DNV GL - BUSINESS ASSURANCE

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Pag. 1 di 18 Executive summary DNV GL - BUSINESS ASSURANCE Le aziende si preoccupano per l ambiente? Sommario Introduzione Metodologia e campione Scenario attuale La gestione ambientale I principali rischi per l ambiente Iniziative in tutto il mondo e nei vari settori Fattori determinanti Vantaggi Principali ostacoli Gestione della reputazione ambientale Prospettive future Rischi e iniziative future Investimenti Scheda Italia

Pag. 2 di 18 INTRODUZIONE DNV GL - Business Assurance, ente di certificazione leader a livello mondiale, e GFK Eurisko, fra i più importanti istituti di ricerca internazionali, hanno indagato l approccio alla gestione dei rischi ambientali di aziende di settori diversi in Europa, Nord America, Centro e Sud America e Asia. L indagine è stata realizzata nel marzo 2014 e ha preso in esame le modalità di gestione degli aspetti ambientali, i principali ambiti di rischio e le iniziative implementate in diverse aree geografiche e nei diversi settori dai clienti di DNV GL - Business Assurance. Le aziende di tutto il mondo concordano sull importanza della tutela ambientale. L indagine, che ha coinvolto 3.539 professionisti provenienti dai settori primario, secondario e terziario, mostra come le imprese tengano conto delle questioni ambientali nella formulazione delle proprie strategie, in particolare quando operano in settori ad alto rischio. In generale, le aziende ad alto rischio risultano più attive della media, evidenziando che le società che operano negli ambiti più pericolosi e che sono maggiormente soggette a normative e controlli stringenti sono quelle che fanno di più, soprattutto in termini di progettazione strategica e dialogo con gli stakeholder. Fra queste, le industrie chimiche mostrano il maggior impegno, con un coinvolgimento anche in attività che mirano a valutare gli impatti sull ambiente e sulle persone a lungo termine.

Pag. 3 di 18 METODOLOGIA E CAMPIONE Il sondaggio è stato svolto nel marzo 2014 su un campione di 3.539 professionisti che operano in aziende appartenenti ai settori primario, secondario e terziario in diversi comparti in Europa, Nord America, Centro e Sud America e Asia. Il campione è qualitativo e non rappresentativo da un punto di vista statistico: il 24% delle aziende coinvolte conta meno di 50 addetti, il 33% tra 50 e 249 e il 43% 250 o più; le aziende operano nei settori primario (4%), secondario (57%) e terziario (35%). Il campione comprende 578 aziende ad alto rischio (di cui 177 nel settore della chimica): la classificazione di un azienda nel gruppo ad alto rischio si basa sull elenco dei settori ad elevata complessità definito dalla IAF, associazione mondiale di enti di accreditamento e valutazione della conformità. L elenco comprende: attività estrattive minerarie, lapidee, petrolifere e gasiere, tintura e concia di tessuti e capi, produzione di cellulosa, raffinazione, chimica e farmaceutica, metallurgia, lavorazioni e prodotti speciali non metallurgici, generazione termoelettrica a carbone, edilizia civile e demolizioni, smaltimento di rifiuti pericolosi e non, smaltimento di reflui e acque nere. Il questionario è stato somministrato con metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviewing).

Pag. 4 di 18 SCENARIO ATTUALE LA GESTIONE AMBIENTALE In tutto il mondo, indipendentemente dall area geografica, le aziende sono attente all ambiente. L 84% tiene conto della salvaguardia ambientale nelle proprie strategie imprenditoriali. Le dimensioni aziendali non sono un ostacolo: l 80% dei professionisti che lavora in aziende con meno di 50 dipendenti conferma l importanza della salvaguardia ambientale anche per queste ultime. Figura 1: Importanza degli aspetti ambientali nelle strategie aziendali, con particolare riferimento alle aziende ad alto rischio e, fra queste, alle industrie chimiche 1 Le percentuali salgono al 92% per le imprese ad alto rischio, ossia quelle aziende che operano in settori come quello estrattivo minerario, petrolifero, chimico-farmaceutico, ecc., il cui impatto ambientale potrebbe essere particolarmente significativo¹. Le aziende più impegnate sono quelle del comparto chimico, con percentuali che raggiungono il 98%. L attenzione all ambiente non sembrerebbe essere solo un operazione di facciata; si traduce infatti nell adozione di una policy ad hoc per il 76% delle aziende. L Europa registra i valori più alti (81%), mentre in Nord America le cifre sono inferiori di circa 10 punti percentuali. Le percentuali più alte in assoluto si registrano in Svezia (93%). In una scala che misura la concretezza delle azioni contemplate dalle policy che va dall intenzione generica di preservare l ambiente, alla prevenzione concreta dell inquinamento fino all inclusione di linee guida per il miglioramento continuo delle performance ambientali dell azienda, spiccano alcune interessanti differenze a livello geografico. Le imprese norvegesi (70%) e svedesi (82%) sono le più avanzate e registrano le percentuali più 1 Cfr. paragrafo Metodologia e campione.

Pag. 5 di 18 alte di inclusione nelle proprie policy di linee guida per il miglioramento continuo della propria performance ambientale. Il 75% dei cinesi, invece, afferma genericamente che le proprie policy prevedono misure per la salvaguardia dell ambiente, rivelando che, sebbene resti ancora molto da fare da un punto di vista operativo, l impegno in tal senso va via via crescendo. La Cina, infatti, è al vertice della classifica dei primi 10 Paesi per incremento nel numero di nuove certificazioni ISO 14001 nel 2012, con una crescita del 12% rispetto all anno precedente 2. Le aziende ad alto rischio e, in particolare, le industrie chimiche registrano le percentuali più elevate: l 88% delle aziende ad alto rischio e il 96% delle aziende del settore chimico ha adottato delle policy di gestione ambientale ad hoc. Si tratta di policy particolarmente evolute, soprattutto per il settore della chimica. Oltre a tutelare l ambiente (79%) e a prevenire l inquinamento (83%), definiscono regole per rendere le performance aziendali sempre più rispettose dell ambiente (77%). Figura 2: Contenuti delle policy adottate da aziende ad alto rischio e, fra queste, dalle industrie chimiche 2 Fonte: ISO Survey of Management System Standard Certifications 2012.

Pag. 6 di 18 I PRINCIPALI RISCHI PER L AMBIENTE Trasversalmente per aree geografiche e settori, i principali rischi sono associati allo smaltimento (60%) e alla gestione di materiali e rifiuti pericolosi (44%), probabilmente a causa di una maggior sensibilità ai problemi legati a scarti e imballaggi. Le peculiarità locali influiscono inoltre sulla percezione dei rischi. Lo smaltimento dei rifiuti preoccupa soprattutto i nordamericani (69%), mentre gli europei sono più sensibili rispetto a professionisti di altre aree del mondo al consumo di risorse energetiche non rinnovabili (38%), forse a causa della limitatezza delle riserve disponibili nel continente. Le emissioni di anidride carbonica e altri gas serra sono percepite come rischio dal 36% degli intervistati in Europa, probabilmente per via delle pressioni derivanti dal sistema UE di scambio delle emissioni, mentre in Nord America la percentuale raggiunge a malapena il 19%. Paesi Bassi (55%), Norvegia (51%) e Svezia (54%) sono i Paesi che registrano i valori più alti. La scarsità delle risorse idriche preoccupa invece il 29% degli indiani (+17% rispetto alla media mondiale). Settori diversi prestano attenzione ad aspetti differenti. Nel settore chimico, la gestione di materiali e rifiuti pericolosi (64%), lo scarico di acque reflue (62%) e lo smaltimento dei rifiuti (61%) sono i principali motivi di preoccupazione, seguiti dalle emissioni atmosferiche (42%) e, in minor misura, dal rilascio di anidride carbonica (36%). Le industrie chimiche sono piuttosto avanzate nella gestione degli aspetti operativi: la presenza di agenti fisici come rumore e vibrazioni (27%) e le carenze strutturali dei siti (12%) registrano percentuali inferiori alla media.

Pag. 7 di 18 Figura 3: Principali rischi per area geografica e dimensione delle aziende Figura 4: Principali ambiti di attenzione per le aziende ad alto rischio e, fra queste, per le industrie chimiche

Pag. 8 di 18 INIZIATIVE IN TUTTO IL MONDO E NEI VARI SETTORI Il monitoraggio dei processi per valutarne la conformità con i requisiti di legge e di altra natura (75%) e la regolare manutenzione degli spazi (68%) sono le iniziative di riduzione dei rischi a cui ricorrono la maggior parte delle aziende. Meno diffusi sono i processi di progettazione che mirano a minimizzare l impatto ambientale di prodotti e servizi (47%) e ancor meno i programmi specifici per i fornitori (24%). Con tutti i professionisti intervistati che hanno affermato di implementare almeno un azione per il contenimento dei rischi, ancora una volta è il settore chimico a confermarsi più attivo nella tutela ambientale. Oltre a monitorare la conformità (92%), che totalizza 20 punti percentuali al di sopra della media nonostante si tratti di un settore già fortemente normato, l 82% delle industrie chimiche conduce attività di assessment per identificare tutti i potenziali impatti sull ambiente. Il 76% delle aziende del settore adotta sistemi di gestione, mentre il 63% ricorre al monitoraggio di indicatori ambientali specifici. Sono, inoltre, impegnate in iniziative innovative legate alla comunicazione esterna (48%) o a processi di progettazione che mirano a minimizzare gli impatti dei prodotti sull ambiente (62%). Benché con percentuali inferiori, comportamenti analoghi si riscontrano in tutte le aziende ad alto rischio, in generale più attive della media mondiale. Ciò dimostra che le imprese che operano nei settori più pericolosi e maggiormente soggette a normative e controlli rigorosi sono quelle che fanno di più, specialmente in termini di progettazione strategica, pianificazione con gli scenari futuri in mente e dialogo con gli stakeholder (facendo più di quanto richiesto dalla legge).

Pag. 9 di 18 Figura 5: Azioni intraprese per controllare i rischi per area geografica e dimensione delle aziende Figure 6: Azioni intraprese da aziende ad alto rischio e, fra queste, dalle industrie chimiche

Pag. 10 di 18 FATTORI DETERMINANTI Il rispetto di leggi e normative (79%) è la ragione principale che spinge le aziende a sviluppare iniziative di salvaguardia ambientale. Seguono le politiche interne, citate dal 59% degli intervistati. Le motivazioni legate alle performance di mercato, come le richieste da parte dei clienti (36%), la reputazione di marca (36%) e l opinione pubblica (25%) giocano un ruolo di secondo piano, mentre quelle economiche, come, ad esempio, la salvaguardia degli asset dell azienda (21%) o della proprietà (16%), rivestono un importanza minore. La reputazione di marca è centrale per cinesi (54%) e indiani (55%), e conta più per gli europei (40%) che per i nordamericani (25%). Infine, la concorrenza è un elemento decisivo per il 59% di norvegesi e svedesi. Leggi e normative (90%) e politiche interne (71%) sono determinanti per le imprese chimiche, seguite dalla continuità operativa (45%), dalla reputazione di marca (43%) e dall opinione pubblica (37%), evidenziando come le pressioni esterne di comunità e istituzioni riescano a influenzare la performance di queste aziende. Per queste aziende è chiara la necessità di mantenere un dialogo con gli stakeholder per poter restare sul mercato, facendo della tutela ambientale una delle proprie priorità. Figura 7: Principali motivazioni per intraprendere azioni di mitigazione con particolare riferimento alle aziende ad alto rischio, e fra queste, alle industrie chimiche

Pag. 11 di 18 VANTAGGI Il 45% degli intervistati ritiene che i vantaggi derivanti dagli interventi di mitigazione dei rischi superino i costi. I latinoamericani (63%) sono i più soddisfatti. Per quanto riguarda i settori, il 57% delle aziende del settore primario ha ottenuto vantaggi maggiori rispetto ai costi, mentre nel settore secondario le aziende chimiche spiccano con percentuali attorno al 56%. Gli svedesi hanno ottenuto benefici rilevanti in termini di vantaggio competitivo (57%) e di brand equity (49%). La maggior parte delle aziende, comunque, ha beneficiato in particolare di un calo degli incidenti ambientali (50%), quota che sale al 61% per le aziende ad alto rischio e al 71% per quelle del settore chimico. Le aziende ad alto rischio riferiscono di aver migliorato le relazioni con le autorità (63% delle aziende ad alto rischio, 70% di industrie chimiche) e con altri stakeholder (37% e 40% rispettivamente) in misura superiore alla media. Mantenere buone relazioni con la comunità rappresenta un beneficio importante per le aziende ad alto rischio, anche se le attività a tutela dell ambiente consentono di ottenere risparmi finanziari inferiori alla media (29% delle aziende ad alto rischio, 28% delle industrie chimiche). Figura 8: Vantaggi derivanti dalle iniziative ambientali implementate dalle aziende ad alto rischio e, fra queste, dalle industrie chimiche

Pag. 12 di 18 PRINCIPALI OSTACOLI Il principale fattore che ostacola le aziende nell ottenere progressi nella gestione ambientale è la penuria di risorse finanziarie (33%). Si distinguono tuttavia i nordamericani, il 41% dei quali dichiara di non avvertire barriere di alcun tipo. La mancanza di risorse finanziarie rappresenta un problema solo per il 26% delle industrie chimiche, mentre il 36% non rileva ostacoli al miglioramento della gestione ambientale. Figura 9: Fattori che impediscono alle aziende ad alto rischio e, fra queste, alle industrie chimiche di compiere maggiori progressi nella gestione ambientale

Pag. 13 di 18 GESTIONE DELLA REPUTAZIONE AMBIENTALE Sebbene la reputazione di marca non sia fra le prime 3 motivazioni che spingono le aziende a intraprendere iniziative per ridurre l impatto negativo sull ambiente, il 73% delle imprese ha condotto almeno un azione volta a migliorare la propria reputazione ambientale. Il 45% è ricorso alla certificazione in base a uno standard o a uno schema esterno riconosciuto (51% in Europa e 62% in Svezia). 1 intervistato su 4, invece, ha optato per il bilancio di sostenibilità. Fra tutte, le aziende ad alto rischio (57%) e, in particolare, quelle chimiche (63%) emergono per la frequenza del ricorso a certificazioni di terza parte. Inoltre, quasi la metà degli intervistati del settore chimico ha dichiarato che la propria azienda ha pubblicato un bilancio di sostenibilità. Figura 10: Iniziative intraprese per migliorare la reputazione ambientale, con particolare riferimento alle aziende ad alto rischio e, fra queste, alle industrie chimiche

Pag. 14 di 18 PROSPETTIVE FUTURE RISCHI E INIZIATIVE FUTURE Con lo smaltimenti dei rifiuti (48%) e la gestione di materiali pericolosi (35%) in cima alla lista, la classificazione degli ambiti di rischio nei prossimi 3 anni non cambia di molto. Fanno eccezione il ricorso a energie rinnovabili (28%) e le emissioni di anidride carbonica (25%), che salgono, rispettivamente dalla 5 alla 3 posizione e dalla 6 alla 4. Tuttavia, in linea generale, in futuro le percentuali registrate per i diversi rischi diminuiranno. Le aziende confidano di riuscire a migliorare la gestione di problematiche quali lo smaltimento dei rifiuti (-12%), la gestione di materiali pericolosi (-9%), lo scarico di acque reflue (-9%) e la presenza di pericoli fisici (-12%). Per i problemi che le aziende non possono risolvere da sole perché richiedono l intervento delle autorità, come il consumo di energie non rinnovabili (-3%), le emissioni di CO2 (-5%) o l uso di risorse idriche scarse (-1%), la riduzione prevista è minima. Un analogo trend di diminuzione si osserva per le industrie chimiche; si osserva un calo delle percentuali per tutti i rischi, eccetto quelli legati alla scarsità di risorse idriche (18%) e alle carenze strutturali (12%), che, sebbene considerati minori, manterranno le stesse percentuali. Figura 11: Rischi che le aziende si aspettano nei prossimi 3 anni

Pag. 15 di 18 La capacità di gestire alcune problematiche in futuro è data pressoché per scontata. Al calo delle percentuali dei rischi corrisponde una riduzione del numero di iniziative che le aziende intraprenderanno per tenerli sotto controllo, soprattutto per quanto riguarda le misure di emergenza (-25%). Le aziende sposteranno l attenzione dalle emergenze contestuali, che prevedono di saper gestire, verso una visione di più lungo termine. Il monitoraggio di indicatori ambientali specifici, ad esempio, sale di due posizioni nella classifica delle azioni adottate per controllare i rischi (dalla 7 alla 5 ). Questo atteggiamento potrebbe essere la conseguenza di crescenti pressioni da parte delle autorità a considerare gli impatti a lungo termine sull ambiente e sulle persone, in special modo nel settore della chimica. Le industrie chimiche, infatti, affermano in misura superiore alla media che opteranno per attività di valutazione degli impatti sull ambiente (+8% rispetto alla media), di monitoraggio degli indicatori ambientali (+13%) e di progettazione volta a minimizzare l impatto sull ambiente (+18%). Un trend analogo si registra anche per l intero gruppo delle aziende ad alto rischio. Figura 12: Interventi di salvaguardia ambientale che le aziende prevedono di svolgere in futuro

Pag. 16 di 18 INVESTIMENTI L attenzione per l ambiente rimarrà alta: il 92% degli intervistati manterrà o aumenterà il livello degli investimenti. Il 43% delle aziende ad alto rischio e il 48% delle industrie chimiche confermano che incrementeranno gli investimenti in tutela ambientale nel prossimo triennio. Figura 13: Intenzioni di investimento con particolare riferimento alle aziende ad alto rischio e, fra queste, alle industrie chimiche

Pag. 17 di 18 SCHEDA ITALIA ALCUNI SPUNTI SULLO SCENARIO ITALIANO Per l 89% delle aziende italiane la tutela dell ambiente rientra tra gli elementi presi in considerazione dalle strategie aziendali Il 72% dei professionisti italiani interpellati dichiara di adottare delle policy di tutela ambientale ad hoc In una scala crescente di concretezza dei contenuti delle policy adottate dalle aziende italiane Il 46% tutela genericamente l ambiente Il 47% contiene azioni di prevenzione dell inquinamento Il 45% contiene linee guida per migliorare le performance ambientali dell azienda Interrogati su quali siano i principali rischi ambientali, i professionisti italiani identificano: gestione dei rifiuti e degli scarti (56%) rischi derivanti da agenti fisici come rumori, vibrazioni o radiazioni (41%) gestione delle risorse energetiche non rinnovabili (36%) Le iniziative di tutela principali implementate dalle aziende italiane sono Attività di manutenzione (74%) Il monitoraggio della compliance (73%) Attività di assessment dei potenziali impatti sull ambiente (67%) Training per la sensibilizzazione dei dipendenti (59%) Le ragioni principali che in Italia spingono le aziende a occuparsi di tutela ambientale sono: Il rispetto delle leggi (85%) Rispetto delle politiche interne (63%) Reputazione di marca (33%) Rapporto costi/benefici: Il 46% degli italiani ritiene che costi e benefici si equivalgano Il 33% degli italiani ritiene che i benefici siano superiori ai costi Solo il 21% che i costi siano inferiori ai benefici Le aziende italiane hanno ottenuto benefici in termini di: miglioramento delle relazioni con le autorità (44%) miglioramento della reputazione di marca (36%) diminuzione del numero degli incidenti (34%) miglioramento delle relazioni con i propri dipendenti (34%)

Pag. 18 di 18 La mancanza di risorse economiche (38%) è tra i principali motivi che impediscono alle aziende di progredire ulteriormente in materia di tutela ambientale. Il 29% dichiara, invece, di non riscontrare barriere Il 64% delle aziende italiane ha intrapreso almeno un iniziativa per la gestione della propria reputazione ambientale Il 41% ha usato una certificazione di terza parte Il 15% ha pubblicato informazioni in un bilancio di sostenibilità Per il futuro i professionisti italiani si aspettano una riduzione dei rischi ambientali, soprattutto per quanto riguarda i rischi derivanti da: agenti fisici come rumori, vibrazioni o radiazioni (-31%) emissioni in atmosfera (-10%) smaltimento di rifiuti e scarti (-8%) Ci sono alcune eccezioni. La riduzione attesa è inferiore per quanto riguarda l uso di risorse non rinnovabili (-1%) e in leggero aumento i rischi legati a carenze strutturali (+1%). La classifica delle azioni di tutela più implementate dalle aziende italiane in futuro vede nelle prime tre posizioni Il monitoraggio della compliance (60%) Le attività di manutenzione (57%) Le attività di assessment di tutti i potenziali rischi ambientali (52%) Coerentemente con i risultati globali, la riduzione dei rischi attesi si riflette nella riduzione delle iniziative che le aziende intraprenderanno in futuro, soprattutto quelle relative alle gestione delle emergenze (-21%) Gli italiani continueranno a investire in tutela ambientale: il 62% dei professionisti manterrà i propri investimenti il 29% aumenterà i propri investimenti *Il campione degli intervistati italiani è composto da 434 professionisti