Comunicazione espressiva. Comunicazione espressiva. Cosa significa intervenire sulla comunicazione espressiva?



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Transcript:

Ravenna 2 dicembre 2010 La comunicazione espressiva nei bambini con ASD. Strategie per l insegnamento di un sistema di CAA o della comunicazione verbale Silvia Miani - logopedista territoriale - Distretto di Faenza - Centro Autismo e DPS Ravenna Elisa Cancellieri - logopedista territoriale Distretto di Ravenna e Centro Autismo e DPS Ravenna Comunicazione espressiva Comunicazione espressiva Cosa significa intervenire sulla comunicazione espressiva? Mettere in grado la persona di trasmettere i propri bisogni, intenzioni, desideri, scelte, commenti... nel modo più funzionale possibile ovvero nel modo più comprensibile per lui e per le persone che gli stanno accanto al miglior livello di simbolizzazione raggiungibile per la persona. n. 1 N.B: Il modo più comprensibile e il miglior livello di simbolizzazione raggiungibile nella comunicazione espressiva non è necessariamente quello verbale! Le modalità di comunicazione alternative a quella verbale possono aiutare lo sviluppo della modalità verbale, che però non deve restare l unico obiettivo degli educatori! E importante sviluppare un senso del potere della comunicazione e porre enfasi sulle funzioni piuttosto che sulla forma! n. 2 72

PERCHE INTERVENIRE SULLA COMUNICAZIONE? LA LIMITATA ABILITA COMUNICATIVA è UNO DEI PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DEI COMPORTAMENTI PROBLEMA (SCHROEDER ET AL. 1978) n. 3 PROBLEMI DI COMUNICAZIONE Comunicazione verbale deficitaria: molti non parlano (circa 50%), alcuni hanno evidenti problemi di comprensione e produzione (fonologia, sintassi, semantica). E sempre presente uno stile linguistico bizzarro e particolare: tendenza a ripetere (ecolalia); confusione nell uso dei pronomi; difficoltà di conversazione; difficile accesso all ironia e al linguaggio metaforico. Comunicazione non verbale deficitaria: contatto oculare poco utilizzato, scarsa mimica facciale, gestualità scarsa sia nell uso sia nella comprensione, scarsa iniziativa imitativa, uso improprio della prossemica e delle posture. n. 5 LA COMUNICAZIONE NELL ASD In molti casi la comunicazione è non verbale Livello di comunicazione preintenzionale A livello di comunicazione intenzionale sviluppano prima funzioni di richiesta e rifiuto piuttosto che funzioni con fini puramente sociali Se verbali, presentano un linguaggio bizzarro, ecolalico,, stereotipato Problemi di comunicazione Deficit di reciprocità sociale: attenzione nettamente più orientata agli oggetti concreti rispetto alle persone. Possono esserci differenti tipologie sociali : 1) Il bambino ritirato che è costantemente infastidito dal contatto con l altro 2) Il bambino passivo che ha una scarsa iniziativa sociale ma non è disturbato dall altro 3) Il bambino attivo ma bizzarro che ha iniziativa sociale ma ha modalità inadeguate, grossolane, non condivise dalla comunità n. 4 n. 6 73

Problemi di comunicazione Ci sono bambini che non parlano, stanno soli in un angolo, evitano il nostro sguardo e giocano con un filo arrotolandolo e srotolandolo. Altri invece non stanno mai zitti, continuano a ripetere spot televisivi, saltellano in giro senza guardare gli altri, ma senza evitarli n. 7 Problemi nell immaginazione Intelligenza estremamente concreta, orientata al dato visivo e reale, scarsamente capace di ragionamento astratto e di generalizzazione. Gioco simbolico (di finzione) assente o poco utilizzato. Scarsa capacità di inventare, far finta, staccarsi dal dato concreto. VALUTAZIONE INIZIALE Livello di intenzionalità Funzioni e forme comunicative Contesti comunicativi facilitanti o meno Valutazione del comportamento comunicativo e simbolico Valutazione capacità sociali, cognitive e motorie n. 9 Interventi prelinguistici sull intersoggettivit intersoggettività L intervento sui prerequisiti della comunicazione: Creazione di occasioni in cui fare richieste (stato di deprivazione/bisogno impossibilità di accesso) Creazione di routines sociali L intervento dovrebbe concentrarsi sull instaurazione di comportamenti comunicativi necessari per ottenere gli obiettivi desiderati durante questi eventi (Schuler, Prizant, Wetherby, in Cohen, Volkmar,, 1997).e comportamenti anticipatori che indicano che gli individui coinvolti stanno cominciando a fare previsioni sulle sequenze di attività ed eventi (ad avere aspettative). n. 8 n. 10 74

Interventi prelinguistici - intersoggettività L educatore dovrebbe manipolare l ambiente per creare occasioni - di scambio comunicativo - di interazione Al fine di stimolare l iniziativa spontanea. Interventi prelinguistici Alcuni esempi di routines: Fare le bolle per due volte, alla terza portare davanti a sés l anello e aspettare Gonfiare un palloncino e farlo volare dicendo Pronti attenti via!.. Dopo un un po gonfiarlo, dire Pronti, attenti e aspettare Con il bambino sulla sedia, fargli fare vola vola inventandosi una routine verbale. Dopo un po prenderlo ma non farlo volare, e aspettare Nelle fasi iniziali di un intervento di incentivazione della comunicazione è utile rinforzare qualsiasi atto comunicativo (es. un cenno, un vocalizzo, uno sguardo, ecc.) 13 n. 11 n. 13 Interventi prelinguistici L anticipazione di sequenze di comportamento che sono estremamente prevedibili (routines) preparano la scena alla comunicazione intenzionale Le routines per funzionare richiedono la presenza di un altro interlocutore (educatore/genitore) oltre che del ragazzo. La routine, per essere tale, deve essere ripetuta numerose volte, al fine di diventare prevedibile. Una volta instaurata una routine, l operatore l proverà ad interromperla aspettando che il ragazzo faccia qualcosa per ripristinarla. Strategie di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) Comunicazione Aumentativa Alternativa Insieme di simboli ed apparecchiature per la compensazione parziale o totale, temporanea o permanente, di gravi difficoltà nella comunicazione espressiva. Sviluppare il senso del potere della comunicazione! n. 12 n. 14 75

Strategie di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) Sono utilizzabili: con soggetti non verbali (alternativa) con soggetti verbali, con linguaggio ancora poco strutturato o scarsamente usato a scopo comunicativo (aumentativa) Programma di insegnamento La prima funzione comunicativa insegnata è la RICHIESTA,, in quanto la conseguenza stessa dell atto (ottenere ciò che si desidera in quel momento) agisce da rinforzo. Da sottolineare che fin dall inizio il bambino viene stimolato ad INIZIARE lo scambio comunicativo PECS Comunicazione mediante lo scambio di immagini n. 15 PRINCIPALI INTERVENTI DI CAA NELL AUTISMO n. 16 LIS Lingua Italiana dei Segni n. 17 Come insegnare la richiesta Lista dei giochi/attività preferite Non preveniamo la comunicazione Non parliamo per il bambino Controlliamo l accesso l ai giochi/attività (DEPRIVAZIONE -perché abbia bisogno di chiedere) Creiamo più opportunità comunicative possibili Manipoliamo l ambiente l per favorire la MOTIVAZIONE AMPIA GAMMA DI GIOCHI/ATTIVITA n. 18 76

VALUTAZIONE INIZIALE INTENZIONALITA ACCOPPIAMENTO OGGETTO-FOTO IMITAZIONE PECS La comunicazione per scambio di immagini Se la comunicazione è uno scambio, è necessario rendere lo scambio: concreto visibile spaziale n. 19 n. 21 PECS (Picture Exchange Communication System) Frost e Bondy (1994) www.pecs.com www.pecs.org.uk http://angelaottaviani.nigelbrooks.com angelaottaviani.nigelbrooks.com/ Introduzione Il Sistema Comunicativo basato sullo Scambio di Immagini (PECS) è stato sviluppato all interno del Delaware Autistic Program, come risposta alle difficoltà incontrate con sistemi di insegnamento tradizionali. L utilizzo del sistema PECS fornisce anche a bambini molto piccoli uno strumento di comunicazione all interno del loro contesto sociale: ai bambini viene insegnato di avvicinare e dare all Altro l immagine l dell oggetto desiderato in cambio dell oggetto stesso. Facendo questo, il bambino inizia un atto comunicativo che porta a conseguenze concrete all interno di un contesto sociale. n. 20 n. 22 77

Programma di insegnamento Suddiviso in 6 fasi,, ed e` fondato su principi e tecniche comportamentali: Descrizione dell atto comunicativo sulla base di antecedenti e conseguenze Definizione chiara dei comportamenti target Utilizzo del principio del rinforzo Utilizzo di tecniche di suggerimento, diminuzione del suggerimento, modellamento e concatenamento LIBRO DI COMUNICAZIONE il quaderno a tre anelli preparato con strisce di velcro sulla copertina e le carte corrispondenti ai rinforzi previsti per quel bambino. Contiene varie pagine che possono essere divise in categorie. Le carte possono avere un diverso livello di simbolizzazione (carte oggetto, foto, disegni, simboli PCS) n. 23 n. 25 Programma di insegnamento LIBRO DI COMUNICAZIONE Il PECS comincia in un ambiente 'protetto' e strutturato (tavolino) ma ben presto viene generalizzato ad altri contesti nella giornata. Quindi gli i interlocutori, gli spazi fisici ed i contesti cambiano, affinche` ` la comunicazione diventi veramente funzionale n. 24 n. 26 78

FASE 1 : scambio fisico Il libro o quaderno di comunicazione spesso non è accettato dai genitori, lo vedono come qualcosa di strano, di diverso. Magari lo accettano quando il figlio ha imparato, quando comprendono che è utile. Per il bambino utilizzarlo nell ambiente scolastico è un opportunità di comunicazione; a volte viene usato nelle attività extra-scolastiche (piscina o altro). Solitamente i genitori affermano che a casa, riescono a comprendere le esigenze del figlio senza questo strumento. Può capitare che alcuni bambini non accettino la foto ma solo la carta bianca e da lì si parte. n. 28 Fasi di insegnamento (Frost e Bondy,, 1994) 1. Scambio 2. Aumento della spontaneita` (MOVIMENTO) 3. Discriminazione 4. Struttura della frase 5. Rispondere 6. Commentare n. 27 79

COSA NON FARE Non usare un solo adulto nelle prime due fasi. Non usate nessun prompt verbale in questi passaggi. POTETE richiamare l attenzione del bambino muovendo l oggetto e dicendo ho le caramelle, ma NON dategli prompt verbali affinché il bambino vi consegni la carta. Ricordate di usare solo prompts fisici. Non insistere sul linguaggio verbale Non chiamare il bambino (verso di te) Non dire al bambino: Andiamo! o Vieni! Non incoraggiare il bambino a venire verso di te usando il contatto visivo Non dire al bambino: Cosa vuoi? troppo precocemente Non dire al bambino: Prendi la carta oppure Prendi il tuo libro Non esagerare col rinforzo Non indicare la carta perché il bambino la prenda Non mettere la carta nella mano del bambino n. 29 - E una strategia che vale per tutti? Non sempre, un altra è l uso della lingua dei segni. Nei bambini con autismo sono i due metodi più utili. E possono essere usati anche insieme. A volte i bambini con l insegnante trovano un loro modo di comunicare, usano un loro linguaggio fatto di segni; poi è bene condividerlo anche con i genitori. Il gesto fa parte dello sviluppo fisiologico normale e si utilizza molto con bambini in difficoltà. Ora introduciamo il sistema di comunicazione LIS (Lingua Italiana dei Segni) LIS Lingua Italiana dei Segni Domande/risposte - Quando si decide (come tempi) di usare questo metodo? Il più precocemente possibile. Si tratta di una tecnica costruita e ragionata per facilitare i bambini con queste caratteristiche. - Alla scuola primaria si usa ancora? Il metodo PECS può seguire la persona tutta la vita: il quaderno PECS filtra la comunicazione. Naturalmente non possono esserci le stesse immagini per anni, occorre inserire le novità che col tempo subentrano. A volte dopo la carta il bambino passa alla parola. La lingua dei segni è un sistema di comunicazione visivo utilizzato dalle comunità dei segnanti a cui appartengono in maggioranza persone sorde e CODA (Children( of Deaf Adults). n. 30 - La verifica del lavoro ogni quanto? Sarebbe utile una verifica mensile. 80

Linguaggio dei segni La comunicazione avviene producendo dei segni (che a differenza dei gesti hanno uno specifico significato codificato ed assodato, come avviene per le parole) ) compiuti con una o entrambe le mani, ad ognuno dei quali è assegnato uno o più significati.. Le lingue dei segni sfruttano il canale visivo- gestuale,, perciò il messaggio viene espresso con il corpo e percepito con la vista. Le lingue dei segni sono afferenti alle comunità dei sordi sparse su tutto il mondo: ad ogni nazione corrisponde una sua lingua: DATTILOLOGIA n. 31 n. 33 Linguaggio dei segni È da sottolineare che non solo a ogni nazione corrisponde una specifica lingua dei segni, ma che anche all'interno dello stesso paese esistono leggere varianti regionali della lingua dei segni nazionale ed in certi casi, perfino all'interno di una stessa città tra circoli di diversi istituti libro zaino n. 32 n. 34 81

COME SI INSEGNA ADULTO: HA IN MANO L OGGETTO/MERENDAL BAMBINO : SI PROTENDE ADULTO: MOSTRA IL SEGNO E ASSOCIA LA PAROLA BAMBINO: : IMITA IMMEDIATAMENTE E OTTIENE IL GIOCO OPPURE LA DIMINUZIONE DEL SUGGERIMENTO GRADUALE CONSENTE DI INSEGNARE IL SEGNO INDIPENDENTE BAMBINO: : NON IMITA. L ADULTO L GUIDA FISICAMENTE E CONSEGNA IL GIOCO n. 35 n. 37 GERARCHIA DEI SUGGERIMENTI IN CONTEMPORANEA SUGGERIMENTO FISICO SUGGERIMENTO IMITATIVO SUGGERIMENTO VERBALE ATTIVITA DI IMITAZIONE QUADERNO VOCABOLARIO n. 36 n. 38 82

PECS PUNTI DI FORZA CONCRETEZZA IMMEDIATEZZA (COMPRENSIBILE A TUTTI) ICONICO RIDOTTO IMPEGNO FINEMOTORIO RIDOTTO IMPEGNO DELLE RISORSE MNEMONICHE PUNTI DI DEBOLEZZA DI DIFFICILE PORTABILITA VOCABOLARIO LIMITATO LABORIOSO PERIODICHE VERIFICHE n. 39 SOGGETTI CON AUTISMO POSSONO IMPARARE A USARE IL LINGUAGGIO DEI SEGNI E/O IL PECS? La rassegna della ricerca offre una risposta affermativa n. 41 PUNTI DI FORZA DIMENSIONE VOCABOLARIO PORTABILITA È UNA LINGUA POTENZIA L IMITAZIONE LIS PUNTI DI DEBOLEZZA SCARSA DIFFUSIONE IMPEGNO FINEMOTORIO QUAL E E IL SISTEMA PIU ADATTO PER SOGGETTI CON ASD IL DIBATTITO LINGUAGGIO DEI SEGNI PECS E ANCORA APERTO: LE POCHE RICERCHE CONDOTTE NON OFFRONO RISULTATI CONCLUSIVI n. 40 n. 42 83

IMPATTO SULLO SVILUPPO DELLA PAROLA (Millar e colleghi 2006) Ricerche rigorose dimostrano che sistemi di CAA non ostacolano lo sviluppo della parola, anzi in molti casi lo supportano QUALE SISTEMA è il migliore? Nessun sistema risulta più adatto o esente da difficoltà in corso di insegnamento In alcuni casi è utile utilizzare una modalità mista, ovvero PECS e LIS n. 43 RICERCA SU CAA E ASD NONOSTANTE LA RICERCA DIMOSTRI CHE LE POTENZIALITA DEI SISTEMI DI CAA PER SOGGETTI NON VERBALI CON ASD SIA IN AUMENTO, PERMANGONO DUBBI E DIFFIDENZA FRA GENITORI E PROFESSIONISTI. n. 45 Quando passare al linguaggio? Quando il ragazzo riesce ad esprimere almeno il 90% di quello che riesce a comunicare con le immagini/segni anche con le parole Non è detto che il ragazzo impari a parlare n. 44 n. 46 84

Utilizzare il linguaggio come forma PROGRESSIONE NELL INSEGNAMENTO DELLE RICHIESTE Le tecniche sono molto simili: si creano le situazioni e si attende l iniziativa l del bambino. Quando il bambino prende l iniziativa l gli si dàd un modello verbale,, quando lo ripete consegnargli immediatamente l oggetto. l Cercare situazioni motivanti in cui il bambino possa fare più richieste (es( richieste per oggetti: cracker, bolle, lego, incastri, caramella suddivisa in più parti, succo di frutta, patatine, palloncino richieste per azioni: aprire una scatola, accendere la musica, soffiare le bolle). Richieste per oggetto visibile Richieste pure Richieste per oggetto mancante Richieste per azioni Richieste per interrompere un attivit attività Richieste di attenzione Si/No Richieste con aggettivi Richieste con frasi Richieste con attributi, avverbi Richieste di informazioni (domande): cosa,, dove, chi, quale, quando,, come, perchè n. 47 52 n. 49 Adulto: attende con l oggetto l in mano 5 secondi circa Bambino: : chiede Bolle Adulto: consegna le bolle PROCEDURA Adulto: : fornisce lo stimolo verbale Bolle Bambino: : Ripete Bolle Adulto: Fa le bolle maggior spontaneità n. 48 Adulto: attende con l oggetto l in mano 5 secondi circa Bambino: : non chiede Adulto: fornisce lo stimolo verbale Bolle (si riparte dall inizio) Suggerimenti Se una richiesta è acquisita NON DARE più il MODELLO VERBALE ma aspettare che il bambino faccia la richiesta in autonomia. DOBBIAMO AVERE SEMPRE IN ACQUISIZIONE NUOVE RICHIESTE Le attività vanno preparate e strutturate nel dettaglio prima di iniziare il training in modo da poter lavorare sull acquisizione delle stesse richieste Non introdurre troppe richieste nuove se non si raggiunge l acquisizione l spontanea delle precedenti Una richiesta è veramente acquisita quando diventa spontanea in contesti differenti e con persone diverse e quando l oggetto l non è presente n. 50 85

Generalizzazione della richiesta ESEMPIO: Richiesta: PALLA 1: FARE CANESTRO 2: GIOCARE A CALCIO 3: TIRARE LE PALLINE GIU' DALLA PISTA 4: INFILARE LE PALLINE NEL CASTELLO GIOCO VOCALE Partire dal repertorio vocale del bambino per espandere poi le combinazioni fonetiche, seguendone l evoluzione l naturale, tramite l associazione l dei suoni bersaglio con attività e giochi rinforzanti. OBIETTIVO ASSOCIARE I VOCALIZZI A MOMENTI DI DIVERTIMENTO; DARE SIGNIFICATO E CONDIVIDERE LE PRODUZIONI DEL BAMBINO; ESPANDERE LE PRODUZIONI DEL BAMBINO n. 51 n. 53 Come incentivare l utilizzo l del canale verbale? GIOCO DI IMITAZIONE VOCALE - Procedura Gioco vocale Imitazione di prassie IMITAZIONE VOCALE Individuare i suoni che il bambino è in grado di produrre Scegliere i suoni che il bambino produce più frequentememte (anche in modo apparentememte afinalistico) Associare i suoni a situazioni o attività funzionali e motivanti per il bambino (esempio: So, so, so per solletico Ma, ma, ma per martello). Riproporre in più occasioni nell arco della giornata le sequenze vocali seguite dall attività rinforzante, finchè il bambino non inizia a ripetere assieme all adulto. Quando ciò avviene bloccare la consegna dell attività ed inserire una pausa ( pa pa pa. ) attendendo che il bambino ripeta, poi consegnare l attività. n. 52 n. 54 86

Esempio di gioco di imitazione vocale PALLA mentre mostrate la foto Insieme: palla - palla - palla. Andate avanti fino a che il soggetto non inizia dire la parola INSIEME A VOI. Quando il soggetto emette la risposta insieme a voi, smettete di dire la parola e se il soggetto produce l approssimazione DA SOLO, immediatamente rinforzate. Motilità labiale Soffio Motilità linguale Giochi di prassie Esempi - mandare un bacio - sorridere - massaggiare il labbro superiore con l inferiore e viceversa - mostrare i denti - lasciare l impronta l delle labbra su un foglio con il rossetto - fare le bolle - spegnere le candeline - fischare - gonfiare i palloncini - spostare qualcosa di leggero soffiando - tirare fuori e dentro la lingua - portare la lingua a destra e a sinistra - trotto del cavallo n. 55 n. 57 Imitazione di prassie oro-facciali Utili per sostenere e migliorare la coordinazione ed il controllo sui distretti direttamente imputati nell articolazione dell eloquio. eloquio. Ostacoli?: scarsa capacità imitativa, spesso presente in ASD BIBLIOGRAFIA Immagini per parlare Visconti, Peroni, Ciceri Ed.Vannini www.pecs.com http://angelaottaviani.nigelbrooks.com angelaottaviani.nigelbrooks.com/ Immaginario: comunicare con i segni M. Epifano - ed. Plan Dizionario dei segni Orazio Romeo ed. Zanichelli Strategie visive per la comunicazione Linda Hodgdon Ed. Vannini n. 56 n. 58 87