a cura di Daniela Givogre e Riccarda Viglino



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storia del 900 per la scuola di base a cura di Daniela Givogre e Riccarda Viglino il materiale di questa unità didattica può essere liberamente utilizzato chi lo utilizza è pregato di darne comunicazione alla redazione del sito scrivendo a: storia900@pavonerisorse.to.it con l'indicazione delle classi e della scuola in cui sono stati proposti

,O PLUDFRORµ Gli anni 50-60 sono entrati nell immaginario collettivo degli italiani come gli anni del "miracolo economico". Gli storici ne parlano come degli anni della ricostruzione postbellica ma anche di un periodo di transizione, di passaggio accelerato da una società prevalentemente rurale tradizionale ad una società moderna e industrializzata. In effetti, il mutamento non interessò soltanto la struttura materiale produttiva del paese, ma coinvolse gli assetti sociali e demografici, la fisionomia territoriale, le caratteristiche professionali della forza lavoro, i servizi pubblici, la scuola, l organizzazione assistenziale. I dati forniti dal confronto tra il censimento del 1951 e quello del 1961 sono clamorosi: " l indice della produzione industriale aumentò del 120%, il reddito nazionale del 78%, il prodotto netto dell industria manifatturiera del 103%; tra il 1953 e il 1960, in particolare, la produzione petrolchimica italiana era aumentata di ventitre volte, mentre nel complesso dei paesi dell Europa Occidentale, l aumento era stato solo di otto volte" (da Giovanni de Luna, Il miracolo e i suoi mostri, L Unità, 19/03/2000). Gli anni dal 1950 al 1970 furono un periodo d oro per il commercio internazionale. Lo scambio di manufatti aumentò di sei volte; l integrazione economica dei maggiori paesi industriali raggiunse nuove vette; la produzione in serie per i mercati, sia quelli interni sia quelli esterni, dette luogo a un livello di prosperità senza precedenti. [...] Come avvenne che l Italia, invece di giocare un ruolo secondario n questo periodo di espansione, ne divenne uno di protagonisti? [...] Di primaria importanza deve essere considerata la fine del tradizionale protezionismo dell Italia. [...] l industria italiana aveva raggiunto un sufficiente livello di sviluppo tecnologico e una diversificazione produttiva tale di essere capace di reagire alla creazione del Mercato Comune. [...] La disponibilità di nuove fonti di energia e la trasformazione dell industria dell acciaio furono un altro grande aiuto per le capacità competitive dell Italia. La scoperta del metano e di idrocarburi in Val Padana [...] e l importazione di combustibili liquidi a basso prezzo [...] fornirono un alternativa all importazione di carbone e permisero agli imprenditori italiani di ridurre i loro costi. [...] E abbastanza chiaro, infine, e non meno importante, il fatto che il miracolo non avrebbe potuto aver luogo senza il basso costo del lavoro che predominava in Italia. Gli alti livelli della disoccupazione negli anni 50 permisero che la domanda di lavoro eccedesse abbondantemente l offerta, con prevedibili conseguenze in termini di andamento dei salari. [...] Tra il 1953 e il 1960, mentre la produzione industriale aumentò da 100 a 189 e la produttività operaia da 100 a 162, i salari reali nell industria diminuirono impercettibilmente da 100 a 99,4. Con un costo del lavoro così basso, le imprese italiane si presentarono in modo estremamente competitivo sui mercati internazionali. Da Paul Ginsborg, Storia d Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi Torino 1989 Rispondi alle domande: 1. In quali anni si attuò il miracolo economico in Italia? 2. Che cosa si intende con l espressione miracolo economico? 3. Quali furono i settori della società interessati dal cambiamento? 4. Lo sviluppo economico di quegli anni interessava solo l Italia? 5. Quali fattori permisero all Italia di rivestire un ruolo di primo piano? 6. Ricerca informazioni che ti aiutino a capire il significato di protezionismo e Mercato Comune.

/,WDOLD GHO PLUDFROR HFRQRPLFRµ Quando nel 1951 furono pubblicati i dati del primo censimento del dopoguerra, l immagine che ne emerse era quella di un paese in via di sviluppo. L Italia prevalentemente agricola, con un industria concentrata nel cosiddetto triangolo : Torino, Milano, Genova, con il 12% della popolazione analfabeta e il 58% che non aveva nemmeno raggiunto la quinta elementare, si trovava al confine tra due mondi e tra due culture. Ancora più vistose erano le differenze tra il Sud e il Nord del paese, si poteva parlare infatti di un economia duale o bivalente: abbastanza evoluta al Nord, arretrata o quasi primitiva al Sud dove dominava un agricoltura povera a bassissimo livello tecnologico. Le industrie che guidarono il boom furono quelle siderurgiche chimiche e meccaniche e tra queste soprattutto quelle dell automobile e dei moto-scooters, degli idrocarburi e degli elettrodomestici. Tutti gli indici sociali erano in ascesa e la vita degli italiani cominciava a cambiare vistosamente. Nel mezzogiorno d Italia l emigrazione di centinaia di migliaia di meridionali verso il nord-europa e verso l Italia settentrionale spopolò le campagne; ai ritmi dello sviluppo industriale non corrisposero quindi indici di crescita simili nelle produzioni agricole. G. Mammarella La storia dei nostri anni G. D Anna Firenze /D GLVWULEX]LRQH JHRJUDILFD La distribuzione geografica della produzione industriale italiana si allargò ben oltre gli stretti confini del triangolo industriale. Lombardia e Piemonte rappresentarono solo l epicentro di un moto di sviluppo industriale che si propagò allora verso sud, fino a Bologna, e verso est lungo tutta la Val Padana, fino a raggiungere Porto Marghera e Ravenna sulla sponda adriatica. Nel 1961, l anno del censimento, gli occupati nell industria avevano già raggiunto il 38 per cento della popolazione lavoratrice, mentre i lavoratori nel terziario erano il 32 per cento. L occupazione nell agricoltura era invece scesa notevolmente, e costituiva il 30 per cento della forza-lavoro. L equilibrio si era decisamente spostato e l Italia era pronta a entrare nel ristretto gruppo delle nazioni industrialmente avanzate. Da Paul Ginsborg, Storia d Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi, Torino 1989 Dopo aver letto i due documenti, rispondi alle domande: 1. In quale zona dell Italia si concentrarono le prime industrie? 2. Che cos è il triangolo industriale 3. Quali furono le maggiori differenze tra Nord e Sud? 4. Lo sviluppo dell industria provocò alcune conseguenze nella struttura sociale ed economica italiana: quali? 5. Ricerca le cause che incisero sulla distribuzione diseguale dell industria nel Nord e Sud dell Italia.

/ LQGXVWULD LWDOLDQD In un primo periodo, dal 1951 al 1958, lo sviluppo dell economia italiana sembra essere dovuto prevalentemente alla domanda interna. [...] Questo quadro muta abbastanza drammaticamente negli anni 1958-63. [...] La produzione industriale, nel periodo 1958-63, risultò più che raddoppiata, con alla testa l industria metalmeccanica e quella petrolchimica. Fu soprattutto l esportazione a costituire il settore guida dell espansione [...] Frigoriferi, lavatrici, automobili, televisori, strumenti di precisione, macchine da scrivere e prodotti in plastica italiani furono esportati in quantità notevole. La straordinaria crescita dell industria elettrodomestica italiana fu una delle espressioni più caratteristiche del miracolo. Nel dopoguerra, quasi tutte le aziende che più tardi diventeranno famose in Europa erano poco più che stabilimenti artigianali: nel 1947 la Candy produceva una lavatrice al giorno, la Ignis aveva poche dozzine di operai, e la Zanussi solamente 250 dipendenti. Nel 1951 l Italia produceva appena 18500 frigoriferi. Nel 1957 il numero era cresciuto fino a 370000 e con il 1967 esso aveva raggiunto 3200000 unità, facendo dell Italia il terzo produttore mondiale di frigoriferi, dopo gli Stati Uniti e il Giappone. Nello stesso anno l Italia era anche diventata il maggior produttore europeo di lavatrici e lavastoviglie; la Candy produceva, ormai, una lavatrice ogni quindici secondi. Dietro questa trasformazione vi era un gran numero di fattori: l abilità imprenditoriale dei proprietari delle nuove fabbriche, la loro capacità ad autofinanziarsi nei primi anni 50, la tenacia nell utilizzare le nuove tecnologie e nel rinnovare continuamente gli impianti, lo sfruttamento del basso costo del lavoro e l elevata produttività, l assenza fino ai tardi anni 60 di una significativa organizzazione sindacale. [...] Un altra delle principali aree di espansione fu quella delle macchine da scrivere. Con alla testa la Olivetti e la sua fabbrica-modello di Ivrea (uno dei più grandi successi degli anni 50), il numero delle macchine da scrivere prodotte annualmente salì dalle 151000 del 1957 alle 652000 del 1961. [...] Da Paul Ginsborg, Storia d Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi, Torino 1989 Rispondi alle domande: 1. Quale fattore incise sull aumento della produzione industriale da 1958 al 1963? 2. Quali industrie ebbero un maggiore sviluppo? 3. Quali fattori possono spiegare lo sviluppo così elevato dell industria elettrodomestica?

1. Analizzate il seguente grafico relativo alla FUHVFLWD HFRQRPLFD GHOO,WDOLD GDO DO : PRODOTTO INTERNO LORDO IN MILIARDI 45000 40000 35000 30000 25000 20000 15000 10000 5000 0 40000 35000 30000 25000 20000 15000 1 2 3 4 5 6 7 1. che cosa potete osservare? 2. sapete che cos è il prodotto interno lordo? il reddito complessivo dello stato la moltiplicazione del denaro la produzione interna complessiva di uno stato 3. e il reddito pro capite? il reddito per persona il reddito dei capi

2. Ricavate da questo grafico i diversi ULWPL GL VYLOXSSR di agricoltura e industria in Italia negli anni del boom economico REDDITO NAZIONALE: AGRICOLTURA E INDUSTRIA 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% 1 2 3 4 5 AGRICOLTURA INDUSTRIA anni dal 1946 al 1970

3.Osservate ora come è variata in quegli anni la FLUFROD]LRQH LQ,WDOLD GL DXWRPRELOL H PRWRFLFOL AUTOMOBILI E MOTOCICLI CIRCOLANTI IN ITALIA NEGLI ANNI DEL BOOM 5000 4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 342 4670 700 1 2 4300 1954 1964

4. il grafico seguente illustra la variazione in merito al possesso di alcuni EHQL GL FRQVXPR QHOOH IDPLJOLH LWDOLDQH POSSESSO DI ALCUNI BENI DI CONSUMO NELLE FAMIGLIE NEGLI ANNI DAL 1958 AL 1965 3 3% 23% 2 13% 55% 1 12% 49% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 1: televisore 2: frigorifero 3: lavatrice Provate ora in piccolo gruppo a comporre un testo a carattere espositivo in relazione a ciascun grafico che ne illustri i dati.

,O URYHVFLR GHOOD PHGDJOLDµ Il miracolo economico come tutti i miracoli che abbiamo contato nel corso della storia d Italia, ha anche il suo rovescio della medaglia. Lo sviluppo edilizio svolto sotto il segno della sfrenata speculazione, ha compromesso in modo quasi irreparabile l urbanistica delle città italiane, deturpando paesaggi unici al mondo. La motorizzazione di massa è stata promossa da una sapiente tecnica di persuasione occulta e da una deliberata rinuncia da parte dello stato a promuovere i mezzi pubblici di trasporto. Ma ciò che lascia perplessi molti italiani è il fatto che al progresso economico non abbia corrisposto un analogo progresso civile. La condizione operaia italiana rimane precaria e dura, la disoccupazione malgrado l emigrazione rimane a livelli preoccupanti; le attrezzature civili: scuole e ospedali sono assolutamente inadeguate e solo da alcuni anni è stata introdotta l istruzione obbligatoria fino a 14 anni, che d altra parte è ancor oggi largamente evasa. G. Procacci Storia degli Italiani Laterza 1968 'RQQH LQ IDEEULFD Prima è andato via mio fratello, a lavorare alla Fiat. Poi noi. Certo quando ci siamo trovati a Torino è stata dura. Lavoravo in una fabbrica di abbigliamento. Meno fatica, meno sacrifici. Però non ero mai uscita dall ambiente del mio paese, trovarmi in una città, è come dal giorno alla notte. Poi ancora chiudersi in una fabbrica, la fabbrica era come una prigione. [...] Oggi dovessi di nuovo scegliere tra la campagna e la fabbrica, sceglierei la fabbrica. Ma allora ho fatto un grosso sacrificio ad andare in fabbrica, per tre mesi ho pianto di seguito. Tutte le mattine dicevo: Non vado più, non vado più, e poi andavo. Avevo diciotto anni. Non che non mi piacesse la città: non mi piaceva la fabbrica. C era anche la fatica, lì a cottimo bisognava tirare di più, non era come alla Fiat dove quello che fai lo fai, e quello che non fai resta da fare... Lì incominciavano a criticarti, a dirti: Non riesci, le altre vanno meglio. Io sono sempre stata ambiziosa sul lavoro, a allora tiravo giù, mi impegnavo, e soffrivo quando i capi borbottavano. Testimonianza di Caterina, classe 1947 da Nuto Revelli, L anello forte, Einaudi Tascabili, Torino, 1985