Lo scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela: dati preliminari e prospettive di ricerca



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Lo scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela: dati preliminari e prospettive di ricerca 1. La revisione dei contesti ellenistici di Gela e la fornace ellenistica di S. Giacomo La cultura materiale in Sicilia in età ellenistica e di conseguenza anche lo sviluppo e i caratteri dell economia dell isola sono in generale poco noti 1. La città di Gela, attraverso il riesame di alcuni interessanti contesti di scavo, può fornire dei dati utili alla ricostruzione dei principali caratteri della ceramica di età ellenistica in un centro della Sicilia meridionale. Sono in corso di revisione, all interno della tesi di dottorato di chi scrive 2, alcuni contesti di scavo di fine IV- III sec. a.c. indagati negli anni 50-60 da P. Orlandini e D. Adamesteanu 3. L età ellenistica della città di Gela è circoscritta al periodo che intercorre tra l arrivo nel 339-338 a.c. di Timoleonte arrivo che determina una rinascita della città, debolmente ripresasi dalla disfatta a opera dei Cartaginesi nel 405 a.c. 4 e la distruzione di Gela nel 282 a.c., a opera dei Mamertini e di Finzia, tiranno di Agrigento, con il conseguente abbandono del sito da parte dei suoi abitanti, trasferiti nella nuova fondazione di Finziade, l attuale Licata 5. I contesti di cui sono stati esaminati i materiali ceramici sono localizzati 1 Cfr. per esempio lo status quaestionis sugli studi di ceramica ellenistica e romana in Sicilia tracciato da Malfitana 2006. 2 La ricerca per la tesi di dottorato in Archeologia classica, presso l Università La Sapienza di Roma, sotto la guida della prof. G. Olcese, è stata autorizzata dal prof. P. Orlandini, che ho avuto la fortuna di conoscere prima della sua scomparsa, e dall arch. S. Gueli, direttore del Parco archeologico di Gela, che ringrazio per avermi concesso il permesso a questo studio. 3 Adamesteanu 1954, Orlandini, Adamesteanu 1956, Id. 1960, Id. 1962, Orlandini 1957. 4 Gli scavi degli anni 70, successivi a quelli condotti da Orlandini e Adamesteanu, congiuntamente alla retrodatazione all età dionigianea e non timoleontea di alcune monete rinvenute, hanno in realtà dimostrato che una prima ripresa della città dopo il 405 a.c. è già riconoscibile nei primi anni del IV sec. a.c. (De Miro, Fiorentini 1978, pp. 430-437; Consolo Langher 1964, pp. 159-203; Consolo Langher 1993, pp. 182-185 ). Si notano comunque con Timoleonte chiari segni di una rinascita economica e demografica, con l attuazione di un grande progetto urbanistico e architettonico (Anello 2004, p. 406). 5 Per la storia di Gela si veda, tra gli ultimi, Anello 2004. Rivista di Studi Liguri, LXXIV, 2008, pp. 147-175

148 STEFANIA GIUNTA quasi esclusivamente nella parte occidentale della collina di Gela, area esterna alla città in età arcaica e classica e che, nell età di Timoleonte e Agatocle, viene occupata da abitazioni, terme, botteghe e circondata da fortificazioni, che abbracciavano l intera collina e che si sono conservate in maniera più evidente presso Capo Soprano, nell estremità occidentale del sito (fig. 1). Fig. 1 - Pianta della città di Gela, la linea tratteggiata indica il limite della città fino all età classica (tratta da Orlandini, Adamesteanu 1956, p. 203). Localizzazione dei contesti ellenistici in corso di studio. Tra tutti in contesti indagati merita una particolare attenzione lo scarico di una fornace ellenistica, localizzato nei pressi della chiesa di S. Giacomo (fig. 1, n. 1). Lo studio dei reperti ceramici da esso provenienti, relativi ai materiali di rifiuto della fornace, offre l opportunità di analizzare oggetti di sicura produzione locale e di esaminarne le caratteristiche. All interno dell analisi della cultura materiale e della storia economica di un centro siciliano, questo fortunato contesto assume, quindi, un significato centrale. L obiettivo fondamentale di questa ricerca è, infatti, tentare di individuare i caratteri della produzione ceramica geloa di età ellenistica, innanzitutto le classi ceramiche documentate, forme, tipi e quantificazioni e, su questa base, le caratteristiche composizionali dell argilla utilizzata per realizzare i vasi, anche tramite le indagini di carattere archeometrico. Queste ultime sono state impostate e sono in corso. Con questo lavoro si intendono, per il momento, presentare i dati preliminari

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA 149 relativi alla classificazione tipologica dei materiali e alle prime osservazioni sugli impasti dei reperti e proporre alcuni possibili indirizzi di ricerca, che paiono utili e interessanti per gli studi di carattere storico economico. La città di Gela conosce una continuità di produzione lungo tutta la sua storia antica, dall età arcaica a quella ellenistica. Sono infatti testimoniati resti di fornaci o di scarichi ad esse riferibili fin dal VII sec. a.c. Senza entrare nel dettaglio ma rimandando, in nota, ai riferimenti bibliografici, si possono citare la fornace di via Dalmazia datata all ultimo quarto del VII sec. a.c. 6, lo scarico presso via Bonanno con materiale della metà del VII sec. a.c. 7, le fornaci tra via Venezia e l ex scalo ferroviario di fase tardo arcaica, una fornace di coroplastica presso l ex scalo ferroviario di età classica (attiva dall inizio del V sec. a.c. fino al 405 a.c.) 8, un probabile scarico di fornace nell area di Costa Zampogna - Predio Ventura databile dalla fine del V sec. a.c. alla fine del IV sec. a.c. 9 (fig. 2). Anche per l età ellenistica sono stati scoperti, come si è detto, resti legati con sicurezza alla produzione locale. Nel febbraio 1953, nelle vicinanze della chiesa di S. Giacomo, in una zona in cui si stavano demolendo delle case, fu rinvenuto da D. Adamesteanu lo scarico di una fornace ellenistica, in un area di circa due metri quadrati (fig. 1, n. 1). Si tratta di una zona che conservava anche tracce di sepolture delle età precedenti, al di fuori del limite della città di epoca classica, sul lato occidentale della collina di Gela, di urbanizzazione ellenistica. Adamesteanu, che dà notizie del rinvenimento nel 1954 10, interpreta il gruppo di oggetti venuti alla luce come il materiale di rifiuto di una fornace, a causa del loro stato di conservazione cattivo e incompleto e della presenza di alcuni frammenti deformati o mal cotti. A testimonianza di una fornace in età ellenistica a Gela restano solo questi reperti ceramici riferibili al suo scarico e nessuna struttura di forni, dal momento che la presenza di una strada moderna impedì l allargamento dello scavo verso sud 11. 6 Adamesteanu 1953, pp. 244-245; Orlandini 1956, n. 2084; Orlandini, Adamesteanu 1956, pp. 277-281; Cuomo Di Caprio 1971-1972, p. 458; Fiorentini 1980, p. 10; Fiorentini 1985, p. 22; Canzanella 1990, p. 18; Cavagnera, Pizzo in Panvini 1998 (a cura di), pp. 151-152. 7 Fiorentini 1985, p. 22; Canzanella 1990, p. 18; Cavagnera, Pizzo in Panvini 1998 (a cura di), pp. 151-152. 8 Spagnolo 1991; Fiorentini 1996, pp. 721-723. 9 Orsi 1901, pp. 309-310; Orsi 1906, coll. 563-567; Canzanella 1990, p. 23. 10 Adamesteanu 1954. 11 Adamesteanu 1954, p. 129.

150 STEFANIA GIUNTA Fig. 2 - Pianta della città di Gela (tratta da Orlandini, Adamesteanu 1956, p. 203). Localizzazione delle fornaci o scarichi di fornace di età arcaica e classica. Il quadrato cerchiato indica la localizzazione dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo. 2. Classi e forme dei materiali ceramici della fornace ellenistica: descrizione e quantificazione Pur non essendo state scoperte strutture relative ad ambienti produttivi, l insieme dei materiali di questo contesto mostra caratteri che consentono la sua sicura attribuzione allo scarico di una piccola fornace: la presenza di un numero abbastanza cospicuo di distanziatori per la cottura dei vasi e di alcuni frammenti di vernice nera completamente deformati e contorti, insieme a due agglomerati di ceramica indistinti (inv. 3735 e 3713). Inoltre alcuni esemplari risultano incompleti per la mancata stesura della vernice nera (mi riferisco in particolare al piatto inv. 3679) o per la decorazione non finita (sagome prive dei dettagli nei coperchi delle lekanai a figure rosse) (tav. I). Per quanto riguarda le classi ceramiche presenti, sono attestate: la ceramica a vernice nera, la ceramica decorata (a figure rosse, a decorazione sovraddipinta e a decorazione a bande), la ceramica comune/acroma, gli oscilla e i pesi fittili da telaio (fig. 3a).

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA 151 SCARTI 1 2 3 4 Tav. I - Gli GLI scarti SCARTI dello DELLO scarico SCARICO della DELLA fornace FORNACE ellenistica ELLENISTICA di S. DI Giacomo S. GIACOMO a Gela. A GELA. 1) scarti 1) scarti di piatti di piatti di ceramica di ceramica a vernice a vernice nera nera (inv. (inv. 3633 3633 e 3642); e 3642); 2) scarto scarto di di fornace: agglomerato indistinto (inv. 3713); 3) piatto simile a Morel 1314g 1 privo di vernice (inv. 3679); 4) coperchio di lekane con decorazione incompleta (inv. (inv. 3725). Fig. 3 - Grafici della quantificazione della ceramica dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela: a) le principali classi ceramiche; b) la ceramica a vernice nera; c) la ceramica comune/acroma.

152 STEFANIA GIUNTA 2.1. La ceramica a vernice nera (tav. II e fig. 3b) La ceramica a vernice nera è la classe ceramica più documentata con quasi 200 frammenti (non vengono conteggiati i frammenti di sole pareti, che ammontano a 209). Le forme attestate sono: coppe, piatti, skyphoi, kantharoi, lekythoi, un anforetta, lucerne. Tra le coppe, in totale circa 30 frammenti, risultano particolarmente significativi la coppetta simile al tipo Morel 1341e 1-1572a, che si caratterizza per un orlo estroflesso, leggermente pendente e bombato, delimitato verso l interno da un solco e decorato sulla tesa con linee incise perpendicolari all orlo e tra loro parallele; la coppetta simile al tipo Morel 2714f 1, con orlo rientrante, vasca emisferica e piede ad anello con parete esterna verticale; la coppa forse attribuibile alla serie Morel 2253 con orlo rientrante e vasca poco profonda con carena; la coppa simile al tipo Morel 2641a 1, con orlo estroflesso e corpo con vasca abbastanza profonda con parete leggermente obliqua e carena arrotondata. Tra i piatti sono stati riconosciuti due tipi, con una decina di esemplari in tutto: piatto simile al tipo Morel 1314g 1, con orlo a tesa leggermente bombata, vasca con pareti esterne lievemente convesse e leggera carena e piede ad anello; piatto simile al tipo Morel 1514e 1, con orlo a larga tesa appiattita e corpo privo di carena. Per quanto riguarda gli skyphoi, costituiscono la forma più presente, con un centinaio di esemplari (tra orli, fondi, anse e pareti si contano 114 frammenti, oltre a 2 esemplari quasi integri). Se ne possono distinguere due tipi, al primo dei quali è attribuita la quasi totalità dei frammenti: skyphos tipo Morel 4373a 2 o 4373b 1, caratterizzato da un orlo leggermente estroflesso, due anse orizzontali a sezione circolare attaccate immediatamente sotto l orlo, corpo troncoconico e lievemente sinuoso e basso piede a toro che presenta in alcuni casi, sulla faccia esterna, un cerchio bruno o rossiccio su fondo risparmiato; skyphos tipo Morel 4311c 1, caratterizzato da orlo indistinto, due sottili anse orizzontali a sezione circolare attaccate immediatamente sotto l orlo, corpo ovoidale con pareti molto sottili e basso piede ad anello. Dei kantharoi si conservano solo 2 esemplari, ognuno appartenente a un tipo diverso: kantharos simile al tipo Morel 4642a 1, con orlo a tesa pendente leggermente concava, collo a svasare verso l alto, anse orizzontali attaccate sulla parte superiore del corpo, a sezione quasi circolare (forse sopraelevate), attaccatura del collo sul corpo ben marcata e corpo rigonfio e che va a rastremarsi verso il fondo, decorato con linee verticali incise e tra loro parallele; kantharos simile al tipo Morel 3543c 1, con orlo con una specie di tesa che parte 3-4 mm al di sotto di esso e sulla quale è l attacco superiore delle anse. Il kantharos simile al tipo

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA 153 CERAMICA A VERNICE NERA 1 2 3 4 5 6 Tav. IIa - Le principali forme della ceramica a vernice nera dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela. 1) coppetta simile a Morel 1341e 1/Morel 1572a; 2) coppetta simile a Morel 2714f 1; 3) coppa simile alla serie Morel 2253; 4) coppa simile a Morel 2641a 1; 5) piatto simile a Morel 1314g 1; 6) piatto simile a Morel 1514e 1.

154 STEFANIA GIUNTA 7 8 9 Tav. IIb - Le principali forme della ceramica a vernice nera dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela. 7) skyphos Morel 4373a 2 o 4373b 1; 8) skyphos Morel 4311c 1; 9) kantharos simile a Morel 4642a 1.

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA 155 10 11 12 13 14 15 Tav. IIc - Le principali forme della ceramica a vernice nera dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela. 10) kantharos simile a Morel 3543c 1; 11) lekythos simile a Morel 5471a 1; 12) lekythos simile a Morel 5415a 1; 13) lekythos simile a Morel 5416d 1; 14) anforetta; 15) lucerna.

156 STEFANIA GIUNTA Morel 4642a 1, il cui esemplare conservato è quasi integro, è di piccole dimensioni (h.: 9 cm circa). Tre tipi possono essere riconosciuti per le lekythoi (in totale 8 frammenti): lekythos simile al tipo Morel 5471a 1, con bocca con orlo pendente e collo cilindrico; lekythos simile al tipo Morel 5415a 1, con bocca con orlo a larga tesa estroflessa bombata, collo cilindrico segnato nella zona mediana da una o due linee orizzontali incise, al di sotto delle quali c è una decorazione con fasce verticali tra loro parallele, nere su fondo acromo; lekythos simile al tipo Morel 5416d 1, che presenta una bocca ad imbuto dalle pareti convesse (a differenza del tipo Morel 5416d 1 che ha le pareti della bocca rettilinee) segnate da una o due linee incise circa 3 mm sotto l orlo e ad esso parallele, collo cilindrico, un ansa a gomito a sezione ovale appiattita impostata tra la base della bocca e la base della spalla, spalla orizzontale, corpo globulare e piede ad anello. Tra lo scarico della fornace è presente, inoltre, un anforetta di piccole dimensioni (h.: 10 cm), con orlo a fascia, collo cilindrico leggermente a svasare verso l orlo e verso la spalla, anse a gomito, corpo gonfio che va a restringersi verso il fondo e piede a disco troncoconico, e 3 frammenti di lucerne con corpo a serbatoio aperto, globulare, solco intorno al foro centrale e basso piede a disco. Sono infine documentati alcuni frammenti di anse e di fondi non attribuibili con sicurezza ad una forma (i fondi sono probabilmente relativi a coppe e le anse a kylikes e a brocchette). Tutti gli esemplari presentano una vernice di qualità molto scarsa e spesso scrostata o incompleta e sono assenti decorazioni. Tra i piatti del primo tipo descritto (simile a Morel 1314g 1) sono riconoscibili 2 frammenti di orli deformati e un esemplare, intero per metà, privo completamente della vernice (inv. 3679). È presente infine un fondo di piatto (non attribuibile a un tipo, ma probabilmente sempre relativo allo stesso) mal cotto e accartocciato (inv. 3633) (tav. I). 2.2. La ceramica decorata: a figure rosse, a decorazione sovraddipinta e a decorazione a bande (tav. III) La ceramica decorata è attestata con una cinquantina di frammenti (non vengono contati i frammenti di sole pareti, a decorazione sovraddipinta e non attribuibili a una forma, che sono 26). Si possono distinguere essenzialmente esemplari a decorazione sovraddipinta e altri a figure rosse. La forma principalmente e anzi quasi esclusivamente documentata è la lekane, attribuibile al tipo Morel 4713b 1, a cui sono riferibili 20 frammenti di vasca e 14 di coperchi decorati a figure rosse. La vasca presenta un orlo indistinto con risalto esterno per l appoggio del coperchio, corpo a vasca poco profonda e con

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA 157 CERAMICA A FIGURE ROSSE 2 1 CERAMICA A DECORAZIONE SOVRADDIPINTA 3 CERAMICA A DECORAZIONE A BANDE 4 5 Tav. III - La ceramica decorata dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela. 1) lekanai Morel 4713b 1; 2) skyphos Morel 4373b a 2 o b 1; 3) lekythos; 4) skyphoi; 5) coperchio di pisside. lieve carena, anse orizzontali a sezione schiacciata e bifide all attaccatura, che è situata sotto la base d appoggio del coperchio. Tra la base d appoggio del coperchio e la carena, sulla parete esterna del corpo, sono dipinti tratti verticali e tra loro paralleli, neri su fondo acromo (il resto del corpo all interno e all esterno è a vernice nera). Il coperchio ha l orlo verticale e la parete schiacciata; la presa è cilindrica e terminante con un grande bottone circolare. È decorato sull orlo con tratti verticali o leggermente obliqui tra loro paralleli neri su fondo acromo, sulla parete con teste femminili tra palmette e sulla faccia esterna del bottone della presa con foglioline o palmetta nera su fondo acromo.

158 STEFANIA GIUNTA In tutti gli esemplari di coperchi la decorazione è non finita: sono realizzate infatti solo le sagome delle teste femminile e delle palmette, mentre mancano tutti i dettagli interni. Tra la ceramica a figure rosse si può citare inoltre un frammento di corpo ovoidale forse di una lekythos, che presenta ancora una decorazione non finita, di nuovo con una sagoma di testa femminile e una palmetta, e un fondo con parte di parete di skyphos del tipo con corpo troncoconico (Morel 4373 a 2 o b 1), con tracce di decorazione forse figurata, che sembra sempre incompleta. Per la ceramica a decorazione sovraddipinta sono attestati 9 frammenti di skyphoi (uno, con orlo e ansa, forse attribuibile al tipo con il corpo ovoidale Morel 4311 c1, mentre per gli altri, essendo quasi esclusivamente frammenti di pareti non è possibile stabilire una tipologia), che presentano una decorazione sovraddipinta, sul fondo a vernice nera, in bianco e in rosso, per lo più immediatamente al di sotto dell orlo, con motivi vegetali (una fila di palmette o un ramo rosso con foglioline bianche disposte a spina di pesce). È presente infine un solo frammento di coperchio a decorazione a bande, con fasce concentriche brune-rossicce su fondo acromo. 2.3. La ceramica comune/acroma (tav. IVa - IVb n. 1 e fig. 3c) La ceramica comune/acroma è rappresentata da una sessantina di frammenti (62) (non vengono conteggiati i frammenti di sole pareti che sono 20). Anche per questa classe c è una forma nettamente prevalente: gli unguentari piriformi, di cui si conservano 31 frammenti (tra corpi e orli) e 5 esemplari integri. Sono caratterizzati da un orlo a piccola tesa lievemente inclinata verso il basso, stretto collo cilindrico, corpo piriforme che va a restringersi verso il fondo, finte anse a orecchia alla base della spalla, piccolo piede a disco troncoconico. Presentano una decorazione a cerchi concentrici (di solito tre) neri o bruno-rossicci, sulla spalla e alla base del collo. Tra la ceramica comune/acroma sono attestati inoltre due tipi di coppette: una coppetta biansata, presente con 2 esemplari integri di piccole dimensioni (diam. orlo est.: 6,5 cm), con orlo indistinto leggermente rientrante, piccole anse orizzontali di forma triangolare e a sezione quasi ellittica impostate all altezza dell orlo, corpo a forma di tronco di cono rovesciato, con vasca non molto profonda e lieve carena, piccolo piede a disco con la parete esterna verticale 12 ; una coppetta monoansata, attestata con 6 frammenti di orlo e un esemplare integro e caratterizzata da orlo indistinto, corpo emisferico leggermente carenato, un ansa 12 Cfr. Bechtold 1999, forma C 4 A.

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA 159 CERAMICA COMUNE/ACROMA 1 2 3 4 5 6 Tav. IVa - La ceramica comune/acroma dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela. 1) coppetta biansata; 2) coppetta monoansata; 3) unguentario piriforme; 4) anforetta miniaturistica; 5) coperchio; 6) brocchetta miniaturistica.

160 STEFANIA GIUNTA CERAMICA COMUNE DA FUOCO (?) 1 LUCERNE 2 3 ALTRO 4 5 6 Tav. IVb - La ceramica comune da fuoco (?) e altri materiali ceramici della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela. 1) tegame; 2) lucerna Howland 25 A-B; 3) lucerna bilicne; 4) pesi fittili da telaio; 5) oscillum; 6) modellino fittile di barchetta. orizzontale a sezione circolare impostata sotto l orlo, apoda 13. Sono documentati anche una brocchetta miniaturistica, alta 10 cm, con orlo estroflesso leggermente ingrossato, collo a svasare verso l alto, un ansa a nastro a sezione molto schiacciata, corpo globulare e basso piede a disco; un anforetta miniaturistica, con corpo globulare, alta, per la parte conservata (cioè dal piede fino alla base del collo) circa 7,5 cm; un coperchio, con parete schiacciata e corta presa leggermente a svasare verso l alto; lucerne: 8 con corpo con serbatoio aperto, globulare, con breve orlo inclinato verso l interno e solco intorno al foro centrale, un beccuccio abbastanza allungato dall estremità arrotondata e con foro più o meno circolare, piede a disco (simile al tipo Howland 25 A-B 14 ); 2 con corpo con serbatoio aperto, globulare, con breve orlo inclinato verso l interno 13 Cfr. Bechtold 1999, forma C 4 B. 14 Howland 1958.

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA 161 e solco intorno al foro centrale, due brevi beccucci dalla forma arrotondata con foro circolare. È infine presente un frammento di orlo forse attribuibile a un tegame in ceramica da fuoco (?), con orlo indistinto, parete leggermente concava e con accentuata carena a spigolo vivo e base di appoggio del coperchio sulla parete interna del corpo, circa 7 mm sotto l orlo 15. Tra la ceramica acroma un gruppo a parte, che si aggiunge alla sessantina di frammenti appena descritti, è quello dei distanziatori per la cottura dei vasi. Ne sono stati rinvenuti 30 (19 integri e 11 frammentari) e costituiscono, come già detto, uno dei principali indizi della presenza di una fornace ellenistica. Alti da 1,8 a 4,4 cm, sono caratterizzati da un orlo a tesa con la superficie superiore abbastanza piana, un corpo cilindrico, che va leggermente a svasare verso il fondo, che è piano, apodo, con apertura al centro di forma circolare irregolare (tav. V). Nella classificazione del Cracolici 16 sono attribuiti al tipo II A2 e sono definiti sostegni a campana, a forma di bicchiere usati per l impilaggio di forme aperte a pareti piuttosto alte, come skyphoi e coppe skyphoidi 17. DISTANZIATORI Tav. V - I distanziatori dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo a Gela. 15 Ricorda forse la forma delle lopades, molto documentate per esempio a Lipari (Bernabò Brea, Cavalier 1965, passim). 16 Cracolici 2003. 17 Cracolici 2003, pp. 22, 35 e fig. 7

162 STEFANIA GIUNTA 2.4. Altri materiali ceramici (tav. IVb nn. 2-6) Tra i materiali dello scarico della fornace sono inoltre documentati: 9 oscilla integri, di forma circolare, con uno o due fori per la sospensione, privi di decorazione o decorati con il volto di Medusa 18 (in 2 esemplari) e con la figura di Scilla che emerge da un motivo floreale e afferra con le mani le estremità della coda di pesce (in un unico esemplare 19 ); 5 pesi fittili da telaio integri, 4 di forma troncopiramidale e 1 di forma troncoconica; un modellino fittile di barchetta, probabilmente a carattere votivo 20 (inv. 3733); due frammenti di arule fittili, uno con decorazione a basso rilievo di girali vegetali e l altro con decorazione a rilievo di elementi vegetali, ovuli e dentelli. 3. Osservazioni preliminari sulle caratteristiche della ceramica geloa: i dati della fornace ellenistica Da un preliminare esame macroscopico dei reperti di S. Giacomo, l aspetto prevalente degli impasti risulta non molto depurato, calcareo e poroso. Nello specifico, una maggiore attenzione è stata riservata alla ceramica a vernice nera (anche se le osservazioni su questa classe sembrano potersi estendere alle altre), in quanto la prevalente tra i materiali dello scarico e di particolare interesse per la ricerca storico-economica della Sicilia ellenistica 21. Il colore degli impasti varia dal rosso al rosato-giallastro al grigiastro e la frattura è sempre irregolare e granulosa. Sono distinguibili tre tipi di impasto (tav. VI). Il tipo 1, che sembra essere il più documentato, è di colore rosso con molti piccoli e piccolissimi inclusi bianchi opachi di forma irregolare e distribuiti in modo irregolare abbastanza fitto, alcuni, rari, inclusi grigi di piccole dimensioni e alcuni piccolissimi vacuoli. L impasto tipo 2 è di colore grigiastro non uniforme con fittissimi e piccolissimi inclusi bianchi opachi che appaiono non nettamente distinguibili e come mescolati al colore di fondo; sono inoltre presenti frequenti vacuoli. L impasto tipo 3 è di colore rosato chiaro tendente al giallino, con moltissimi inclusi bianchi opachi piccoli e medi e numerosi piccoli vacuoli. In tutti i casi la vernice nera di rivestimento appare opaca, di qualità modesta, 18 Si tratta del tipo di decorazione più frequente per gli oscilla in tutti i contesti ellenistici di Gela (in corso di studio per la tesi di dottorato di chi scrive). 19 È un unicum tra i contesti ellenistici di Gela. 20 La presenza di questo oggetto suscitò particolare interesse per la precisione e finezza della sua realizzazione, a dimostrazione fra l altro del carattere vario e molteplice dell attività di queste fornaci ellenistiche (Adamesteanu 1954, pp. 130-131). 21 Le caratteristiche della ceramica a vernice nera della prima età ellenistica di produzione siciliana sono in generale poco note.

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA Impasto tipo 1 Skyphos in vernice nera dallo scarico della fornace Impasto tipo 2 Piatto in vernice nera dallo scarico della fornace Impasto tipo 3 Skyphos in vernice nera dallo scarico della fornace Impasto tipo 4 Distanziatori dallo scarico della fornace Impasto di confronto di probabile produzione non locale Coppa in vernice nera dal terreno dell I.N.A. Casa 163 Tav. VI - Alcuni impasti di ceramiche di Gela. distribuita in modo non sempre uniforme, non perfettamente aderente al corpo del vaso e perciò spesso scrostata. Un altro gruppo di ceramica che merita particolare attenzione è quello dei distanziatori per la cottura dei vasi, il cui impasto (tipo 4), caratteristico, si presenta di colore grigio verdastro, con frattura irregolare e granulosa, molto poroso, con alcuni grossi inclusi di colore nero opaco, di forma irregolare arrotondata, distribuiti in modo irregolare e non molto fitto, e molti vacuoli di piccole dimensioni (tav. VI).

164 STEFANIA GIUNTA In linea generale, l aspetto degli impasti dei materiali dello scarico della fornace ellenistica di S. Giacomo appare confrontabile con le descrizioni degli impasti dei vasi di Gela di epoche diverse, come sono presentate negli studi passati. In particolare sono state esaminate dagli studiosi le anfore di età arcaica e classica di Gela 22. Nell analisi puntuale condotta dalla Spagnolo 23 vengono individuati, tra queste, alcuni impasti considerati locali, nei quali una delle caratteristiche dominanti sembra la presenza abbondante di inclusi bianchi di calcare di cui restano spesso i vacuoli. Sono state effettuate dagli studiosi anche analisi archeometriche su anfore di epoca arcaica e classica, che non provengono da contesti sicuramente produttivi, ma che sono state riconosciute come locali sulla base di confronti con mattoni di fornaci moderne e perché compatibili con la geologia dell area di Gela 24. Da queste indagini risulta che le caratteristiche della ceramica di produzione locale di Gela sono: argilla calcarea (CaO > 7-8 %), presenza di microforaminiferi, tracce di muscovite e prevalenti clasti di quarzo 25. Anche per i materiali della fornace, oggetto di questo lavoro, sono in corso analisi di laboratorio, chimiche (XRF) e mineralogiche (microscopia ottica su sezioni sottili), che permettono di descrivere i caratteri composizionali dell argilla dei vasi prodotti a Gela, partendo direttamente dai reperti provenienti da una fornace. Sono stati fino adesso analizzati tre campioni di ceramica a vernice nera, tra cui due sicuri scarti, e uno di distanziatore 26. Tutti i campioni sono riferibili ad uno stesso gruppo petrografico, che a livello di matrice si caratterizza per una distribuzione areale da omogenea a moderatamente omogenea, una classazione moderata, dimensioni degli inclusi che variano tra 0.04 e 0.14 mm (da silt grossolano a sabbia molto fine), con la mode intorno a 0.06 mm. La massa di fondo risulta otticamente inattiva, con colore brunastro a nicols paralleli e nero a nicols incrociati, con chiazze di materiale cripto cristallino birifrangente (speckled b- 22 Spagnolo 1995; Barone 2002; Barone et al. 2004. 23 Spagnolo 1995, pp. 49-50. 24 Barone 2002, pp. 276-283; Barone et al. 2004, p. 44. Per una sintesi dei caratteri geologici della collina di Gela vd. Barone 2002, p. 276, con bibliografia citata. Di recente, inoltre, è in corso un programma di analisi di laboratorio su diverse classi ceramiche provenienti da contesti di Gela di differenti periodi, da parte delle Università di Messina e Catania, i cui risultati preliminari sono stati presentati durante un seminario tenutosi presso il Museo archeologico di Gela nell ottobre 2010 ( Risorse ambientali e impianti produttivi a Gela nell antichità: primi risultati di una ricerca congiunta con le Università di Messina e Catania ). 25 Barone 2002, p. 286. 26 Lo studio petrografico è stato condotto da I. Iliopoulos dell Università di Patrasso, che ha presentato i risultati analitici anche di altri materiali ceramici di Gela e altri siti della Sicilia nel suo intervento in Olcese 2010, all interno del progetto Immensa Aequora (www.immensaaequora.org).

LO SCARICO DELLA FORNACE ELLENISTICA DI S. GIACOMO A GELA 165 fabrics). Predomina il quarzo monocristallino angoloso. In quantità subordinate si riscontrano granuli di calcite. c:f:v 10μ =20:80:<1 27 (fig. 4a-b). Fig. 4a-b 4. Alcune linee di studio Dallo studio finora effettuato emergono diverse linee di ricerca, che sono in corso e che saranno in futuro approfondite. Nei paragrafi successivi ne vengono esposte in maniera preliminare alcune che sembrano di particolare interesse, in relazione alle informazioni che se ne possono ricavare di utilità per gli studi di carattere storico-economico. 4.1. La circolazione della ceramica geloa in età ellenistica L identificazione dei caratteri della ceramica prodotta a Gela in età ellenistica è il punto di partenza per estendere le osservazioni agli altri contesti coevi della città e al territorio circostante. 4.1.1. La città I materiali di questo scarico non sono molto abbondanti e danno l idea che si tratti di una piccola fornace per la distribuzione locale dei prodotti, forse legata anche alla realizzazione di ceramica per uso funerario e/o cultuale, come si potrebbe dedurre dall abbondante presenza degli unguentari 28 e di alcune forme 27 c = componente grossolano (>0,0625 mm); f = componente fine (<0,0625 mm); v = spazi vuoti. 28 Data l ampia presenza di questo tipo di vasi, Adamesteanu, che li chiama lacrimatoi e ne nota la comune attestazione nelle necropoli, ritiene che la fornace, a cui si riferisce questo scarico, rifornisse gli abitanti di Gela per i corredi funerari (Adamesteanu 1954, pp. 129-130).

166 STEFANIA GIUNTA miniaturistiche (anforetta e brocchetta acroma, anforetta e kantharos a vernice nera, coppette sia acrome sia a vernice nera). Tramite lo studio in corso 29, è possibile evidenziare in che modo i materiali prodotti localmente, nel periodo in esame, circolino all interno della stessa città e in quale misura si affianchino a ceramiche di probabile importazione. Al punto attuale della ricerca risulta che la maggior parte dei reperti ceramici presenti in diversi contesti ellenistici di Gela, case, terme, necropoli 30, è simile alla ceramica locale. Appare però evidente la compresenza di ceramiche dalle caratteristiche molto diverse. Limitandosi, in questa sede, ad accennare solamente alla problematica, un esempio molto chiaro è dato dalla ceramica a vernice nera. Gli impasti dei reperti della fornace ellenistica si differenziano da altri impasti di contenitori, pure presenti a Gela con molta probabilità importati, che appaiono molto più depurati, con rarissimi inclusi poco visibili e con frattura generalmente netta. In questi stessi campioni inoltre anche l aspetto della vernice è differente: è molto lucida, compatta e ben stesa, di qualità decisamente superiore. Si tratta spesso di vasi che presentano anche una decorazione stampigliata, in prevalenze con palmette e festoni, che non è invece mai documentata tra i materiali della fornace ellenistica (tav. VI). 4.1.2. Il territorio Per quanto riguarda invece il territorio circostante, un obiettivo di questa ricerca è, dopo aver stabilito, tramite lo studio dei materiali della fornace, i caratteri della ceramica geloa, tentare di differenziare la produzione di Gela da quella di altri siti della Sicilia, della stessa epoca. Innanzitutto si può notare che molte delle forme attestate tra i materiali dello scarico della fornace ellenistica di Gela trovano confronti con ceramiche provenienti da contesti di scavo di altri siti coevi della Sicilia. La produzione di Gela si inserisce pienamente all interno del panorama della cultura materiale della Sicilia della prima età ellenistica. Le osservazioni, al punto attuale del presente lavoro, sono soltanto tipologiche. Si possono citare, a titolo di esempio, per la ceramica vernice nera la coppetta simile al tipo Morel 2714 f1 31, ben documentata in Sicilia tra la fine del IV e la prima metà del III sec. a.c. e presente, per esempio, nella necropoli di Lilybeo 29 Ricerche per la tesi di dottorato di chi scrive. 30 Si tratta dei contesti indagati da Orlandini e Adamesteanu (vd. paragrafo 1 e nota 3), in corso di studio per la tesi di dottorato di chi scrive. 31 Il tipo Morel 2714 f1 è relativo a un vaso proveniente da Segesta, di produzione locale o regionale, ed è datato circa al 310 ± 30 a.c. (Morel 1981, p. 209).