A. Palladio, Palazzo Thiene (XVI sec.) - Sede storica della Banca Popolare di Vicenza



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Signori Azionisti, siete stati convocati in assemblea ordinaria per deliberare in merito al seguente ordine del giorno: * * * * *

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A. Palladio, Palazzo Thiene (XVI sec.) - Sede storica della Banca Popolare di Vicenza

Società Cooperativa per azioni a responsabilità limitata - Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi - Capogruppo del Gruppo Bancario Banca Popolare di Vicenza - Sede legale: Vicenza - Via Btg. Framarin, 18 - Codice fiscale, Partita IVA e n. di iscrizione al Registro delle Imprese di Vicenza 00204010243 - Iscritta al R.E.A. di Vicenza al n. 1858 - Iscritta al n. 1515 dell Albo delle Banche e dei Gruppi Bancari - Capitale sociale interamente versato al 31.12.2003 154.319.880,00 Codice ABI 5728.1 ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI Relazioni e Bilancio al 31 dicembre 2003 137º Esercizio Vicenza, 24 aprile 2004

SOMMARIO Cariche sociali 4 Documenti di convocazione dell Assemblea Ordinaria dei Soci 5 Avviso di convocazione 6 Bilancio dell impresa esercizio 2003 Relazione del Consiglio di Amministrazione sulla gestione 9 Quadro generale 11 Le innovazioni del quadro normativo 25 Le attività intraprese 28 Attività di ricerca e sviluppo 33 Prodotti, servizi e mercato 33 Il sistema dei controlli strategici 40 Attività organizzative 46 Attività svolta sulle risorse 50 L organizzazione sul territorio 56 L immagine aziendale 58 L attività di marketing 64 Attività di impiego e raccolta 67 Partecipazioni 74 Il Patrimonio netto e di Vigilanza 77 Rapporti verso le imprese del Gruppo 80 Commento ai risultati economici 81 Prevedibile evoluzione della gestione 88 Fatti significativi intervenuti dopo la chiusura dell esercizio 89 Proposta di riparto degli utili 91 Relazione del Collegio Sindacale 94 Glossario 97 Stato Patrimoniale 107 Conto Economico 109 Nota Integrativa 111 Allegati alla nota integrativa 211 -Partecipazioni al 31 dicembre 2003 212 -Rendiconto Finanziario 214 -Prospetto delle variazioni nei conti di Patrimonio netto 216 Relazione della Società di Revisione 219 Bilancio consolidato 223 Relazione sulla gestione 225 Andamento della gestione 232 Relazione del Collegio Sindacale 252 Stato Patrimoniale consolidato 257 Conto Economico consolidato 259 Nota Integrativa al Bilancio consolidato 261 Allegati alla nota integrativa consolidata 363 -Rendiconto del fondo pensione complementare aziendale 364 -Rendiconto Finanziario consolidato 366 -Prospetto delle variazioni nei conti di Patrimonio netto consolidato 368 -Stato Patrimoniale e Conto Economico delle Società consolidate 371 Relazione della Società di Revisione 409 Organizzazione territoriale 413

CARICHE SOCIALI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Presidente Vice Presidenti Consigliere Segretario Consiglieri * Giovanni Zonin * Giovanni Bettanin * Marino Breganze * Giorgio Tibaldo Giuseppe Di Lenardo *Zeffirino Filippi Franco Miranda *Gianfranco Pavan *Paolo Sartori Fiorenzo Sbabo *Gianfranco Simonetto Maurizio Stella Paolo Tellatin * Ugo Ticozzi Giuseppe Zigliotto COLLEGIO SINDACALE Presidente Sindaci effettivi Sindaci supplenti Giovanni Zamberlan Giacomo Cavalieri Giuseppe Rebecca Giuseppe Mannella Marco Poggi COLLEGIO DEGLI ARBITRI Presidente Arbitri effettivi Arbitri supplenti Nicola Amenduni Gian Paolo Boschetti Pierantonio Maule Gianfranco Corà Altegrado Zilio Direttore Generale Vice Direttore Generale Vicario Vice Direttore Generale Divo Gronchi Luciano Colombini Samuele Sorato * Membri del Comitato esecutivo. 4

DOCUMENTI DI CONVOCAZIONE DELL ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI La convocazione dell Assemblea Ordinaria dei Soci è stata deliberata dal Consiglio di Amministrazione della Banca in data 9 marzo 2004. Il relativo avviso è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nº 79 del 3 aprile 2004, parte seconda, e sul quotidiano MF del 16 aprile 2004, come prescritto per legge. 5

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI AVVISO DI CONVOCAZIONE I Soci della Banca Popolare di Vicenza sono convocati in Assemblea ordinaria in prima convocazione per il giorno venerdì 23 aprile 2004, alle ore 8.15, presso la sede legale in Vicenza, via Btg. Framarin n. 18, per discutere e deliberare in merito al seguente ordine del giorno 1. Nomina, per il triennio 2004-2006, di cinque Consiglieri di Amministrazione. 2. Presentazione del bilancio di esercizio al 31 dicembre 2003: relazione del Consiglio di Amministrazione sulla gestione e sulla proposta di ripartizione dell utile; relazione del Collegio Sindacale; deliberazioni inerenti e conseguenti. Qualora l Assemblea ordinaria in prima convocazione non fosse validamente costituita per insufficienza del numero dei Soci presenti previsto dall art. 26 dello Statuto sociale, essa è sin d ora convocata in seconda convocazione, con il medesimo ordine del giorno, per il giorno sabato 24 aprile 2004, alle ore 9.00, presso il Centro Congressi Ente Fiera, via dell Oreficeria n. 16, Vicenza. A norma di Statuto, hanno diritto di intervenire in Assemblea ed esercitarvi il diritto di voto i Soci che risultino iscritti nel libro soci da almeno tre mesi e siano in possesso della apposita certificazione rilasciata, ai sensi dell art. 85, comma 4, del D. Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58, e dell art. 34 della delibera Consob n. 11768 del 23 dicembre 1998, da un intermediario aderente al sistema di gestione accentrata Monte Titoli SpA attestante l avvenuto deposito delle azioni almeno cinque giorni prima dell Assemblea. Le azioni già depositate presso le Banche del Gruppo Bancario Banca Popolare di Vicenza si intendono depositate anche ai fini dell Assemblea. I Soci titolari di azioni non ancora dematerializzate, al fine di partecipare all Assemblea, dovranno consegnare preventivamente le azioni presso le dipendenze della Banca o altro intermediario autorizzato per la loro immissione nel sistema di gestione accentrata in regime di dematerializzazione, a norma dell art. 51 della delibera Consob n. 11768 del 23 dicembre 1998, e richiedere il rilascio della citata certificazione. È ammessa la rappresentanza di un Socio da parte di un altro Socio che non sia Amministratore, Sindaco o Dipendente della Banca o delle Società da essa controllate. Le deleghe, compilate a norma di legge, valgono tanto per la prima che per la seconda convocazione e devono essere autenticate, oltre che, ovviamente, da Notai o Pubblici Ufficiali abilitati, unicamente dai Direttori delle Filiali presso le quali il Socio delegante intrattenga rapporti bancari della Banca Popolare di Vicenza, dai Direttori delle Filiali Capozona competenti, dai Responsabili di Area competenti, e dai Dirigenti appositamente autorizzati. Come previsto dall art. 24 dello Statuto sociale ogni Socio può rappresentare solo un altro Socio. Non è ammessa la rappresentanza da parte di persona non socia, anche se munita di mandato generale. Tali limitazioni non si applicano ai casi di rappresentanza legale. Si comunica, altresì, che la documentazione afferente all ordine del giorno sopra riportato, in conformità a quanto previsto dalla vigente normativa, resta a disposizione dei Soci presso la sede legale della Banca; per agevolarne la visione, la stessa sarà resa disponibile nei quindici giorni antecedenti l Assemblea anche presso tutte le filiali della Banca. Vicenza, 23 marzo 2004 Per il Consiglio di Amministrazione Il Presidente cav. lav. dott. Giovanni Zonin 6

Uno scorcio della loggia palladiana di Palazzo Thiene, sede storica della Banca, durante la mostra sull immagine di Vicenza in Giovanni Bellini, organizzata in occasione dell esposizione del Crocifisso, il capolavoro dell artista di proprietà di Cariprato, banca del Gruppo, che riporta sullo sfondo il profilo della città berica.

Alcuni interventi di tutela del patrimonio artistico veneto realizzati nel 2003 dalla Banca. A sinistra la trecentesca tavola del Guariento, custodita nei civici musei di Padova e restaurata con il contributo dell Istituto. A destra, il momento del ritorno a Nove della secentesca Madonna con Bambino di Orazio Marinali, dopo l intervento di restauro voluto dalla Banca. Due immagini della chiesa di Santo Stefano a Vicenza durante la campagna di scavo archeologico finanziata dalla Popolare di Vicenza e che ha rivelato le tracce di una precedente chiesa quattrocentesca.

RELAZIONE SULLA GESTIONE Gentili Socie, Egregi Soci, ripercorrendo le ultime significative tappe della storia della nostra Banca, è facile osservare come, dopo anni di rinnovamento e di forte crescita, sia seguito, opportunamente, un biennio dedicato al consolidamento della struttura. Il bilancio del 2003 riflette un esercizio caratterizzato da un ulteriore fase di assestamento, che ha interessato, soprattutto, le società controllate. Il percorso che ha guidato le scelte e l operato della Banca nel 2003, ancor più che nel passato esercizio, è stato improntato al raggiungimento dell efficienza, al costante miglioramento della qualità del servizio alla clientela ed alla creazione di valore; questi principi hanno permeato il nuovo piano industriale approvato dal Consiglio di Amministrazione proprio un anno fa, riferito al periodo 2003 2006. Le maggiori razionalizzazioni dei processi e delle strutture della nostra Banca, unitamente alla riorganizzazione della rete commerciale, hanno permesso al management, alla Direzione Generale, alle nostre risorse in genere, di focalizzare ulteriormente l attenzione su quali dovessero essere i primi passi da muovere per fare un salto di qualità, verso un recupero di competitività in un territorio al quale siamo per vocazione legati, che ben conosciamo e che possiamo quindi servire con dinamismo e modernità. I risultati che, con la presente relazione, Vi presentiamo, sono stati raggiunti proprio grazie all impegno ed alla determinazione con cui questa Banca ha affrontato una criticità congiunturale che, dopo un 2002 poco brillante, ha caratterizzato anche il 2003 e che sembra debba continuare almeno per la prima parte del 2004. Dopo questa premessa, vogliamo sinteticamente riepilogare alcuni dei risultati raggiunti dalla nostra Banca: nel complesso, gli impieghi sono cresciuti, rispetto all anno precedente, del 7,9% e la raccolta diretta del 9,2%, quando il sistema ha registrato crescite che si attestano su livelli più modesti. Dati questi che testimoniano, da un lato, come la Banca non abbia limitato l erogazione di crediti, nonostante il complesso periodo attraversato dall economia, e dall altro come i nostri clienti abbiano continuato ad assicurarci la loro preferenza. Per quanto riguarda l aspetto reddituale vogliamo anticipare che la consistente crescita dei ricavi ed un attento monitoraggio dei costi hanno consentito di posizionare il rapporto di cost/income al 58,81% al netto degli ammortamenti degli avviamenti, con un miglioramento, quindi, di quasi 5 punti percentuali rispetto all anno passato. 9

Un ulteriore segnale incoraggiante, a testimonianza del fatto che il percorso intrapreso dalla Banca è quello giusto, è dato dalla crescita, rispetto al 2002, del risultato della gestione caratteristica, che al netto degli eventi straordinari, è del 146,5%. Il risultato dell attività ordinaria, prima delle rettifiche effettuate ai soli fini fiscali, si posiziona infatti a 94,8 milioni di Euro, contro i 38,4 del precedente esercizio. Il Consiglio di Amministrazione, proprio alla luce del soddisfacente risultato, ha deciso di cogliere l opportunità, consentita dalla normativa fiscale, di svalutare la partecipazione detenuta nella Banca Nazionale del Lavoro per 57,8 milioni di Euro; il conseguente risparmio fiscale, superiore a 16 milioni di Euro, potrà considerarsi definitivamente acquisito qualora la partecipazione non venga alienata entro il 2005. Gli effetti economici prodotti dalla rettifica di cui trattasi, sono stati poi neutralizzati grazie all utilizzo del Fondo per Rischi Bancari Generali per 41,5 milioni di Euro. L utile da ripartire, considerati i minori apporti della parte straordinaria della gestione ed il carico fiscale, è pari a 77,3 milioni di Euro, risultato in linea con il 2002 (+0,3%) che consente di proporre, a favore degli azionisti, lo stesso dividendo dell anno precedente. Passiamo ora in rassegna le attività di maggiore rilevanza che hanno contraddistinto l esercizio appena trascorso: in linea con il piano industriale della Banca si è proceduto al riposizionamento degli investimenti in alcune partecipate e, pertanto, sono state cedute le partecipazioni in Banca Idea, BPVI Suisse e Vicenza Funds; si è perfezionata nel mese di marzo l acquisizione del 79% della Cassa di Risparmio di Prato Cariprato SpA e in corso d anno sono state espletate tutte le attività di migrazione sui sistemi informativi della Capogruppo; si è ceduto il ramo d azienda back office amministrativo di alcune funzioni della Banca con il trasferimento di 70 risorse presso Sec Solutions, società consortile collegata di Sec Servizi; si è costituita, Berica Vita SpA, nuova società di assicurazioni operativa nel ramo vita, con l obiettivo di creare nuovi prodotti assicurativi, per completare ed integrare la gamma di prodotti già offerti dal Gruppo; si è rilevato, dalla società 21 Investimenti SpA, il 50% del capitale di una nuova società di gestione del risparmio, denominata 21 Partners Sgr, che si prefigge di promuovere e di gestire fondi comuni di investimento mobiliare di tipo chiuso. La società gestirà anche il fondo Giada, attualmente amministrato dalla BPVi Fondi Sgr. Numerosi sono stati infine gli interventi informatici volti soprattutto alle implementazioni dei sistemi della finanza e direzionali, per ampliare e consolidare il controllo dei rischi ed il monitoraggio dei costi. Di particolare rilievo è stato lo sviluppo dei prodotti destinati alla rete per l ottimizzazione dei processi di analisi e di pianificazione degli interventi commerciali. Come già delineato nella relazione al bilancio 2002, nel corso del primo semestre dell esercizio si è proceduto con pieno successo all emissione e al conseguente collocamento, riservato agli azionisti, di un prestito obbligazionario subordinato convertibile in azioni di 308,5 milioni di Euro, per il quale la scadenza del diritto di opzione è fissata il 31 dicembre 2006. L operazione ha consentito alla Banca di rafforzarsi patrimonialmente e finanziariamente, in concomitanza con l acquisizione dell interessenza nella Cassa di Risparmio di Prato SpA. L espansione prevista dai piani industriali della nostra Banca e delle controllate ha poi richiesto la predisposizione di un piano organico di finanziamento sul mercato dei capitali al fine di prevenire eventuali rigidità della raccolta interbancaria a breve termine; queste considerazioni hanno portato la Banca ad organizzare un programma EMTN (Euro Medium Term Note Programme) per un miliardo di Euro e nei primi giorni di dicembre è stata collocata con successo l emissione inaugurale del programma per un importo di 350 milioni di Euro. 10

In corso d anno si è data attivazione al Fondo di Solidarietà che ha favorito l avvicendamento del personale, pur mantenendo invariato l organico complessivo della Banca. In questa sede si vuole inoltre ricordare che la nostra Banca ha presentato nel mese di ottobre, il suo primo Bilancio Sociale, riferito all esercizio 2002, dimostrando così il suo impegno verso un percorso di crescita socialmente responsabile. Abbiamo maturato la consapevolezza che il confronto continuo e il dialogo proficuo, con tutti coloro che nella Banca hanno un interesse legittimo, siano le condizioni indispensabili per il successo imprenditoriale nel medio e lungo termine, in un contesto di mercato in cui l attenzione al territorio e alle tematiche sociali è considerata sempre più strategica. QUADRO GENERALE Sintesi del quadro macroeconomico Per meglio inquadrare la situazione congiunturale in cui la nostra Banca si è trovata ad operare durante lo scorso esercizio, riportiamo una breve sintesi dei principali avvenimenti economici del 2003, rinviando al più dettagliato scenario macroeconomico che segue per gli ulteriori approfondimenti. Nel 2003 il quadro economico generale si è caratterizzato per le seguenti dinamiche: segnali di ripresa evidenti soprattutto negli Stati Uniti, in Giappone e nell area asiatica, accentuati dopo la conclusione della prima fase delle ostilità in Iraq; congiuntura europea molto debole soprattutto nei principali Paesi (Francia, Germania e Italia); forte indebolimento del dollaro con ripercussioni negative sulle esportazioni europee; discreta ripresa dei consumi in Italia, ma, per contro, calo significativo degli investimenti e delle esportazioni; sostenuta ripresa delle borse internazionali nella seconda parte dell anno; politica monetaria accomodante sia in Europa sia negli Stati Uniti: la BCE, con due interventi (l ultimo a giugno) ha ridotto di 75 centesimi il tasso di riferimento, portandolo al 2%, il livello più basso dalla nascita dell Unione Monetaria; di conseguenza i tassi bancari in Italia si sono ridotti, con una contrazione della forbice tra tasso sui prestiti e costo della provvista di 25 centesimi in media annua e di 40 da dicembre 2002 a dicembre 2003; lo sviluppo dei prestiti a livello nazionale (+6,4% in media annua) è stato sostenuto dalla componente a medio e lungo termine (+12,7%) a fronte di una sostanziale stabilità di quella a breve (+0,3%); significativo incremento della provvista (+5,6% in media annua), grazie ai conti correnti (+7,5%), la cui dinamica va fatta risalire alla preferenza per la liquidità, e alle obbligazioni (+7,6%); 11

dinamiche ancora modeste per la raccolta indiretta, soprattutto nel corso del primo semestre dell anno; a livello locale, la situazione di crisi dei principali mercati di sbocco e la conseguente dinamica negativa delle esportazioni hanno penalizzato soprattutto le regioni del Nord-Est, a causa della forte apertura internazionale di quest area. Anche l economia della Toscana e, in particolare del distretto pratese si caratterizza per andamenti in contrazione, mentre per la Sicilia, poco aperta verso l estero, si evidenzia una sostanziale tenuta dell economia, pur con tutti i noti elementi di problematicità. Scenario economico internazionale Il 2003 è stato per l economia mondiale, un anno ancora difficile, in cui la contraddittoria lettura di un quadro congiunturale confuso ha ritardato le decisioni di spesa e di investimento con un conseguente ristagno delle attività produttive. Le tendenze emerse nel corso dei primi mesi dell anno, hanno visto consolidarsi i timori di una nuova battuta d arresto dell attività economica internazionale, dopo il rallentamento osservato nell ultimo trimestre del 2002. Questa debolezza, divenuta ancora più marcata nel primo trimestre del 2003 è stata accentuata dall incertezza indotta dal conflitto iracheno, dalle paure legate al diffondersi dell epidemia di polmonite atipica in Estremo Oriente e dalle difficoltà economiche e di integrazione incontrate dai Paesi dell area Euro. In un quadro economico internazionale gravato dall assenza di un alternativa alla domanda americana, Europa e Giappone hanno perso competitività in seguito al progressivo apprezzamento dell Euro e dello yen rispetto al dollaro. Gli Stati Uniti, soprattutto nel primo semestre, hanno risentito del rallentamento delle attività produttive e dei timori degli squilibri del contemporaneo deficit del bilancio pubblico e delle partite correnti. Nel corso dei mesi estivi si sono tuttavia moltiplicati e consolidati, in un clima di tiepido ottimismo, i segnali di risveglio dell economia mondiale e, a conti fatti, il 2003 ha registrato notevoli progressi e il recupero è avvenuto a ritmi più elevati delle attese. 12 Le dinamiche economiche sono risultate, tuttavia, molto differenziate tra le varie aree e i diversi Paesi: a fronte di un consistente sviluppo degli Stati Uniti, ancora una volta nel ruolo di locomotiva, e di un sorprendente quanto imprevisto recupero del Giappone, l economia europea ha

continuato a ristagnare, realizzando risultati peggiori delle aspettative formulate ad inizio anno. Crescite economiche più rilevanti sono state registrate nei Paesi del Sud-Est asiatico e nei nuovi stati indipendenti dell ex Unione Sovietica. La Commissione Europea ha stimato nel 3,3% l aumento del prodotto interno lordo mondiale del 2003 (2,8% nel 2002) mentre, sulla base delle valutazioni dell OCSE, il prodotto interno dei Paesi che fanno parte dell Organizzazione (le principali nazioni industrializzate) nel 2003 è cresciuto del 2,0%, (1,8% nel 2002). In tale contesto è risultato modesto l incremento dello 0,8% per l area dei Paesi dell Unione Europea (1,1% nel 2002). Il prodotto lordo degli Stati Uniti, nel 2003, è aumentato in media del 2,9% (2,4% nell anno precedente), con una forte accelerazione nel secondo semestre. Negli USA la politica economica è stata gestita principalmente in funzione delle necessità finanziarie legate all impegno in Iraq, tenendo anche conto, in ogni caso, dell esigenza di rilanciare l attività in molti settori produttivi. La politica monetaria ha continuato ad essere espansiva, con il tasso d interesse ridotto ai minimi storici (1%). La politica fiscale ha contribuito a sostenere i redditi e quindi i consumi, attraverso una riduzione delle tasse ma anche la crescita attraverso una spesa governativa in forte espansione che ha consentito un recupero di produttività delle imprese, in seguito al perdurante sforzo militare in Iraq. L indebolimento del dollaro ha poi dato progressiva competitività alle merci statunitensi sui mercati internazionali dando un nuovo impulso alle esportazioni, passo fondamentale per avviare una riduzione dell ingente disavanzo della bilancia dei pagamenti, aumentato del 14% rispetto al 2002. La domanda finale interna è cresciuta del 3,3%, a fronte del 2,4% nell anno precedente: i consumi delle famiglie hanno avuto un incremento del 3,1%, come nel 2002, mentre gli investimenti fissi lordi sono cresciuti del 3,7% a fronte di una diminuzione dell 1,7% registrata nel 2002. La ripresa dell attività produttiva ha però avuto modesti riflessi sulla crescita dell occupazione (0,8%), mentre la disoccupazione è salita dal 5,8% al 6,1%. Il tasso d inflazione (con riferimento al deflatore dei consumi privati) è passato dall 1,4% del 2002 all 1,9%. L economia in Giappone ha mostrato notevoli miglioramenti e un imprevista crescita della produzione grazie al traino delle esportazioni, favorite dalla consistente crescita cinese che ha attivato una forte domanda in tutti i Paesi asiatici. Nel 2003 il prodotto interno lordo giapponese, superando ampiamente le attese, è aumentato del 2,7% (0,2% nel 2002). La domanda interna è cresciuta del 2,3%: lo sviluppo degli investimenti fissi lordi, che è stato del +4,4% a fronte di un -4,7% nel 2002, ha superato quello dei consumi privati (1,1%). L occupazione è rimasta stabile (-0,1%) mentre il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,4% al 5,3%. Il deflatore dei consumi privati, per il sesto anno consecutivo, ha segnato, in ogni caso, un ulteriore forte riduzione (-1,4% dopo il -1,5% del 2002). L avanzo dei conti con l estero presenta un ulteriore allargamento (+9,2%) a seguito del consistente incremento delle esportazioni. Il lieve miglioramento del clima di fiducia generale, sembra rendere più concrete le possibilità che il Giappone stia finalmente uscendo dalla lunga fase di recessione, anche se per far decollare nuovamente l economia giapponese restano da risolvere problemi di carattere strutturale. Inoltre, come per gli Stati Uniti, le misure per il rilancio dell economia hanno pesato sui conti della finanza pubblica, che presentano un nuovo pesante disavanzo. 13

Nel 2003 le economie dell est europeo, Repubblica Ceca e Slovacchia, in particolare, hanno accelerato il proprio ritmo di crescita grazie ad una buona dinamica dei consumi. La Slovacchia, che rimane l economia più forte tra i Paesi dell Europa Centrale e dell Est, è cresciuta grazie a buoni risultati sul fronte delle esportazioni, sostenute da un flusso sempre crescente di investimenti diretti esteri. Anche l Ungheria, che nella prima metà dell anno non ha ottenuto i risultati soddisfacenti degli altri Paesi dell area, è tornata a crescere nel terzo trimestre quando si è interrotto il trend di discesa del tasso d inflazione. L interruzione è attribuibile all aumento dei salari, all incremento dei consumi delle famiglie e al deprezzamento del fiorino ungherese che ha contribuito ad aumentare il prezzo dei prodotti importati oltre che a spingere le esportazioni. In Polonia la ripresa ha avuto inizio nel secondo trimestre del 2003, grazie alla crescita della produzione industriale, sostenuta dalle esportazioni dei principali settori manifatturieri. Sul fronte dell inflazione, tornata sotto controllo, non dovrebbe presentarsi una nuova accelerazione; infatti, la domanda interna rimane debole, gli alti tassi di disoccupazione riducono le pressioni al rialzo dei salari e l offerta di moneta è ancora piuttosto debole. L andamento dell economia in Russia è stato positivo, superando ogni aspettativa: il PIL è cresciuto nel 2003 del 6%. La domanda interna è stata sostenuta dalla manovra fiscale, che ha favorito soprattutto gli investimenti, mentre la politica monetaria continua nel perseguimento del suo obiettivo di riduzione dell inflazione mantenendosi, nel complesso, vigile per evitare un eccessivo apprezzamento del cambio. L economia dei principali Paesi dell America Latina ha avuto, soprattutto nel secondo semestre dell anno, una performance altalenante. In Argentina, hanno sorpreso i buoni miglioramenti avvenuti nel corso del 2003. La produzione industriale ha segnato forti rialzi, +12% sull anno precedente. Il PIL è cresciuto nel terzo trimestre del 9,7% rispetto allo stesso periodo del 2002 e, l inflazione sta lentamente rientrando grazie anche all apprezzamento del peso. Brasile e Messico hanno fatto registrare una variazione negativa il primo (-1,5% nel terzo trimestre rispetto al terzo trimestre 2002) e una crescita molto contenuta il secondo. Il Brasile è impegnato da alcuni mesi nel risanamento del bilancio pubblico e nel contenimento dell inflazione, favorendo maggiori spazi di manovra sui tassi per la Banca Centrale. Per contro, l economia dei Paesi dell Unione Europea ha continuato a ristagnare, e, all inizio della stagione autunnale, lo scenario macroeconomico internazionale si è caratterizzato per l aprirsi di un divario nelle dinamiche di crescita tra gli Stati Uniti e l area Euro; solo sul finire dell anno si è assistito ad un miglioramento degli indicatori congiunturali dell area. Il tasso di crescita del PIL, praticamente nullo nel corso del primo semestre, è stato pari allo 0,8% nella media dell anno (+1,1% nel 2002) grazie ad un recupero nel secondo semestre. Tale andamento, accentuato dall apprezzamento del cambio che ha pesato sulle esportazioni, non è comunque imputabile soltanto a fattori congiunturali, ma trae le sue origini più profonde da una debolezza strutturale delle maggiori economie europee, che non sono riuscite a sfruttare l opportunità di un ciclo della domanda mondiale più dinamico. La bassa crescita europea, è, infatti, ascrivibile anche ad una domanda interna debole, caratterizzata da contenuti investimenti delle imprese ed alla crescita delle importazioni, che sono aumentate sia per effetto dell apprezzamento dell Euro sia per l assenza di una valida alternativa alla produzione extraeuropea, in particolare nei settori caratterizzati da elevata tecnologia. Ad aggravare la situazione sono intervenute anche le difficoltà nel processo di integrazione tra i Paesi dell Euro e un forte contrasto nell interpretazione degli obblighi del Patto di Stabilità: segnale preoccupante in vista del fatto che nel 2004 diverrà operativo l allargamento da 15 a 25 Paesi e che, quindi, sono destinati ad assumere crescente importanza i meccanismi di funzionamento e di coordinamento all interno dell Unione Europea. Anche le deboli politiche economiche poste in essere, scarsamente propense a contrastare gli an- 14

damenti ciclici dell economia, hanno avuto il loro peso, sebbene la BCE abbia fatto il possibile, considerando gli esigui margini di manovra concessi dagli obiettivi di contenimento dell inflazione che le sono assegnati. L occupazione è rimasta stabile mentre il tasso di disoccupazione è salito dal 7,7% del 2002 all 8,0%. I conti pubblici hanno visto in generale un ampliamento dei disavanzi. Quanto ai conti con l estero, si è registrata una forte riduzione dell avanzo corrente della bilancia dei pagamenti (da 57,4 miliardi di dollari nel 2002 a 6,7). Il deflatore dei consumi privati ha presentato un aumento dell 1,8% (2,1% nel 2002). Gli aumenti del PIL più contenuti sono stati registrati dai Paesi più grandi ed in particolare Germania, Francia e Italia, con l eccezione del Regno Unito. La Germania è rimasta il Paese più debole dell area con un decremento del PIL del -0,1% (contro un già modesto +0,2% del 2002), mostrando segnali di ripresa solamente nella parte finale dell anno; alla debolezza della domanda interna si è aggiunto il rallentamento delle esportazioni e la necessità di contenere il disavanzo pubblico, che ha impedito tagli fiscali e limitato le politiche di spesa pubblica. I consumi privati sono diminuiti dello 0,2%, e si è registrata una diminuzione degli investimenti fissi lordi del 3,2% (rispettivamente -1,0% e -6,5% nel 2002). L occupazione ha presentato una consistente riduzione (-1,5%), il tasso di disoccupazione è salito dall 8,1% all 8,9% mentre il tasso d inflazione è sceso dall 1,3% del 2002 allo 0,9%. Nei conti pubblici si rileva un ulteriore allargamento del disavanzo (4,1% del PIL), che ha di nuovo superato i limiti imposti dal Patto di Stabilità (3%). Anche la Francia nel 2003 ha incontrato non poche difficoltà nel contrastare la crisi economica in un contesto in cui le esportazioni sono diminuite a fronte di una domanda interna ancora debole. Il PIL si è mantenuto stabile sui livelli del 2002 con un modesto +0,1%. I consumi delle famiglie sono aumentati dell 1,6% (+1,4% nel 2002), mentre gli investimenti fissi lordi registrano un ulteriore diminuzione dello 0,6% dopo un -1,4% del 2002. L occupazione ha segnato una leggera flessione (-0,1%), ma il tasso di disoccupazione è salito dal 9,0% al 9,6%. L indice dei prezzi al consumo si è incrementato dell 1,7% (1,8% nel 2002). Come la Germania, anche la Francia ha raggiunto un indebitamento dei conti pubblici del 4% del PIL, superiore ai limiti imposti dal Patto di Stabilità. Rispetto ai grandi Paesi europei, il 2003 è stato invece migliore per il Regno Unito, al pari degli altri principali Paesi anglosassoni. Il Governo ha, infatti, potuto utilizzare anche la politica di bilancio a sostegno dell economia. Nonostante i buoni risultati, dopo circa quattro anni, per la prima volta, è stato però necessario aumentare il costo del denaro di un quarto di punto allo scopo di contenere la nascita di spinte inflazionistiche. Il prodotto interno lordo è cresciuto del 2,0% (1,7% nel 2002). La domanda interna è però aumentata del 2,4% rispetto al +2,9% dell anno precedente. A differenza del 2002, i consumi privati hanno segnato un incremento (2,4%) inferiore a quello degli investimenti fissi lordi (2,9%). L indice generale dei prezzi al consumo ha registrato una crescita del 2,8% a fronte del 2,2% nel 2002. L indebitamento netto della pubblica amministrazione, che ha risentito sia dell espansione della spesa sia del rallentamento delle entrate, è così salito, in percentuale del PIL, dall 1,5% nel 2002, al 2,9%. 15

I mercati finanziari e la politica monetaria Le condizioni monetarie all interno dell area dell Euro hanno mantenuto la propensione espansiva ereditata dall anno precedente. In questo contesto si inquadrano i due tagli del tasso minimo di rifinanziamento effettuati dalla BCE, dopo quello già operato a inizio dicembre 2002 di 50 punti base: il primo, in data 6 marzo, di 25 punti base ha portato il tasso al 2,50% ed il secondo, deliberato dalla BCE il 6 giugno, lo ha ulteriormente ridotto dello 0,50%, portandolo al 2%, il livello più basso dall avvio dell UME. Negli USA la Federal Reserve ha ulteriormente abbassato (-0,25%) il tasso sui federal funds, portandolo all 1%. In tale contesto l Euro si è fortemente rivalutato nei confronti del dollaro, e in minor misura, verso le altre principali valute: il cambio nominale dollaro/euro è cresciuto del 20,9%, mentre quello verso sterlina e yen è aumentato rispettivamente dell 8,1% e dell 8,6%. Questo ha portato ad una consistente perdita di competitività dei prodotti europei, aggravando una situazione di debolezza strutturale di fondo. Il perdurare della fase di stagnazione dell economia europea, sovrastata da un considerevole recupero di quella americana e, sebbene in misura meno intensa, del Giappone, ha alimentato crescenti pressioni sulla BCE per ulteriori riduzioni dei tassi d interesse, tuttavia senza esito per effetto delle incertezze emergenti sul fronte dei prezzi al consumo e degli squilibri della finanza pubblica. Il tasso d interesse a breve termine nell UME ha reagito ai segnali di politica monetaria scendendo dal 2,4% d inizio 2003 al 2,0% nel quarto trimestre. I tassi a lungo termine nel periodo in esame hanno espresso una notevole variabilità. Nel complesso si è assistito, sino a giugno, ad una discesa da valori intorno al 4,5%, sino al 3,6% che ha rappresentato il minimo degli ultimi vent anni; nel periodo successivo un repentino aumento ha riportato i tassi sui livelli iniziali a seguito del consolidarsi di aspettative economiche più favorevoli, provenienti dagli USA. 16 Già sul finire del primo semestre, pur con dati macroeconomici non particolarmente brillanti, si è registrata una fase di ripresa delle borse. I mercati azionari europei ed extra-europei hanno realizzato miglioramenti degli scambi e delle quotazioni, sia pur con intensità differenti: gli indici americani Dow Jones e Standard & Poor s

500 hanno segnato un rialzo rispettivamente del 25% e del 26% nell anno, il DJ Euro STOXX 50 ha seguito un andamento analogo con un incremento del 9,5% a fine 2003, mentre l indice borsistico azionario giapponese da inizio anno è aumentato del 24,5%. In Italia l indice Mib è cresciuto del 14,9% e il Mib 30 dell 11,8%. A trainare la ripresa dei mercati azionari è stato soprattutto il settore tecnologico, negli Stati Uniti, e quello industriale nell area Euro. In ripresa, in entrambe le aree, il settore bancario. L economia italiana L Italia, per tutto il 2003, ha presentato un ciclo economico problematico, condiviso con la maggior parte dei Paesi dell area Euro; dopo un primo semestre di regresso, nella seconda parte dell anno, si è delineato un lieve recupero. Nel 2003 il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,3%, un risultato inferiore a quello del 2002 (+0,4%). Se da un lato i consumi delle famiglie hanno mantenuto un profilo di crescita significativa (+1,3%), con una performance migliore rispetto all area Euro, dall altro gli investimenti fissi lordi hanno registrato una diminuzione consistente (-2,1%). Il ciclo delle esportazioni nette, ha penalizzato l Italia in misura più pronunciata di quanto è accaduto per la media dell area Euro: la riduzione delle esportazioni di merci e servizi (-3,9% dopo il -1,0% nel 2002) è stata notevolmente superiore a quella registrata da Francia e Germania. Questa difficoltà di tenuta del made in Italy, accentuata dall apprezzamento dell Euro sui mercati valutari, è anche da ricercare in una perdita di competitività dell export italiano. Dal 1992 al 1996, il forte deprezzamento della Lira aveva nascosto le problematiche più strutturali, che l introduzione di una moneta unica ha fatto emergere con prepotenza: la scarsa propensione alla ricerca, la produzione incentrata su settori tradizionali soggetti alla concorrenza delle economie emergenti, l inflazione, il debito pubblico. Tuttavia non è solo una diminuzione delle esportazioni ad avere gravato sulle esportazioni nette, ma, anche e soprattutto, un calo molto più contenuto delle importazioni: -0,6% a fronte di un aumento del +1,5% nel 2002. Questo è attribuibile all assenza, a livello produttivo nazionale, di molte delle tipologie merceologiche (in particolare l elettronica di consumo) che costituiscono le componenti più dinamiche della domanda interna, anche nell attuale fase di stagnazione. Il rafforzamento dei consumi privati, che sono risultati il traino della domanda interna, non sono stati tuttavia sufficienti a indurre gli imprenditori ad attivare nuovi investimenti (tenuto conto anche del ridotto livello di utilizzazione degli impianti in molti settori). Hanno fatto eccezione gli investimenti in costruzioni, aumentati del 3,6%, stimolati dalla domanda di abitazioni; per contro quelli in impianti, macchinari e mezzi di trasporto sono diminuiti del 6,1% (+0,9% nel 2002). La produzione industriale ha presentato nell anno 2003 un andamento stagnante e con una riduzione, in media annua, dello 0,5% (dato destagionalizzato). Il rallentamento ha riguardato tutti i comparti: la produzione di beni di consumo è calata dello 0,7%, quella dei beni intermedi dell 1% e quella dei beni di investimento dell 1,9%. Per questi ultimi la contrazione è in parte imputabile anche alla scadenza degli incentivi fiscali che avevano interessato il precedente esercizio. Guardando agli andamenti settoriali si sono osservate molte differenze. Più in particolare, sono risultate, nella media dell anno, in forte diminuzione le produzioni di: altre industrie manifatturiere (-5,6%), pelli e calzature (-4,8%), apparecchiature elettriche e di precisione (-4,2%), mobili (-3,9%), mezzi di trasporto (-3,1%), tessile e abbigliamento (-2,9%) e macchine e apparecchi meccanici (-3,2%). Per contro gli aumenti più rilevanti hanno riguardato: energia elettrica e gas (+5,2%), raffinerie di petrolio (+2,4%), carta, stampa e editoria (+2,3%), produzione di metallo e prodotti in metallo (+2,2%), industrie alimentari, bevande e tabacco (+1,8). 17

Rispetto a Francia e Germania, l Italia è poi caratterizzata da un tasso di inflazione più alto e da un debito del settore pubblico ancora superiore al prodotto interno lordo, rendendo i margini di manovra più ristretti. Nonostante la debole attività economica e l apprezzamento dell Euro, non si è manifestato l atteso rientro dell inflazione che ha portato ad un ampliamento del differenziale nei confronti dei nostri partner europei, pur registrando una decelerazione del ritmo di crescita dei prezzi nel corso dell ultimo trimestre dell anno. Il tasso di inflazione è passato, in media annua, dal 2,5% del 2002 al 2,7% del 2003. Peraltro l attuale tasso d inflazione ufficiale risulta ampiamente inferiore a quello percepito dai consumatori, in particolare sui prodotti agricoli ed alimentari. Il mercato del lavoro italiano, in ogni caso, continua a mostrare segnali nel complesso positivi. Secondo i dati più recenti, relativi ai primi mesi del 2003, il numero di occupati continua a crescere a ritmi superiori rispetto ai principali partner europei. Nonostante il rallentamento congiunturale in corso, i buoni risultati occupazionali registrati ad inizio anno suggeriscono una sostanziale tenuta del mercato del lavoro nella media del 2003 (1% l incremento previsto a fronte di un +1,5% registrato nel 2002). Il tasso di disoccupazione è sceso dal 9,1% del 2002 all 8,9%. Il mercato del credito e del risparmio Nel 2003 la dinamica dei crediti presenta, nel nostro Paese, un tasso di crescita medio annuo del 6,4% (+5,7% nel 2002). Anche nell ultima parte dell anno i prestiti delle banche hanno continuato a crescere, soprattutto nel comparto a medio e lungo termine, con un incremento medio sul 2002 del 12,7% (+10,6% nel 2002). Tale dinamica è stata favorita dalla domanda di finanziamenti da parte di famiglie e imprese. L incidenza dei crediti a medio termine sul totale impieghi con clientela passa dal 52%, al 31 dicembre 2002, al 56% a fine 2003. Per il segmento delle famiglie consumatrici, in particolare, i mutui sono aumentati, a fine 2003 di quasi il 12% in seguito al permanere dell incertezza sui mercati azionari e ai bassi tassi di interesse che continuano ad incentivare gli investimenti immobiliari. Rilevante è stata anche la crescita dei finanziamenti bancari a medio e lungo termine alle imprese (circa il 18%) in quanto il protrarsi della fase di stagnazione ha determinato l esigenza di allungamento della vita media dell indebitamento delle imprese, originando nuove operazioni di ristrutturazione delle scadenze. 18

Per gli affidamenti a breve termine si stima invece una sostanziale stabilità (+0,3%) a fronte di un modesto +1,3% registrato nella media del 2002. Sul versante della rischiosità, il sistema ha registrato un aggravio delle sofferenze lorde pari al 6,4% in media annua e del 10,3% a fine anno, imputabile agli effetti della vicenda Parmalat. Va inoltre notato che, per la prima volta dal 1999, non si sono registrati volumi significativi di cartolarizzazioni, con conseguente aumento delle partite in sofferenza. L incidenza delle sofferenze sugli impieghi totali è rimasta, comunque, sostanzialmente stabile, passando dal 4,80% di fine 2002 al 4,98% al 31 dicembre 2003, in virtù della dinamica registrata dagli utilizzi. La provvista bancaria ha realizzato, in media annua un incremento del 5,6%, in netto rallentamento rispetto ai valori registrati nel corso del 2002 (+8,9%). A determinare questa decelerazione hanno contribuito in particolare le operazioni di pronti contro termine, diminuite nella media del 2003 del 4,2% contro il +6,4% registrato nel 2002. A causa della preferenza per la liquidità e 19

della ricerca di forme di impiego a rischio contenuto, alimentate dalla situazione di incertezza e dall alta volatilità dei mercati finanziari, i conti correnti e le obbligazioni hanno evidenziato dinamiche sostenute, con un aumento rispettivamente del 7,5% e del 7,6%. Va rilevato, tuttavia, che quest ultima forma tecnica ha presentato un rallentamento del tasso di crescita nel corso del secondo semestre per una crescente diffidenza dei risparmiatori verso lo strumento obbligazionario dopo i casi Cirio e Parmalat. La raccolta indiretta, misurata nelle statistiche di Banca d Italia, al valore nominale e al netto delle obbligazioni delle banche e dei certificati di deposito, ha registrato, nella media dei dodici mesi, una contrazione nel tasso di crescita del 4,7%. Nel comparto della raccolta amministrata, la crescita media annua è stata del 4,5% per il comparto azionario e del 4,2% per quello dei titoli di Stato e le obbligazioni non bancarie. Per le azioni in particolare, l andamento delle variazioni annue rilevato nel corso dell anno, presenta tassi di crescita significativi nel corso del primo semestre, anche per effetto della rilevante contrazione che si era registrata nel corso del primo semestre 2002, mentre nella seconda metà del 2003 i tassi di crescita sono di segno negativo (-9,4% a fine anno rispetto a dicembre 2002). Per le obbligazioni le dinamiche di crescita sono più stabili nel corso dell anno, ma inferiori rispetto a quelle del 2002, anno in cui la sfiducia generata dai mercati aveva spinto gli investitori verso investimenti meno remunerativi, ma più sicuri. Le gestioni patrimoniali presentano, nella media annua, una performance di crescita negativa pari a -4,1% mentre i fondi comuni di investimento, da inizio anno, evidenziano una contrazione del 5,8%. Nel 2003 il canale bancario conferma la sua importanza nella distribuzione di prodotti assicurativi vita. I tassi bancari, dopo la sostanziale stabilità del 2002, si sono caratterizzati per una progressiva contrazione, riflettendo il graduale taglio dei tassi di riferimento di oltre un punto percentuale sviluppatosi a partire dalla fine del 2002. La riduzione è stata più rapida e pronunciata sul versante dei tassi attivi: il tasso medio sui prestiti a fine dicembre è stato pari al 4,46%, in diminuzione di 98 punti base da fine 2002 (-99 centesimi sui prestiti a breve e -95 su quelli a medio lungo termine), mentre dal lato della provvista si è registrata una riduzione del tasso di 57 centesimi (-48 centesimi i tassi sui conti correnti passivi) portando il saggio medio sulla raccolta all 1,71% a fine dicembre. In media annua, la contrazione dei tassi su impieghi e raccolta si riduce: -80 centesimi sul totale prestiti (-75 sui prestiti a breve e -82 su quelli a medio e lungo termine) e -54 punti base sul totale raccolta (di cui -48 centesimi sui conti correnti). A causa di questi andamenti, la forbice tra i tassi bancari si è ulteriormente ridotta dai 3,16 punti di dicembre 2002 ai 2,76 di fine 2003 con un ulteriore contrazione di 40 centesimi (-16 centesimi la contrazione tra fine 2001 e fine 2002). In media annua la forbice tra i tassi si è ridotta di 25 centesimi. Le regioni italiane 20 La perdurante fase di stagnazione che ha caratterizzato il 2003, ha progressivamente ridotto gli scostamenti registrati dai prodotti interni lordi delle singole macro aree, portandoli, a fine anno, ad un sostanziale allineamento ai valori nazionali. Le regioni maggiormente penalizzate sono state quelle settentrionali a maggior vocazione industriale e quelle meridionali per il rallentamento del piano di investimenti infrastrutturali a causa della perdita di competitività internazionale, indotta dall apprezzamento dell Euro e da una domanda interna debole. Sulla base delle rilevazioni a livello territoriale dalle indagini dell ISAE, nel corso del 2003, l in-

dice della produzione industriale, dopo un peggioramento nel corso del primo semestre, è tornato a salire nel terzo trimestre. Anche la fiducia delle imprese manifatturiere è migliorata decisamente nel quarto trimestre, su tutto il territorio nazionale. Le regioni nordoccidentali si sono caratterizzate nel primo semestre dell anno, per un economia più debole rispetto a quella mediamente registrata nel Paese, principalmente imputabile al contrarsi della produzione industriale. La domanda di beni di investimento delle imprese nei primi mesi dell anno, relativamente agli investimenti in attrezzature e macchinari è scesa, dopo gli anticipi di spesa, sul finire del 2002, per effetto dello scadere degli incentivi fiscali, mentre si è mantenuta vivace la domanda di beni di investimento in costruzioni. Più confortanti i dati che emergono dall analisi dell evoluzione della domanda interna, dove i consumi delle famiglie hanno registrato un aumento rispetto al 2002. Il credito bancario e la provvista hanno rispecchiato la dinamica nazionale. Le regioni del Nord-Est, che si caratterizzano per la più alta percentuale di incidenza delle esportazioni sul PIL nel confronto con il resto d Italia, sono state fortemente penalizzate, dal rafforzamento dell Euro rispetto al dollaro, ma anche dalla crescente concorrenza dei Paesi emergenti. I fattori che incidono sulla perdita di competitività di alcuni settori tradizionalmente forti nella macro regione sono sostanzialmente legati alle dimensioni limitate delle imprese che operano in settori caratterizzati da produzioni a basso contenuto tecnologico, il cui mercato risulta più facilmente aggredibile dalle produzioni dei Paesi asiatici. Sul fronte del mercato del credito, il tasso di crescita degli impieghi è leggermente superiore al dato nazionale, mentre per quanto riguarda la provvista il Nord-Est è allineato alla media nazionale ed in flessione generalizzata a tutte le forme tecniche. Anche nelle regioni del Centro, i primi sei mesi sono trascorsi senza una significativa ripresa nei tassi di crescita del PIL, in seguito alla sfiducia degli operatori economici ed al conseguente posticipo delle decisioni di spesa. Anche le regioni centrali, pur mantenendo un trend di crescita superiore a quello nazionale, hanno evidenziato un rallentamento economico determinato sia dalla caduta degli investimenti nel settore produttivo, in parte attribuibile alla cessazione degli incentivi fiscali, sia dalla prudenza nelle decisioni di acquisto delle famiglie e da un ridotto contributo delle esportazioni. Nel corso del secondo semestre, il clima di fiducia delle imprese manifatturiere migliora decisamente anche nelle regioni del Centro, mentre il saldo relativo alle attese di produzione flette leggermente, pur mantenendosi su livelli elevati. Per quanto concerne il grado di utilizzo degli impianti si registra un incremento del valore. I prestiti bancari presentano a fine anno un tasso di crescita di poco inferiore a quello registrato a livello nazionale; i depositi registrano invece una crescita superiore a quella del Paese nel suo complesso. L indice di produzione industriale nel Mezzogiorno continua a dare segnali recessivi a fronte di un miglioramento, nell ultimo trimestre del clima di fiducia delle imprese. Il generalizzato calo delle esportazioni ha avuto nell area in esame un impatto limitato a causa del ridotto peso delle esportazioni meridionali; le isole, per contro, evidenziano una crescita delle vendite all estero, determinata dall aumento del valore delle vendite dei prodotti petroliferi raffinati che rappresentano il 50% delle loro esportazioni. Positivi i segnali sul fronte dell occupazione; le politiche di sostegno del lavoro hanno avuto buoni risultati anche nelle regioni meridionali. Il tasso di crescita degli impieghi nella macroarea si è mantenuto in linea con il trend registrato dal sistema nazionale, mentre la crescita dei depositi è in regresso rispetto al dato nazionale, soprattutto nelle isole. 21

Il Veneto Il trend negativo delle esportazioni ha determinato una sostanziale stazionarietà della produzione industriale. Dall analisi degli indicatori presentati dall ISAE sull industria emerge che nel 2003 il clima della domanda, che riflette il livello degli ordinativi, è stato, nella media, inferiore del 3,3% rispetto al 2002, mentre il clima dell offerta, indicativo del livello di produzione, sempre nella media, ha avuto una performance negativa del 7,2% rispetto al precedente esercizio, sebbene evidenzi una ripresa dal mese di settembre registrando a fine anno un +2,6% rispetto al dicembre 2002. Tra i comparti industriali più importanti della regione, l industria del tessile, del cuoio e dell abbigliamento ha registrato una diminuzione del 6,9% in media annua, i prodotti in metallo del 9,1%, i prodotti alimentari del 5,8%. I primi dati del 2003 delle principali colture agricole rivelano una pesante riduzione di rese e produzioni, oltre che di superficie coltivata: in media -8% in termini quantitativi; in termini di fatturato complessivamente -2% rispetto al 2002. Le informazioni sui flussi commerciali evidenziano una consistente flessione delle esportazioni dei prodotti agroalimentari veneti, pari al 7% rispetto allo scorso anno. Una nota positiva viene dalle colture vitivinicole che registrano un incremento di fatturato di circa il 3% dopo i forti cali produttivi del 2002, sebbene, si rilevi un evidente regresso nell export, soprattutto nei quantitativi dei vini sfusi. Se per le coltivazioni agricole il 2003 è stata un annata non benevola, per il comparto zootecnico invece i risultati sono indicativi di una ripresa, a lungo auspicata dopo la crisi dovuta alla BSE. Il fatturato registra una crescita stimata di circa 4%. Agli aumentati consumi di carni rosse, sia bovine sia suine, va peraltro contrapposta una riduzione di quelli di carni avicole, che nei primi tre mesi sono scesi di quasi il 10%. Una riduzione che però è stata in parte compensata dal rincaro dei prezzi finali al consumo. Il comparto lattiero-caseario è stato invece segnato dall annosa vicenda delle quote di produzione. Il Friuli Venezia Giulia L andamento dei principali indicatori dell industria nel quarto trimestre 2003 consente di dare una lettura moderatamente ottimistica dello stato di salute dell industria regionale che ha visto una ripresa nella parte finale del 2003 senza però aver ancora raggiunto i livelli dell anno precedente. I principali indicatori tendenziali nel quarto trimestre 2003 rilevano i seguenti andamenti: la produzione segna un leggero calo portandosi al valore di -2,7%; le vendite totali si mantengono invece su valori negativi (-5,8%) per effetto delle esportazioni che segnano -5,4% e delle vendite in Italia che scendono a -6,3%. L andamento dell occupazione mantiene la leggera crescita (+0,3%) già riscontrata nel terzo trimestre. Per quanto riguarda l andamento degli altri indicatori, è da rilevare il sensibile miglioramento dei valori dei nuovi ordini che continuano a crescere: dal +2,2% a +17% nel congiunturale e da +5,2% a +5,6% nel tendenziale; valori che possono rafforzare le attese di ripresa sopra espresse. Per quanto riguarda i principali settori dell industria regionale: la meccanica nel suo complesso presenta un andamento analogo a quello generale sopra descritto. Tra i suoi comparti si può rilevare il miglioramento congiunturale della situazione di sofferenza dell industria dei materiali elettrici ed elettronici, da tempo in crisi anche a livello internazionale. Qualche segnale di criticità continua a presentare il settore del legno e quello meccanico della costruzione ed installazione di macchine. 22