Manovra 2011: riporto illimitato delle perdite ma nel limite dell 80%

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Focus di pratica professionale di Luca Miele e Valeria Russo Manovra 2011: riporto illimitato delle perdite ma nel limite dell 80% L articolo 23, co.9, del D.L. n.98/11 1 (Manovra 2011) ha modificato, in modo strutturale e non temporaneo, il regime delle perdite d impresa per i soggetti Ires. Nel presente contributo, dopo aver illustrato la ratio e la portata delle nuove disposizioni, si evidenziano le principali criticità poste dall intervento normativo che come si avrà modo di esplicitare nel prosieguo attengono soprattutto alla decorrenza della nuova normativa, in assenza di una specifica previsione che disciplini il transitorio, e al mancato coordinamento del nuovo regime con altre disposizioni del nostro ordinamento. Il nuovo regime delle perdite L articolo 23, co.9, del D.L. n.98/11 riformula i primi due commi dell art.84 del Tuir, mantenendo la storica distinzione tra il regime riservato alle perdite ordinarie (comma 1) e il regime agevolato per le perdite realizzate nei primi tre periodi di imposta (comma 2) 2. Perdite ordinarie Con riferimento alle prime, la modifica concerne il primo periodo del comma 1 dell art.84 del Tuir in base al quale La perdita di un periodo d'imposta, determinata con le stesse norme valevoli per la determinazione del reddito, può essere computata in diminuzione del reddito dei periodi d'imposta successivi in misura non superiore all'ottanta per cento del reddito imponibile di ciascuno di essi e per l'intero importo che trova capienza in tale ammontare. È stato, quindi, da un lato, eliminato il limite quinquennale di riporto delle perdite e, dall altro, stabilito che la perdita può essere computata in diminuzione del reddito imponibile di ciascun periodo successivo in misura non superiore all 80% dello stesso. Le imprese le cui perdite risultano superiori a tale percentuale del reddito dell anno successivo subiscono, quindi, l imposizione di quest ultimo in misura pari al 5,5% (27,5% del 20%). Si verifica, pertanto, un anticipazione della tassazione che sarà recuperata negli anni successivi. Si tratta di un effetto finanziario, non economico. Dal punto di vista dei bilanci, saranno registrate maggiori imposte correnti (pari all Ires sul 20% dell imponibile) e un minor rilascio di imposte anticipate corrispondenti all Ires sulla perdita non utilizzabile nell esercizio. Si confronti il seguente esempio 3. Esempio Si ipotizzi che una società realizzi, nell arco temporale dal periodo di imposta x al periodo di imposta x+5, i seguenti risultati: Periodo di imposta X x+1 x+2 x+3 x+4 x+5 Risultato di esercizio (100) 100 (100) 100 (100) 100 1 2 3 Convertito, con modificazioni, dalla Legge n.111 del 15 luglio 2011. Tale differenziazione ha trovato ingresso nel nostro ordinamento con il D.Lgs. n.358 del 8 ottobre 1997. G. Odetto, Limite dell 80% riferito ai redditi compensati, e non alle perdite fiscali, Eutekne, il Quotidiano del commercialista, 18 luglio 2011. 8

In vigenza della precedente normativa, si sarebbe determinata la seguente situazione. Periodo di imposta X x+1 x+2 x+3 x+4 x+5 Risultato di esercizio (100) 100 (100) 100 (100) 100 Reddito imponibile 0 0 0 0 0 0 Perdita riportabile (100) 0 (100) 0 (100) 0 Imposta da versare 0 0 0 0 0 0 Quindi, la società non avrebbe mai dovuto assolvere imposte, per effetto del recupero delle perdite prodotte nel periodo di imposta precedente. Diversamente, applicando il nuovo art.84 del Tuir, si realizza la seguente situazione: Periodo di imposta X x+1 x+2 x+3 x+4 x+5 Risultato di esercizio (100) 100 (100) 100 (100) 100 Reddito imponibile 0 20 0 20 0 20 Perdita riportabile (100) (20) (120) (40) (140) (60) Imposta da versare 0 5,5 0 5,5 0 5,5 In questo caso, la società dovrà versare, per il periodo considerato, Ires per complessivi 16,5 ma avrà perdite riportabili nel periodo x+6 per 60 (illimitatamente riportabili). È stata confermata la regola in base alla quale l impresa non può scegliere a sua discrezione quanta parte di perdita pregressa riportare nell esercizio successivo e quale degli esercizi successivi interessare, in quanto la detta perdita va computata in diminuzione del reddito nel «primo» esercizio utile successivo a quello di sua formazione (nel rispetto del limite dell 80%). Resta, altresì, invariata la previsione contenuta nel comma 1 dell art.84 del Tuir, volta a disciplinare la rilevanza, ai fini della quantificazione della perdita utilizzabile in compensazione, di eventuali crediti di imposta, ritenute alla fonte a titolo di acconto, versamenti in acconto ed eccedenze di cui all art.80 del Tuir. Esempio Si ipotizzi che una società abbia: un reddito di 10.000; perdite pregresse per 8.600; ritenute subite nel corso del periodo di imposta per 600. In assenza del correttivo previsto dall ultimo periodo del comma 1 dell art.84 del Tuir, la società potrebbe compensare perdite nel limite di 8.000, generando un imponibile di 2.000. Su tale importo dovrebbe corrispondere Ires lorda di 550 ( 2.000 x 27,5%). Da tale debito Ires devono essere scomputate le ritenute d acconto subite e quindi lo stesso viene azzerato e residua in capo alla società un credito d imposta per 50. Diversamente, applicando il correttivo previsto dall ultimo periodo dell art.84 del Tuir, è possibile evitare l insorgenza del credito d imposta, salvaguardando una parte delle perdite. In particolare, dal reddito di esercizio si portano a riduzione perdite per 7.818 (importo che soddisfa la condizione essendo inferiore all 80% del reddito imponibile). In tal modo, si genera un maggior imponibile pari a 2.182, su cui l Ires lorda ammonta a 600 e, al netto delle ritenute, l importo da versare è 0. In questo caso, dunque, la società non ha crediti di imposta per ritenute subite ma ha risparmiato perdite utilizzabili negli esercizi successivi per 182. 9

Perdite realizzate nei primi tre periodi di imposta È stato modificato, come detto, anche il comma 2 dell art.84 del Tuir. È, tuttavia, possibile affermare che si tratti di un intervento di mero coordinamento alla mutata formulazione del comma precedente, essendo evidente la volontà del Legislatore di lasciare immutata la disciplina delle perdite realizzate dalle imprese in fase di start up. Infatti, nell art.84, co.2, del Tuir è stata eliminata la precisazione che le perdite realizzate nei primi tre periodi d imposta dalla data di costituzione possono, con le modalità previste al comma 1, essere computate in diminuzione del reddito complessivo dei periodi d imposta successivi «senza alcun limite di tempo». Ciò in quanto tale precisazione risulta ormai superflua dopo l eliminazione di tale limite nel comma 1. È stato, però, precisato che il computo in diminuzione deve avvenire «entro il limite del reddito imponibile di ciascuno di essi e per l intero importo che trova capienza nel reddito imponibile di ciascuno di essi». Si è inteso, in tal modo, stabilire che nei casi di perdite maturate nei primi tre periodi d imposta non trova applicazione la limitazione dell utilizzo della perdita nella misura dell 80% del reddito dei periodi d imposta successivi. Il riporto delle perdite, quindi, permane pieno e illimitato nel tempo. Risulta, inoltre, confermata la condizione che le perdite «si riferiscano ad una nuova attività produttiva». Restano, quindi, escluse dal beneficio sia le perdite maturate in capo a un soggetto neocostituito che abbia acquisito un attività già esistente da terzi, sia le perdite maturate in capo a un soggetto risultante da un operazione di riorganizzazione (fusione, scissione, ecc.). È stato osservato 4 che, verosimilmente, la novità legislativa influenzerà i criteri di pianificazione dell utilizzo delle perdite da parte delle imprese, che, in assenza di prescrizioni normative in merito alla priorità di utilizzo, troveranno più conveniente utilizzare in primo luogo quelle realizzate nei primi tre periodi d imposta (che possono abbattere integralmente i redditi dei periodi successivi) e poi quelle realizzate dal quarto periodo in poi (utilizzabili entro il limite dell 80% dei redditi dei periodi successivi). In questo modo si rinvierà la penalizzazione finanziaria. Nel sistema ante modifica, invece, si utilizzavano preliminarmente le perdite ordinarie rinviando l utilizzo di quelle del primo triennio illimitatamente riportabili al momento in cui le prime fossero esaurite. La ratio Le motivazioni che hanno indotto il legislatore a riformare il regime delle perdite sono esplicitate nella relazione illustrativa al decreto, ove si legge che: Tali previsioni costituiscono misure di sostegno alle imprese che, uscendo da una crisi economico/finanziaria senza precedenti, si trovino ad avere ingenti volumi di perdite pregresse che potrebbero non essere utilizzabili nell'arco di un quinquennio. La norma, inoltre, vuole rispondere anche ad un esigenza di semplificazione: 1. evitando di costringere le imprese a porre in essere operazioni straordinarie volte allo scopo di ottenere un refresh delle perdite che giungono a scadenza, operazioni che di fatto vanificano la limitazione temporale al riporto; 2. limitando complessi esercizi di valutazione della recuperabilità delle stesse ai fini dell'iscrizione e/o mantenimento delle relative imposte differite durante il processo di formazione del bilancio di esercizio. Se appare indubbio il carattere agevolativo per le imprese derivante dall eliminazione del limite temporale al riporto delle perdite, altrettanto non può dirsi per l utilizzabilità delle 4 G. Albano, D. Borzumato, A. Pacieri, Perdite fiscali con riporto senza vincoli temporali, il Sole 24 Ore del 18 luglio 2011. 10

stesse in misura non superiore all 80% dei redditi prodotti negli anni successivi. Tale previsione produce una penalizzazione, motivata dall esigenza di realizzare, almeno nell immediato, un effetto finanziario positivo per l Erario. Infatti, per i contribuenti si verifica, sempre nei primi anni, un effetto finanziario negativo, in quanto si allunga il tempo di «assorbimento» delle stesse perdite, che restano, però, integralmente utilizzabili (anche se in un periodo più lungo). In ogni caso, è da porre in evidenza come, ancorché il Legislatore motivi l intervento normativo per la particolare situazione di crisi che sta interessando l economia, le modifiche introdotte costituiscono un intervento strutturale che opera a regime e non per un periodo limitato. È stato, in tal modo, recepito l auspicio di quella dottrina 5 che aveva sollecitato una revisione del limite temporale al riporto in avanti, nel segno della sua radicale soppressione o di una sua congrua estensione, al fine non solo di rafforzare l aderenza della disciplina al principio di capacità contributiva, ma anche di avvicinarla, se non allinearla, alle discipline vigenti negli altri ordinamenti europei 6. In riferimento a una delle indicate semplificazioni che la modifica normativa determina quella relativa alla gestione delle imposte differite è stato osservato 7 che l assenza di limiti temporali alla riportabilità delle perdite consentirà una più serena valutazione delle correlate imposte differite attive la cui iscrizione non sarà più vincolata al periodo quinquennale di recupero. Rimane da verificare la capacità delle imprese di predisporre attendibili piani reddituali ultraquinquennali che, evidenziando la presenza di redditi imponibili, consentano l iscrivibilità delle relative imposte differite attive. L ambito soggettivo Uno degli aspetti della revisione del regime delle perdite che solleva maggiori perplessità è la scelta del Legislatore di intervenire unicamente sul riporto delle perdite per i soggetti Ires previsto dall art.84 del Tuir, lasciando invariata la disciplina per i soggetti Irpef a contabilità ordinaria di cui all art.8 dello stesso Testo Unico 8. Il D.L. n.98/11 non ha, infatti, modificato il disposto dell art.8, co.3, del Tuir, nel quale è stabilito che le perdite derivanti dall esercizio di imprese commerciali individuali e dalla partecipazione in società in nome collettivo e in accomandita semplice in regime di contabilità ordinaria sono computate in diminuzione dei relativi redditi conseguiti nei periodi d imposta e, per la differenza, in quelli successivi, ma non oltre il quinto, per l intero importo che trova capienza in essi. Inoltre nell ultimo periodo del comma 3 dello stesso art.8 è precisato che si applicano le disposizioni dei commi 2 e 3 dell art.84, senza menzionare il comma 1, nel quale è contenuta la modifica normativa concernente il riporto delle perdite senza alcun limite temporale. Appare, quindi, evidente la volontà di limitare l ambito di applicazione delle novità normative ai soggetti Ires (diversi dagli enti non commerciali che esercitano attività d impresa), differenziando la disciplina fiscale delle perdite realizzate da tali soggetti da quella riservata ai soggetti Irpef (e agli enti non commerciali). In tal senso depone anche la relazione tecnica, nella quale è evidenziato che il recupero di materia imponibile è stato quantificato sulla base dei dati risultanti dalle dichiarazioni 5 6 7 8 G. Zizzo, Considerazioni sistematiche in tema di utilizzo delle perdite fiscali, in Rass. Trib. n.4/08, pag.929. L Autore ha evidenziato che: «dei 25 Stati dell Unione solo l Estonia non prevede il riporto; stabiliscono un termine di 5 anni, oltre all Italia, la Grecia, la Repubblica Ceca, la Lettonia, la Lituania, la Polonia e la Slovacchia; il Portogallo fissa un termine di 6 anni, la Slovenia di 7, la Finlandia di 10, la Spagna di 15; gli altri tredici Stati non indicano alcuna scadenza». In senso conforme, E. Della Valle, Perdite fiscali e recessione, in Corr. Trib. n.13/09, pag.987, che ha evidenziato l opportunità che, ferma restando la disciplina ordinaria del riporto quinquennale, le perdite sofferte in un determinato arco temporale, da far coincidere con l anno o con gli anni in cui la crisi economica si manifesta nelle forme più virulente, fossero riportabili in un lasso di tempo più ampio del quinquennio o, considerata la gravità della situazione, anche senza limiti di tempo. G. Albano, D. Borzumato, A. Pacieri, Perdite fiscali con riporto senza vincoli temporali, il Sole 24 Ore del 18 luglio 2011. Si ricorda che le disposizioni dell art.8 del Tuir sono, per effetto dell art.143 del Tuir, applicabili anche ai fini della determinazione del reddito complessivo degli enti non commerciali 11

dei redditi del modello Unico società di capitali (quadri RN, TN e GN), facendo, peraltro, riferimento anche alle società a responsabilità limitata che fruiscono del regime di trasparenza di cui all art.116 del Tuir, per le quali si verificano, evidentemente, effetti ai fini dell Irpef dovuta dai soci persone fisiche 9. È stato evidenziato 10 come la scelta legislativa di limitare il nuovo regime ai soggetti Ires sembrerebbe in contrasto con la richiamata finalità di sostenere le imprese interessate dalla presente crisi economico-finanziaria, che dovrebbe riguardare anche quelle soggette all Irpef (e gli enti non commerciali). La stessa potrebbe, tuttavia, essere stata ispirata dalla considerazione che le perdite di entità più rilevante sono, in via di principio, realizzate dalle società di capitali ed enti commerciali, che hanno, quindi, maggiore interesse all eliminazione del limite temporale per il loro riporto in avanti. Viceversa, le ditte individuali, le società di persone e gli enti non commerciali sarebbero stati soprattutto penalizzati dalla limitata utilizzabilità delle perdite in diminuzione dei redditi dei periodi d imposta successivi. Si ricorda che è rimasta invariata anche la disciplina applicabile alle imprese in contabilità semplificata (che possono compensare le perdite soltanto nell ambito del reddito complessivo del periodo d imposta in cui le stesse sono realizzate) e ai contribuenti che si avvalgono del regime dei minimi, introdotto dall art.1, co.96 e ss., della legge n.244/07 (che possono computare le perdite in diminuzione del relativo reddito d impresa degli esercizi successivi, non oltre il quinto, ovvero senza limiti di tempo qualora si rispettino i requisiti di cui all art.84, co.2, del Tuir, anche nel caso di successiva opzione per il regime ordinario). La decorrenza e l applicabilità alle perdite pregresse La criticità più rilevante si è posta con riguardo all individuazione della decorrenza delle nuove disposizioni. In particolare, il dubbio riguarda l applicazione o meno alle perdite pregresse della nuova disciplina. Esempio Si confronti il seguente esempio, in cui vengono comparate le due soluzioni alternative in ordine alla decorrenza della nuova disciplina. Si ipotizzi che una società abbia: perdite non compensate 2009 per 1.400 un reddito imponibile relativo al 2010 di 400 e abbia utilizzato le perdite dell anno 2009 ( 1.400), residuando perdite da riportare a nuovo per 1.000 nel 2011, un ulteriore perdita di 200 nel 2012, un reddito imponibile di 300. Soluzione a) Applicazione delle nuove disposizioni solo alle perdite realizzate a partite dall esercizio 2011 Ipotizzando l applicazione della nuova disciplina delle perdite solo a partire dall esercizio 2011, la società, nel 2011 dovrebbe distinguere le perdite ante 2011 pari a 1.000, riportabili in cinque anni e utilizzabili integralmente e quelle generate a partire dal 2011, pari a 200, utilizzabili a compensazione solo dell 80% del reddito. Nel 2012, la società avendo generato un reddito di 300 lo potrebbe compensare integralmente con le perdite ante 2011. 9 10 Su tale aspetto si veda più avanti. Ferranti G., La disciplina del riporto delle perdite si adegua alla crisi economica, in Corr. Trib., n.31/11. 12

Si confronti la seguente tabella: anno 2009 2010 2011 2012 Reddito o perdita di periodo (1.400) 400 (200) 300 Perdita pregressa ante 2011 (1.000) (1.000) (700) Perdita pregressa dal 2011 (200) (200) Imposta dovuta 0 0 0 0 Soluzione b) Applicazione delle nuovi disposizioni anche alle perdite pregresse non compensate Ipotizzando l applicazione della nuova disciplina anche alle perdite non utilizzate e generate antecedentemente al 2011, la società nel 2011 incrementerà le proprie perdite riportabili di 200, rinviando ai successivi esercizi l importo complessivo di 1.200. Nel 2012, la società, avendo realizzato un reddito imponibile di 300, potrà compensare lo stesso con le perdite pregresse solo per l 80% e quindi solo per 240, dovendo corrispondere l Ires su 60. Si confronti la seguente tabella: anno 2009 2010 2011 2012 Reddito o perdita di periodo (1.400) 400 (200) 300 Perdita pregressa (1.000) (1.200) (960) Imposta dovuta 0 0 0 16,50 Ma vediamo di giungere a una soluzione logica e coerente con le finalità perseguite dalla norma, ancorché gli elementi a disposizione appaiano non univoci. Nella relazione di accompagnamento del D.L. n.98/11 è precisato che: «in assenza di un regime transitorio, il riporto delle perdite maturate prima dell entrata in vigore della modifica normativa deve avvenire secondo le disposizioni dell art. 84 ante modifica». In base a tale precisazione sembrerebbe, pertanto, che il nuovo regime si applichi alle perdite realizzate a partire dal periodo d imposta in corso al 6 luglio 2011, data di entrata in vigore del decreto (cioè dal periodo di imposta 2011, per i soggetti con esercizio coincidente con l anno solare) 11. Le perdite realizzate nei periodi precedenti (fino al 2010) resterebbero, invece, riportabili entro il limite quinquennale ma senza subire la limitazione all utilizzabilità delle perdite in diminuzione dei redditi dei periodi d imposta successivi. La disciplina delle perdite delle società di capitali, se così fosse, darebbe luogo alla gestione di tre diversi regimi: a) perdite di società di nuova costituzione illimitatamente riportabili e integralmente utilizzabili; b) perdite ordinarie realizzate dal 2011 illimitatamente riportabili ma utilizzabili nel limite dell 80% del reddito; c) perdite ordinarie realizzate ante 2011 limitatamente riportabili (nel quinquennio) ma integralmente utilizzabili. Tale conclusione appare, però, in evidente contrasto con la finalità della norma, espressa nella stessa relazione, di fornire sostegno alle imprese che escono dalla attuale crisi economico-finanziaria e che si trovano ad avere «ingenti volumi di perdite pregresse che potrebbero non essere utilizzabili nell arco di un quinquennio». 11 È da rilevare che una deroga all art.3, co.1, dello Statuto del contribuente è prevista dal comma 6 dell art.23 del D.L. n.98/11 in base al quale le disposizioni del presente articolo si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto. Pertanto, ancorché la collocazione della disposizione di decorrenza in deroga appaia alquanto anomala appare inequivocabile la volontà del legislatore di anticipare la decorrenza delle disposizioni al periodo di imposta 2011. 13

Non appare, pertanto, logico escludere l applicazione della nuova normativa alle perdite dei periodi d imposta già pesantemente influenzati dalla detta crisi. Un ulteriore elemento di perplessità deriva dalla precisazione contenuta nella relazione tecnica per cui: «le perdite pregresse maturate nei periodi d imposta precedenti a quello in corso mantengono il trattamento fiscale secondo la normativa originaria per quanto riguarda i cinque esercizi di utilizzabilità». Dalla lettura della suddetta relazione sembrerebbe, quindi, che tali perdite pregresse debbano scontare non solo il limite del riporto entro il quinquennio, ma anche la limitazione del computo in diminuzione dell 80% del reddito di ciascun periodo d imposta successivo. Si tratta di un affermazione illogica e priva di alcun rilievo sistematico: le perdite pregresse o si assoggettano al nuovo regime (considerato integralmente) o al vecchio regime (considerato integralmente). Un mix di vecchie e nuove disposizioni non ha ragion d essere: una simile interpretazione comporterebbe una penalizzazione eccessiva e non risulterebbe ragionevole né sistematica 12. Si ritiene che la soluzione più coerente con lo spirito della norma (e dal punto di vista sistematico) sia quella di limitare il riporto all 80% del reddito imponibile anche per le perdite pregresse. È l unica soluzione in grado di determinare effetti positivi immediati di gettito per l erario, finalità prioritaria della Manovra 2011. Se la modifica operasse solo sulle nuove perdite gli effetti di recupero del gettito sarebbero lontani nel tempo. La soluzione più logica, quindi, è quella di ritenere applicabile la nuova disciplina, nella sua interezza, anche alle perdite pregresse. Il mancato coordinamento Un ulteriore elemento di criticità posto dalla modifica normativa in commento attiene al mancato coordinamento con le altre disposizioni del Testo Unico che richiamano l art.84 del Tuir ovvero che si riferiscono alle perdite di esercizio. Il riferimento è, in particolare, all art.182, co.3, del Tuir, recante la disciplina delle perdite in sede di liquidazione, stabilendo che le perdite di esercizio anteriori all inizio della liquidazione non compensate nel corso di questa ai sensi dell articolo 84 sono ammesse in diminuzione in sede di conguaglio. Si potrebbe porre, infatti, un problema di equità fiscale laddove si ritenesse che le perdite compensabili in sede di conguaglio lo fossero nel limite dell 80% del reddito imponibile e, quindi, ove che la regola generale dettata dal comma 1 dell art.84 del Tuir fosse applicabile anche all ipotesi della liquidazione. Il soggetto in liquidazione, a differenza di quelli in attività, sconterebbe gli effetti definitivi di una parziale deducibilità delle perdite pregresse (80% del reddito imponibile) dall eventuale reddito di liquidazione. Va, altresì, segnalato che il nuovo regime fiscale delle perdite dei soggetti Ires non dovrebbe riguardare le società trasparenti di cui all art.116 del Tuir. Infatti, ancorché la relazione tecnica sembri affermare il contrario, a tali società a responsabilità limitata si applica l art.8, co.3, del Tuir e cioè le regole previste per i soggetti Irpef. 12 In tal senso anche G. Ferranti, La disciplina del riporto delle perdite si adegua alla crisi economica, in Corr. Trib., n.31/11. 14