C02. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate



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COMUNE DI PISA PROVINCIA DI PISA COMUNE DI SAN GIULIANO TERME Viabilità di raccordo nord tra il nuovo polo ospedaliero, la S.S. n. Del Brennero, la S.S. n. Aurelia e la S.P. n. Vicarese Progetto preliminare C0. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Ing. Luca Della Santina PROGETTISTI COLLABORATORI TECNICI Ing. Riccardo Barsotti Geom. Alessandro Balsotti Ing. Arch. Riccardo Ciuti Geom. Rinaldo Chericono Dott.ssa Elena Fantoni Ing. Federico Cioni Ing. Marco Fiore Geom. David Di Pede Arch. Dario Franchini Ing. Salvatore Rosario Gioia Ing. Massimiliano Giusti Arch. Dario Guglielmi Ing. Antonio Grasso Arch. Michela Luperini Arch. Monica Luperi Ing. Benedetto Maggio Geom. Edi Pardini Geom. Paolo Mazzantini Geom. Daniele Pocci P.i. Luca Pasquini Dott. Marco Redini Geom. Fabio Poli Ing. Cristiano Ristori Geom. Gionata Pucci Dott.ssa Antonella Salani Geom. Gian Luca Vannini Geom. Massimo Signorini Ing. Massimiliano Toni Ing. Larisa Troiani Ing. Giancarlo Vecchi ELABORATO REDATTO DA PROGETTISTI Ing. Larisa Troiani Dott. Marco Redini CONSULENZE TAGES S.c.r.l. A.R.P.A.T. Prof. Ing. Stefano Pagliara Prof. Marco Milanese Prof. Nicola Bellini COLLABORATORI TECNICI Collaboratori Tecnici della Provincia di Pisa Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate

INDICE Premessa... 5 RIFERIMENTI NORMATIVI... 7 DESCRIZIONE DEI BACINI OGGETTO DELLO STUDIO... 9. Bacino di Bonifica del Fiume Morto... 9. Sottobacino di bonifica meccanica di Campaldo... 0.3 Sottobacino a scolo naturale del Fosso Tedaldo e di Barbaricina....4 Sottobacino a scolo naturale della Tenuta di S. Rossore....5 Sottobacino di bonifica a scolo naturale del Centro Storico, di Porta a Lucca e di Cisanello-Pisanova....5. Sottobacino della zona Centro Storico - Porta a Lucca....5. Sottobacino della zona Cisanello-Pisanova... 3.6 Canale Demaniale... 4 3 MODELLO IDROLOGICO... 5 3. PLUVIOMETRIA... 5 3. Pluviogramma di progetto... 7 3.3 Calcolo degli idrogrammi di piena... 8 3.4 IDROGRAMMI DI PIENA... 4 CALCOLO IDRAULICO e interventi (Ing.Pagliara)... 5 4. Attraversamenti P e P (tav.)... 6 4. Attraversamento P3 (scolo del Portone ramo 8) (tav.)... 9 4.3 Attraversamento P3 (Fiume Morto)... 3 4.4 Attraversamento P3, P3... 33 4.5 Attraversamento P4 (Canale Demaniale) (tav.)... 33 4.6 Attraversamenti P5 e _P6 (F. Morto, Scolo di maggiola parallelo via Prata) (tav. )... 34 4.7 Attraversamento P7 (affluente dx F. Morto) (tav. )... 37 4.8 Attraversamento P8 (tav.)... 39 4.9 Attraversamenti P9 (tav.)... 39 4.0 Attraversamento P0 (tav.)... 40 4. Attraversamento P (tav.)... 40 4. Attraversamento P (tav.)... 46 4.3 Attraversamento P3 (tav.)... 50 5 Pericolosità IDraulica ai sensi del PAi... 53 5. Pericolosità idraulica ARNO e SERCHIO... 53 6 CALCOLO IDRAULICO RETE IDRAULICA MINORE... 55 6. CoNTINUITA DELLA RETE IDRAULICA MINORE... 55 7 CALCOLO DELLE AREE ALLAGATE (ing. Pagliara)... 55 7. Costruzione del DTM... 55 7. Calcolo idraulico in moto vario bidimensionale... 56 7.3 MODELLO DI CALCOLO IN MOTO VARIO BIDIMENSIONALE... 56 7.4 RISULTATI DEL CALCOLO DELLE ESONDAZIONI... 6 7.5 CONSIDERAZIONI CIRCA LA REALIZZAZIONE DELLA STRADA RELATIVAMENTE AL RISCHIO DI ESONDAZIONE... 6 8 Indicazioni progettuali... 6 9 CONCLUSIONI... 64 0 Allegati:... 65 Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 3

PREMESSA Il Piano Sanitario Regionale 00-004 individua come prioritario, nell ambito dell obiettivo di qualificazione delle aziende ospedaliere, un programma di interventi edilizi finalizzati al completamento del trasferimento presso il presidio ospedaliero-universitario di Cisanello (Pisa) di tutte le attività dell Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. Parallelamente e conseguentemente al completo trasferimento dovranno essere realizzate le opere infrastrutturali collegate in tutto o in parte al nuovo polo ospedaliero-universitario quali la nuova viabilità di collegamento al Ponte delle Bocchette ed il riassetto della viabilità a nord di Pisa compresa nei Comuni di Pisa e S. Giuliano Terme. La Provincia di Pisa, il Comune di Pisa ed il Comune di S. Giuliano Terme hanno definito il documento preliminare di progettazione per la viabilità di raccordo nord tra il nuovo polo ospedaliero, la SS, la SS e la Provinciale Vicarese, nelle direttrici sud nord ed est-ovest e delle opere connesse. Realizzare una nuova viabilità in un area così particolare da un punto di vista idraulico non poteva prescindere da un attento studio delle problematiche idrauliche dell area, indipendentemente dagli obblighi normativi, per tale motivo è stata predisposta la presente relazione idrologica-idraulica e delle aree allagate. Come descritto nella suddetta relazione, al fine di evidenziare eventuali scenari di rischio permettendo così al progettista di individuare le necessarie opere di mitigazione sono stati studiati gli aspetti idrologici idraulici e delle aree allagate attraverso modelli di simulazione. Il modello idrologico è stato studiato con particolare riferimento alle caratteristiche territoriali dell area, sono stati effettuati studi approfonditi sulle caratteristiche dei bacini imbriferi, della rete idrografica, dei singoli corsi d acqua e delle relative sezioni, l aspetto pluviometrico è stato analizzato raccogliendo i dati pluviometrici di 7 stazioni presenti nella zona, dati con cui è stato possibile effettuare l individuazione delle curve di possibilità climatica. Grazie a questi dati ed al modello idrologico elaborato sono state condotte le verifiche idrologico-idrauliche e di esondazione sull area di progetto della nuova viabilità est-ovest nei comuni di Pisa e S. Giuliano Terme. Il modello delle aree allagabili (modello di esondazione), in questa fase di progettazione preliminare, ha tenuto conto del contributo dei corsi d acqua Fiume Arno, Fiume Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 5

Serchio e Fiume Morto ed ha studiato tre situazioni: quella attuale senza la presenza della strada e quella di progetto, durante l evento e a termine dell evento. Studio delle aree allagate per eventi con Tr00 stato attuale Studio delle aree allagate per eventi con Tr00 stato di progetto al termine dell evento Studio delle aree allagate per eventi con Tr00 stato di progetto durante l evento I risultati della simulazione hanno portato alla individuazione degli inviluppi delle esondazioni per Tr = 00 anni dei corsi d acqua suddetti permettendo così l individuazione delle zone di pericolosità e di rischio. Preme precisare che lo studio in oggetto si riferisce al tracciato relativo ad entrambi i tre stralci funzionali secondo lo schema allegato all Accordo di Programma siglato in data 3.05.05, mentre il progetto preliminare di che trattasi sviluppa lo stralcio funzionale n, del tratto di strada che prevede la realizzazione della connessione tra la S.S. n. e la strada comunale di Mezzana, in modo da assicurare l accesso al polo ospedaliero dalla direttrice tirrenica. Pertanto, nel capitolo 4, sono relativi al progetto preliminare in oggetto, tutti gli studi degli attraversamenti indicati ad eccezione dei seguenti: P, P, relativi allo stralcio funzionale variante S.P. n ; P3, P3 e P3, relativi allo stralcio funzionale variante S. S. n. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 6

RIFERIMENTI NORMATIVI Tali studi sono conformi a quanto prescritto dalla: Legge 8 /04/005 n 6 ( legge comunitaria 004); DIR 3/03/004 n 004/8/CE Aggiudicazione di appalti pubblici di lavori, forniture e servizi. ; DPR n. 554 del --999 Regolamento d attuazione della legge quadro in materia di lavori pubblici ; Legge n. 83 del 8-05-989 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo ; Legge n. 36 del 05-0-994 Disposizioni in materia di risorse idriche. Legge regionale n /07/995 n 8 Norme di attuazione della L. 5..994 N 36 Legge regionale n. 38 del 8-0-999 Regolamento recante norme per l attuazione di talune disposizioni della legge 05-0-994 in materia di risorse idriche. Legge regionale n. 34 del 05-05-994 Norme in materia di bonifica. Consiglio Regionale Deliberazione /06/994, n 30: Provvedimenti sul Rischio idraulico ai sensi degli artt. 3 e 4 del L.R. 74/84 Adozione di prescrizione e vincoli. Approvazione di direttive Consiglio Regionale Deliberazione n 55 del 0/05/997: Direttive sui criteri progettuali degli interventi in materia di difesa idrogeologica Legge regionale n. 9 del --998 Norme per la difesa del suolo Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 7

DESCRIZIONE DEI BACINI OGGETTO DELLO STUDIO Il reticolo di riferimento fa capo al fiume Morto che drena la pianura compresa fra i Fiumi Serchio e Arno. Tale bacino si estende per oltre 00 kmq, anche se la superficie effettiva risulta pari a circa 76 Kmq. La parte montuosa è drenata da affluenti che scendono dai monti di Calci mentre la parte di pianura drena la parte a nord della città di Pisa e la parte a sud del F. Serchio.. BACINO DI BONIFICA DEL FIUME MORTO Tutto il territorio comunale posto a Nord dell Arno, convoglia le sue acque (meteoriche, reflue trattate e non) nel F. Morto. Fig. Sottobacini a Nord di Pisa Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 9

Tutta questa zona fa parte della più ampia bonifica del F. Morto, il cui comprensorio è definito dalla linea di displuvio dei Monti Pisani, dal F. Serchio, dall Arno e dal mare. In essa si possono distinguere 4 ulteriori settori: a: sottobacino di bonifica per esaurimento meccanico di Campaldo; b: sottobacino di bonifica a scolo naturale del Fosso Tedaldo e di Barbaricina; c: sottobacino di bonifica a scolo naturale della Tenuta di S. Rossore; d: sottobacino di bonifica a scolo naturale di Centro Storico Cisanello- Pisanova-Porta a Lucca.. SOTTOBACINO DI BONIFICA MECCANICA DI CAMPALDO L area della bonifica meccanica di Campaldo presenta, nella parte più occidentale, una zona morfologicamente più depressa (quote intorno allo zero), soggetta ad allagamenti. La porzione più occidentale di questo bacino (zona fra la Via Pietrasantina e il Collettore di Campaldo ) è invece altimetricamente più elevata (confronta Carta Altimetrica ). Il Colatore n. 4 di Campaldo - ramo destro e il Colatore n. 3 di Campaldo - ramo destro sono scoli fognari della periferia nord occidentale della città ( Campaldino ). Anche in questa zona esiste quindi il problema della commistione fra acque di fognatura e quelle di bonifica. La zona a scolo naturale b interferisce con quella a scolo meccanico a in un punto in cui il Tedaldo viene deviato nel Collettore di Campaldo a bonifica meccanica, attraverso un sistema di cateratte. Nella stagione autunnale e invernale e nei momenti di maggiore crisi idraulica, l acqua del Tedaldo viene fatta confluire nel F. Morto con scolo meccanico. In questo tratto di territorio è stato accertato un problema di qualità delle acque in quanto gli allagamenti legati ad intense precipitazione sono prodotti da acque meteoriche miste a reflui fognari. L insufficiente capacità di smaltimento delle acque da parte del Tedaldo si riflette in una sofferenza del sistema idraulico cittadino, che causa frequenti allagamenti nei punti più nevralgici, come zona di Via Risorgimento, Via Bonanno, Porta Nuova. In queste aree il deflusso delle acque è inoltre ostacolato anche dalla Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 0

barriera della linea ferroviaria. Ulteriori frequenti allagamenti sono osservati anche nella zona ad Ovest della Ferrovia, detta delle Sardine (in Catallo ), che dipende idraulicamente dal Tedaldo (confronta Carta delle aree allagabili del PS)..3 SOTTOBACINO A SCOLO NATURALE DEL FOSSO TEDALDO E DI BARBARICINA Area con sistema di fognatura mista, ovvero con acque bianche e nere non separate. Il Fosso Tedaldo (a scolo naturale) raccoglie le acque meteoriche e i reflui della porzione occidentale della città posta tra la Via Bonanno e la Ferrovia Pisa - S. Rossore, e le convoglia nel Fiume Morto, all altezza delle dune della Sterpaia. Attualmente esso è quindi un canale adibito a scolo fognario. Si presenta tombato ( tubi Φ 50) dalla sua nascita fino a circa 50 m dalla sua confluenza con il Fosso lungo la Via delle Cascine, mentre si presenta a cielo aperto nel tratto successivo fino al F. Morto (il tratto finale, prima di immettersi nel F. Morto, è la Fossa Cuccia, canale trecentesco che confluiva nell Arno con un senso di deflusso opposto a quello odierno, probabilmente seguendo il tracciato dell attuale Colatore n. 5 di Campaldo, oggi a scolo meccanico). La zona di Barbaricina è servita dallo Scolo di Barbaricina e dallo Scolo delle Lenze. Il sistema fognario di questi quartieri è collegato ai fossi da una una vasca di decantazione e chiarificazione..4 SOTTOBACINO A SCOLO NATURALE DELLA TENUTA DI S. ROSSORE Questa zona del territorio comunale inserita nel Parco Naturale è soggetta ai relativi vincoli. La zona è in gran parte costituita da materiali permeabili (sabbie delle dune costiere attuali). Il deflusso delle acque meteoriche è garantito da una serie di canali a scolo naturale che confluiscono direttamente in mare o nel fiume Morto. Il principale problema idraulico di questo sottobacino è concentrato alla foce del F. Morto, ove il molo destro appare gravemente danneggiato dall erosione marina, oltre al fenomeno di interrimento della foce. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate

Il Fiume Morto rappresenta per Pisa e per i Comuni contermini l asse idraulico principale di drenaggio della pianura a Nord dell Arno. L interrimento della sua foce limita fortemente il deflusso delle acque e, di conseguenza, arreca condizioni di sofferenza idraulica alla rete dei tributari minori..5 SOTTOBACINO DI BONIFICA A SCOLO NATURALE DEL CENTRO STORICO, DI PORTA A LUCCA E DI CISANELLO- PISANOVA Quest ampia porzione di territorio comunale, intensamente urbanizzato, grava sull asse idraulico Fosso dei Sei Comuni- Marmigliaio- Oseretto, a cui afferiscono una serie di fossi minori. La preesistente rete della bonifica è stata inglobata dalla rete fognaria cittadina. Estese tombature ed opere idrauliche succedutesi in modo disordinato nel corso dei decenni, hanno intensamente trasformato l impianto originario. Una parte del bacino (zona di Porta a Lucca) è dotata di una rete di fognatura nera allacciata per l 80% al depuratore di S. Jacopo e risulta separata dal reticolo superficiale. Il resto del bacino è a fognatura mista, e recapita nel Fiume Morto all altezza di Madonna dell Acqua, attraverso un percorso lungo e praticamente privo di pendenza. Il sottobacino è attraversato da un corso artificiale ad acqua alta ( Canale Demaniale di Riprafatta ), che confluisce in Arno all altezza del Ponte alla Fortezza, restando completamente separato dalla bonifica..5. SOTTOBACINO DELLA ZONA CENTRO STORICO - PORTA A LUCCA Gli assi idraulici principali per il deflusso delle acque superficiali sono: Fosso Marmigliaio; Fosso Martraversino. Il primo confluisce nel Fiume Morto passando attraverso l Oseretto; il secondo confluisce nel F. Morto a Nord della località Passi. Il Fosso Marmigliaio nasce, poco a Nord di Pisa, immediatamente a monte del suo incrocio con la S.S. ; esso, che sottopassa il Canale Demaniale di Ripafratta, raccoglie, nel breve tratto prima del suo imbocco nella zona urbana, Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate

le scoline campestri di una porzione di piana compresa in parte fra il F. Morto a Nord e il territorio urbanizzato a Sud. Dal suo ingresso nell area urbana esso diventa uno scolo fognario perchè raccoglie sia le acque di fogna che gli giungono attraverso il Fosso dei Sei Comuni dalla zona di Cisanello - Pisanova, sia quelle del centro storico. Il deflusso delle acque di una parte di Porta a Lucca è rivolto verso il Fosso Marmigliaio, originariamente regolato da alcune cateratte. La parte più settentrionale invece convoglia le acque verso il Martraversino, e anche esso è recapito di fognature nere della zona di Via Rosselli. Il deflusso delle acque nell area del centro urbano è verso il Fosso Marmigliaio attraverso una serie di fossi oggi tombati (confronta fosso adiacente alle mura sul lato Ovest, Fossa Murata, etc.) Il deflusso delle acque dal Marmigliaio - Oseretto al F. Morto è ostacolato quando quest ultimo è in fase di piena. Questo fatto determina situazioni di crisi con conseguenti allagamenti nelle zone scolate dalla linea idraulica in questione ( Via Piave, Porta a Lucca e centro storico). Un altra zona sofferente riguardo agli allagamenti è la zona di Via Rosselli che risulta morfologicamente depressa. Attualmente le fognature di questa zona recapitano, attraverso le scoline dei campi, nel Fosso delle Palazzine e quindi nel F. Morto..5. SOTTOBACINO DELLA ZONA CISANELLO-PISANOVA Le principali linee idrauliche sono: Fosso dei Sei Comuni; Fosso S. Marco. Il Fosso dei Sei Comuni nasce immediatamente a Nord dell Ospedale di Cisanello, e attualmente raccoglie le acque meteoriche e i reflui non trattati, anche provenienti dall Ospedale, facendole convogliare nel Fosso Marmigliaio. Il Fosso di S. Marco, che scola la periferia sud-orientale di Pisa, e attualmente confluisce nel Fosso dei sei Comuni, verrà in futuro deviato attraverso il Fosso di S. Cataldo e un collettore parallelo al tratto iniziale del Fosso dei Sei Comuni (già esistente) nell Arno, mediante un impianto idrovoro da relizzarsi nei pressi Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 3

dell Ospedale. Questa nuova linea idraulica raccoglierà anche le acque provenienti dall area di recente costruzione del C.N.R. di S. Cataldo. Attualmente la rete idraulica (in particolare il Fosso dei Sei Comuni ) risulta insufficiente a smaltire le acque meteoriche, vista anche la presenza di numerose zone relativamente depresse occupate da edificato..6 CANALE DEMANIALE Il canale demaniale è un canale di irrigazione che deriva le acque dal fiume Serchio. Presenta un alveo incassato da Ripafratta fino all abitato di Orzignano, poi le acque scorrono in un alveo pensile contenuto da due arginature in terra fino all abitato di Pisa; prosegue poi nuovamente incassato fino all immissione in Arno. Nella parte arginata per impedire l esondazione delle acque di piena, furono costruite delle cateratte per scaricare le acque di esubero in altri corsi d acqua. Dall opera di presa nel fiume Serchio alle mura urbane di Pisa vi è un dislivello di circa 4,380 m coperto con pendenza media pari a 0,33 mm per metro lineare. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 4

3 MODELLO IDROLOGICO 3. PLUVIOMETRIA Per definire il regime pluviometrico della zona in oggetto e trovare quindi gli idrogrammi di piena relativi ai vari tempi di ritorno si e' fatto riferimento ai dati relativi alle piogge intense (t< ora) ed ai dati di durata compresa tra e 4 ore registrate alle stazione pluviometriche di: Tabella Codici stazioni pluviometriche nome codice Monte Serra 800 S. Piero a Grado 80 Coltano 830 Casa rossa Ripafratta 50 Pisa 540 Asciano 530 Per ciascuna durata sono stati raccolti i valori massimi relativi a ciascun anno del periodo di osservazione che arriva fino all anno 996. I dati suddetti sono stati ricavati dall'esame degli Annali Idrologici, parte prima, pubblicati dal Servizio Idrografico Sezione di Pisa. Tali dati sono stati sottoposti ad analisi statistica utilizzando diverse distribuzioni teoriche. In particolare l elaborazione dei dati è stata effettuata con: distribuzione di Gumbel; distribuzione GEV (Generalized Extreme Value) LN3 (Log Normale a 3 parametri) LP3 (Log Pearson a 3 parametri) P3 (Pearson a 3 parametri) Distribuzione TCEV Tali metodi, nota la serie cronologica dei valori assunti da una certa grandezza (in questo caso le piogge di data durata), consente di individuare sia i valori di tale grandezza corrispondenti ad un prefissato tempo di ritorno Tr, che cioè hanno Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 5

probabilità di verificarsi non più di una volta in un dato intervallo di anni, sia il tempo corrispondente ad un dato valore della grandezza in esame Il valore del tempo di ritorno e' legato a quello della probabilità di superamento (probabilità che l'evento X assuma un valore maggiore od uguale ad x) dalla seguente relazione : P (X>x) = /Tr Il valore della probabilità di non superamento risulta: P (X>x) = - P(X<x) = - /Tr Nelle figure seguenti sono riportati, come esemplificazione alcune elaborazioni effettuate sulle serie storiche considerate. Fig. Esempio di elaborazione dei dati pluviometrici per t=0 Nel caso della distribuzione tipo GEV i parametri sono stati calcolati con il metodo degli L-Moments (Hosking, 985). Per la LN3 e LP3 con il metodo della massima verosimiglianza, per la P3 e per Gumbel con il metodo dei momenti. Le curve di possibilità climatica (Pagliara-Viti, 990) sono espresse nella forma : h = a t n Tr m Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 6

con t espresso in ore, Tr in anni ed h in millimetri di pioggia. Tabella Curve segnalatrici per le stazioni considerate. codice t>h t>h t>h t<h t<h t<h nome a n m a n m Monte Serra 800 3.0 0.395 0. 3.5 0.3 0. S.piero a Grado 80 7.0 0.3 0.5 3 0.6 0.7 Coltano 830 8.0 0.3 0. 3 0.4 0.8 Casa rossa 8.0 0.35 0.8 3 0.8 0.3 Ripafratta 50 4.5 0.33 0. 30 0.365 0.05 Pisa 540 3.0 0.6 0.3 35 0.55 0. Asciano 530 3.0 0.9 0.3 3 0.475 0.8 Tabella 3 curva di pioggia media areale codice t>h t>h t>h t<h t<h t<h a n m a n m Pioggia media -- 3.0 0.3 0. 3 0.5 0.9 3. PLUVIOGRAMMA DI PROGETTO Per quanto riguarda la definizione della pioggia di progetto, nella pratica ingegneristica vengono adottati ietogrammi cosiddetti "sintetici", tali cioè da non rappresentare il reale andamento dell' evento pluviometrico, ma in grado di introdurre nelle procedure di trasformazione afflussi-deflussi una variabilità temporale della pioggia che dia luogo a risultati che si possano ritenere cautelativi. La legge di distribuzione che si introduce rappresenta, in tal modo, quello che si definisce "ietogramma di progetto". Nella letteratura tecnica esistono diverse metodologie per la definizione del suddetto "ietogramma di progetto", mentre in molti paesi la scelta del tipo di ietogramma e' fissata da apposite normative, cosa del tutto assente nel nostro paese. Nel caso in esame, tra le varie procedure disponibili si e' utilizzata quella più semplice basata su uno ietogramma di tipo rettangolare. Lo ietogramma è stato poi ragguagliato per tener conto dell estensione del bacino imbrifero mediante la metodologia Wallingford (NERC, 985) e le curve date da Pagliara, Milano et. Al. (00) e valide per il bacino dell Arno e del Serchio. Per arrivare alle cpp finali, le curve relative alle singole stazioni sono state aggregate in modo da rappresentare la pluviometria media dei vari sottobacini considerati. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 7

Ietogrammi di progetto 00 90 80 h (mm) 70 60 50 40 30 0 0 P00 P00 P30 P0 0 3 4 5 6 7 8 9 0 3 4 5 6 7 8 9 0 3 4 t (ore) Fig. 3 Ietogramma di progetto senza ragguaglio 3.3 CALCOLO DEGLI IDROGRAMMI DI PIENA Per la determinazione degli idrogrammi di piena in corrispondenza delle sezioni di chiusura di tutti i bacini esaminati si e' utilizzato un algoritmo di calcolo che, per la trasformazione afflussi-deflussi, si basa sull'impiego dell'idrogramma sintetico tipo Clark (Clark, 949). Nel caso specifico e' stato adottato, per simulare le perdite di bacino, il metodo SCS- CURVE NUMBER (SCS, 97), che è basato sulle curve di precipitazione e perdita cumulate ed in cui in funzione del tipo di suolo, del suo uso e del grado di imbibizione dello stesso, viene calcolo istante per istante il quantitativo di pioggia che va a produrre il deflusso. Tale metodo è molto diffuso, soprattutto grazie alla notevole mole di dati reperibili in letteratura per la sua applicazione, esso permette di calcolare l altezza di pioggia persa fino ad un dato istante attraverso la valutazione dell altezza di pioggia massima immagazzinabile nel suolo a saturazione (S), il cui valore viene determinato attraverso un parametro detto CN (Runoff Curve Number) il quale è funzione della natura del terreno, del tipo di copertura vegetale dello stesso e del corrispondente grado di imbibizione. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 8

La classificazione dei suoli secondo la natura del terreno da un punto di vista idrogeologico è riportata nella seguente Tabella 4. Una volta definito il tipo di suolo si determina il valore del CN corrispondente al tipo di copertura (vegetale e non) attraverso l'uso della Tabella 5. I valori riportati nella Tabella 5 sono relativi a condizioni medie di umidità del terreno antecedenti l evento, definite attraverso il valore della precipitazione totale nei cinque giorni precedenti l evento stesso (Antecedent Moisture Condition classe II - che in sigla viene indicata come AMC II). Tabella 4 Classificazione litologica dei suoli secondo SCS GRUPPO A B C D DESCRIZIONE Scarsa potenzialità di deflusso. Comprende sabbie profonde con scarsissimo limo e argilla, ghiaie profonde molto permeabili. Potenzialità di deflusso moderatamente bassa. Comprende la maggior parte dei suoli sabbiosi meno profondi che nel gruppo A, ma il gruppo nel suo insieme mantiene alte capacità di infiltrazione anche a saturazione. Potenzialità di deflusso moderatamente alta. Comprende suoli sottili e suoli contenenti considerevoli quantità di argilla e colloidi, anche se se meno che nel gruppo D. Il gruppo ha scarsa capacità di infiltrazione a saturazione. Potenzialità di deflusso molto alta. Comprende la maggior parte delle argille con alta capacità di rigonfiamento, ma anche suoli sottili con orizzonti pressoché impermeabili in vicinanza della superficie. Tabella 5 Parametri CN relativi a AMC II per le quattro classi litologiche e per vati tipi di uso del suolo A B C D Terreno coltivato Senza trattamenti di conservazione 7 8 88 9 Con interventi di conservazione 6 7 78 8 Terreno da pascolo Cattive condizioni 68 79 86 89 Buone condizioni 39 6 74 80 Praterie Buone condizioni 30 58 7 78 Terreni boscosi o forestati Terreno sottile sottobosco povero senza foglie 45 66 77 83 Sottobosco e copertura buoni 5 55 70 77 Spazi aperti, prati rasati, parchi Buone condizioni con almeno il 75% dell area con copertura erbosa 39 6 74 80 Condizioni normali con copertura erbosa intorno al 50% 49 69 79 84 Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 9

Aree commerciali 89 9 94 95 (impermeabilità 85%) Distretti industriali (impermeabilità 8 88 9 93 7%) Aree residenziali impermeabilità media 77 85 90 9 65% 38% 6 75 83 87 30% 57 7 8 86 5% 54 70 80 85 0% 5 68 79 84 Parcheggi impermeabilizzati, tetti 98 98 98 98 Strade Pavimentate, 98 98 98 98 con cordoli e fognature Inghiaiate o selciate con buche 76 85 89 9 In terra battuta (non asfaltate) 7 8 87 89 Tabella 6 Condizioni di umidità antecedenti individuate in base alla precipitazione totale nei 5 giorni precedenti (mm) CLASSE AMC STAGIONE DI RIPOSO STAGIONE DI CRESCITA I <.7 < 35.5 I.7 -- 8.0 35.5 -- 53.3 III >8.0 > 53.3 Tabella 7 conversione dal valore del CN valido per AMC II (valore determinato attraverso la Tabella 4) ai valori corrispondenti per AMC I o AMC III CLASSE AMC CLASSE AMC I II III I II III 00 00 00 40 60 78 87 95 98 35 55 74 78 90 96 3 50 70 70 85 94 40 60 63 80 9 5 30 50 57 75 88 9 0 37 5 70 85 4 0 45 65 8 0 0 0 L individuazione della classe AMC viene effettuate con i valori riportati in Tabella 6, mentre la Tabella 7 rappresenta la tabella di conversione dal valore del CN valido per AMC II (valore determinato attraverso la Tabella 4) ai valori corrispondenti per AMC I o AMC III. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 0

Dai valori del parametro CN, per la determinazione della pioggia netta. è stata utilizzata l espressione : Pn = (Pg-Ia ) /(Pg-Ia+S) dove : Pn = pioggia netta in mm; Pg = pioggia grezza in mm; Ia = perdita iniziale in mm; S = altezza di pioggia massima immagazzinabile nel suolo in condizioni di saturazione (capacità di ritenzione potenziale) in mm. Il valore di S da introdurre viene determinato in funzione del parametro CN secondo l espressione seguente: S = 5.4 ((000/CN) - 0) La perdita iniziale Ia è quella che si manifesta prima dell inizio dei deflussi superficiali. Nella letteratura tecnica è riconosciuta l esistenza di una correlazione positiva fra la perdita iniziale Ia e la capacità di ritenzione potenziale S tramite la seguente espressione: I a = β S dove è un coefficiente adimensionale. La pioggia netta viene poi trasformata in deflusso per mezzo dell idrogramma sintetico di Clark (Clark, 945). 3.4 IDROGRAMMI DI PIENA Gli idrogrammi di piena sono riportati nel paragrafo successivo di volta in volta che viene introdotta la verifica idraulica su un punto di attraversamento. In allegato, in formato tabella sono riportati gli idrogrammi considerati. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate

5. RILIEVO TOPOGRAFICO Il rilievo è stato realizzato mediante GPS in modalità cinematica RTK e tutti i punti di misura sono stati differenziati da un unica stazione fissa ubicata in via Pacini, in posizione centrale all area oggetto del rilievo: la distanza massima raggiunta tra il ricevitore mobile e quello fisso è stata di 500 metri. In questa configurazione geometrica l errore massimo di misura in modalità RTK è di 0 mm in planimetria e di 5 mm in altimetria. Le coordinate native GPS (WGS 84) sono state georiferite al Sistema Gauss-Boaga e le quote al livello medio marino mediante la cartografia tecnica regionale alla scala :.000. Nelle tavole allegate e riportato il rilievo effettuato come planimetria e sezioni. Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 3

4 CALCOLO IDRAULICO E INTERVENTI (ING.PAGLIARA) Le due figure sottostanti inquadrano gli attraversamenti studiati. Fig. 4 Attraversamenti da P a P4 Fig. 5 Attraversamenti da P4 a P3 Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 5

4. ATTRAVERSAMENTI P E P (TAV.) Questi attraversamenti sono quelli a Mezzana del F. lungo di Mezzana e della viaccia di Agnano. I diagrammi di piena per i diversi tempi di ritorno considerati sono riportati nelle figure sottostanti. Fig. 6 Planimetria dell area //F.LUNGO-MEZZANA-P/FLOW/0DEC999/30MIN/PISA00A0/.6.4..0 0.8 0.6 0.4 0. 0.0 4:00 :00 4:00 :00 4:00 0Jan000 0Jan000 Fig. 7Idrogrammi di piena F. Lungo di Mezzana Studio idrologico-idraulico e delle aree allagate 6