LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO NELLE AZIENDE AGRICOLE AI SENSI DEL D.L.vo 626/94



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LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO NELLE AZIENDE AGRICOLE AI SENSI DEL D.L.vo 626/94

AGRICOLTURA: LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE (USA) NIOSH (NORA) 2.5 milioni di lavoratori impiegati a tempo pieno 1 milione di soggetti sotto i 14 anni risiede in aziende agricole 250 morti per infortuni ogni anno 500 patologie professionali ogni anno; 5% di inabilità permanenti

AGRICOLTURA: LA SITUAZIONE ITALIANA Nel 2000: Circa 3 milioni di aziende agricole 640 mila con allevamenti Circa 1.1 milione di occupati 70.6%: coltivazioni permanenti (vite, olivo, alberi da frutta) 12.7%: prati permanenti 9.3%: pascoli 2.2%: arboricoltura da legno

Caratteristiche dell organizzazione del lavoro agricolo - Prevalenza dei lavoratori in proprio su quelli dipendenti - Dispersione territoriale delle aziende - Ridotto numero di addetti per azienda - Coinvolgimento di familiari - Sovrapposizione tra ambiente di vita e di lavoro - Dipendenza delle produzioni dalle caratteristiche del territorio - Plurimansionalità - Variabilità delle esposizioni in funzione del ciclo stagionale - Scarsa conoscenza dei cicli produttivi

SALUTE E SICUREZZA IN AGRICOLTURA Nel 2000 in Italia: 84.137 infortuni Età media dei lavoratori: superiore a 50 anni Uso del trattore: 60% di tutti i casi mortali 30% dei casi di invalidità permanente Nel 2000 in Italia: 852 malattie professionali denunciate 15.4% malattie dell apparato respiratorio 10.4% ipoacusia 1.6% patologie cutanee 70% malattie non tabellate

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO METODOLOGIA 1) Identificazione del fattore di rischio e del potenziale tossico 2) Identificazione della curva dose-risposta 3) Stima dell entità dell esposizione 4) Caratterizzazione del rischio

RISCHI IN AGRICOLTURA Chimico Infortuni Rumore Vibrazioni Microclima Incendio Biologico Movimentazione carichi Elettrico Fitofarmaci Macchine, attrezzi, fabbricati, animali Macchine e attrezzi Macchine e attrezzi Stalla, serre e tunnel Depositi e magazzini Animali Governo animali, lavoro in campo aperto Fabbricati, macchine e impianti

Fattore di rischio indicato dalla tabella allegata al DPR 303/56 Antiparassitari contenenti antimonio FATTORI DI RISCHIO REGOLAMENTATI DAL DPR 303/56 Numero e comma Causa 1, comma e Periodicità di sorveglianza sanitaria Semestrale Antiparassitari contenenti composti organici del fosforo Mercurio, amalgame e composti Causa 7, comma c Causa 9, comma n Trimestrale Trimestrale Acido cianidrico e composti Cloropicrina (nitrocloroformio) Causa 18, comma b (derattizzazione) Comma c (usi agricoli) Causa 20, comma b Trimestrale Trimestrale Anidride solforosa Causa 21, comma b (solforazione della frutta e delle derrate alimentari) Comma e (derattizzazione e disinfestazione) Semestrale Trimestrale Solfuro di carbonio Causa n. 28, comma e (disinfestazione e derattizzazione) Trimestrale Fenoli, tiofenoli e cresoli Carbonchio e morva Leptospirosi Art 34, comma c Art 34, comma c Art. 55, comma f (raccolta e lavorazione di residui animali per la fabbricazione di concimi) Art. 56, comma b (lavori di bonifica in terreni paludosi) Causa n. 28, comma e (disinfestazione e derattizzazione) Semestrale Visita immediata qualora l operaio denunci o presenti sintomi di infezione Semestrale Visita immediata qualora l operaio denunci o presenti sintomi di infezione Trimestrale

FATTORI DI RISCHIO REGOLAMENTATI DAL D.Lgv 277/91. RUMORE Già dal 1957 sono disponibili dati sulla incidenza dell ipoacusia da rumore tra gli agricoltori. Cause di esposizione: uso di motoseghe; rumore di causato da veicoli agricoli e da mezzi meccanici. FATTORI DI RISCHIO REGOLAMENTATI DAL D.Lgv 626/94. Agenti biologici: allevamento di animali Prodotti cancerogeni: eventuale uso di prodotti recanti etichettatura R45 o R49

ALTRI FATTORI DI RISCHIO NON REGOLAMENTATI Antiparassitari e fertilizzanti non inclusi nella tabella allegata al DPR 303/56 (Miscelazione e uso di antiparassitari e fertilizzanti) Altri prodotti chimici: fitoregolatori, solventi, vernici, farmaci ad uso veterinario o formulati nei mangimi medicati, comburenti, combustibili (gasolio, nafta, benzina), lubrificanti (oli minerali), detergenti, acidi, basi, disinfettanti e conservanti. Vibrazioni a carico di singoli distretti corporei (uso di strumenti vibranti di vario genere) Vibrazioni e/o scuotimenti interessanti tutto l organismo (Uso di mezzi meccanici) Polveri di composizione complessa, contenenti sia matrici organiche che inorganiche. Allergeni: normalmente presenti nei materiali trattati (es: allergeni di origine animale quali peli, forfora e deiezioni di animali, o vegetali quali pollini) Allergeni presenti per contaminazione dei materiali trattati (Es acari; miceti): Ramazzini ha descritto nel 1713 patologie a carico dell apparato respiratorio e delle congiuntive in soggetti adibiti alla setacciatura e al vaglio di cereali.

SINDROMI E PATOLOGIE CORRELATE AI FATTORI DI RISCHIO INDICATI (1) Ipoacusia da rumore Intossicazioni, acute e croniche, da prodotti chimici. Polmonite acuta da ipersensibilità ( Alveolite allergica estrinseca ), talora evolvente in fibrosi, causata da Faeni rectivirulga, Thermoactinomyces, Aspergillus. Sindrome tossica da polveri organiche: malattia febbrile associata a tosse, mialgie, malessere, cefalea, causata da esposizione a concentrazioni elevate di polveri organiche (apertura di silos, pulitura di contenitori utilizzati per immagazzinare granaglie secche; movimentazione di granaglie secche). Può insorgere senza una precedente sensibilizzazione.

SINDROMI E PATOLOGIE CORRELATE AI FATTORI DI RISCHIO INDICATI (2) Bronchite cronica e broncopatia cronica ostruttiva: numerosi studi indicano una incidenza più elevata tra gli agricoltori che tra la popolazione generale. Bronchite acuta da esposizione a polveri Asma Manifestazioni flogistiche a carico delle mucose respiratorie e delle congiuntive

SINDROMI E PATOLOGIE CORRELATE AI FATTORI DI RISCHIO INDICATI (3) Tubercolosi Parassitosi: da giardia, anchilostoma, tenia Infezioni: da brucella, clamidia, leptospira, rabbia (anche da saliva di bovini infetti), salmonella, shigella, malattie tropicali veicolate da mano d opera proveniente da aree di endemia. Malattie dell apparato locomotore: malattie tendinee, patologie del rachide lombare e delle articolazioni, sindrome del tunnel carpale, fenomeno/malattia di Raynaud, malattia da strumenti vibranti

PRINCIPALI PROBLEMI DA AFFRONTARE La popolazione agricola e dispersa nel territorio, in piccoli insediamenti, in genere in unita produttive famigliari. Cio comporta problemi di natura tecnica (come raggiungere materialmente i lavoratori, dove effettuare gli atti medici..) E di natura medico-legale (quando un famigliare e un lavoratore?) Il lavoratore agricolo in genere espleta un ampia serie di mansioni e compiti, variamente integrate nella giornata e spesso caratterizzate da una variazione stagionale: risulta arduo definire fattori di rischio prevalenti sui quali incentrare l attenzione. Una parte dell attivita e svolta in ambienti confinati e una parte, in genere significativa, in campo aperto: identici agenti lesivi utilizzati possono comportare livelli di rischio estremamente variabili e difficilmente quantificabili. Nel quadro definito, quali protocolli utilizzare? E quale periodicita raccomandare? Come omogeneizzare le modalita di approccio dei medici competenti? E come effettuare una vigilanza efficace?

POSSIBILI SOLUZIONI Definire, eventualmente d intesa con i medici competenti, spazi fisici utilizzabili da piu unita produttive come ambulatori e sedi per l espletamento di attivita di formazione/informazione e riunioni. Definire, in collaborazione con i medici competenti e con i datori di lavoro, il reale ruolo esercitato dai famigliari nelle attivita produttive. Effettuare interventi di sensibilizzazione sulle organizzazioni di categoria. Individuare mansioni prevalenti, e fattori di rischio correlati. Ove cio non sia possibile, garantire comunque una sorveglianza sanitaria di base, mirata alla generica valutazione dello stato di salute. PRENDERE IN CONSIDERAZIONE GRUPPI OMOGENEI PARTICOLARI (es: contoterzisti, allevatori). Raccogliere dati di interesse dalle relazioni di valutazione del rischio o, nelle piccole aziende, dalle attivita di valutazione e attenuazione del rischio realizzate. Definire protocolli di sorveglianza sanitaria secondo un approccio a gradini: dal minimo necessario in una determinata situazione sino a protocolli mirati ai singoli fattori di rischio quando individuati (e quantificati) con sufficiente precisione. Individuare i medici competenti operanti nel territorio; Organizzare incontri finalizzati alla definizione di criteri per la sorveglianza sanitaria.

PROTOCOLLO MINIMO DI SORVEGLIANZA SANITARIA DI AGRICOLTORI In linea di massima, dovrebbe essere applicato in tutte le situazioni nelle quali sia ipotizzabile la presenza di fattori di rischio per la salute correlati all attività lavorativa espletata: Visita di pre-assunzione o preventiva, prima dell esposizione, in caso di attività stagionali Visita periodica almeno annuale o con periodicità più stretta, in base alla situazione evidenziata. Esecuzione di esami strumentali e di laboratorio mirati ad una generica valutazione dello stato di salute

ESEMPI DI PROTOCOLLI DI SORVEGLIANZA SANITARIA MIRATI Rumore (Applicazione del D.Lgs 277/91): definizione dei livelli di esposizione; effettuazione della sorveglianza sanitaria in base ai dati ottenuti nel caso in cui i dati di esposizione non fossero ottenibili, definire comunque un protocollo di sorveglianza sanitaria in base al confronto con situazioni omologhe e all analisi della situazione espositiva in oggetto. Rischio di broncopneumopatia: Prove di funzionalità respiratoria Esame Rx-grafico del torace test allergometrici (sia verso allergeni specifici che ubiquitari, prima dell esposizione ad agenti sensibilizzanti, per evidenziare eventuali condizioni di atopia)

ESEMPI DI PROTOCOLLI DI SORVEGLIANZA SANITARIA MIRATI Rischio di malattie infettive: valutazione della funzionalità del sistema immunitario: emocromo con formula e conta leucocitaria immunoglobuline (IgG, IgA, IgM) complemento (C3-C4) in casi particolari (evidenza, durante la valutazione di base, di alterazioni significative o situazioni particolarmente a rischio, definizione delle sottopopolazioni linfocitarie. Malattie dell apparato locomotore: valutazione morfofunzionale del rachide ecografia articolare esami rx-grafici mirati Malattia da strumenti vibranti: valutazione della circolazione periferica (basale e dopo stress termico) elettroneurografia esame rx-grafico delle articolazioni interessate.

RISCHIO DA ANTIPARASSITARI Identificazione del potenziale tossico: DL50 NOEL/NOAEL AOEL Identificazione dell esposizione: miscelazione e carico applicazione attività di rientro pulizia e manutenzione

RISCHIO DA ANTIPARASSITARI - segue Valutazione dell esposizione: tipo di formulato dose di applicazione numero e tipologia delle applicazioni tipo e area della coltura da trattare numero di ore lavorate al giorno eventuali attività di rientro

RISCHIO DA ANTIPARASSITARI - segue Valutazione dell esposizione: monitoraggio ambientale monitoraggio biologico Database Generici di Esposizione Profili di rischio

RISCHIO DA AGENTI BIOLOGICI Zoonosi Malattie da ipersensibilità

RISCHIO DA AGENTI BIOLOGICI - segue Identificazione del potenziale tossico (d. l.vo 626/94): Gruppo 1 Gruppo 2 Gruppo 3 Gruppo 4 Pericolosità: infettività patogenicità trasmissibilità neutralizzabilità

RISCHIO DA AGENTI BIOLOGICI - segue Identificazione dell esposizione: uso deliberato esposizione potenziale In agricoltura risultano esposti a rischio principalmente i lavoratori con attività che comportano relazioni con animali

RISCHIO DA AGENTI BIOLOGICI - segue Stima dell entità dell esposizione: monitoraggio ambientale di difficile applicazione in taluni casi la misura dell esposizione ha limitata informatività in lavorazioni che comportano esposizione potenziale è possibile adottare un approccio epidemiologico: la presenza di animali aumenta il rischio, in base a: - condizioni sanitarie degli animali - condizioni igieniche della stalla - tipo di allevamento Nelle normali situazioni di lavoro in azienda IL LIVELLO DI RISCHIO NON SI DISCOSTA MOLTO DA QUELLO CUI SONO SOTTOPOSTI I LAVORATORI IN ABITUALI CONDIZIONI DI VITA