P.Volpe. Dip. Chim. Generale e Organica Applicata. Università di Torino



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P.Volpe. Dip. Chim. Generale e Organica Applicata. Università di Torino

Dalla tabella si può vedere come la catena dell uranio è divisa in due dal Rn-222 e come nella parte che lo precede la radioattività sia tenue, sia come quantità che come energia. La parte che segue il radon contiene invece radioisotopi che hanno radioattività significativa dal punto di vista radioprotezionistico, Pb-214 2 Bi-214 soprattutto.

Analoghe considerazioni (con qualche eccezione) possono esser fatte per la catena del torio

Come conseguenza delle osservazioni precedenti si possono considerare schematicamente due situazioni: A) Quella in cui il radon, che è gassoso, si ferma nel minerale dove è stato generato (minerale morfologicamente massiccio). B) Quella in cui gran parte del radon viene liberato come gas nell ambiente, essendo la matrice che contiene i progenitori sotto forma di materiale più o meno finemente suddiviso (sabbie, humus, ecc.) Probabilmente la situazione più realistica sta nella situazione intermedia

Qui viene calcolata, nel caso più favorevole e in quello più sfavorevole, la dose assorbita nella situazione A): nel caso più sfavorevole (anche se qui non si tiene conto dell autoassorbimento ) si vede come siano necessarie misure di contenimento della radiazione.

Nel caso in cui il radon si liberi (situazione B)), in ambiente di aria all aperto ha una diluizione che lo rende pressoché innocuo. Quella porzione invece che si discioglie nelle acque sotterranee o pervade l humus, ha invece la possibilità di penetrare nelle abitazioni, dove si concentra e costituisce un rischio. La figura mostra le vie di entrata in una abitazione.

Nella figura viene mostrato il danno da radiazioni provocato nelle parete bronchiale (o polmonare) come conseguenza del decadimento di un solo atomo di radon. Oltre che dalle radiazioni α, β e γ, l epitelio viene colpito anche dai nuclei pesanti di rinculo.

Classificazione delle concentrazioni di radon nei luoghi chiusi in diverse unità di misura. Le concentrazioni tollerate in acqua, anche potabile, sono mille volte superiori a causa della brevità del range delle particelle pesanti nei mezzi condensati.

Fiale di raccolta, schema dell apparecchiatura e spettro risultante nelle misure di radon con la scintillazione luiquida

Da tutto quanto precede si deduce che misurare la concentrazione del radon nelle acque in una determinata zona: 1)Fornisce informazioni sulle misure di carattere radioprotezionistico da adottare in quella zona. 2) Fornisce informazioni attendibili sul tenore di materiale radioattivo esistente nel sottosuolo di quella zona.

Mappa complessiva dei prelievi eseguiti durante la campagna di misure del 2001: in rosso le misure (radio e radon) concernenti l attuale presentazione (Valsusa e Valpellice). In nero le misure (solo radio, non presentate) nelle zone di Biella e nel cuneese.

Mappa dei punti di prelievo in valle di Susa

La concentrazione tollerabile di radon in soluzione spazia fino a circa 450 Bq/L. I dati nella presente tabella sono molto lontani da tale concentrazione, anzi, salvo uno o due, non eccedono la situazione considerata di assenza (0-5 Bq/L).

Mappa dei prelievi in val Pellice

I dati della tabella mostrano che, anche se in molti casi la situazione è definibile normale (fino a 150 Bq/L) in almeno tre rilevazioni si riscontra una concentrazione nella zona del tollerabile. L area merita un approfondimento della ricerca.

Osservazioni conclusive. Le rilevazioni sulle concentrazioni di radon nelle acque delle due valli considerate danno risultati significativamente differenti. Mentre si può affermare che le acque di falda nella valle del Pellice sono sicuramente a contatto con materiali radioattivi, non altrettanto si può fare nei confronti della valle di Susa, soprattutto per quanto riguarda il versante sud, dove nessun dato eccede la situazione di normalità (0-5 Bq/L); sul versante nord (S.Didero, Borgone)si è riscontrata qualche concentrazione solo lievemente superiore alla norma. Tuttavia, a prescindere dalla scarsità dei dati raccolti (conclusioni più certe si possono trarre solo con una serie di rilevazioni molto più fitta), i dati non permettono di escludere a priori in valle di Susa la presenza nel sottosuolo di uranio, torio e loro discendenti, ma solo che questi siano a contatto con le falde acquifere. Riguardo all assenza di radio e progenitori anche nei casi in cui vi è alta presenza di radon, si deve concludere non che essi siano assenti, ma che la forma chimica in cui essi si trovano è molto poco solubile. Infine per quanto concerne la questione radioprotezionistica, si segnala la necessità di eseguire misurazioni sistematiche sulla presenza di radon nelle abitazioni della valle del Pellice e nella zona in pianura subito sottostante (Pinerolo, Vigone, ecc.).