Feticismo della merce e del denaro

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Capitolo III Feticismo della merce e del denaro 15. Il carattere di feticcio della merce e il suo segreto. Il feticismo della merce, nell accezione di Marx, consiste nel fenomeno per cui le merci sono considerate come entità dotate di una propria vita che si confrontano nello scambio, facendo sembrare il rapporto sociale tra produttori nello scambio come un rapporto sociale tra oggetti che esiste al di fuori degli stessi produttori. Tale carattere di feticcio deriva dalla stessa forma di merce che assume la cosa oggetto dello scambio: la forma di merce riproduce, all occhio dell uomo, le caratteristiche sociali del suo lavoro come proprietà naturali della cosa che assume la forma di merce. Come abbiamo visto, nello scambio di merci gli uomini equiparano lavori diversi, attribuendo loro una grandezza di valore comune in termini di dispendio di lavoro umano, in quanto lavoro umano inteso in senso astratto. Tale determinazione tramite il tempo di lavoro si nasconde dietro l apparente valore relativo delle merci. I lavori privati eseguiti indipendentemente gli uni dagli altri, fanno sì che gli oggetti d uso divengano merci. Essi formano nell insieme il lavoro sociale complessivo. I produttori entrano in un rapporto sociale tramite lo scambio dei loro prodotti e i lavori privati si mostrano come articolazioni del lavoro complessivo sociale. Quando il produttore Tizio mette il suo prodotto in relazione con l equivalente generale (denaro), non gli appare il processo da cui deriva tale equivalenza (tempo di lavoro astratto equiparato) e crede che l equivalenza risieda in una qualche proprietà naturale - feticisticamente determinata- della merce. Il valore di scambio è il modo specifico con cui nella realtà si indica il lavoro applicato alle cose, non, come appare, un espressione di proprietà naturali delle cose incommensurabili tra loro, feticisticamente determinata. E illuminante l esempio usato ironicamente da Marx, che chiede quali sarebbero le proprietà naturali del corso dei cambi. 16

In realtà: - il valore d uso si determina nel rapporto diretto tra l uomo e la cosa - quindi senza lo scambio -, dove contano le proprietà naturali al fine del soddisfacimento dei bisogni; - il valore al contrario si determina solo nello scambio, cioè in un processo sociale che rende la cosa una merce equivalente ad una data quantità di denaro, attraverso il dispendio di lavoro astrattamente inteso -e per questo celato come metro di misura-. 16. Processo di scambio: il raddoppiamento della merce in merce e denaro. Nel rapporto di scambio sono di fronte i possessori di merci che si riconoscono reciprocamente quali proprietari privati delle stesse. Il rapporto giuridico tra tali possessori di merci prende la forma del contratto, cioè dell incontro delle volontà. Il contenuto del rapporto di scambio è di natura economica (nella terminologia comune dei giuristi patrimoniale ). Marx rileva come Aristotele avesse già scoperto che ogni bene ha due usi: uno proprio della cosa, l altro di scambio. Uno stereo può essere utilizzato per ascoltare musica, ma anche per farne oggetto di scambio pur di ottenere un altro bene. Il proprietario porta la sua merce sul mercato solo se si verificano due condizioni: - che essa non rappresenti per lui un valore d uso immediato (non gli serva); - che essa abbia invece un valore d uso per altri e quindi possa essere scambiata, onde ricavarne altri valori d uso di cui lui ha bisogno. In questo momento la merce è per il suo possessore depositaria di valore di scambio; quando è effettuato lo scambio essa si realizza prima come valore e solo successivamente l acquirente la riconosce come valore d uso. Occorre però che la merce, prima di realizzarsi come valore, sia riconosciuta come valore d uso. Per il possessore della merce lo scambio come processo individuale è il disfarsi della merce propria solo per ottenere altra merce che possa appagare i suoi bisogni. Tale scambio è un processo generalmente sociale, quando il possessore vuole realizzare il valore della sua merce in ogni altro tipo di merce, da lui scelta. 17

Il possessore della merce effettua lo scambio con questa o quella merce, e prescinde dal fatto se la sua merce sia o no un valore d uso solo per quel determinato contraente. Nel processo generalmente sociale è importante realizzare il valore. Nel processo generalmente sociale così inteso, ogni possessore assume la sua merce come equivalente generale di quelle possedute dagli altri. Si rende necessario ricorrere perciò ad una merce che assuma la funzione di equivalente generale, proprio per consentire ai possessori di rapportare le proprie merci come valori. E l azione sociale che determina poi quale merce debba assumere tale funzione. La merce che assume tale specifica funzione sociale è esclusa dalla sfera di tutte le altre merci di cui essa rappresenta l equivalente generale per divenire così denaro. E doveroso ribadire che le cose divengono merci solo per mezzo dello scambio e che, quindi, prima dello scambio sono valori d uso per l acquirente e non valori d uso per il venditore. La trasformazione del prodotto in merce genera nella stessa misura la trasformazione della merce in denaro. denaro» 1. Marx definisce questo fenomeno come un «raddoppiamento della merce in merce e 17. Il feticcio del denaro. Nella fase del baratto (cioè del diretto scambio dei prodotti) la singola merce oggetto del rapporto è essa stessa mezzo di scambio e quindi non diviene indipendente dal valore d uso che essa rappresenta per l acquirente. Scambio un televisore con una stampante laser, solo se ho la netta percezione che quella stampante rappresenti per me un bisogno, mentre quel televisore non lo è più. Dunque, il televisore per me è anche un mezzo di scambio. Si verificano le stesse condizioni per l altro contraente che acquista il televisore e cede la stampante. Lo sviluppo della produzione e del commercio parte dalla fase in cui il rapporto quantitativo dello scambio è occasionale, e giunge alla fase in cui l abitudine fissa le merci come grandezze di valore. 1 Karl Marx, Il capitale, Libro primo, Sez. I, Cap. II. 18

Nella fase di sviluppo dei rapporti commerciali e quindi con la determinazione sociale della merce equivalente generale, ossia del denaro, accade che la merce come grandezza di valore diviene sempre più indipendente dal suo valore d uso. Se, invece di barattare (cioè stipulare un contratto che nell attuale diritto comune è denominato permuta ) un televisore con una stampante laser, acquisto la stampante pagando il corrispettivo in denaro (l equivalente generale nella fase dello sviluppo commerciale), si verifica che la grandezza di valore che cedo in cambio è espressa dal denaro. Essa è fissata nella società per abitudine, e di conseguenza in generale per il bene che acquisto. Così acquisto un valore d uso senza cedere una cosa che per l altro è valore d uso, bensì cedo denaro. Il televisore non è più mezzo di scambio, ma lo diventa il denaro. Non c è così quella evidenza del valore d uso che c è nello scambio diretto tra beni, in cui ciascun contraente acquista dall altro una cosa che è valore d uso e mezzo di scambio nello stesso tempo. Da questo processo si disvela più compiutamente la distinzione valore d uso-valore, cioè l utilità del bene come mezzo per soddisfare direttamente il bisogno e l utilità del bene ai fini dello scambio. Il denaro, afferma Marx, funge da «materiale in cui sono indicate socialmente le grandezze di valore delle merci» 2. La merce per essere eletta dalla società ad equivalente generale, cioè a denaro, deve contenere due proprietà fondamentali: l uniformità della qualità dei suoi esemplari in modo che in qualunque punto dello spazio rappresentino lo stesso valore, cioè identica «materializzazione di lavoro umano astratto» 3 ; la possibilità di scomporre e ricomporre le sue parti, dato che le grandezze di valore che si confrontano sono differenti solo nella quantità. Le merci come i metalli preziosi (oro e argento) hanno assunto a suo tempo tale funzione, proprio perché hanno le suddette proprietà. 2 Karl Marx, Il capitale, Libro primo, Sez. I, Cap. II. 3 Karl Marx, Il capitale, Libro primo, Sez. I, Cap. II. 19

L oro, in qualunque parte del mondo venga estratto ha sempre la stessa qualità, si può scomporre a scelta (1 grammo, 1 Kg. ecc.) tanto da renderlo uguale ad ogni quantità di merce che con esso si scambia. La merce-denaro raddoppia il suo valore d uso: oltre ad averne uno come merce (cura dentaria, articoli di lusso ecc.), acquista un valore d uso formale come denaro. Tutte le merci sono il suo equivalente particolare, perciò il denaro appare come merce universale. Il processo di scambio non dà alla merce-denaro il suo valore «ma la sua forma specifica di valore» 4. Con lo sviluppo del commercio nella società, viene in un primo tempo individuata la merce che funge da denaro: così è stato per l oro. L oro è entrato in circolazione come denaro ma con il suo valore già determinato (dal tempo di lavoro necessario a produrlo). Non si è verificato che l oro come denaro abbia acquisito un valore immaginario, nonostante taluni lo abbiano sostenuto (ad es.: Locke, Galiani per l epoca in cui Marx produsse le sue analisi) o lo sostengono erroneamente. E un errore credere che la merce-denaro abbia valore in quanto denaro; se così fosse tutte le merci avrebbero precostituita un unità di misura quale il denaro, espresso in merce per mera invenzione dell uomo. Non si comprende invece come la merce-oro sia potuta diventare l equivalente generale solo in base ad un processo sociale determinato, quale quello sopra descritto. Poiché la merce-denaro è l equivalente generale la sua grandezza di valore non può essere determinata quantitativamente: se l oro era la merce-denaro non si sapeva quanto valessero 10 libbre d oro; mentre per ciascuna quantità di tutte le altre merci era sempre dato sapere quanto oro valessero. L enigma del feticcio merce si sublima nell enigma del feticcio denaro. 4 Karl Marx, Il capitale, Libro primo, Sez. I, Cap. II. 20