LINGUAGGIO SCIENTIFICO E ORIZZONTE DELL'INTERO. S. Galvan UCSC



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LINGUAGGIO SCIENTIFICO E ORIZZONTE DELL'INTERO S. Galvan UCSC - Il linguaggio della Matematica e i linguaggi formali, forma e semantica. - Il linguaggio della Fisica e delle altre scienze della natura, le scelte di Galileo. - Qualità primarie e qualità secondarie. - Dipendenza dei linguaggi scientifici dal linguaggio naturale. - Origine del linguaggio naturale, esperienza del vissuto e concetti primari. - Aspetti generali ed orizzonte filosofico.

I. PARTE Natura di LN (Linguaggio naturale) 1. LN svolge una molteplicità di funzioni: Funzioni teoretiche (gestire l informazione, conoscere, rappresentare il mondo, comunicare tale rappresentazione,...) e Funzioni pragmatiche (agire, suscitare sentimenti, impartire ordini,...). 2. LN è immediato: non deriva da altri linguaggi, ma è il linguaggio nel quale ci troviamo immersi fin dall origine. 3. Si tratta più di un orizzonte di linguaggi differenziati, che di un vero e proprio linguaggio unico. Se lo si vuol considerare come qualcosa di unitario, appare come disomogeneo, costituito da livelli diversi e per di più a contorni sfumati, privi di interrelazioni sintatticamente definite. La ragione di ciò sta, a mio avviso, nella quarta caratteristica. 4. LN ha una vocazione alla globalità, all intero. LN è il luogo in cui si può parlare di tutto. Intero, dunque, dal punto di vista dell estensione del contenuto linguistico, ma intero anche dal punto di vista dell Infinito di Anassimandro. Esso è il luogo in cui può prendere lo spicco la formazione di linguaggi più determinati o aver luogo l'uso differenziato del linguaggio stesso o delle sue parti. Il linguaggio scientifico LS (ma anche quello filosofico, se se ne parla in senso tecnico) nasce all interno del LN secondo una serie di momenti che lo costituiscono nella sua differenza, ma ne sottolineano anche la dipendenza.

II. PARTE Natura di LS 1. Innanzitutto, non esiste un LS unico, quasi una lingua universale per tutte le scienze. Quando si dice LS si intende il linguaggio scientifico di una specifica teoria scientifica. Dunque, specificità di LS. 2. LS è mediato. Sopra si è parlato di una serie di momenti (concettuali) che portano da LN a LS. La illustrazione di questi consente di evidenziare le caratteristiche distintive essenziali di LS rispetto a LN. a. LS non svolge, primariamente, alcuna funzione pragmatica, ma solo la funzione, teoretica, di conoscere il mondo. Questa funzione rientra nell ambito della più vasta funzione assertiva, quella funzione per cui il linguaggio avanza la pretesa di dire come stanno le cose, avanza le pretese d essere vero. b. Ora, però, la conoscenza scientifica non è un mera forma di credenza vera, ma come si è soliti dire, una forma di credenza vera e fondata. È proprio l analisi di questa terza caratteristica della conoscenza scientifica che ci permette di evidenziare ulteriori proprietà essenziali di LS.

3. LS è un linguaggio oggettivo. Come è noto, le difficoltà inerenti alla giustificazione della verità degli asserti scientifici, ha portato gli scienziati a ripensare il concetto di verità in termini di oggettività come intersoggettività. In questa accezione, quando si dice che una certa affermazione è oggettivamente vera, non si intende affermare semplicemente che tale proposizione è vera perchè dice come stanno le cose, ma perchè essa è ricoscibile idealmente come vera da tutti i soggetti che soddisfano determinate condizioni epistemiche. La fondatezza di tale proposizione sta in altri termini nel fatto che un qualsiasi soggetto, in condizioni ideali, ha la possibilità di attestarne la verità. Ma come è possibile ciò? Una delle condizioni essenziali perchè questo avvenga sta nella costituzione di un linguaggio, che assicuri il raggiungimento di due obiettivi fondamentali: OBIETTIVI per raggiungere l'accordo intersoggettivo A. L individuazione univoca del dominio oggettuale da indagare e degli attributi che caratterizzano gli elementi che vi appartengono (in breve, l oggetto d indagine). B. Elaborare una o più procedure intersoggettivamente condividibili attraverso le quali sia possibile stabilire se, dato un certo attributo P e un oggetto x valga o meno Px.

--- NELLE SCIENZE EMPIRICHE. Nell ambito delle teorie empiriche si devono avere a disposizione criteri stabili e condivisi per stabilire quali proposizioni hanno lo statuto di protocolli empirici (ossia di proposizioni immediatamente vere in tale disciplina). Questi non solo presuppongono che siano univocamente determinati i predicati che forniscono i dati protocollari, ma deve essere fissata una procedura operazionale capace di dare loro la veste di criteri intersoggettivamente condividibili. ESEMPIO: Una proposizione come: in questa stanza la temperatura è di 30 è una proposizione oggettiva, nel senso stabilito, solo se il predicato temperatura è definito univocamente attraverso un metodo operazionale (basato per esempio sull uso di una opportuna scala metrica) e determinate operazioni di misura (per esempio attraverso l uso del termometro a mercurio) che consentano a tutti, in linea di principio, di accedere al dato. --- NELLE SCIENZE MATEMATICHE. Non si ha a che fare con la percezione di fatti sensibili (vedere la colonna di mercurio fermarsi alla tacca dei gradi 30 ), ma con l intuizione di concetti astratti come il concetto di somma numerica. In ogni caso anche nell ambito matematico sono importanti i criteri per stabilire l accordo intersoggettivo. Posso dire che un soggetto diverso da me ha capito il concetto di somma se opera nel calcolo rispettando le proprietà formali della funzione somma fissate dalla struttura assiomatica della teoria. Nota 1

4. La natura derivata del LS messa in luce nel punto precedente evidenzia un altra fondamentale nota di LS. LS è un linguaggio, almeno parzialmente, formale. Formalità qui significa innanzitutto totale esplicitezza. Sopra abbiamo detto, ad esempio, che il significato dei predicati protocollari è fissato attraverso le procedure operazionali e, similmente, che il significato dei termini matematici è definito dalle regole che presiedono al loro uso. In generale possiamo dire che quei predicati o quei termini non hanno un significato eccedente quello che risulta esplicitato dalle regole o dalle procedure. In altre parole, il loro significato è totalmente ed esplicitamente dato nel contesto procedurale o di regole in cui essi sono usati. In ciò consiste la formalità del LS. Si tratta, naturalmente, di formalità soltanto parziale, nell ambito delle scienze empiriche, e, a seconda dell'orientamento epistemologico assunto, parziale anche nell ambito delle scienze matematiche. Infatti, le procedure empiriche presuppongono che determinati significati siano dati direttamente (senza la mediazione di regole), ovvero che questi siano intenzionati e non compresi attraverso l uso. Si tratta dei contenuti che per così dire stanno agli estremi delle procedure, ad esempio, il contenuto relativo al livello della colonna di mercurio percepito (il livello arriva alla tacca del 30), che, in base alla procedura di misurazione della temperatura dà luogo alla affermazione sulla temperatura dell oggetto misurato (la temperatura è di 30 Celsius). E nelle matematiche, si tratta dei contenuti oggetto di intuizione.

Ma formalità qui significa anche capacità di esprimere, attraverso forme finite e concrete, significati astratti e infinitari. Il linguaggio scientifico, per la sua componente formale, deve avere la capacità di concretizzare e finitizzare i significati. LS è in tal senso un linguaggio concreto e finitario. Questa è una conseguenza del requisito di totale esplicitezza. Se i concetti infinitari non potessero essere espressi attaverso un segno (o costrutto) concreto del linguaggio, ci si troverebbe nella situazione di intendere dei significati senza che essi avessero un supporto linguistico adeguato. Ciò significherebbe che determinate espressioni linguistiche verrebbero ad avere un significato riposto, non esplicitabile e, dunque, alla fine, non esprimibile attraverso il mezzo intersoggettivo del linguaggio stesso. Questo significato sarebbe dato solo nella forma della presenza intenzionale al soggetto, il che lo escluderebbe dallo scambio intersoggettivo con gli altri soggetti. Def. ni per ecceterazione /Def.ni finitarie x n = x!... n volte! x x 0 = 1 x n+1 = x n! x

5. Proprio in forza della sua formalità il linguaggio scientifico è caratterizzato anche dalla parzialità. LS non può essere un linguaggio olistico. La ragione fondamentale sta nel fatto che non è possibile esplicitare tutto. I linguaggi scientifici dunque sono linguaggi circoscritti dipendenti dalla individuazione e definizione esplicita di un gruppo finito di predicati e di quelli ad essi riconducibili. È questo il motivo dell importanza logica, epistemologica ed ontologica del concetto rigoroso di modello. Struttura: A = < A, { P : P è un attributo definito su A } > Modello sulla struttura A I A =!A, I A CP " I A =!A, I A P 1,...,P A P n " I A =!A,P 1 A,...,P n A " Esempio di struttura: N =!N, { P : P è un attributo numerico qualsiasi } " Esempio 1 di modello: N < =!N, = 0 ' < " Esempio 2 di modello : N PA =!N, = 0 ' + " #

TESI FONDAMENTALE: La parzialità dei singoli LS è vista legata al punto di La scelta dei predicati fondamentali non è ovviamente fatta a caso. Essa dipende dal punto di vista assunto dalla teoria specifica. Ora, cosa significa parlare di punto di vista associato ad una teoria? A. La prima osservazione è di carattere ontologico: dire che una teoria parla del mondo da un determinato punto di vista significa dire che essa studia gli oggetti di un determinato dominio oggettuale, precisamente quelli caratterizzati dai predicati che corrispondono a quel punto divista. B. La seconda è di carattere epistemologico: dire che una teoria parla del mondo da un determinato punto di vista significa dire che le procedure elaborate per studiare la realtà sono esattamente quelle procedure che, in dipendenza da quel punto di vista, consentono di stabilire se un oggetto cade sotto i suoi predicati base. Nota 2 6. Dal fatto che il linguaggio di una teoria è un linguaggio parziale, che parla del modello della teoria, segue che la verità della teoria è relativa al modello. La teoria può eventualmente essere vera dei suoi oggetti. Argomentazione: La verità è un predicato degli enunciati (proposizioni) linguistici, ma il linguaggio ritaglia il modello, dunque la verità è verità rispetto al modello.

III. PARTE nell'uso di LS Rapporto tra LS e LN: Presupposizioni nella costruzione e Chiaramente, come abbiamo visto e come risulta dalle caratteristiche di LS, LS è un linguaggio derivato, non immediato, per cui è naturale che presupponga l'esistenza di LN, come luogo di costituzione di LS. Esiste pertanto una sorta di dipendenza di LS da LN. Vogliamo studiare alcuni aspetti di questa dipendenza per rispondere alle seguenti domande: 1. Se LS presuppone LN, in che senso si può dire che LS sia uno strumento conoscitivo pù affidabile di LN. Perchè in altri termini il linguaggio scientifico assicura maggiore affidabilità, se in definitiva poggia sui significati presupposti di LN assunti in modo immediato? 2. Le caratteristiche di LS ci possono dire qualcosa sulla portata della conoscenza scientifica e sul rapporto di questa con l'ontologia del mondo. 3. Il carattere di rigore di LS rispetto a LN preclude la possibilità di un linguaggio ontologico caratterizzato dall'apertura all'intero?

Ad 1. Perchè il linguaggio scientifico assicura maggiore affidabilità, se in definitiva poggia sui significati presupposti di LN assunti in modo immediato? È vero innanzitutto che LS presuppone necessariamente LN. Sia, infatti, MLS il metalinguaggio di LS. Naturalmente MLS fa parte di LN, anche se non coincide con esso. È un frammento di LN, che a sua volta potrebbe essere trasformato in un particolare LS. Ma questo, a sua volta, dovrebbe essere fatto in MMLS (cioè nel metalinguaggio di MLS), di modo che la dimensione ultima di LN non potrebbe comunque essere mai evitata. La costruzione di LS avviene sempre entro l'orizzonte di LN. Ciò significa che il conferimento di significato ai segni di LS presuppone che in LN siano già dati dei significati. Il conferimento di significati presuppone significati. Questi significati sono colti direttamente dal soggetto: essi sono oggetto di intenzionamento soggettivo. Non sono definiti dalle regole sintattiche (di un calcolo) e dall'apprensione di queste.

ESEMPIO: Voglio definire ill valore di verità di una congiunzione (il che significa introdurre in LS il significato di congiunzione). Come devo fare? Normalmente si fa così: I! A! B " I! A et I! B Nella clausola definitoria si presuppone già il significato della congiunzione et. Questo è colto in modo immediato dal soggetto e non attraverso la mediazione della sintassi (le regole) della congiunzione. RAFFORZAMENTO DELL'ESEMPIO: Correttezza delle regole. A B A! B I! I! A I! B Iet I! A et I! B I! A! B

DUE DIFFICOLTA': a. Sopra abbiamo detto che l'accordo intersoggettivo si fonda sulla condivisione delle regole d'uso, cioè della sintassi, proprio per il fatto che il rapporto intenzionale che si istituisce nella comprensione di un significato non può essere oggetto di conoscenza oggettiva. Qui, al contrario si presuppone proprio l'istituzione di tale rapporto, dunque qualcosa che non si può appurare oggettivamente. La risposta è ovviamente affermativa. Tuttavia non è compromessa l'oggettività inerente alla costruzione della semantica proposizionale (questo particolare LS di cui ora si tratta), in quanto l'oggetto di conoscenza non è la semantica di "et", ma quella di "! ". La prima è soltanto presupposta per la conoscenza della seconda. b. Rimane il problema della relazione di fondazione tra presupposizione e definizione della semantica di "! ". Se si può convenire sul fatto che l'oggettività della semantica di "!" è assicurata una volta presupposta la semantica di et, rimane purtuttavia la questione: come posso dire che la definizione della semantica di "!" sia corretta se per affermare ciò devo presupporre che lo sia la semantica di e?. Non è forse ciò un circolo esplicativo?. La risposta che io do a questa questione è la seguente. Non si tratta di circolo, anche se si tratta di fondazione condizionata. CONCLUSIONE: la presupposizione di significati colti direttamente (accessibilità soggettiva) allo scopo di definirne altri è necessaria, ma è legittima rispetto al requisito di oggettività dei significati codificati in LS ed anche rispetto alle esigenze di fondazione (fondazione condizionata).

Ad 2. Che cosa ci dicono le proprietà essenziali di LS sulla portata conoscitiva della scienza? Ci dicono che la scienza non può in linea di principio dire tutto della realtà esterna. Esiste un residuo conoscitivo che eccede il contenuto scientifico attuale. (a) Questo residuo dipende innanzitutto dalla parzialità dei punti di vista teorici, elemento costitutivo della natura di LS stesso. In altre parole si può dire ce i LS descrive un modello della realtà. ad LSE 1. Consideriamo il modello di un determinata teoria LS. Un elemento del dominio oggettuale è un oggetto individuale concreto, ovvero è un oggetto determinato rispetto a tutti gli attributi come tutti i referenti empirici di una teoria del primo ordine. Tali attributi, però, si distinguono in due classi: ci sono gli attributi interni alla teoria (ossia in essa descrivilbili) e quelli esterni. Ebbene, nella teoria esso è determinato (concreto) solo rispetto agli attributi interni. Rispetto agli altri la teoria non può dire niente. Rispetto a questi l'oggetto è teoricamente indeterminato, anche se in realtà non è tale. Formalmente: x in T (det rispetto a P1... Pn ) = x (det rispetto a P1... Pn...).

ad LSF 2. Nell'ambito delle teorie formali, come abbiamo visto il linguaggio LS determina il ritaglio del modello rispetto alla struttura. Dunque, per quanto si debba tener conto del fatto che anche gli oggetti della struttura sono astratti (sono numeri, insiemi,...), essi sono tuttavia meno astratti rispetto a come essi compaiono nel dominio del modello ritagliato dalla teoria. Dunque anche nelle discipline di carattere formale il LS della teoria non può dire niente degli aspetti non interni degli oggetti. CONCLUSIONE: Rispetto a quello che si può dire dei referenti nei vari LS rimane sempre un residuo inaccessibile. OSSERVAZIONE: Il contenuto del sapere scientifico è astratto anche in un altro senso. Esso è un contenuto ideale attribuibile ad un ente ideale, al quale non corrisponde di per sè alcun oggetto concreto. In realtà l'oggetto della teoria scientifica non esiste così come è definito all'interno della teoria. Si pensi, ad esempio, alla fisica: essa definisce e studia le proprietà di enti come il corpo rigido, il punto materiale senza dimensioni spaziali e tuttavia dotato di massa, il gas perfetto, il moto senza attrito e via dicendo. Tuttavia, in realtà non esiste nessuno di questi enti.

(b) Il residuo è inaccessibile di diritto [(Esiste R)(Per ogni T)(T<R) e non semplicemente (Per ogni T)(Esiste R)(T<R)] per almeno due forti ragioni dipendenti dalla formalità (esplicitezza e finitarietà) di LS. 1. Il problema dei qualia, ovvero delle proprietà secondarie. È conosciuta la neurofisiologia della vista. Ma questa non è sufficiente per spiegare il fenomeno soggettivo della visione. CITAZIONE: Vi è tuttavia qualcosa di cui Newton e non solo Newton, ma la scienza moderna in generale può ancora essere ritenuto responsabile: l aver spaccato il mondo in due. Ho già detto che la scienza moderna abbatté le barriere che separavano cielo e terra unificando l universo. E questo è vero. Ma essa realizzò tale unificazione sostituendo al nostro mondo delle qualità e delle percezioni sensibili, il mondo che è teatro della nostra vita, delle nostre passioni e della nostra morte, un altro mondo, il mondo della quantità, della geometria reificata, nel quale, sebbene vi sia posto per ogni cosa, non vi è posto per l uomo. Così il mondo della scienza il mondo reale divenne estraneo e si differenziò profondamente da quello della vita che la scienza non era stata capace di spiegare, neppure definendolo «soggettivo». (Koyré 1972, p. 26)

2. Il problema delle evidenze astratte. Si ricordi la condizione di formalità (esplicitezza e finitarietà) di LS. Ora proprio il soddisfacimento di queste condizioni da parte di LS consente di mostrare che nel fare scienza è necessario presupporre determinate forme di evidenza che è difficile spiegare totalmente su base empirica. Si tratta di forme di evidenza dell'astratto, che hanno una natura intellettiva e che quindi non possono essere spiegate secondo i principi di una teoria causale della conoscenza. Questa, infatti, dovrebbe essere una teoria capace di spiegare la elaborazione degli imputs concreti generati dagli stimoli al nostro apparato sensitivo nelle informazioni riguardanti oggetti astratti. Ora in termini causali, la elaborazione di questi non sarebbe nient'altro che il risultato dell'attivazione di un meccanismo neurofisiologico concreto dotato di mera sintassi. Ma un insieme di elementi concreti + sintassi non possono generare niente di astratto. Quindi l'apprensione dell'astratto deve venire da qualche altra parte. Esso può essere appreso solo come presenza al soggetto, ovvero l'astratto è visto dal soggetto. - Inderivabilità finitaria della consistenza - Indescrivibilità del modello standard

Ad 3. Questione dell'intero Il carattere di rigore di LS rispetto a LN preclude la possibilità di un linguaggio ontologico caratterizzato dall'apertura all'intero? No. L'ontologia come dottrina dell'intero è una teoria dell'oggetto in generale (teoria riguardante il dominio universale). Essa, cioè, non è una dottrina che parla di tutto, ma la dottrina che parla delle proprietà strutturali dell'essere e dei singoli enti. a. Superamento del problema cantoriano. Esiste l'insieme di tutti gli oggetti concreti, anche se è antinomico l'insieme di tutte le entità. b. Come ha senso parlare di esistenza dell'insieme di tutti gli oggetti, così ha senso anche parlare di insieme di tutte le cause, di catena infinita di cause, ecc.