LE RETI DISTRIBUTIVE NELLA STRATEGIA DEI CONFIDI ARTIGIANI E LA VALENZA DI UN MODELLO DI SISTEMA Leonardo Nafissi Roma, 5 giugno 2013
ARTICOLAZIONE DELL INTERVENTO Inquadramento strategico del progetto Principali caratteristiche della rete distributiva nei Confidi artigiani La struttura del progetto Considerazioni conclusive
ARTICOLAZIONE DELL INTERVENTO Inquadramento strategico del progetto Principali caratteristiche della rete distributiva nei Confidi artigiani La struttura del progetto Considerazioni conclusive
OBIETTIVO STRATEGICO Garantire la SOSTENIBILITÀ attuale e prospettica del sistema Confidi a supporto delle imprese
IL RUOLO DEI MODELLI DISTRIBUTIVI PER LA SOSTENIBILITÀ DEL SISTEMA SOSTENIBILITÀ Economica e patrimoniale Organizzativa Di mercato SISTEMA INTEGRATO DI MODELLI DI RIFERIMENTO Modello di Confidi Architettura e Filiera ottimale della garanzia retail Relazioni con il sistema bancario Servizi di sistema Quadro normativo MODELLI DISTRIBUTIVI
I MODELLI DISTRIBUTIVI NELLA PROPOSTA STRATEGICA DEL SISTEMA 5 Partnership con il sistema bancario 1 Ricerca annuale Nuovo Riposizionamento strategico 2 6 Modelli distributivi Revisione normativa 3 7 Architettura e filiera ottimale della garanzia 8 FCG in controgaranzia per portafogli (Decreto Monti) 4 Organismo ex art. 112-bis T.U.B. FCG in controgaranzia per portafogli (Decreto Bassanini) 9
COERENZA CON I VALORI E IL MODELLO DI CONFIDI ADOTTATI VALORI DEL SISTEMA Mutualità Prossimità alle imprese Radicamento territoriale Logica di rete Sussidiarietà Strumento di politica industriale MODELLO CONFIDI Di emanazione associativa Supporto alle imprese Logica della rappresentanza Funzione sociale Supporto diffuso alla micro impresa MODELLI DISTRIBUTIVI Multicanale Incentrati sul canale diretto Valorizzazione delle reti associative Salvaguardia dell azione congiunta Confidi-Associazioni
PRINCIPI DI RIFERIMENTO DEL T.U.B. Tutela della clientela Professionalizzazione delle reti distributive Inquadramento intorno a poche figure di riferimento Profili di responsabilità chiari e definiti Deroga per le Associazioni di categoria e Società di servizi COERENZA CON IL NUOVO T.U.B. MODELLI DISTRIBUTIVI Compliance normativa Destinatari: imprese associate Riconoscimento della finalità di tutela degli interessi degli associati da parte del sistema della rappresentanza Unitarietà strategica e operativa tra Confidi e reti distributive di matrice associativa
FINALITÀ STRATEGICHE DEL PROGETTO Orientamento del sistema verso alcuni principali modelli di riferimento, come modalità di lavoro in Fedart Rispetto della normativa e salvaguardia della specificità del sistema attraverso un modello applicativo della nuova disciplina ai Confidi Sintesi funzionale e complementarietà operativa tra le configurazioni tradizionali dei modelli distributivi e la nuova normativa in materia Strumento di riflessione, tuttora in itinere, utile anche per rilevare le eventuali criticità nell applicazione della nuova normativa
I FATTORI CHE INFLUENZANO LA SCELTA DEI MODELLI DISTRIBUTIVI 1. Strategia complessiva 2. Tipologia di operatività 3. Caratteristiche del territorio 10.Peso relativo di ciascuna fase 9. Relazione con i soggetti della rete MODELLI DISTRIBUTIVI 4.Esigenze del sistema imprenditoriale 5. Presidio mercato di riferimento 8. Profili di responsabilità 7. Destinatari delle attività 6. Controllo attività in outsourcing
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IL SOGGETTO CHE HA FAVORITO IL PRIMO CONTATTO CON LE IMPRESE 82,2%
LA SEGNALAZIONE DELLE DOMANDE PER CATEGORIA DI CONFIDI
LA PREDISPOSIZIONE DELLE DOMANDE DI FINANZIAMENTO 88,9% 140 filiali 1.400 sedi decentrate
CONFIDI CHE UTILIZZANO LA RETE DISTRIBUTIVA PER LA PROMOZIONE RIPARTITI PER CLASSI DI GARANZIA
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LA STRUTTURA DEL PROGETTO 1.CONTESTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO L iter normativo dalla direttiva europea al secondo correttivo I profili generali dei modelli distributivi introdotti dal D. Lgs. n. 141/10 2.MODELLI DISTRIBUTIVI POSSIBILI PER I CONFIDI I modelli distributivi tradizionalmente utilizzati dai Confidi I principali schemi di riferimento per il sistema previsti dalla nuova normativa
LA STRUTTURA DEL PROGETTO 3.MEDIATORE CREDITIZIO Chi è il mediatore creditizio La normativa di riferimento: l iscrizione La normativa di riferimento: adempimenti e obblighi La normativa di riferimento: dipendenti e collaboratori 4.AGENTE IN ATTIVITÀ FINANZIARIA Chi è l agente in attività finanziaria La normativa di riferimento: l iscrizione La normativa di riferimento: adempimenti e obblighi La normativa di riferimento: dipendenti e collaboratori
LA STRUTTURA DEL PROGETTO 5.ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA E SOCIETÀ DI SERVIZI Contenuti della deroga Le configurazioni possibili I relativi schemi di funzionamento 6.SCHEMA SINOTTICO DEL PROCESSO DISTRIBUTIVO I principi generali per strutturare la rete distributiva Il "dizionario" delle fasi del processo di concessione della garanzia Le attività esercitabili da ciascun canale distributivo
LA STRUTTURA DEL PROGETTO 7.RIFERIMENTI NORMATIVI E PRESIDIO DEI RISCHI Le fasi espressamente oggetto di disposizioni normative Le fonti normative applicabili Il presidio dei rischi 8.APPROFONDIMENTI Focus sulla normativa antiriciclaggio Focus sulla disciplina fiscale Focus sui profili di responsabilità del Confidi
LA STRUTTURA DEL PROGETTO 9.FASI DEL PROCESSO DISTRIBUTIVO E SOGGETTI ABILITATI La rappresentazione delle fasi che possono essere svolte da ciascun soggetto della rete distributiva
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CONCLUSIONI Il nostro obiettivo è intraprendere azioni efficaci, tempestive e coordinate per orientare verso modelli distributivi sostenibili il principale sistema di garanzia in Europa. La nostra proposta è fornire concreti e condivisi strumenti applicativi al variegato mondo dei Confidi / sistemi associativi dopo la riforma del Testo Unico Bancario. Il nostro auspicio è condividere il progetto con i nostri Confidi e, per quanto possibile, con i principali interlocutori istituzionali. Per contribuire al miglioramento del contesto in cui operano le imprese.
GRAZIE PER L ATTENZIONE Leonardo Nafissi