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1/10 CAMERA DEI DEPUTATI SENATO DELLA REPUBBLICA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI E SU ILLECITI AMBIENTALI AD ESSE CORRELATI RESOCONTO STENOGRAFICO MISSIONE A NAPOLI SEDUTA DI MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE 2015 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI Audizione del direttore interregionale dell Agenzia delle dogane, Campania e Calabria, Alberto Libeccio. L audizione comincia alle 17.37. PRESIDENTE. L ordine del giorno reca l audizione del direttore interregionale dell Agenzia delle dogane, Campania e Calabria, Alberto Libeccio. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico che sarà pubblicato sul sito internet della Commissione e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Le ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti e alle bonifiche.

2/10 Noi stiamo facendo un indagine, per la prima volta, sul traffico transfrontaliero dei rifiuti, quindi stiamo effettuando delle verifiche. Abbiamo già girato diversi porti e interloquito con tanti suoi colleghi dell Agenzia delle dogane (il dottor Burdo, tra l altro, è anche un nostro consulente). Stiamo, quindi, cercando di mettere a fuoco un tema che ci sembra non marginale da tanti punti di vista. Lei è direttore interregionale dell Agenzia delle dogane per la Campania e la Calabria ma noi oggi la sentiamo specificatamente sulla Campania. Sulla Calabria presumo ci dovremo risentire un po più avanti, perché faremo sicuramente una visita a Gioia Tauro e abbiamo intenzione anche di avviare un focus sul ciclo integrato dei rifiuti in Calabria. Ho visto che ha già predisposto una relazione. Dopo la sua illustrazione le faremo eventualmente qualche domanda. Do la parola al dottor Alberto Libeccio. Buonasera a tutti. Sono il direttore interregionale dell Agenzia delle dogane per le regioni Campania e Calabria. Per questa audizione mi pare che l invito mi fosse stato rivolto come direttore dell Ufficio delle dogane di Napoli 1, di cui ho l interim da un po di tempo per effetto della nota sentenza della Corte costituzionale che ha ritenuto illegittima una serie di provvedimenti di conferimento di incarico dirigenziale a noi e all Agenzia delle entrate. Come dicevo, ho l interim per Napoli 1, nonché per l area antifrode della direzione interregionale. Il lavoro è enorme. Ci sono delle giornate di vera follia. Per esempio, la settimana scorsa, per i container che arrivavano da Tianjin, sospettati di essere contaminati dall esplosione che si è verificata nel porto cinese, ho dovuto scrivere tre lettere in cinque minuti una da direttore interregionale, una da direttore dell area antifrode e una da direttore dell ufficio delle dogane di Napoli 1 togliendomi la giacca e assumendo i compiti e le funzioni tipiche. PRESIDENTE. Scusi ma il fatto di avere un direttore interregionale è, anche in questo caso, un interim oppure è una situazione consolidata nell organizzazione dell Agenzia delle dogane? Si tratta di una delle direzioni interregionali in cui è articolata l Agenzia delle dogane e dei monopoli. È un tutt uno; la direzione interregionale copre due regioni con due sedi, una a Napoli e una a Reggio Calabria. Peraltro, è l unica amministrazione con questo mix di Campania e Calabria, che è abbastanza effervescente: ciò ci mantiene svegli.

3/10 Per adesso ci sono, nonostante alcuni episodi non troppo tranquilli. Sull oggetto della convocazione, cioè il traffico transfrontaliero di rifiuti, ho preparato una relazione, non sapendo esattamente su che cosa si volesse concentrare l attenzione. Ne ho preparate quattro copie, ma ce l ho anche su supporto informatico. Nella mia relazione ho fatto anche dei riferimenti normativi e poi un analisi dei flussi del porto di Napoli, esclusivamente, visto che era l oggetto dell invito. Inoltre, ho centrato i principali settori in cui abbiamo fatto degli interventi in materia di traffico transfrontaliero di rifiuti: gli autoveicoli a fine vita, gli pneumatici usati e gli indumenti usati. Ho riportato anche dei grafici all interno, in modo da esporre i trend sia di movimentazione sia dei controlli e dei relativi effetti. Credo che si possa evincere quanto segue: o c è stata una riduzione generale di questo fenomeno e dei container spediti verso l estero contenenti questi rifiuti, oppure, se vogliamo un po autocelebrarci, significa che abbiamo lavorato bene nei tre anni precedenti il periodo di osservazione e che, evidentemente, c è stata una deviazione di traffico. Infatti, non vengono più tanti container come prima, il che è sicuramente da attribuire anche all azione di contrasto che è stata fatta nel porto. Alla fine della relazione ho inserito anche un reportage fotografico per dare l idea di come più o meno si presentano questi container al momento dei controlli e cosa trovano i nostri funzionari quando si imbattono in una verifica del genere. Nella relazione ho esposto anche quelle che sono apparse a noi, in questi anni, le ragioni economiche che spingono al traffico transfrontaliero di rifiuti. Ad esempio, gli pneumatici usati sono una materia prima preziosa e verrebbe da chiedersi perché si tende a esportarla in maniera così copiosa. Abbiamo dunque affrontato le ragioni dell impennata dei traffici oltre confine di questi rifiuti - o di questa materia che potrebbe essere riutilizzata per diversi fini - appunto i pneumatici fuori uso. Sicuramente la ragione sta nel fatto che questo residuo è molto apprezzato all estero, soprattutto nei Paesi dell est asiatico, dove è considerato prezioso, quindi c è una migliore vendita dal punto di vista economico. C è una ragione economica che spinge a vendere fuori piuttosto che nel mercato interno, un po perché questo materiale viene valutato poco, un po perché non ci sono impianti o industrie che finalizzano la loro attività al suo recupero. Noi assistiamo, ad esempio, al fatto che la Corea è uno dei Paesi che acquista maggiormente questo prodotto e ne fa un largo uso, avendo un industria di recupero degli pneumatici usati. Altre ragioni variano a seconda del tipo di rifiuto, cioè se parliamo di autoveicoli usati e parti staccate di autoveicoli o di indumenti usati, e sono molteplici. Una ragione è che nel mercato interno si è di molto ridotta la richiesta di materiali di seconda mano: si compra sempre più il nuovo e per la seconda mano c è una bassa richiesta.

4/10 Inoltre, ormai, nella fabbricazione delle autovetture, c è un utilizzo di diverse parti non metalliche, dunque andrebbe fatta una differenziazione e ciò comporta un costo per la separazione delle parti plastiche o non metalliche da quelle metalliche. C è poi una convenienza all importazione, a comprare acciaio dall estero, perché ci sono Paesi nuovi che si sono affacciati nella produzione di questo materiale e che lo producono a un costo più basso, come la Cina. Poi ci sono altri tipi di ragioni. Per esempio, i Paesi dell Africa acquistano perché hanno una fiorente attività e necessità di avere pezzi di ricambio a basso prezzo. Per quanto riguarda i pneumatici, invece, vi è l utilizzazione fino al consumo estremo, fino alla morte totale dello pneumatico, perché non c è una legislazione attenta sulla circolazione stradale. In definitiva, possiamo dire che le ragioni di questa impennata sono molteplici. Anche quella degli indumenti usati è una materia abbastanza interessante dal punto di vista del recupero. Tuttavia, è necessaria un attività di cernita, di vaglio e di igienizzazione che ha un costo, per cui si preferisce un esportazione di rifiuto tal quale, che non è esportabile, perché è in violazione delle norme, e che, laddove dovesse passare, costituirebbe un buon affare. L igienizzazione di un container di indumenti o di plastica ha un costo significativo, dai 30.000 ai 50.000 dollari. In un altro Paese questo non avviene e il rifiuto viene trattato tal quale oppure, se avviene, il costo di igienizzazione è molto marginale. Ribadisco che le ragioni sono molteplici se ci limitiamo soltanto all aspetto della singola operazione che noi andiamo ad analizzare; tuttavia, se la vogliamo contestualizzare e fare una ricerca per vedere la tracciabilità, le provenienze, i soggetti che sono interessati e che si muovono intorno a questo traffico, allora magari si potrebbe esplodere il ragionamento su altri fronti. Sugli indumenti usati, ad esempio, recentemente, come avrete letto da qualche parte, la procura di Roma ha evidenziato una forte cointeressenza tra la camorra e l organizzazione cosiddetta «mafia capitale» su tutti i container posizionati a Roma credo siano circa 2.000 di raccolta di abiti usati, che in realtà finivano in una filiera diversa. La domanda, a questo punto, è: cosa ci può essere dietro? Si tratta di un business appetibile perché ci sono parecchi interessi economici che si possono muovere dietro la raccolta di indumenti usati. All inizio abbiamo avuto modo di evidenziare che veniva il singolo cittadino straniero a presentare il container in esportazione dicendo che se lo portava nel proprio Paese, ma, quando abbiamo visto dei trend in aumento, la nostra esperienza ci ha portato a pensare che non si trattava della volontà di più singoli e che forse dietro c era qualcosa di organizzato.

5/10 Inoltre, essendo quello un mercato che porta dei quattrini, abbiamo anche pensato che le organizzazioni interessate a far quattrini non se lo lasciano scappare e non lo lasciano ad appannaggio del singolo, ma lo organizzano per propri fini. Il momento dell esportazione diventa, quindi, un tratto di un business, che andrebbe esplorato a monte, perché noi siamo il terminale di una filiera. Si dovrebbe fare un indagine a monte per individuare tutto il percorso. Al riguardo abbiamo offerto la massima collaborazione alla magistratura inquirente in loco e anche a livello nazionale e, come saprete, il nostro direttore ha stilato un protocollo d intesa con la Direzione nazionale antimafia, col procuratore Roberti, per mettere a disposizione le analisi che siamo riusciti a fare in questi anni. Sicuramente la fase di controllo in un porto crea delle criticità che ho esposto alla fine della mia relazione. Esistono criticità legate appunto ad alcuni momenti topici, cioè al momento del controllo documentale, della tempistica e della logistica in cui i funzionari si muovono, della classificazione della merce come rifiuto nonché dell esito da dare ai rifiuti stessi dopo l intervento dell autorità giudiziaria. Questi sono i quattro momenti topici su cui noi abbiamo delle difficoltà operative, indipendenti dalla volontà o dall agire dell Agenzia delle dogane. PRESIDENTE. Al di là dei singoli casi, che ho visto sono riportati anche nel grafico, lei ci ha spiegato che gli indumenti usati possono essere in definitiva la parte terminale di un attività più complessa. Vorrei chiederle se, nelle situazioni che sono state più o meno controllate fino a oggi qui a Napoli, si siano mai verificate delle circostanze in cui la parte terminale dell indagine sul rifiuto si è poi sviluppata nel fatto che questo è un reato-spia di una situazione più grave. Per esempio, spesso sotto il traffico di pezzi di motori ci possono essere situazioni in cui chi prende i motori, poi magari assembla di nuovo il tutto, ovvero, magari, i macchinari sono usati in situazioni di guerra oppure situazioni che hanno a che fare con la malavita più o meno organizzata di altri Paesi. Sono successe anche qui, per quel che le risulta, situazioni analoghe? Noi abbiamo operato dei sequestri in materia, in particolare per quanto riguarda i cosiddetti «materiali d armamento» o «a duplice uso». Gli uffici della direzione centrale antifrode hanno attivato uno speciale codice di allerta per taluni tipi di operazione parliamo di antiterrorismo e di controterrorismo quindi, sicuramente, noi abbiamo operato dei sequestri.

6/10 Ne abbiamo uno in atto su cui stiamo facendo degli approfondimenti a Salerno (penso che dopo sentirete il direttore di Salerno). L antifrode si muove molto sulla base della curiosità e del sospetto da parte dei funzionari: poi si prova a tirare le fila e si vede dove si arriva. A volte si arriva a qualcosa, a volte a niente, ma questa è l attività dell investigatore. In questo momento abbiamo dei sospetti su una filiera che vorremmo approfondire. Sicuramente noi abbiamo fatto questo tipo di attività su automezzi di tipo militare dismessi dall Esercito italiano che sono stati rivenduti in particolare a Paesi ad alto rischio di terrorismo, per esempio la Somalia. In particolare, i contatti che abbiamo avuto, da quello che abbiamo potuto approfondire, ci portavano a persone e organizzazioni vicine a Al-Shabaab. Per quanto riguarda la Libia, invece, avevamo effettuato dei fermi ma si sono rivelate operazioni del tutto normali. C è una massima attenzione voluta già dagli organi centrali dell Agenzia, che noi stiamo seguendo con un codice di attenzione particolare lanciato sul nostro sistema di controllo, per cui quelle operazioni vengono selezionate con questo codice e noi iniziamo a fare una serie accertamenti. Inoltre, se non bastasse, facciamo anche, come azione complementare, un analisi dei rischi locali, avendo più conoscenza dei soggetti che si presentano a fare determinate operazioni. Quello di Salerno, ad esempio, è un automezzo militare che è stato presentato come camion usato ma, in realtà, aveva ancora i pneumatici cinturati, tipici dei mezzi militari, la botola sopra il tettuccio, la vernice non rifrangente, l oscuramento dei fanalini, quindi, così come si presentava, era un mezzo militare; se poi però venga utilizzato così o meno non lo sappiamo. Abbiamo saputo che questo tipo di mezzo è molto ricercato, soprattutto dall organizzazione che fa capo ad Al-Shabaab perché si presta particolarmente bene all utilizzo in attentati dinamitardi, essendo molto robusto. STEFANO VIGNAROLI. Sto seguendo il filone degli abiti usati, quindi gradirei un approfondimento. Vi risulta che gran parte degli abiti usati passi attraverso la Campania per andare poi, in maniera illegale, verso i Paesi dell Est e il Nordafrica? Nello specifico, poiché ho visto che avete fatto dei sequestri, vi chiedo da dove venivano questi indumenti, chi era il soggetto trasportatore e dove era diretto. Questa è una delle criticità che noi abbiamo, perché, nel momento in cui facciamo il controllo all esportazione, abbiamo delle documentazioni che a volte risultano totalmente false, per cui il momento dell individuazione diventa difficile già dal controllo documentale e ci vuole un po di

7/10 esperienza per iniziare a lavorare sul documento; poi si va sul container, ma intanto si deve partire dai documenti. Siamo indotti a pensare che si tratti di rifiuto e non di merce, quindi, a sottoporre a un controllo fisico il container in maniera più approfondita quando non riusciamo a fare quella tracciabilità di cui diceva lei, cioè quando non riusciamo a capire la filiera che si è mossa dietro: insomma, quando ci mancano pezzi. Il fatto che non sappiamo da dove qualcosa arriva, è già per noi un indice di rischio che ci pone in condizione di aprire un container, di fare un fermo o di chiedere all autorità giudiziaria di fare delle indagini approfondite. STEFANO VIGNAROLI. Nello specifico di quei sequestri, se non si sapeva da dove veniva e dove andava il container, almeno si sapeva a chi era intestato o chi era il trasportatore? Fisicamente c era qualcuno? Quel camion era intestato a ditte italiane, persone fisiche o persone giuridiche? Chi era il titolare? Il container normalmente viene preso a nolo dalla compagnia di navigazione di regola. In tutti i trasporti è così, quindi, arriva in porto. STEFANO VIGNAROLI. E nessuno sa nulla? C è un container che arriva in porto: non è necessario sapere da dove. STEFANO VIGNAROLI. Arriva o parte? In esportazione: arriva in porto per partire all imbarco. STEFANO VIGNAROLI. Fa da transito? A me risulta che passano per qui e poi vanno altrove, quindi arrivano e ripartono. Intendiamoci su una cosa: il porto è un terminale o d arrivo o di partenza, quindi non è un luogo di

8/10 transito. Il transito, se avviene, è dell intero container. Ad esempio, il Porto di Gioia Tauro è un porto di transhipment. Il container o non sbarca dalla nave, oppure sbarca per essere imbarcato immediatamente su una nave più piccola che può raggiungere porti minori che non hanno pescaggio. I container che arrivano dall interno, provengono dal territorio nazionale. STEFANO VIGNAROLI. In questo caso, gli abiti arrivavano in porto o se ne andavano? Arrivavano per essere imbarcati ed esportati. PRESIDENTE. Arrivavano per andar via? Arrivavano da siti nazionali, per poi essere imbarcarti. STEFANO VIGNAROLI. Non si è riusciti a risalire al titolare di quel container? Si sa chi presenta il container, che normalmente è una persona fisica, molto spesso un extracomunitario. Spesso si tratta di soggetti che dichiarano di trasferire la propria residenza in quel Paese o sono cittadini originari di quei Paesi che sono stati in Italia e affermano di ripartire. Quindi dichiarano che nel container vi sono abiti usati, masserizie, oggetti da rigattiere. STEFANO VIGNAROLI. Quindi, prevalentemente, sono persone extracomunitarie? Prevalentemente. Poi c è qualche società che riusciamo a rintracciare, ma qui il discorso è un po più articolato, perché verso le società cerchiamo di applicare anche la sanzione prevista dal decreto n. 231. STEFANO VIGNAROLI. Nello specifico, negli abiti usati avete mai trovato una società?

9/10 Guardo la tabella insieme a lei, perché adesso non me lo ricordo. Alla pagina 17 della relazione, nella prima colonna «soggetti», dobbiamo vedere se c è «persona giuridica» o «persona fisica». STEFANO VIGNAROLI. Persona giuridica: si può sapere qual è? Magari ce lo fa sapere in un secondo tempo. Assolutamente sì. Poi mi dite a chi inviare i dati. PRESIDENTE. Anche persone fisiche! Le persone fisiche, come vi ho detto, per lo più sono... PRESIDENTE. Extracomunitari. Allora ci invii almeno le persone giuridiche. Quando si parla di Africa soprattutto, sono in genere cittadini somali. PRESIDENTE. Mi sembra che siano quasi tutti africani, a parte i coreani. Le chiediamo se ci fa avere almeno, per quanto riguarda le aziende, le persone giuridiche dell elenco di quelle che avete attenzionato. Assolutamente. PRESIDENTE. Con questa richiesta, la ringraziamo delle indicazioni e delle informazioni. Ci vedremo probabilmente in Calabria. A Gioia Tauro?

10/10 PRESIDENTE. Sì. Dichiaro conclusa l audizione. L audizione termina alle 18.05.