La sfida dell'inclusione sociale 10 opportunità per lo SVE 2014 2020



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dell'inclusione sociale 10 opportunità per lo SVE 2014 2020 Paper a cura di Simon Nichelson, direttore AVSO Traduzione a cura di Claudio Tocchi

Come possiamo rendere più inclusivo possibile il Servizio Volontario Europeo? Sebbene il Servizio Volontario Europeo sia un esempio riconosciuto di progetto di qualità di scambi di volontariato, la sfida dell'inclusione sociale è oggi più pressante che mai, in un momento in cui la crisi sta colpendo duramente la gioventù di tutta Europa. Come si può garantire che i giovani con minori opportunità traggano il massimo dal loro scambio SVE? AVSO, l'associazione delle Organizzazioni del Servizio Volontario, ha condensato le opinioni di 75 organizzazioni (invianti e ospitanti) in 10 proposte: 10 modi in cui affrontare la sfida dell'inclusione sociale. Il paper originale è disponibile in inglese a questo indirizzo; per commenti e opinioni, invece, è possibile contattare l'avso al suo sito internet o scrivendo a info@avso.org. 1. Integrare il Servizio Volontario (europeo) nello Youth Guarantee. La disoccupazione giovanile è in aumento in tutta l'unione Europea: la Youth Guarantee proposta dalla Commissione e adottata dal Consiglio europeo è un importante strumento per combattere questa terribile situazione. In quanto esperienza di educazione non formale, il servizio volontario europeo e nazionale così come il servizio civile dovrebbero essere integrati all'interno della Youth Guarantee nazionale. I progetti di volontariato rafforzano il senso di responsabilità e l'impegno sociale, aumentano le capacità e rafforzano l'occupabilità dei giovani. Inoltre, l'integrazione del servizio volontario nella cornice della Youth Guarantee nazionale costituisce un impegno intelligente: investire nei giovani e nella società allo stesso tempo. 2. Migliorare la fiducia in se stessi attraverso uno SVE@home I giovani con minori opportunità, spesso, non hanno la necessaria fiducia in se stessi per iniziare uno SVE, a causa delle barriere linguistiche e delle difficoltà di vivere in un altro paese. A questa categoria di giovani manca spesso anche la familiarità con ciò che il volontariato comporta. In breve, lo SVE è un passo verso l'ignoto. I volontari con minori opportunità dovrebbero essere autorizzati a iniziare (per esempio per un periodo di due mesi) il loro servizio volontario vicino a casa, presso l'organizzazione di invio. In questo modo, le organizzazioni di invio possono preparare i volontari più accuratamente a quello che li aspetta all'estero, dando ai giovani il tempo di affinare le loro competenze e fare in modo che le loro aspettative rispetto a quello che li aspetta dopo, siano più vicine alla realtà. Suddividendo lo SVE in due fasi, i giovani con minori opportunità possono approcciarsi al volontariato all'estero con una maggiore preparazione e fiducia in se stessi. 3. Creare una cornice di lavoro per pianificare meglio il proprio SVE Fra l'approvazione del progetto SVE e la partenza c'è, spesso, un periodo di tempo troppo limitato. Oltre alla pressione esercitata sull'organizzazione di invio, questo si scontra con le esigenze dei giovani con minori opportunità, con il loro bisogno di certezza e con la necessità di una preparazione adeguata. Le organizzazioni con una lunga esperienza nei progetti SVE per persone con minori opportunità dovrebbero avere certezza e stabilità, in modo da poter pianificare in anticipo e offrire opportunità di inclusione sociale di alta qualità.

Tra queste organizzazioni e l'agenzia della Commissione (EACEA) potrebbero essere stabiliti degli accordi quadro di diversi anni, concordando il numero di scambi SVE e la percentuale di giovani con minori opportunità. Ciò consentirebbe a queste organizzazioni di lavorare con un respiro più ampio e di stabilire partenariati di lungo periodo. Per garantire la qualità e il controllo da parte della Commissione, questi contratti quadro pluriennali potrebbero essere rivisti su base annua e i volontari dovrebbero avere accesso permanente a un ombudsman 1 presso l'agenzia nazionale. 4. Intensificare il follow up Dopo un'esperienza SVE ben riuscita e arricchente, cosa succede? Uno scambio SVE dovrebbe preparare a un maggior impegno nella società, fornire uno sguardo diverso verso il mondo, garantire una maggiore occupabilità. Spesso, però, non c'è nessun follow up e l'investimento compiuto dai giovani, dalle organizzazioni coinvolte e dalla UE va sprecato. I giovani, le organizzazioni coinvolte e lo stesso programma SVE dovrebbero capitalizzare le esperienze di successo. Per scambi di giovani con minori opportunità dovrebbe essere istituito un follow up con una sua specifica linea di finanziamento. Inoltre, le agenzie nazionali dovrebbero dotare le organizzazioni SVE delle informazioni su possibili step futuri per i giovani con minori opportunità. In questo modo, il Servizio Volontario Europeo potrebbe essere coordinato con i sistemi nazionali di educazione, di training e di impiego (e, come suggerito nella proposta #1, con la Youth Guarantee). Infine, un buon follow up diventerebbe la base per invogliare più giovani con le stesse sfide e difficoltà a partecipare. 5. Rafforzare le partnership per un migliore supporto Entrambe le organizzazioni, quella di invio e quella ospitante, sono spesso costrette a lavorare con informazioni incomplete sia su come lavorare con i giovani con minori opportunità che riguardo le reciproche competenze e strutture. La creazione di partenariati di lungo termine dovrebbe essere formalizzata e incoraggiata. Da una parte, gli accordi fra organizzazioni di invio ed enti di assistenza sociale e sanitaria possono facilitare il reclutamento di giovani con minori opportunità e migliorare il sostegno dato loro prima della partenza; dall'altra, partenariati fra tali enti e l'organizzazione ospitante possono aumentare le conoscenze di quest'ultima riguardo a come lavorare con specifici gruppi target. 1 Il difensore civico è una figura di garanzia a tutela del cittadino, che ha il compito di accogliere i reclami non accolti in prima istanza dall'ufficio reclami del soggetto che eroga un servizio. È detto anche ombudsman, termine che deriva da un ufficio di garanzia costituzionale istituito in Svezia nel 1809 e letteralmente significa «uomo che funge da tramite». (fonte: Wikipedia)

6. Garantire accesso illimitato a corsi di lingua Le barriere linguistiche rimangono lo spauracchio dello SVE e ogni volontario, prima di partire, si chiede se riuscirà a esprimersi liberamente e a interagire con l'ambiente circostante. Dare a tutte le organizzazioni SVE accesso illimitato a una piattaforma per lo studio delle lingue. I più giovani potranno migliorare le loro capacità linguistiche, incrementare le proprie possibilità d'impiego e ravvivare così la sicurezza in se stessi. Se le sessioni di studio sono ospitate dall'organizzazione di invio, questa beneficerà di un contatto regolare e proficuo con i giovani. 7. Istituire dei fondi extra dedicati ai costi eccezionali dei giovani disabili Molte organizzazioni ospitanti sono restie ad accollarsi le sfide (anche economiche) che un volontario con minori opportunità porta con sé. Finora anche i costi straordinari dovevano essere identificati in anticipo, concedendo alle organizzazioni pochissima flessibilità per gestire situazioni inattese. Per scambi che coinvolgano giovani con disabilità dovrebbe essere istituito un fondo di emergenza per le spese extra necessarie a rendere l'esperienza SVE di queste categorie di giovani un successo completo. L'accesso a questi fondi dovrebbe essere rapido e semplice. 8. Pensare a una comunicazione mirata ai giovani con minori opportunità e il loro ambiente I giovani con minori opportunità spesso non sono a conoscenza dell'esistenza del Servizio Volontario Europeo o non ne comprendono i possibili benefici. Il loro stesso ambiente potrebbe essere sospettoso riguardo i benefici di uno SVE. È necessaria una strategia di comunicazione mirata e basata su un'attenta analisi sia dei canali di comunicazione che delle argomentazioni retoriche. Come si raggiungono i giovani con minori opportunità? E a che tipo di argomenti saranno più sensibili? 9. Costruire un toolkit di buone pratiche Molto spesso la paura di ospitare giovani con minori possibilità è la paura di ciò che non si conosce. Come integrare questi giovani nelle attività quotidiane dell'organizzazione? A cosa è opportuno prestare attenzione? Quali sono le buone pratiche per ospitare questi giovani? Tali esigenze sono già state in parte affrontate attraverso diverse iniziative (come i training per youth workers); il passo successivo è quello di integrare le buone pratiche migliori in un pratico toolkit che indichi alle organizzazioni anche delle linee guida specifiche per lavorare con i giovani con minori opportunità. Tale toolkit dovrebbe servire sia da ispirazione che da riferimento per le organizzazioni SVE. 10. Migliorare l'accessibilità del database SVE L'attuale database delle organizzazioni accreditate per lo SVE risulta poco pratico nell'abbinare i progetti esistenti con gli interessi e i bisogni dei volontari.

Il nuovo database sul portale per la gioventù dovrebbe essere più dinamico e permettere alle organizzazioni ospitanti di pubblicare progetti specifici e richieste di volontari, a quelle d'invio la possibilità di indicare se hanno volontari che cercano per determinati progetti e quali sono i loro bisogni e interessi. In questo modo, il database diventerebbe uno strumento per lavorare in modo più efficiente, abbinando al meglio i bisogni dei volontari e le capacità delle organizzazioni ospitanti. dell'inclusione sociale AVSO, l'associazione delle Organizzazioni del Servizio Volontario, ha raccolto le idee contenute in questo paper attraverso un questionario distribuito online. 75 organizzazioni accreditate SVE da tutti gli stati membri UE e da alcuni stati extra UE hanno risposto alle seguenti domande aperte: 1. Pensi che lo SVE riesca a includere giovani con minori opportunità (senza un titolo di studio accademico, senza buone prospettive di lavoro, con un basso capitale sociale, finanziario o culturale, persone con disabilità, )? In breve: lo SVE è (abbastanza) inclusivo a livello sociale? 2. Quali pensi che siano gli ostacoli principali all'inclusione di giovani con minori opportunità allo SVE (dal punto di vista dell'organizzazione di invio, ricevente, dei giovani, )? 3. Quali sono i suggerimenti per migliorare ulteriormente il carattere inclusivo dello SVE? Dalle risposte ricevute, l'avso ha condensato 10 sfide e 10 opportunità. La responsabilità finale per le idee contenute in questo paper sono dell'avso.

AVSO L'Associazione delle Organizzazioni per il Servizio Volontario, rappresenta tutte le organizzazioni della società civile che gestiscano progetti di volontariato europeo a livello locale, nazionale o internazionale. Essa da voce presso la politica alle opinioni delle persone e organizzazioni che rendono il servizio volontario possibile. In collaborazione con le istituzioni europee, il Consiglio d'europa e altre organizzazioni internazionali, AVSO difende i diritti dei volontari, promuove programmi di volontariato... in breve, l'associazione difende i gli interessi di volontari o organizzazioni di volontariato a livello europeo. Le ricerche per la pubblicazione e la stesura finale della stessa sono di Simon Nichelson, direttore AVSO. CIE Il Centro di Iniziativa per l Europa del Piemonte è un associazione culturale senza fini di lucro che si propone di costruire una cultura concreta e diffusa dell Europa, attraverso l informazione, il confronto culturale, la formazione. È una struttura aperta, snodo di una rete di cittadini, associazioni, organizzazioni politiche e sindacali, enti locali che a vario titolo intendono contribuire alla riflessione ed alla proposta sulle nuove sfide dell unificazione europea. In particolare, promuove un attività permanente di informazione; organizza ricerche, corsi di formazione, conferenze, convegni, incontri, mostre; attiva iniziative editoriali; fornisce documentazione, informazioni ed altri servizi a singoli cittadini, associazioni ed enti.