UMBERTO MARIANI. colori profondi



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UMBERTO MARIANI colori profondi

UMBERTO MARIANI colori profondi 7 Giugno - 13 Luglio 2014 Leonardo Marchi Luca Giovannelli traduzione testi Katherine Fay

UMBERTO MARIANI colori profondi depths of color Ogni artista si caratterizza e si fa conoscere spesso per degli elementi che lo distinguono, per la sua originalità; tu come sei arrivato a elaborare questa estetica della piega, del panneggio? Con il tempo questo elemento è diventato il protagonista della mia tela, della superficie che elaboro, ma non è stata una cosa programmata. Lavorando ho cominciato a dare più importanza a certi elementi che erano presenti già nei miei lavori degli anni sessanta e settanta. E stata una lenta maturazione sugli elementi visivi a cui ho deciso di dare un valore fondamentale. Uno scrittore a cui tieni molto è Fedor Dostoevskij il quale ha affermato che Solo la bellezza può salvarci, proprio lui che ha sempre affrontato temi e personaggi disperati, sconfitti, prigionieri di un sottosuolo che è in loro stessi. La bellezza legata alla tragedia, ai terribilia, è una bellezza moderna che non ha niente a che vedere con la bellezza greca centrata su di una visione del mondo ordinata, tutta misura, armonia. Mi colpisce in Fedor Dostoevskij il fatto che uno scrittore che si è occupato dei dannati della terra, abbia sempre riposto nella bellezza la speranza di salvezza dell umanità. Mi sembra una frase straordinaria proprio perché si tratta di una bellezza che ha a che vedere con il male, che nasce dal male, lo supera e lo esorcizza. Every artist is characterized and is often best known for the elements that distinguish his style, his originality; how did you happen to develop your esthetic of folds and drapings? Over a period of time, this element became the focus of my work and of the surface I develop, but it was never something I planned. As I worked, I began to place more emphasis on certain elements that were already present in my earlier work from the Sixties and Seventies. It was a gradual process of zeroing in on the visual elements that came to represent a fundamental value for me. A writer you greatly admire, Fedor Dostoevskij, once said that Only beauty can save us, yet he always dealt with desperate subjects and characters who were defeated, prisoners of an underworld that was often part of their very nature. Beauty linked to tragedy, to terribleness, is a modern kind of beauty that has nothing to do with the classical Greek concept of beauty centered on an orderly world view where everything is measured and harmonious. What fascinates me about Fedor Dostoevskij is the fact that a writer who wrote about the damned, always put all his hope of the salvation of humanity in beauty. It seems an extraordinary thing to say, just because it is a beauty that has to do with evil, that is born of evil but that overwhelms and exorcises it.

Che cos è per te la perfezione, come la vivi quando lavori? E qualcosa a cui tendere ; difficile dire che ci si possa arrivare; non è una forma di appagamento. E una scelta razionale. Goethe, nelle sue Massime e riflessioni, uscito postumo nel 1833, ha scritto : La perfezione esiste già quando viene compiuto il necessario; la bellezza, quando viene eseguito il necessario, purché resti celato. Se in una mia opera decido di avere due campi di azione diversi, mi accorgo che, istintivamente per abitudine e per esperienza, divido le due parti secondo la sezione aurea. Questa sappiamo non essere una misura esatta, matematica, ma si definisce geometricamente. La parte più grande non deve essere troppo grande rispetto alla più piccola, è un equilibrio tra una lunghezza e una sua sezione. Ormai lo faccio automaticamente, mi deriva dall esercizio, dall esperienza, però questo conferisce una certa armonia alle mie opere. Ma esiste ancora l ispirazione per gli artisti e c è qualcosa di arcano nel realizzare un opera d arte dalla sua concezione fino alla messa in pratica? Sono giunto alla conclusione che ogni artista ha un fantasma alle proprie spalle, che io chiamo anche il suggeritore, un entità che sta dietro l artista, lo incita a lavorare, a cercare. Credo che questa figura spieghi anche il perché un artista si concentri su un problema creativo, su di un immagine e la porti avanti all infinito. Lo vedi come una specie di angelo custode? Forse, ma a queste cose io non credo più, penso che sia una realtà ispiratrice. Me la immagino come avente una forma; è come un fantasma che si muove silenziosamente e osserva in silenzio; poi lancia un segnale che chi sta lavorando capta, afferra e in qualche modo segue. Una sorta di scimmia sulla spalla per usare il linguaggio delle droghe e dei paradisi artificiali. E una entità in continua comunicazione con l inconscio dell artista. Mi vengono in mente le Amalasunte e gli Angeli ribelli di Licini. Lui li sentiva veramente e probabilmente li vedeva. Una volta, da un collezionista svizzero, ho visto una serie di lavori straordinari di Morris Louis, uno dei protagonisti dell action painting. In quei lavori vedevo come dei dorsi di balene, elefanti, animali giganteschi. Louis faceva colare il secchio di colore molto diluito, metteva la tela a 45 gradi e da un palco che aveva costruito faceva colare il colore in più riprese, creando delle trasparenze, le famose velature della tecnica pittorica classica. Le tele erano tutte grandi, la più piccola sarà stata di 2 metri x 3, ma la pittura era leggera. Probabilmente in questa mia idea dell arcano suggeritore, sono stato influenzato dalla mia formazione. Per anni ho frequentato il cortile di Brera, prima il Liceo Artistico e poi l Accademia. La scuola di Achille Funi, mio maestro, era proprio nel porticato. Ho assimilato negli anni e nella frequentazione quotidiana la straordinaria bellezza di questo capolavoro dell architettura barocca e quando lavoro devo sempre fare i conti con la sua presenza, con il gioco concitato delle forme, delle pietre, con il solido alternarsi dei pieni e dei vuoti, delle masse luminose e delle masse d ombra, tutte cose queste che ho assimilato con anni di frequentazione quotidiana.

What is perfection for you, how do you experience it in your work? It is something to strive for; it s hard to say that one can achieve it; it is not a sort of reward. It is a rational choice. Goethe, in his Maxims and Reflections, published posthumously in 1833, wrote: Perfection exists when the necessary has been done; beauty, when the necessary is done but remains concealed. If in one of my works I decide to have two different fields of action, I realize that, instinctively, from habit and from experience, I divide the two parts applying the Golden Mean. We know that this is not an exact, mathematical measurement, but is defined geometrically. The larger part must not be too large compared with the smaller part, it is a balance between a length and its ratio. At this point I do it automatically, it comes from practice, from experience, but it gives a certain harmony to all my works. But does artistic inspiration still exist for artists and is there something mysterious in producing a work of art from its conception to its realization? I have come to the conclusion that every artist has a phantom sitting on his shoulder and whispering in his ear, a spirit who stands behind the artist and urges him to work, to seek. I think this concept explains why an artist concentrates on a creative problem or image, and keeps struggling with forever. Do you see it as a sort of guardian angel? Perhaps, though I don t believe in these things any longer, I think its is a question of inspiration. I imagine it as having a shape; it s like a ghost the glides about silently, observing; every now and then it sends out a signal that the artist perceives, grasps and somehow follows. It s sort of like having a monkey on your back, to use the language of drug addicts and seekers of artificial paradises. It s a being that communicates constantly with the artist s unconscious. I m reminded of Amalasunte and Licini s rebel angels. He really heard them and probably even saw them. Once, visiting a Swiss collector, I saw a series of extraordinary works by Morris Louis, a leader in the field of action painting. In those works I saw things like the backs of whales, elephants, gigantic animals. Louis dripped a bucket of highly diluted paint, and set his canvas at a 45 degree angle on a stand he had built, dripping the paint in layers so as to create transparencies, the famous veils of classical artistic technique. The canvases were all large, the smallest must have been 2 meters x 3, but the painting was light. Probably, in this idea of mine of a mysterious prompter, I was influenced by my training. I spent years in the courtyard of Brera, first at the high school and later at the Academy. The school of Achille Funi, my teacher, was right there in the arcade. Over the years of daily contact I assimilated the extraordinary beauty of the Baroque architecture, and when I work I always have to take account of its presence, with the perfection of shapes, the alternating proportions of solid stone and spaces, the luminous masses and the deep shadows, all things I assimilated in years of daily attendance.

Il panneggio si ricollega forse al porticato, alla sua regolarità delle colonne? Certamente, poi è importante per me il fatto che, utilizzando le stesse forme, gli stessi stili, ogni architetto riusciva ad essere diverso, cioè se stesso. Elementi certi, predefiniti, però ognuno riusciva ad essere se stesso, pur utilizzando il medesimo stile, i medesimi elementi. Vedi, è la stessa cosa con la mia passione per le anfore, le brocche i recipienti che derivano dalla civiltà cretese. Sono forme che hanno due o tremila anni, forme essenziali derivate dall utilizzo costante, da una ricerca di essenzialità che accompagna tutta la storia dell uomo. Il panneggio è la stessa cosa, lo conosciamo dai tempi degli egizi e dai greci, ma ogni volta è diverso, cambia pur rimanendo identico. Ci sono due statue di Ottaviano Augusto: Augusto Imperatore e Augusto Pontefice Massimo. Nella prima è rappresentato con la corazza e la lancia nella mano destra, come simboli del potere civile e militare. Nell altra, nella sua funzione di divino in terra, ponte tra i terreni mortali e le divinità, è avvolto solo da un panneggio che lo ricopre dal capo fino ai piedi. Nessun altro simbolo, solo il manto definisce, ricchissimo di pieghe, il suo ruolo superiore. E quindi un simbolo universale e senza tempo? Certamente è questo che mi ha affascinato, per questo dai primi anni novanta compare nei miei lavori. Ma perché celi la materia, il piombo, materiale così ricco di simbologie e di storia, e lo trasformi, lo colori? Lo faccio diventare un tessuto, lo faccio diventare altro. Io, a volte, ricopro il piombo con la foglia d oro e così divento l alchimista perfetto. Solo ogni tanto lo faccio rimanere com è, lo lascio al suo colore naturale. La verità è nascosta, fugge dal linguaggio? Non possiamo mai conoscerla completamente? Qualche anno fa c era una ditta che cercava di far passare la pubblicità come una forma d arte e aveva chiamato noi artisti a lavorare e fare dei progetti. Ci hanno chiesto la differenza tra le due però sono esattamente all opposto. Se l immagine vuole essere artistica deve conservare una certa parte di enigma, più questo è forte e più l opera d arte dura nel tempo, cioè riesce a rinnovare il mistero presso gente diversa. La pubblicità invece deve essere esplicita, diretta, deve far riconoscere il messaggio al pubblico dei consumatori. L arte è altra cosa; negli ultimi venti anni ho lavorato su questa idea della forma celata e questo per dichiarare la mia poetica di un arte che è sostanza del mistero e non solo dell apparenza. L arte invece è quindi un mistero che attende di essere rivelato. Ma quali sono i colori che prediligi, se ci sono? Mi piacciono soprattutto il bianco e il nero, ma anche i colori profondi, come l indaco che mi deriva dai viaggi che ho fatto. Ho viaggiato in tutto il mondo ed in Africa ho conosciuto i Tuareg ; il loro indaco è straordinario. E interessante che Lefranc & Bourgeois, la prima ditta che ha prodotto i colori in tubetto e ha reso possibile l en plein air degli

Is your drapery connected in some way with that arcade, and the regularity of the columns? Certainly, and at the same time it is important for me that, while using the same shapes, the same styles, every architect was able to be different, to express himself. They used definite, predefined elements but each one succeeded in being himself, even when working in the same style with the same elements. You see, it is the same with my passion for vases, the jugs and urns that derive from the Cretan civilization. They are shapes that are two or three thousand years old, essential shapes deriving from constant use, from a search for the essence of things that runs through all of human history. The drape is the same thing, we have known it from the times of the Egyptians and Greeks, but it is always different, it changes while remaining the same. There are two statues of Octavian Augustus: the Emperor Augustus and the Maximum Pontiff Augustus. In the former he is shown with his shield and the lance in his right hand, as symbols of political and military power. In the latter, in his function of divinity on earth, bridge between the mortals and the gods, he is wrapped only in a mantle that covers him from head to foot. No other symbol, only the mantle defines, with the richness of its folds, his higher power. Thus it is a universal, timeless symbol? Absolutely, and this is what fascinates me, and is the reason why it has been appearing in my works since the early Nineties. Why do you conceal the material, the lead, a material that is so rich in symbolism and history, why do you change and color it? I make it become a fabric, I turn it into something else. Sometimes I cover the lead with gold leaf and in that way I become the perfect alchemist. Only every now and then I let it appear as it is, and I leave it in its natural color. It this the hidden truth, the flight from language? Is this what we can never completely know? A few years ago there was a company that tried to pass advertising off as an art form and had contacted a few of us artists to work on some projects. They asked us the difference between the two, but they are the exact opposite. For an image to be artistic it must preserve a certain enigmatic part, and the greater this is the longer the work of art will last in time. That is, the longer its mystery will resonate for different people. Advertising, on the other hand, has to be explicit, direct, has to ensure that the message reaches the consumers. Art is something else; in the last twenty years I ve worked on this idea of the concealed shape as a way of declaring my poetic vision of an art that is substance in mystery and not just in appearance. Art is a mystery that is waiting to be revealed. Are there any particular colors you prefer, as a rule? I especially love black and white, but all the deep colors too, like the indigo that comes from my travels. I ve traveled all over the world and in Africa I discovered the Tuareg; their indigo is extraordinary.

impressionisti, sia stata la prima a produrre un colore del genere. L indaco, nello spettro dei colori, è tra il blu e il violetto; per questo hanno inventato il Blu Tuareg, un blu che ha dei riflessi violacei. Il colore indaco, che in origine veniva ricavato da una pianta, veniva utilizzato per tingere i tessuti con una tecnica rudimentale. Così, con il sudore e l uso quotidiano, il colore restava sulla pelle dei Tuareg che venivano chiamati gli Uomini Blu. Per questo mi piacciono i colori profondi, che hanno uno spessore. Come le mie opere. Intervista a Umberto Mariani del 16 Maggio 2014, nel suo studio in via Mecenate a Milano, a cura di Valerio Dehò It s interesting that Lefranc & Bourgeois, the first company that produced paint in tubes and made possible the en plein air movement of the Impresssionists, was the first to produce a color of that kind. Indigo, in the spectrum of colors, is between blue and violet; for this they invented the Tuareg Blue, a blue that has violet glints. The color indigo, which originally came from a plant, was used to dye fabrics with a very rudimental technique. That is how, with sweat and daily use, the color remained on the skin of the Tuareg, who were called Blue Men. That is why I like the deep colors, colors that have depth. Like my works. Interview with Umberto Mariani on 16 May 2014, in his studio on via Mecenate in Milan, by Valerio Dehò

opere in mostra

Senza titolo 2009 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 52,5 x 80

La forma celata 2009 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 80,5 x 60

La forma celata 2008 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 80,5 x 60,5

La forma celata 2009 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 65 x 40,5

La forma celata 2009 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 65,5 x 40

Senza titolo 2009 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 65,5 x 40,5

Taghelmoust: il velo 2010 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 42 x 33,5

La forma celata 2008 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 42,5 x 33

Senza titolo 2010 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 42 x 33,5

La forma celata 2008 Vinilico e sabbia su lamina di piombo Vinyl and sand on lead foil cm. 42 x 33

Autobiografico: Salar de Uyuni 2006 B o l i v i a : a g o s t o - a u g u s t 1 9 9 8 Tempera su tavola + acrilico su kristall Tempera on wood + acrylic on kristall cm. 40 x 65

Autobiografico: Cuzco 2007 Perù: estate - summer 1984 Tempera su tavola + acrilico su kristall Tempera on wood + acrylic on kristall cm. 40 x 65

Autobiografico: Klondike 2007 Canada - Stato dello Yukon - Yukon : estate - summer 1989 Tempera su tavola + acrilico su kristall Tempera on wood + acrylic on kristall cm. 40 x 65

L etonnement de Madame Tulip 1969 Acrilico su tela Acrylic on canvas cm. 110 x 89

La vergine incognita 1969 Acrilico su tela A c r y l i c o n c a n v a s cm. 92 x 76

biografia UMBERTO MARIANI Nato a Milano nel 1936 da famiglia emiliana conclude la sua formazione artistica sul finire degli anni 50, dunque in piena epoca di ricostruzione e di intenso dibattito culturale. Frequenta il Liceo Artistico e l Accademia di Brera diventando assistente di studio del suo maestro Achille Funi. A partire dal 1965 inizia ad esporre in numerose Gallerie private sia in Italia che all estero, Ma si vuole sottolineare la sua presenza in prestigiose sedi pubbliche, tra le quali quella nel 1969 all ARC 2, Musée d Art Moderne de la Ville de Paris dove sarà presente ancora nel 1974 e nel 1977; quella del 1970 al Museo di Brno; nel 1971 al Nykytaiteen Museo di Tampere; nel 1973 al Palais des Beax Arts di Bruxelles; nel 1974 al Musée des Ponchettes a Nizza; nel!974 e nel 1975 al Musée Van Volsem di Bruxelles; nel 1978 al Padiglione di Parco Massari a Ferrara; nel 1979 alla Rotonda della Besana a Milano; nel 1979 all Istituto Italiano di cultura al Cairo; nel 1980 alla Galleria Civica Castello di Portofino; nel 1982 all Internationaal Cultureel Centrum di Anversa; nel 1986 al Musée d Art Contemporain a Montreal; nel 1988 alla Basilica Palladiana a Vicenza; nel 1990 al Museum of Art di Taiwan; nel 1992 al Museo Archeologico di Teramo; nel 1998 a Palazzo Reale di Milano; nel 2010 all Università Bocconi di Milano e ancora a Milano nel 2011 all Università Cattolica.. Nel 2006 é invitato da Luciano Caramel alla XIV Quadriennale di Roma che si tiene eccezionalmente nelle sale della Galleria Nazionale. Per questa occasione Mariani ricostruisce un edificio di fango sui modelli delle architetture Sahariane. E una costruzione di 4 metri per 4 che custodisce al proprio interno un reliquario drappeggiato in colore indaco. Al centro con apposita illuminazione una croce Touareg in sabbia. Nel 2007 la Galleria Malichin di Baden-Baden all interno del proprio stand all Arte Fiera di Karlsruhe presenta 14 opere di Mariani. Nello stesso anno nel mese di maggio in Olanda la Galleria Conny Van Kasteel allestisce un sua mostra personale dal titolo: Autobiografico inerente ai tanti viaggi da lui effettuati. Nello stesso anno la Galleria Annunciata di Milano allestisce una mostra personale dal titolo Milano anni 60: U;Mariani ieri ed oggi. Sempre nel 2007 è invitato da Lucrezia De Domizio a partecipare all evento Joseph Beuys- Difesa della Natura nell ambito della 52 Biennale di Venezia. Nel corso dell anno prende corpo il volume di 200 pagine per le Edizioni Mazzotta di Milano dal titolo: U:Mariani- Opere 1991 / 2009 con testi di G:G Lemaire, E:Pontiggia, M: Rosci, F:Gualdoni, G:Serafini, A:Madesani. E invitato da G.G.Lemaire con tre opere alla mostra Le Noir Absolu et les leçons de tènèbres ospitata dal Centre d Art Villa Tamaris a Toulon. Nel mese di dicembre del 2009 a bordo di un rompighiaccio russo naviga per 12.000 chilometri lungo le coste dell Antartide. Lucrezia De Domizio lo invita a partecipare al Fourth Free International Forum In difesa della natura che si tiene nell ipogeo di Bolognano. Mariani presenta un video che illustra le severe leggi che proteggono l ambiente nel continente Antartico. Nel 2010 Bruno Corà vuole una sua opera degli anni 60 per la mostra Il Grande Gioco Forme d Arte in Italia 1947-1989 che si inaugura alla Rotonda della Besana a Milano nel mese di febbraio. Nel Luglio 2011 una sua mostra di 50 opere dal titolo Le vesti di Saturno è presentata e curata da Giuliano Serafini e Giovanna Lazzi nelle prestigiose sale della Galleria Medici in Palazzo Medici-Riccardi a Firenze. Una sua mostra personale dal titolo Opere recenti-piombi si tiene nei mesi di marzo-aprile 2013 negli spazi barocchi della Sala San Ignazio ad Arezzo.Nel mese di ottobre 2013 negli ambienti sontuosi dei Chiostri di San Domenico a Reggio Emilia viene presentata la mostra antologica Umberto Mariani-Opere 1967-2013 curata da Sandro Parmiggiani con catalogo Allemandi Editore,Torino. Sono 60 opere che coprono tutto il percorso artistico dell artista.

biography UMBERTO MARIANI Born in Milan in 1936 to a family originally from the Emilia Romagna Region, he completed his artistic training toward the end of the Fifties, in the midst of the post-war reconstruction period, which was marked by intense cultural debate. He attended high school at the Art Lyceum of Brera, and later went on to the Academy of Brera, becoming a studio assistant to his mentor, Achille Funi. Starting in 1965 he began to exhibit in a number of private galleries in Italy and abroad. His work quickly came to the attention of a number of prestigious public art museums, where he also exhibited, starting in 1969 with ARC 2, the Musée d Art Moderne de la Ville in Paris where he was also present in 1974 and 1977; in 1970 at the Museum of Brno; in 1971 at the Nykytaiteen Museum in Tampere; in 1973 at the Palais des Beax Arts di Brussels; in 1974 at the Musée des Ponchettes in Nice, in 1974 at the 1974 and 1975 al Musée Van Volsem of Brussels; in 1978 at the Padiglione di Parco Massari in Ferrara; in 1979 at the Rotonda della Besana in Milan, in 1979 at the Italian Cultural Institute in Cairo; in 1980 at the Galleria Civica Castello of Portofino; in 1982 at the Internationaal Cultureel Centrum in Antwerp; in 1986 at the Musée d Art Contemporain of Montreal; in 1988 at the Basilica Palladiana in Vicenza; in 1990 at the Museum of Art of Taiwan; in 1992 at the Archeological Museum of Teramo; in 1998 at Palazzo Reale in Milano; in 2010 at the Bocconi University in Milan and again in Milan in 2011 at the Università Cattolica. In 2006 he was invited by Luciano Caramel to the XIV Quadriennale of Rome which was exceptionally held at the National Gallery. For that occasion Mariani rebuilt a mud hut on the models of the Saharan architectures. It was a building 4 meters by 4 which held a reliquary draped in indigo. At the center was a Toureg sand cross with special lighting. In 2007 the Malichin Gallery in Baden-Baden presented 14 works by Mariani in its stand at the Art Fair of Karlsruhe. In May of the same year, the Conny Van Kasteel Gallery in Holland organized a personal exhibition for him entitled : Autobiographical, pertaining to his many travels. The same year, the Annunciata Gallery of Milan held a personal exhibition entitled Milano anni 60: U.Mariani ieri ed oggi (Milan in the Sixties U. Mariani Then and Now). Also in 2007, he was invited by Lucrezia De Domizio to participate in the event Joseph Beuys- Defense of Nature at the 52nd Venice Biennale. During the year he worked on the 200-page volume for Edizioni Mazzotta of Milan entitled: U. Mariani - Works 1991 / 2009 with texts by G. G. Lemaire, E. Pontiggia, M. Rosci, F. Gualdoni, G. Serafini, A. Madesani. He was invited by G. G. Lemaire to participate with three works in the exhibition Le Noir Absolu et les leçons de tènèbres held at the Art Center Villa Tamaris in Toulon. In December 2009 he traveled aboard a Russian ice-breaker on a voyage of 12,000 kilometers along the coasts of Antarctica. Lucrezia De Domizio invited him to participate in the Fourth Free International Forum In defense of nature which is held in the Bolognano vault. Mariani presented a video illustrating the strict environmental laws for the protection of the continent of Antarctica. In 2010 Bruno Corà wanted one of his works from the Sixties for the exhibition Il Grande Gioco Forme d Arte in Italia 1947-1989 (The Great Game Art Forms in Italy 1947 1989 which was inaugurated at the Rotonda della Besana in Milan in February. In July 2011 an exhibition of 50 of his works, entitled Saturn s Wardrobe was presented and curated by Giuliano Serafini and Giovanna Lazzi in the prestigious location of the Medici Galleries in Palazzo Medici-Riccardi in Florence. His personal exhibition entitled Recent Works Lead was held in March and April 2013 in the Baroque setting of Sala San Ignazio in Arezzo. In October 2013 the sumptuous site of the Cloisters of San Domenico in Reggio Emilia housed his anthological show Umberto Mariani-Works 1967-2013 curated by Sandro Parmiggiani with catalogue by Allemandi Editore, Turin, with 60 works that cover the artist s entire career.