L'universo Partecipativo Una delle tre teorie prevalenti (Interpretazione di Copenhagen, degli universi paralleli, di Penrose) riesce forse a spiegare sia gli eventi anomali del regno subatomico, sia il motivo per cui il mondo che vediamo funziona così? Per quanto ciascuna osservazione sia valida e spieghi ciò che osserviamo in laboratorio, è forse possibile che quelle anomalie non siano affatto tali. La bizzarria delle particelle quantistiche rappresenta il modo di comportarsi della materia. La maggior parte dei fisici ritiene che il modo in cui si comportano gli elettroni e i fotoni abbia poco a che fare con come conduciamo la nostra vita quotidiana. In realtà siamo noi l anello mancante delle teorie esistenti! In particolare è la nostra capacità di creare intenzionalmente le condizioni di coscienza (pensieri, sentimenti, emozioni e convinzioni) che fissano la possibilità da noi prescelta nella realtà della nostra vita. In altre parole l anello mancante è il ruolo della matrix divina nel collegarci col contenitore di tutto ciò che è osservabile. Non abbiamo bisogno di macchine per creare gli effetti miracolosi che osserviamo nelle particelle quantistiche come la bilocazione, la telepatia, essere dappertutto contemporaneamente ecc..tutto riguarda il nostro potere di focalizzare la coscienza.
Sebbene qualunque esperienza ci sembri del tutto reale, è solo quando focalizziamo la nostra attenzione provando simultaneamente un sentimento verso l oggetto della focalizzazione che una realtà possibile diventa un esperienza reale. Se tutti gli obblighi e i divieti quantistici sono veri e se l emozione è la chiave per scegliere la realtà, allora la domanda per es. è: come possiamo dire a noi stessi che una persona cara è già guarita se sta invece facendo una cura in ospedale?. Questa domanda elude qualunque risposta singola. Un universo fatto di molte realtà parallele ammette infatti numerose risposte potenziali. Da qualche parte, fra tutte quelle realtà parallele, esiste uno scenario in cui la guarigione della persona cara è già avvenuta; c è una realtà dove la malattia non si è mai verificata. La realtà presente non è incisa su tavole di pietra. Appare invece morbida e malleabile; può cambiare perfino quando sembra che non ci sia nessun motivo per farlo. Einstein fece un asserzione famosa, secondo cui non si può risolvere un problema se si resta al livello di pensiero che l ha generato. Similmente non possiamo cambiare una realtà se restiamo nello stesso stato di coscienza che l ha creata. Per fissare una delle molte possibilità di realtà descritte dalle interpretazioni di Copenhagen, degli universi paralleli e di Penrose, dobbiamo selezionarla. Possiamo farlo attraverso il nostro modo di osservarla, cioè il modo in cui ci sentiamo rispetto ad essa nella vita. Per scegliere una possibilità quantistica dobbiamo diventare quel modo di essere. Come sostiene Neville dobbiamo abbandonarci alla nuova possibilità e nel nostro amore per quello stato vivere nel nuovo stato e non più nel vecchio. Questo non significa negazione della realtà che abbiamo davanti, dicendo semplicemente che non ci crediamo, perchè è la nostra paura a privarci del distacco necessario per vivere un altra realtà.
Tutte le interpretazioni che abbiamo visto hanno un medesimo fattore comune: noi e il nostro ruolo di osservatori nel mondo. Quando osserviamo qualcosa, apparentemente in quell istante noi stiamo assicurando alla realtà una delle tante possibilità quantistiche. Sia che provenga da una realtà parallela o da una zuppa ribollente di probabilità quantistiche, secondo le teorie ciò che noi vediamo come Realtà è ciò che è, a causa della nostra presenza. È il linguaggio dell emozione che parla alle forze quantistiche dell universo. Il sentire è ciò che la Matrix Divina riconosce. Come sostiene il fisico Amit Goswami, ci vuole più di uno stato di coscienza normale per trasformare una possibilità quantistica in una realtà del presente. Infatti affinchè questo accada, secondo lo studioso dobbiamo entrare in ciò che definiamo uno stato di coscienza non ordinario. Dobbiamo chiedere senza secondi fini, la scelta non deve essere basata sull ego o sul giudizio e non ci deve essere un forte attaccamento al risultato. Dobbiamo dapprima avere in noi il sentimento della guarigione, dell abbondanza. Dobbiamo evocare nell animo le risposte alle nostre richieste di benessere, come se si fossero già verificate, prima di vederle diventare realtà nella nostra vita. In questo sentimento ci spostiamo da un punto di vista in cui sospettiamo di stare semplicemente sperimentando quello che ci capita, a un altra prospettiva dove sappiamo di far parte di tutto ciò che esiste.
In tal modo creiamo un cambiamento di energia che puó essere definito il classico salto quantico. In modo molto simile a quello in cui l elettrone di un atomo salta da un livello di energia all altro senza spostarsi attraverso lo spazio intermedio, quando siamo realmente certi di parlare il linguaggio quantistico della scelta e non stiamo semplicemente pensando che forse lo parliamo, ci troviamo in un diverso stato di coscienza. Inoltre, sebbene gli scienziati debbano ancora mettersi d accordo su quale teoria riesca a spiegare il modo in cui cambiamo la realtá, tutti concordano sul fatto che l universo si altera in presenza dell essere umano. È come se l essere coscienti fosse già di per se un atto creativo. Come ha affermato il fisico John Wheeler, viviamo in un universo partecipativo dove non si manipola, non si impone la propria volontá, né si puó avere un controllo totale sul mondo circostante. Nel ruolo che abbiamo oggi in quanto parte dell universo, abbiamo la capacità di modificare e cambiare piccole parti di esso a seconda di come viviamo la nostra vita. Nel regno delle possibilità quantistiche, sembriamo essere costruiti per partecipare alla creazione.
Testo tratto e riveduto da Gregg Braden (2007), "Matrix Divina", Macro Edizioni, Forli'-Cesena.