dipinti 1984/ 1992 presentazione di MARIO URSINO Galleria La Pigna, Via della Pigna, 13a ROMA aprile-maggio 1992 PAOLA GROSSI GONDI



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dipinti 1984/ 1992 presentazione di MARIO URSINO Galleria La Pigna, Via della Pigna, 13a ROMA aprile-maggio 1992 PAOLA GROSSI GONDI

Mimesi e macrovisione della realtà Non so fino a che punto la comunicazione visiva del martellante messaggio pubblicitario, così come si è definito nel suo rapido sviluppo a partire dalla seconda metà del nostro secolo, abbia influenzato il settore delle arti, o piuttosto ne sia a sua volta determinato dall'attenzione che ad esso sempre più frequentemente gli artisti vi prestano. Certo è indubbio che dalle poetiche Pop degli anni Sessanta ai nostri giorni il linguaggio pubblicitario si è largamente arricchito dell'intervento artistico: «uno dei pochi mezzi veramente efficaci per abituare e aggiornare il pubblico sui modi e le mode dell'arte visiva del nostro tempo». (G. Dorfles, L'arte della pubblicità, Milano 1988). E dovendo la pubblicità necessariamente circoscrivere il contenuto della sua comunicazione, l'illustrazione del brano, del dettaglio, viene perciò ad essere esaltata, isolata, sublimata, ai fini della conseguente commercializzazione dell'oggetto o del servizio che si intende proporre. Sono, queste, le prime considerazioni che suscitano i dipinti, qui esposti per la prima volta, di Paola Grossi Gondi, anche se con la pubblicità queste opere non hanno niente a che fare. È probabile, tuttavia, che parte del suo procedimento inventivo e compositivo si alimenti appunto, sia pure involontariamente, dell'ottica fotografica e macrografica, si veda ad esempio Pinza e Tenaglia, 1987, o Cotoni, 1988 (l'artista infatti vanta nel suo curriculum esperienze presso importanti studi pubblicitari); eppure, dall'iniziale distacco e apparente freddezza con cui si presentano, questi oggetti e queste immagini (o particolari di essi) ci introducono lentamente al di là del loro immediato e percepibile significato. Grazie a un sapiente trompe l'oeil, l'artista compie un

viaggio intorno alla propria camera (assumiamo ora, anche per gioco, la singolare coincidenza della parola nel suo duplice divergente significato: il luogo ove sono disseminati gli oggetti della quotidianità, e l'occhio fotografico che li inquadra, li scruta, li fissa «come se li vedesse per la prima volta» per usare le parole del genio pittorico, Giorgio de Chirico). In questa indagine, però, la Grossi Gondi si muove e osserva il' suo mondo (degli affetti e degli effetti) circostante con una lenticolare, e direi quasi scientifica e microscopica attenzione, oltre ad assumere inattesi capovolgimenti di punti di vista che lei stessa definisce vertiginismo. E in effetti questa sensazione è avvertibile in presenza di certi suoi scorci e vedute di originale e insolito taglio (v.arco e Scala, 1988, o Cortiletto a Pianfei, 1987, Case in Bretagna, 1989). Anche qui, a mio avviso, il debito verso la ripresa fotografica, che consente lo studio di immediati ed efficaci effetti di luci, è innegabile, e il suo valore deriva proprio dalla ricerca, in senso pittorico, effettuata da grandi maestri della fotografia negli anni Trenta, da Tina Modotti, a Herbert List, a Florence Henri. Ma la ricerca della visione sghemba, del punto di vista inusitato, la troviamo già nei maggiori artisti impressionisti, con particolare insistenza in Degas (le famose ballerine riprese dall'alto o dal basso) e in Toulouse-Lautrec, quest'ultimo, non a caso, primo illustre autore di affiches pubblicitarie. La Grossi Gondi, invece, analizza con preferenza spazi privati dove normalmente l'abitudine tende a far scomparire le cose, a renderle ignote alla nostra sensibilità. Lei, perciò, rovesciando il suo sguardo, ne mette in luce (accende dei flash) sul loro inedito fascino suscitato da geometrie mai viste prima, e che si rivelano segretamente all'artista o agli occhi di bimbi incantati, immersi nel momentaneo silenzio (in città ormai raro e magico) pomeridiano della casa. Chi non ne ha qualche sbiadito 1. Tina Modotti, Stadio a Città del Messico, 1926 2. Herbert List, Portacenere, Londra, 1936

ricordo nella propria infanzia? Paola Grossi Gondi, al contrario, ne tiene desta la memoria, la coltiva, la vivifica, l'ha resa icona. ******* 3. Florence Henri, Composizione, 1931 4. Georgia O'Keeffe, Modello di foglie, 1923,18,5x21,5 4 Si delinea così il suo percorso artistico, non alieno da un certo ossessivo rigore per la precisione e il dettaglio minutissimo, che tuttavia non è mai fine a se stesso o sterile virtuosismo. I suoi iniziali studi nel campo scenografico già segnano il suo forte interesse per scorci e vedute architettoniche rese profonde da taglienti piani di luci trasverse (si veda il bozzetto per il Riccardo II, 1984) o centralizzate in una fuga prospettica di severo impianto primorinascimentale alla Francesco di Giorgio Martini (si veda il bozzetto per La Venexiana, 1984). E quando da codeste composizioni scenografiche l'artista si rende autonoma e più libera nella rappresentazione delle sue opere più recenti non abbandonerà mai del tutto l'impianto, se vogliamo teatrale, di queste tempere, acrilici su carta qui allineati che invitano a seguirla come Alice nel Paese delle Meraviglie. E come la protagonista di Carroll si ingigantisce o si rimpicciolisce, a seconda dei dolcetti mangiati o liquori bevuti nel celebre passo Nella Tana del Coniglio: «che curiosa sensazione! - esclamò - credo che sto restringendomi come un telescopio», così pure la Grossi Gondi, nel gesto pittorico, si immagina piccolissima di fronte all' Uovo al tegamino, 1987, alla Rosa, 1988, ai Pettini, 1989, che diventano spettacolari di altra realtà, di vedute immaginarie rese concrete dal disegno familiare che però delinea un nuovo, inedito ipnotizzante paesaggio, analogamente a talune opere di un'altra celebre pittrice e fotografa americana Georgia Q'Keeffe, moglie di Alfred Stieglitz, il fondatore della famosa rivista Camera Works nel 1903 che

teorizzava la fotografia come pittura. La Grossi Gondi inoltre (e come negarlo) ha dichiarato il proprio interesse per il s,ingoiare artista italiano Domenico Gnoli (1933-1970) raffinatissimo sublimatore del dettaglio, dipinto spesso su vaste dimensioni per accentuarne, è stato scritto, l'apparente perdita di significato e la sua monumentalità nella dichiarazione di una disperata solitudine (cfr. B. Mantura, in cat. Gnoli, Roma 1987, pp. 10-11). E certe suggestioni e ispirazioni appaiono subito evidenti, se si raffrontano il suo Doccia, 1989 con Bagnarola, 1966 dello Gnoli, oppure il sopra citato Cotoni, 1988 con Capigliatura femminile, 1965 di Gnoli segnatamente alle ossessive striature rilucenti che determinano l'astratto tema dominante dei due dipinti. Ma se in Gnoli è l'assenza il fulcro della poetica delle cose relitte, come segno di differenza e di separazione esistenziale, che si traducono in pittura con superfici e piani di ornata e squisita fattura, nelle opere della Grossi Gondi è invece costante il rapporto ottico-psicologico tra le cose, la luce e il punto di vista dell'io-narrante dell'artista che ci informa sempre dove si trova: sul piano del pavimento quando osserva lo spettacolare Abbaino, 1987, oppure in poltrona, davanti alle deliziose scarpette rosse in Francesca Romana, 1989, che sono inquadrate da una limpida luce spiovente dali'alto a illuminare l'elegante disegno delle piastrelle bianche e blu. È un dialogo gentile e garbato, attraverso le illimitate possibilità della pittura, che Paola Grossi Gondi affronta con le immagini della vita d'ogni giorno rnimate su un piano di visione di non comune fertilità immaginativa. Mario Ursino Funzionario del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali presso la Galleria Nazionale d'arte Moderna e Contemporanea di Roma Critico d'arte e saggista I ( j / 5. Domel1ico Cl1o/i, Bagnarola, 1966, 110x140 6. Domenico Cnoli, Capigliatllra femminile, 1965,110x99 6

Ponte di nave, 1990 acrilico su cartoncino verde, 90 x 41,5

Doccia, 1989 tecnica mista su cartoncino grigio, 41 x 94,5

Finestra, 1990 acrilico su cartoncino grigio, 70 x 44

[III Il!. Chiave inglese, 1990 acrilico su cartoncino grigio, 63 x 23 Il

Case in Bretagna, 1989 olio su tela, 100 x 70

Abbaino, 1987 acrilico su cartoncino grigio, 70 x 50

Cotoni, 1988 acrilico su cartoncino grigio, 70xSO

Indipendente, sempre leader, forse perché è riuscita a fare quello che le piace... o perché ha molte qualità. Paola vuole darsi del tutto, completamente. Scopre i lati brutti della vita... ma meno male che sa dipingere! È la pittura un rifugio intelligente, un modo per esprimere quello che ha dentro. La bellezza e l'armonia le stanno sempre accanto e anche il gusto per il gioco e per l'humor sottile. Questo si riflette nei suoi quadri: "L'erba del vicino...", "n secchia di pittura che sta per cadere"... Ama anche il particolare, quello che passa inosservato ad altri: riconosce Gnoli come uno dei suoi maestri. Scopre il punto di vista, la prospettiva originale e, per questo, quello che era banale quotidianità, visto con i suoi occhi non lo è più: diventa interessante e divertente. Carmen G. Tubio critico d'arte, Spagna * * * * * * L'opera di Paola Grossi Gondi è un invito a contemplare oggetti inanimati o luoghi attraverso occhi dallo sguardo preciso e disciplinato di un vero artista. n suo senso della linearità e la sua capacità a comporre un insieme impeccabile, l'uso del colore controllato e sempre piacevole, rendono le immagini indimenticabili. Gli scenari e gli ambienti sono ricchi di suggestione; infatti si intuisce una dinamicità metafisica. n paradosso e l'uso di una particolare prospettiva si fondono con una gioia sommessa nei ritmi della luce e del colore che quest'artista, così giovane, è in grado di ricreare con una visione del tutto originale. Edward Patrick Kelly direttore Language Training Services, Irlanda

Ammiro la pittura di Paola Grossi Gondi perché ha un interesse non solo estetico ma metafisico. È infatti una pittura metafisica, non nel senso dell'appartenenza a una scuola di pittura del Novecento che così viene chiamata, ma proprio in senso filosofico, cioè nel senso primordiale e sempre valido del termine. Ha interesse metafisico tutto ciò che aiuta a vedere la realtà così com'è in sé, e non in funzione di altro, non per uno scopo o un utilizzo; ciò che permette di dare importanza a tante cose che non ne avrebbero se fossero viste solo come cose inutili o addirittura come persone insignificanti. Grossi Gondi sa vedere con occhi di artista anche tante cose domestiche, tante cose abituali della vita comune (le barche da regata, ad esempio) come cose da sorprendere nella loro bellezza discreta e quasi nascosta, in modo tale da restare noi stessi sorpresi (la meraviglia è all'origine della metafisica, insegna Aristotele), La pittura di Paola Grossi Gondi è un forte invito a non essere superficiali e distratti: tutta la realtà, quando sappiamo vederla; ci parla di bellezza, di un'origine profonda nella Bellezza originaria. Antonio Livi filosofo, direttore della rivista "Cultura e libri"

1) Scenografia per "La Venexiana", 1984, olio su cartone, 50x35 2) Scenografia per "La Tragedia di Re Riccardo II'': Lop.dra, Westminster Hall, 1984, tempera acquarellata, 70x50 3) Scenografia per "La Tragedia di Re Riccardo II'': Galles, castello di Flint, 1984, tempera acquarellata, 70x50 4) "Sviluppo di un ricordo". Turchia, lago salato Tuz Golii, 1985, acrilico su cartoncino, 37,5x21,2 5) "Pro Memoria", 1986, acrilico su tavola, 142,5x138 6) "Pinza e tenaglia", 1987, collage e acrilico, 42,5x30,7 7) "Arancio in fiore", 1987, acrilico su carta, 35x50 8) "Autoritratto in biblioteca", 1987, tempera, 36x50 9) "Uovo al tegamino", 1987, acrilico su cartoncino, 100x70 lo) "Abbaino", 1987, acrilico su cartoncino grigio, 70x50 11) "Via dei Coronari", 1987, tempera su cartoncino, 33x24 12) "Cortiletto a Pianfei", 1987, tempera, 35x25 13) "Villa Cimbrone, Ravello", 1988, olio su cartoncino telato, 30x25 14) "Arco e scala", 1988, acrilico 15) "Rosa", 1988, acrilico su cartone telato, 50x60 16) "Cotoni", 1988, acrilico su cartoncino grigio, 70x50 17) "L'erba del vicino è sempre più verde", 1989, acrilico su carta telata, 109x24 18) "Doccia", 1989, tecnica mista su cartoncino, 41x94,5 19) "Francesca Romana", 1989, olio su cartoncino telato, 40x50 20) "Pettini", 1989, acrilico ed olio su tela, 70x50 21) "Case in Bretagna", 1989, olio su tela, 100x70 22) "Tasti", 1990, acrilico su cartoncino grigio, 50x70 23) "Chiave inglese", 1990, acrilico su cartoncino grigio, 63x23 24) "Finestra", 1990, acrilico su cartoncino grigio, 70x44 25) "Ponte di nave", 1990, acrilico su cartoncino verde, 90x41,5 26) "Chiostro", 1991, olio su cartone telato, 39x59 27) "Faro", 1991, acquarello, 23x31 28) "Marciapiede", 1991, gouache, 23x31 29) "Finestre verdi", 1991, gouache, 23x31 30) "Piscina nel cortile", 1991, gouache, 23x31 31) "Mura merlate", 1991, gouache, 23x31 32) "Corsia d'emergenza", 1991, gouache, 23x31 33) "Tetti e facciate", 1991, gouache, 23x31 34) "Quinto piano, alle soffitte", 1991, gouache, 23x31 35) "Vele 1",1991, acquarello, 46x31 36) "Vele II'', 1992, acquarello, 46x31 37) "Vele III", 1992, acquarello, 46x31 38) "Vele IV", 1992, acquarello, 46x31 39) "Vele V", 1992, acquarello, 46x31 40) "Vele VI", 1992, acquarello, 46x31 41) "Vele VII", 1992, acquarello, 46x31 Le opere in esposizione

grafica stefano grossi gondi stampa litografia bellafante Romana, scenografa, formatasi all'accademia di Belle Arti di Roma, insegna Disegno e Storia dell'arte. Collaboratrice di studi di Architettura, Design, Pubblicità e di riviste culturali. Tra le partecipazioni ad eventi artistici: Mostra organizzata a Mantova nel 1983 dall'istituto di cultura germanica in occasione del centenario della morte di Wagner. Manifestazione internazionale d'arte "Capannelle 1989" Mostra internazionale di pittura, grafica, scultura, organizzata dal Centro artistico culturale "La Pigna" nel 1991