La strage della B. L attacco dei nazifascisti alla cascina piemontese nell aprile del. Quel tragico 7 aprile 1944. di Alessandra Chiappano



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4 I LAUREATI E IL LAVORO

Transcript:

L attacco dei nazifascisti alla cascina piemontese nell aprile del di Alessandra Chiappano E uscito nel mese di marzo un pregevole lavoro di Giovanna D Amico, Brunello Mantelli, Giovanni Vi l l a r i, I ribelli della Benedicta. Percorsi, profili, biogra - fie dei caduti e dei deportati, pubblicato da A rc h e t i p o L i b r i. Quel tragico 7 aprile 1944 Il volume si propone di giungere ad una stima pre s s o- ché definitiva sia dei caduti sia dei deportati in KL, attraverso una ricerca minuziosa e certosina condotta in archivi diversi e che ha portato alla definizione delle singole biografie dei caduti e dei deportati a M a u t h a u s e n. Il 7 aprile 1944 ingenti forze nazifasciste c i rc o n d a rono la Benedicta e le altre cascine dove erano dislocati i partigiani. Il rastre l l a m e n t o p roseguì per tutto il giorno e la notte successiva. In diverse fasi i nazifascisti fucilarono 147 part i g i a n i, altri caddero in combattimento; altri partigiani, fatti prigionieri, furono poi fucilati, il 19 maggio, al Passo del Tu rchino. Altri 400 partigiani furono catturati e avviati alla d e p o rtazione (quasi tutti a Mauthausen): solo 200 di loro riuscirono a fuggire o sopravvivere. La strage della B 44

1944. Oltre 150 partigiani uccisi e altrettanti deportati nei lager L imponente scavo documentario che ha portato alla elaborazione delle singole biografie è sicuramente uno degli aspetti più innovativi di questo volume, che riprende le linee già sperimentate nel corso del Libro dei deportati e nasce come approfondimento nato da q u e l l o p e r a. Di certo non deve essersi trattato di una ricerca agevole, che ha portato gli autori a compulsare le anagrafi di numerosi comuni, gli elenchi precedentemente approntati relativamente alla strage della Benedicta, ma anche quelli elaborati dall Istoreto sul partigianato piemontese e infine, per gettare luce sui destini dei deportati, gli ar- chivi del Kozentrationslager di Mauthausen e dell ITS (International Tr a c i n g Service) di Bad A r o l s e n, che contengono materiali preziosi che hanno aiutato gli storici a ricavare informazioni preziose sui deportati come per esempio quella del mestiere da essi esercitato in vita, del luogo e della data di cattura, dello stato civile ecct.) (p. 107). Benedicta ricostruita a t t r a v e r s o le biografie delle vittime 45

La strage della Benedicta ricostruita attraverso le biografie delle vittime I fatti: la strage e la deportazione per il rastrellamento del 6 aprile del 1944 Il 6 aprile del 1944 considerevoli forze tedesche insieme a uomini della RSI iniziarono un azione di rastrellamento diretta verso la zona del monte To b b i o, una zona di confine tra il Piemonte e la Liguria, dove operavano due formazioni partigiane di circa 700 uomini. Si trattava perlopiù di giovani che avevano voluto sottrarsi ai bandi di leva del febbraio 1944 e che solo in parte erano mossi da una precisa ideologia antifascista. Inoltre l arrivo di una considerevole massa di giovani leve aveva creato, all interno delle formazioni partigiane, una autonoma e l altra garibaldina, non pochi problemi di ordine pratico e logistico, non ultimo il fatto che molti di questi giovani avevano una scarsa preparazione militare. Il territorio non permetteva fughe rapide e forse mancavano piani precisi in caso di attacco. In questo contesto si comprende come le forze nazifasciste siano facilmente riuscite ad avere la meglio sui partigiani dei quali circa 150 vennero uccisi, mentre quasi tutti gli altri, fatti prigionieri, furono concentrati a Novi Ligure e il 12 aprile partirono alla volta del Kl di Mauthausen. Circa una ventina di giovani rimasero nel carcere di Genova e successivamente vennero fucilati presso il passo del Tu r c h i n o il 19 maggio 1944 in riposta ad un azione gappista. La natura triplice dell evento: fucilazione, deportazione, rastrellamento Per far fronte alla cronica carenza di manodopera da utilizzare nelle industrie tedesche impegnate nella produzione bellica furono emanati bandi per cercare di raccogliere ulteriore forza lavoro. I 160 giovani che si presentarono furono inviati in Germania come lavoratori coatti, ma alcuni di essi riuscirono a fuggire dal convoglio durante una sosta del treno. Tragico destino ebbero an- 46 che i deportati che furono tutti inviati a Mauthausen, che fra i KL nazisti aveva il tasso di mortalità più elevato: di costoro morì una percentuale molto alta, per le ragioni che Mantelli nel suo saggio delinea con molta precisione e di cui diremo più avanti. A causa del numero così elevato di vittime sulla strage della Benedicta si concentrò sia la memorialistica che la storiografia resi- Due rare immagini di partigiani alle cascine della Benedicta prima che si scatenasse l attacco. Di quel periodo è anche la foto del gruppo di case poi dato alle fiamme e distrutto. Dopo i combattimenti e le fucilazioni si sono recati alla Benedicta numerosi civili per il recupero delle vittime dello spaventoso eccidio Nella foto grande i funerali nel maggio del 1945 dei ragazzi fucilati a Serravalle Scrivia...Non coi sassi aff u m i c a t i dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti riposano in sere n i t à dalla famosa epigrafe di Piero Calamandrei

D Amico Giovanna Mantelli Brunello Villari Giovanni I ribelli della Benedicta. Perc o r s i, p rofili, biografie dei caduti e dei deportati Archetipo Libri pagine 414 euro 16,00 stenziale fin dagli anni Cinquanta anche se con risultati non sempre soddis f a c e n t i. Il libro di D Amico, Mantelli, Villari ha approfondito questa vicenda cercando in primo luogo di inserirla nel contesto dell occupazione nazista in Italia e poi di dare un nome preciso alle vittime, ma anche evidenziando la natura per certi versi triplice dell evento: fucilazione, deportazione, rastrellam e n t o. Il volume, dopo un ampia introduzione ad opera dei tre autori, si apre con il saggio di Giovanni Vi l l a r i che ricostruisce le fasi della storiografia sulla Benedicta: dalle pagine di Roberto Battaglia, alla documentata ricostruzione fatta da un giovane Pansa, fino al lavoro di ricostruzione fondamentale ad opera di Giorgio Gimelli. Soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta la storiografia ha presentato la strage abbondando nelle cifre: si parlava di circa 20.000 tedeschi, mentre oggi si sa, grazie agli studi condotti negli archivi tedeschi, che non si trattava di più di 1800 uomini, sufficienti tuttavia per ridurre a mal partito i partigiani male armati e poco prep a r a t i. Ma anche il numero dei caduti era sopravvalutato, così come quello dei giovani deportati in KL. Una svolta importante ricorda Villani è stata rappresentata dal lavoro di Brunello Mantelli e Cesare Manganelli pubblicato nel 1994. In particolare, secondo Villani, Mantelli riesce a inquadrare puntualmente il rastrellamento della Pasqua del 1944 nel più ampio contesto della strategia di occupazione tedesca in Italia sotto il profilo militare e sotto quello dello sfruttamento della manodopera, con l utilizzo di fonti tedesche e di parte fascista per ciò che concerne la questione della messa in atto dell azione antipartigiana (p. 28). Era ovvio che per i tedeschi era fondamentale che le vie di comunicazione fra l entroterra ligure e il vicino Piemonte fossero libere: da qui il susseguirsi di azioni antipartigiane tra il 15 marzo e il 15 aprile 1944, in previsione di uno sbarco alleato che poi di fatto avvenne in Provenza. La puntuale rassegna di Villani si conclude con la segnalazione degli ultimi lavori sulla Benedicta, in particolare le diverse edizioni del volume Benedicta 1944, l evento, la memoria, pubblicazione promossa dall Associazione Memoria della Benedicta, in cui si è cercato soprattutto di dare conto, da un punto di vista sociologico, delle formazioni partigiane operanti nell area del Tobbio, cogliendo alcuni spunti dagli studi condotti in questo senso dagli Istituti storici della resistenza piemontesi. La maggior parte dei caduti proveniva dalle province di Alessandria e Genova L ampio e puntuale saggio di Giovanna d Amico delinea un quadro generale di coloro che sono stati fucilati e delle modalità di ricerca adottate per arrivare alla definizione delle singole biografie. Rispetto all elenco riportato nell edizione del 2008 di Benedicta, L evento la memoria, D Amico spiega come si sia arrivati alla cifra di 162 nominativi, contro i 185 riportati in quel testo: Ecco i motivi della scrematura: non sono stati inclusi gli otto partigiani ignoti, per 8 persone le morti si sono verificate in tempo diverso rispetto a quello riguardante la Benedicta, alcune di esse risultavano peraltro viventi al momento nel quale erano state contattate le anagrafi. Nove erano doppioni e una persona non risultava essere stata rastrellata alla Benedicta. Se dalla sottrazione si eliminano i tre casi aggiunti ex novo, si viene infine a capo dello scarto (p. 43). Un lavoro immane è stato compiuto per capire gli effettivi luoghi del decesso: infatti non tutti sono morti nello stesso luogo, ma si sono verificati diversi eccidi in luoghi limitrofi, così come è apparsa assai problematica la sistematizzazione delle date dei decessi: infatti i partigiani furo- 47

La strage della Benedicta ricostruita attraverso le biografie delle vittime no uccisi in date diverse, tra il 6 e l 11 aprile 1944; anche le date di cattura non sempre convergono tra letteratura e fonti primarie. Il saggio si conclude con un analisi sociologica puntuale da cui risulta che la maggior parte dei caduti proveniva dalle province di Alessandria e di Genova e che la maggioranza era composta da contadini. Va rilevato che le schede biografiche elaborate nel volume, di cui costituiscono una parte imprescindibile, sono una puntualizzazione ed un approfondimento dei risultati a cui gli autori erano pervenuti ne Il libro dei deportati, ed il lavoro risulta in questo caso ancora più preciso e puntuale perché la ricerca è circoscritta, almeno da un punto di vista meramente nu- merico. In particolare le schede sono state elaborate partendo da alcuni dati pregressi che sono stati vagliati e ampliati con l aggiunta di importanti dati mancanti, ricavati dagli archivi della Fondazione memoria della Deportazione, dell Ilsrec (istituto ligure per la storia della Resistenza e dell età contemporanea) e dalle anagrafi civili: ciò ha portato a un arricchimento, sia pure contenuto, dei nominativi presenti nei nostri elenchi originari, sia a un approfondimento significativo dei loro percorsi biografici: sono state infatti acquisite nuove informazioni; dalle date di nascita, alla paternità e alla maternità, ai luoghi di residenza, alle brigate in cui i singoli militavano e alla data d inizio di tale militanza. La maggioranza era composta da persone occupate nell agricoltura Sono state aggiunte informazioni sul mestiere svolto dai fucilati, sul loro stato civile e, il più delle volte, anche sui luoghi del loro effettivo decesso, oltre che della data di morte (pp. 105-6). La prima parte del volume si conclude con il saggio di Brunello Mantelli in cui l autore delinea le vicende dei deportati e la loro tragica sorte nella galassia concentrazionaria nazista. Gli uomini deportati a Mauthausen furono 187, di loro 98 erano nati nella provincia di Genova, 63 in quella di 48 Alessandria, ed erano quasi tutti molto giovani. Se questi dati risultano pressoché certi più difficile è stato stabilire il loro mestiere, a causa di una certa lacunosità delle fonti, tuttavia si può aff e r m a r e che la maggioranza fosse composta da persone occupate nell agricoltura, a seguire si riscontra un alta percentuale di operai. La cattura avvenne in giornate diverse, dal 6 al 9 aprile, data in cui venne arrestato il numero più considerevole di partigiani. Va messo in rilievo che ol-..non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità dalla famosa epigrafe di Piero Calamandrei Nelle valli circostanti la Benedicta nel luglio del 1945 si susseguirono i funerali dei caduti. In alto il mesto corteo dei partigiani fucilati a Villa Bagnara a Masone (Genova). Qui sopra è un bue che aggiogato ad una slitta da foraggio trasporta al cimitero un caduto avvolto nel tricolore. In basso quello che resta delle cascine della Benedicta e una scolaresca in visita al Sacrario, oggi.

tre ai deportati in KL c i rca 160 giovanni furono rastrellati e inviati in Germania come lavoratori coatti. Se si passa poi ad analizzare vicenda dei deportati in KL il loro destino appare drammatico: si salvarono soltanto in 35, pari al 18,7%, mentre i caduti furono 151 pari all 80,7%. Mantelli afferma che si tratta di una mortalità particolarmente elevata anche per un KL come Mauthausen, dove periva il 55% dei deportati e spiega questa alta mortalità partendo dall analisi delle modificazioni avvenute nella rete dei Kl a partire dal 1942, quando le esigenze della produzione bellica modificarono le priorità dei KL che diventarono sempre di più centri per la produzione industriale. Per i deportati in KL è invece stato dimostrato come l altissimo costo di vite umane, ben superiore al tasso medio di mortalità riscontrabile per il complesso dei deportati politici dall Italia, sia in primis attribuibile ad una tragica casualità, e cioè alla predominanza tra i catturati di quei contadini che, agli occhi dell apparato SS gestore dei Konzentrat i o n s l a g e r, apparivano mere braccia usa-e-getta (p. 9). Come osserva Mantelli il numero di morti più elevato si registrò tra gli ultimi mesi del 1944 e l aprile del 1945, le morti si registrarono soprattutto a Gusen I e nel lager centrale di Mauthausen Il triplice evento della Benedicta monito per ulteriori approfondimenti Infine va ricordato che tre deportati perirono nella camera a gas collocata nel castello di Hartheim, (specializzato nell eliminazione degli handicappati) poco distante da Mauthausen, almeno cinque morirono a causa delle pessime condizioni in cui si trovavano nei primi giorni dopo la liberazione, nel maggio 1945. Per quanto concerne i sopravvissuti ben 19 furono liberati a Gusen, 6 al campo centrale di Mauthausen, 5 nei sottocampi situati intorno a Linz: anche questo dato va inquadrato nelle logiche di trasferimento da un campo all altro quasi sempre dovute ad esigenze di tipo pro- duttivo. Da un punto di vista storiografico D Amico, Mantelli e Villari, come si è già accennato, ritengono che le vicende legate alla Benedicta debbano essere viste attraverso una triplice lente prospettica: Il triplice evento della Benedicta sembra ergersi come un monito, e come un invito ad ulteriori approfondimenti, verso quella storiografia che, trasformando talvolta in un canone totalizzante la fortunata categoria della guerra ai civili legge sovente nelle stragi solo e soltanto intenzionali carneficine contro la popolazione, correndo così il rischio di decontestualizzarle (p. 9). il prezzo pagato dai ribelli della montagna, fu comunque particolarmente alto Complessivamente si può concludere che: il prezzo pagato dai ribelli della montagna, fu comunque, per i motivi che si è cercato qui di chiarire, particolarmente alto. (p. 102): ragionare sui numeri, anche se ad una prima lettura risulta talvolta faticoso, è estremamente utile per evitare interpretazioni approssimative e fuorvianti. Dopo i saggi interpretativi il volume si chiude con le singole biografie: dei caduti in combattimento, dei fucilati, dei deportati a Mauthausen. In un elenco a se stante sono raggruppati i casi che ancora restano da chiarire. Corredano le biografie una serie di dati statistici che aiutano a comprendere e a tematizzare questa complessa vicenda. Forse da qui si muoveranno altre ricerche, come sempre avviene in ambito storico, ma mi pare che il lavoro di D Amico, Mantelli e Villari costituisca per l ampiezza dei dati e delle analisi e per la acribia della ricerca un punto di partenza imprescindibile e importante 49