RAPPORTO 2003 SULL ECONOMIA DEL LAZIO



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RAPPORTO 2003 SULL ECONOMIA DEL LAZIO Sviluppo Lazio

Indice6 Parte prima: la formazione e l impiego delle risorse 5 1. Il contesto nazionale 6 1.1 L evoluzione dell economia italiana nel periodo 1995-2002 6 1.2 L evoluzione nel periodo 1995-2001 del valore aggiunto, dell occupazione e della produttività in Italia a livello settoriale 9 2. Il contesto regionale 12 2.1 La formazione delle risorse 12 2.2 I consumi e gli investimenti regionali 20 3. Risparmio e finanziamento dell economia 29 3.1 Reddito disponibile e risparmio lordo 29 3.2 Il mercato finanziario e l attività delle aziende di credito 30 3.2.1 La diffusione e la tipologia delle aziende di credito 30 3.2.2 I depositi bancari: ammontare, tipologia e clientela di origine 32 3.2.3 Gli impieghi bancari: ammontare, settore di destinazione e sofferenze 35 3.2.4 I tassi di interesse attivi e passivi 38 4. Il commercio estero del Lazio 42 4.1 Le esportazioni 42 4.2 Le importazioni e il saldo commerciale 43 4.3 L internazionalizzazione del sistema produttivo laziale 45 5. La creazione delle imprese 47 5.1 Il contesto nazionale 47 5.2 La dinamica delle imprese nel Lazio 47 Parte seconda: i settori produttivi 49 1. L agricoltura 50 1.1 Il contesto nazionale 50 1.2 L agricoltura laziale: andamento del valore aggiunto, dell occupazione e degli investimenti 51 2. L industria 55 2.1 Il contesto nazionale 55 Rapporto sull economia del Lazio 2003 2

2.2 L industria in senso stretto del Lazio 57 2.2.1 L andamento del valore aggiunto, dell occupazione e degli investimenti 57 2.2.2 Il posizionamento delle branche dell industria laziale 61 2.2.3 Effetti di composizione e di competizione dell industria laziale in rapporto alle dinamiche nazionali 64 2.2.4 Le esportazioni dell industria laziale 73 2.3 Conclusioni 73 3. Le costruzioni 76 3.1 Il contesto nazionale 76 3.2 Le costruzioni del Lazio: andamento del valore aggiunto, dell occupazione e degli investimenti 77 4. I servizi 82 4.1 Il contesto nazionale 82 4.2 Il settore dei servizi nel Lazio 83 4.2.1 Le variazioni del valore aggiunto, dell occupazione e degli investimenti 83 4.2.2 Il posizionamento delle branche del terziario laziale 87 4.2.3 Effetti di composizione e di competizione del terziario laziale in rapporto alle dinamiche nazionali 90 4.3 Conclusioni 94 5. Il turismo 96 5.1 Il contesto nazionale 96 5.2 Il turismo nel Lazio 98 5.2.1 L andamento del valore aggiunto e dell occupazione 98 5.2.2 La capacità delle strutture ricettive e la loro utilizzazione 99 5.2.3 La composizione del turismo (residenti e stranieri) e l andamento degli arrivi nel Lazio e in Italia 101 5.2.4 Il turismo straniero nel Lazio 102 Parte terza: la popolazione e il mercato del lavoro 104 1. La dinamica della popolazione e dell occupazione 105 1.1 L evoluzione della popolazione del Lazio 105 1.2 La composizione della popolazione per classi di età (2001) 110 1.3 Le forze di lavoro 113 Rapporto sull economia del Lazio 2003 3

1.4 L occupazione 115 1.5 La disoccupazione 118 1.6 Il mercato del lavoro nelle Province del Lazio 121 Rapporto sull economia del Lazio 2003 4

PARTE PRIMA: LA FORMAZIONE E L IMPIEGO DELLE RISORSE Rapporto sull economia del Lazio 2003 5

1. Il contesto nazionale Nel periodo 1995-2002 l economia italiana ha mostrato un andamento oscillante Le Regioni del Mezzogiorno sono cresciute a tassi leggermente superiori di quelli delle regioni del Centro-Nord 1.1 L evoluzione dell economia italiana nel periodo 1995-2002 Nel periodo compreso tra il 1995 e il 2002, l economia italiana ha evidenziato un andamento oscillante, con periodi di maggiore crescita, in particolare negli anni 1995, 1997, 1999 e 2000, alternati da fasi di rallentamento economico, come nel 1996 e nel 1998, fino a giungere alla situazione di quasi stagnazione economica iniziata alla fine del 2001. Considerando solo l intervallo 1995-2001, dunque il periodo precedente al punto di inversione del ciclo economico nazionale, emerge, a livello di ripartizioni territoriali, un quadro caratterizzato da una maggiore vivacità delle regioni del Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-Nord, ancorché su tassi di crescita non propriamente brillanti. Partendo dalla crescita in termini reali del Pil, si evidenzia una variazione media annua dell 1,9% al livello nazionale, determinata da un incremento del 2,1% nel Mezzogiorno e dell 1,8% nel Centro-Nord. Il ritmo più sostenuto della crescita economica nel Mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese è stato alimentato da una forte accelerazione del processo di accumulazione: basti pensare che nel Sud dell Italia gli investimenti fissi sono cresciuti ad un tasso assai più elevato rispetto a quello dei consumi (4,3% contro 1,8% nella variazione media annua). Anche nel Centro-Nord si è manifestato un differenziale tra la crescita in termini reali degli investimenti fissi e quella dei consumi, ma di entità inferiore a quello registrato nelle regioni del Mezzogiorno di circa mezzo punto percentuale. Tabella 1.1: Conto economico delle risorse e degli impieghi nelle ripartizioni territoriali dell Italia (variazioni medie annue, 1995-2001) Aggregati Fonte: Elaborazione su dati Istat Var. % dei valori a prezzi correnti (1995-2001) Var. % dei valori a prezzi 1995 (1995-2001) Mezzogiorno Centro-Nord Italia Mezzogiorno Centro-Nord Italia Pil ai prezzi di mercato Importazioni nette Totale Consumi finali interni consumi finali delle famiglie consumi finali di AAPP e ISP Investimenti lordi interni Investimenti fissi lordi Variazione delle scorte Fonte: Elaborazione su dati Istat 4,9 4,7 4,7 2,1 1,8 1,9 - - - - - - 4,9 5,2 5,1 2,0 2,2 2,2 4,8 5,2 5,1 1,8 2,1 2,0 4,5 5,3 5,0 2,1 2,3 2,2 5,5 5,2 5,3 1,0 1,3 1,2 5,5 4,9 5,1 3,2 2,9 3,0 6,3 6,0 6,1 4,3 3,9 4,0 - - - - - - Per quanto riguarda i consumi finali interni (tab. 1.2), in entrambe le ripartizioni territoriali considerate emerge una crescita delle spese per consumi delle famiglie (2,1% al Sud e 2,3% al Centro-Nord) assai più accentuata rispetto a quella effettuata dalle Amministrazioni pubbliche (1,0% al Sud e 1,3% al Centro-Nord). Come si vedrà più in dettaglio nel paragrafo 2.2, la difformità di questi andamenti è riconducibile da un lato alla crescita della spesa privata che si è rivolta soprattutto Rapporto sull economia del Lazio 2003 6

verso i beni durevoli sostenuti da incentivi governativi, e dall altro alle politiche fiscali e di bilancio restrittive adottate in vista dell adesione dell Italia all Unione economica e monetaria dei paesi dell Unione europea, che hanno comportato tagli alla spesa della Pubblica amministrazione. Relativamente alle importazioni nette, definite come differenza tra le risorse prodotte e quelle consumate all interno di una determinata entità territoriale, le regioni del Mezzogiorno consolidano la formazione di un saldo positivo, indicativo di una accresciuta dipendenza dai trasferimenti di risorse dall esterno necessari per colmare la differenza tra crescita della domanda interna e crescita della produzione interna. Le regioni del Centro-Nord prese nel loro insieme, invece, vedono leggermente ridotto il flusso di trasferimenti in uscita pur mantenendo il loro tradizionale ruolo di esportatori netti. Va comunque evidenziato che il trasferimento di risorse verso le regioni del Sud ha assunto negli ultimi anni caratteristiche differenti dai precedenti interventi a favore del Mezzogiorno, nel senso che i trasferimenti finanziari sono maggiormente focalizzati su incentivi indirizzati al sistema produttivo e meno orientati al sostegno diretto al reddito delle famiglie. Per quanto riguarda la variazione delle scorte, si rileva per entrambe le ripartizioni territoriali l inversione di segno del saldo che da positivo nel 1995 diventa negativo nel 2001, con un valore in termini assoluti più elevato nelle regioni del Mezzogiorno. Tabella 1.2: Conto delle risorse e degli impieghi a prezzi correnti nel 1995 e nel 2001 nelle ripartizioni territoriali dell Italia. Valori in eurolire a prezzi correnti Aggregati 1995 2001 Mezzogiorno Centro-Nord Italia Mezzogiorno Centro-Nord Valori a prezzi correnti (milioni di euro) Italia Pil ai prezzi di mercato Importazioni nette Totale Consumi finali interni consumi finali delle famiglie consumi finali di AAPP e ISP Investimenti lordi interni Investimenti fissi lordi Variazione delle scorte 223.283 699.404 923.052 296.725 918.762 1.216.696 37.950-63.508-25.923 51.895-59.056-7.792 261.234 635.895 897.129 348.621 859.706 1.208.904 217.120 501.481 718.600 287.171 681.376 968.547 156.429 393.325 549.753 203.672 534.736 738.408 60.691 108.156 168.847 83.499 146.640 230.139 44.114 134.415 178.529 60.989 179.255 240.244 42.521 126.801 169.321 61.478 179.483 240.961 1.593 7.614 9.207-489 -228-717 Fonte: Elaborazione su dati Istat Dalla fine del 2001, e per tutto il 2002, l economia Italiana appare in frenata Nel 2002, le stime raccolte dall indagine dell Isae (tab. 1.3) mettono in evidenza il progressivo peggioramento dell economia nazionale iniziato alla fine del 2001: l incremento del Prodotto interno lordo si è infatti attestato su di un valore pari allo 0,4% sull intero territorio nazionale, con una crescita lievemente più elevata nelle regioni del Sud (0,8%) rispetto a quelle del Centro-Nord (0,3%). Il flebile andamento dell economia italiana riflette principalmente la debole evoluzione della congiuntura internazionale, caratterizzata da una crescita assai contenuta dell economia statunitense, rimasta ben al di sotto del suo potenziale, e da Rapporto sull economia del Lazio 2003 7

un espansione ancora più debole dei paesi della zona dell euro, limitata dai vincoli di bilancio imposti dal patto di stabilità. In Italia, ad essere colpita dal rallentamento è stata soprattutto l industria manifatturiera che ha mostrato un arretramento in tutto il territorio nazionale: la variazione del valore aggiunto industriale è infatti risultata pari al 0,7% nel Nord-Ovest, al 1,4% nel Nord-Est, al 0,7% nel Centro e al 1,6% nel Mezzogiorno. Anche l agricoltura e il settore delle costruzioni hanno fatto registrare risultati poco soddisfacenti, la prima con un riduzione su tutto il territorio nazionale pari al 1,7% e la seconda con una modesta crescita dello 0,6%. A livello di ripartizioni territoriali, tuttavia, si evidenziano risultati assai differenziati, con una crescita del valore aggiunto agricolo nelle regioni centrali pari al 4,5% e un vivace incremento del settore delle costruzioni nel Mezzogiorno pari al 7,1%, trainato soprattutto dalla crescita degli investimenti. L unico settore che ha mostrato una crescita positiva in tutte le ripartizioni territoriali è quello dei servizi, anche se con tassi non particolarmente elevati e piuttosto differenziati geograficamente (si passa tra l 1,6% delle regioni centrali e lo 0,3% di quelle del Nord-Ovest). Tabella 1.3: Crescita del Pil, dei consumi delle famiglie e degli investimenti interni nelle ripartizioni territoriali dell Italia. Anno 2002 Aggregati Var. % dei valori a prezzi costanti nel 2002 Mezzogiorno Centro-Nord Italia Pil ai prezzi di mercato Consumi delle famiglie Investimenti lordi interni Fonte: Elaborazione su stime Isae 0,8 0,3 0,4-0,2-0,1-0,1 2,6-1,6-0,5 Ad aggravare il rallentamento produttivo dell economia nazionale nel corso del 2002, ha contribuito anche il basso profilo dei consumi interni delle famiglie e degli investimenti lordi che hanno mantenuto un tono modesto come riflesso del deterioramento del clima di fiducia degli operatori economici. Secondo le stime Isae, nel 2002 i consumi delle famiglie hanno evidenziato un parziale arretramento rispetto al 2001 (-0,1) che è risultato sostanzialmente della stessa entità nelle due ripartizioni territoriali considerate (-0,1 al Centro-Nord e 0,2 nel Meridione). Gli investimenti invece, diminuiti a livello nazionale dello 0,5%, hanno messo in evidenza differenze significative tra le regioni del Sud, nelle quali sono aumentati del 2,6% e quelle del Centro-Nord, nelle quali invece si sono ridotti del 1,6%. Rapporto sull economia del Lazio 2003 8

Il settore agricolo stenta a crescere specie nelle regioni del Mezzogiorno 1.2 L evoluzione nel periodo 1995-2001 del valore aggiunto, dell occupazione e della produttività in Italia a livello settoriale Entrando nello specifico dei settori di attività economica, è interessante verificare l evoluzione del contributo da essi fornito alla crescita economica complessiva nelle due ripartizioni territoriali in esame, il Mezzogiorno e il Centro-Nord. Agricoltura. Negli anni 1995-2001, il settore agricolo ha evidenziato a livello nazionale un incremento del valore aggiunto (1% circa in media annua) inferiore a quello dell economia complessiva (1,9%). Particolarmente modesta è risultata l evoluzione della produzione agricola nelle regioni del Sud, che hanno messo in luce nel loro insieme una variazione pari appena allo 0,4%: nelle regioni del Centro- Nord, invece, la crescita è risultata leggermente più sostenuta (1,3%) ancorché inferiore alla variazione complessiva del valore aggiunto complessivamente realizzato da tali regioni. Il debole andamento della produzione agricola si è ripercosso sull occupazione, che ha mostrato un forte arretramento sia nelle regioni del Sud, sia in quelle del Centro-Nord (rispettivamente 3,0% e 2,9% in media annua). La diminuzione degli occupati nel settore, a fronte di un rallentamento meno accentuato della produzione, ha comunque permesso un certo incremento del livello della produttività del lavoro, che ha fatto registrare tassi di crescita in media annua piuttosto sostenuti, pari al 3,5% nel Sud e al 4,3% nel Centro-Nord. Per quanto riguarda, infine, il contributo alla crescita generale dell economia, va rilevata la modesta entità dell apporto dovuto al settore agricolo che è risultato inferiore al 2% sia nelle regioni del Sud che in quelle del Centro-Nord, come del resto è logico attendersi data la modesta performance del settore. Tabella 1.4: Evoluzione del Pil, dell occupazione e della produttività nelle ripartizioni territoriali italiane (variazioni medie annue, 1995-2001) Settori di attività Prodotto Occupazione Produttività (a) (b) (c ) Mezzogiorno Centro-Nord Mezzogiorno Centro-Nord Mezzogiorno Centro-Nord Contributo dei settori alla variazione del prodotto (d) Mezzogiorno Centro-Nord Variazione media annua del periodo 1995-2001 Agricoltura, silvicoltura e pesca 0,4 1,3-3,0-2,9 3,5 4,3 Industria 1,0 1,2 0,8 0,2 0,2 1,0 Industria in senso stretto 1,4 1,0 0,5-0,1 0,8 1,1 Costruzioni 0,2 2,2 1,4 1,3-1,1 0,9 Servizi 2,4 2,1 1,5 1,7 0,8 0,4 Comm., alb. e rist., risp. 3,2 2,0 1,7 1,3 1,5 0,7 Interm. mon. e fin.; att. imm. 3,1 3,1 4,4 4,6-1,3-1,4 Altre attività di servizi 0,9 0,9 0,4 0,7 0,5 0,2 Totale settori extra - agricoli 2,1 1,8 1,4 1,2 0,7 0,6 Totale 2,0 1,8 0,9 1,0 1,1 0,8 (a) Valore aggiunto al costo dei fattori al lordo dei servizi bancari imputati. (b) Unità di lavoro. (c ) Valore aggiunto per unità di lavoro. (d) Variazioni assolute del valore aggiunto settoriale tra l'anno 2001 e l'anno 1995 in % del valore aggiunto complessivo dell'anno 1995 Fonte: Elaborazione su dati Istat 1,2 11,9 11,0 0,9 86,9 37,9 36,3 12,7 98,8 100,0 1,9 21,8 15,9 5,9 76,3 28,4 40,0 7,9 98,1 100,0 mentre l industria frena soprattutto nelle regioni del Centro- Nord. Industria. Nel periodo 1995-2001 la variazione della produzione industriale è risultata inferiore alla media generale sia su scala nazionale, sia nell ambito delle due ripartizioni territoriali in esame. All interno del settore industriale, i comparti Rapporto sull economia del Lazio 2003 9

manifatturieri hanno manifestato una crescita leggermente maggiore nelle regioni del Sud (+1,4%) rispetto a quelle del Centro-Nord (1%), mentre le costruzioni hanno evidenziato una variazione tendenzialmente piatta nel Mezzogiorno (0,2%) seguita poi, come si è accennato nel paragrafo precedente, da un forte rimbalzo nel 2002 e moderatamente positiva nella parte rimanente del Paese. L andamento sotto tono dell industria rispetto al resto dell economia ha condizionato l evoluzione dell occupazione che è cresciuta a tassi inferiori a quelli del valore aggiunto sia nel Mezzogiorno (+0,8%) sia nelle regioni del Centro-Nord (+0,2%). Più positiva, invece, è risultata l evoluzione degli occupati nel settore delle costruzioni, con una variazione positiva di poco superiore all 1% in entrambe le ripartizioni territoriali considerate, Nell industria in senso stretto si registra un modesto incremento pari allo 0,5% riguardo al Mezzogiorno e un calo degli occupati pari al 0.1% nel Centro-Nord. La minor crescita dell occupazione rispetto al valore aggiunto nell industria ha permesso un incremento del livello di produttività del lavoro specie nelle regioni del Centro-Nord dove essa è aumentata sia per l industria in senso stretto (+1,1%) sia per le costruzioni (0,9%). Nel Mezzogiorno, invece, si è verificato un incremento della produttività nell industria in senso stretto (+0,8%) ma non nel settore delle costruzioni (-1,1%). Il contributo dell industria alla crescita dell economia nel suo insieme totale è stata piuttosto differente tra il Sud e il resto d Italia: sia l industria in senso stretto che le costruzioni hanno infatti fornito nelle regioni del Centro-Nord un apporto alla crescita economica complessiva (rispettivamente il 15,9% e 5,9%) superiore di circa tre volte a quello registrato nelle regioni del Sud (rispettivamente 5,9% e 0,9%). Il settore dei servizi evidenzia una crescita più brillante in tutte le ripartizioni territoriali. Servizi. Quello dei servizi è stato il settore economico che ha fatto registrare i risultati migliori riguardo sia alla crescita del valore aggiunto (2,4% nel Mezzogiorno e 2,1% al Centro-Nord) sia all incremento dei livelli di occupazione (1,5% nel Mezzogiorno e 1,7% nel Centro-Nord). Nelle regioni del Sud, più in particolare, l andamento positivo di alcuni comparti del terziario, tra i quali il commercio, la ristorazione, le comunicazioni e l attività finanziaria ed immobiliare, ha influenzato in maniera determinante l evoluzione dell economia nel suo insieme. Basti pensare che il contributo che i servizi hanno offerto alla crescita complessiva nel Mezzogiorno nel periodo 1995-2001 è stato pari all 86,9%, (76,3% nel Centro- Nord). L occupazione ha tratto giovamento da questa crescita, anche se l incremento di nuovi posti di lavoro è stato più pronunciato nelle regioni del Centro-Nord (con una variazione in media annua pari all 1,7% contro l 1,5% delle regioni del Sud), nonostante il Mezzogiorno abbia avuto, come già detto, una crescita più elevata in termini di valore aggiunto. Per quanto riguarda invece la produttività, il vivace incremento degli occupati nel comparto dei servizi finanziari e immobiliari ha dato luogo ad una riduzione della produttività in tali ambiti, compensata però da una sua crescita nel commercio, negli alberghi e nelle comunicazioni. In conclusione, appare evidente la tendenza ad un rafforzamento del settore dei servizi, sia nelle regioni del Mezzogiorno, sia in quelle del Centro-Nord, anche se con alcune differenziazioni che hanno riguardato l articolazione interna del settore nei suoi diversi comparti. Infatti, nelle regioni meridionali è risultato più incisivo Rapporto sull economia del Lazio 2003 10

l apporto dei settori più tradizionali del terziario, come quelli legati al commercio, alberghi, ristoranti e commercio, i quali spiegano quasi il 38% della crescita economica complessiva (contro il 28,4 delle regioni del Centro-Nord), mentre nella ripartizione centro-settentrionale del Paese, ha assunto maggiore rilievo il ruolo svolto dalle componenti più avanzate del terziario riferibili alle attività di intermediazione monetaria, ricerca e sviluppo e attività professionali alle quali è riferibile il 40% della crescita totale contro il 36,3 del Mezzogiorno. Rapporto sull economia del Lazio 2003 11

2. Il contesto regionale 2.1 La formazione delle risorse Tra il 1995 e il 2001 il Prodotto interno lordo del Lazio misurato in termini reali (a prezzi 1995) è passato da circa 92.000 milioni a quasi 101.000 milioni di euro: esso è dunque aumentato a un tasso medio annuo dell 1,44%, leggermente inferiore sia a quello verificatosi su scala nazionale (1,86%), sia a quello messo in evidenza dalle regioni del Centro-Nord (1,79%). Figura 1.1: Variazioni % del Pil nel periodo 1995-2001: confronto Lazio- Italia e contributo % del Lazio alla crescita del Pil nazionale (valori a prezzi 1995). 4,0 3,5 18,8 20,0 18,0 var % del Pil 3,0 2,5 2,0 1,5 7,7 13,2 16,0 14,0 12,0 10,0 8,0 contributo % 1,0 4,1 6,0 4,0 0,5 2,5 2,4 2,0 0,0 0,8 1,1 0,5 2,0 3,4 1,8 0,4 1,6 1,2 2,9 2,4 1,8 1996 1997 1998 1999 2000 2001 0,0 Fonte: Elaborazione su dati Istat Lazio Italia Contributo del Lazio alla crescita dell'italia La crescita dell economia laziale è risultata piuttosto difforme da quella dell Italia nel suo insieme L analisi delle variazioni interannuali del prodotto interno lordo in termini reali mette in luce un andamento dell economia laziale abbastanza divergente da quello dell Italia, almeno in una fase iniziale. Come si riscontra dalla fig. 1.1, fino al 1998 i tassi di crescita dell economia laziale si sono mossi in sostanziale controtendenza rispetto a quelli nazionali: a partire dal 1999, invece, l evoluzione dell economia laziale sembra più in sintonia con quella dell Italia nel suo insieme, anche se permane una certa sfasatura rispetto al ciclo nazionale. Infatti, tra il 1999 e il 2000 il Pil laziale è cresciuto in linea con il trend nazionale, anche se a un ritmo più contenuto; la crescita dell economia del Lazio è proseguita poi anche nel 2001, sopravanzando quella dell Italia nel suo insieme che invece ha accusato una brusca inversione del ciclo a partire dal terzo trimestre del 2001. Nel 2002 anche nel Lazio il prodotto interno lordo ha subito una frenata, che ha portato il tasso di crescita al di sotto dell 1% 1. 1 In base alle stime di Unioncamere dell Aprile 2003, la crescita del Pil laziale si dovrebbe attestare nel 2002 intorno allo 0,4-0,5%; secondo i dati Svimez, invece, risulterebbe pari allo 0,8%. Entrambe le fonti indicano per l Italia una crescita del Pil nel 2002 pari allo 0,4%. Rapporto sull economia del Lazio 2003 12

Lo sfasamento dell economia regionale rispetto all andamento nazionale nel periodo in esame ha comportato un accentuata variabilità del contributo laziale alla crescita dell economia italiana nel suo complesso (fig. 1.1). In quattro degli anni che concorrono a formare il periodo in esame, e più precisamente nel 1996, 1997, 1999 e 2000, l apporto dell economia laziale alla crescita del Pil nazionale è risultato di modesta entità, mentre nel 1998 e nel 2001 tale apporto ha superato il 10%. Il Lazio ha avuto una crescita economica superiore a quella dell Italia nel suo insieme nel 1998 e nel 2001 Gli anni di maggiore espansione dell economia del Lazio si caratterizzano per il fatto che l economia regionale ha sopravanzato la media italiana nei tassi di incremento del Pil: tuttavia, al di là della banale constatazione che la maggiore crescita economica del Lazio implica necessariamente un contributo all incremento del Pil italiano superiore al peso economico della regione (pari, nel 2001 al 9,8% del Pil), va tenuto conto del fatto che questi episodi presentano caratteristiche piuttosto differenti poiché si inseriscono in fasi differenti dello sviluppo economico della regione. Nel 1998, infatti, l economia laziale ha goduto di una crescita abbastanza elevata che appare sorprendente non tanto per la sua entità (3,4% in termini reali), quanto per l apparente rottura di continuità con la modesta crescita degli anni precedenti (ma anche di quello successivo) e soprattutto per il suo disallineamento rispetto alla tendenza nazionale che evidenzia invece un leggero rallentamento della dinamica dell economia (1,8%). Il fattore che ha maggiormente influito sul rimbalzo della crescita laziale nel 1998 è stata l introduzione degli incentivi connessi alle celebrazioni del Giubileo 2000, che hanno stimolato soprattutto l espansione del settore delle costruzioni (v. parte II cap. 3) e di alcuni importanti comparti dei servizi connessi al turismo (v. parte II par. 4.2.2 e parte II cap. 5): non va tuttavia trascurata l influenza che hanno avuta su tale crescita altri elementi di natura più endogena al sistema produttivo regionale, e in particolare la vitalità evidenziata dal comparto chimico-farmaceutico che ha impresso un grande impulso a tutto il settore industriale regionale (v. parte II cap. 2). Nel 2001, invece, la crescita più rapida dell economia laziale rispetto alla media italiana (2,4% contro l 1,8% dell Italia), sembra riconducibile non tanto ad un indipendenza dal ciclo nazionale, quanto ad uno sfasamento del punto di inversione della fase espansiva del ciclo. A livello nazionale, infatti, la crescita economica ha raggiunto il punto di massimo tra la fine del 2000 e l inizio del 2001, a partire dal quale è iniziata una fase di flessione. L economia laziale, al contrario, ha evidenziato nel 2001 un accelerazione della crescita che è raddoppiata (2,4%) rispetto al precedente anno. Il punto di inversione della fase espansiva per l economia del Lazio, sempre secondo le stime di Unioncamere, si è manifestato invece nel corso del 2002, dunque con alcuni mesi di ritardo rispetto alla tendenza nazionale. Tornando ai dati Istat 2001, il Lazio si è potuto collocare al quarto posto tra le regioni con performance migliori, preceduta solamente da Abruzzo, Piemonte e Sardegna (fig 1.2). Rapporto sull economia del Lazio 2003 13

Figura 1.2: Tassi di crescita del Pil nel Lazio e in Italia nel 2001 (valori a prezzi 1995) 4,0 3,1 3,0 2,7 2,5 2,0 2,4 2,4 2,4 2,3 2,3 2,2 2,1 2,1 2,0 1,9 1,8 1,7 1,4 1,3 1,0 1,0 0,6 0,2 0,0-1,0 Abruzzo Piemonte Sardegna Lazio Molise Sicilia Liguria Trentino-Alto Adige Veneto Calabria Campania Emilia Romagna Marche ITALIA Friuli-Venezia Giulia Valle d'aosta Puglia Lombardia Umbria Toscana Basilicata -2,0-1,7 Fonte: Elaborazione su dati Istat Mentre è cresciuta meno nel 1997 e nel 1999 Gli episodi di sfasamento dell economia regionale rispetto al ciclo economico nazionale possono essere colti anche in negativo considerando i periodi in cui l economia regionale stenta ad agganciarsi pienamente alla fase espansiva del paese nel suo insieme, come si è effettivamente verificato nel 1997 e, in maniera peraltro assai ridotta, nel 1999. Figura 1.3: Crescita del Pil nel Lazio e in Italia. Numeri indice. Base 1995 = 100 114 112 110 108 Lazio Italia 106 104 102 100 98 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Fonte: elaborazioni su dati Istat Rapporto sull economia del Lazio 2003 14

L andamento difforme dell economia laziale rispetto a quella del paese nel suo insieme emerge ancora più chiaramente nella fig.1.3 dove lo scarto tra il tasso di incremento del Pil del Lazio e quello dell Italia nel periodo 1995-2001 è raffigurato dalla distanza che separa per ciascun anno l indice di crescita nazionale da quello regionale. Più in particolare, è possibile osservare come, durante le fasi espansive del ciclo nazionale, tale distanza tenda ad allargarsi con la sola eccezione del 1998 che tuttavia ha fortemente risentito di condizioni esterne al sistema Lazio, legate alla celebrazione del Giubileo mentre durante le fasi di rallentamento della crescita a livello nazionale il gap tende a restringersi. La discontinuità nella crescita del sistema produttivo laziale ha condizionato l evoluzione complessiva dell economia regionale in rapporto a quella dell Italia nel suo insieme, tanto che la quota del Lazio sulla ricchezza prodotta nel Paese si è dapprima ridotta, toccando nel 2000 il livello minimo, e in seguito, grazie al positivo andamento dell economia laziale rispetto alla media italiana nel 2001, ha recuperato attestandosi intorno al 9,8% (fig. 1.4). Figura 1.4: Quota del Pil laziale sul totale dell Italia (valori a prezzi 1995) 10,10 10,05 10,04 10,01 10,01 10,00 9,95 9,90 9,90 9,86 9,85 9,80 9,79 9,75 9,74 9,70 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Fonte: Elaborazione su dati Istat Questa stessa discontinuità nella crescita economica del Lazio non ha tuttavia modificato il suo rango di seconda regione più importante dell Italia, dopo la Lombardia, in termini di ricchezza prodotta (fig. 1.5); inoltre, pur collocandosi al decimo posto nella graduatoria delle regioni italiane classificate in base al prodotto interno lordo pro-capite, il Lazio presenta un reddito per abitante pari a circa 19.100 euro, superiore quindi a quello dell Italia nel suo insieme (17.900 euro) e prossimo, con qualche lieve differenza a quello di Liguria e Toscana (fig. 1.6). L andamento relativamente indipendente dal ciclo nazionale dell economia laziale è in ogni caso l espressione del fatto che il Lazio è, sotto il profilo economico- Rapporto sull economia del Lazio 2003 15

produttivo, una regione diversa dalle altre singolarmente considerate, non riconducibile a nessuno dei due poli che contraddistinguono il dualismo territoriale italiano con la contrapposizione tra Mezzogiorno e regioni del Nord. Figura 1.5: Contributo delle regioni italiane alla formazione del Pil nazionale. Anno 2001 25,0 20,0 20,2 valori percentuali 15,0 10,0 9,8 9,3 8,8 8,7 5,0 0,0 6,7 6,4 5,8 4,7 3,0 2,6 2,3 2,2 2,2 2,2 1,9 1,4 0,8 0,5 0,3 Lombardia Lazio Veneto Emilia Romagna Piemonte Toscana Campania Sicilia Puglia Liguria Marche Friuli-Venezia Giulia Calabria Trentino-Alto Adige Sardegna Abruzzo Umbria Basilicata Molise Vale d'aosta Fonte: elaborazioni su dati Istat Figura 1.6: Regioni italiane classificate in base al Pil pro-capite. Anno 2001 30.000 25.000 20.000 19.154 17.935 15.000 euro 10.000 5.000 0 Valle d'aosta Trentino-Alto Adige Lombardia Emilia Romagna Veneto Piemonte Friuli-Venezia Giulia Toscana Liguria Lazio Marche ITALIA Umbria Abruzzo Molise Sardegna Basilicata Puglia Sicilia Campania Calabria Fonte: elaborazioni su dati Istat La realtà economica del Lazio è infatti fortemente caratterizzata da alcuni elementi di natura strutturale che possono essere riassunti in tre punti. Rapporto sull economia del Lazio 2003 16

Le caratteristiche del modello economico laziale In primo luogo l articolazione dell economia laziale lascia emergere un accentuata vocazione terziaria della Regione (fig. 1.7). Il settore dei servizi, preso nel suo insieme, concorre per l 80% alla formazione del valore aggiunto totale della regione (contro il 68% nazionale), e nell ambito dei servizi, il comparto della Pubblica amministrazione (classificato come altri servizi ) da solo rappresenta Figura 1.7: Lazio. Ripartizione del valore aggiunto regionale tra settori produttivi. Anno 2001 (valori % calcolati a prezzi 1995) Fonte: elaborazione su dati Istat il 23% del valore aggiunto regionale (contro il 17,8% nazionale), in accordo con il ruolo svolto da una regione che ospita la capitale del Paese. Il comparto dei servizi maggiormente sviluppato, tuttavia, è quello riferibile all aggregato dell intermediazione monetaria e delle attività professionali, che include gran parte delle attività di servizio riconducibili al cosiddetto terziario avanzato, e che interessa quasi il 30% del Pil regionale. Il settore dell industria in senso stretto, per converso, incide solo per il 14,3% sul Pil regionale, circa dieci punti percentuali in meno di quanto si osserva su scala nazionale. Bisogna comunque aggiungere anche che l industria laziale ha accresciuto significativamente il suo contributo alla formazione del valore aggiunto regionale (1 punto % in 6 anni), mentre a livello nazionale si è verificato esattamente l opposto (1 punto % in meno nel sessennio di riferimento). Leggermente inferiore, inoltre, risulta l incidenza sul valore aggiunto del settore delle costruzioni (4,1% contro il 5% per l Italia) e dell agricoltura (1,6% contro il 3% circa a livello nazionale). In secondo luogo, l industria manifatturiera laziale presenta una natura duplice. Da un lato è composta da imprese che producono beni di consumo finali orientati verso il mercato locale e che, per tale ragione, godono di una posizione relativamente protetta nel bacino di consumo dell area metropolitana di Roma. Questo vantaggio localizzativo permette loro di beneficiare di una certa stabilità della domanda anche Rapporto sull economia del Lazio 2003 17

nelle fasi negative del ciclo ma, allo stesso tempo, ostacola una crescita a ritmi più sostenuti quando la congiuntura nazionale e internazionale mostrano un accelerazione. Dall altro lato una quota sempre più rilevante del valore aggiunto industriale della regione può essere ricondotta allo sviluppo di aziende operative in comparti industriali ad elevato contenuto tecnologico che, sia pure in maniera non sempre regolare, hanno consolidato la loro presenza sui mercati esteri. Queste imprese possono, a loro volta, essere classificate in due categorie principali. Da una parte le imprese di piccole e medie dimensioni, sviluppatesi negli anni Settanta su sollecitazione della committenza della Pubblica amministrazione e degli altri enti pubblici presenti a Roma, attive soprattutto nelle branche industriali ad elevato contenuto tecnologico (elettronica, telecomunicazioni, elettromeccanica); dall altra le imprese di dimensioni più grandi, spesso legate a gruppi multinazionali esterni alla regione, attive soprattutto nel comparto chimico-farmaceutico e in quello dei mezzi di trasporto, che si sono insediate negli anni Sessanta sul territorio laziale per avvantaggiarsi degli incentivi della Cassa del Mezzogiorno e che hanno mantenuto la loro localizzazione nella regione anche in seguito al venire meno di questi ultimi. Lo sviluppo di queste imprese, strettamente dipendente dalla capacità competitiva sui mercati esteri, ha favorito una crescita continua delle esportazioni laziali e permesso una certa internazionalizzazione del sistema produttivo manifatturiero che tuttavia resta ancora limitata (v. parte I, par. 4.3) e caratterizzata da alcuni elementi di debolezza (v. parte II, cap. 2). In terzo luogo, un importanza sempre maggiore per lo sviluppo dell economia regionale è assunta dal settore delle costruzioni e dal comparto delle attività turistiche, anche se con rilievi e criticità in parte differenti. Il primo, infatti, ha trovato occasioni di espansione soprattutto grazie alla crescita delle commesse e degli appalti pubblici (v. parte II cap. 3); il comparto dei servizi, pur trovando in stimoli esterni come la celebrazione del Giubileo del 2000 una formidabile occasione di crescita, ha mostrato una maggiore capacità autopropulsiva, benché pesantemente condizionata dall evolversi delle tensioni a livello internazionale (v. parte II, cap. 5). Per analizzare meglio come dati di struttura e di crescita dell economia regionale si intreccino tra di loro spiegando così in parte la singolarità del modello laziale, è utile confrontare la specializzazione settoriale dell economia del Lazio con il contributo di ciascun settore alla crescita economica complessiva (fig. 1.8). I dati sulla specializzazione settoriale 2, mostrano infatti la maggiore importanza per l economia laziale di tutte le branche di attività legate ai servizi, ed in particolare ai servizi non vendibili ( altre attività ) che evidenziano l indice più elevato (1,32). Riguardo agli altri settori, invece, la struttura economica del Lazio appare meno specializzata, specie perciò che riguarda l agricoltura (0,52), l industria in senso stretto (0,6) e le costruzioni (0,8). 2 La specializzazione settoriale è misurata dal rapporto tra la percentuale del valore aggiunto riferibile ad un particolare settore a livello regionale sulla percentuale riferita allo stesso settore sul valore aggiunto nazionale: nel caso di rapporto superiore ad uno, l economia regionale risulta specializzata in quel particolare settore rispetto alla media nazionale; viceversa, nel caso di rapporto inferiore ad uno l economia regionale è sottospecializzata. Rapporto sull economia del Lazio 2003 18

Il ruolo dei diversi settori nella crescita economica del Lazio: maggiore quello dei servizi Passando a considerare il contributo settoriale alla crescita economica (fig. 1.9), emerge che circa il 40% della crescita del Pil regionale è spiegato dalla variazione del valore aggiunto del raggruppamento del commercio, alberghi e ristoranti (contro il 30% a livello nazionale) al cui interno sono incluse diverse attività di servizio connesse al turismo, mentre un ulteriore 35% della crescita economica del Lazio è riconducibile all aggregato dell intermediazione monetaria, attività professionali, ricerca e sviluppo, vale a dire al terziario avanzato (40% a livello nazionale). Figura 1.8: Indice di specializzazione settoriale relativa del Lazio (Italia=1) Fonte: elaborazione su dati Istat Figura 1.9: Contributo % di ciascun settore alla crescita del valore aggiunto nel Lazio e in Italia. TMA 1995-2001 Fonte: elaborazione su dati Istat e dell industria Il dato più significativo, tuttavia, è la maggiore importanza assunta nel Lazio dal settore manifatturiero rispetto alla media dell Italia (19% circa contro il 14% della Rapporto sull economia del Lazio 2003 19

media italiana), nonostante la sua ridotta importanza in termini di incidenza sul valore aggiunto complessivo, a conferma della vitalità di una gran parte del settore industriale laziale. assai ridotto invece quello della Pubblica amministrazione. Un ultimo aspetto da sottolineare è che il comparto dei servizi non vendibili, ( altri servizi ), rispetto al quale il Lazio presenta l indice di specializzazione più elevato, è anche quello che fornisce uno dei contributi meno rilevanti alla crescita dell economia regionale. Si può dunque concludere, nel processo di trasformazione in atto nell economia regionale, proprio quei settori maggiormente legati all immagine del Lazio come regione amministrativa hanno manifestato un forte arretramento da ricondurre soprattutto ai processi di outsourcing nella pubblica amministrazione (v. parte II cap. 4). L affermazione di tali processi può sicuramente avere influito sulla recente evoluzione del prodotto interno lordo del Lazio, penalizzando il risultato economico complessivo della regione rispetto a quello della altre ripartizioni territoriali italiane; tuttavia esso riflette anche un importante mutamento qualitativo nell offerta di servizi nel Lazio, che sembrano muoversi verso un modello sempre più simile a quella delle economie post-industriali più avanzate. Nel periodo 1995-2001 consumi laziali crescono più di quelli nazionali 2.2 I consumi e gli investimenti regionali Nel periodo 1995-2000, i consumi finali del Lazio sono aumentati in media del 4,6% l anno, con un tasso di crescita leggermente superiore a quello nazionale che è risultato pari al 4,4% (fig.1.10) 3. Figura 1.10: Crescita media annua dei consumi finali interni nelle regioni italiane nel periodo 1995-2000 (valori correnti) Fonte: elaborazione su dati Istat 3 La serie dei dati Istat riguardanti l andamento delle spese finali a livello regionale è disponibile solo fino all anno 2000. Rapporto sull economia del Lazio 2003 20

Questo ritmo di crescita colloca il Lazio al quarto posto tra le regioni italiane che hanno evidenziato l incremento più sostenuto della spesa per consumi finali, dopo Valle d Aosta e Veneto e subito a ridosso della Lombardia. I consumi finali interni hanno tratto beneficio, tanto a livello nazionale quanto sul pieno regionale, dall aumento del reddito disponibile delle famiglie, connesso all attenuazione della pressione fiscale, e dalla ripresa dell occupazione, che ha cominciato a crescere nuovamente dopo il 1996 (v. parte III, parr. 3.3, 3.4 e 3.5). Nel Lazio, poi, la crescita dei consumi ha ricevuto ulteriore impulso dagli ingenti investimenti pubblici connessi alla celebrazione del Giubileo del 2000 che, a partire dal 1999, hanno impresso una forte accelerazione all espansione delle spese interne alla regione. In effetti, considerando le variazioni annuali dei consumi pro capite (fig. 1.11) emerge come la maggior crescita dei consumi laziali rispetto a quelli nazionali si sia verificata successivamente al 1999. Fino a questa data, infatti, il Lazio ha mantenuto un differenziale di crescita negativo rispetto alla media del paese, per poi sperimentare nel 2000 un forte rimbalzo che ha portato ad un incremento dei consumi pro-capite di quasi 8 punti percentuali rispetto al precedente anno. Figura 1.11: Variazioni dei consumi finali interni pro-capite nel Lazio e in Italia. Anni 1995-2000 9,0 8,0 Lazio Italia 7,8 7,0 var% 6,0 5,8 5,6 5,0 5,1 5,2 4,6 5,7 4,0 4,1 4,2 3,0 3,6 2,0 96/95 97/96 98/97 99/98 00/99 Fonte: elaborazione su dati Istat In seguito a tale evoluzione, l incidenza del Lazio sul totale dei consumi finali interni in Italia si è attestata nel 2000 al 9,9%, un valore perfettamente in linea con il contributo della regione alla formazione del valore aggiunto nazionale, ancorché in leggera crescita rispetto al dato del 1995 che posizionava il Lazio su di un valore pari al 9,8%. Rapporto sull economia del Lazio 2003 21

Figura 1.12: Quota dei consumi della PA sul totale dei consumi dei consumi finali interni delle Regioni italiane (prezzi 1995) Fonte: elaborazione su dati Istat Figura 1.13: Quota dei consumi delle famiglie sul totale dei consumi finali interni del Lazio (prezzi 1995) Fonte: elaborazione su dati Istat Crescono soprattutto i consumi delle famiglie, mentre i consumi della Pubblica amministrazione si sono ridotti Per quanto riguarda la composizione della spesa, l incremento dei consumi finali interni nel Lazio è da attribuire principalmente alla componente privata della spesa ( consumi delle famiglie ), la cui incidenza sulla struttura dei consumi è cresciuta abbastanza stabilmente nel quinquennio 1995-2000, passando da circa il 75% ad oltre il 77%. Per converso, l incidenza dei consumi della Pubblica amministrazione, che rappresentano il complemento di quelli delle famiglie, si è progressivamente Rapporto sull economia del Lazio 2003 22

ridotta, portandosi nel 2000 ad un valore (22,3%) prossimo alla media nazionale (fig. 1.12). Sotto il profilo dei consumi interni, il Lazio mostra dunque un articolazione interna più simile alle regioni del Centro-Nord, nelle quali le componenti pubbliche della spesa pesano percentualmente meno rispetto alle regioni del Mezzogiorno, e sembra confermare il suo progressivo affrancamento dal modello di regione assistita che vede integrati i livelli di consumo attraverso trasferimenti pubblici. Anche sotto il profilo della tipologia delle spese effettuate dalle famiglie, il Lazio tende ad avvicinarsi agli stili di consumo delle economie più avanzate, nelle quali l incidenza delle spese per consumi di sussistenza (alimentari e bevande) è minore rispetto a quella che si riscontra nelle economie con redditi più bassi. In effetti la quota dei prodotti alimentari sul totale dei consumi delle famiglie laziali risulta nel 2000 pari al 17,1%, valore inferiore a quello medio nazionale (17,6%) e a quello delle regioni del mezzogiorno (21,1%), e prossimo a quello delle regioni del nordovest (16,7%), del nord-est (15%) e del centro (16,9%). Figura 1.14: Spese per consumi finali per settore e categoria di beni e servizi nel Lazio. Tasso di crescita medio annuo nel periodo 1995-2000 (Valori a prezzi 1995) Beni e servizi vari 1,5 Alberghi e ristoranti 8,1 Istruzione 1,8 Ricreazione e cultura 4,0 Comunicazioni 14,5 Trasporti 5,7 Spese sanitarie Mobili, elettrodomestici 1,3 1,7 abitazione, elettricità, gas Vestiario e calzature Bevande alcoliche, tabacco, narcotici Alimentari e bevande non alcoliche 0,7 0,5 0,7 0,4 Fonte: elaborazione su dati Istat 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 14,0 16,0 Sotto il profilo della dinamica settoriale, la crescita dei consumi privati nel Lazio (fig. 1.14) ha riguardato soprattutto le spese per beni non alimentari. Spiccano tra tutti i beni durevoli riferiti al comparto delle comunicazioni (con una crescita record di oltre 14 punti percentuali in media annua, leggermente inferiore a quella registrata in Italia nel suo insieme, legata alla forte diffusione della telefonia cellulare e dei servizi informatici di rete), e dei trasporti (cresciuti ad un tasso medio annuo di quasi l 8% grazie alle agevolazioni per l acquisto di auto più volte introdotti dal governo). Di un certo rilievo è risultato, inoltre, l incremento delle spese legate al tempo Rapporto sull economia del Lazio 2003 23

libero, ( ricreazione e cultura ) aumentate del 4% in media annua e al turismo ( alberghi e ristoranti ), cresciute dell 8%. Queste tipologie di consumi hanno inoltre investito in maniera diretta anche la struttura produttiva regionale e permesso uno sviluppo assai vivace di importanti comparti dei servizi, tra le quali, in particolare, quello degli alberghi e ristoranti che nel Lazio ha manifestato una crescita assai brillante in termini sia di valore aggiunto sia di occupazione (v.parte II cap. 4). Le tipologie di spesa legate ai beni alimentari, per contro, hanno evidenziato incrementi assai modesti, vicini allo zero. Vi è comunque da dire che a partire dalla seconda metà del 2000, i consumi, specie quelli privati, hanno messo in luce una decelerazione che si è accentuata nel corso del 2001 (fig.1.15) fino a provocare, nel 2002, un arresto dei ritmi di crescita nel Lazio (+0,2%) e una variazione di segno negativo nell Italia nel suo insieme (- 0,1%) 4. Figura 1.15: Tassi di crescita dei consumi delle famiglie nelle regioni italiane e in Italia nel 2001 5 2,5 2,2 2,2 2,0 1,8 1,5 1,6 1,6 1,5 1,4 1,4 1,4 1,3 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 0,9 0,9 0,8 0,8 0,7 0,6 0,5 0,3 0,0 Molise Valle d'aosta Umbria Sicilia Veneto Toscana Abruzzo Trentino-Alto Adige Basilicata Calabria Friuli-Venezia Giulia ITALIA Liguria Marche Campania Sardegna Puglia Emilia Romagna Lombardia Piemonte Lazio Fonte: elaborazioni su dati Istat. La flessione della spesa privata nel 2001 e nel 2002 è riconducibile a più fattori. Innanzitutto, il rallentamento dell economia del paese sommandosi agli effetti inflazionistici dovuti al change-over dell euro nel 2002, ha ridotto il reddito disponibile delle famiglie comprimendone la propensione al consumo. In secondo luogo, il perdurare di una situazione di debolezza generale sui mercati finanziari, a seguito dello sgonfiamento della bolla speculativa della net economy, ha 4 Fonte: Unioncamere. 5 I consumi delle famiglie sono comprensive delle spese turistiche nette (acquisti all estero dei residenti al netto degli acquisti sul territorio dei non residenti). Rapporto sull economia del Lazio 2003 24

ridimensionato la ricchezza finanziaria dei risparmiatori e modificato le loro decisioni di consumo e spesa. Infine, il clima di incertezza generale, legata ai focolai di crisi internazionale, ha contribuito a peggiorare il clima di fiducia delle famiglie, penalizzando fortemente quelle componenti di spesa legate al tempo libero (ricreazione e cultura, alberghi e ristoranti) che fino al 2000 avevano fatto registrare una crescita assai vivace. Gli investimenti fissi lordi crescono nel Lazio ad un tasso ridotto rispetto al resto del Paese Per quanto riguarda l altra componente della domanda interna, e cioé gli investimenti fissi lordi, la crescita nel Lazio è risultata costantemente inferiore a quella media nazionale, con variazioni interannuali più accentuate non sempre chiaramente correlate al ciclo economico (fig. 1.16). Figura 1.16: Variazione degli investimenti fissi lordi nel Lazio e in Italia a 130 125 120 Lazio Italia 115 110 105 100 95 90 1995 1996 1997 1998 1999 2000 prezzi 1995. Numeri indice (base 1995 = 1000) Fonte: elaborazione su dati Istat Il debole andamento degli investimenti in rapporto alla media nazionale e alle altre ripartizioni territoriali del Paese ha provocato un arretramento del Lazio sia in termini di contributo alla formazione degli investimenti fissi lordi italiani, sia nella graduatoria delle regioni che hanno effettuato volumi di investimento maggiori. Per quanto riguarda la quota del Lazio sull Italia, va infatti segnalato come gli investimenti della regione (misurati a prezzi costanti del 1995) siano scesi dal 9,5% del 1995 al 9,1% del totale nazionale nel 2000, valore quest ultimo, inferiore di quasi un punto percentuale rispetto all incidenza della regione sul prodotto interno lordo italiano. L arretramento in termini di incidenza sul totale degli investimenti nazionali ha inoltre comportato il superamento del Lazio da parte del Piemonte (che tra l altro ha surclassato anche il Veneto) e la sua retrocessione al quarto posto (a fianco dell Emilia Romagna) dopo Lombardia, Veneto e appunto Piemonte, tra le regioni che hanno realizzato maggiori investimenti (fig. 1.17) Rapporto sull economia del Lazio 2003 25

La modesta crescita degli investimenti laziali nel loro insieme può essere ulteriormente analizzata facendo riferimento alle variazioni per attività utilizzatrice (figg. 1.18-1.19). I settori che hanno fatto registrare gli incrementi più significativi sono le costruzioni e l aggregato degli alberghi, ristoranti, trasporti e comunicazioni, cresciuti rispettivamente del 9 e del 10,4% in media annua (a prezzi 1995). Altri settori hanno invece evidenziato variazioni modeste, tra cui l agricoltura (1,3%), il raggruppamento dell intermediazione monetaria e delle attività immobiliari (1%) e quello degli altri servizi (0,1%) o addirittura di segno negativo, come nel caso dell industria in senso stretto, che ha effettuato disinvestimenti a un tasso medio annuo dello 0,2%. Figura 1.17: Regioni italiane classificate secondo il contributo in percentuale alla formazione degli investimenti nazionali. Anno 2000 (valori a prezzi 1995) Fonte: elaborazione su dati Istat Sostanzialmente, quindi, la crescita degli investimenti nell economia laziale è dipesa per oltre il 70% dalla crescita di un solo settore, quello degli alberghi, ristoranti, trasporti e comunicazioni, mentre tutti i restanti settori dell economia regionale spiegano il rimanente 30% della crescita. In effetti, sebbene le costruzioni abbiano esse stesse fatto registrare un tasso di crescita degli investimenti estremamente elevato, la loro ridotta incidenza in termini di investimenti regionali totali (2,2% nel 2000) ha fatto sì che il contributo di questo settore sull evoluzione complessiva degli investimenti sia risultato piuttosto limitato. La notevole concentrazione dell accumulazione di capitale in pochi settori produttivi appare ancora più significativa se si tiene conto che la gran parte dell espansione degli investimenti nel Lazio è riferibile da un lato alle attività economiche direttamente interessate alle celebrazioni del Giubileo 2000 (alberghi e ristoranti; Rapporto sull economia del Lazio 2003 26