei tre grandi impianti di depurazione di Roma (denominati Roma Est, Nord e Sud). Per "bacinizzare" il Tevere occorrerebbe quindi preliminarmente provvedere ad interventi sul sistema fognario. 5