Sommario. L'energia cosmica 36 I sette chakra 38 Le nadi 42 Sushumna 44 Ida e Pingala 44 Kundalini 46

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Transcript:

MEDITAZIONE YOGA

Sommario INTRODUZIONE CHE COS È LA VERA FELICITÀ? 8 Lo Yoga della meditazione 10 Il Kriya Yoga e l importanza della meditazione 12 Il viaggio interiore 14 CAPITOLO 1 LE OTTO MEMBRA DELLO YOGA 16 Introduzione alle otto membra 18 Yama Autorestrizioni 18 Niyama Osservanze 20 Asana Posizioni dello yoga 22 Pranayama Controllo della forza vitale attraverso il respiro 23 Pratyahara Ritiro della mente dai sensi 24 Dharana Concentrazione 25 Dhyana Meditazione 27 Samadhi Unione divina 27 CAPITOLO 2 IL SISTEMA ENERGETICO INTERNO 28 I tre corpi e i cinque involucri 30 Il corpo fisico 32 Il corpo astrale 32 Il corpo causale 33 I chakra 34 L'energia cosmica 36 I sette chakra 38 Le nadi 42 Sushumna 44 Ida e Pingala 44 Kundalini 46 CAPITOLO 3 PREPARARSI ALLA PRATICA 48 Preliminari alla pratica 50 L arte di sedersi in meditazione 52 Mudra 58 Bandha 60 CAPITOLO 4 PRATICA DI ASANA 62 Riscaldamento 64 Sequenza del Saluto al sole 68 Sequenza energizzante del mattino 72 Sequenza stimolante della sera 76 Sequenza calmante 80 CAPITOLO 5 PRATICA DI PURIFICAZIONE 84 Nadi Shodhana: Respirazione a narici alternate 86 Agnisara Kriya: Attivazione del fuoco digestivo 88 Kapalabhati: Respiro purificante del cranio 92 Ashvini Mudra: Gesto del cavallo 93 CAPITOLO 6 PRATICA DI PRANAYAMA 94 La respirazione yogica completa 96 Ujjayi pranayama: Respiro vittorioso 98 Bhastrika pranayama: Respirazione a mantice 100 Bhramari pranayama: Respirazione dell ape 102 Kundalini pranayama: Nadi Shodhana e mantra Om 104 CAPITOLO 7 PRATICA DI MEDITAZIONE 106 Focalizzare la mente 108 Respirazione 110 Visualizzazione 110 Mantra e canto 112 Fissare lo sguardo 113 Maha Mudra: Risvegliare l energia nella colonna. 114 Canto dei Bija mantra: risvegliare i chakra 118 Canto del mantra Hum: aumentare il prana 120 Meditazione Hong So: Io sono Lui, l assoluto 122 Nabhi Kriya: risvegliare il prana nel centro ombelicale 126 Jyoti Mudra: risvegliare la luce interiore 128 Significato del mantra Om 130 Meditazione della somma beatitudine 134 CAPITOLO 8 APPROFONDIRE LA PRATICA 138 Vivere con consapevolezza 140 Fare della meditazione yoga una realtà quotidiana 144 Routine mattutine 146 Routine serali 150 Bibliografia 154 Indice analitico 156 Ringraziamenti 158

introduzione che cos è la vera felicità? Che cos è la vera felicità? Consapevolmente o inconsapevolmente, siamo tutti in cerca di una felicità duratura: un senso di calma, equilibrio e completezza, la vera gioia di una realizzazione totale, e la libertà dalla sofferenza, dal dolore e dalla tristezza. Eppure, a volte, ci sentiamo fuori sincrono, privi di gioia, sopraffatti dalla vita o con la sensazione che manca qualcosa. Possiamo avere tutti i comfort materiali che la vita è in grado di offrirci una casa, una macchina, dei bei vestiti, le più moderne tecnologie, un buon matrimonio o una buona relazione, sesso, famiglia, amici, una carriera di successo e una buona salute tutte le cose che la maggior parte della gente ritiene portino felicità e sicurezza. Ma la felicità può comunque sfuggirci o apparire sin troppo fugace oscurata da momenti di preoccupazione, insoddisfazione o insicurezza. E a cosa serve il successo nel mondo esterno se non abbiamo trovato soddisfazione, pace e vera gioia in quello interiore? Non capendo la distinzione tra piacere (un attributo dei sensi) e felicità (un attributo della mente), spesso cerchiamo di dare alla nostra vita uno scopo e un significato rivolgendo la mente all esterno. Così, riempiamo il tempo di eventi, attività e oggetti occupazioni che possono portare soltanto una felicità passeggera. Se, al contrario, scegliamo di volgere la mente e i sensi all interno grazie alla pratica della meditazione yoga, così come viene descritta in questo libro, abbiamo la possibilità di superare i limiti esterni da cui siamo trattenuti ogni giorno e di unirci con il nostro vero, più profondo, gioioso Sé. Ciò viene definito in sanscrito Sat-Chit-Ananda: una beatitudine sempre cosciente, sempre esistente, sempre nuova. Incoraggiando la mente pensante a calmarsi attraverso la meditazione, permetteremo alla luce del vero Sé di iniziare a splendere da dentro. In tal modo, saremo in grado di raggiungere e iniziare a prendervi dimora la consapevolezza di quella che, in termini yogici, viene spesso definita la nostra natura divina, che riconosce l unione del Sé individuale, o coscienza, con la Coscienza assoluta, o suprema. Ciò ci consente di sperimentare un senso di unità insita nel mondo e di vibrante connessione con tutto. Quando tutto ciò che facciamo nella vita è espressione di questo interiore stato divino di gioia, ritroviamo equilibrio, libertà e contentezza, e sperimentiamo la vera felicità ogni giorno. Ecco perché dedicare regolarmente un po di tempo alle pratiche di meditazione yoga descritte nelle pagine che seguono è un saggio investimento, che non solo vi guiderà in questo percorso di scoperta emotiva e spirituale, calmando la vostra mente, aumentando la vostra lucidità, accrescendo la vostra gioia e risvegliando il vostro spirito interiore, ma vi permetterà anche di realizzare il vostro massimo potenziale nell ambito del pensiero e dell azione creativi. Che cos è la meditazione yoga? Per comprendere appieno l espressione meditazione yoga, è utile capire innanzitutto il termine yoga nel suo vero, più ampio significato, andando al di là del contesto puramente fisico dello yoga sul tappetino, che ha finito per prevalere in Occidente. La parola yoga deriva dalla radice sanscrita yuj, che significa aggiogare, congiungere o unire. Il significato ultimo è quindi l unione tra il Sé individuale e il Sé universale. Si tratta in sostanza di stabilire un unità tra il finito e l Infinito, tra l essere interiore e l Essere supremo. Dunque, oltre a favorire ottime condizioni di salute fisica e calma mentale, lo yoga è anche uno strumento che porta alla realizzazione dell io e, in definitiva, alla liberazione spirituale e a un senso di unità con il Sé. La gioia divina è come milioni di gioie terrene condensate in un unica gioia. Paramhansa Yogananda 8 9

CAPITOLO 1 LE OTTO MEMBRA DELLO YOGA IL CAMMINO SUPREMO VERSO LA LIBERTÀ E LA GIOIA INTERIORI Prima di iniziare a esaminare gli esercizi pratici e le meditazioni presenti nel libro, è utile capire il concetto degli otto stadi o membra dello yoga, ashtanga Yoga in sanscrito (ashta significa otto, anga membra ). Queste otto membra interdipendenti, descritte dal saggio Patanjali nei suoi Yoga Sutra (200 a.c. circa, vedi p. 11), ci preparano per il viaggio interiore dalla nostra consapevolezza limitata di identificazione verso l esterno con il nostro corpo-mente, a uno stato sottile, superiore, in cui possiamo sentirci più in sintonia con noi stessi e con l universo. Ci forniscono le risorse per la libertà dalla sofferenza e il vero risveglio del nostro sempre gioioso spirito interiore. Le otto membra, che analizzeremo ancora e in maniera più approfondita in questo capitolo, sono: yama: autorestrizioni niyama: osservanze asana: posizioni yoga pranayama: regolazione della forza vitale attraverso il respiro pratyahara: ritiro della mente dai sensi dharana: concentrazione dhyana: meditazione samadhi: unione divina

le otto membra dello yoga introduzione alle otto membra Introduzione alle otto membra Le otto membra dello yoga sono metodi di purificazione quotidiana consigliati dal saggio Patanjali per aiutarci nel nostro percorso verso una vita più appagata. Tali membra includono i principi etici, le pratiche fisiche e le tecniche di meditazione che ci preparano per gli stadi finali, superiori, del risveglio spirituale. Yama Autorestrizioni 18 «Dalla pratica sostenuta delle membra dello yoga, le impurità della mente vengono distrutte, portando all illuminazione della saggezza discriminativa». Yoga Sutra, II, 28 Yama è la prima delle otto membra dello yoga. La parola sanscrita yama significa limitazione, restrizione che, nel contesto delle otto membra, indica l astenersi da azioni, parole e pensieri che possono arrecare dolore o danno a noi stessi o agli altri. I cinque yama sono: non violenza; sincerità; non cupidigia; conservazione dell energia vitale; non attaccamento. Ahimsa: non violenza Radice di tutti gli yama e niyama, ahimsa significa essere gentili e rispettosi verso tutti gli esseri viventi, noi compresi, non solo nelle azioni, ma anche nei pensieri e nelle parole. Per esempio, dovremmo esprimerci in maniera onesta e sincera, senza spettegolare o screditare gli altri. Il nostro approccio alla pratica di meditazione yoga dev essere gentile, pacato, non carico di aspettative irrealistiche. Saty: sincerità Dal punto di vista dello yoga, esagerare, fingere, ingannare, travisare o mentire a se stessi o agli altri, oppure manipolare le persone o le situazioni per i nostri interessi egoistici, è contrario alla nostra vera natura divina. La nostra natura essenziale è vivere nella verità. Ciò significa non solo non mentire agli altri o a noi stessi, ma anche essere sinceri con i nostri sentimenti e opinioni. Asteya: non cupidigia Praticare asteya significa non desiderare ciò che non ci appartiene. Il desiderio, l invidia e la cupidigia ci costringono a guardare continuamente al futuro per sentirci appagati, invece di renderci conto che la perfezione è raggiungibile nel presente, con quello che siamo già abbastanza fortunati ad avere. Brahmacarya: conservazione dell'energia vitale Con il termine brahmacarya ( camminare in presenza del divino ) si intende l uso sapiente della nostra energia in tutti i modi, poiché ogni eccesso che si tratti di eccesso di cibo, di eccesso di sonno, del troppo parlare o del troppo esercizio fisico porta alla dispersione di energia ed esaurisce la nostra vitalità. Aparigraha: non attaccamento Praticare aparigraha significa non essere troppo attaccati agli oggetti e agli eventi esterni, o alle conseguenze che potrebbero derivarne. Significa non essere possessivi nei confronti degli oggetti e non accumularli, non cercare di controllare le altre persone e non restare aggrappati in maniera rigida a pensieri, idee e opinioni. Anche all interno della pratica di meditazione yoga, è importante praticare aparigraha provando a non fissarsi troppo sui risultati desiderati; al contrario, accettare e andare avanti con quel che capita. 19

CAPITOLO 3 PREPARARSI ALLA PRATICA GLI STRUMENTI FONDAMENTALI Scopo di questo capitolo è procurarvi le informazioni necessarie per affrontare agevolmente e in maniera efficace gli esercizi e le pratiche di meditazione descritti nel resto del libro. In primo luogo, capirete quant è importante stabilire un orario regolare e uno spazio per la vostra meditazione yoga, e così pure mantenere il giusto atteggiamento mentale per raggiungere i vostri obiettivi. In secondo luogo, scoprirete che è fondamentale riuscire a star fermi in una posizione comoda e stabile, in modo da rimanere rilassati e vigili per un considerevole periodo di tempo senza distrazioni. Vi verranno dunque spiegate diverse posture sedute, fra cui potrete scegliere quando sarà il momento di meditare. Infine, vi verrà fornita una spiegazione su una serie di mudra, cioè gesti yogici delle mani, e sui bandha, sigilli o blocchi interni del corpo. Mudra e bandha possono entrambi contribuire ad aumentare la potenza della vostra energia, trattenendola e dirigendola verso l alto attraverso i centri energetici (chakra), in modo da rendere più intensa la pratica meditativa.

Prepararsi alla pratica l arte di sedersi in meditazione Posizione del fulmine Vajrasana Questa posizione di meditazione in ginocchio, variante della postura seduta tradizionale, è quella utilizzata da musulmani e buddhisti Zen per la preghiera e la meditazione. Inginocchiarsi in Vajrasana calma e armonizza il corpo e la mente, attiva il prana nella sushumna e re-indirizza l energia sessuale al cervello per scopi spirituali. 1 Inginocchiatevi su un tappetino yoga o su un cuscino, con le ginocchia unite e i glutei sui talloni. 2 Unite gli alluci e separate i talloni, in modo che i glutei poggino sulla superficie interna dei piedi e i talloni tocchino i lati del bacino. 3 Mantenete il corpo in posizione eretta, con la testa, il collo e la colonna vertebrale naturalmente allineati e rilassati. 4 Portate le mani in Chin mudra (vedi p. 58), con i palmi verso l alto, e appoggiatele sulle ginocchia o sulle cosce. Posizione perfetta Siddhasana Il termine sanscrito siddha significa perfezionato o compiuto. Non sorprende dunque che Siddhasana venga considerata la postura di meditazione ideale tra gli yogi esperti. Ciò perché calma la mente, ha un effetto equilibrante sulle nadi e attiva l energia spirituale dei chakra a causa della pressione esercitata dalla posizione dei piedi. 1 Sedetevi a terra, sul bordo di un cuscino duro o di una coperta ripiegata. Se siete più esperti, può darsi non vi servano né il cuscino né la coperta. Piegate la gamba sinistra e portate la pianta del piede contro l interno della coscia destra, con il tallone che preme contro l inguine, in modo da trovarvi praticamente seduti sul tallone sinistro. 2 Piegate la gamba destra e posizionate il piede destro davanti al sinistro, in modo che le ossa delle caviglie si tocchino. Il tallone sinistro può premere sull osso pubico, subito sopra i genitali. 3 In alternativa, premete il bordo esterno e le dita del piede sinistro tra il polpaccio destro e i muscoli della coscia. Afferrate le dita del piede destro e tiratele verso l alto, tra il polpaccio sinistro e la coscia. 4 Mettete le mani in Chin mudra (vedi p. 58), con i palmi verso l alto, e appoggiatele sulle ginocchia o sulle cosce. ATTENZIONE: Se soffrite di problemi alle ginocchia, siate particolarmente cauti con questa posizione e, se avvertite dolore alle cosce, divaricate leggermente le ginocchia. 54 55

Prepararsi alla pratica l arte di sedersi in meditazione Posizione del loto Padmasana In Padmasana, che significa posizione del loto, la seduta classica per la meditazione yoga, i piedi poggiano sulla coscia opposta. Poiché le gambe sono in posizione legata, il flusso di sangue in questa zona è ridotto, con il conseguente aumento del flusso sanguigno al cervello, che purifica il sistema nervoso. Questa posa ha una funzione di equilibrio su tutti i chakra e dona un impareggiabile sensazione di calma mentale. 1 Sedetevi sul pavimento, con le gambe distese davanti a voi. Poi, lentamente e con attenzione, piegate la gamba destra, tenendo il piede destro con le mani. 2 Ruotate il piede in modo che la pianta sia rivolta verso di voi e posizionate il collo del piede in alto sulla coscia sinistra, mentre abbassate il ginocchio destro verso il pavimento. Il tallone destro dovrebbe trovarsi vicino all osso pubico. 3 Piegate la gamba sinistra e, tenendo il piede sinistro con le mani, posizionate il collo del piede sulla parte alta della coscia destra. Trovate comodità nella postura. 4 Mettete le mani in Chin mudra (vedi p. 58), con i palmi verso l alto, e appoggiatele sulle ginocchia o sulle cosce. Loto adattato con supporto Questa versione semplificata della posizione del loto, difficile da assumere, è una buona alternativa per tutti coloro che, per un motivo qualsiasi (per esempio, ginocchia rigide o mal di schiena), trovano le posizioni sedute a terra scomode, ma non vogliono sedersi su una sedia. Per provarla, avrete bisogno di cinque o sei coperte morbide. 1 Sedetevi su quattro o cinque coperte ripiegate, con la schiena diritta e contro un muro, se sentite che i muscoli della schiena non riescono a reggersi. 2 Piegate le gambe, incrociandole una davanti all altra, in modo che gli stinchi siano in contatto fra loro, e ogni piede poggi sul pavimento sotto il ginocchio opposto. 3 Regolate l altezza delle ginocchia finché le rotule non sono rivolte verso l esterno. 4 Posizionate una lunga coperta arrotolata intorno alla parte anteriore delle tibie e sopra il dorso dei piedi, in modo che vi sorregga le gambe. 5 Inclinate il bacino in avanti e sedetevi in posizione eretta. Ruotate all indietro le spalle e appoggiate la testa contro il muro. 6 Con testa, collo e colonna allineati, tenete il petto sollevato e rilassate i muscoli di addome e diaframma, respirando in modo lento e ritmico. 7 Portate le mani in Chin mudra (vedi p. 58). 56 57