COLEOTTERI APIONIDAE E CURCULIONIDAE OLTRE IL LIMITE ALTITUDINALE DEL BOSCO NELL APPENNINO TOSCO-EMILIANO (COLEOPTERA APIONIDAE, CURCULIONIDAE)

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10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 67 REDIA, LXXXVIII, 2005: 67-78 GUIDO PEDRONI (*) - CARLO PESARINI (**) COLEOTTERI APIONIDAE E CURCULIONIDAE OLTRE IL LIMITE ALTITUDINALE DEL BOSCO NELL APPENNINO TOSCO-EMILIANO (COLEOPTERA APIONIDAE, CURCULIONIDAE) (*) Parco Regionale del Corno alle Scale (Bologna). (**) Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Pedroni G., Pesarini C. - Coleoptera Apionidae and Curculionidae from high altitudes above the wood-belt in Tusco- Emilian Apennines (Coleoptera Apionidae, Curculionidae). The authors consider the population of Coleoptera Apionidae and Curculionidae of the high altitudes of Appennino Tosco-Emiliano, on the base of bibliographic researches and several years of field-collecting. The recorded taxa (species an subspecies) are 81, of which 6 Apionidae and 75 Curculionidae. Short notes are devoted to 18 species of particular geonemic, ecologic or systematic interest, and the correct taxonomic status of Otiorhynchus sanguinipes Boheman, 1843 is discussed. It is eventually supplied a biogeographic interpretation that highlights how the studied area can be considered particularly significant as an indicator of the events that characterized the würmian period in the Northern Apennines. KEY WORDS: Appennino Tosco-Emiliano, Otiorhynchus sanguinipes sp.revoc., high altitude, biogeography. INTRODUZIONE Il presente lavoro è un contributo alla conoscenza del paesaggio zoocenotico culminale dell Appennino settentrionale del quale risulta pubblicato un solo lavoro faunistico-ecologico sui Curculionoidea relativo a una zona dell alto Appennino bolognese (PEDRONI & TALAMELLI, 2000), mentre alcune notizie più generali si rinvengono nel lavoro di OSELLA (1977); si portano a conoscenza osservazioni biogeografiche e faunistico-ecologiche sui Coleotteri Apionidae e Curculionidae oltre il limite altitudinale del bosco nell Appennino Tosco-Emiliano, con un contingente di 81 specie e con l individuazione dell esatto status tassonomico di Otiorhynchus sanguinipes Boheman, 1843. La zona indagata, in diversi anni di ricerca, risulta di particolare interesse ecologico e biogeografico in quanto si riscontrano notevoli emergenze floristiche e faunistiche, relativamente alla fauna vertebrata; non di meno anche clima e morfologia rivestono ruoli di primaria importanza e peculiarità. L ALTO APPENNINO TOSCO-EMILIANO L Appennino Tosco-Emiliano (fig. I) descrive un leggero arco tra il Passo della Cisa a NO e quello della Futa a SE individuando a grandi linee il confine tra Toscana ed Emilia; la sua forma può essere interpretata grosso modo con una mezza luna; la parte emiliana ne rappresenta il bordo convesso, caratterizzato da una serie di dorsali sistemate a pettine che degradano in modo graduale verso la pianura emiliana. Molte delle cime principali, oggetto di ricerca per questo lavoro, non sono sul crinale ma nella parte alta delle dorsali che da esso si dipartono. L Appennino settentrionale presenta evidenti tracce morfologiche dell attività glaciale del periodo Würmiano (120000-10000 anni fa); nel settore Tosco-Emiliano indagato i ghiacciai scendevano dalle valli dove si localizzano le cime più elevate: l Alpe di Succiso, il Monte Cusna, il Cimone, il Giovo, il Rondinaio (fig. II) e il Corno alle Scale (fig. III). L Appennino Tosco-Emiliano è dislocato nella porzione meridionale della Pianura Padana, questa posizione ha favorito il verificarsi delle stesse vicende glaciali che hanno interessato i rilievi e le pianure dell Europa centrale. I deterioramenti climatici della glaciazione Würmiana hanno permesso contatti a carattere vegetazionale fra il centro- Europa e il settore settentrionale della catena appenninica, con la creazione di vie di comunicazione nelle pianure dell Europa centrale che arrivarono ad interessare anche la catena nordappenninica (BERTOLANI MARCHETTI & DALLAI, 1994). Studi palinologici testimoniano che la posizione geografica dell Appennino ha contribuito alla formazione di «vie fredde» attraverso le quali si sono verificate migrazioni di specie vegetali (BERTOLANI MARCHETTI, 1962; 1963). Specie vegetali a vocazione mediterranea, che popolavano in precedenza Alpi e Appennini, sono sopravvissute in aree di rifugio durante i periodi freddi, con frammentazione della distribuzione. Il limite degli alberi nell Appennino settentrionale può dipendere da diversi fattori, quali l azione denudante del vento, la posizione stessa della dorsale appenninica, tra Adriatico e Tirreno, e la plurisecolare presenza dell uomo, che ha portato a incendi e pascolamenti. Questo limite nell Appennino Tosco-Emiliano deve essere interpretato, dunque, sulla base di diversi fattori che sono interagenti con le caratteristiche ecologiche del faggio (Fagus sylvatica), un albero a foglie caduche legato ad una intensa umidità atmosferica nel periodo vegetativo e molto sensibile ai geli tardivi. Tra questi fattori un ruolo fondamentale è l azione dell uomo che è stato protagonista dell abbassamento, sino a tempi relativamente recenti, del limite altitudinale dei boschi di faggio, con incendi e pascolamenti. Inoltre, si deve osservare che le piccole piante di faggio, particolarmente sensibili ai fattori atmosferici estremi nel momento in cui emergono dalla vegetazione dove hanno compiuto il primo sviluppo, riescono ad insediarsi soltanto in prossimità del limite del bosco (PEDRONI, 2005). Questo fa sì che nell Appennino non esista in condizioni naturali un limite sparso degli alberi a quote superiori a quelle del bosco (come sulle Alpi) ma che i due limiti altitudinali coincidano (CRAWFORD, 1989). Se esistono alberi sparsi di Published September, 2006

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 68 68 G. PEDRONI - C. PESARINI REDIA, Vol. LXXXVIII to Fig. I Carta orografica dell Appennino Tosco-Emiliano con evidenziati i cinque settori indagati per il presente lavoro. Fig. II Panorama verso il Monte Rondinaio (1964 m) salendo verso il Monte Giovo (1991 m) dal Passo Boccaia (MO) (foto Pedroni 2004). Fig. III La parete est del Corno alle Scale (1945 m) da Monteacuto delle Alpi (BO) (foto Pedroni 2004).

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 69 Anno 2005 COLEOTTERI APIONIDAE E CURCULIONIDAE OLTRE IL LIMITE ALTITUDINALE DEL BOSCO 69 faggio, ragionevolmente è possibile interpretare questa situazione come il risultato di un azione distruttiva dell uomo. Le due condizioni possibili per il limite altitudinale del bosco, con una certa rilevanza per il popolamento coleotterologico, sono quindi le seguenti: il limite degli alberi si identifica con una vera e propria copertura forestale che viene ad interrompersi in modo netto ed evidente; il limite della copertura forestale scompare in modo progressivo, con una rarefazione degli alberi; in questo modo il limite degli alberi non coincide con il limite del bosco. Gli alberi isolati lasciano spazio alla presenza di arbusti contorti che vanno a formare una zona di transito ecologico tra due ecosistemi, quello della foresta e quello della fascia culminale. Per questi motivi la quota massima raggiunta dalla copertura arborea si aggira a seconda dei casi intorno a 1600-1800 m ed è da queste che si sono sviluppate le ricerche oggetto di questa nota con un attenzione tutta particolare alle zone di più alta quota dove troviamo le cime più elevate di questo settore dell Appennino settentrionale, come il Monte Cimone (2165 m) e il Monte Cusna (2122 m). Per notizie più ampie e dettagliate vedansi (AA.VV., 1989; FERRARI & PEZZI, 1999; FERRARI et al., 2000). IMPORTANZA ENTOMOLOGICA DELL ALTO APPENNINO TOSCO-EMILIANO Sembra utile sottolineare l importanza dell alto Appennino Tosco-Emiliano, in modo particolare, nel campo entomologico, al pari di altre zone montane alpine e appenniniche. Solo pochi studi sui Coleotteri dell Appennino settentrionale (a carattere faunistico-ecologico) risultano presenti nella letteratura e soprattutto in quella recente (PICCIOLI, 1877; FIORI, 1886; FOCARILE, 1975; 1976; OSELLA, 1977; CECCHI & BARTOLOZZI, 1997; DI MARCO & OSELLA, 2001; OSELLA et al., 2001; ABBAZZI et al., 2001; PEDRONI, 1997; 2005; PEDRONI & TALAMELLI, 2000; CERRETTI et al., 2003; AA.VV., 2003). È questo il primo studio sulla Curculionidofauna di un intera zona della fascia boreale dell Appennino settentrionale; dello stesso settore appenninico anche lo studio faunistico-ecologico degli Elateridi evidenzia il grande interesse della zona (PEDRONI, 2005). L Appennino settentrionale si può considerare come un «hot spot», a scala ridotta, della diversità specifica (FERRARI, 2001) per l alto numero di specie relativamente al tipo di ambiente indagato, ma soprattutto per la rarità di alcune di esse. Purtroppo in alcune zone si devono rilevare fenomeni che ne minacciano la conservazione, come impianti di risalita e piste per la pratica degli sport invernali. In questa indagine, inoltre, si è considerata anche la fascia degli arbusti contorti che ha un importanza ecologica peculiare, contribuendo a confermare la rilevanza della Coleotterofauna nella zona considerata. Al riguardo è noto (VAN LEEUWEN, 1966) che si può parlare di margini netti tra diverse comunità animali e che la continuità-discontinuità si concretizza nei sistemi ecologici in uno spazio che ha proprie caratteristiche (VAN LEEUWEN, 1966; FERRARI, 2001), Alcuni margini sono vere e proprie zone di passaggio tra ecosistemi adiacenti; è questo il caso degli «ecoclini». La fascia degli arbusti contorti è un ecocline a vasta scala, che interessa tutto l alto Appennino Tosco-Emiliano e che permette spostamenti di differenti specie dalla fascia montana a quella boreale e viceversa. METODO DI LAVORO Come si può desumere dalla cartina di riferimento (fig. I) la zona indagata va dal Monte Cusna (RE) fino ai Contrafforti del Corno alle Scale (BO), interessando le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Pistoia, dove si localizza l Alpe Tre Potenze, e Lucca, dove troviamo l Alpe di San Pellegrino. Per indagare questa parte di Appennino sono stati impiegati i metodi tradizionali della ricerca entomologica, in particolare le ricerche hanno interessato frammenti di roccia di varie dimensioni, la vegetazione radente il suolo e la fascia degli arbusti contorti. Un accurata ricerca della letteratura unitamente al lavoro di campagna ha permesso di censire una cenosi di primaria importanza con 81 tra specie e sottospecie. Del popolamento studiato 18 entità risultano di un certo interesse per rarità, per caratteristiche ecologiche e biogeografiche rilevanti. Per uno sguardo d insieme e per la nomenclatura tutte le specie sono sistemate in Tabella 1, che comprende i dati della letteratura e fa riferimento ai lavori di ABBAZZI et al. (1995), ALONSO ZARAZAGA & LYAL (1999), MAGNANO (2001), COLONNELLI (2003; 2004). La corologia delle singole specie ha come riferimento il lavoro di VIGNA TAGLIANTI et al. (1993), come sviluppo di quanto già indicato da LA GRECA (1964;1975), perfezionato in seguito da VIGNA TAGLIANTI et al. (1999), con alcune specificazioni aggiuntive (Tab. 2). Tutti gli esemplari sono stati raccolti dal primo Autore, se non specificato diversamente; le ricerche sono state svolte dal 1996. Nella trattazione delle specie più significative vengono inserite sigle opportune per inquadrare le diverse stazioni in cinque settori dell Appennino Tosco Emiliano: A = settore del Monte Cusna (RE) B = settore del Monte Giovo (MO) C = settore dell Alpe Tre Potenze (PT) D = settore del Monte Cimone (MO) E = settore del Corno alle Scale (BO) Gli esemplari sono presenti nelle collezioni indicate dai seguenti acronimi: Coll. G. Pedroni, Bologna (PED) Coll. C. Pesarini, Milano (PES) Coll. G. Magnano, Poggibonsi (SI) (MAG) Coll. F. Talamelli, S. Giovanni in Marignano (RN) (TAL) Coll. G. Osella, L Aquila (OSE) Coll. «Fiori», Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Sperimentale, Università di Bologna (FIO) Coll. Museo Civico Storia Naturale di Genova (MGE) Coll. «Solari», Museo Civico Storia Naturale di Milano (SOL) CURCULIONIDAE DI RILEVANTE INTERESSE Otiorhynchus griseopunctatus falteronae (Pesarini, 1968) Reperti Segnalata nel settore del Corno alle Scale (E) (PEDRONI & TALAMELLI, 2000) e nelle Foreste Casentinesi (ABBAZZI et al., 2003). Note Corologia: N-Appenninica; si rinviene sotto sassi e nella fascia ad arbusti contorti nei pressi del Rifugio Cavone (E). L Otiorhynchus griseopunctatus Boheman, 1843, specie nominale, è distinta, compresa la sottospecie tipica, in 5 entità sottospecifiche presenti dalle Alpi occidentali fino all Appennino settentrionale. Otiorhynchus lanuginosus Boheman, 1843 Reperti Baita del Sole (E), 6.VII.2003, 1550 m (1 ex.) e 16.VII.2003, 1550 m (3 exx.); Rifugio Malghe (E), 2.VI.2003, 1700 m (2 exx.); Rifugio Cavone (E), 16.VII.2000, 1600 m

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 70 70 G. PEDRONI - C. PESARINI REDIA, Vol. LXXXVIII Tab. 1 Apionidae e Curculionidae dell alto Appennino Tosco-Emiliano. Fauna COR. D.EC. R.GE. ST. APIONIDAE (6 specie) Protapion apricans (Herbst, 1797) 1 PAL AB E 13 Pseudostenapion simum (Germar, 1817) EUR AB A 24 Perapion curtirostre (Germar, 1817) PAL AB/BB E 19 Apion cruentatum Walton, 1844 EUR AB E 22 Apion haematodes Kirby, 1808 EUR AB A/E 24/22 Ischnopterapion loti (Kirby, 1808) PAL AB E 21 CURCULIONIDAE (75 specie) Dodecastichus consentaneus lauri (Stierlin, 1861) 1 C.04 AB/BB E 18-20-21 Otiorhynchus dalmatinus (Gyllenhal, 1834) ENI AB E 18-13 Otiorhynchus apenninus salicicola Heyden, 1908 1 C.02 AB/BB A/E 3/12-13-18-20-21-23 Otiorhynchus armadillo (Rossi, 1792) 1 AAD AB/BB B/E 4/18 Otiorhynchus caudatus (Rossi, 1792) C.04 AB D 25 Otiorhynchus griseopunctatus falteronae Pesarini, 1968 1 NAP AB E 18 Otiorhynchus lanuginosus Boheman, 1843 WANA** AB/BB E 18-19-21-22 Otiorhynchus margaritifer Reitter, 1913 1 C.03 AB E 18 Otiorhynchus sanguinipes Boheman, 1843 1-2 C.03** BB B/D/E 28/8/12-14-15-16-22 Otiorhynchus scaber (Linné, 1758) EUR** BB E 21 Otiorhynchus cyclophtalmus F. Solari, 1946 1 C.03 AB/BB A/B/E 3/4-5/18-19-20-21-22-23-26 Otiorhynchus sulcatus (Fabricius, 1775) PAL BB B/E 4/12-15-16-17-19-20 Otiorhynchus linearis Stierlin, 1861 1-2-3 NAP AB/BB D/E 8/18 Otiorhynchus strigirostris Boheman, 1843 1-2 C.03** BB A/C/DE 1-2-24/6-27/8/12-15-16-20-22 Otiorhynchus rugifrons (Gyllenhal, 1813) NEU** BB E 17 Otiorhynchus ovatus (Linné, 1758) SIE BB D 10 Simo hirticornis (Herbst, 1795) EUR AB E 18-21 Trachyphloeus apuanus Solari & Solari, 1905 2-3 NAP BB D/E 8/17 + Alpe di Succiso Phyllobius viridicollis (Fabricius, 1792) 1 EUR AB E 13-18 Phyllobius arborator (Herbst, 1797) 1 EUR AB E 18 Phyllobius etruscus Desbrochers, 1873 1 ENI AB E 18 Phyllobius pyri (Linné, 1758) 1 SIE AB/BB A/B/D/E 24/4-5/25/16-18-19-20-22-23 Phyllobius oblongus (Linné, 1758) 1 SIE AB E 18 Phyllobius argentatus (Linné, 1758) 1 SIE AB A/B/E 3/5/18-21 Polydrusus marginatus Stephens, 1831 CEU AB B 4-5 Polydrusus pallidus Gyllenhal, 1834 1 CEU AB A/E 3/18-21-23 Polydrusus pterygomalis Boheman, 1840 SIE BB E 20 Polydrusus impressifrons Gyllenhal, 1834 1 SIE AB A 3 Polydrusus pilosus Gredler, 1866 1 EUR AB D/E 25/18-20-21 Polydrusus amplicollis Desbrochers, 1902 1 C.03 AB/BB E 12-13-16-18-20-21-23 Polydrusus lateralis Gyllenhal, 1834 1 SEU AB B/E 5/18-20 Polydrusus transalpinus K.Daniel & J.Daniel, 1906 1 ENI AB E 20 Liophloeus tessulatus (Müller, 1776) 4 EUR BB D 8 Strophosoma melanogrammum (Forster, 1771) 1 EUR AB/BB A/B/E 3-24/4-5/18-19-20-22 Barynotus mainardii F. Solari, 1943 EANA** BB E 12-16-20-21 Barynotus margaritaceus Germar, 1824 ANA** AB/BB E 18-20 Sitona cylindricollis (Fähraeus, 1840) 1 CEU AB D/E 25/13-18 Sitona lineellus (Bonsdorff, 1785) 1 SIE AB/BB A/D/E 2-3/10-25/16-18-20-21 Sitona sulcifrons argutulus (Gyllenhal, 1834) 1 SEU AB/BU E 18 Sitona waterhousei (Walton, 1846) 1 EUR BB E 17 Tropiphorus ochraceosignatus Boheman, 1842 ANA BU E 20 Larinus brevis (Herbst, 1795) SIE BB D/E 10/23 Larinus jaceae (Fabricius, 1775) CAE BB A 1 Larinus planus (Fabricius, 1792) EUR BB A 1-3 Larinus sturnus (Schaller, 1783) CEM AB/BB A/D/E 1-2-3/8-10/15-23 Larinus turbinatus Gyllenhal, 1836 CAE AB/BB A/D/E 3/8-10/17-19-20-23 Neoglanis salviae (Schranke, 1790) EUM AB E 22 Hypera plantaginis (De Geer, 1775) 1 EUM BU E 17 Hypera postica (Gyllenhal, 1813) 1 PAL BU E 18 Hypera suspiciosa (Herbst, 1785) EUR BB E 19 Hylobitelus abietis (Linné, 1758) SIE AB/BB E 19 Liparus coronatus (Goeze, 1777) EUR BB A 1 Liparus glabrirostris Küster, 1849 EUR BU E Valle del Dardagna Leiosoma apenninicola Hoffmann, 1961 5 NAP** BB D 8 Leiosoma oblongulum Boheman, 1842 1 CEU BU/BB A/E 24/12-18 Leiosoma scrobiferum baudii Bedel, 1884 C.02 BU/BB C/E 6/12-19 (segue)

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 71 Anno 2005 COLEOTTERI APIONIDAE E CURCULIONIDAE OLTRE IL LIMITE ALTITUDINALE DEL BOSCO 71 (Segue Tab. 1) Fauna COR. D.EC. R.GE. ST. Plinthus megerlei (Panzer, 1794) EUR BB A/E 24/15-16-22 Plinthus squalidus granulipennis (Fairmaire, 1852) SEU BU E 22 Aparopion chevrolati (J. du Val, 1858) 6 EUM BU D/E 8/18 Magdalis stricta (Desbrochers, 1905) EUM** BB E 19 Nedyus quadrimaculatus (Linné, 1758) 1 SIE AB E 21 Ceutorhynchus cochleariae (Gyllenhal, 1813) EUR AB E 23 Ceutorhynchus erysimi (Fabricius, 1787) 1 PAL BB A 24 Ceutorhynchus pallipes Crotch, 1866 1 EUR AB/BB E 18-19-20-23 Ceutorhynchus sulcicollis (Paykull, 1800) 1 PAL AB E 18-23 Glocianus punctiger (Sahlberg, 1835) EUR AB E 21 Archarius salicivorus (Paykull, 1792) SIE BU E 26 Anthonomus rubi (Herbst, 1795) 1 PAL AB/BB D/E 8/16-19-20-22-23 Tychius schneideri (Herbst, 1795) 1 EUR AB E 13 Tychius stephensi Schönherr, 1836 1 EUR AB E 13 Rhynchaenus salicis (Linné, 1758) SIE AB E 21 Miarus campanulae (Linné, 1767) 1 PAL AB/BU B/E 5/19-21 Cionus hortulanus (Fourcroy, 1785) PAL BU/BB E 19-23 Cionus scrophulariae (Linné, 1758) CAE BU/BB E 19-23 Cionus tuberculosus (Scopoli, 1792) EUR BU E 18 81 specie in totale LEGENDA COR. = Corologia: PAL = Paleartico; EUR = Europeo; ENI = Endemico italiano; AAD = Alpino-Appenninico-Dinarico; NAP = N-Appenninico; C.03 = Appenninico; C.02 = Alpino-Appenninico; SIE = Sibirico-Europeo; C.04 = Appenninico-Dinarico; NEU = N-Europeo; SEU = S- Europeo; CEU = Centroeuropeo; EANA = E-Alpino/N-Appenninico; WANA = W-Alpino/N-Appenninico; ANA = Alpino/N- Appenninico; EUM = Europeo-Mediterraneo; CAE = Centroasiatico-Europeo; CEM = Centroasiatico-Europeo-Mediterraneo D.EC. = Distribuzione ecologica: gruppo AB - Stock faunistico di ecocline arbusti contorti-brughiera gruppo BU - Stock faunistico di brughiera umida gruppo BB - Stock faunistico di brughiera boreale R.GE. = Ripartizione geografica di Apionidae e Curculionidae nei cinque settori considerati dell Appennino Tosco-Emiliano: A = Settore del Monte Cusna (RE); B = Settore del Monte Giovo (MO); C = Settore dell Alpe Tre Potenze (PT); D = Settore del Monte Cimone (MO); E = Settore del Corno alle Scale (BO). ST. = Stazioni di raccolta nei cinque settori: A: 1 = Monte Cusna; 2 = Le Prese; 3 = Passo Cisa; 24 = Monte Cavalbianco B: 4 = Monte Giovo; 5 = Passo Boccaia; 28 = Monte Rondinaio C: 6 = Alpe Tre Potenze; 7 = Lago Piatto; 27 = Passo della Femmina Morta D: 8 = Monte Cimone; 9 = Pian Cavallaro; 10 = Cresta del Gallo; 11 = Pian del Falco; 25 = Passo del Lupo E: 12 = Corno alle Scale; 13 = Passo del Vallone (crinale Monte La Nuda-Corno alle Scale); 14 = cresta Balze dell Ora; 15 = Passo Strofinatoio; 16 = Rifugio del Sasseto; 17 = Lago Scaffaiolo; 18 = Rifugio (lago) Cavone 19 = Piana della Calanchetta; 20 = Briglia del Baggioledo; 21 = Baita del Sole; 22 = Rifugio Malghe; 23 = Valle del Silenzio (conca glaciale del Cavone); 26 = Lago di Pratignano. Riferimenti bibliografici relativamente a stazioni del piano culminale nella zona considerata: 1. PEDRONI & TALAMELLI, 2000-2.OSELLA, 1977-3. MAGNANO & OSELLA, 1970-4. OSELLA & ZUPPA, 1994-5. HOFFMANN, 1961-6. ZUPPA & OSELLA, 1999 ** Relitto glaciale nord-appenninico (1 ex.); Pina della Calancheta (E), 12.VI.2004, 1700 m (1 ex.) (PED e PES); nelle Foreste Casentinesi è stato segnalato sub O. lanuginosus Boheman, 1843 (Abbazzi & al., 2003). Dati storici: Monte Bue (PC), 11.VIII.1964 leg. Facchini (PES); Monte Penna (GE), VIII.1897 e 20.VI.1905 leg. Dodero (MGE); Monte Penna (GE), 6.VIII.1894 leg. Bensa e Solari (SOL); Monte Maggiorasca (GE), 1-15.VIII.1897 leg. Dodero (MGE); Rigoso (PR), VIII.1895 leg. Bensa (SOL); Alpe di Succiso (RE), VIII.1926 leg. Solari (SOL). Note Corologia: N-Appenninica. Esemplari raccolti nella vegetazione radente il suolo in zone umide, sotto sassi e nella fascia ad arbusti contorti. I dati sembrerebbero suggerire la presenza di popolazioni leggermente differenziate, anche se non a livello sottospecifico, tra quella della zona alpina occidentale e quella nord appenninica. Negli esemplari emiliani è presente una maggiore granulosità nelle elitre e nel pronoto rispetto agli esemplari liguri. Otiorhynchus margaritifer Reitter, 1913 Reperti Nell Appennino Tosco-Emiliano già segnalata nel settore del Corno alle Scale (E) (PEDRONI & TALAMELLI, 2000);

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 72 72 G. PEDRONI - C. PESARINI REDIA, Vol. LXXXVIII Tab. 2 Ricapitolo gruppi corologici considerati nella discussione biogeografica. Gruppo A (60 sp) Europeo (EUR); N-Europeo (NEU); Centroeuropeo (CEU); S-Europeo (SEU); Centroeuropeo (CEU), Europeo-Mediterraneo (EUM); Centroasiatico-Europeo (CAE); Centroasiatico-Europeo-Mediterraneo (CEM); Sibirico-Europeo (SIE); Paleartico (PAL). Gruppo B (8 sp.) Alpino-Appenninica (C.02); Alpino-Appenninico-Dinarica (AAD); Appenninico-Dinarica (C.04); Endemico Italiano (ENI). Gruppo C (13 sp.) Appenninico (C.03); N-Appenninico (NAP); E-Alpino/N-Appenninico (EANA); W-Alpino-N-Appenninico (WANA); N- Appenninico (NAP); Alpino/N-Appenninico (ANA). in precedenza era indicata presente solo nell Appennino meridionale (PED; PES; TAL). Note Corologia: Appenninica; si rinviene nei pressi del Rifugio Cavone nella fascia degli arbusti contorti, ma anche in zone dove si riscontra un certo grado di umidità. Otiorhynchus (s.str.) sanguinipes Boheman, 1843 sp. revoc. Reperti Nell Appennino Tosco-Emiliano già segnalata nel settore del Corno alle Scale (E), Monte Cimone (D) e Monte Cusna (A) (DI MARCO & OSELLA, 2001; PEDRONI & TALAMELLI, 2000; TALAMELLI, 1995; LUIGIONI, 1929). Nelle Foreste Casentinesi ABBAZZI et al. (2003) lo segnalano sub O. tenebricosus (Herbst, 1784) (PED; PES; TAL). Monte Rondinaio (MO), 13.VI.2005, 1600 m (2 exx.) (PED). Note Corologia: Appenninica. In una recente pubblicazione MAGNANO (2001) ha stabilito, senza entrare nel dettaglio dei singoli casi, la sinonimia con O. tenebricosus (Herbst, 1784) di un gran numero di specie. In molti casi si trattava di sinonimie già attestate da tempo in letteratura, in altri invece si trattava a tutti gli effetti di sinonimie nuove, come in quello di O. sanguinipes Boheman, 1843, specie descritta d Italia e generalmente considerata a sé stante, anche se con qualche incertezza relativa alla sua esatta caratterizzazione. Senza entrare nel dettaglio dell intricatissima sistematica dei taxa in qualche modo riconducibili a O. tenebricosus, ci limitiamo qui a rilevare quanto concerne il materiale oggetto della presente ricerca, cioè il suo esatto status tassonomico in relazione alla specie O. tenebricosus quale risulta dallo studio di popolazioni topotipiche (la specie è descritta di Stiria), ed in relazione alle altre popolazioni italiane dello stesso complesso. Questa ricerca ci ha permesso di accertare che i delle popolazioni dell areale qui indagato presentano una conformazione del tutto caratteristica dell apice edeagico, che si discosta in modo nettissimo da quella riscontrabile sia nei delle popolazioni topotipiche di O. tenebricosus che in quelli di popolazioni delle Alpi italiane (ed in particolar modo da quelli dell abbondante popolazione che si rinviene al Passo del Piccolo San Bernardo in Val d Aosta) (PORTA, 1929; PEDRONI & TALAMELLI, 1998; PEDRONI, 1999), mentre risulta pressoché identica a quella che si osserva nei di tutte le popolazioni appenniniche a noi note ascrivibili a questo gruppo. Riteniamo pertanto del tutto giustificato ristabilire il rango specifico di O. sanguinipes Boheman, 1843, ed al tempo stesso attribuire alla specie così ristabilita tutte le precedenti segnalazioni riferite in letteratura al complesso dei taxa considerati da MAGNANO sinonimi di O. tenebricosus e relative a località appenniniche, e nessuna di quelle relative a località alpine, a differenza di quanto si può desumere da precedenti lavori nei quali la specie era ancora ritenuta valida. Gli individui della specie si rinvengono di norma sotto frammenti di roccia di varie dimensioni e, seppure raramente, nella fascia ad arbusti contorti a Fagus sylvatica e Quercus pubescens. Otiorhynchus scaber (Linné, 1758) Reperti Baita del Sole (E), 16.VII.2002, 1550 m (1 ex.) su vegetazione erbacea. Già segnalata delle Foreste Casentinesi (ABBAZZI et al., 2003) (PED). Note Corologia: Europea; specie silvicola e alpicola. È la prima segnalazione per l Emilia. Otiorhynchus strigirostris Boheman, 1843 Reperti Specie segnalata nel settore del Corno alle Scale (E) (PEDRONI & TALAMELLI, 2000) e nel settore del Monte Cusna (A) (TALAMELLI, 1995). Note Corologia: Appenninica con una limitata estensione alle Alpi occidentali (DI MARCO & OSELLA, 2001). È una specie tipicamente eualpina. Distribuzione: Piemonte (DI MARCO & OSELLA, 2001), Emilia (PEDRONI & TALAMELLI, 2000), Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Basilicata e Calabria (OSELLA & ZUPPA, 1994). Le diverse popolazioni appenniniche differiscono le une dalle altre per dimensioni e vestitura. Otiorhynchus rugifrons (Gyllenhal, 1813) Reperti Lago Scaffaiolo (E), 26.VII.2004, 1800 m (1 ex.). Segnalato anche delle Foreste Casentinesi (ABBAZZI et al., 2003) (PED). Note Corologia: N-Europea. Si rinviene sotto sassi su versanti riparati. L adulto si rinviene, non comune, su piante basse e sotto frammenti di roccia in zone con scarsa umidità. Questa prima segnalazione per l Appennino Tosco-Emiliano, unitamente a quella recente delle Foreste Casentinesi (ABBAZZI et al., 2003) e a quella più datata delle Alpi Apuane (MAGNANO & OSELLA, 1970), conferma l ipotesi che si tratti di un relitto quaternario rimasto isolato in zone-rifugio oltre il limite altitudinale del bosco, evidenziando la probabilità di

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 73 Anno 2005 COLEOTTERI APIONIDAE E CURCULIONIDAE OLTRE IL LIMITE ALTITUDINALE DEL BOSCO 73 un popolamento pre-quaternario della specie, che interessava una zona che comprendeva le Alpi occidentali, l Appennino Tosco-Emiliano e le Alpi Apuane fino alle cime più elevate dell Appennino romagnolo (Monte Falco nelle Foreste Casentinesi) (ABBAZZI et al., 2003). Barynotus mainardii F. Solari, 1943 Reperti Piana della Calanchetta (E), 12.VI.2004, 1700 m (2 exx.) e 30.VII.2003 (1 ex.); Rifugio del Sasseto (E), 26.VII.2004, 1750 m (1 ex.); Rifugio del Cavone (E), 22.VII.2004, 1550 m (1 ex.); Rifugio Malghe (E), 2.VI.2004, 1650 m (3 exx.); 17.VIII.2003, 1650 m (1 ex.); Corno alle Scale (E), 18.VII.2004, 1800 m (1 ex.) Colacurcio leg. (PED; PES). Note Corologia: E-Alpina/N-Appenninica; la distribuzione di questa specie interessa l Appennino Tosco-Emiliano e alcune stazioni orientali alpino-prealpine di Veneto e Trentino Alto Adige. Il range altitudinale della specie si colloca da 1700 fino a 2200 m e gli esemplari si rinvengono sotto frammenti di roccia di varie dimensioni o tra la vegetazione erbacea radente il suolo, soprattutto in zone umide; in particolare nelle stazioni del Corno alle Scale gli individui della specie sono stati rinvenuti nelle praterie di quota fra radici e nella fascia ad arbusti contorti. Come per le altre specie del genere le sue abitudini alimentari si svolgono dal crepuscolo fino alle prime ore della sera. Alcuni esemplari nord appenninici mostrano una chiara variabilità dell habitus, che si identifica per colorazioni sui toni del marrone, per costolature sulle elitre, che da insignificanti si possono evidenziare in modo netto, e per l edeago che presenta una certa variabilità, seppur in modo contenuto; l entità tosco-emiliana merita attenzione perché potrebbe trattarsi di una nuova razza nord-appenninica. La specie appartiene ad un genere a spiccata tendenza microtermica; osservando la sua distribuzione e la sua collocazione a quote medio-alte, per una certa rarità dei ritrovamenti e per le caratteristiche ecologiche del genere, Barynotus mainardii pensiamo si possa configurare, nell Appennino Tosco- Emiliano, come un relitto glaciale würmiano, rimasto isolato ad alta quota. Sitona lineellus (Bonsdorff, 1785) Reperti Segnalata nel settore del Corno alle Scale (E) (PEDRONI & TALAMELLI, 2000) (PED). Note Corologia: Sibirico-Europea. La specie è di una certa rarità e può spingersi fino a 2000 m. Sitona waterhousei (Walton, 1846) Reperti segnalata nel settore del Corno alle Scale (E) (PEDRONI & TALAMELLI, 2000) (PED). Segnalata anche delle Foreste Casentinesi (ABBAZZI et al., 2003). Note Corologia: Europea. Gli adulti della specie, abbastanza rara in Italia, si rinvengono su Lotus sp. e Medicago sp. di solito in zone aperte, anche in quota e in cresta, più raramente nei boschi. Tropiphorus ochraceosignatus Boheman, 1842 Reperti Briglia del Baggioledo (E), 2.VI.2004, 1650 m (1 ex) (PED). Note Corologia: Alpina/N-Appenninica; specie con una presenza localizzata e sostanzialmente rara; nella zona studiata si colloca nella fascia boreale del Corno alle Scale o in radure di boschi freschi in zone limitrofe, come al Passo dell Abetone (PT) (FIO), al Passo della Futa (FI) (TAL), al Passo del Lupo (MO) (OSE). L esemplare è stato raccolto alla base di una pianta di Cardus sp. Di norma frequenta sistemi montani a vegetazione erbacea con una certa concentrazione di umidità. Neoglanis salviae (Schrank, 1790) Reperti Rifugio Malghe (E), 2.VI.2003 (3 exx) (PED). Note Corologia: Europeo-Mediterranea occidentale. È la prima segnalazione per l Emilia. Gli esemplari sono stati raccolti su graminacee in fiore in zona aperta e soleggiata. Liparus coronatus (Goeze, 1777) Reperti Monte Cusna (A), cartellino senza data (1 ex.) (FIO); già segnalata della Romagna da MAGNANO (1970). Note Corologia: Europea. La specie è prevalentemente montana a sud dell areale. Liparus glabrirostris Küster, 1849 Reperti Poggiolforato-Cascate del Dardagna, Valle del Dardagna (E), 16/VII/2005, 950 m (1 ex); Valle del Dardagna (c/o Madonna dell Acero) (E), 2.VIII.2003, 1000 m (2 ex); (PED). Note Corologia: Europea. Specie variabile a distribuzione ampia, mai comune. Esemplari raccolti sulle pagine superiori e inferiori delle grandi foglie di Petasites hibridum e Petasites albus in zone particolarmente umide lungo il torrente Dardagna; anche se rinvenuta al di sotto del limite altitudinale del bosco, si segnala ugualmente la specie perché è rara e localizzata nell Appennino settentrionale; perché la specie è in grado di frequentare quote fino a 1500-1800 m, quindi è possibile la sua presenza anche nella fascia altitudinale considerata in questo lavoro; perché è la prima segnalazione certa per l Emilia; della Romagna già segnalata da MAGNANO (1948) e ABBAZZI et al. (2003). Leiosoma apenninicola Hoffmann, 1961 Reperti Monte Cimone (D), 2000 m (Hoffmann, 1961). Note Corologia: N-Appenninica; specie endemica con una presenza estremamente localizzata e molto rara, si colloca nella fascia boreale del Monte Cimone e probabilmente di zone limitrofe; per queste caratteristiche si può indicare come una specie relitta la cui presenza è da ricondurre, con molta probabilità, alle dinamiche würmiane. La morfologia esterna della specie porta HOFFMANN (1961) ad avvicinarla a Leiosoma concinnum Boh. (nel 1961 Hoffmann ha descritto la specie sub Liosoma apeninnicola). Leiosoma scrobiferum baudii (Bedel, 1844) Reperti Corno alle Scale (E), 23.VIII.2002, 1945 m (1 ex.); Alpe Tre Potenze (C), 20.VIII.1984, 1900 m (3 exx.) Magnano leg. (MAG); Piana della Calanchetta (E), 22.VI.2004, 1700 m (1 ex.) (PED).

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 74 74 G. PEDRONI - C. PESARINI REDIA, Vol. LXXXVIII Note Corologia: Alpino-Appenninica. Specie di zone umide di prateria e di sottobosco. Magdalis stricta Desbrochers, 1870 Reperti Piana della Calanchetta (E), 12.VI.2004, 1700 m (1 ex.) (PED). Inseriamo i dati della sua distribuzione appenninica per delineare con maggior completezza il suo areale: Monte Penna, Bosco Teso (PT); Sant Ilario (GE); (tutti SOL). Segnalata anche nelle Alpi Liguri del Monte Fronté (IM) (SOL). Note Corologia: Europeo-Mediterranea occidentale. In precedenza la specie, a tendenza criofila, era segnalata delle Alpi occidentali (Alpi Marittime e Alpi Pennine); è la prima segnalazione per la catena appenninica e per l Emilia in particolare. Il genere Magdalis Germar, 1817 comprende diverse specie xilofaghe dannose alle conifere. Normalmente il genere presenta un ciclo biologico annuale con gli adulti e/o le larve che svernano. In primavera gli adulti in volo raggiungono le fronde dei pini, attaccando i germogli e i rametti più giovani praticando incisioni puntiformi sugli aghi e gli stessi germogli, come abbiamo potuto osservare nell alta Valle del Dardagna (Parco Regionale del Corno alle Scale). Il ritrovamento, veramente interessante, di Magdalis stricta nell Appennino settentrionale è configurabile come una presenza relittuale a ulteriore conferma della grande importanza di questo settore della catena dal punto di vista biogeografico. Cionus scrophulariae (Linné, 1758) Reperti Piana della Calanchetta (E), 21.VI.2003, 1700 m (1 ex.); Valle del Silenzio (E), 22.VII.2004, 1600 m (1 ex.) (PED). Note Corologia: Centroasiatico-Europea; specie di Siberia ed Europa; interessanti i reperti del Corno alle Scale per la quota raggiunta; gli esemplari della specie sono stati rinvenuti, infatti, su Scrophularia scopolii a quota 1700 m insieme a Cionus hortolanus (Fourcroy, 1785); la specie di norma si rinviene in pianura ma si può spingere fino a 1400 m di altezza. La pianta ospite, endemica di questo settore della catena appenninica, si localizza in zone di ruscellamento con abbondante presenza di piante erbacee tipiche; l adulto di questo Curculionide può svernare sotto corteccia di essenze arboree. Gli esemplari adulti sono stati osservati sui fiori della pianta ospite mentre si nutrivano di petali e capolini. Larva e adulto sono stati osservati anche sulle Scrofulariacee Budleya globosa e Phygalius capensis. DISCUSSIONE DEI DATI La posizione geografica dell Appennino settentrionale ha permesso la presenza su di esso di una curculionidofauna con specie di diverse provenienze; questo è sostenuto dalle numerose categorie corologiche in cui sono stati suddivisi gli elementi che caratterizzano il popolamento studiato (Tab. 1). Particolare rilevanza per lo studio in questione presentano le variazioni paleoclimatiche, che hanno condizionato flora (ALESSANDRINI et al., 2003; FERRARI & PEZZI, 1999; FERRARI et al., 2000) e fauna (LA GRECA, 1955; 1984); in modo del tutto particolare ci riferiamo alla glaciazione würmiana, che ha avuto un azione prevalente sulla distribuzione di diverse specie nelle zona indagata. L elenco faunistico presentato nella Tab. 1 è caratterizzato da 81 specie di cui 6 Apionidae (5 generi) e 75 Curculionidae (29 generi) dove i generi più rappresentati sono Otiorhynchus Germar, 1824 con 15 specie, Polydrusus Germar, 1817 con 8 specie, Phyllobius Germar, 1824 con 6 specie e Larinus Germar, 1824 con 5. Un attenzione particolare merita la ripartizione della Curculionidofauna in esame in tre stock faunistici (Tab. 3): un gruppo di brughiera boreale (gruppo BB), uno di brughiera umida (gruppo BU) e un gruppo di ecocline arbusti contorti/brughiera boreale (gruppo AB). Diversi taxa presentano una distribuzione ampia o abbastanza ampia; individuiamo, perciò, un primo gruppo corologico (gruppo A, Tab. 2) dove troviamo elementi Paleartici, Sibirico-Europei, Europei, N-Europei, Centroeuropei, S- Europei, Europeo-Mediterranei, Centroasiatici-Europei, Centroasiatici-Europeo-Medierranei. Nel complesso sono 60 specie, pari al 74.08% del totale; trattasi sostanzialmente di entità polifaghe e ad ampia valenza ecologica. In un secondo gruppo (gruppo B, Tab. 2) si può parlare di una geonemia meno estesa; inseriamo in questo raggruppamento le 8 specie, pari al 9,87% del totale, delle seguenti categorie corologiche: Alpino-Appenninica, Alpino- Appenninica-Dinarica, Appenninico-Dinarica, Endemica italiana. Si tratta di specie stenotope. Nel terzo gruppo (gruppo C, Tab. 2) consideriamo le 13 specie, 16.05% del totale, che evidenziano una distribuzione relitta alpino-appenninica, o risultano endemiche dell alto Appennino Tosco-Emiliano, cioè quelle che appartengono alle categorie corologiche: Appenninica, N-Appenninica, E- Alpino/N-Appenninica, W-Alpino/N-Appenninica, Alpino/N-Appenninica. Le specie del gruppo A costituiscono un contingente caratterizzato da entità con un ampia valenza ecologica, per le quali è difficile delineare una configurazione biogeografica precisa considerate la loro ubiquità e la non facile individuazione della zona di origine (COLONNELLI, 1974). A titolo di esempio possiamo ricordare 12 specie dei generi Phyllobius Germar, 1824 e Polydrusus Germar, 1817 (escludendo Polydrusus amplicollis Desbrochers, 1902 e Polydrusus transalpinus K.Daniel & J.Daniel, 1906 a corologia diversa rispetto al gruppo A); questi taxa sono presenti nella fascia degli arbusti contorti (gruppo AB) nell alto Appennino Tosco- Emiliano (Tab. 3). La dinamica di popolamento sembra essere contemporanea a quella delle specie arrivate dall Asia a causa delle glaciazioni quaternarie; questo popolamento si pensa sia avvenuto in più fasi durante il Quaternario a causa delle diverse glaciazioni (COLONNELLI, 1974; LA GRECA, 1955; 1984). Il gruppo di specie del gruppo B ha una geonemia piuttosto ridotta rispetto a quella del gruppo A e si colloca sostanzialmente nell area della catena alpina e appenninica; come esempi significativi ricordiamo in particolare nella fascia degli arbusti contorti Otiorhynchus margaritifer Reitter, 1913, Otiorhynchus apenninus salicicola Heyden, 1908 e Polydrusus amplicollis Desbrochers, 1902; nella zona di brughiera umida (BU) Leiosoma scrobiferum baudii Bedel, 1884 e nella brughiera boreale (BB) Otiorhynchus strigirostris Boheman, 1843, Otiorhynchus sanguinipes Boheman, 1843 e Magdalis stricta (Desbrochers, 1905). Infine le specie del gruppo C sono quelle con un areale ancora più limitato ed una certa rarità nei rinvenimenti, sono quelle entità che si possono definire endemiche a pieno titolo, come Otiorhynhus griseopunctatus falteronae Pesarini, 1968, Trachyphloeus apuanus Solari & Solari, 1905, Barynotus mainardii F. Solari, 1943 e Leiosoma apenninicola Hoffmann, 1961. Dall analisi della Curculionidofauna relativamente alla sua ripartizione nei tre stock faunistici di cui sopra, possiamo evidenziare quanto sotto riportato. La regione nord-appenninica indagata fu soggetta durante l ultima glaciazione alla parziale occupazione da parte di coltri glaciali, che scendevano verso nord, come nella Valle del Dardagna (BO) o nella Valle delle Tagliole (MO), con la crea-

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 75 Anno 2005 COLEOTTERI APIONIDAE E CURCULIONIDAE OLTRE IL LIMITE ALTITUDINALE DEL BOSCO 75 Tab. 3 Ripartizione delle specie per tipologia di ambiente nella fascia boreale dell Appennino Tosco-Emiliano. Gruppo AB (48 specie) = ecocline arbusti contorti/brughiera boreale. In questo gruppo vengono riunite le specie rinvenute nella fascia degli arbusti contorti verso le zone di alta quota. Protapion apricans (Herbst, 1797) Pseudostenapion simum (Germar, 1817) Apion cruentatum Walton, 1844 Apion haematodes Kirby, 1808 Ischnopterapion loti (Kirby, 1808) Dodecastichus consentaneus lauri (Stierlin, 1861) Otiorhynchus dalmatinus (Gyllenhal, 1834) Otiorhynchus apenninus salicicola Heyden, 1908 Otiorhynchus armadillo (Rossi, 1792) Otiorhynchus caudatus (Rossi, 1792) Otiorhynchus griseopunctatus falteronae Pesarini, 1968 Otiorhynchus lanuginosus Boheman, 1843 Otiorhynchus margaritifer Reitter, 1913 Otiorhynchus cyclophtalmus F. Solari, 1946 Otiorhynchus linearis Stierlin, 1861 Simo hirticorniss (Herbst, 1795) Phyllobius viridicollis (Fabricius, 1792) Phyllobius arborator (Herbst, 1797) Phyllobius etruscus Desbrochers, 1873 Phyllobius pyri (Linné, 1758) Phyllobius oblongus (Linné, 1758) Phyllobius argentatus (Linné, 1758) Polydrusus marginatus Stephens, 1831 Polydrusus pallidus Gyllenhal, 1834 Polydrusus impressifrons Gyllenhal, 1834 Polydrusus pilosus Gredler, 1866 Polydrusus amplicollis Desbrochers, 1902 Polydrusus lateralis Gyllenhal, 1834 Polydrusus transalpinus Daniel & Daniel, 1906 Strophosoma melanogrammum (Forster, 1771) Barynotus margaritaceus Germar, 1824 Sitona cylindricollis (Fähraeus, 1840) Sitona lineellus (Bonsdorff, 1785) Sitona sulcifrons argutulus (Gyllenhal, 1834) Larinus sturnus (Schaller, 1783) Larinus turbinatus Gyllenhal, 1836 Neoglanis salviae (Schranke, 1790) Nedyus quadrimaculatus (Linné, 1758) Ceutorhynchus cochleariae (Gyllenhal, 1813) Ceutorhynchus pallipes Crotch, 1866 Ceutorhynchus contractus (Marsham, 1802) Ceutorhynchus sulcicollis (Paykull, 1800) Glocianus punctiger (Sahlberg, 1835) Anthonomus rubi (Herbst, 1795) Tychius schneideri (Herbst, 1795) Tychius stephensi Schönherr, 1836 Rhynchaenus salicis (Linné, 1758) Miarus campanulae (Linné, 1767) (+ BU) (+ BU) Gruppo BU (13 specie) = brughiera umida. In questo gruppo vengono riunite le specie rinvenute in zone particolarmente umide della fascia boreale, come ruscelli, fonti, laghetti di quota, vallette nivali (sono sottolineate quelle tipiche di zone umide di quota). Leiosoma oblongulum Boheman, 1842 Leiosoma scrobiferum baudii Bedel, 1884 Plinthus squalidus granulipennis (Fairmaire, 1852) Aparopion chevrolati (J. du Val, 1858) Archarius salicivorus (Paykull, 1792) Miarus campanulae (Linné, 1767) Cionus hortulanus (Fourcroy, 1785) Cionus scrophulariae (Linné, 1758) Cionus tuberculosus (Scopoli, 1792) Gruppo BB (43 specie) = brughiera boreale. In questo gruppo vengono riunite le specie rinvenute quasi esclusivamente nelle zone di alta quota, escluse quelle a forte accumulo di umidità (sono sottolineate quelle eualpine). Perapion curtirostre (Germar, 1817) Apion haematodes Kirby, 1808 Dodecastichus consentaneus lauri (Stierlin, 1861) Otiorhynchus apenninus salicicola Heyden, 1908 Otiorhynchus armadillo (Rossi, 1792) Otiorhynchus lanuginosus Boheman, 1843 Otiorhynchus sanguinipes Boheman, 1843 Otiorhynchus scaber (Linné, 1758) Otiorhynchus cyclophtalmus F. Solari, 1946 Otiorhynchus sulcatus (Fabricius, 1775) Otiorhynchus linearis Stierlin, 1861 Otiorhynchus strigirostris Boheman, 1843 Otiorhynchus rugifrons (Gyllenhal, 1813) Otiorhynchus ovatus (Linné, 1758) Trachyphloeus apuanus Solari & Solari, 1905 Phyllobius pyri (Linné, 1758) Polydrusus pterygomalis Boheman, 1840 Polydrusus amplicollis Desbrochers, 1902 Strophosoma melanogrammum (Forster, 1771) Liophloeus tessulatus (Müller, 1776) Barynotus mainardii F. Solari, 1943 Barynotus margaritaceus Germar, 1824 Sitona lineellus (Bonsdorff, 1785) Sitona waterhousei (Walton, 1846) Tropiphorus ochraceosignatus Boheman, 1842 Larinus brevis (Herbst, 1795) Larinus jaceae (Fabricius, 1775) Larinus planus (Fabricius, 1792) Larinus sturnus (Schaller, 1783) Larinus turbinatus Gyllenhal, 1836 Hypera suspiciosa (Herbst, 1785) Hylobitelus abietis (Linné, 1758) Liparus coronatus (Goeze, 1777) Leiosoma apeninnicola Hoffmann, 1961 Leiosoma oblongulum Boheman, 1842 Leiosoma scrobiferum baudii Bedel, 1884 Plinthus megerlei (Panzer, 1794) Magdalis stricta (Desbrochers, 1905) Ceutorhynchus erysimi (Fabricius,1787) Ceutorhynchus pallipes Crotch, 1866 Anthonomus rubi (Herbst, 1795) Cionus hortulanus (Fourcroy, 1785) Cionus scrophulariae (Linné, 1758) (+ BU) (+ BU) Sitona sulcifrons argutulus (Gyllenhal, 1834) Hypera plantaginis (De Geer, 1775) Hypera postica (Gyllenhal, 1813) Liparus glabrirostris Küster, 1849

10 Pedroni 4-10-2006 20:11 Pagina 76 76 G. PEDRONI - C. PESARINI REDIA, Vol. LXXXVIII zione di isole libere nelle quali si sono collocate specie che hanno avuto modo di evitare l estinzione o la migrazione verso altre zone; l esistenza delle aree di rifugio è ben conosciuta sull intero arco alpino e sull Appennino centrale. La possibilità di sopravvivere in condizioni di isolamento ha contribuito alla formazione di nuove razze endemiche, qui ben rappresentate. A questo proposito nello stock faunistico relativo al gruppo BB (Tab. 3) consideriamo, in particolare, la presenza di Barynotus mainardii F. Solari, 1943, Leiosoma apenninicola Hoffmann, 1961, ma anche Otiorhynchus lanuginosus Boheman, 1843, che presenta delle caratteristiche che lo discostano in qualche misura dagli esemplari che popolano la regione alpina occidentale. Tropiphorus (un esemplare presente nella collezione «A. Fiori» etichettato Lago Santo sub Tropiphorus bertolinii), Leiosoma (Corno alle Scale, Madonna dell Acero, Pievepelago e Monte Cavalbianco,); tutte queste entità in studio non sono state inserite in Tabella 1. In conclusione si può sostenere che questo primo contributo organico allo studio di due famiglie di Coleotteri Curculionoidea della fascia culminale dell Appennino Tosco- Emiliano conferma l importanza di queste faune alla luce, anche, dei reperti ancora in esame e che saranno considerati in lavori successivi. L alto Appennino Tosco-Emiliano si presenta, quindi, come una fascia biogeografica particolarmente interessante; con le attuali 81 specie censite, configurandosi Tab. 4 Prime segnalazioni per l Emilia e la catena appenninica. Otiorhynchus scaber (Linné, 1758) prima segnalazione per l Emilia Otiorhynchus rugifrons (Gyllenhall, 1813) prima segnalazione per l Appennino Tosco-Emiliano Neoglanis salviae (Schrank, 1790) prima segnalazione per l Emilia Liparus glabrirostris Küster, 1849 prima segnalazione per l Emilia Magdalis stricta Desbrochers, 1870 prima segnalazione per la catena Appenninica e per l Emilia La corologia generale mette in evidenza una predominanza delle specie montane rispetto a quelle a tendenza sub-mediterranea. In modo particolare il profilo biogeografico di alcune di esse evidenzia una notevole tendenza microtermica; questa emerge, anche, dall analisi delle stazioni alto montane dove sono state rinvenute, considerate anche quelle appenniniche, e dalle osservazioni ecologiche. Dall insieme di queste osservazioni nello stock faunistico del gruppo BB (27 specie) rileviamo come probabili relitti glaciali nord-appenninici le seguenti specie: Otiorhynchus sanguinipes Boheman, 1843, Otiorhynchus scaber (Linné, 1758), Otiorhynchus strigirostris Boheman, 1843, Otiorhynchus rugifrons (Gyllenhal, 1813) Barynotus margaritaceus Germar, 1824 e gli stessi Barynotus mainardii F. Solari, 1943, Leiosoma apenninicola Hoffmann, 1961 e Magdalis stricta (Desbrochers, 1905); della medesima rilevanza, nello stock faunistico del gruppo BU (13 specie), anche Plinthus squalidus granulipennis (Fairmaire, 1852), Leiosoma oblongulum Boheman, 1842 e Leiosoma scrobiferum baudii Bedel, 1884, secondo COLONNELLI (1974), sono specie che possono essere ricondotte a discese verso il sud Europa durante le glaciazioni e che si sono differenziate in diverse entità dando origine, durante le fasi interglaciali, ad una distribuzione relitta. Per una visione più dinamica e più realistica del paesaggio nord-appenninico riteniamo che si possa mantenere, per il gruppo AB, proprio il concetto di ecocline inteso come zona di transizione tra sistemi adiacenti, in pieno accordo con quanto sostenuto da FERRARI (2001: 102). Più nello specifico pensiamo si possa parlare per questo gruppo di Curculionidi nord-appenninici di «stock faunistico di ecocline» costituito nello specifico da 48 specie, che hanno la capacità di abitare in diversi periodi dell anno in sistemi le cui caratteristiche (clima, copertura vegetale, disponibilità di cibo) sfumano gradualmente nel passaggio dalla fascia degli arbusti contorti verso la fascia boreale o verso il piano montano (PEDRONI, 2005). Come esempio possiamo citare le quattro specie del genere Sitona Germar, 1817 (Tab. 3) tre delle quali di una certa rarità: Sitona cylindricollis (Fähraeus, 1840), Sitona lineellus (Bonsdorff, 1785), Sitona waterhousei (Walton, 1846). Rimangono in sospeso alcune specie le quali hanno necessità di essere studiate cercando di rinvenire altro materiale: ci riferiamo al genere Trachyphloeus (Corno alle Scale), come una effettiva e logica chiave di lettura per l interpretazione delle faune coleotterologiche dell Appennino centrale in relazione, soprattutto, a quelle delle Alpi occidentali. RINGRAZIAMENTI Un ringraziamento particolare al Direttore del Parco Regionale del Corno alle Scale, dott. Stefano Sozzi, per averci concesso il permesso di raccogliere materiale entomologico nel territorio del Parco. Un sentito ringraziamento al prof. Carlo Ferrari dell Università di Bologna per la rilettura critica della parte vegetazionale e per gli utili consigli. Un ringraziamento al dott. Loris Colacurcio, al Signor Luigi Magnano, al Signor Ferdinando Angelini e al Signor Claudio Sola per aver messo a disposizione i reperti da loro raccolti nell alto Appennino bolognese e modenese. RIASSUNTO Gli autori hanno preso in esame il popolamento a Coleotteri Apionidae e Curculionidae della fascia culminale dell Appennino Tosco-Emiliano. Le ricerche di campagna e di dati dalla letteratura si sono svolte nel corso di diversi anni. Le specie e sottospecie elencate sono 81, di cui 6 Apionidae e 75 Curculionidae. Vengono presentate brevi note per 18 specie di particolare significato ecologico, biogeografico e geonemico, con diversi endemismi appenninici e italiani; in particolare viene individuato l esatto status tassonomico di Otiorhynchus sanguinipes Boheman, 1843. Viene data un interpretazione biogeografica del popolamento studiato che configura la zona indagata come particolarmente significativa per le vicende würmiane che hanno interessato questa parte dell Appennino settentrionale. BIBLIOGRAFIA AA.VV., 1989 Il mondo della natura in Emilia Romagna: la montagna. Ed. Fed. Casse Risp. e Banche del Monte Emilia Romagna, 270 pp.