La colata detritica del 7 settembre 2008 nel bacino glaciale della Torre di Castelfranco (Valle Anzasca, Macugnaga) RAPPORTO DI EVENTO a cura di Maura Giuliano e Giovanni Mortara Torre di Castelfranco Gh. Belvedere MACUGNAGA Figura 1 Inquadramento geografico dell area.
Nella notte tra il 6 ed il 7 settembre 2008, il piccolo bacino glaciale di Castelfranco (sup. 2,80 km 2, Fig.1), posto alla testata della Valle Anzasca, è stato interessato da un intenso fenomeno di colata detritica. Il punto di innesco è localizzato in corrispondenza dei due ripidi canaloni Tyndall (TY) e Tuckett (TU) che solcano il versante a partire dalla cresta spartiacque (Fig. 2). Torre di Castelfranco 3629 m TY TU Figura 2 Le frecce indicano le principali direzioni di flusso della colata detritica. La colata detritica si è arricchita di materiale già nella parte alta dei canaloni, erodendo ed inglobando porzioni di neve, ghiaccio e depositi detritici sciolti a spese dell apparato morenico del Ghiacciaio di Castelfranco che è ormai in totale disfacimento (Figg. 3-4). Figura 3 Settore apicale del conoide. Nel cerchio un lastrone di ghiaccio asportato dal Ghiacciaio di Castelfranco.
Figura 4 Parte del materiale di colata depositato sulla sponda sinistra del canale. Raggiunto l apice del conoide, il materiale trasportato si è espanso prevalentemente sul settore sinistro, riattivando in zona distale un alveo ancora efficiente nel 1934. Un lobo di colata ha raggiunto il Ghiacciaio del Belvedere in corrispondenza di un interruzione di continuità della morena laterale sinistra, colmando temporaneamente una piccola conca compresa tra il fianco sinistro del ghiacciaio e la scarpata terrazzata del conoide (Figg. 5-6). Figura 5 - Limite dell area alluvionata che si estende sino al Ghiacciaio del Belvedere. La linea tratteggiata ipotizza il percorso endo/subglaciale della colata detritica; le frecce indicano le bocche di ingresso e di uscita (foto R. Sala).
Parte della colata, imboccato un condotto endo/subglaciale (Fig. 7), è stata infine espulsa con violenza dalla bocca glaciale da cui si origina il T. Anza. Il forte carico in sospensione ha conferito all acqua di fusione una colorazione scura osservata sino a valle di l abitato di Macugnaga. Figura 6 - La svasatura presente tra fianco sinistro del ghiacciaio e margine distale del conoide ha funzionato come temporanea vasca di laminazione della colata detritica. Figura 7 Una delle cavità endoglaciali (in viola) in cui si è convogliata parte della colata detritica. Il fenomeno di colata detritica ha avuto una durata inusuale: testimoni avevano già avvertito le vibrazione prodotte dal transito della colata intorno alle ore 2 di notte del 7 settembre e per tutta la mattinata e sino al pomeriggio dal Rifugio Zamboni sono state osservate ripetute pulsazioni di colata inglobanti grossi blocchi rocciosi.
Il volume del materiale mobilizzato, stimato in alcune migliaia di metri cubi, e la durata del fenomeno sono eccezionali se confrontati con la ridotta superficie del bacino e la modesta quantità di pioggia caduta. Le due stazioni meteorologiche dell ARPA Piemonte più prossime al bacino (Alpe Pedriola, 2065 m, e Passo del Moro, 2820 m, distanti 3 km e 8 km dall area sorgente) hanno registrato una quantità di pioggia caduta rispettivamente di 46,8 mm e 6,8 mm tra le 00:40 e le 04:10 del 7 settembre. Analizzando i dati registrati all Alpe Pedriola si può ritenere che la pioggia caduta tra le ore 13:00 e le ore 20:00 del giorno precedente 6 settembre ( 28,6 mm) abbia avuto un ruolo predisponente, mentre quella caduta tra le ore 21:00 dello stesso giorno e le ore 1:00 del 7 settembre (10 mm) possa aver scatenato l innesco del fenomeno. La colata detritica ha preso in carico una parte consistente dei sedimenti sciolti derivati dal progressivo disfacimento dell apparto glaciale di Castelfranco e dagli apporti solidi forniti dai crolli che interessano le pareti sommitali del bacino. Il procedere a pulsazioni del fenomeno si può in parte attribuire alla presenza di ostacoli morfologici lungo il percorso di transito della colata che possono aver rallentato o temporaneamente interrotto il flusso del materiale detritico. Le evidenze geomorfologiche dell area testimoniano come il bacino di Castelfranco non sia nuovo a colate detritiche simili a quella descritta. L analisi dell evento del 7 settembre 2008 permette di puntualizzare alcune considerazioni: - Modeste quantità di pioggia sono sufficienti a innescare importanti processi torrentizi - Il settore sinistro del conoide risulta essere tendenzialmente più vulnerabile - Parte del carico solido può essere trasferito, attraverso un percorso endoglaciale difficilmente indagabile, al Torrente Anza e percorrere quindi distanze plurichilometriche lungo il fondovalle. Queste osservazioni è opportuno vengano tenute in considerazione in chiave di pianificazione territoriale poiché l area interessata dalla colata detritica è attraversata da una rete sentieristica molto frequentata da alpinisti ed escursionisti (Fig. 8a-b) ed inoltre la propagazione verso valle del fenomeno può andare ad interessare una parte del fondovalle antropizzato (abitati di Pecetto e Staffa, frazione capoluogo del Comune di Macugnaga). Figura 8a-b - Margine sinistro del conoide su cui si snoda parte del Sentiero Naturalistico di Macugnaga parzialmente invaso da detriti in prossimità dell Alpe Fillar (a). Le frecce individuano un alveo ancora efficiente nel 1934 e riattivato in occasione dell evento del settembre 2008.
Figura 9 - Tracce del sormonto del guado sul T. Anza.