DOMANDE FREQUENTI SULLA PSICOTERAPIA



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Pagina 1 di 5 DOMANDE FREQUENTI SULLA PSICOTERAPIA 1 Domanda - Cos e la psicoterapia e cosa la differenzia dalla psichiatria? Seppur semplificando, si può dire che la psicoterapia e un sorta di terapia che si esercita attraverso il dialogo e la comprensione del bisogno sotteso al disagio che affligge la persona. Spesso, infatti, quando si prova dolore e angoscia, il disagio è tanto maggiore quanto più non si riesce a comprendere il perché di ciò che ci fa soffrire. Soprattutto nel corso degli ultimi decenni sono sorte numerose scuole di psicoterapia, ognuna delle quali fa riferimento a differenti presupposti filosofici e scientifici. C.G. Jung (1921) ha addirittura affermato che è probabile che esistano tante psicologie e, pertanto, tanti modo di intendere la nostra realtà interiore, quanti sono gli individui. In generale, le varie psicologie ritengono che alla base del disagio psichico vi siano cause ricollegabili a un modo errato di affrontare la complessità della vita e delle relazioni. Parte della psicoanalisi freudiana ritiene che le cause principali delle nevrosi e delle psicosi siano conseguenti a traumi subiti nel corso della prima parte dell infanzia. Pertanto, il compito della psicoterapia sta nel capire cosa sta alla base del nostro modo tormentato di vivere. La comprensione di ciò, di solito ci permette anche di trovare la cura a noi necessaria: per esempio sviluppando un atteggiamento più adulto e maturo nei confronti dell esistenza. 2 Domanda - E per quanto riguarda la psichiatria? Risposta - La psichiatria nasce come disciplina medica che, tra la fine dell 800 e l inizio del 900, cerca, con notevole sforzo, di delineare i principali quadri clinici, all'epoca ancora oscuri e mal definiti. Prima di dedicarsi quasi esclusivamente alla psicologia del profondo, C.G.Jung inizia a svolgere la propria attività clinica come psichiatra e, presso la clinica cantonale di Zurigo, collabora con Eugene Bleuler, il noto psichiatra che per primo coniò il termine schizofrenia e ne tracciò i sintomi fondamentali. Essendo, come ricordavo, una branca della medicina, la psichiatria, oggi come allora, cerca di individuare le eventuali cause organiche alla base delle differenti patologie psichiche e di individuare i corrispettivi rimedi farmacologici. Come sappiamo, in commercio si trovano differenti tipi di psicofarmaci che, a secondo della specificità, hanno un'azione sui sintomi psicotici, sui disturbi dell umore, sull ansia, sui sintomi ossessivo compulsivi... Compito dello psichiatria è di formulare una corretta diagnosi e di suggerire una terapia mirata di tipo farmacologico.

Pagina 2 di 5 3 Domanda - Allora l'intervento psichiatrico e quello psicoterapeutico devono essere intesi come due modi alternativi di affrontare il disagio psichico? Risposta - No. Al contrario, io ritengo che un corretto approccio psicoterapico talvolta debba contemplare l integrazione di un adeguato supporto farmacologico. In alcuni casi, infatti, l angoscia, la depressione o i sintomi di tipo ossessivo compulsivo, sono così invalidanti da richiedere, almeno all inizio, un supporto di tipo farmacologico. 4. Domanda - Quando secondo lei una persona dovrebbe incominciare la psicoterapia? Risposta - Qui darei una risposta duplice. Talvolta capita che chi si rivolge per un aiuto di tipo psicologico sia già consapevole che il suo disagio psichico è di tipo esistenziale. Pertanto questa persona sa che la soluzione dei suoi problemi deve passare attraverso una maggiore comprensione di sé. Comprensione che non può realizzarsi senza un confronto con chi, come lo psicoterapeuta, conosce bene questo tipo di sofferenza. Tuttavia, molto più spesso, anche per il tipo di educazione o cultura dominante, le persone tendono a medicalizzare il proprio disagio. Questo fa si che, a volte anche per anni, cerchino di risolvere i loro problemi interiori assumendo farmaci che attutiscono il dolore. Spesso mi sono sentito dire da costoro che, proprio grazie all assunzione del farmaco, stavano meglio, ma che in cuor loro sentivano che nulla era cambiato. Quando, dopo un po di tempo, sospendevano la terapia, tutto ritornava come prima. Per tornare alla domanda, direi che nella maggior parte dei casi le persone intraprendono la psicoterapia quando ogni altro tentativo è fallito. La psicoterapia del profondo, integrata quando necessario con un approccio cognitivo e/o con un sostegno farmacologico, oppure ancora, con un supporto all ambiente famigliare, permette alla persona di incominciare a comprendere ciò che gli sta accadendo, determinando così le premesse del processo di guarigione. 5. Domanda - Poco fa ha menzionato la «psicoterapia del profondo». Cosa intende con questa definizione? Risposta - E un modo semplice per definire tutte le psicoterapie a orientamento analitico (siano esse di derivazione Freudiana, Junghiana, Lacaniana o postjunghiana) da tutte le altre discipline psicologiche (per esempio, la psicologia cognitiva e quella comportamentale, per citare le più conosciute) che affrontano il

Pagina 3 di 5 disagio del sintomo ma non sono interessate a comprendere il senso che esso racchiude. Secondo le psicoterapie del profondo, il sintomo, sia esso il panico, la depressione o l ossessione, è un tentativo, in parte riuscito ed in parte fallito, della psiche di comunicarci qualche cosa. 6. Domanda - Se ho ben capito, mi sta dicendo che la psiche si esprime in un linguaggio, per esempio quello dei sogni, che spesso non riusciamo o decifrare. Questo, allora, vorrebbe dire che parte della nostra sofferenza deriverebbe dalla nostra incapacità di comprendere i bisogni espressi dall inconscio tramite i sintomi, i sogni, i pensieri spontanei. Ho compreso bene? Risposta - Direi di si! La psiche si esprime in tanti modi. Il linguaggio dei sogni è certo quello più ricco ed affascinante. Ciò non di meno, la psiche ci parla anche attraverso quei sintomi fastidiosi che spesso ci affliggono durante la giornata. Ci svegliamo la mattina e, magari, ci sentiamo stanchi e preoccupati senza riuscire a capir bene perché. Noi vorremmo scacciare quella sensazione che, come un insetto fastidioso, ci tormenta. Tuttavia può anche capitare che quando si riesce a entrare in contatto con la verità celata alle spalle di quel sintomo: un problema sul lavoro, una relazione sentimentale problematica, la preoccupazione per le difficoltà scolastiche del figlio, una malattia che ci affligge o altro ancora, il sintomo si attenua o, addirittura scompare. E mia personale opinione che il poter riflettere, pensare e quindi essere attivi nei confronti delle proprie afflizioni aiuta molto. Quando, invece, non si riesce a comprendere il messaggio della psiche, si soffre anche perché ci si sente in balia di qualcosa che sembra opporsi irrazionalmente alla nostra volontà, facendoci così sentire completamente impotenti. Da questa prospettiva potremmo dire che la psiche rallenta le nostre prestazioni, rendendole talvolta più difficili. Tutto questo, però, non è fine a se stesso. Come ricorda C.G. Jung, i sintomi con cui l inconscio ci pone a confronto, racchiudono anche la soluzione del problema. L inconscio, se così si può dire, vuole che si divenga consapevoli di ciò che facciamo e, per comunicare con noi, usa i sogni, i pensieri ad occhi aperti e sintomi d ogni genere. Animandoci con le sue afflizioni: l ansia, il panico e la malinconia, la psiche vuole rallentare la nostra meccanica dedizione al fare, per spingerci a pensare e divenire maggiormente consapevoli di noi stessi e dei nostri bisogni. 7. Domanda - Mi può fare qualche esempio in merito? Risposta - Immaginiamo, per esempio, uno studente universitario che non riesce più a concentrarsi sui libri. E probabile che egli viva questo blocco come una sorta di maledizione da debellare che lo induce a ricorrere ad un sostegno farmacologico. Se, però, riuscisse ad affinare maggiormente la comprensione di ciò che gli sta

Pagina 4 di 5 accadendo, potrebbe, per esempio, scoprire che la sua incapacità a concentrarsi deriva da un senso di apatia che lo affligge da un po di mesi. Gli esami stanno andando bene, ma il trasporto per l indirizzo scelto, da qualche tempo, si è dissolto. Anni prima aveva scelto il proprio indirizzo di studio non perché sinceramente convinto, ma semplicemente per accontentare le aspettative dei genitori. Pertanto, il senso di vuoto e svogliatezza da cui ora vorrebbe liberarsi è un monito della propria psiche a divenire consapevole dello scarso interesse per il tipo di indirizzo scelto e quindi per il «non senso» che per lui avrebbe l esercitare una professione che intimamente, con ogni probabilità, disprezza. 8. Domanda - Mi sta dicendo che, per esempio, esperienze drammatiche come un attacco di panico possono diventare più comprensibili e più accettabili se venissero accolte o interpretate come un messaggio dell inconscio che desidera correggere qualcosa che va storto nella nostra vita: il nostro modo di condurla, l importanza che diamo o meno a certi valori, il suo stile in generale? Risposta - Jung afferma che l inconscio agisce cercando di «compensare» certe posizioni arbitrarie che talvolta la nostra coscienza prende. So che questa risposta può apparire un poco sconcertante. Se, però, si esplora la vita di chi soffre di attacchi di panico, molto probabilmente si scoprirà una tendenza a esigere la perfezione o in generale un tipo di prestazione che supera di gran lunga le proprie capacità e i propri bisogni. Il panico, in questi casi, opera nel senso di «compensare» e riequilibrare le proprie scelte o aspettative, quasi fosse un invito ad essere più umili e realisti nell accettare i propri limiti. Infatti, il primo effetto che una simile esperienza ottiene è di spingere la persona che ne soffre a «pensare» e «riflettere» sul perché ciò sia accaduto. Qualcosa di simile accade anche nella depressione. Anche qui, a un esagerato rigore interiore, che si accompagna a ideali troppo elevati, corrisponde un senso di spossatezza che, quando non è troppo invalidante, porta all accavallarsi di sogni e pensieri spontanei che parlano di un bisogno di leggerezza, libertà e svago. Un invito a temperare un rigore esagerato nei confronti di se stessi e della vita. 9. Domanda - La psicoterapia si caratterizza come una sorta di ricerca di un nuovo modo di pensare e affrontare la vita? Risposta - Su questo punto concordo con quanto affermava un grande analista junghiano, James Hillman. Egli sosteneva che la psicoterapia è «terapia delle idee». Noi ci ammaliamo quando, senza rendercene conto, obblighiamo noi stessi a vivere usando idee che non ci rappresentano e che non hanno nulla a che fare con noi. Diventiamo «nevrotici» quando ci imponiamo progetti, condotte di vita, obblighi o incombenze che sono in contrasto con la nostra reale natura.

Pagina 5 di 5 10. Domanda Una persona potrebbe farcela da sola? Mi spiego meglio: è possibile che il processo analitico di cui ha parlato possa realizzarsi senza doversi rivolgere a uno psicoterapeuta? Risposta - Sinceramente non saprei dare una risposta precisa. Nel corso della mia esperienza ho incontrato persone sensibili, che nonostante o addirittura grazie a esperienze difficili, sembravano aver acquisito un certo grado di saggezza che le aveva aiutate ad apprezzare ciò che, in seguito, la vita aveva loro offerto. Al contrario, in altri casi, mi è capitato di incontrare persone che, prive di questo dono, sembrano mostrare maggiori difficoltà ad accettare i limiti dell esistenza così com è. E come se le loro aspettative si scontrassero o entrassero in conflitto con i limiti che la vita pone. La maggior fragilità di queste persone, e forse, anche la loro minor duttilità è ciò che giustifica in questi casi il ricorso alla psicoterapia. 11. Domanda Quanto può durare una terapia? Risposta Dipende da molti fattori. Se chi si rivolge al terapeuta ha la sola esigenza di contenere o ridurre un sintomo specifico ovvero un disagio che limita in modo ridotto e specifico l esistenza sociale di quella persona, l intervento verrà focalizzato solo in quella direzione. Talvolta bastano poche sedute e, comunque, in questi casi la terapia si esaurirà nel giro di pochi mesi. Diverso è il caso di disturbi che rinviano a un disagio esistenziale più ampio. Credo comunque che la terapia debba durare quanto lo desidera la persona interessata. In alcune situazioni le persone chiedono di essere aiutate a meglio adattarsi alla realtà. Raggiunto questo obiettivo, sentono l esigenza, a mio avviso giustificata, di affrontare da sé la parte rimanente dei loro problemi. In altri casi, invece, i vantaggi che offre il metodo analitico, spinge alcune persone ad approfondire la conoscenza di sè per un periodo più prolungato. Un esperienza, questa, che può durare anche alcuni anni.