Executive summary. Introduzione

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RAPPORTO CONOSCITIVO SUL FENOMENO DEL GRADO DI QUALIFICAZIONE PROFESSIONALE DELLA POPOLAZIONE IMMIGRATA OCCUPATA E DISOCCUPATA NELLE PROVINCE DI MODENA, PARMA, FERRARA E FORLÌ-CESENA. Executive summary Introduzione Il rapporto presenta i risultati emersi nella prima fase del progetto FEI Extra-Talent, finalizzata a fornire alle Amministrazioni Provinciali di Modena, Parma, Ferrara e Forlì-Cesena un quadro informativo relativamente al fenomeno della qualificazione professionale dei cittadini extracomunitari presenti sui quattro territori provinciali. In particolare, è stata realizzata un analisi di tipo documentale che ha consentito di mettere in luce le principali questioni relative al lavoro straniero qualificato in Europa, in Italia e nei contesti locali specifici, seguita da un indagine sul campo tesa ad approfondire alcuni percorsi di vita e professionali mirati, che possano contribuire in modo significativo a leggere le esperienze di cittadini stranieri con qualifica elevata nel momento in cui si inseriscono sul mercato del lavoro italiano, con particolare riferimento alle quattro province interessate dal progetto. Sono state realizzate complessivamente 1013 interviste con metodologia CATI (Computer Assisted Telephone Interview) a stranieri extracomunitari, di età compresa tra 19 e 49 anni, iscritti agli archivi delle persone in stato di disoccupazione, presso i Centri per l Impiego delle quattro Amministrazioni provinciali (dato aggiornato al 30 settembre 2012). La componente straniera nel mercato del lavoro italiano Tra il 2002 ed il 2011 la popolazione europea ha vissuto un progressivo aumento (+3,7%), sul quale ha inciso in modo determinante la componente straniera, passata da 14 milioni del 2002 a 39,9 milioni del 2011 (+179%), pari all 8% della popolazione residente. In particolare, in Italia, all inizio del 2011, i cittadini stranieri residenti sono più di 4 milioni e mezzo (4.570.317), con un incidenza totale sulla popolazione del 7,5% e gli occupati stranieri sono circa 2,5 milioni e costituiscono un decimo dell occupazione totale. Il tasso di occupazione dei lavoratori stranieri, nel 2011, ha raggiunto quota 66,5% nel caso dei comunitari e 60,4% nel caso degli extracomunitari (superiore al corrispondente valore relativo alla popolazione italiana). Il tasso di attività, pur scendendo, si attesta comunque su 9,5 punti in più rispetto agli italiani. I dati dimostrano come, oggi, la forza lavoro immigrata offra un utile funzione di supporto al sistema economico-produttivo nazionale. Tuttavia, rispetto all occupazione straniera in Italia emergono anche zone d ombra: nel mercato del lavoro italiano, infatti, i lavoratori stranieri vengono spesso collocati nelle fasce inferiori del mercato del lavoro, maggiormente disponibili anche perché generalmente poco ambite da parte di lavoratori italiani. POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 1

Per quanto riguarda la qualifica, il 36,2% dei lavoratori extracomunitari svolge una professione non qualificata, rispetto al 27,1% dei lavoratori comunitari e al solo 7,7% dei lavoratori italiani. Il 27,8% dei lavoratori comunitari e il 25% degli extracomunitari lavora come artigiano, operaio specializzato e agricoltore, rispetto al 16,8% che si registra per la componente italiana. Circa il 21% di occupati UE ed extra UE svolge Professioni qualificate nelle attività di commercio e servizi, a fronte del 17% degli occupati italiani. Per quanto riguarda, invece, le professioni altamente qualificate, emergono differenze importanti: se circa 1 italiano su 2 svolge tali professioni, per i lavoratori comunitari si rileva il 13,5% e solo il 6,3% per i non comunitari. In realtà, analizzando il livello di scolarizzazione degli occupati, tra i cittadini UE la quota di laureati (ISCED 5) è pari a 11,3%, i diplomati (ISCED 3) sono il 62%; tra i cittadini non comunitari, i laureati sono il 10,2% e i diplomati il 36,4%. Tra i comunitari, il 73% ha un titolo di istruzione superiore o universitario, a fronte del 65,4% degli italiani e del 46,6% dei non comunitari. La partecipazione degli immigrati al mercato del lavoro italiano si caratterizza, dunque, come integrazione subalterna, da cui deriva un sottoutilizzo delle competenze degli immigrati. Diverse le conseguenze di questa tendenza: la qualifica si riflette sul salario percepito; una minore qualificazione porta ad una maggiore esposizione agli effetti della crisi economica; i lavori meno qualificati sono spesso anche i più esposti ad infortuni e malattie professionali. L incapacità da parte del mercato del lavoro italiano di garantire un riconoscimento delle competenze e della qualifica dei lavoratori stranieri, va letta, del resto, in relazione ad una più ampia difficoltà da parte del sistema nazionale, a valorizzare il capitale umano altamente qualificato, anche tra la forza lavoro di origine italiana: nel contesto italiano, si delinea una stagnazione della crescita delle professioni a elevata specializzazione e una crescita delle professioni scarsamente qualificate; circa il 40% dei laureati svolge un lavoro per il quale sarebbe richiesto un livello di istruzione più basso (fenomeno dell overeducation); nonostante l offerta di posti di lavoro a elevato contenuto di qualificazione sia limitata rispetto ad altri Paesi europei, soltanto una parte di questi viene ricoperta da persone che hanno alle spalle studi universitari. Nello scenario della crisi mondiale, dove la competizione tra Paesi si intensifica su diversi fronti e diviene cruciale puntare sulla costruzione di economie basate sulla conoscenza, lavorare sulle risorse umane acquisisce rilevanza strategica. Insistere solamente sulle risorse interne, tuttavia, non è più sufficiente, in quanto la competitività e l innovatività di un sistema economico dipendono in gran parte anche dalla capacità di attrarre talenti da altri contesti. L immigrazione può diventare un canale fondamentale attraverso il quale dare una risposta alla crescente domanda di lavoratori altamente qualificati. In quest ottica, ad esempio, è stato inserito di recente lo strumento della Blue Card, promosso dall Unione Europea con la Direttiva 2009/50/CE del Consiglio del 25 maggio 2009. Altro elemento su cui insistere, per attrarre personale altamente qualificato, è rappresentato dal riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all estero, oggi particolarmente complesso in Italia. Infine, nel contesto italiano la questione della ricerca di forze lavoro straniere altamente qualificate non si riduce esclusivamente nel far venire altre persone dall estero, ma anche, e principalmente, nell impiegare in modo più adeguato quelle già presenti in Italia, evitando così il consistente fenomeno del brain waste. POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 2

I lavoratori stranieri altamente qualificati nelle province di Modena, Parma, Ferrara e Forlì-Cesena L indagine sul campo realizzata nelle quattro province conferma, sostanzialmente, le tendenze individuate attraverso l analisi documentale: i lavoratori extracomunitari qualificati, laddove hanno opportunità di lavoro, vedono riconosciuto solo parzialmente il loro titolo di studio e le competenze maturate attraverso l attività lavorativa. In generale, emerge una scarsa fiducia rispetto ad un miglioramento della propria condizione e, in questo, sembra incidere fortemente anche la difficoltà a reperire le informazioni necessarie e ad individuare punti di riferimento utili per poter avviare procedure finalizzate ad un maggior riconoscimento della qualifica conseguita. Fornire una maggiore conoscenza delle opportunità rivolte a figure altamente qualificate, l accompagnamento mirato dei soggetti e un azione parallela di confronto con il sistema economico locale rappresenta certamente un obiettivo importante per un Amministrazione locale che voglia garantire un più efficace inserimento lavorativo delle competenze provenienti dall estero, compatibilmente con i vincoli di risorse ed opportunità che l attuale crisi economica impone. Le pagine che seguono delineano, in modo sintetico, il profilo dei soggetti altamente qualificati, a confronto con l intero campione intervistato in ciascuna realtà. Provincia di Modena La popolazione straniera in Provincia di Modena, progressivamente aumentata nell arco del triennio 2009-2011, con un incremento di 11.763 unità, nel 2011 risulta pari a 94.359 persone. Il 38,6% proviene dall Africa, seguito dal 24,1% che proviene da Paesi europei al di fuori dell Unione, mentre il 19,3% proviene da Asia ed Oceania. Se nel 2009 erano leggermente più numerosi gli uomini, nel 2011 le percentuali si invertono, con una prevalenza, seppur contenuta, di presenze femminili. Nel 2011 il 61,8% degli stranieri residenti ha un età compresa tra 19 e 49 anni. In base all analisi realizzata nella provincia di Modena, è possibile delineare i tratti principali del lavoro straniero altamente qualificato, confrontandolo, in questa sede, con l esperienza lavorativa complessiva dei cittadini stranieri che operano nel territorio provinciale. Per quanto riguarda il genere, non si riscontrano sostanziali differenze, in quanto le donne rappresentano circa il 60% in entrambi i gruppi, confermando la tendenza in atto, negli ultimi anni, ad un aumento progressivo dell incidenza della componente femminile tra la popolazione straniera residente sul territorio provinciale. In relazione alla provenienza, la distribuzione percentuale tra i quattro gruppi non si modifica sostanzialmente, anche se tra i qualificati aumenta leggermente il peso degli americani e, in particolare, degli europei (da 20,6% a 24,3%), mentre diminuisce l incidenza delle persone di origine africana (da 60,3% a 56,0%). Soffermandosi sui soggetti maggiormente qualificati, in relazione al titolo di studio è interessante evidenziare alcune differenze legate al genere e alla provenienza: laddove il diploma di maturità è il titolo più diffuso sia tra gli uomini che per le donne, la percentuale di laureati è più elevata nella componente femminile rispetto a quella maschile (20,5% a fronte del 16,3%), mentre tra gli uomini ha una notevole incidenza la quota di persone con diploma professionale; il gruppo dei diplomati è il POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 3

più numeroso per ciascuna nazionalità, mentre, in proporzione, la laurea è nettamente più diffusa tra gli europei extracomunitari rispetto agli altri gruppi analizzati (35,8%). Il 70,6% dei qualificati ha conseguito il titolo di studio all estero, con una percentuale leggermente inferiore rispetto al campione complessivo (72,2%). Tale dato potrebbe essere legato all età degli intervistati: tra i qualificati, infatti, l incidenza della fascia di età più giovane è maggiore (63,8% tra i 19 e i 29 anni a fronte del 58,1% tra 19 e 29 anni nel campione) e, quindi, è più probabile che molti abbiano studiato e concluso il proprio percorso educativo in Italia. Nonostante in entrambi i gruppi sia preponderante il numero di coloro che non ha attivato il percorso di riconoscimento del proprio titolo di studio, tra i qualificati l incidenza è minore rispetto al campione complessivo (77,3% a fronte dell 86,6%). Il dato è coerente con le maggiori opportunità che un titolo di studio elevato offre. Il campione appare più sfiduciato rispetto ai qualificati: il 58,5%, infatti, risponde Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente, a fronte di un 41,8% tra i qualificati. Per quanto riguarda le recenti opportunità lavorative, il 38,5% delle persone con titolo di studio elevato ha lavorato nel corso dell ultimo mese, percentuale leggermente più alta rispetto al campione (35,8%). Diminuisce, tra coloro che hanno un titolo di studio elevato, la qualifica di operaio generico (da 46,6% a 41,7%) e di operaio specializzato e artigiano (da 8,8% a 7,1%), mentre aumenta la qualifica di dipendente generico (da 18,2% a 21,4%), impiegato (9,5%), collaboratore domestico (da 7,4% a 8,3%). L analisi evidenzia come il titolo di studio conseguito in Italia, riconosciuto e maggiormente in linea con le richieste del mercato del lavoro, possa offrire maggiori opportunità in termini di riconoscimento della qualifica: la maggior parte delle persone qualificate che hanno studiato nel nostro Paese, infatti, ha lavorato come dipendente generico e come specialista con competenze intellettuali. Nel momento in cui gli intervistati devono dare una valutazione rispetto alla corrispondenza tra l attività svolta e la qualifica maturata attraverso lo studio e l esperienza lavorativa, il 63,1% dei qualificati ritiene che il lavoro svolto più di recente comporti una qualifica più bassa rispetto a quella effettivamente posseduta, a fronte di un 50,7% del campione complessivo. Dunque, tra i qualificati è più difficile vedere riconosciuto effettivamente il percorso di studio e qualificazione effettuato. Di conseguenza, l incidenza di coloro che sono soddisfatti rispetto al proprio lavoro è maggiore tra tutti (70,3%) rispetto ai soli qualificati (66,7%), pur mantenendosi su percentuali elevate. Tra gli occupati che sono alla ricerca di un nuovo lavoro, il 50,6% del campione si dichiara disponibile a qualsiasi tipo di lavoro, percentuale che si riduce tra i qualificati (45,2%), evidentemente più selettivi. Per i disoccupati non si rilevano particolari differenze tra qualificati e campione complessivo. Per quanto riguarda le pregresse esperienze lavorative in Italia e nel Paese di origine, non si registrano differenze significative: in entrambi i casi la percentuale di chi ha lavorato è leggermente più alta tra i qualificati, ma senza variazioni sostanziali. POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 4

In merito al riconoscimento della qualifica professionale, il 93,1% dei lavoratori con elevato titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della propria qualifica professionale, a fronte del 95,9% di tutti gli intervistati. Tra le motivazioni, i qualificati si dichiarano meno informati rispetto al campione complessivo (20,9% contro il 15% del campione) e leggermente meno pessimisti rispetto all esito positivo del processo di riconoscimento (19,8% tra i qualificati e 21,5% nel campione). Provincia di Parma In Provincia di Parma la popolazione straniera residente è pari a 58.232 persone. La presenza degli stranieri è aumentata progressivamente dal 2009 al 2011, con un incremento pari a 8.085 unità. Per quanto riguarda la provenienza, il 31,97% viene dall Africa, seguito dal contingente dei Paesi europei che non fanno parte dell UE (31,55%). Nella popolazione straniera prevalgono, nell arco del triennio 2009-2011, le donne, anche se con una differenza minima rispetto agli uomini. Il 63,8% degli stranieri ha tra i 19 e i 49 anni. In base all analisi effettuata è possibile individuare alcuni degli aspetti più rilevanti in relazione allo specifico gruppo di persone con titolo di studio più elevato intervistate in provincia di Parma, ponendole a confronto con l intero campione coinvolto. In primo luogo, per quanto riguarda il genere, se nel campione complessivo la componente maschile è leggermente più consistente rispetto a quella femminile (51%), tra i qualificati il rapporto si inverte, con le donne che, più numerose, si attestano su una percentuale pari a 53,7%. L età risulta più elevata tra i qualificati, se si considera che mentre nel campione complessivo il 51% ha tra i 19 e i 31 anni, tra coloro che hanno un titolo di studio elevato la stessa fascia di età rappresenta il 49,3%. Per quanto riguarda la provenienza, mentre nell insieme prevalgono gli africani (49%), nel gruppo dei qualificati la componente più numerosa è quella di origine europea extra-comunitaria (45,5%); l incidenza degli immigrati africani segue con il 41,8%. Analizzando il titolo di studio dei soggetti qualificati, il diploma di maturità è il titolo più ricorrente sia tra gli uomini (58,1%) che tra le donne (45,8%). Nella componente femminile segue, poi, la quota di laureate (34,7%), mentre nella componente maschile segue il 25,8% di persone in possesso del diploma professionale. Il diploma di maturità prevale per tutti i gruppi, indipendentemente dalla provenienza. Il 77,6% dei lavoratori qualificati ha conseguito il titolo di studio all estero, con una percentuale leggermente inferiore rispetto al campione complessivo (79%). Nonostante in entrambi i gruppi prevalga fortemente il numero di coloro che non ha attivato il percorso di riconoscimento del proprio titolo di studio, tra i qualificati l incidenza rilsuta minore rispetto al campione complessivo (86,6% a fronte del 91,1%). In relazione alle motivazioni, il campione è più sfiduciato dei qualificati rispetto all efficacia delle procedure di riconoscimento (43,8% a fronte di un 35,9%) coerentemente con le opportunità che un titolo di studio più elevato offre mentre non ci sono grosse differenze rispetto alle difficoltà ad individuare chi può fornire informazioni necessarie per avviare e sviluppare correttamente le procedure (36,3% nel campione, 34,8% tra i qualificati). Un titolo di studio conseguito in Italia non sembra incidere sulla qualifica ottenuta. POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 5

Mentre nel campione complessivo la qualifica di operaio generico interessa il 50% dei soggetti, tra i qualificati questo dato scende al 35,3%. Aumenta, parallelamente, tra i qualificati, l incidenza di collaboratori domestici, assistenti familiari e dipendenti generici. I lavoratori qualificati rilevano in misura maggiore una mancanza di corrispondenza tra attività svolta e qualifica effettivamente posseduta: 64,7% a fronte di un 57,7% nel campione. Dunque, tra i qualificati è più difficile vedere riconosciuto effettivamente il percorso di studio e qualificazione effettuato. Di conseguenza, l incidenza di coloro che sono soddisfatti rispetto al proprio lavoro è maggiore tra tutti (50%) rispetto ai soli qualificati (41,2%). I qualificati recentemente impegnati in attività lavorative sono leggermente più propensi, rispetto al campione complessivo, a cercare una nuova occupazione (70,6% a fronte del 69,2%); tra i disoccupati, coloro che hanno un titolo di studio elevato risultano, invece, leggermente meno attivi (94,9% contro 96,0%) e meno selettivi (73,0% disponibile a qualsiasi tipo di attività venga offerta, a fronte del 70,7% nel campione complessivo). Per quanto riguarda le pregresse esperienze lavorative, i qualificati hanno avuto minori opportunità, in particolare in Italia e nei Paesi in cui hanno transitato nell ambito del percorso migratorio, anche se non si registrano differenze significative. Nessuno scarto per quanto riguarda le esperienze nel Paese di origine. Per quanto riguarda il riconoscimento della qualifica professionale, il 95,5% dei lavoratori con elevato titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della propria qualifica professionale, a fronte del 96% di tutti gli intervistati. Approfondendo le motivazioni per cui non è stato richiesto il riconoscimento, le ragioni più ricorrenti sono le medesime, sia per il campione che per i qualificati, e si rilevano con percentuali molto simili: da un lato, coloro che ritengono che non abbia alcuna utilità, ai fini di un maggiore riconoscimento delle competenze effettivamente maturate (23,9% nel campione, 23,7% tra i qualificati); dall altro lato, coloro che non saprebbero a chi rivolgersi per avere le informazioni necessarie (17,2% nel campione, 16,7% tra i qualificati). Provincia di Ferrara Nel 2011, a Ferrara, risultano essere 29.067 gli stranieri residenti. Rispetto ai 24.534 del 2009, l aumento è stato pari a 4.533 unità. In relazione alla provenienza, il 31,42% della componente europea extracomunitaria è il dato più elevato, seguito dal 25,08% degli africani, 21,84% degli europei comunitari, 19,11% di Asia e Oceania e 2,54% dall America. Si tratta di presenze prevalentemente femminili su tutto l arco del triennio 2009-2011, anche se nel 2011 si registra, per le donne, un leggero calo rispetto all anno precedente. Il 62,1% dei cittadini stranieri ha un età compresa tra 19 e 49 anni. L analisi effettuata relativamente alla provincia di Ferrara permette di confrontare il campione complessivo con il gruppo più circoscritto di coloro che hanno un titolo di studio elevato, al fine di comprendere se vi siano elementi peculiari che caratterizzano i soggetti qualificati, di cui interventi di accompagnamento debbano opportunamente tenere conto. Per quanto riguarda il genere, innanzitutto, mentre nel campione complessivo gli intervistati si distribuiscono equamente tra uomini e donne (50%), nel gruppo dei qualificati le donne sono più numerose, anche se la differenza non è particolarmente significativa (53,3%). POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 6

Le altre caratteristiche trovano, invece, conferma: per quanto riguarda la provenienza, la componente di origine europea extra-comunitaria risulta sempre quella più numerosa, sia nel campione (42,5%), che nel gruppo dei qualificati (48,4%). Rimane al secondo posto la componente di origine africana, pur registrando percentuali differenti (41,5% nel campione, 36,1% tra i qualificati). Anche sul piano anagrafico non si registrano scarti interessanti tra i due gruppi. Soffermandosi sui soli qualificati, prevale il diploma di maturità sia tra le donne (44,6%) che tra gli uomini (50,9%), seguito dalla laurea per quanto riguarda la componente maschile (35,1%) e dal diploma professionale per la componente femminile (30,8%). Tra africani, americani ed europei, il diploma di maturità è il titolo più diffuso; tra gli asiatici, invece, prevalgono i laureati. Il conseguimento del titolo all estero riguarda circa l 80% sia nel campione che tra i qualificati; stessa percentuale per quanto riguarda anche la mancata attivazione del percorso di riconoscimento del titolo. Il campione risulta più sfiduciato (59,9%), a confronto con i qualificati (49,4%), rispetto all efficacia del percorso formale per un effettivo riconoscimento della qualifica posseduta. Da evidenziare come diminuisca, in proporzione, tra i qualificati il numero di persone assunte con qualifica di operaio generico (da 33,8% del campione a 23,5% tra i qualificati), mentre aumentano collaboratori domestici (da 17,6% a 21,6%) e assistenti familiari (da 23,8% a 27,5%). Coloro che hanno conseguito il titolo di studio in Italia seguono percorsi differenti, operando, prevalentemente, come dipendenti generici e come lavoratori autonomi. Notevole la differenza tra lavoratori qualificati e intero campione, nel momento in cui vengono interpellati in merito alla corrispondenza tra attività svolta e qualifica effettiva posseduta: coloro che ritengono che la qualifica sul lavoro sia inferiore rispetto alle competenze maturate attraverso lo studio e sul lavoro sono comunque la maggioranza, ma nel campione complessivo si registra una quota pari al 54,1%, mentre tra i qualificati questo dato sale al 74,5%. Nonostante la diversa valutazione, nel definire il proprio grado di soddisfazione, nei due gruppi le percentuali si allineano: si dichiara soddisfatto il 70,3% nel campione a fronte del 70,6% tra i qualificati. Mentre nel gruppo complessivo le donne (72,5%) sono più soddisfatte degli uomini (67,6%), tra i lavoratori qualificati le percentuali si invertono (69% tra le donne, 72,7% tra gli uomini). Tra gli occupati che sono alla ricerca di un nuovo lavoro (circa la metà sia nel campione che tra i qualificati), i qualificati sono maggiormente selettivi rispetto a nuove ipotesi di impiego: sarebbe disponibile a svolgere qualsiasi tipo di lavoro il 56,8% nel campione e il 45,2% nel gruppo selezionato. Per quanto riguarda, invece, i disoccupati, non si rilevano particolari differenze tra qualificati e campione complessivo. In relazione alle pregresse esperienze lavorative, in Italia e in altri Paesi ha avuto maggiori opportunità il campione complessivo, mentre nel Paesi di origine la percentuale di coloro che hanno svolto attività lavorative è più alta tra i qualificati. Per quanto riguarda il riconoscimento della qualifica professionale, il 91,8% dei lavoratori con elevato titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della propria qualifica professionale, a fronte del 94,5% di tutti gli intervistati. Da un punto di vista di genere, mentre nel campione non si registrano differenze, tra i qualificati gli uomini risultano maggiormente attivi nell avviare le POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 7

procedure di riconoscimento. Le motivazioni sono le stesse per entrambi i gruppi, con una prevalenza di persone che non hanno fiducia rispetto all utilità del riconoscimento e di altre che non saprebbero dove reperire le informazioni necessarie. Provincia di Forlì-Cesena In Provincia di Forlì-Cesena, nel 2011 i residenti stranieri sono 44.170, con un aumento pari a 5.283 unità nel triennio 2009-2011. Il contingente africano è quello più numeroso (28,99%), anche se il dato è sostanzialmente simile a quanto rilevato per europei comunitari (28,53%) e europei non comunitari (28,13%). I cittadini provenienti da Asia e Oceania costituiscono l 11,60%; dall America proviene il 2,74%. Nel triennio 2009-2011 la percentuale di presenze femminili si mantiene sempre più alta rispetto a quella maschile, anche se la differenza è contenuta. Il 63,9% dei cittadini stranieri ha un età compresa tra 19 e 49 anni. In base all analisi effettuata, è interessante evidenziare le principali differenze che emergono dall analisi del campione complessivo a confronto con il gruppo più circoscritto di coloro che hanno un titolo di studio elevato, in relazione alla provincia di Forlì-Cesena. Per quanto riguarda il genere, mentre nel campione complessivo uomini e donne sono presenti in egual misura e rappresentano il 50% degli intervistati, tra i qualificati la componente maschile è leggermente prevalente, attestandosi su un valore pari a 52,5%. L incidenza della fascia di età compresa tra 19 e 33 anni è leggermente più consistente nel campione, con il 53,5% a fronte del 50,5% tra i qualificati. Per quanto riguarda la provenienza, non si registrano differenze, con il gruppo africano più consistente in entrambe i gruppi, seguito da europei extra-comunitari, asiatici ed americani. Soffermandosi sui soggetti qualificati, il 40,4% delle donne ha il diploma di maturità, mentre il 31,9% possiede la laurea. Tra gli uomini, invece, il titolo più diffuso è il diploma professionale (44,2%), seguito dal diploma di maturità (40,4%). Nel caso di cittadini provenienti da Africa ed Europa, il diploma ricorre con maggiore frequenza (rispettivamente 41,8% e 46,7%); tra gli americani prevalgono i laureati (42,9%); tra gli asiatici si registra la stessa percentuale per diploma professionale, diploma di maturità e laurea (28,6%). Tra i qualificati, posti a confronto con il campione complessivo, si riduce la quota di coloro che hanno conseguito il titolo di studio all estero (78,8% a fronte dell 81,5%) e, parallelamente, aumenta la percentuale di chi ne richiede il riconoscimento (12,8% contro il 7,4% complessivo). Il motivo preponderante per cui non vengono attivate le procedure è legato ad una mancanza di fiducia rispetto all efficacia del percorso, più marcata nel gruppo complessivo (54,8%), rispetto ai gruppo dei qualificati (48,6%). Il gruppo dei qualificati ha avuto qualche opportunità lavorativa in più rispetto al campione: il 33,3% delle persone con titolo di studio elevato ha lavorato nel corso dell ultimo mese, a fronte di un 26,0% complessivo. Per quanto riguarda la qualifica ottenuta, quella di operaio generico ricorre con maggiore frequenza, sia nel campione (48,1%), sia tra i qualificati (39,4%); segue la qualifica di operaio specializzato e artigiano (17,3% nel campione, 18,2% tra i qualificati). Tra i qualificati, coloro POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 8

che hanno conseguito il titolo di studio in Italia, pur ricoprendo solamente le qualifiche più basse, si distribuiscono in modo più equilibrato, ed aumenta considerevolmente la quota di dipendenti generici ed impiegati. La percentuale di coloro che ritiene che l attività svolta sia inferiore rispetto alla qualifica effettivamente conseguita cambia sensibilmente da un gruppo all altro: complessivamente si registra una quota pari a 40,4%; tra i qualificati il dato sale al 54,6%. Nonostante ciò, i qualificati si dichiarano maggiormente soddisfatti (75,8%) rispetto all intero campione (73,1%) In relazione alle pregresse esperienze lavorative in Italia e nel Paese di origine, non si registrano differenze significative; mentre nel caso di attività lavorative svolte in altri Paesi la quota di intervistati interessata è molto più consistente nel campione complessivo rispetto al gruppo dei qualificati. Per quanto concerne il riconoscimento della qualifica professionale, questo non è stato richiesto dalla quasi totalità degli intervistati (99% nel campione e nella selezione qualificata). Le motivazioni sono le stesse, registrate con le stesse percentuali: si ritiene che questo percorso non sia utile a garantire un maggiore riconoscimento dell effettiva competenza maturata dal lavoratore straniero. POLEIS Istituto per l analisi e la valutazione delle politiche pubbliche 9