C.S.P. CENTRO STUDI PROMOTOR 34 MOTOR SHOW. Conferenza stampa del Centro Studi Promotor. Bologna, 4 dicembre 2009



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C.S.P. CENTRO STUDI PROMOTOR 34 MOTOR SHOW Conferenza stampa del Centro Studi Promotor Bologna, 4 dicembre 2009 LA SITUAZIONE E LE PROSPETTIVE DEL MERCATO DELL AUTO E consuetudine aprire questa conferenza stampa con un analisi del quadro economico prima di passare all esame della situazione del mercato dell auto e di formulare previsioni sugli scenari futuri. Il nostro Paese è entrato in recessione nel II trimestre del 2008 e, di conseguenza, la crisi innescata dal fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre ha trovato l economia italiana già in difficoltà. Ciò ha determinato, a cavallo tra il 2008 e il 2009, cadute congiunturali del Pil molto pesanti (-2,1% nel IV trimestre 2008, -2,7% nel I trimestre 2009), ma già nel secondo trimestre di quest anno la caduta si è attenuata (-0,5%) e nel terzo trimestre si è avuto il primo incremento (+0,6%) dopo cinque cali consecutivi. Com è noto, questo segnale positivo, comune all Italia e a molti altri Paesi, è stato salutato molto favorevolmente e interpretato come il possibile inizio della ripresa o quantomeno della fine della caduta. Tra l altro, il recupero italiano è più forte di quello di altri Paesi ed anche secondo gli organismi internazionali le prospettive di ripresa sembrano, in Italia, migliori che altrove. A ciò si aggiunge che nel nostro Paese gli effetti già prodotti dalla cosiddetta crisi globale sono pesanti, ma non drammatici come in altri sistemi economici nazionali. Sulla base dei dati statistici finora disponibili la produzione industriale dei primi nove mesi dell anno ha fatto registrare un calo del 20,3%, ma a partire da maggio le contrazioni tendenziali mensili si riducono. Anche il commercio estero ha subito una pesante flessione. Da gennaio a settembre le esportazioni sono calate del 23,1% e le importazioni del 24,9%, ma pure per il 1

commercio estero con il passare dei mesi, la caduta è in frenata e, in ogni caso, il saldo della bilancia commerciale resta negativo ma scende da 9.884 milioni del gennaio-settembre 2008 a 2.332 milioni dello stesso periodo di quest anno. Per quanto riguarda il commercio interno al dettaglio, sempre nei primi nove mesi dell anno, si registra una contrazione del 2,1%. Se si considerano le dimensioni del commercio interno al dettaglio, il calo appena indicato appare sicuramente significativo, ma è comunque sensibilmente inferiore a quelli registrati in questa crisi in altri sistemi economici. Per quanto riguarda poi i prezzi al consumo va detto che dopo la crescita tendenziale molto elevata (+4,1%) registrata sia in luglio che in agosto 2008, (soprattutto per effetto dei rincari dei carburanti) in settembre 2008 la tendenza si inverte: il tasso tendenziale di inflazione scende infatti al 3,8% e, con il procedere della crisi, si riduce poi di mese in mese fino ad arrivare a 0 nel luglio scorso. Da agosto incomincia una leggera ripresa che continua nei mesi successivi e si rafforza in novembre quando il tasso tendenziale arriva allo 0,7%. Anche per i prezzi alla produzione dei prodotti industriali un massimo nella crescita tendenziale viene toccato in luglio 2008 (+7,7%). Dal mese successivo incomincia però una rapidissima discesa che porta l indice in negativo già a dicembre. La frenata continua poi nel 2009 fino a toccare un calo tendenziale del 7,6% in luglio. Da agosto si manifesta chiaramente una tendenza al rallentamento della caduta. L andamento delle variazioni congiunturali mensili sia dei prezzi al consumo che dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali indicano chiaramente che alla crisi ha corrisposto una brusca frenata, ma che a partire da agosto, il quadro è mutato. L indicazione che ne scaturisce è, quindi, compatibile con l ipotesi del delinearsi negli ultimi mesi di una ripresa peraltro segnalata, come si è detto, anche dal recupero del Pil e di altri indicatori. La crisi ha inciso naturalmente anche sul piano occupazionale. Secondo gli ultimi dati resi noti dall Istat, in ottobre i disoccupati sono 2.004.000 con una crescita del 13,4% rispetto allo stesso mese del 2008. Il tasso di disoccupazione è così salito all 8%. E un dato certamente preoccupante, ma il tasso di disoccupazione medio dell Unione Europea a 27 è del 9,3% e quello della zona dell euro è del 9,8%. 2

Il complesso dei dati che abbiamo citato indica che la situazione dell Italia è migliore di quella di molti altri Paesi e che le prospettive di ripresa sembrano da noi più solide che altrove. Alcune importanti rilevazioni dell Isae e dell Istat confermano questa tesi, tra cui, innanzitutto, gli indicatori di fiducia dei consumatori e degli operatori economici determinati dall Isae. Il clima di fiducia dei consumatori, quando la notizia del fallimento di Lehman Brothers e l inizio della crisi globale hanno avuto il massimo del loro impatto psicologico, era già in calo ed il calo era iniziato sin dal giugno 2007. L indice aveva infatti anticipato la fase di stagnazione che si sarebbe aperta a cavallo tra il 2007 e il 2008, fase che sarebbe poi degenerata nella recessione apertasi, come si è detto, nel II semestre 2008. La caduta dell indicatore si era tuttavia arrestata nel luglio 2008 e dall agosto di quell anno era iniziata una risalita, che è stata ostacolata dall impatto psicologico di quella che i giornali hanno subito definito la crisi globale, ma che ha comunque continuato a progredire fino a superare nel settembre scorso il livello del marzo 2007. In ottobre vi è stata poi una battuta d arresto, ma in novembre l indice è già in recupero. E, a proposito di consumatori e di famiglie, vi sono altri dati particolarmente significativi. Dall indagine multiscopo dell Istat sulle famiglie emerge che tra il 2008 e il 2009 la quota delle persone di 14 anni e più che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte della propria situazione economica è salita dal 43,7% al 46,9%, mentre la quota delle famiglie che giudicano peggiorata la propria situazione economica scende dal 54,4% del 2009 al 40% del 2009. E quella delle famiglie che ritengono scarse le loro risorse economiche scende dal 41,3% del 2008 al 38,8% del 2009. Dalle indagini multiscopo dell Istat emergerebbe quindi che nella percezione delle famiglie la situazione del 2009 è migliore di quella del 2008 e l andamento del clima di fiducia dei consumatori, come si è visto, sembrerebbe confermarlo. Non è facile spiegare le ragioni che sono alla base di questa situazione, ma alcune considerazioni possono forse aiutare a capire. Innanzitutto il sistema delle famiglie è in Italia molto più coeso che in altri Paesi economicamente avanzati. Ciò comporta anche un forte senso di solidarietà tra membri della famiglia allargata, solidarietà che è un forte ammortizzatore sociale anche e soprattutto nei momenti di crisi occupazionale. A ciò si aggiunge che pure la 3

situazione economica delle famiglie è in Italia più forte che altrove. Secondo le prime stime della Banca d Italia nel primo semestre dell anno il reddito disponibile reale delle famiglie avrebbe subito una flessione intorno all 1%. Occorre però considerare che le famiglie italiane, oltre ad avere una forte propensione al risparmio, sono indebitate in misura nettamente inferiore a quello che avviene negli altri Paesi economicamente avanzati. Sempre secondo la Banca d Italia le famiglie italiane hanno debiti in misura pari al 58% del reddito disponibile contro il 91% dell area dell euro, per non parlare degli Stati Uniti. A ciò si aggiunge poi che sulla capacità di spesa delle famiglie italiane sta certamente influendo il calo del costo del denaro e conseguentemente quello delle rate sui mutui, mentre il calo di molti prezzi al consumo ha, di fatto, accresciuto il potere di acquisto dei consumatori. Questi fattori aiutano a capire perché le famiglie italiane hanno retto piuttosto bene sul piano psicologico all impatto della crisi. Diversa la situazione delle aziende. L indicatore Isae del clima di fiducia delle imprese manifatturiere ed estrattive ha toccato un massimo nell aprile 2007 per poi cominciare a scendere di mano in mano che il sistema economico italiano entrava, prima in una fase di stagnazione, poi, in recessione. Con il deflagrare, in settembre 2008, dell affare Lehman Brothers si manifestava però una vera e propria caduta dell indicatore. Il crollo è finito nell aprile scorso, mese in cui è iniziata una fase di sostenuto recupero tuttora in atto. Tra gli indicatori di fiducia degli operatori economici quello delle imprese manifatturiere ed estrattive è sicuramente il più importante, ma va detto che in novembre tutti gli indicatori di fiducia delle imprese sono in crescita e quindi anche quelli delle imprese, dei servizi, delle costruzioni e del commercio al minuto. I dati disponibili che abbiamo sintetizzato nelle considerazioni fin qui svolte rendono altamente probabile che anche il IV trimestre del 2009 si chiuda con una variazione congiunturale positiva del Pil, dopo quella già segnalata del III trimestre. Due variazioni consecutive dello stesso segno generalmente indicano una inversione di tendenza. E dunque iniziata la ripresa? La recente vicenda del Dubai ha costituito un brusco richiamo alla prudenza. La situazione per il momento sembra sotto controllo, ma quante altre situazioni esplosive vi sono nel mondo? E se dopo l affare subprime dovesse aprirsi 4

l affare carte di credito di cui da tempo si parla? Queste incognite rendono oltremodo difficile avanzare previsioni sull andamento dell economia nei prossimi anni. Con il quadro che si è fin qui delineato sono compatibili sia l ipotesi che la crisi che stiamo vivendo si sviluppi secondo un profilo a V, sia quella che il profilo sia a W, sia quella che il profilo sia a U. La prima possibilità appare improbabile. La seconda è quella che potrebbe svilupparsi se vi fossero altri terremoti finanziari e l ultima è quella che tutti auspichiamo e che prevede il ritorno nel medio periodo ai livelli pre-crisi. Perché quest ultima ipotesi prenda corpo occorrono, però, due condizioni. La prima è che vi sia una sostanziale ridistribuzione del reddito disponibile; la seconda è che si introducano regole per ristabilire il corretto rapporto tra finanza ed economia reale. La finanza non deve più essere padrona e l economia reale non deve più essere serva. Il rapporto deve essere invertito una volta per tutte. Per quanto riguarda la distribuzione del reddito, considerazioni utili scaturiscono dall analisi delle analogie e delle differenze con la crisi del 29, che viene sempre più spesso evocata e, non di rado, per affermare che i pericoli attuali rischierebbero di essere ancora più gravi di quelli che sconvolsero il mondo ottanta anni fa. La crisi del 29 fu determinata da uno squilibrio nella distribuzione del reddito derivante dai grandi incrementi di produttività conseguiti negli anni 20 per effetto soprattutto dei mutamenti introdotti nell organizzazione del lavoro (introduzione della catena di montaggio innanzitutto, ma non solo) e dell innovazione tecnologica a danno soprattutto dei salari, il cui potere d acquisto ad un certo punto si rivelò insufficiente a sostenere lo sviluppo dei mercati della produzione di massa. Da questa situazione si uscì con Keynes e con una grande ridistribuzione del reddito, oltre che con la seconda guerra mondiale. Un fenomeno analogo a quello che si ebbe negli anni 20 si è verificato anche nel periodo che ha preceduto la crisi attuale in cui le risorse derivanti dagli incrementi di produttività dovuti alla globalizzazione, alle privatizzazioni e alla rivoluzione dell Information and Communication Technology sono andate a vantaggio soprattutto delle rendite finanziarie e, in misura minore, dei profitti e, in misura ancora minore, dei salari. 5

Diversamente da quanto è avvenuto nel 29, in carenza di un insufficiente sviluppo del reddito delle famiglie, i mercati dell economia reale hanno però continuato a svilupparsi perché sostenuti dalla massiccia concessione di mutui e dal credito al consumo. Questo meccanismo è entrato in crisi ed è ormai opinione condivisa che per uscire dall emergenza sia necessario incrementare nel più breve termine possibile le risorse a disposizione delle famiglie, cioè incrementare la consistenza e il potere di acquisto di salari e pensioni, dato che la maggior parte dei consumatori sono percettori di salari e di pensioni. Occorre, per dirla con uno slogan, mettere più soldi nelle buste paga. Nella situazione attuale italiana e mondiale non pare, tuttavia, che si stia lavorando in maniera incisiva per giungere ad una significativa ridistribuzione delle risorse che consenta ai consumatori di sostenere i mercati senza cadere un altra volta nella trappola del credito. Né risulta che si stiano facendo grandi sforzi per regolamentare la finanza. Permangono, quindi, grandi incertezze sull evoluzione del quadro economico. Le misure congiunturali certamente possono aiutare, ma se non si tagliano i nodi strutturali della ridistribuzione del reddito e della regolamentazione della finanza non vi può essere ripresa duratura. Venendo alle questioni dell auto, vorremmo riprendere alcune considerazioni, tuttora valide, fatte nella conferenza stampa di apertura del Motor Show del 2008. Alla fine del 2007 - scrivevamo un anno fa - dopo undici anni consecutivi di vendite sui livelli elevati, si pensava che sarebbe stato possibile avere un dodicesimo anno ancora positivo e ciò grazie ai nuovi incentivi alla rottamazione, che si auspicava fossero più generosi di quelli che poi vennero previsti per il 2008. Ben presto però ci si è resi conto che era finito il lungo periodo di prosperità che il mercato dell auto aveva conosciuto, periodo che, se si osserva la serie storica delle immatricolazioni dal 1950 ad oggi, è stato sostanzialmente anomalo perché sembra essere venuto meno l andamento ciclico che da sempre caratterizza il mercato dell auto. Con l inizio del 2008, la tendenza si era dunque invertita ed era iniziata una fase di crescente debolezza della domanda. I fattori che avevano portato a questa situazione, erano essenzialmente i seguenti. Innanzitutto si era manifestato un quadro di stanchezza della domanda, dopo che le 6

immatricolazioni erano state mantenute, come si è detto, per ben 11 anni su livelli elevati, ricorrendo per ben tre volte agli incentivi alla rottamazione, stimolando fortemente la sostituzione delle auto ancora alimentate con benzina con piombo attraverso la messa al bando di questo tipo di carburante il 1 gennaio 2002, con una politica di sconti e promozioni molto aggressiva e con massicce e sistematiche iniezioni di usato con chilometri zero. Un secondo fattore che aveva contribuito a frenare la domanda nel 2008 era stata la forte crescita del prezzo dei carburanti. Un terzo elemento negativo era stato il fallimento degli incentivi alla rottamazione nella versione 2008. La ragione di questo fallimento stava nel fatto che il bonus statale era stato ridotto in maniera tale che, molto spesso, il valore sul mercato dell usato delle auto rottamabili con incentivo era superiore al bonus e a ciò si aggiungeva la circostanza che tra le auto rottamabili era stata introdotta soltanto una quota molto limitata di vetture Euro 2. Un quarto elemento del calo del 2008, come si è già accennato, era stato il progressivo deterioramento della situazione economica generale. Il sistema italiano era, infatti, entrato in recessione prima che il mondo fosse investito dal ciclone che ancora lo sta scuotendo. Al deterioramento del quadro economico si era accompagnata poi, nella prima parte del 2008, la ripresa dell inflazione e la crescita del costo del denaro che aveva ridotto ulteriormente il potere di acquisto delle famiglie per l aumento dei prezzi e delle rate sui mutui. Infine un altro aspetto importante per il calo delle vendite di auto nella prima parte del 2008 era stato l aumento delle insolvenze nel credito al consumo che aveva determinato decisioni più restrittive nella concessione di nuovi finanziamenti. L insieme di questi fattori a fine agosto 2008 aveva portato il bilancio delle immatricolazioni in rosso del 12,04%. Ma per valutare la reale entità delle difficoltà del settore occorreva considerare che il 2007 era stato l anno record per il mercato italiano e quindi il confronto con il 2007 non era particolarmente indicativo della reale gravità della crisi dell auto. Se, più correttamente, si confrontavano le immatricolazioni dei primi otto mesi del 2008 con quelle di un anno normale come il 2006 emergeva un calo contenuto nel 5,09%. 7

Alla vigilia del grande sconvolgimento del quadro finanziario ed economico mondiale di metà settembre il mercato italiano dell auto stava dunque vivendo una crisi caratterizzata da un calo non drammatico delle vendite, anche se, al netto dell effetto cosmetico dei chilometri zero, la situazione era un po più preoccupante di quanto apparisse dai dati ufficiali sulle immatricolazioni. Il quadro non era comunque, come si è detto, drammatico, ma tale diventò con l esplodere della crisi mondiale. In ottobre arriva il primo calo consistente delle immatricolazioni (-18%), in novembre va ancora peggio (-29%), in dicembre il calo si attenua (-13%) e l anno chiude a quota 2.160.131 con un calo del 13,4% sul 2007. Ma in gennaio il calo è del 33% ed in febbraio del 24%. A questo punto il Governo interviene e vara nuovi incentivi con bonus consistenti sia per i veicoli ecologici (a metano, a gpl, ibridi ed elettrici) che per l acquisto di vetture nuove con emissioni di CO2 inferiori ai 140 g/km, se a benzina, o a 130 g/km, se diesel, con rottamazione di vetture immatricolate fino al 31/12/1999. La risposta del mercato è piuttosto lenta perché vi è scarsa disponibilità di auto incentivate che sono solo il 23% di quelle offerte, ma da giugno il meccanismo comincia a funzionare ed in novembre il consuntivo dei primi 11 mesi chiude con 1.991.546 auto immatricolate e con un calo, rispetto allo stesso periodo del 2008, contenuto nell 1,4%. Questi dati non devono però trarre in inganno, la situazione è molto meno favorevole di quanto potrebbe sembrare fermandosi nell analisi al totale delle immatricolazioni. Se si prende in esame il fatturato, la contrazione è, infatti, molto più severa. A fine novembre la quota delle auto meno costose (segmenti A e B) è salita, infatti, al 63,5% dal 57,8% dei primi 11 mesi del 2008. I dati sulla struttura del mercato elaborati dall Unrae mettono, inoltre, in luce altri importanti effetti: innanzitutto per quanto riguarda il tipo di alimentazione. L azione combinata di incentivi alla rottamazione e di generosi bonus alle auto ecologiche ha infatti portato la quota di vetture a metano e a gpl al 20,9%, livello assolutamente inimmaginabile soltanto un anno fa. Gli stessi meccanismi hanno influito molto meno sugli acquisti di auto ibride che sono più che quadruplicate, ma raggiungono comunque una quota ancora molto modesta (0,34%). E nessun effetto vi è stato per le auto elettriche: le immatricolazioni sono addirittura calate e, nei primi 11 mesi dell anno, sono state soltanto 53. 8

Sempre analizzando la struttura del mercato nel 2009, un altra particolarità balza all occhio. La quota delle immatricolazioni a privati è passata dal 68,5% dei primi 11 mesi del 2008 al 77,3%, e quella delle immatricolazioni ad imprese e società è scesa dal 31,5% al 22,7%. Questi andamenti dipendono dal fatto che le auto aziendali non hanno di fatto beneficiato degli incentivi. In questo quadro la domanda che ci si pone riguarda, naturalmente, le prospettive. La prima previsione, quella sulle immatricolazioni nell intero 2009, è decisamente la più facile. Se dicembre, come sembrerebbe, terrà il ritmo di novembre, l anno dovrebbe chiudere intorno ai livelli del 2008, cioè a quota 2.160.000 immatricolazioni. Un risultato decisamente positivo se si considera come questo 2009 era cominciato. Per quanto riguarda i prossimi anni, la previsione deve tener contro essenzialmente di due elementi: il profilo dell evoluzione congiunturale e la politica degli incentivi statali. Nell esercizio previsionale che presentiamo abbiamo ipotizzato che l evoluzione congiunturale sia a U e cioè che alla ripresa, che probabilmente si sta delineando, seguirà una fase di consolidamento e, successivamente, un recupero più rapido che dovrebbe riportare l economia reale sui livelli ante-crisi nel 2013. Per quanto riguarda gli incentivi occorre respingere l ipotesi di un uscita graduale dal sistema di bonus attualmente in vigore. L esperienza del 2008 ha dimostrato che la riduzione dell entità degli aiuti determina una forte caduta di interesse da parte del pubblico con la conseguenza che beneficiano degli incentivi soltanto coloro che avrebbero comunque comprato una nuova auto e, quindi, non si ha alcun effetto espansivo sulla domanda e si ha, invece, un vero a proprio spreco di denaro pubblico. L ipotesi che abbiamo formulato nell elaborare l esercizio previsionale che vi presentiamo è, quindi, quella di un rinnovo puro e semplice degli incentivi già in vigore per tutto il 2010, stabilendo però che le vetture rottamabili con incentivi siano tutte quelle immatricolate entro il 31/12/2000 (con il sistema attualmente in vigore il termine è il 31/12/1999). Riteniamo che un rinnovo come quello ipotizzato dovrebbe consentire al mercato italiano di stabilizzarsi nel 2010 intorno al livello di immatricolazioni del 2008 e del 2009 e cioè a quota 2.160.000. In mancanza di incentivi le 9

immatricolazioni nel 2010 si attesteranno invece intorno a quota 1.750.000 con un calo dell ordine del 20%. Per gli anni successivi al 2010 abbiamo ipotizzato la fine degli incentivi statali con il 2011 ed un graduale recupero della domanda, sostenuto dalla ripresa dell economia secondo un profilo a U. In particolare nel 2011 l impatto della fine degli incentivi al 31 dicembre 2010 dovrebbe essere quasi completamente neutralizzato dal recupero dell economia e l anno si chiuderebbe così, nel nostro esercizio previsionale, con un volume di immatricolazioni di 2.100.000 di unità e quindi in leggero calo sull anno precedente. Nel 2012 si prevede di raggiungere una quota di 2.200.000 e nel 2013 vi sarà il ritorno alla situazione pre-crisi con un volume di immatricolazioni di 2.350.000 unità. Naturalmente sono possibili anche altri scenari e ciò sia per effetto del profilo che effettivamente assumerà l evoluzione congiunturale, sia per effetto delle politiche che si seguiranno per gli incentivi. Per quest ultimo aspetto va detto, innanzitutto, che potrebbe essere opportuno rinnovare gli incentivi anche per il 2011 e in ogni caso due misure aggiuntive sarebbero veramente necessarie già dal 2010 sia per ragioni ecologiche che per ragioni economiche: prevedere incentivi alla rottamazione usato su usato e prevedere specifici incentivi per gli acquisti di auto dalle aziende che sono stati fortemente penalizzati in questa crisi. Per quest ultimo aspetto, a nostro avviso, la misura più efficace sarebbe rendere, per il solo 2010, l Iva interamente detraibile per tutti gli acquisti di autovetture dei titolari di partita Iva. Bologna, 4 dicembre 2009 10