Protezione della popolazione



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Protezione della popolazione RIVISTA DI ANALISI DEI RISCHI E PREVENZIONE, PIANIFICAZIONE E ISTRUZIONE, CONDOTTA E INTERVENTO 11 / NOVEMBRE 2011 Dopo Fukushima Protezione contro un aumento di radioattività Pagina 8 La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro «Armonia non vuol dire uniformità» Pagina 4 Due progetti Cooperazione REDOG www.protpop.ch Evacuazioni su vasta scala Stato maggiore federale NBCN L intervento in Giappone insegna Pagina 16 Pagina 21 Pagina 37

2 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 RUBRICHE 4 EDITORIALE 3 PRIMO PIANO «Armonia non vuol dire uniformità» 4 Il coordinamento fra cantoni e l interoperabilità dei mezzi d intervento, in specie quelli della protezione civile, vanno migliorati, lo chiede la Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro, Capo del Dipartimento Sicurezza e Ambiente del canton Vaud. DOSSIER: PROTEZIONE CONTRO UN AUMENTO DELLA RADIOATTIVITÀ 13 Le radiazioni ionizzanti 8 Il pericolo di radioattività tematizzato ovunque: ma cosa si intende esattamente per radioattività, quali i pericoli per il nostro corpo e come tutelarsi? Misurazione della radioattività: una complessa rete composta da diversi partner 13 Per proteggere la popolazione da un aumento di radioattività non si può prescindere da un buon funzionamento delle strutture di misurazione. 16 Evacuazioni su vasta scala in caso d incidente nucleare 16 In Svizzera la discussione sulle misure d emergenza in caso di incidente nucleare si era sempre limitata alla protezione sul luogo del sinistro; oggi si presta sempre più attenzione alle evacuazioni su vasta scala. Decontaminazione: diversi metodi, ma nessun rimedio miracoloso 19 La decontaminazione di persone è relativamente semplice, le cose si complicano invece quando ad essere contaminata è una regione di parecchi chilometri quadrati. COOPERAZIONE Nuovo Stato maggiore federale NBCN per la gestione di emergenze e crisi 21 25 POLITICA 23 NOVITÀ DELL UFFP 24 CANTONI 28 ASSOCIAZIONI 33 SERVIZI 38 28 L ULTIMA PAROLA 39 Copertina: Misurazione in una corte a due chilometri dalla zona sbarrata di Chernobyl due decenni dopo l incidente nucleare.

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 EDITORIALE 3 Gentilissima lettrice, egregio lettore, Con le catastrofi di inizio marzo 2011 nel Giappone nordorientale ci si è resi conto di quanto siano vulnerabili queste nostre società fortemente industrializzate e rigorosamente interconnesse. Sismi, tsunami, incidenti nucleari, interruzione di corrente, vie di comunicazione che vengono meno, inabitabilità di importanti regioni: una catastrofe dopo l altra, insomma un effetto domino che non possiamo escludere neanche in Svizzera. Anche noi della protezione della popolazione svizzera dobbiamo dunque prepararci. Agli accadimenti giapponesi si è prestata la massima attenzione anche nel nostro Paese e rapida è stata la reazione delle autorità competenti. Pensiamo all IDA NOMEX, un gruppo di lavoro interdipartimentale istituito dal Consiglio federale. Esso ha compiti di controllo globale delle misure di emergenza in occasione di eventi estremi. Questo gruppo, di cui fanno parte anche i cantoni, avrà il compito di accertare se e in che misura debbano essere adottati in Svizzera provvedimenti legislativi e organizzativi d emergenza. E anche vero che non ci siamo attivati soltanto in questa occasione: all inizio del 2011 è stato creato sotto la responsabilità dell UFPP il nuovo Stato maggiore federale NBCN. Questo garantisce una condotta efficiente a livello federale, nonché il coordinamento fra confederazione e cantoni quando si tratta di gestire gli eventi NBCN che minacciano popolazione e ambiente, vale a dire in caso di aumento della radioattività, disastri biologici o chimici e catastrofi naturali. Al cospetto degli eventi in Giappone, lo Stato maggiore federale NBCN è già stato operativo una prima volta, effettuando un analisi della situazione che ha confermato la sua piena efficacia. Si procederà poi ad un attenta analisi di strutture e processi e alla messa in atto dei necessari miglioramenti come ci si aspetta da un moderno Management dei rischi. In questo modo potremo garantire anche in futuro una perfetta protezione della popolazione in caso di catastrofi e di situazioni di emergenza. Willi Scholl Direttore dell Ufficio federale della protezione della popolazione

4 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 PRIMO PIANO Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro: il punto di vista del Canton Vaud «Armonia non vuol dire uniformità» I cantoni devono restare anche in futuro l autorità competente in materia di protezione della popolazione. Jacqueline de Quattro, Consigliera di Stato e capo del Dipartimento della sicurezza e della protezione dell ambiente del Canton Vaud, ne è convinta. È però necessario migliorare il coordinamento fra i cantoni e l interoperabilità dei mezzi d intervento, in particolare della protezione civile. L intervista. Signora de Quattro, lei che è a capo dei servizi di sicurezza, si sente al sicuro? Mi sento perfettamente al sicuro nel nostro paese. Ovviamente, quando si leggono i giornali si ha talvolta l impressione che tutto vada male. Se lo si paragona alla maggior parte degli altri paesi, il nostro resta tuttavia un isola di pace. Affinché questa situazione resti tale, dobbiamo proteggerci da rischi e pericoli, che questi siano naturali, tecnologici o sociali. È così che definirei il mio compito: pensare alle catastrofi di modo che le cittadine ed i cittadini possano dimenticarle. terremoto di Haiti nel 2010, alle 20 persone morte calpestate alla «Love Parade» di Duisburg oppure alla pandemia H1N1 del 2009. Per la Svizzera i maggiori pericoli sono legati alle catastrofi naturali ed alle minacce tecnologiche. Per fortuna il nostro paese ed il Canton Vaud sono stati relativamente risparmiati negli ultimi anni, anche se ovviamente le inondazioni del 2005 e del 2007 sono ancora presenti nella memoria di tutti. In quelle occasioni, la protezione della popolazione ha svolto egregiamente il suo compito. Quali secondo Lei i pericoli e le minacce principali per la popolazione? I pericoli diventano sempre più sfaccettati e quindi difficili da identificare. Penso allo tsunami avvenuto in Giappone nel marzo 2011 ed al conseguente incidente nucleare, al Ciononostante, il Canton Vaud sta elaborando un progetto di riforma della protezione civile. In realtà si tratta di un adeguamento all evoluzione dei rischi più che di una riforma. Se si vuole essere in grado di far fronte al contesto attuale, è necessario raggruppare, Jacqueline de Quattro La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro dirige il Dipartimento della sicurezza e della protezione dell ambiente del Canton Vaud. È nata nel 1960 ed è cresciuta a Zurigo e nel Canton Vaud. Dopo gli studi in diritto ha dapprima lavorato come assistente all Università di Losanna e poi come Segretaria di tribunale, in parte anche al Tribunale federale. Nel 2000 ha ottenuto la patente d avvocato e aperto uno studio a Losanna. Nel 2006 è stata eletta Consigliera comunale a La Tour-de-Peilz, dove era responsabile della sicurezza e della cultura. La consigliera di stato PLR è inoltre vicepresidente della Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile ed i pompieri (CG MPP). Jacqueline de Quattro vive a Clarens, è sposata e madre di due bambini. Parla quattro lingue ed è appassionata di sport di combattimento (Judo e Ju-Jitsu).

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 PRIMO PIANO 5 «È logico che si ricerchi in primo luogo la collaborazione fra cantoni della stessa regione.» razionalizzare ed ottimizzare, in particolar modo per quel che concerne la ripartizione territoriale. Quali i punti principali delle modifiche della legge? Il punto più importante della prevista modifica della legge sul servizio civile concerne la riduzione degli enti regionali di protezione civile (ERPCi), che passeranno da 21 a 10, e che si sovrapporranno d ora in poi ai distretti. Questa riorganizzazione permetterà alle diverse regioni di disporre di un più gran numero di mezzi e risorse. Dunque delle soluzioni regionali e locali restano valide in un contesto globalizzato? Credo di sì, a condizione che siano consone ai bisogni specifici della protezione della popolazione. Le autorità locali conoscono i pericoli potenziali di una data regione. Se ci si concentra su e problemi concreti e identificati con chiarezza, è possibile risparmiare risorse. È per questa ragione che la responsabilità della sicurezza della popolazione deve restare ai cantoni. La priorità assoluta spetta all ottimizzazione di coordinamento e interoperabilità. In caso di catastrofe, le risorse di un solo cantone possono rapidamente rivelarsi insufficienti. Le autorità devono dunque poter contare sulle risorse della Confederazione e degli altri cantoni. È per questa ragione che a mio parere il coordinamento fra cantoni e, in particolare, la compatibilità delle misure di salvataggio e di comunicazione, sono della massima importanza. Solo in questo modo un eventuale sostegno al di là delle frontiere cantonali può aver luogo in modo rapido ed efficace. Non vi è il rischio che le soluzioni dei diversi cantoni siano troppo divergenti? In linea di principio si cercano delle soluzioni che mettano tutti d accordo. La Svizzera è però costituita da 26 cantoni e da altrettante culture e tradizioni. È dunque inevitabile che di tanto in tanto vengano scelte soluzioni divergenti. Mi sono recentemente recata a San Pietroburgo, e sono rimasta incantata dalla pluralità degli stili di costruzione che si incontrano nel centro della città: arte moderna,

6 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 PRIMO PIANO La protezione della popolazione si basa sulle risorse di diverse organizzazioni. Sono già stati fatti molti sforzi per coordinare le risorse cantonali presso i servizi sanitari, i pompieri, la polizia o la protezione civile. Tutto ciò è già di per sé complesso. Se in più si vogliono istituire dei centri di protezione civile intercantonali, si aggiunge un ulteriore livello da coordinare. Chi ne sarebbe responsabile? I cantoni? La Confederazione? Di cosa si occuperebbero queste unità quando non sono previsti interventi? Aspettiamo piuttosto delle proposte concrete! Ho già menzionato i progetti che abbiamo avviato con i cantoni Vallese e Friburgo. Avere in comune alcune risorse specifiche presso dei centri intercantonali può rappresentare una soluzione per i cantoni più piccoli, che godono di un numero limitato di risorse. L iniziativa dovrebbe tuttavia venire dai cantoni, nel quadro dei concordati regionali. «Penso io alle catastrofi in modo che le cittadine ed i cittadini possano dimenticarle.» classicismo, barocco, le cupole delle chiese Tutto si compenetra in modo armonioso. Che contrasto stridente con la periferia ed i suoi casermoni uniformi e perciò senz anima dell epoca sovietica. Vogliamo armonizzare, non uniformare. E vogliamo diventare più efficienti senza perdere in iniziativa. Come si presenta la situazione attuale? Come funziona la collaborazione fra cantoni per quanto concerne la protezione della popolazione? Ogni cantone deve poter contare sul sostegno e sulla solidarietà degli altri cantoni. È questo lo spirito del federalismo. Ed è una collaborazione che deve essere preparata. Nel Canton Vaud abbiamo sviluppato diversi progetti d intesa con i cantoni vicini. Per far fronte ad un eventuale inondazione del Rodano nello Chablais, abbiamo elaborato un piano di coordinamento con i nostri vicini vallesani. Un altro esempio: abbiamo un veicolo di sostegno ai servizi sanitari che pur essendo stazionato sul nostro territorio, è anche a disposizione del Canton Friburgo. Abbiamo avviato lo stesso progetto a Monthey per i cantoni Vaud e Vallese. Attualmente è in discussione l eventuale costruzione di basi intercantonali d appoggio per la protezione civile, con delle unità dotate di una formazione e di un equipaggiamento specifico, che potrebbero essere impiegate rapidamente in una zona di vaste proporzioni. In quanto capo dei servizi di sicurezza, ha bisogno delle truppe speciali dell esercito? Certo. Pensiamo al «Sommet de la francophonie» di Montreux: senza l esercito sarebbe stato impossibile garantire la sicurezza dei 70 capi di stato e membri di governo che ci hanno reso l onore di venire sulle rive del Lemano. Sarebbe impossibile per la Svizzera adempiere al suo ruolo di paese ospite senza l ausilio dell esercito. Ed in quanto capo del Dipartimento della sicurezza e della protezione dell ambiente del mio cantone, mi tranquillizza sapere di poter contare sulle risorse delle truppe sanitarie e di salvataggio in caso di catastrofe. Abbiamo potuto rendercene conto durante le inondazioni del 2007. Più in generale, cosa si aspetta dalla Confederazione? Mi aspetto dialogo e sostegno. La Confederazione non deve pensare di poter allargare le proprie responsabilità trasferendo i costi ai cantoni. Da canto loro, e nella misura del possibile, i cantoni devono sforzarsi di risolvere da soli i loro compiti, senza richiedere costantemente l aiuto della Confederazione. Solo in questo modo sarà possibile mantenere viva la fiamma del federalismo. Si considera una federalista modello? Lei è Consigliera di Stato del Canton Vaud, è cresciuta in parte a Zurigo e parla anche correntemente l italiano. Parlare lo svizzero tedesco e l italiano non significa ancora essere una federalista modello. Ma è vero che lo sono profondamente. La padronanza delle altre lingue nazionali mi permette di contribuire al funzionamento del federalismo, in particolar modo nel quadro di conferenze intercantonali, che rivestono un importanza sempre maggiore. Quando si capisce la lingua e la cultura degli altri, non solo viene agevolato lo scambio, ma anche moderare una discussione è più facile. In quanto presidente della

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 PRIMO PIANO 7 Conferenza dei direttori forestali dei cantoni (CDFo) e della Conferenza dei direttori della caccia dei cantoni (CDC) ed in quanto vicepresidente della Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile ed i pompieri (CG MPP) posso contribuire in modo concreto al funzionamento del federalismo. Lei è anche presidente della Conferenza dei Capi degli affari militari e della protezione della popolazione della Svizzera latina. Esiste una vera e propria unità latina per quanto concerne la protezione della popolazione? No. Attribuiamo una grande importanza al concetto di compatibilità e d interoperabilità con la Svizzera tedesca. Può succedere che, in alcuni casi specifici, la Svizzera latina costituisca un alleanza. Questo ci permette di venire ascoltati nella Svizzera tedesca. È tuttavia anche logico che si ricerchi in primo luogo una maggior collaborazione fra cantoni della stessa regione. E per noi più facile, in caso di catastrofe, integrare rapidamente dei contingenti inviati dal Vallese o da Ginevra piuttosto che dal Canton Argovia, e questo soprattutto per ragioni linguistiche. Non si tratta però di costituire una comunità romanda nell ambito della sicurezza, che non sarebbe poi compatibile con il resto del paese. Ciò è stato messo in evidenza dal «Sommet de la francophonie», il cui svolgimento è stato possibile grazie al sostegno di alcuni cantoni svizzero tedeschi e dell esercito. La Conferenza della Svizzera latina ha per unico scopo quello di risolvere i problemi specifici delle nostre regioni. Ciò significa che i problemi variano da regione a regione? Presso le organizzazioni internazionali con sede a Ginevra hanno luogo regolarmente conferenze, alle quali partecipano un gran numero di capi di stato e di governo. Per poterne accogliere i partecipanti si fa spesso ricorso alle risorse del Canton Vaud, se non addirittura a quelle di tutta la Svizzera romanda, ciò che determina problemi di trasporto, alloggio e di sicurezza. Nella Svizzera tedesca ci si concentra invece soprattutto sull asse del Gottardo. Ma al di là di queste specificità regionali lavoriamo tutti per la Svizzera. tipo di difesa vogliamo per il nostro paese nel XXI secolo. Quali sono le minacce? Bisogna poi domandarsi se siamo pronti ad impegnarci a livello internazionale ed a condividere alcune missioni difensive con dei partner. Una volta trovata la risposta a queste domande, potremo affrontare la questione dell obbligo di prestare servizio. Quale è la sua opinione rispetto all obbligo per le donne di prestare servizio? Trovo positivo che le donne possano prestare servizio nel nostro esercito, se vogliono, ma sono contraria ad un vero e proprio obbligo. Una tale modifica potrebbe essere introdotta unicamente nel quadro di un obbligo generale, unitamente alla possibilità di prestare servizio nell esercito oppure in istituzioni civili. Prima di tutto dobbiamo tuttavia sapere che cosa vogliamo fare del nostro esercito. Lei pratica sport di combattimento: è stata campionessa svizzera di Judo e pratica il Ju-Jitsu. Ne ha bisogno nel contesto maschile della politica di sicurezza? Judo significa «Via della cedevolezza». È una tecnica di combattimento destinata all autodifesa nella quale si utilizza la forza dell avversario. E questo può essere di grande aiuto in politica! Si ascolta, si osserva, si discute, ma si interviene qualora l equilibrio venga rotto per tentare di ricrearlo. Ciò funziona perfettamente in un mondo di uomini. Non avrei mai intrapreso una carriera politica se la lotta non mi piacesse almeno di tanto in tanto. Signora de Quattro, La ringraziamo per l intervista. Intervista: Kurt Münger Capo Informazione UFPP Pascal Aebischer Capo redattore «Protezione della popolazione», UFPP In Svizzera si discute di una riforma dell obbligo di prestare servizio. Molti paesi europei hanno recentemente abolito l obbligo di effettuare il servizio militare. Quale è la Sua opinione in proposito? Oggi non vi è più alcun tabù riguardo a questo soggetto. È tuttavia necessario riflettere: negli scorsi anni, l esercito ha dovuto avviare troppe riforme che non sono mai state completamente portate a termine. Non possiamo permetterci altri errori. Bisogna soprattutto chiedersi quale

8 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Protezione contro un aumento di radioattività Le radiazioni ionizzanti I gravi incidenti delle centrali atomiche giapponesi hanno generato un ondata di preoccupazione e paura. Di quel fenomeno invisibile e difficilmente verificabile che è la radioattività si parla ormai ovunque. Ma che cos è la radioattività? In che modo può danneggiare il nostro organismo, e come possiamo proteggerci? Una panoramica. Come illustra la figura a p. 10, la radioattività è onnipresente. In fisica, la radioattività è il fenomeno per cui alcune sostanze si trasformano senza l intervento di fattori esterni, emettendo un tipo specifico di radiazione. Quando queste sostanze, chiamate anche radionuclidi, sono presenti in natura, la radioattività è detta naturale. Se i radionuclidi sono invece il prodotto di reattori nucleari o acceleratori di particelle, si parla di radioattività artificiale. Radiazioni alfa, beta e gamma Un atomo è formato da un nucleo, composto da protoni e neutroni, attorno al quale orbitano gli elettroni. Perché un nucleo sia stabile, è necessario un rapporto tra protoni e neutroni ben preciso. Se i protoni o i neutroni sono in eccesso, il nucleo è instabile e tende a trasformarsi in un nucleo stabile con emissione di una particella o di una radiazione. In generale, si distinguono le radiazioni di tipo alfa, beta e gamma: Nel caso della radiazione alfa, il nucleo emette una cosiddetta particella alfa. Questa è composta da due neutroni e due protoni, corrisponde cioè al nucleo di un atomo di elio. Durante il processo di decadimento si ottiene un nuovo nucleo, che possiede due neutroni e due protoni in meno rispetto al nucleo iniziale. Nel caso della radiazione beta, l atomo emette una particella beta. Questa può essere composta da un elettrone con carica negativa. Un neutrone del nucleo instabile si trasforma cioè in un protone, emettendo nell ambiente un elettrone. Con questo decadimento l atomo aumenta il proprio numero atomico di una unità, trasformandosi nell elemento che lo segue nella tavola periodica, mentre il numero di massa (vale a dire il numero di protoni e neutroni) rimane uguale. Un nucleo può rimanere instabile anche dopo aver emesso una particella alfa o beta. In tal caso può emettere un raggio gamma, che consiste in una potente radiazione elettromagnetica ad onde corte, per raggiungere uno stato stabile. Misurazione in Sievert Per indicare l intensità di radiazione di una sostanza si utilizza il termine di attività. Questa viene misurata in Becquerel (Bq) e indica la quantità di radiazione che una data sostanza emette per decadimento (trasformazione nucleare) in un certo periodo di tempo. 1 Becquerel corrisponde a un decadimento al secondo. Il lasso di tempo necessario al decadimento della metà dei nuclei di un radionuclide è detto tempo di dimezzamento (o emivita). Questo è una proprietà costante e specifica per ogni nuclide. Tuttavia, diversi nuclidi possono presentare tempi di dimezzamento molto differenti che vanno da 0,000 000 000 000 000 2 (2 x 10-16 ) secondi per il 8 Be (berillio 8) a 2 000 000 000 000 000 000 (2 x 10 18 ) anni per il 209 Bi (bismuto 209). Per esprimere l effetto di una radiazione sull organismo umano, si utilizza il concetto di dose equivalente. Questa unità di misura tiene conto del fatto che i raggi alfa, beta o gamma hanno effetti diversi sull organismo. Ogni tipo di radiazione viene ponderata mediante una grandezza fisica, detta fattore di ponderazione. La dose equivalente si misura in Sievert (Sv) e si ottiene moltiplicando la dose assorbita per il fattore di ponderazione. Se l organismo viene irradiato solo parzialmente, si tiene conto del fatto che non tutte le sue parti reagiscono alla radiazione allo stesso modo. Si parla cioè di fattore di ponderazione del tessuto. Moltiplicando la dose equivalente per il fattore di ponderazione del tessuto, si ottiene la dose effettiva, anch essa

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER 9 Dopo l incidente nucleare di Fukushima nel marzo del 2011 si è dovuta misurare la radioattività su un gran numero di persone. Data la distanza, un problema che nel nostro paese non si è posto. espressa in Sievert. 1 Sievert corrisponde a 1 000 millisievert (msv), 1 millisievert a 1 000 microsievert (µsv). L importanza della durata d esposizione Per poter valutare correttamente gli effetti di una radiazione sull organismo umano, è importante sapere per quanto tempo questo è rimasto esposto. Per tale motivo, la dose accumulata viene generalmente misurata in Sievert per unità di tempo. La pericolosità della radiazione dipende inoltre da quale tessuto dell organismo è stato esposto e a quale intensità. La radioattività è particolarmente pericolosa se assorbita in un breve periodo di tempo: alcune persone reagiscono già a poche centinaia di millisievert (msv) con nausea e vomito. I primi sintomi di una malattia da radiazione, che insorgono poche ore dopo l esposizione, sono mal di testa, nausea e vomito. La dose di otto Sievert (8000 msv) è sicuramente letale se assorbita in poco tempo: nel 1986, 47 membri delle squadre di soccorso intervenute in seguito all incidente del reattore di Chernobyl sono morti dopo essere stati brevemente irradiati da una dose di 6000 msv. Se assorbita su un arco di tempo più lungo, la radiazione risulta invece molto meno pericolosa. Al di sotto di una dose di 100 millisievert all anno non è più possibile stabilire statisticamente se un tumore è attribuibile alla radioattività: in questo ordine di grandezza, la patologia si confonde con gli altri tipi di tumore.

10 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Tabella delle Z Z Z 0,05 µsv Dormire di fianco a qualcuno (8h) 0,10 µsv 1,00 µsv Mangiare una banana Lavorare per un anno di fronte ad uno schermo a tubo catodico 1,00 µsv Radiografia di un braccio 20,0 µsv 1,00 msv (1'000 µsv) Radiografia dei polmoni Valore limite per la popolazione (all anno; radiazione non medica) 1,20 µsv Fare un escursione di un giorno nelle Alpi 5,00 µsv Radiografia dei denti 10,0 µsv 77,0 µsv Radiazione di fondo sull Altipiano svizzero (1 giorno) Totale dei ponti verdi 390 µsv Radiazione generata dal potassio 40 presente nel corpo umano (all anno) 60,0 µsv 5,00 msv Volo Zurigo New York Dose media assorbita da un cittadino svizzero in un anno 13,0 msv Fumare un pac al giorno (per u (20 µsv) Sievert Unità di misura delle dose equivalente di radiazione µsv: Mikrosievert / msv: Millisievert (1 000 µsv = 1 msv) / Sv: Sievert (1 000 msv = 1 Sv) Per garantire la protezione della popolazione, la legge fissa dei valori limite. In Svizzera il valore limite per la popolazione è di 1 msv all anno (questo valore non include tuttavia esami medici, radiazione terrestre e cosmica). Per i professionisti esposti a sorgenti radioattive, il valore limite è di 20 msv all anno. Questi devono tuttavia portare un dosimetro durante i loro interventi e sottoporsi regolarmente a visite mediche. In media, ogni cittadino svizzero viene irradiato da una dose di 5,5 msv all anno. Questa include le radiazioni prove-

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER 11 intensità di dose 39,5 msv 100 msv 250 msv Totale dei punti blu Limite di rilevabilità di un tumore causato da radiazioni Valore limite per le misure di pronto soccorso 2,00 Sv (2'000 msv) Soglia di dose per infermità da radiazioni chetto di sigarette n anno) 20,0 msv Valore limite per le persone professionalmente esposte a radiazioni 4,00 Sv (4'000 msv) Dose letale LD 50 (tasso di mortalità del 50%) (100 msv) Dose annua massima (1,00 msv) 8,00 Sv (8'000 msv) Dose letale nienti da esami medici (circa 1,2 msv/anno), radon e prodotti di decadimento (3,2 msv/anno), nuclidi presenti nell organismo umano (0,35 msv/anno), radiazioni cosmiche (0,4 msv/anno) e radiazioni terrestri (0,35 msv/anno). Tipi di esposizione alla radioattività La radioattività può agire in tre modi sull organismo umano: Si parla di irradiazione esterna quando la persona si trova a una certa distanza da una sorgente radioattiva. Visto che il raggio d azione delle radiazioni alfa e

12 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER beta è limitato (i raggi alfa si propagano nell aria su una distanza di 5 cm; i raggi beta su una distanza che varia da pochi centimetri a 7 metri circa), l irradiazione esterna è causata soprattutto dai raggi gamma. Si parla di contaminazione quando una persona entra in contatto diretto con materiale contaminato, ad esempio con polvere radioattiva. La contaminazione è causata soprattutto dai raggi beta e gamma. Si parla d incorporazione quando le sostanze radioattive penetrano nell organismo umano. L incorporazione può avvenire attraverso le ferite, per inalazione o per ingestione di alimenti contaminati. In questo caso il pericolo proviene soprattutto dai raggi alfa, che presentano un fattore di ponderazione di 20. Ciò significa che causano 20 volte più danni dei raggi beta o gamma. Misure di protezione In caso di un livello di radiazione elevato, è necessario proteggersi per evitare l irradiazione esterna, la contaminazione o l incorporazione. Se la sorgente radioattiva è nota, vanno innanzitutto adottate le misure seguenti: Aumentare la distanza dalla sorgente radioattiva è una misura di protezione molto efficace. Raddoppiare la distanza permette infatti di ridurre l intensità di dose a un quarto. Se a 1 metro dalla sorgente si rileva un intensità di dose di 1 msv/ora, a 2 metri questa si riduce a 0,25 msv/ora. In caso di nuclidi con un breve tempo di dimezzamento (da alcuni minuti ad alcuni giorni), si deve attendere prima di accedere alla zona. Infatti, dopo ogni emivita l intensità di dose diminuisce della metà. Ci si può proteggere anche riducendo il tempo d esposizione presso la sorgente: se un esposizione di un ora comporta una dose di 1 msv, la riduzione del tempo d esposizione a 6 minuti limita la dose a 0,1 msv. Una schermatura della sorgente può ridurre o addirittura assorbire completamente la radiazione. I raggi alfa vengono interamente assorbiti da un foglio di carta, mentre il vetro di una finestra scherma la maggior parte dei raggi beta. I raggi gamma possono invece essere solo indeboliti: un muro in calcestruzzo di uno spessore di qualche centimetro riduce l intensità di dose dei raggi gamma solo della metà. Anche il piombo fornisce una protezione efficace contro i raggi gamma. Qualora l aria fosse contaminata da polveri radioattive, si devono evitare l inalazione e il contatto con le ferite. Si raccomanda di indossare tenute e maschere di protezione. L adozione di misure volte a proteggere la popolazione è compito degli organi di condotta e delle forze d intervento. Se adottate per tempo, tali misure protettive permettono di ridurre danni e operazioni di decontaminazione. Emmanuel Egger Capo questioni nucleari, LABORATORIO SPIEZ, UFPP Documentazione: Opuscolo «Radioattività e radioprotezione», Ufficio federale della sanità pubblica

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 13 DOSSIER La misurazione della radioattività in Svizzera Una complessa rete composta da diversi partner Per proteggere la popolazione da un livello elevato di radioattività, è necessario un sistema di misurazione performante, come dimostrano i recenti avvenimenti di Fukushima Daiichi. La rete di misurazione della Svizzera è molto fitta e a prova di guasti. La costante disponibilità di dati costituisce infatti il presupposto per poter adottare misure di radioprotezione in caso d incidente. A livello europeo, la struttura delle reti di misurazione varia da un paese all altro. Sebbene vi siano pochi standard, e malgrado la diversità delle modalità di pubblicazione dei dati relativi alla radioattività, la «European Radiological Data Exchange Platform» (EURDEP) costituisce una piattaforma pubblica che permette di rivelare la presenza di un eventuale nube radioattiva ben prima che questa raggiunga il nostro paese. In Svizzera esiste una densa rete di misurazione della radioattività, composta da un organizzazione complessa di diversi sistemi gestiti da diversi operatori. Per maggiore chiarezza è possibile suddividere l organizzazione di misurazione in Svizzera nelle categorie seguenti: reti di misurazione fisse, mezzi di misurazione mobili (posti d allarme atomico, ossia PAT) e laboratori. Reti separate per una maggiore sicurezza La Svizzera dispone di tre reti di misurazione con complessivamente 150 stazioni. La maggior parte di esse sono ubicate nei pressi delle centrali nucleari e dei confini nazionali. Le sonde installate attorno alle centrali nucleari sono gestite dall Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN). La rete NADAM (Rete per l allarme e la misurazione automatica delle dosi), che è anche la più ampia, è invece gestita dalla CENAL (Centrale nazionale d allarme) e comprende 60 sonde distribuite sull intero territorio nazionale. Come quelle dell IFSN, le stazioni NA- DAM misurano l intensità di dose ambientale in nanosievert all ora (nsv/h). Le stazioni fisse della Svizzera hanno ovviamente misurato la radioattività ad intervalli di 10 minuti anche durante l emergenza nucleare di Fukushima, ma non è stato rilevato alcun valore superiore alla norma attribuibile all incidente giapponese. Soltanto le stazioni molto sensibili dell Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) hanno rilevato alcune tracce radioattive artificiali probabilmente attribuibili all incidente nucleare di Fukushima Daiichi. I filtri di queste stazioni raccolgono gli aerosol (sospensione di particelle liquide e solide in un gas) che, a seconda del modello di sonda, vengono analizzati automaticamente o manualmente una volta alla settimana in laboratorio. La radioattività naturale in Svizzera oscilla, a seconda del luogo, fra gli 80 ed i 260 nsv/h. Soprattutto nell arco alpino le stazioni misurano, a causa della particolare conformazione geologica e della maggiore radiazione cosmica, valori più elevati di quelli dell Altipiano. I risultati delle misure di tutte le stazioni fisse sono accessibili al pubblico sui siti internet dei rispettivi operatori. Quando saltano le reti In caso d emergenza si impiegano mezzi di misurazione mobili, i cosiddetti posti d allarme atomico (PAT), per completare o confermare i valori misurati dalle reti fisse. I primi valori misurati dai PAT sono già disponibili nel giro di un ora. I PAT sono specialisti della polizia, dei pompieri e in parte anche delle guardie di confine appositamente istruiti e dotati di apparecchi manuali per misurare le dosi. Essi entrano subito in azione dopo un allarme lanciato dalla CENAL. Per valutare la situazione, la CENAL confronta i valori misurati dai PAT con i valori di riferimento locali da loro trasmessi più volte all anno. I posti d allarme atomico costituiscono quindi una ridondanza rispetto ai

14 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Posto di allarme atomico La rete di misurazione del Centro nazionale d allarme (CENAL) La rete di misurazione dell Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) La rete di misurazione dell Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) Le reti di misurazione della Svizzera dati provenienti dalle stazioni di misurazione fisse, e contribuiscono, grazie alla grande quantità di dati forniti, ad addensare la rete di misurazione. L incidente di Fukushima ha dimostrato quanto sia importante questa ridondanza. I primi valori della radioattività sono infatti stati trasmessi alle autorità giapponesi dalle squadre mobili poiché la rete fissa era stata gravemente danneggiata dal sisma e dal successivo tsunami. Le stazioni fisse fornivano inoltre valori troppo elevati poiché erano state contaminate dalle fughe radioattive della centrale nucleare. Un grande vantaggio dei PAT è la loro facilità di comunicazione. Se una stazione NADAM rileva valori inspiegabilmente elevati, è possibile inviare un PAT sul posto per eseguire misurazioni di controllo ed accertare l eventuale presenza di sorgenti radioattive nei dintorni, utilizzate ad esempio per controllare le saldature in un cantiere. La comunicazione diretta tra i PAT e la CENAL permette quindi di individuare la causa dei valori superiori alla norma e di ordinare tempestivamente le misure per proteggere la popolazione. Una superficie pari alla città di Bienne in un ora L aeroradiometria è un ulteriore sistema di misurazione mobile. Nelle prime settimane dopo l incidente di Fukushima, gli Stati Uniti si sono offerti di sorvolare il territorio giapponese per tracciare una prima mappa delle regioni contaminate. In Svizzera la CENAL compie questi voli di misurazione con un elicottero Super Puma dell esercito. L elicottero sorvola ogni anno le centrali nucleari svizzere (rotazione annuale), i punti di riferimento dell Ufficio federale della sanità pubblica (sorveglianza della radioattività naturale) e alcune rotte trasversali lungo gli assi viari principali. Inoltre da ormai diversi anni la CENAL sorvola, una dopo l altra, anche le città maggiori della Svizzera per misurare la cosiddetta radioattività di fondo. In questo modo, se sussiste il sospetto di un aumento della radioattività basta sorvolare la regione interessata e confrontare i valori misurati con la radioattività di fondo. I vantaggi dell aeroradiometria rispetto alle misurazioni al suolo sono enormi. L elicottero entra rapidamente in azione e può misurare in poco tempo la radioattività di una vasta superficie. È infatti in grado di sorvolare una superficie di oltre 20km 2 in un ora, indipendentemente dalla conformazione del territorio. Ciò corrisponde all area della città di Bienne. In Svizzera l elicottero Super Puma può raggiungere qualsiasi luogo geografico senza scali e rifornimenti intermedi. I risultati dell aeroradiometria vengono controllati già in volo per guadagnare tempo, e rappresentati graficamente subito dopo l atterraggio.

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER 15 Il Super Puma in azione per la centrale nazionale d allarme (CENAL). Sempre pronti ad entrare in azione In Svizzera sono due le istituzioni con un picchetto di radioprotezione. L Institut de radiophysique (IRA) di Losanna è responsabile del picchetto per la Svizzera romanda; per il resto della Svizzera questa funzione è assunta dal Paul Scherrer Institut PSI. Le organizzazioni d intervento possono mobilitare questi servizi di picchetto in diversi casi d emergenza, per esempio quando un carico di pellet presenta una radioattività troppo elevata in dogana o quando un trasporto di sorgenti radioattive per scopi medici subisce un incidente. I picchetti di radioprotezione sono composti da specialisti che seguono una formazione continua e dispongono di veicoli attrezzati come un laboratorio. La disponibilità immediata dei mezzi di misurazione permette di guadagnare tempo prezioso in caso d emergenza. Immensi sforzi per la decontaminazione In caso di una fuga effettiva o presunta di radioattività, la Svizzera dispone di tutta una serie di laboratori in grado di misurare i campioni prelevati direttamente dall ambiente o dai generi alimentari e dai foraggi. I laboratori trasmettono i risultati alla CENAL che traccia una carta della situazione radiologica e sorveglia costantemente l efficacia delle contromisure di protezione. Alle analisi della radioattività partecipano laboratori specializzati, i laboratori cantonali e il laboratorio NBC dell esercito. In Giappone è attualmente in corso un intenso programma di misurazione su vasta scala. Attorno alla centrale di Fukushima Daiichi è stata creata una rete di misurazione «a maglia stretta». Si tratta infatti di misurare la contaminazione delle persone che risiedono o soggiornano nelle aree contaminate, nonché di scuole, istituzioni culturali, stazioni ferroviarie, aeroporti, centri commerciali, strade molto frequentate, mete turistiche, parchi giochi, aree di svago, piscine, lidi, ecc. Occorre inoltre controllare derrate alimentari come il riso, le foglie di tè, la carne, il pesce, i foraggi, nonché l acqua di falda e di lago. Questa grande mole di lavoro è indispensabile per controllare l efficacia delle misure di protezione adottate e definire con maggiore precisione i confini dell area di sbarramento. Un tale programma di misurazione costituisce il presupposto per decidere quali sono le regioni da decontaminare. Se si proietta la situazione attuale in Giappone sulla Svizzera, ci si rende immediatamente conto che il nostro paese avrebbe serie difficoltà a mettere in atto un simile programma; e ciò malgrado la qualità del nostro sistema di misurazione. Flurin Simeon sost. Capo Informazione CENAL, UFPP Per maggiori informazioni: www.cenal.ch

16 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Due progetti in corso Evacuazioni su vasta scala in caso d incidente nucleare Finora le misure d emergenza in caso d incidente presso una centrale nucleare svizzera contemplavano soprattutto la protezione in loco. Per tenere conto delle norme internazionali in materia di protezione d emergenza e del comportamento che la popolazione assumerebbe in caso d incidente nucleare, sono state riconsiderate le priorità. L esigenza di elaborare piani d evacuazione su vasta scala anche nei dintorni delle centrali svizzere è diventata più pressante dopo il disastro nucleare di Fukushima. Rispetto a coloro che si trovano all aperto, chi si trova in un rifugio antiatomico assorbe una dose radioattiva da 50 a 100 volte inferiore nella fase nube (durante il passaggio di una nube radioattiva) e 500 volte inferiore nella fase suolo (quando le sostanze radioattive si sono depositate al suolo). La permanenza nel rifugio è quindi una misura di protezione molto efficace in caso d aumento della radioattività. Dopo un incidente in una centrale nucleare (CN) non si ha di solito il tempo di preparare ed equipaggiare i rifugi. La durata di permanenza nel rifugio è quindi limitata a un paio di giorni. Ma se sussiste un certo margine di tempo non è probabilmente giustificata un occupazione dei rifugi quando basterebbe un evacuazione preventiva per ridurre la dose assorbita dalla popolazione. Più libertà d azione Considerati questi e altri aspetti, negli ultimi anni gli esperti in protezione d emergenza si sono ripetutamente confrontati con la problematica dell evacuazione su vasta scala. Oggi l «evacuazione preventiva» e la «permanenza in luogo protetto» sono considerate le principali misure di protezione d emergenza. In caso d incidente si può scegliere tra queste due opzioni. La scelta non si basa però su preferenze, bensì su una valutazione della situazione specifica. La libertà d azione per la gestione di un incidente in una CN svizzera è quindi aumentata (molto di più che all estero, dove la «permanenza in luogo protetto» non viene prescritta mai o solo raramente). Questa maggiore libertà d azione ha però anche un rovescio della medaglia. L evacuazione su vasta scala è infatti un operazione complessa che impegna a fondo gli organi di condotta e le forze d intervento. Solo l evacuazione della zona 1 attorno a una CN interessa già circa 25 mila abitanti (questo numero varia in funzione del luogo della CN). Se aggiungiamo anche la zona 2, si arriva rapidamente a centinaia di migliaia di abitanti. Purtroppo non vi è quasi nessuna esperienza, per lo meno in Svizzera, nel campo della pianificazione e dell esecuzione di evacuazioni su vasta scala. Per elaborare le basi per la pianificazione e l esecuzione di evacuazioni su vasta scala, l Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) ha avviato due progetti. Progetto di ricerca con il Politecnico federale di Zurigo L UFPP ha iniziato a collaborare con il Politecnico federale di Zurigo (PFZ) già nell autunno del 2009. Presso il centro di competenza «Coping with Crises in Complex Socio- Economic Systems» varie cattedre del PFZ affrontano questioni interdisciplinari complesse. Lo scopo della collaborazione tra UFPP e PFZ è simulare evacuazioni su vasta scala con il computer per trarre informazioni sull ese-

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER 17 Gran parte della popolazione è in grado di abbandonare autonomamente le zone di evacuazione. Nell immagine: abitanti del sud degli Stati Uniti si spostano dal Golfo del Messico verso nord per sfuggire all uragano Katrina. cuzione, sulla durata e sulle possibilità di controllo delle evacuazioni. I temi della ricerca del PFZ sono principalmente due: 1) Il software di simulazione MatSIM, finora utilizzato soprattutto per la pianificazione di trasporti, viene adattato, nel quadro di un progetto di ricerca triennale, per la simulazione di evacuazioni. 2) Tramite ricerche bibliografiche, interviste a esperti e sondaggi si cerca di capire come si comporterebbe la popolazione durante un evacuazione. Il comportamento previsto nonché i provvedimenti degli organi di condotta e delle forze d intervento confluiscono a loro volta nella simulazione in modo che i risultati della ricerca si avvicinino progressivamente alla realtà. I primi risultati intermedi del progetto di ricerca mostrano che, in assenza di grossi intoppi, l evacuazione preventiva della zona 1 e di parti della zona 2 potrebbe essere effettuata in circa mezza giornata. La maggior parte della popolazione si allontanerebbe autonomamente dalla zona pericolosa per soggiornare temporaneamente da parenti, amici o in residenze secondarie. Secondo gli studi disponibili si prevede che la maggior parte della popolazione si comporterebbe in modo razionale anche durante l evacuazione e che l aumento del traffico sarebbe gestibile grazie alle ottime infrastrutture di trasporto della Svizzera. Gli organi di condotta e le forze d intervento sarebbero impegnati non solo a gestire il traffico, ma anche a evacuare, alloggiare e assistere gruppi di persone con esigenze particolari. Qui s intendono le persone con mobilità limitata (anziani, disabili), i pazienti di ospedali e di case di cura, i detenuti, ma anche i bambini che frequentano asili infantili e scuole elementari, ecc. Attualmente non sono ancora disponibili piani d evacuazione per tutti questi gruppi di persone. La loro disponibilità è però fondamentale per la riuscita di un evacuazione su vasta scala.

18 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Elaborazione di direttive per l evacuazione Parallelamente al progetto del PFZ, finalizzato all acquisizione di conoscenze di base sull esecuzione e sulla durata delle evacuazioni su vasta scala, è in corso un secondo progetto che mira a elaborare direttive concrete per la pianificazione e l esecuzione Un esempio di zona d evacuazione presa in esame da un indagine del Politecnico federale di Zurigo. delle evacuazioni su vasta scala. L «evacuazione preventiva» dovrebbe essere pianificata in anticipo poiché è considerata, insieme alla «permanenza in luogo protetto», una misura d emergenza da adottare nelle prime ore dopo un incidente nucleare. Nell ordinanza rimaneggiata sulla protezione d emergenza, entrata in vigore all inizio del 2011, l UFPP è stato quindi incaricato di elaborare le direttive per l evacuazione che dovranno mettere in atto i Cantoni. L UFPP ha avviato, in collaborazione con i Cantoni e altri partner attivi nella protezione d emergenza, un progetto per l elaborazione di queste direttive. Nel frattempo le discussioni sull ottimizzazione della protezione d emergenza (gruppo di lavoro «IDA NOMEX», vedi riquadro) non vertono più solo sulle direttive per l evacuazione preventiva della zona 1, ma anche sulle evacuazioni dopo fughe radioattive e sulle evacuazioni della zona 2. Verso una protezione ottimale Entrambi i progetti rappresentano un passo importante verso l opzione «evacuazione preventiva» in caso d incidente in una CN svizzera. I partner attivi nel campo della protezione d emergenza dovranno però adoperarsi affinché i piani d evacuazione vengano applicati in modo efficace in caso d incidente. Con ciò non s intende abbandonare l opzione «permanenza in luogo protetto», che in certi casi presenta indiscutibili vantaggi per la protezione della popolazione. Si tratta piuttosto di aumentare la libertà d azione degli organi di condotta che, in funzione dello scenario, potranno scegliere tra «evacuazione preventiva» e «permanenza in luogo protetto» per garantire una protezione ottimale della popolazione. Stephan Zellmeyer Collaboratore scientifico Strategia di protezione della popolazione, UFPP IDA NOMEX In seguito al disastro nucleare del Giappone, il 4 maggio 2011 il Consiglio federale ha deciso di sottoporre a una verifica le attuali misure giuridiche e organizzative nel campo della protezione d emergenza. A tal fine è stato creato un gruppo di lavoro interdipartimentale per la verifica delle misure di protezione d emergenza in caso di eventi estremi in Svizzera (IDA NOMEX). Entro l autunno del 2011 questo gruppo di lavoro presenterà al Consiglio federale un rapporto sulle eventuali modifiche delle basi legali in materia di protezione d emergenza. I Dipartimenti competenti provvederanno alle modifiche necessarie nel corso del 2012.

PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 19 DOSSIER Decontaminazione Diversi metodi, ma nessun rimedio miracoloso Mentre la decontaminazione delle persone è un procedimento relativamente semplice spesso basta togliersi i vestiti contaminati e lavarsi accuratamente la decontaminazione di un terreno più vasto, di una città o di un intero territorio si rivela più complessa ed onerosa. L impresa diventa pressoché impossibile se, come nel caso di Fukushima, a dover essere decontaminato è un territorio di svariati chilometri quadrati, il cui livello di radioattività è oltre cento volte superiore alla norma. In seguito all incidente avvenuto a Chernobyl nel 1986, il problema della decontaminazione di un territorio dopo un incidente radiologico ha preoccupato la totalità dei paesi europei. Gli ultimi 25 anni hanno visto la pubblicazione di centinaia di studi sull argomento. Il programma EURANOS («European approach to nuclear and radiological emergency management and rehabilitation strategies»), che fa parte di un progetto di ricerca dell Unione europea, ha pubblicato un manuale relativo alla decontaminazione di zone abitate in seguito ad un incidente radiologico. Vi sono presentate 59 misure applicabili nell imminenza o in seguito ad un tale avvenimento. Misure urgenti e di ripristino Un primo gruppo di misure d urgenza menzionate nel manuale è destinato ad essere applicato immediatamente dopo l incidente: ne fanno parte il soggiorno protetto (se possibile in un rifugio o in una cantina), l evacuazione precauzionale, il ricorso a delle compresse allo ioduro di potassio oppure semplicemente l utilizzo di maschere per la protezione delle vie respiratorie. Si consiglia inoltre di chiudere porte e finestre, spegnere impianti di ventilazione e climatizzazione, utilizzare un aspirapolvere come filtro dell aria e di ricoprire gli oggetti di valore prima di deporli in luogo protetto. Nella fase successiva, la cosiddetta fase di ripristino, si tratta di proteggere la popolazione limitandone l accesso alla zona sinistrata. Le misure vanno adattate alla gravità della situazione e ai pericoli che ne derivano. Il manuale propone un ventaglio di misure possibili, fra l altro l evacuazione provvisoria o definitiva delle zone residenziali. L accesso a zone inabitate può essere limitato o interamente proibito. Per ragioni economiche, l accesso a zone industriali può essere dato per un periodo limitato a personale scelto. Il manuale valuta in parte l efficacia delle misure proposte, premettendo tuttavia che queste avranno effetto solo se adottate in modo accurato e rapido. Decontaminazione di edifici Anche la decontaminazione degli edifici prevede un ampio ventaglio di misure, caratterizzate da diversi gradi di complessità ed efficacia. Queste vanno dal semplice lavaggio con getto d acqua, ciò che permette una riduzione della contaminazione di circa 25%, alla pulizia dei tetti con spazzole (50 85%), alla sabbiatura delle pareti (75 90%), alla pulizia di tetti e pareti con getto d acqua fredda ad alta pressione (35 80%) oppure alla pulizia dei tetti con getto d acqua calda ad alta pressione (50 85%). Altre misure efficaci sono la sostituzione del tetto (100%) o la demolizione dell immobile (100%). È anche possibile trattare le pareti con una soluzione di nitrato ammonio (25 50%) e levigare le pareti in legno (35 60%). La decontaminazione concerne anche l interno delle abitazioni: in questo ambito si tratta innanzitutto di aspirare la polvere (80 90%), di lavare (35 65%) o di effettuare una pulizia approfondita (fino a 90%). Nel caso di una contaminazione più importante o se si vuole effettuare una decontaminazione completa, è necessario rimuovere le superfici entrate in contatto con la radiazione (rivestimenti dei muri, tappezzerie, tappeti) e eliminare mobili ed altri oggetti. e dell ambiente circostante La decontaminazione non si limita tuttavia agli spazi residenziali e lavorativi, ma include l ambiente circostante. Nel

20 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER In agosto del 2011 un impiegato comunale di Fukushima allontana del terriccio radioattivo da un aiuola di un cortile scolastico. caso di superfici esterne dure, come ad esempio le strade, esistono diversi metodi di decontaminazione: anche in questo caso è possibile aspirare la polvere (50 65%), lavare le superfici con un getto d acqua (50 75%) o con un idropulitrice (65 85%), capovolgere la pavimentazione o addirittura sostituirla (100%). L ambiente non è però prevalentemente costituito da superfici dure, bensì da terra e vegetazione. Per la decontaminazione della vegetazione, il manuale prevede le misure seguenti: tagliare l erba (50 90%), raccogliere le foglie (50 90%), rimuovere piante ed arbusti (50 90%), tagliare e eliminare alberi ed arbusti (50 98%). Un intervento ben più importante è l eliminazione dello strato superiore di un terreno, si tratti di 1 cm (65 90%) o di 5 cm (90 95%). Il terreno contaminato può anche essere ricoperto con uno strato di terra pulita o di asfalto oppure rivoltato a diverse profondità. Va tuttavia specificato che questi tipi d intervento si addicono soprattutto a piccole superfici come singoli giardini o parchi giochi. Infine, il manuale propone diverse misure per la decontaminazione delle superfici metalliche o plastiche: un lavaggio con sostanze chimiche di superfici metalliche (50 100%), un trattamento ultrasonico con decontaminazione chimica (90 99%) oppure il lavaggio con sostanze chimiche di superfici plastiche o plastificate (90 99%). L impiego di pasta polimera (75 97%) su superfici metalliche ha la stessa efficacia della pulizia elettrochimica (fino a 100%). I limiti della decontaminazione Tutti questi metodi di decontaminazione hanno tuttavia i loro limiti. Nella zona evacuata in seguito all incidente di Fukushima è stata rilevata una contaminazione di oltre 3 000 000 Bq/m 2, vale a dire più di cento volte oltre la norma. Anche adottando una delle misure menzionate, che avrebbe consentito l eliminazione del 50 90% della contaminazione, il terreno nella zona di Fukushima ha continuato ad indicare valori 50 volte superiori alla norma. Ciò significa che l unica misura di decontaminazione efficace consiste nell eliminazione dello strato superiore del terreno, nella demolizione degli immobili e nello smaltimento di tutto questo materiale radioattivo. In questo modo si accumulerebbero però 50 milioni di metri cubi di scorie, i quali dovrebbero in seguito essere smaltiti al prezzo di 100 000 franchi al metro cubo. Una soluzione non sostenibile economicamente. Rimane pertanto solo lo sbarramento dell area contaminata e il trasferimento della popolazione verso altre zone. Emmanuel Egger Capo questioni nucleari, LABORATORIO SPIEZ, UFPP Documentazione: EURANOS: «Generic Handbook for Assisting in the Management of Contaminated Inhabited Areas in Europe following a Radiological Emergency» V1.0, May 2007 Per maggiori informazioni: www.euranos.fzk.de