GTT S.p.A. GRUPPO TORINESE TRASPORTI METROPOLITANA AUTOMATICA DI TORINO LINEA 1 PROGETTO PRELIMINARE GEOLOGIA, IDROGEOLOGIA E GEOTECNICA



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GTT S.p.A. GRUPPO TORINESE TRASPORTI METROPOLITANA AUTOMATICA DI TORINO LINEA 1 TRATTA FUNZIONALE PROLUNGAMENTO OVEST PROGETTO PRELIMINARE GEOLOGIA, IDROGEOLOGIA E GEOTECNICA RELAZIONE TECNICA REV. REDAZIONE VERIFICA APPROVAZIONE VISTO NOME FIRMA NOME FIRMA NOME FIRMA NOME FIRMA DATA 0 Dott.E.Rabbi Ing. S. Xu Marzo 2003 Dott. A.Eusebio 1 2 MTL1T3V1PGEOGENR001

NOTA Il presente documento è stato redatto nell ambito del Progetto Preliminare dell intero prolungamento Ovest composto da due tratte funzionali: 1 a tratta: Collegno (Diramazione Deposito) Cascine Vica (Rivoli) 2 a tratta: Cascine Vica Rivoli Rosta (Deposito). In particolare la prima tratta funzionale, di cui il presente documento è parte del nuovo Progetto Preliminare, è composta da quattro stazioni (Certosa, Collegno Centro, Leumann, Cascine Vica) per una lunghezza complessiva di circa 3.450 metri. Pertanto nella consultazione del documento si dovrà fare riferimento unicamente alle problematiche specifiche della prima tratta funzionale. Gruppo Torinese Trasporti S.p.A. INDICE 1. INTRODUZIONE... 1 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOLOGICO-MORFOLOGICO... 2 2.1 Caratteristiche generali... 2 2.2 L Anfiteatro Morenico di Rivoli-Avigliana... 2 2.3 Caratteristiche geologiche... 4 2.4 Inquadramento idrogeologico... 7 2.5 Sismicità dell area... 7 3. INDAGINI GEOGNOSTICHE... 8 3.1 Indagini esistenti lungo il tracciato... 8 4. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA PRELIMINARE... 9 4.1 Individuazione e descrizione delle unità geotecniche... 9 4.2 Zonazione geotecnica lungo il tracciato... 10 5. INDAGINI PER LE FASI SUCCESSIVE DELLA PROGETTAZIONE... 12 6. BIBLIOGRAFIA... 13

Pag. 1 di 14 Pag. 2 di 13 1. INTRODUZIONE Nella presente relazione è descritto l inquadramento geologico, idrogeologico e geotecnico del sottosuolo interessato dal Prolungamento Ovest (Deposito Collegno-Cascine Vica-Rivoli- Rosta) della Linea 1 della Metropolitana Automatica di Torino, nell ambito delle attività di progettazione preliminare. Il Prolungamento ovest della Linea 1 della Metropolitana di Torino si sviluppa attraverso i territori comunali di Collegno, Rivoli e Rosta, facenti parte dell hinterland occidentale di Torino Il tracciato della linea, che si svilupperà parte in galleria e parte in esterno, ha una lunghezza di 10km circa e comprende 10 stazioni. Questa relazione descrive il modello geologico, geotecnico ed idrogeologico preliminare nell ambito del quale si svilupperà la linea in progetto, evidenziando, sulla base della documentazione reperita al momento della redazione, i seguenti aspetti: ricostruzione dei rapporti litostratigrafici tra le formazioni geologiche interessate dalle opere e definizione delle caratteristiche geotecniche preliminari dei materiali che le caratterizzano; ricostruzione dell assetto idrogeologico del sottosuolo lungo la linea; Gli elaborati grafici di riferimento per la presente relazione sono di seguito elencati: Carta geologica-geomorfologica, scala 1:10000 (codice MTL1T3V1PGEOGENS001); Profilo geologico, scala 1:10000/1000 (codici MTL1T3V1PGEOGENS002); Carta ubicazione indagini geognostiche, scala 1:10000 (codice MTL1T3V1PGEOGENS003); Profilo geotecnico sinottico, scala 1:10000/1000 (codici MTL1T3V1PGEOGENS004); 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOLOGICO-MORFOLOGICO 2.1 Caratteristiche generali La zona attraverso la quale si sviluppa il tracciato è localizzata ad ovest di Torino, ed occupa la parte terminale della valle di Susa, sulla sponda destra orografica, al raccordo fra questa ed il tratto di pianura; più specificamente il tracciato interessa, muovendosi da est verso ovest, i territori comunali di Collegno, Rivoli e Rosta. Il territorio sopra descritto è suddivisibile, da un punto di vista geomorfologico, in tre settori ai quali corrispondono genesi differenti: settore pianeggiante (Collegno e parzialmente Rivoli) caratterizzato da genesi principalmente di tipo fluvioglaciale; settore collinare mediano (Rivoli), modellato su materiali prevalentemente di origine glaciale; settore semipianeggiante, con moderati rilievi (Rosta e, per breve tratto Rivoli) originato da fenomeni glaciali e fluviali. Dal punto di vista geomorfologico, il tracciato si sviluppa inizialmente attraverso la pianura su cui si trova l abitato di Collegno, per incontrare quindi, movendosi verso Rivoli e Rosta, una serie di colline disposte concentricamente ad arco a chiudere la valle. Tali morfo-strutture, che raggiungono in alcuni punti i 500m slm di quota costituiscono il più occidentale anfiteatro morenico presente ai piedi dell arco alpino. 2.2 L Anfiteatro Morenico di Rivoli-Avigliana L Anfiteatro Morenico di Rivoli-Avigliana, è stato originato, a partire dal tardo Plioceneprimo Pleistocene, a seguito di ripetute variazioni climatiche con successive fasi di pulsazione (avanzata e ritiro), da un grande ghiacciaio proveniente dalla val Cenischia ed in cui confluivano i corpi secondari dalle valli laterali; il ghiacciaio occupava completamente l attuale valle di Susa, ed è stato stimato avesse una lunghezza di 90km, una potenza di 500-600m ed una larghezza media di 3km, arrivando ad estendersi, nella fase di massima espansione, fino all abitato di Cascine Vica. Al culmine di ogni fase di glaciazione (in questo settore le tracce rimaste vengono fatte risalire alle ultime tre epoche glaciali, dalla più antica rispettivamente denominate Mindel, Riss e Wurm) il ghiacciaio, passando dall ambito vallivo, costretto lateralmente, a quello di pianura, depositava sedimenti che hanno strutturato una serie di cordoni morenici concentrici e disposti generalmente a semicerchio. Un anfiteatro è quindi composto da una serie di corpi sedimentari deposti in ambiente glacigenico e comprende apparati morenici (morene terminali o frontali) ed un insieme di depositi variamente legati alla presenza del ghiacciaio (depositi glacigenici s.s., fluviali, lacustri, eolici). Si tratta, per i cordoni morenici, di forme complesse risultato di meccanismi quali, ad esempio, scivolamento di detriti sopraglaciali, deposito di sedimenti derivanti dal trasporto endoglaciale, spremitura di depositi subglaciali saturi d acqua; e di una serie di morfologie collegate alla notevole disponibilità di acqua di fusione della fronte glaciale.

Pag. 3 di 13 Pag. 4 di 13 Attualmente, allo sbocco della valle di Susa, sono ancora riconoscibili tre distinti archi morenici il gruppo delle colline esterne mindeliane (Truc Monsagnasco, Truc Castellazzo e Truc Bandiera); le colline rissiane di Truc Carlavé, Pian Topié, Cresta Grande, Castello di Rivoli; il gruppo delle morene interne wurmiane disposto più ad ovest rispetto ai due archi precedenti. Nella figura 2.1 è riportato l inquadramento geologico schematico della bassa val di Susa secondo Prever nella pubblicazione Sulla costituzione dell Anfiteatro Morenico di Rivoli in rapporto alle successive fasi glaciali (Torino, 1907). Figura 2.1 Inquadramento geologico schematico della bassa val di Susa La struttura finale dell anfiteatro risulta, conseguentemente, dall incastro di molteplici forme e depositi: i cordoni morenici presentano generalmente versanti esterni meno acclivi rispetto a quelli interni, in quanto questi ultimi sono sostenuti dal ghiacciaio e ne subiscono direttamente le spinte, mentre i lati esterni sono soggetti prevalentemente a processi legati a colata dei detriti ed al rotolamento dei massi provenienti dalla fronte glaciale. Le creste dei cordoni possono risultare talvolta sdoppiate, a causa di processi di sovrapposizione ed accrezione, in questi casi è possibile la formazione di vallecole parallele alla cresta e di piccole conche lacustri. Il lato interno dei cordoni è spesso caratterizzato da una struttura a gradonate formatesi durante le fasi di stasi e ritiro del ghiacciaio. All interno del deposito strutturato in morena, possono esser presenti cavità legate alla presenza di lenti e placche di ghiaccio morto, così come antichi scaricatori glaciali facenti parte della rete di drenaggio nella fase di ablazione. Sia all esterno del deposito che, in alcuni casi, esternamente, in superficie, sono osservabili grandi volumi rocciosi (massi erratici e trovanti). 2.3 Caratteristiche geologiche La definizione del modello geologico preliminare è stata effettuata sulla base delle informazioni reperite in letteratura, non essendo, al momento, disponibili più recenti integrazioni. Il modello, definito sulla base di studi relativi alla zona attraversata dal tracciato, ha portato al riconoscimento dei complessi litostratigrafici, descritti procedendo dall alto verso il basso. Depositi fluviali (Olocene). Si tratta di sedimenti riferibili al corso d acqua principale (Dora Riparia), costituiti da elementi eterometrici arrotondati con scarsa presenza di materiale fine ed una permeabilità generalmente elevata. Depositi fluvio-glaciali e fluviali (Olocene). Derivanti dal trasporto e successiva rielaborazione dei depositi glaciali ad opera dei torrenti alimentati dalle acque di fusione dei ghiacciai, tali depositi sono costituiti da elementi eterometrici, arrotondati, immersi in frazione sabbiosa, permeabili. Sono stati localizzati prevalentemente a margine dei depositi fluviali della Dora, nel territorio di Rosta. Depositi glacio-lacustri (Olocene). Sono sedimenti deposti nell ambito di laghi glaciali effimeri che si formavano nello spazio compreso tra il fronte del ghiacciaio in fase di ritiro e la cerchia morenica; si tratta, per la maggior parte, di limi e limi argillosi e sabbie a stratificazione da millimetrica a centimetrica. Localmente sono stati rilevati livelli di argille torbose.tali materiali sono stati riconosciuti nella parte terminale del tracciato al confine tra i comuni di Rivoli e Rosta. Depositi fluvio-glaciali (Olocene): simili a quelli precedentemente descritti mostrano una frazione limosa più abbondandante insieme a ghiaie, ciottoli e sabbie, con livelli e orizzonti a grado variabile di cementazione, questi materiali costituiscono la piana sulla quale sono edificati Collegno e Torino. Depositi glaciali (Pleistocene superiore-medio) I depositi glaciali che costituiscono l Anfiteatro Morenico di Rivoli-Avigliana sono attribuiti a differenti complessi, ciascuno dei quali legato ad una determinata fase glaciale. Sono state riconosciute quattro unità descritte dalla più recente alla più antica: Unità di Avigliana: presente nel settore più interno dell anfiteatro morenico risulta costituita da depositi di ablazione e fluvio-glaciali ed è la più recente in termini temporali.

Pag. 5 di 13 Pag. 6 di 13 Unità di Giansesco: individuata al margine del confine comunale di Rivoli, verso Rosta e caratterizzata, in questo settore, dalla sola presenza di depositi glaciali di fondo. Unità di Cresta Grande: costituita da depositi di ablazione, ricoperti sul versante meridionale da una potente coltre di loess, questi depositi sono quelli maggiormente potenti. Dell unità fanno parte i depositi glacio-lacustri prevalentemente sabbiosi presenti sul lato interno della cerchia, verso Borgo Nuovo, a testimonianza della presenza di un lago nel settore interno della cerchia. Unità di Cascine Vica: rapprentata da lembi relitti nella zona lungo Corso Francia, questi sedimenti non sono più riconoscibili sul terreno, in quanto l area risulta intensamente edificata, traccia rimane nelle cartografie geologiche di varia epoca. Sostanzialmente, all interno delle unità sopra descritte sono stati riconosciuti: depositi glaciali di fondo: detriti trascinati dal fondo del ghiacciaio, prodotti per esarazione e costituiti, in senso litologico, da elementi di dimensioni molto variabili, generalmente subarrotondati, immersi in matrice sabbioso limosa. Da un punto di vista idrogeologico, tali depositi sono da considerare a permeabilità da bassa a molto bassa, in quanto stratificati e compattati dal carico del ghiacciaio. depositi glaciali di ablazione: si tratta dei materiali provenienti dai fianchi delle valli, trasportati in superficie e all interno del ghiacciaio e deposti per fusione della massa glaciale. Litologicamente sono costituite da elementi marcatamente eterometrici ed eterogenei immersi in scarsa matrice sabbiosa, non stratificati e con una permeabilità variabile da media ad alta. Un esempio di tali tipi di materiale è riportato in fig. 2.2. Figura 2.2 Depositi glaciale di ablazione rinvenuti nello scavo della galleria autostradale La Perosa (imbocco lato est) Localmente si rinvengono affioramenti di depositi eolici; si tratta di dune venutesi a formare durante una fase interglaciale, costituiti da limi e limi sabbiosi. Nella fig. 2.3 è documentata una struttura eolica rinvenuta durante la realizzazione dei lavori per l autostrada A32, sul versante interno del cordone di Giansesco. Figura 2.3 Sedimenti eolici in corrispondenza del lato interno della cerchia di Giansesco Nella carta geologica geomorfologica sono stati inoltre indicati i percorsi di deflusso abbandonati della Dora Riparia nella piana a nord di Rosta (paleoalvei) ed i massi erratici, volumi rocciosi di dimensioni di alcuni metri cubi, ancora attualmente presenti. Il più grande fra quelli conosciuti nell anfiteatro di Rivoli, il masso Gastaldi, misura 26m di lunghezza, 14m di altezza e 16m di larghezza ed è situato ad est di Pianezza. Nella zona in cui si svilupperà il tracciato sono stati individuati, e riportati in carta, il masso di Rosta vicino alla località il Rocco ed il Roch d San Giors nei pressi del Castello di Rivoli. Molti dei massi censiti all inizio del secolo scorso, sono stati smembrati ed utilizzati come materiale da costruzione; della loro presenza resta traccia, oltre che nella documentazione bibliografia, in toponimi quali ad esempio Peira grosa o il già citato Il Rocco nel comune di Rosta. Generalmente questi testimoni dell avanzata glaciale sono costituiti da litologie estremamente resistenti quali serpentiniti, gabbri, peridotiti, in qualche caso da gneiss. Anche nella zona ad est dell unità di Giansesco, durante precedenti lavori, sono stati documentati numerosi volumi rocciosi, a profondità variabili da 3 a 15m circa. Un esempio è documentato nella figura 2.4. Per quanto concerne i depositi glacio-lacustri e quelli fluvioglaciali facenti parte rispettivamente dell unità di Cresta Grande e di Avigliana, la descrizione corrisponde praticamente a quella fornita nei punti precedenti. La parte di territorio compresa tra i cordoni morenici di Cresta Grande e di Giansesco è riferibile a tale tipo di materiale.

Pag. 7 di 13 Pag. 8 di 13 Figura 2.4 Masso rinvenuto nello scavo di imbocco, lato est, della galleria autostradale La Perosa (piazzale antistante il centro commerciale). 3. INDAGINI GEOGNOSTICHE 3.1 Indagini esistenti lungo il tracciato Le informazioni disponibili sulla disposizione in sotterraneo dei diversi tipi di depositi, sono relative a campagne di indagini geognostiche realizzate per altre opere (sostanzialmente autostrada e pozzi ad uso vario) e documentate in archivi pubblici (Enti ed Università) e privati (Imprese). Più dettagliatamente, le indagini di cui è stata reperita documentazione consistono complessivamente in: 6 pozzi ad uso vario (idropotabile, industriale o non specificato); 3 sondaggi a carotaggio continuo, eseguiti in differenti fasi di progettazione dell autostrada A32. In tabella 3.1 è riportato l elenco delle indagini preesistenti raccolte ed esaminate per la ricostruzione dell assetto geologico litostratigrafico. Tabella 3.1 Indagini reperite lungo il tracciato, con indicazione della distanza dal tracciato stesso 2.4 Inquadramento idrogeologico Le informazioni disponibili al momento, analogamente a quanto relativo alla parte geologica generale, sono derivate da studi effettuati nei comuni che saranno interessati dallo sviluppo del tracciato. Conseguentemente la definizione del panneggio piezometrico in pianta, se pur in via preliminare, risulta non realizzabile. Tuttavia i pochi dati a disposizione (Comune di Rivoli Studio Idrogeologico del Territorio Comunale per identificare aree idonee ad accogliere nuovi pozzi per acqua ad uso potabile, Geoengineering ottobre 1996), che sono relativi a letture in diversi periodi dell anno e ad anni diversi, permettono di ipotizzare una superficie piezometrica relativa all acquifero superficiale che, per la zona del castello di Rivoli segue indicativamente il rilievo topografico. Non disponendo al momento attuale di dati relativi alla variazione di permeabilità dei depositi quaternari, si ipotizza che la falda possa essere ricaricata sia in maniera diretta dalle precipitazioni (ricarica azimutale) sia distalmente dalle porzioni di rilievo collinare adiacenti. Maggiori dettagli, compatibilmente con la fase progettuale, sono riportati nei profili geologico e geotecnico-sinottico, e descritti più oltre. 2.5 Sismicità dell area Il territorio comunale delle città di Collegno, Rivoli e Rosta non è inserito nell elenco delle località sismiche di prima e seconda categoria (elenco allegato alla legge 25/11/1962 n. 1684 aggiornato ed integrato fino al D.M. 14/7/1984) e, conseguentemente, non risulta sottoposto a particolari provvedimenti o restrizioni riguardanti la costruzione di opere o manufatti. Codice indagine Tipologia indagine Profondità [m da p.c.] Fuori asse rispetto al tracciato (m) Falda (quota mslm) P4 Pozzo 135 100 n.s. P5 Pozzo industriale 138 40 n.s. P6 Pozzo industriale 105.5 280 n.s. P9 Pozzo industriale 95 20 n.s. P18 Pozzo industriale 142 30 n.s. P24 Pozzo idropotabile 69.4 40 n.s. A2 sondaggio a carotaggio continuo 30 130 n.s. B39 sondaggio a carotaggio continuo 39.5 190 n.s. B40 sondaggio a carotaggio continuo 27 200 n.s. PB Pozzo n.s. 10 374 PC Pozzo n.s. 110 352 n.s. dato non specificato Per quanto riguarda l ubicazione planimetrica dei punti d indagine, si rimanda alla tavola Carta ubicazione indagini, scala 1:10000 (codice MTL1T3PGEOGENS003).

Pag. 9 di 13 Pag. 10 di 13 4. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA PRELIMINARE 4.1 Individuazione e descrizione delle unità geotecniche Sulla base delle informazioni raccolte e descritte nei capitoli precedenti, è stato sviluppato un modello geologico-geotecnico preliminare con una caratterizzazione dei materiali lungo il tracciato nell intorno dell opera. Sostanzialmente sono state riconosciute quattro differenti unità geotecniche lungo il tracciato; la suddivisione è stata attuata, in prima istanza, differenziando geneticamente i terreni e approfondendo questa prima suddivisione con una successiva ripartizione fra terreni non coesivi a granulometria prevalentemente grossolana (ghiaie e sabbie limose a differente grado di cementazione) e terreni coesivi a granulometria fine (limi sabbiosi e limi argillosi). Per ciascuna unità, è stato inoltre indicato un campo di variabilità del grado di permeabilità K secondo la classificazione AFTES 1992, che distingue 4 diverse classi di permeabilità. Le classi sono così suddivise: K1 < 10-8 m/s permeabilità molto bassa K2 da 10-8 a 10-6 m/s permeabilità medio-bassa K3 da 10-6 a 10-4 m/s permeabilità media K4 >10-4 m/s permeabilità da media ad alta Esula dai criteri suesposti l individuazione dell unità più superficiale, costituita da terreni di riporto eterogenei. Nel seguito viene fornita una descrizione delle unità riconosciute. Unità 1: Terreno superficiale Rappresenta l orizzonte superiore del profilo stratigrafico ed è stato ritrovato in alcune delle verticali di indagine, in particolare nella zona esterna del cordone morenico di Cresta Grande dove è documentato con una potenza fino a 7m circa (mediamente 3m). Dal punto di vista granulometrico, tale unità presenta una notevole eterogeneità, essendo composta da limi sabbioso-argillosi, limi e limi argillosi, sabbie con ghiaie, inglobanti materiali di origine antropica quali frammenti di laterizi e calcestruzzo. Unità 2: Depositi fluvio glaciali s.l. In quest unità ricadono i depositi fluviali attuali e recenti della Dora Riparia, i materiali fluvio-glaciali e fluviali presenti nella zona terminale del tracciato in comune di Rosta, nonché quelli nella parte iniziale (zona tra Collegno e Rivoli) ed i depositi riconosciuti all interno dell unità di Avigliana. Tali sedimenti sono costituiti da elementi eterometrici, arrotondati, immersi in matrice sabbiosa, ed hanno permeabilità da elevata a media in relazione alla presenza dei livelli cementati (K3-K4). Granulometricamente si tratta di ghiaie più o meno sabbiose (la presenza di matrice risulta minore nel deposito fluviale), sabbia ghiaiosa, ghiaia con blocchi e livelli cementati di ghiaia sabbiosa con blocchi e trovanti. Unità 3: Depositi glacio lacustri s.l. Di questo gruppo fanno parte i sedimenti originatisi dalla colmatura dei laghi compresi tra il fronte glaciale ed i cordoni morenici. Tali materiali risultano generalmente costituiti da sabbia, limi sabbiosi e argille limose e argille; localmente, in zone marginali al confine tra la zona di lago ed i cordoni morenici, è segnalata la presenza di argille torbose. Vista la granulometria prevalente, la permeabilità di questi sedimenti varia da molto bassa per i termini coesivi a media- per quelli più francamente sabbiosi (K1-K3). Unità 4: Tills Con questo termine ci si riferisce a depositi a vario grado di organizzazione e stratificazione. che vengono descritti come ghiaie con blocchi e trovanti, livelli di conglomerato con ghiaia sabbiosa, blocchi e ciottoli. Alla base di tali materiali si segnala la presenza di livelli di argilla con ghiaia. La permeabilità di questo gruppo è generalmente media (K3) con locali abbassamenti in corrispondenza dei livelli cementati e di quelli a marcata componente argillosa (K2). Localmente è stata segnalata la presenza di depositi francamente sabbiosi di origine eolica. Nella fig. 4.1 è riportato un esempio di fronte di scavo in materiale morenico (till). Figura 4.1 Fronte in materiale morenico galleria autostradale La Perosa 4.2 Zonazione geotecnica lungo il tracciato Sulla base del modello geologico-geotecnico, nel seguito viene fornita una descrizione, lungo il tracciato, della variazione delle unità nonché della possibile presenza del livello piezometrico. Occorre rimarcare che la rappresentazione della disposizione spaziale delle unità geotecniche lungo il tracciato, rappresentata nell elaborato Profilo geotecnico sinottico, codice MTL1T3PGEOGENS004, è affetta da un grado di affidabilità tendenzialmente medio basso in relazione alla quantità e alla qualità della documentazione reperita per questa fase progettuale. La realizzazione di indagini e prove in sito integrative, nonchè di prove di laboratorio, permetterà di giungere ad una migliore definizione dell assetto spaziale delle unità stesse, eventualmente con ulteriori sottodivisioni, e di verificarne i parametri geotecnici.

Pag. 11 di 13 Pag. 12 di 13 Per quanto relativo alla descrizione del tracciato, procedendo da Collegno verso Rosta, e mantenendosi intorno alla quota dell opera, si incontrano: - tratta iniziale fino poco oltre stazione Cascine Vica (ettometrica 3800m circa), la galleria si sviluppa in prevalenza attraverso l unità 2; da segnalare un orizzonte superficiale della potenza orientativamente di 3m. La falda è in profondità e non interferisce con il tracciato. - tratta compresa tra ettometrica 3800m e stazione De Gasperi. In questo segmento l opera si svilupperà prevalentemente attraverso l unità 4, con l eccezione di un breve tratto in unità 2 di circa 500m di estesa appena prima di stazione Rivoli Centro. La falda, inizialmente a profondità non interferenti con il tracciato, si ritrova intorno all ettometrica 6300m circa in prossimità di stazione Rivoli Centro, ad una quota compresa tra 352-374m slm, e, conseguentemente è presumibile un interferenza con il tracciato da qui fino all ettometrica 7500m circa; - tratta compresa tra le ettometriche 7500m e 8600m circa, realizzata attraverso l unità 3 (superiormente unità 1) con la presenza di falda ipotizzabile intorno a 3-5m da p.c., anche se al momento non vi sono evidenze dirette di questo dato; - tratta compresa tra le ettometriche 8600m e 9000m, il tracciato si sviluppa in sotterraneo attraverso l unità 4; - dall ettometrica 9000m alla 9900m il tracciato si sviluppa inizialmente in sotterraneo per proseguire poi in elevazione interessando l unità 3 e superiormente la 1; - dall ettometrica 9900m fino alla stazione di Rosta l opera si svilupperà in elevazione sull unità 4, fatta eccezione per un breve tratto, appena a monte della stazione, attraverso depositi appartenenti all unità 2; - nel tratto terminale del tracciato (zona Deposito) l opera interesserà sedimenti dell unità 3. 5. INDAGINI PER LE FASI SUCCESSIVE DELLA PROGETTAZIONE Il tracciato, fino ad ora descritto in relazione alla situazione geologica geotecnica, sarà oggetto, per le successive fasi di progettazione, di approfondimenti mirati, in particolare, a definire, con la maggiore precisione possibile, l andamento dei corpi sedimentari e, conseguentemente, le principali unità geotecniche, eventualmente con delle ulteriori distinzioni all interno delle unità, e necessariamente deve prevedere un integrazione per quello che riguarda gli aspetti di caratterizzazione geotecnica. L ubicazione delle verticali di queste indagini integrative è stata posta di preferenza in adiacenza al tracciato in progetto, ma fuori asse, al fine di un eventuale utilizzo per il monitoraggio durante le fasi di realizzazione dell opera. Tali indagini forniranno informazioni per: affinare il grado di conoscenza dei terreni (definizione distribuzione areale dei vari livelli e delle lenti di materiali fini); caratterizzare le unità geotecniche (in particolar modo per quanto riguarda i parametri fisici, di deformabilità e di resistenza dei materiali); ricostruire l assetto idrogeologico e le caratteristiche della falda (monitoraggio e studio del livello e delle relative oscillazioni della falda nel breve e nel lungo periodo); Le problematiche relative alla fase costruttiva dell opera, che dovranno essere oggetto degli approfondimenti d indagine, sono riportate di seguito: Presenza di cementazione sia nei tills (l unità 4) che nei depositi fluvioglaciali s.l (l unità 2); Dimensioni e percentuale di presenza di ciottoli, blocchi e trovanti in particolare nei depositi delle cerchie moreniche (tills) e loro descrizione; Caratteristiche di resistenza meccanica dei trovanti e loro indice di scavabilità; Presenza di limi e argille all interno dei sedimenti glacio lacustri e di livelli francamente limoso-sabbiosi (dune eoliche); Localizzazione di eventuali vuoti e/o zone caratterizzate da mutate caratteristiche di addensamento in particolare all interno dei depositi glaciali tipo tills (kettle holes derivanti da progressiva fusione di ghiaccio morto); Caratterizzazione geotecnica per lo scavo meccanizzato; Verifica della tendenza al comportamento colloso (stickiness) dei terreni fini; Caratterizzazione chimica acqua di falda. Dovrà essere realizzato uno studio idrogeologico di dettaglio che preveda, in prima fase, il censimento dei pozzi, ad uso vario, presenti nell intorno dell opera in progetto, la lettura del livello della falda e la ricostruzione del panneggio piezometrico insieme alla definizione di un modello idrogeologico di riferimento (zone di alimentazione, zone di infiltrazione). Nell ambito di tale studio verrà anche valutata l eventualità, qualora la disposizione delle verticali di indagine lo permetta, di realizzare prove di pompaggio per la determinazione dei parametri idrodinamici dei deposti quaternari.

Pag. 13 di 13 6. BIBLIOGRAFIA BARLA G., MACCHI A., CAVALLERO G.,PEDEMONTE S.: Il Nodo di Torino. Geologia e geotecnica: misure in corso d opera. Ass.Geot.It. Atti XVIII Conv. Naz. Rimini 1993 BONSIGNORE G., BORTOLAMI G., ELTER G., MONTRASIO A., PETRUCCI F., RAGNI U., SACCHI R., STURANI C. E ZANELLA E.: Note illustrative della Carta Geologica d Italia fogli 56 e 57 (TorinoVercelli). Servizio Geologico d Italia, Roma, 1969. BORTOLAMI G., DE LUCA D., FILIPPINI G.: Le acque sotterranee della pianura di Torino. Aspetti e problemi. Provincia di Torino, Assessorato Ecologia, 1990. BOTTINO G., CIVITA M.: Engineering geological features and mapping of subsurface in the metropolitan area of Turin, North Italy. 5th International IAEG Congress, Buenos Aires, 1986, pp. 1741-1753 BRUNO G. Comune di Rosta. Piano Regolatore Generale Comunale. Relazione Geologico Tecnica Generale. Torino, 1992 CIVITA M, PIZZO S. L evoluzione spazio-temporale del livello piezometrico dell acquifero libero nel sottosuolo di Torino GEAM n 4, dicembre 2001 CORBARI D., ZUCCOLI L. Anfiteatri glaciali della pianura 4 Summer School Geol. Quatern., Milano 1999 DE VECCHI PELLATI R. Comune di Rivoli. Piano Regolatore Generale Comunale. Relazione geologico illustrativa. Torino, 1999 EUSEBIO A., RABBI E., GRASSO P. Geological and geotechnical characterization of the morainic Amphiteatre of Rivoli in the NW Italy 6 th Congr.IAEG, Amsterdam,1990 FRANCERI E., BORTOLAMI G., RICCI B.: Lineamenti geoidrologici della provincia di Torino con riferimento allo stato idrogeochimico delle falde del sottosuolo dell area ecologico torinese. Provincia di Torino Assessorato Ecologia. Marzo 1980. GEOENGINEERING Comune di Rivoli. Studio idrogeologico del territorio comunale per identificare aree idonee ad accogliere nuovi pozzi per acqua ad uso potabile. Relazione Tecnica. Torino 1996 MANDRONE G. Città di Collegno. Piano Regolatore Generale. Relazione geologico illustrativa. Torino, 2002 PETRUCCI F. Rilevamento geomorfologico dell Anfiteatro morenico di Rivoli Avigliana. Mem.Soc.It.Sc.Nat. e Museo Civ. St. Nat. Milano, vol.xviii. PREVER L. Sulla costituzione dell Anfiteatro morenico di Rivoli in rapporto con successive fasi glaciali. Acc.RealeScienze, Torino, 1907