Processo lavorativo, pluslavoro e parti costitutive del capitale

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1 Capitolo VII Processo lavorativo, pluslavoro e parti costitutive del capitale 33. Il processo lavorativo. Abbiamo visto che il lavoro produce così valori d uso. Quindi può essere rappresentato in merci che sono il risultato del processo lavorativo. Gli elementi costitutivi fondamentali del processo lavorativo sono tre: 1)- l attività di lavoro conforme allo scopo; 2)- l oggetto su cui agisce; 3)- il mezzo con cui agisce. L attività di lavoro conforme allo scopo è il lavoro stesso, per ora inteso nella sua natura generale, indipendentemente da ogni data forma sociale (feudale, capitalista, comunista ecc.). Il lavoro è un processo tra l uomo e la natura, in cui il primo pone in essere un azione di trasformazione, mediazione, controllo del materiale naturale per dargli una forma utile alla sua vita, forma che è da lui pensata coscientemente prima dell azione. Il lavoro pone in rapporto l uomo con la natura, di cui è parte integrante; l uomo, con il lavoro, fa suoi i materiali della natura «dando loro una forma utile alla propria vita» 1. L oggetto su cui agisce l attività lavorativa può consistere in vari elementi: - la terra (inclusa l acqua), oggetto universale di un certo tipo di lavoro umano che consiste nel togliere una data cosa dalla sua diretta connessione con la terra (ad es.: legname, pesca, estrazione di minerali); - la materia prima quando si lavora su una cosa che ha già formato oggetto di un precedente lavoro o che è stata già trasformata da un precedente lavoro; la materia prima può essere solo ausiliaria (consumata dal mezzo di lavoro) o costituire la sostanza fondamentale di un prodotto. 1 Karl Marx, Il capitale, Libro primo, Sez. III, Cap. V-1. 44

2 Il mezzo con cui si agisce o mezzo di lavoro è una cosa o un insieme di cose tramite cui l uomo, nel processo lavorativo, trasforma l oggetto del lavoro in prodotto, cioè in un valore d uso posto sin dall inizio come fine; il mezzo di lavoro è il conduttore dell azione lavorativa verso il suo oggetto. Significativo in proposito questo passaggio di Marx: «I resti dei mezzi di lavoro hanno, al fine di giudicare formazioni sociali scomparse, la medesima importanza che la struttura dei resti ossei per conoscere l organismo di specie animali estinte. Le epoche economiche si distinguono non per quello che viene prodotto, ma per come, con quali mezzi di lavoro viene prodotto. I mezzi di lavoro non servono solo a misurare i gradi di sviluppo della forza lavorativa dell uomo, ma servono pure ad indicare i rapporti sociali nel cui ambito è effettuato il lavoro». 2 Il mezzo di lavoro in un significato più esteso include anche le condizioni oggettive che, pur non facendo direttamente parte del processo lavorativo, sono necessarie al suo accadere: la terra, intesa come luogo di lavoro per il lavoratore e campo di azione per il processo lavorativo (qui la terra torna come «mezzo di lavoro universale»); le infrastrutture (canali, strade ecc.). In merito alla utilizzazione dei mezzi produttivi, occorre distinguere il consumo produttivo dal consumo individuale. Il primo consuma prodotti nel processo lavorativo per dar vita ad altri prodotti, cioè consuma mezzi di lavoro ed oggetti del lavoro (ad es.: materie prime, attrezzature ecc.). Il secondo consuma i prodotti come mezzi di sussistenza dell individuo vivente. Il consumo produttivo si realizza quindi nel processo lavorativo ove dati prodotti sono utilizzati come mezzi di produzione di altri prodotti. In definitiva il processo lavorativo si può riassumere come segue. L uomo si prefigge lo scopo di produrre un oggetto ben definito quale valore d uso atto a soddisfare dati bisogni. Pone in essere conseguentemente un attività lavorativa che, tramite il mezzo di lavoro, trasforma l oggetto di lavoro nel suddetto valore d uso ( prodotto finito ). Tutte le branche industriali, tranne il caso dell industria estrattiva, assumono come oggetto di lavoro la materia prima. 2 Karl Marx, Il capitale, Libro primo, Sez. III, Cap. V-1. 45

3 Se ci si pone dal punto di vista del prodotto finale, il lavoro inizia a presentarsi come lavoro produttivo 3, in quanto produce il valore d uso prima non esistente; il mezzo di lavoro e l oggetto di lavoro si presentano come mezzi di produzione. L oggetto-valore d uso può comparire come materia prima, prodotto o come mezzo di lavoro, in base alla funzione che svolge nel processo lavorativo. Un valore d uso non è, in assoluto, un prodotto; esso può essere anche materia prima o mezzo di lavoro, rispetto alla funzione che ha nel processo lavorativo. L uva, perciò, è un prodotto finale in un processo lavorativo che ha come fine il produrre uva, ma è materia prima in un altro processo lavorativo finalizzato alla produzione di vino. 34. Creazione del valore. Processo di valorizzazione del capitale. Il capitalista acquista sul mercato i fattori oggettivi necessari al processo lavorativo: i mezzi di produzione (oggetti di lavoro e mezzi di lavoro) e il fattore personale (la forza lavorativa che deve porre in essere l attività lavorativa). Il processo lavorativo diviene pertanto «processo di consumo della forza lavorativa da parte del capitalista» 4 in cui appaiono due fenomeni specifici: 1)- l operaio lavora sotto il controllo del capitalista a cui appartiene il tempo di lavoro; 2)- il prodotto nasce in proprietà del capitalista non del suo produttore diretto, cioè di chi lavora 5. Tali fenomeni derivano dal fatto che il capitalista ha la proprietà delle cose che costituiscono il processo lavorativo (mezzi di produzione e forza lavoro), quindi anche il suo risultato (cioè il prodotto di tale processo) gli appartiene. Il capitalista acquista sul mercato i mezzi di produzione e la forza lavorativa, come tutte le altre merci. Egli, in particolare, paga il valore giornaliero della forza lavorativa e si appropria così del suo uso nell opificio. Dal consumo produttivo di queste merci viene fuori il prodotto. 3 Per lavoro produttivo si intende quello che genera valori d uso, beni materiali. 4 Karl Marx, Il capitale, Libro primo, Sez. III, Cap. V-2. 5 Nel diritto del lavoro borghese si delinea chiaramente il concetto di destinazione altruistica in riferimento al risultato dell attività lavorativa, nell ambito di un rapporto di lavoro subordinato. Di contro ciò non si verifica (formalmente) nella disciplina giuridica del rapporto di lavoro autonomo. 46

4 Il prodotto, pur essendo un valore d uso, per il capitalista non è realizzato in quanto valore d uso fine a se stesso, ma se ne appropria in quanto: a)- esso si può vendere come merce (come valore d uso depositario di valore di scambio, cioè valore); b)- il suo valore è superiore alla somma dei valori delle merci consumate nel processo lavorativo (mezzi di produzione e forza lavoro) per le quali ha anticipato il suo denaro. Il capitalista quindi vuole produrre un valore e un plusvalore 6. Il processo di produzione appare così unità di processo lavorativo e processo di formazione di valore. Ed è proprio il processo di formazione di valore che ora si vuole analizzare. Abbiamo già visto perché il valore di una merce è dato dal tempo di lavoro socialmente necessario alla sua produzione. Il prodotto di cui si appropria il capitalista al termine del processo lavorativo ha dunque un valore che deve essere determinato in base alla quantità di tempo socialmente necessaria per la sua produzione. Il valore, una volta stabilito in termini di lavoro speso, trova espressione nel prezzo che però può anche non coincidere con il valore stesso. La quantità di lavoro contenuta nel prodotto è, di conseguenza, la somma della quantità di lavoro socialmente necessaria racchiusa nei mezzi di produzione che si consumano nel processo lavorativo ( ammortamento dei costi pluriennali, materie prime ecc.) e della quantità di lavoro spesa dal lavoratore per realizzare il prodotto finito. Il lavoratore diviene creatore di valore, nel processo lavorativo, in quanto usa i mezzi di produzione e la propria forza lavorativa allo scopo di trasformare la materia prima in prodotto finito. Bisogna rilevare che il prodotto finito vale, non solo per il lavoro speso dal lavoratore per trasformare la materia, ma anche per la quantità di lavoro racchiusa nei mezzi di produzione e nelle materie prime, consumate nel processo lavorativo che ha dato come risultato il prodotto finito oggetto della valutazione. 6 Il capitalista non vuole produrre un valore d uso in quanto tale; bensì il valore d uso in quanto sostanza materiale di un valore di scambio (di una merce). Il riflesso sovrastrutturale, nel diritto borghese, è che giuridicamente si definisce impresa solo l attività tesa a produrre per il mercato (quindi a fine di lucro). Il produrre non serve cioè per soddisfare direttamente i propri bisogni tramite l uso dei prodotti, ma per vendere sul mercato onde ottenere plusvalore da cui ricavare profitto, per ottenere più denaro di quanto se ne sia anticipato all inizio del processo. 47

5 In termini ragionieristici attuali, tale quantità di valore riferita ai soli mezzi di produzione corrisponde alla quota di ammortamento dei beni strumentali ( capitale fisso ), nei costi delle materie prime e del rimanente capitale circolante consumati nel processo lavorativo. I mezzi di produzione ( fissi e circolanti ) 7 hanno un valore equivalente alla quantità di lavoro spesa per produrli; a questo valore si aggiunge altro valore mediante l uso della forza lavorativa: la somma di tali valori forma il valore totale del prodotto finito. 35. Introduzione alla definizione di plusvalore. Lo scopo della produzione capitalistica è l arricchimento del capitalista, padrone dei mezzi di produzione, che mira ad appropriarsi del plusvalore, cioè della differenza positiva tra il capitale anticipato in partenza e quello che risulta al termine del ciclo produttivo. Posto C = capitale iniziale, C = capitale finale, si avrà: C C processo lavorativo C < C 7 Come è noto la scuola borghese, pubblica o privata che sia, insegna a rappresentare il capitale limitatamente alla sua suddivisione tra fisso e circolante, eludendo, e non a caso, la composizione organica del capitale (costante, variabile e plusvalore). In breve: il capitale fisso riguarda gli strumenti produttivi che non si consumano interamente nell esercizio considerato (ad es.: nell anno) e che quindi entrano nel costo di produzione solo per una quota parte (ammortamento); il capitale circolante riguarda quei mezzi produttivi che si consumano nell esercizio e che entrano interamente nel costo di produzione (ad es.: materie prime). 48

6 E utile precisare che il processo da C a C emerge, nei metodi contabili dei capitalisti, quale collegamento fondamentale tra il conto del patrimonio e quello economico, per cui il risultato del conto economico coincide con l incremento del capitale netto iniziale. Sulla base di uno schema contabile del tipo suddetto, si possono rappresentare i conti in due parti: una patrimoniale statica che rappresenta i valori iniziale e finale del capitale; l altra economica dinamica, che rappresenta l andamento ed il risultato della gestione dell esercizio in cui si sono consumati e prodotti valori: Situazione iniziale: STATO PATRIMONIALE Attivo 100 Passivo 60 Capitale netto 40 Situazione finale: STATO PATRIMONIALE CONTO ECONOMICO Attivo 170 Passivo 110 Costi 280 Ricavi 300 Capitale netto 60 Utile 20 Si noti il collegamento: il capitale netto finale è pari a 60, cioè a quello iniziale di 40 che si incrementa di 20 (= utile netto dell esercizio sua volta pari al plusvalore meno rendita e interesse). 49

7 36. Perché il plusvalore non è creato dalla vendita ad un prezzo superiore al valore. Prima di analizzare come si ottiene il plusvalore, occorre sgombrare il campo dall equivoco per cui lo stesso plusvalore sarebbe originato dalla vendita del prodotto al di sopra del suo valore. La borghesia, nell esercizio della sua dittatura di classe, cerca di radicare da sempre nella società questa volgare mistificazione tramite i suoi economisti e le sue scuole. E essenziale chiarire taluni aspetti circa la relazione tra la concreta produzione del valore e i prezzi, per definire il plusvalore nel modo più rigoroso possibile. Ipotesi: il capitalista deve vendere un prodotto che vale 12 ore lavorative (lavoro socialmente necessario per produrlo), espresse in denaro in 150,00 (di cui 100,00 sono mezzi di produzione consumati e 50,00 salario). Il capitalista riesce a vendere questo prodotto ad un acquirente per 200,00 infrangendo la legge dello scambio di equivalenti. Dunque: si può per questo affermare che si sia creato un plusvalore di 50,00 nell atto di vendita? Evidentemente no. Infatti il valore creato ed esistente rimane sempre pari ad una unità del bene cioè a 12 ore lavorative che si esprimono monetariamente in 150,00. In altri termini, dopo una truffa, il bottino del truffatore non è nuova ricchezza o nuovo valore creato ma semplicemente un travaso di ricchezza o valore già creati da un soggetto ad un altro: ciò che ha guadagnato il venditore lo ha perso il compratore: VARIAZIONE VARIAZIONE BILANCIO VENDITORE BILANCIO COMPRATORE attivo passivo attivo passivo Increm. Patr Increm. Patr. Non è stato creato alcun valore in più nella vendita. Il valore creato rimane espresso in 150,00 e corrisponde alle 12 ore di lavoro incorporate nel prodotto considerato. Vi è stato il trasferimento di valore già esistente da un soggetto all altro per il fatto che si è venduto ad un prezzo superiore al valore creato. Una variazione negativa (- 50) nel patrimonio del soggetto che acquista 150 pagando 200, è esattamente compensata da una variazione positiva nel patrimonio dell altro soggetto che vende a 200 un valore di

8 Se si considera in modo analogo questo fenomeno su un piano generale sociale, accade che per ogni perdita di un soggetto si ha un incremento patrimoniale compensativo per un altro soggetto. Il prodotto totale, il valore globale creato ed esistente nella società, resta sempre quello che deriva dal processo produttivo in termini di ore lavoro consumate nella produzione. Su un piano macroeconomico, si comprende che se il valore prodotto totale è 100, di cui il 60% rimpiazza i mezzi di produzione consumati e il 40% il monte salari, non rimane nulla per i capitalisti in termini di plusvalore. Tutto il valore prodotto ripaga i mezzi di produzione consumati e la forza lavoro impiegata, ma non crea altro valore per i capitalisti. Si rende quindi necessario creare valore in aggiunta, appunto plusvalore, per ottenere un ulteriore parte di produzione per i capitalisti. Se la produzione sociale totale è 100 occorre ad esempio portarla a 110, cosicché reintegrati i mezzi di produzione e la forza lavoro consumati, rimanga un plusvalore per i capitalisti. Le operazioni di vendita, al di sopra del valore, inciderebbero unicamente sulla distribuzione della ricchezza, non anche sul totale del valore creato che deriva, invece, solo dal processo produttivo. Per la legge dello scambio equivalente, di regola, l acquirente non è disposto a comprare ad un prezzo superiore al valore ed il venditore non è disposto a cedere per un prezzo inferiore al valore. Raggirare l acquirente, in violazione della legge dello scambio di equivalente, è un evento accidentale che non crea plusvalore ma si limita a trasferire valore già esistente da un soggetto ad un altro. Ciò naturalmente non toglie che il capitalista, vendendo ad un prezzo superiore al valore, si arricchisce ancor di più. Il capitalista che vuole appropriarsi di plusvalore basandosi sullo scambio di valori equivalenti, secondo la regola del commercio, ha un unica strada: quella di far creare dall operaio un valore superiore a quello consumato in termini di forza lavoro. L analisi razionale del processo di formazione del plusvalore deve basarsi sul presupposto che il prodotto sia venduto al suo valore. Vanno considerati poi separatamente, gli effetti di natura accidentale derivanti dalle oscillazioni dei prezzi intorno al valore che pur concorrono all arricchimento del capitalista. 51

9 37. Il plusvalore. La formazione del plusvalore. Per plusvalore assoluto si intende la parte del valore, prodotta dall operaio nel processo lavorativo, di cui si appropria il capitalista gratuitamente. L operaio, in una parte della giornata lavorativa, guadagna il suo salario ( riproduce la forza lavoro consumata nel processo di produzione); nell altra parte della giornata lavorativa l operaio lavora, non più per guadagnare il salario (il valore della forza lavoro spesa), bensì per produrre gratuitamente una quota aggiuntiva di valore (cioè un plusvalore) a favore del capitalista che se ne appropria. La giornata lavorativa ha un valore che nella sua espressione più elementare è dato dal valore dei mezzi di sussistenza necessari al lavoratore ed alla sua famiglia per vivere. Bisogna considerare la forza lavoro semplice. Per produrre i mezzi di sussistenza giornalieri occorrono ad esempio 4 ore, date le condizioni di produzione esistenti nella società, in una data epoca, in un dato paese. L operaio vende la sua forza lavoro semplice per 4 ore al giorno, ad un prezzo che esprime il valore della sua forza lavoro spesa nel processo produttivo, cioè il salario. Tale salario gli consente infatti di acquistare i mezzi di sussistenza giornalieri. L operaio che lavora 4 ore al giorno produce una unità del bene A, secondo date condizioni tecniche e generali della produzione proprie del luogo e dell epoca in cui opera. Il capitalista paga i fornitori dei mezzi di produzione e del capitale circolante, seguendo la normale legge dello scambio. I fornitori, naturalmente, vendono tali strumenti al loro valore (cioè per la quantità di lavoro in essi incorporata). Poniamo che: - i mezzi di sussistenza giornalieri, cioè 4 ore di lavoro, nelle condizioni date, si esprimano monetariamente in 50,00 quale salario della giornata lavorativa semplice (media, o socialmente necessaria nel caso di tale produzione); - in una unità del bene A, oltre alle 4 ore di lavoro vivo, siano incorporate 8 ore lavorative relative ai mezzi di produzione consumati per produrlo (impianti, materie prime ecc.). La produzione di 1 unità si esprime dunque in 8 ore di capitale costante pari a 100,00: cioè 2 giornate lavorative (= 50,00 2) e in 4 ore di capitale variabile pari a 50,00. Il totale del valore espresso nella forma di prezzo della produzione è pertanto di 150,00. Il capitalista quindi per ottenere la produzione di 1 unità del bene A paga 100,00 per l intero valore degli strumenti di produzione consumati (impianti, materie prime ecc.) e 50,00 al lavoratore per il salario giornaliero (valore della forza lavoro spesa). 52

10 La quantità di lavoro incorporata nel prodotto finito e quindi il suo valore sono espressi in 150,00 (in termini di prezzo in denaro). Questo è il prezzo - posto uguale al valore - che rappresenta il valore di 1 unità di prodotto A. Il capitalista dopo che ha pagato mezzi e forza lavoro per complessivi 150,00 e che ha venduto il prodotto al suo valore - secondo la legge dello scambio commerciale di equivalenti - alla fine del processo si ritrova con le iniziali 150,00. L operazione non ha quindi senso, per il capitalista. Se il prodotto è venduto secondo la regola dello scambio di equivalenti, ad un prezzo pari al valore, come tirare fuori il plusvalore? Si deve creare valore aggiuntivo per ottenere un capitale maggiore di quello anticipato. Per creare valore aggiuntivo occorre maggiore lavoro nel processo produttivo, affinché il capitale finale sia superiore a quello iniziale. I capitalisti, compresa questa legge, cercano di raggiungere tale risultato nel processo produttivo, poiché solo in esso può crearsi nuovo valore. I capitalisti, nel processo produttivo, individuano due elementi costitutivi del capitale su cui agire: i mezzi di produzione (capitale fisso e circolante) e forza lavorativa. Nel processo produttivo giornaliero di una unità del bene A il capitalista consuma 100,00 di capitale costante, e trae da esso l equivalente valore di 100,00. Ciò significa che tale capitale costante consumato è entrato nel valore del prodotto per 100,00. Il capitalista qui non ha alcuna possibilità di trarre plusvalore. Scartati i mezzi di produzione, nel processo produttivo non rimane che il capitale variabile, la forza lavoro, merce del tutto particolare. Il suo valore elementare, semplice, è determinato sulla base dei mezzi di sussistenza giornaliera che servono al lavoratore. La paga giornaliera di 50,00 rappresenta 4 ore di lavoro semplice in quanto tante sono le ore che occorrono per produrre l equivalente dei mezzi di sussistenza suddetti. Ma questi mezzi bastano all operaio per tutta la giornata cioè per 24 ore e quindi, se il capitalista prolunga la giornata lavorativa, i mezzi di sussistenza necessari all operaio rimangono nella stessa quantità. Tale quantità è, nel nostro esempio, sempre pari a 4 ore di lavoro, a 50,00; il valore dell ora lavorativa si esprime in denaro perciò in 12,50 (= 50,00 4). Il capitalista acquista l uso della forza lavoro. 53

11 Se la giornata lavorativa viene ad esempio triplicata e quindi fissata a 12 ore, al termine del processo il capitalista otterrebbe non più una unità del bene A, ma tre unità (supponendo per mera semplicità di analisi un incremento di produzione e di consumo di mezzi produttivi esattamente proporzionale all incremento del tempo). La produzione di 3 unità si esprimerebbe così: 24 ore di capitale per consumo di mezzi di produzione (= 8 ore 3) pari a 300,00 (= 12,50 24); 12 ore di capitale variabile (= 4 ore 3) per cui paga sempre 50,00 di salario giornaliero. Così il totale del valore della produzione è l equivalente di 36 ore lavorative, e pertanto di 450,00 (= 12,50 36). Vendere 3 unità al loro valore, significa ricavare 450,00 che diminuiti di 350,00 di costi lasciano un plusvalore di 100,00. Il capitalista, da una somma anticipata di 350,00, si ritroverebbe, per ogni 3 unità di prodotto vendute, con una somma di 450,00. Avrebbe trasformato cioè una somma di denaro in capitale in quanto impiegata per ottenere plusvalore nel processo produttivo. Una parte della giornata lavorativa pari a 8 ore non serve a produrre i mezzi di sussistenza per il lavoratore, bensì a creare ulteriore valore di cui si appropria il capitalista. Il capitalista ottiene tramite il prolungamento della giornata lavorativa una somma maggiore rispetto a quella pagata per i mezzi di produzione e per la forza lavoro, dopo aver pagato al suo valore i mezzi di produzione e la forza lavoro. Il denaro è così trasformato in capitale. 54

12 38. La riproduzione nel processo lavorativo. Marx definisce riproduzione il rimpiazzamento del capitale anticipato in termini di mezzi di produzione e salario. PROCESSO LAVORATIVO Riproduzione (mezzi di produzione + lavoro necessario) Plusvalore Riproduzione Plusvalore Riproduzione Plusvalore prolungamento giornata lavorativa Il processo lavorativo potrebbe fermarsi alla fase della riproduzione che assicura al lavoratore i mezzi di sussistenza. La fase della riproduzione viene superata in quanto il capitalista deve ricavare più denaro di quello anticipato, deve valorizzare il suo capitale incrementandolo. La giornata lavorativa si allunga e si restringe sulla base della quantità di plusvalore che il capitalista riesce ad estorcere, come si evidenzia nei grafici. Questo processo si ricollega direttamente alle offensive reazionarie che la borghesia scatena contro le lotte operaie per la riduzione dell orario di lavoro a parità di salario. 55

13 39. Il capitale costante e il capitale variabile. Una parte del valore del capitale è rappresentato dai mezzi di produzione Questa parte, durante il processo lavorativo, non muta la propria grandezza di valore, nel senso che non trasferisce mai un valore maggiore di se stesso al prodotto finale. Marx, per questo motivo, definisce capitale costante tale parte del capitale. Se il capitalista ha consumato 300,00 di capitale costante nel processo produttivo, questi 300,00 entrano esattamente nel valore finale della produzione. Il valore del prodotto finale le avrà esattamente incorporate. Nell esempio prima riportato si nota come i mezzi di produzione consumati posti equivalenti a 24 ore di lavoro ed a 300,00: esattamente per tale valore essi entrano nel valore totale del prodotto finale A. Il capitalista per essi ha anticipato 300,00 e tramite essi si riproduce esattamente un valore di 300,00 (quota parte del prodotto finale). L altra parte del valore del prodotto è costituita come è noto dalla forza lavorativa consumata nel processo produttivo. Questa parte, a differenza della precedente, muta il proprio valore nel processo produttivo, nel senso che non solo riproduce il proprio equivalente ma anche quella eccedenza che prende il nome di plusvalore. Perciò Marx ha chiamato tale parte capitale variabile. Sempre secondo l esempio, si nota come il capitalista acquista la forza lavorativa sul mercato al prezzo di (salario giornaliero), in quanto tale somma corrisponde al valore socialmente stabilito della giornata lavorativa semplice (quantità dei mezzi di sussistenza necessari al lavoratore e quindi al valore giornaliero della forza lavoro da questi venduta). Le ore di lavoro giornaliere necessarie all operaio per la produzione dei beni destinati al suo sostentamento, nelle condizioni date, sono solo 4; per creare plusvalore, tale giornata lavorativa viene allungata a 12 ore. Così la giornata lavorativa acquistata al suo valore diviene variabile nel senso che viene prolungata in funzione del plusvalore da creare. Essa entra nel valore del prodotto finale con un valore superiore (nel nostro esempio 150,00) rispetto a quello anticipato (nel nostro esempio 50,00). In quanto la forza lavoro crea un valore superiore rispetto a quello pagato in termini di salario, il capitalista, attraverso l allungamento della giornata lavorativa va oltre la semplice riproduzione dell intero capitale anticipato. La produzione per il capitalista, senza tale condizione, non ha senso. 56

14 Nell ambito del capitale variabile, la parte che serve alla semplice riproduzione del capitale anticipato è mantenuta ferma: è, così come lo chiama Marx, il lavoro necessario. La parte, oggetto della variazione, è quella in cui termina la riproduzione e inizia il pluslavoro da cui si genera il plusvalore: è evidente che il capitalista tende ad allungarla il più possibile per ricavare il massimo del plusvalore ottenibile. CAPITALE VARIABILE Lavoro necessario Pluslavoro Lavoro necessario Pluslavoro Lavoro necessario Pluslavoro prolungamento giornata lavorativa 40. Quadro generale del processo lavorativo e composizione organica del capitale. Il processo lavorativo, come processo di formazione del valore, si presenta, ora, nelle sue tre parti essenziali: capitale costante, capitale variabile, plusvalore. Nel grafico che segue sono riprodotte le parti del valore dell intero capitale (naturalmente le proporzioni stabilite sono casuali e meramente indicative). La parte del capitale costante coincide con i mezzi di produzione (siano essi fissi o circolanti ); quella del capitale variabile con la forza lavoro (salari). 57

15 Il capitale fisso contenuto nel capitale costante (i mezzi di produzione di durata pluriennale), non entra interamente nel processo produttivo ma solo per la quota parte che in esso si è consumata. Questa parte è comunemente considerata come quota di ammortamento. Il capitale costante si riproduce nel valore finale (capitale prodotto) in misura esattamente uguale al proprio valore anticipato, senza generare plusvalore, anche se tramite la variazione del suo consumo si moltiplica la produzione ottenuta. Il capitale variabile, entra nel capitale anticipato sempre con lo stesso valore, indipendentemente dalla lunghezza della giornata lavorativa. Entra però nel valore finale prodotto, con valore variabile in base alla lunghezza della giornata lavorativa, così generando un plusvalore assoluto che cresce con l aumento della stessa giornata lavorativa. Rappresentazione grafica della composizione organica del capitale Lavoro morto Lavoro vivo Mezzi di produzione Lavoro Pluslavoro Capitale Costante Capitale Variabile Plusvalore 58

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