UNA PAROLA BALKANICA E LA SUA ETIMOLOGIA: KURVA

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PA OLO AGOSTINI UNA PAROLA BALKANICA E LA SUA ETIMOLOGIA: KURVA La parola kurva, 'Iena, prostituta, meretrice è una Kulturwort largamente usata in tutto l Est europeo (anche come interiezione). Il termine appare diffuso con lo stesso significato in tutta l area linguistica slava, si veda l antico slavo ecclesiastico: kurbva (F. Miklosich: Lexicon paleoslovenico-graeco-latinum. Wien, 1862-5; Karl H. Meyer: ALkirchenslavisch-griechisches Wörterbuch des Codex Suprasliensis. Glückstadt und Hamburg, 1935); bulgaro: kurva (Andrejčin e altri: BPgarski Tekovcn Rečnik. Sofia, 19632); serbocroato: kurva (Dayre-Deanovic-Maixner: Hrvats- kosrpskofrancuski rječnik. Zagreb, 1956); slovacco kûrva (Slovnik Slovenskégo Jazyka Bratislava, 1959- ); russo: kurva (Ušakov: Tolkovij Slovar Russkogo Jazika... Pod pedakuneh D. h. Ymakoba. Voll. I-IV. Mosca, 1935-40; 1: 1551); polacco: kurwa (Linde, S. : Slownik jezyka polskiego. Voll. I-VI. 2a. ediz. Lwów 1854-1860, in ediz. anastatica: Warszawa 1951); bassolusaziano: kurwa (Muka, E. : Slownik dolnoserbskëje rëcy i jeje narëcow. Wörterbuch der niedersorbischen Sprache und Ihrer Dialekte. I-III. St. Petersburg, 1911-5 u. Praha, 1926-8); alto-lusaziano: kurwa (Pfuhl: Lausitzisch wendisches Wörterbuch. Lužiski serbski slownik. Budissin, 1886); ucrano: kurva, ecc. Oltre all area slava Ia parola compare in rumeno: curva (Dicţionarul limbii remine literature contemporane. Voll. I-IV. Bucureşti, 1955-57); in ungherese: kurva (Koltay-Kästner, J.: Magyar-Olasz Szótàr. Budapest, 1963); in albanese: kurve (Meyer, G. : Etymologisches Wörterbuch der albanesischen Sprache. Strassburg, 1891); in greco κούρβα (Brighenti: Dizionario Greco Moderno- Italiano. Milano, 1927 in ristampa anastatica: Milano, 1983). Oltre al significato principale suddetto, il termine assume anche significati secondari. Nel serbocroato popolare, qualora riferito a persona di sesso maschile, il termine ha il significato di 'persona spregevole, buono a nulla; donna [nel gioco delle carte] (Buk, k.s. : SRPSki Rječnik. Beograd, 18933, pag. 327) e inoltre quello di 'vigliacco (G. Popovič: Wörterbuch der serbischen und deutschen Sprache. Pančova, 18952, pag. 156). In ungherese assume anche i significati di 'persona che suscita ira o disprezzo; asso [nel gioco delle carte]; lascivo, lussurioso [nella traduzione della Bibbia fatta da

370 Paolo Agostini G. Heltai], fino all impiego nel linguaggio popolare odierno come avverbio col significato di 'molto (come p. es.: kurva hideg van, 'fa molto freddo, ma cfr. l italiano 'fa un freddo cane'), v. TESz. 2:683. Il Brighenti (op. cit.), per il greco moderno, riporta un significato di arcióne non registrato altrove. F. Miklosich (Etymologisches Wörterbuch der slavischen Sprache. Wien 1886, pag. 149) e E. Bemecker (Slavisehe s etymologisches Wörterbuch. Heidelberg 1908-1913; vol. I, pag. 651) presuppongono una origine germanica dell etimo, ma contro questa ipotesi si schierano il Sobolevskij (in: Archiv für slavische Philologie, voi. XXXIII, pag. 478), V. Kiparsky (Die gemeinslavischen Lehnwörter aus dem Germanischen. Helsinki 1934, pag. 43), M. Vasmer (Russisches etymologisches Wörterbuch. Heidelberg 1953-4, vol. I, pag. 698), I. Kniezsa (A magyar nyelv szlàv jôvevényszavai. Budapest 1974, vol. I, pag. 297). Essi infatti ritengono che questa parola sia in stretto rapporto con un ant. slavo *kurr, gallo, oggi usato soltanto in proverbi (cfr. russo Popak kak kur vo šči, caderci dentro come il gallo nella minestra = cadere in trappola ) o comunque come termine dialettale. Questo etimo ha dato origine ad una forma femminile regolare con kura, gallina, cfr. Bemecker, op. cit., vol. I, pag. 650; Vasmer, op. cit., vol. I, pag. 697, i quali ritengono che kurva sia un derivato da kura. Sembra purtuttavia abbastanza improbabile che un etimo minore, arcaico, qual è kur, gallo, che ha conosciuto una diffusione soprattutto dialettale, possa aver dato origine a una parola diffusa capillarmente su un territorio tanto esteso e dando persino origine a prestiti in lingue non appartenenti all area slava, con assoluta omogenità di significato. G. Mihăilă (Imprumunturi vechi sud-slave în limba romînă. Studiu lexico- semantic. Bucarest, 1960) ritiene che, per quanto riguarda il rumeno, si tratti di un prestito slavo, e cosi anche il Magyar Nyelv tôrténeti-etimologiai szótàra (Budapest, 1967-1976, voi. 2,pag. 683)per ciò che riguarda l ungherese. Quest ultimo inoltre scarta decisamente la possibilità di un prestito latino. Per quanto riguarda il neoellenico vi sono invece pareri discordi. A. Th. Fioros (Νεοελληνικό Ετυμολογικό καί ερμηνευτικό Λεξικό, Atene 1980, pag. 287) dopo aver notato che la parola in questione esiste anche in rumeno, rileva che nel linguaggio dei fabbri il termine viene usato quando il ferro si gonfia ad otre, ovvero fa la pancia [?]: (Κατά τή γνώμη μου, είναι ρουμανική curva (= πόρνη). Στή γλώσσα τών σιδηρουργών άπαντά ώςκούρμπα: «Τό σίδερο εκανε κούρμπα (= κοιλιά)»). Ciò pare sufficiente qall autore per far derivare il termine dalla radice ie. *ker- ) greco κυρτός, ('curvo, inclinato, convesso, gobbo),~ latino curvus, -a, -um. N. Politis (Παροιμίαι Γ', 1901, pag. 441) fa derivare la parola dal latino curva, affermando-probabilmente a

Una parola balcanica e la sua etimologia: kurva 371 causa della stretta parentela esistente in neoellenico tra στρέφω ( volgere, avvolgere, riavvolgere, rivolgere, girare, voltare, voltolare; rendere, restituire e i suoi derivati στροφειον, cilindro, verricello ;στροφή, volta, evoluzione, giro; strofa; ritornello,στρόφιγξ, cardine, ganghero; chiave, ecc.) e διαστρέφω ( torcere, slogare; corrompere, pervertire, snaturare e i suoi derivati, διαστρέψιμο, corruttorre, pervertitore,διάστροφος, distorto; alterato, contraffatto; pervertito, corrotto, depravato, ecc.), che si tratta di un significato metaforico attribuito alla parola latina curva (più esattamente: οπερ πλήν τοο καμπύλου, έλάμβανεν ένίοτε καί τήν μεταφορικήν σημασίαν του στρεβλού καί διαστρόφου έπί ήθικής.) Della stessa opinione è anche N. P. Andrioti ( Ετυμολογικό Λεξικό τής Κοινής Νεοελληνικής, Thessaloniki 1983s, pag. 171) sintetizza la questione in questi termini: κούρβα ( mediev. χονρβα ( latino curva. Naturalmente questa ipotesi non tiene assolutamente conto del fatto che il latino non usava il verbo curvo, -as, -are, incavare; piegare (cfr. greco κορωνός, curvato, piegato ) κορώνα, corona ) per designare la corruzione morale e dei costumi, bensì il verbo verto, -is, -ere, volgere, voltare, girare, donde perverto, -is, -ère, corrompere, pervertire. Volendo riesaminare la questione più da presso, sarà opportuno notare come in passato vi sia stata un unica lingua in grado di infmuenzare le altre lingue dell area a questa lingua era il greco. Le radici della cultura dei popoli slavi, cosi come quelle degli altri popoli europei, si affondano nell antica Hellas. E noto che le basi fondamentali della cultura europea sono state trasmesse da Roma a quelli che erano i popoli che vivevano nel suo ambito prettamente occidentale e da Bisanzio ai popoli slavi e balcanici. La stessa nascita della lingua che noi chiamiamo antico slavo ecclesiastico, che ebbe il ruolo di lingua funzionale nella scrittura, è dovuta alla politica liberale di Bisanzio, ovvero alla sua politica religiosa. Ma la lingua internazionale, la lingua degli scambi, la lingua dei commerci, era il greco. Dopo la morte di Alessandro Magno, le capitali dei suoi regni: Antiochia, Pergamo e Alessandria erano i centri del mondo civile. Leggi e decreti venivano emanati in greco, le scuole pubbliche insegnavano il greco. Questa lingua era diffusa tra le popolazioni, dai governatori che reggevano le varie provincie, dai negozianti nello scambio delle merci, fino ai soldati che dopo la ferma la riportavano al luogo natio. Quanti volevano indirizzare una supplica al re o ad un pubblico ufficiale, chi voleva lagnarsi di un sopruso, chi aspirava a un pubblico impiego o pubblicare un bando, doveva farlo in greco. Il greco era la lingua ufficiale di tutto il mondo civile, onde a ragione si disse lingua mondiale. E quando l Impero Romano incorporò con gli altri anche i regni di Egitto, Siria e Pergamo, accolse, non solo come necessaria al governo di

372 Paolo Agostini paesi ellenizzati, ma come ornamento delia propria capitale Roma, la lingua comune : Graecia capta ferum victorcm cepit et artes Intulit agresti Latio. (Orazio, Epìstole II, 1, 156) Come giustamente mi ha fatto notare Gyözö Szabó, la questione del possibile apparentamento dell etimo con l antico greco κύρη, κόρα era già stata sollevata da Gergely Czuczor e Jänos Fogarasi (A Magyar Nyelv Szótàra, Pest 1865, voi. III, pag. 1211), i quali estendevano tale parentela dall ungherese kurva allo slavo kurwa, al tedesco Hure, all inglese whore, al danese hore, al finnico huora, al ciuvasso kher, al polacco czura, czurka, nonché al latino curia e scortum. Benché tale tentativo di derivazione etimologica fosse inficiato da vizi d origine, resta però loro il merito di aver riconosciuto per primi la possibilità di un affinità tra alcuni di questi termini. Proprio nel greco antico è da ricercarsi l origine di questa parola cosi diffusa. V è infatti la forma hom. κούρος, dor. κώρος, att. κόρος, adolescente, ragazzo che al famminile presenta le forme hom. κονρη, dor. κώρα, att. κόρη. Ci sono note inotlre le forme micenee (lineare-b) traslitterate da M. Ventris in ko(r)wo(s) e ko(r)wa: 9 M Ÿ/f Una caratteristica importante di questo etimo è la presenza di un digamma appoggiato. La forma originale era probabilmente *κόρτος. Sappiamo che, mentre in greco l eliminazione della semivocale yod era già pressoché conclusa in epoca storica, il digamma inizio il suo processo di sparizione soltanto in epoca molto più tarda e (per un certo periodo) limitatamente ad alcune aree dialettali. Una comprova di ciò e proprio a proposito di questo particolare etimo ce la offre O. Longo (Elementi di grammatica storica e dialettologia greca. Padova, 1985, pag. 52) quando afferma: Si osserverà che la forma att. κόρη, e non *κόρα, come esigerebbe la regola dell 'alfa puro, testimoni che la perdita del F è posteriore al passaggio ionico-attico di a ad n: *κόρεα ) *κόρεη ) κόρη.. Si può pensare che una forma *κονρεα, ragazza () ragazza di facili costumi ), propalatasi nei contatti con l impero bizantino o diffusa da soldati e commercianti parlanti greco e/o utilizzanti il greco come lingua franca,

Una parola balcanica e la sua etimologia: kurva m sia stata ripresa in slavo quando il digamma era ancora udibile come *kurßa ) kurva, nel qual caso avremmo a che fare con una parola divenuta internazionale come ai nostri giorni demoiselle, Mädchen o girl. Ricordiamo che i primi contatti dei popoli slavi con la Grecia risalgono all epoca di Alessandro Magno, continuarono poi in modo intensivo con Bisanzio e si protrassero sino alla caduta di Salonicco (1430) e di Costantinopoli (1453) nelle mani dei Turchi. Una tale possibilità sembra essere molto più credibile di un ipotesi che vede un etimo slavo significante gallina e diffusosi poi col significato di donna di malaffare in tutta l area balcanico-slava. L eliminazione del digamma appoggiato comporta di regola l allungamento di compenso (cfr. le forme eoe-e hom. κοϋρος/κούρη~ dor. κώρος/ κώρα ~ att. κόρος/κόρη', att. ξένος ~ tov. ξεϊνος ~ dor. ξενρος; cosi pure accanto a *δορρ ) δόρυ, δόρατος abbiamo hom. <5ουράς, δονοατος). Resta pertanto da spiegare il meccanismo in base al quale la vocale breve ko- in presenza di digamma sia stata ripresa nell area slavo-balcanica come una vocale lunga ku-. Si possono formulare a tale riguardo due distinte ipotesi: la prima è quella che vede la pronuncia originale greca della sillaba breve ko- ripresa nella lingua ricevente il prestito come ku- in seguito alla particolarità di una possibile pronuncia stretta della vocale o. La seconda ipotesi meno probabile vedrebbe invece un doppio sviluppo, cioè anche in presenza di digamma la sillaba corta ko- diventea una lunga ku-, forse in conseguenza di una dicotomia semantica. Volendo esaminare le implicazioni connesse alla prima ipotesi, appare evidente che non si tratta in questo caso di valutare un fenomeno che ha preso forma all interno del greco più o meno classico ma di stabilire come sia avvenuto un prestito linguistico dalla κοινή διαλεχτός a tutta una serie di lingue balcaniche in epoca sicuramente storica ma non esattamente databile. La spiegazione deve probabilmente ricercarsi nel modo ellenico di pronunciare le vocali ο, ου, co. Nei monumenti scritti queste vocali mostrano una serie di perturbazioni, spiegabili forse con una pronuncia stretta, chiusa oppure con ampie variazioni nel valore fonetico del segno. La vocale o doveva probabilmente essere pronunciata con un timbro indistinto o come shva, tanto da poter essere scambiata per e: in un ostra- con del 32-33 d.c. (apud Licht, 75, citato in Abele Boatti: Grammatica del greco del Nuovo Testamento, Venezia 1935) è scritto τέλες psr τέλος, tributo, ma si vedano anche είπον per είπεν, disse (Mt. 13:4, Vangelo di Parigi, see. VII) e εφαγον anziché έφαγεν (Mt. 12:4, op. cit.). Vi sono esempi di ου

374 Paolo Agostini scambiato con ω: εχωσι, hanno per εχονσι (Mc 8:2, Vangelo di Parigi) e παρά Θεοϋ καί άνθρώποις, presso Dio e gli uomini (2:52 del Codex Angelicus di Roma, sec. IX), ecc. Quest ultimo scambio sembra essere frequente soprattutto nelle desinenze dei verbi. Lo scambio di o con ω e viceversa è molto comune: nelle iscrizioni di Magnesia vi sono esempi del tipo: Άρτεμιδόρον, 'Ηαλλέδνος, Πλοντίονος, νεότερος, Μοσχίονος, ecc. (Ernst Nachmanson: Laute und Formen der magnetischen Inschriften, Uppsala 1903). Quando Terzo, che scriveva sotto dettatura l Epistola ai Romani, sentì pronunciare dall apostolo Paolo irinin écomen, riguardo a quest ultimo vocabolo si trovò libero di scegliere tra εχομεν ed εχωμεν: né il modo di pronunciare di S. Paolo né l ortografia lo determinava a scegliere a parità di significato piuttosto l una che l altra forma (v. Vangelo Nitriense del sec. VI, 5:1, Londra). Nei papiri di Parigi si trovano ωντος, Μαχεδώνος, ecc. (Brunet de Prešle: Notices et extraits des manuscripts de la Bibliothèque Impériale. Paris, 1865, 40:11 :a), e gli esempi potrebbero continuare all infinito. In considerazione di ciò appare dunque possibile che una pronuncia chiusa della sillaba breve ko- abbia potuto condizionarne la ripresa nell area slavo-balcanica come ku- breve. Un allungamento a posteriori della sillaba (e cioè già in ambito slavo-balcanico) potrebbe essere stato causato della presenza su di essa dell accento tonico. L ipotesi del doppio sviluppo, che cioè la sillaba corta ko- divenga una ku- lunga già in ambiente greco e nonostante la presenza del digamma non trova prove a supporto. Ciononostante, per dirla con O. Longo {op. cit.), è lecito supporre che, accanto alla κοινή letteraria e cancelleresca ( Schriftsprache ), più abbondantemente attestata, prosperasse una mündliche koinè', una lingua d uso comune, popolare, fornita di caratteristiche meno attiche della lingua letteraria, e più di questa miscelata. Qualora l ipotesi di un doppio sviluppo dovesse trovare conferma, il fenomeno deh allungamento della sillaba malgrado la conservazione del digamma potrebbe essere visto come conseguenza di una dicotomia semantica che ha interferito con lo sviluppo regolare del termine. A margine si noterà la presenza in ungherese del doppio etimo kurva ~ kura, entrambi attestati a partire dal XV secolo. Il fenomeno della caduta della -v- può essere giustificato da tre ordini di motivi. La prima ipotesi possibile è che la riduzione a grado 0 è dovuta ad un fenomeno proprio della lingua ungherese anche se per ragioni temporali si sarebbe portati ad escluderlo, cfr. est ve ) este (ma in questo caso si tratta di un suffisso comitativo usato in funzione di avverbio temporale che poi si è ridotto, cfr. est ) estvel ) estve ) este, infatti: la sera=az est; di sera = estel); kertvél ) körte (ma questa ri

Una parola balcanica e la sua etimologia: kurva 375 duzione ha avuto luogo soltanto nel XVIII secolo, cfr. TESz. 2:622); Moszkva ) muszka (attestato come muskva fino al XVIII secolo) ma si veda anche pitvar che nella lingua popolare del XVIII-XIX secolo si è ridotto a pitar ma che nella lingua letteraria rimane invariato!). Una seconda ipotesi potrebbe essere quella dell associazione del termine slavo, probabilmente slovacco, kura, gallina per la sua vicinanza semantica (come ipotizza il TESz). La terza ipotesi, di gran lunga più allettante, è quella che vedrebbe il termine ripreso una seconda volta e non per il tramite della mediazione slava ma direttamente dai delegati dell Impero Bizantino sul territorio ungherese, e questa volta in un momento in cui il digamma era completamente scomparso e non più udibile. Il termine neoellenico κούρβα é stato probabilmente ripreso dallo slavo in epoca medievale.