Responsabilità sociale e cooperazione sociale



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Responsabilità sociale e cooperazione sociale Rete di Conoscenza e Sviluppo Imprenditoriale www.districtvalley.it Unione Europea Fondo Sociale Europeo Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Equal Iniziativa Comunitaria

VOICeS

Responsabilità sociale e cooperazione sociale Rete di Conoscenza e Sviluppo Imprenditoriale

Il presente volume è stato realizzato da Mario Fabio Polidoro con la collaborazione del gruppo di progetto composto da: Patrizia Tanzilli Vincenzo Senatore Elvira Ricci Pietro Miraglia Flavio Ramella Giorgio Di Noia Massimo Zunino Rossella Pedrali Anna Lucic VOICeS Domenico Calabria Marco Marino Ghileana Galli Clara Biazzi

Sommario La Responsabilità Sociale d Impresa: valore sociale e valore d impresa 1 L impresa sociale in Italia 13 Connessioni teoriche tra impresa sociale e CSR 21 Ruolo della cooperazione sociale 25 Oltre l inserimento lavorativo: politiche di CSR nelle cooperative sociali di tipo B 33 Richieste e risposte diverse per disagi diversi 45 CSR come ambito di mercato per le cooperative sociali 55 Articolo 14 del D.Lgs n. 276/03: strumento integrativo per l inserimento lavorativo di persone svantaggiate 65 Bibliografia 76

La Responsabilità Sociale d Impresa: valore sociale e valore d Impresa Il tema della responsabilità sociale d impresa è entrato a pieno titolo nell agenda e nel linguaggio del management di oggi, tanto da indurre una riflessione sulla natura del fenomeno: moda manageriale o tendenza radicata e duratura? Il gran numero di pubblicazioni scientifiche e divulgative, seminari, conferenze ed eventi che, con diverse prospettive, affrontano la questione sembrano avvalorare l ipotesi di una tendenza radicata, anche se non sempre condivisa. Negli ultimi 25 anni, infatti, il concetto di Corporate Social Responsibility (CSR) ha subito un considerevole sviluppo, acquisendo nel tempo una varietà di significati che oggi ne costituisce una ricchezza, ma allo stesso tempo anche un limite. Nei Paesi a capitalismo avanzato gli indicatori che riconoscono quasi definitivamente una crescente interdipendenza tra dimensioni economiche ed effetti socio-ambientali derivanti dalle condotte strategiche, tecnologico-produttive e commerciali delle aziende di mercato sono ormai numerosi ed inequivocabili ed affermano una concezione di responsabilità sociale d impresa in netta opposizione alla tradizionale visione di Milton Friedman, secondo la quale l unica responsabilità sociale dell impresa è quella di accrescere i suoi profitti e di produrre valore per gli azionisti. La manifestazione più eclatante del carattere di ambiguità del concetto 1

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE di CSR consiste nella notevole differenza di impostazione del problema tra approccio negativo e approccio positivo, tuttora esistenti. L approccio negativo è sostenuto da coloro che ritengono l abbraccio da parte dell impresa di istanze di portatori di interesse (stakeholder) diversi dagli azionisti un danno per l impresa stessa e una defocalizzazione per il management che, in tal senso, viene allontanato dal perseguimento dell unica finalità che dovrebbe guidarne l agire, ovvero l utile e conseguentemente la soddisfazione degli azionisti. Al contrario, secondo l approccio positivo, la capacità dell impresa di contemperare le esigenze di tutti gli stakeholder assicura agli azionisti un adeguata remunerazione del capitale investito e all impresa la possibilità di autosostenersi. A livello europeo, grazie alla costante e crescente attenzione verso l argomento, la CSR è diventata una delle principali aree di interesse non solo per i governi, come quello italiano che l ha introdotta tra le main issue del suo semestre di presidenza europea conclusosi nel 2003, ma anche per la Commissione Europea, che l ha posta al centro di importanti programmi di investimento e ricerca finalizzati alla diffusione della CSR come insieme di principi e pratiche operative in grado di cambiare gli attuali comportamenti aziendali. Questo generale interesse in Europa ha consentito di giungere ad una definizione condivisa di CSR, intesa come l integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate (Libro Verde della Commissione Europea, 2001). Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo di più: nel capitale umano; nell ambiente; nei rapporti con le altre parti interessate. Questa definizione non implica un giudizio in merito alla capacità della CSR di contribuire al miglioramento di variabili quali lo sviluppo del capitale umano, l accesso al credito e ai mercati, l efficienza dei processi, la riduzione dei rischi operativi e strategici, anche se, almeno in linea di principio, è ragionevole supporre questo legame. Ciò non significa, però, che non debbano essere sostenuti dei costi o che non vi siano approcci che permettano o meno di cogliere queste opportunità. Infatti, per una corretta gestione della CSR bisogna tenere conto della potenziale frizione tra responsabilità sociale e soddisfazione degli azionisti dovuta, in particolare, al possibile trade-off tra soddisfazione degli azionisti (shareholder) e quella degli altri stakeholder. Il compito non banale affidato al management responsabile è, quindi, quello di trovare un equilibrio soddisfacente e duraturo tra le diverse istanze, tenendo presente la variabile geometria dei rapporti e le reciproche richieste. Ciò significa che la responsabilità sociale potrà coniugarsi e favorire lo sviluppo d impresa, a patto che 2

La Responsabilità Sociale d Impresa: valore sociale e valore d Impresa il management riesca a trovare un equilibrio dinamico tale da: produrre un utilità (non solo un utile) per tutti i portatori di interesse superiore a quella che un impresa irresponsabile potrebbe offrire ai soli azionisti; produrre un utilità per gli azionisti maggiore o al più uguale a quella che conseguirebbero, nel lungo periodo, da un impresa irresponsabile. Dalla responsabilità sociale d impresa può nascere valore per tutti, non solo per la società civile, ma per tutti i protagonisti dell originario triangolo del valore (azionisti, dipendenti, impresa). E tale valore non sarà solo economico, ma anche sociale. Fig. 1 Triple bottom line Per l esattezza la CSR, secondo il noto modello operativo proposto da Carroll, elaborato alla fine degli anni 70 (Carroll, 1979), si configura come l insieme di più responsabilità. Carroll, infatti, propone una definizione quadripartita della responsabilità sociale, identificando quattro distinte categorie che, nel loro complesso, compongono la CSR: 1. responsabilità discrezionali; 2. responsabilità etiche; 3. responsabilità legali; 4. responsabilità economiche. Fig. 2 Piramide di Carroll Le responsabilità discrezionali riguardano l impegno puramente volontario dell impresa nei confronti del benessere e della qualità di vita dei propri interlocutori, e tipicamente assumono la forma della filantropia (donazioni di beni e/o denaro, sponsorizzazioni, 3

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE creazione o finanziamento di iniziative a favore dei dipendenti e delle loro famiglie o di utilità pubblica). Le responsabilità etiche implicano la conformità a valori e aspettative di comportamento condivise nell ambiente sociale di riferimento, sebbene non codificate giuridicamente, rispetto a principi quali l equità e la giustizia. Le responsabilità legali sono connesse al rispetto delle normative giuridiche vigenti nei diversi contesti di azione delle aziende (per esempio regole relative alla concorrenza, ai diritti dei consumatori e dei lavoratori, ai rapporti con altri soggetti come le istituzioni politiche e amministrative). Infine le responsabilità economiche rappresentano, per definizione, la ragione principale della costituzione delle imprese e riguardano l intero processo di produzione del valore (fornitura di beni/servizi di qualità al giusto prezzo per i clienti, capacità continua di investimento, creazione di profitto e dividendi per gli azionisti). Secondo questa teoria, mentre le componenti economica e legale della CSR sono socialmente richieste o imposte, la responsabilità etica e quella filantropica sono l una attesa e l altra semplicemente desiderata dalla società. Per tale ragione la raffigurazione pone alla base della piramide le responsabilità economiche e al vertice quelle discrezionali/filantropiche, fornendo così, anche da un punto di vista estetico e formale, il senso di inequivocabile ordinamento gerarchico. Il pregio indiscusso del modello stratificato di Carroll, non a caso richiamato tuttora nelle trattazioni sulla CSR, è nella sua capacità di rendere il carattere multidimensionale del concetto, dando spazio al crescente significato assunto negli ultimi decenni dalle dimensioni etiche e volontarie, ma senza per questo ridurre il ruolo delle tradizionali spinte e pressioni sociali che vincolano le imprese ad allinearsi ad imperativi di rendimento economico e di conformità legale. La rappresentazione esplicita dei diversi tipi di responsabilità, inoltre, permette di porre in luce le possibili aree di conflitto tra le diverse categorie che compongono la CSR, così come chiarisce la possibilità di instaurare circoli virtuosi di sviluppo sociale ed economico. Di fronte ad uno spettro di iniziative così ampio ed eterogeneo si pone il problema di identificare quali siano effettivamente le azioni socialmente sostenibili effettuate dalle imprese. Il rischio, infatti, è quello di far coincidere la CSR con qualsiasi azione ritenuta, a vario titolo, virtuosa da parte del manager, come una qualsiasi scelta di buon management o, in altri casi, di mecenatismo più o meno legato ad interessi e passioni dell imprenditore o della sua famiglia. In primo luogo un elemento importante da considerare è la negoziazione con gli stakeholder coinvolti, siano essi interni e/o esterni, riguardo alla tipologia di azioni da intraprendere. Se si utilizza questo fattore di discrimine, è possibile osservare come, in molti casi, le azioni realizzate non siano il frutto di una precedente fase di ascolto e di negoziazione con i 4

La Responsabilità Sociale d Impresa: valore sociale e valore d Impresa pubblici di riferimento sul tipo di iniziativa o sugli output attesi. Al contrario, si assiste ad una forte autoreferenzialità nella definizione di ciò che è buono per gli stakeholder. Fig. 3 I quattro precetti della CSR Fonte Viviani Avere responsabilità sociale per un impresa significa andare oltre il semplice rispetto dei requisiti legali e muoversi all interno di un campo segnato da quattro precetti (dire, dare, fare e avere) che la mettono in relazione con gli ambienti, interno ed esterno, di riferimento. Ciò significa che l impresa dovrà rapportare i precetti ed innescare i processi di comunicazione, scambio, partecipazione alla costruzione delle regole sociali ed, infine, di testimonianza, che devono essere un tutt uno con l attività d impresa. Fig. 4 Processi derivanti dai quattro precetti della CSR Fonte Viviani La sostanza della responsabilità sociale d impresa, quindi, è rendere l organizzazione protagonista consapevole e volontaria della vita della comunità e del contesto in cui è inserita. L impresa, infatti, per essere socialmente responsabile, dovrà tenere conto volontariamente del contributo dato dalla propria attività alla qualità dell ambiente e al sociale, preoccupandosi dei rapporti con i propri collaboratori, clienti, fornitori, partner, comunità e istituzioni, nella convinzione che ciò possa arrecarle benefici e vantaggi. La volontarietà della scelta di adottare un approccio socialmente responsabile è un aspetto che emerge da ogni trattazione sulla 5

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE CSR, anche se sarebbe sciocco negare l esistenza di pressioni e condizionamenti del contesto istituzionale esterno (istituzioni ed associazioni del mondo delle imprese in particolare) vincolanti per il comportamento delle imprese e talvolta necessari per la divulgazione della CSR stessa. Secondo il modello teorico del neoistituzionalismo organizzativo, i comportamenti di ogni organizzazione sono influenzati dal contesto istituzionale circostante, che, esercitando pressioni di diversa natura, spinge le organizzazioni ad adottare comportamenti ed assetti simili tra loro. Tale processo viene definito isomorfismo istituzionale e si distingue da quello competitivo per il fatto di avere come forza propulsiva la ricerca da parte delle organizzazioni di legittimità istituzionale e benessere sociale, piuttosto che di vantaggio sul mercato rispetto ai concorrenti. 1 Il progetto di ricerca Rebus (Relationship between Business & Society), realizzato dall'istud Istituto Studi Direzionali tra il 2002 e il 2004 con il contributo finanziario dell'unione Europea, risponde agli obiettivi prioritari delle azioni innovative previste nel quadro dell'art. 6 del Fondo Sociale Europeo e, più precisamente, alla definizione di nuovi approcci al senso di responsabilità sociale delle imprese. Dall analisi empirica svolta all interno del progetto di ricerca Rebus 1 (Caramazza, Carroli, Monaci, Pini, 2006) emerge l assenza di aziende che non impostino le proprie azioni di CSR a partire dalle esigenze ed aspettative del soggetto esterno a cui intendono rispondere. Non vi è manager intervistato, infatti, che non articoli la propria testimonianza a partire dall elencazione degli stakeholder rilevanti e delle relazioni che con essi ha instaurato. Ed è interessante notare che la rosa di portatori d interesse si 6

La Responsabilità Sociale d Impresa: valore sociale e valore d Impresa ripete quasi completamente per tutte le aziende analizzate: dipendenti, fornitori, azionisti e comunità finanziaria, comunità locale, organizzazioni ambientaliste, Ong, associazioni di categoria, associazioni di consumatori, stampa, ecc. Anche se ciascuna organizzazione ha i propri specifici interlocutori per ciascuna categoria, le categorie si ripetono, a testimonianza dell esistenza di una sorta di schema a cui tutte prima o poi si adeguano. Gli stakeholder sono soggetti che, oltre ad esprimere attese, definiscono, direttamente o indirettamente, anche in base al potere di cui dispongono, regole e norme di funzionamento per le imprese, che prima o poi finiscono per essere adottate dagli altri componenti del cd. campo organizzativo a cui si appartiene 2. Ciò avviene con intensità ed equilibri differenti e in modi non simmetrici, dato che il grado d influenza dei componenti del campo organizzativo può essere diverso. Le pressioni esercitate dagli attori che compongono il quadro istituzionale di riferimento fanno intravedere una sorta di omologazione delle pratiche di responsabilità sociale, sebbene ciascuna azienda si dichiari determinata a definire autonomamente l insieme di scelte e soluzioni coerenti con i principi della CSR. In altre parole, nonostante l apparente originalità che sembra caratterizzare il variegato mondo della CSR, all interno di ogni singola realtà aziendale le pratiche si ripetono e tendono ad apparire fortemente somiglianti Fig. 5 Rosa degli stakeholder 2 Per campo organizzativo si intende un insieme di organizzazioni che, considerate complessivamente, costituiscono un'area riconosciuta di vita istituzionale: fornitori-chiave, consumatori di risorse e prodotti, agenzie di controllo, altre organizzazioni che producono prodotti o servizi simili. 7

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE tra loro, per effetto di processi imitativi, coercitivi e normativi. Ciò avviene a seguito dell emissione di norme governative che impongono specifici comportamenti o, piuttosto, dell imposizione di norme di comportamento da parte di organizzazioni dominanti all interno della catena cliente/fornitore o delle capogruppo nei confronti delle filiali locali, nel caso di multinazionali. Nonostante il contesto istituzionale abbia il potere di influenzare il comportamento delle aziende in molti campi, così come in quello della CSR, spinte di natura esterna come incentivi pubblici di vario tipo (fiscali e amministrativi, soprattutto) oppure direttive e normative che mirano a persuadere le imprese a diventare socialmente responsabili, non sembrano essere così determinanti. La diffusione della CSR, così come confermato anche dai risultati della ricerca sulla CSR in Italia condotta dall Università Bocconi di Milano nel 2002, appare più legata a fattori inerenti a variabili interne all azienda, quali il sistema di valori del management, l orientamento strategico e l avversione al rischio, piuttosto che a pressioni esterne, come per esempio le raccomandazioni degli organi istituzionali oppure il quadro normativo di riferimento, a conferma del fatto che rimane ancora piuttosto ampio il divario tra il momento in cui la Corporate Social Responsibility viene percepita come fattore strategico, coerente con il sistema di valori aziendali, e quello in cui si passa dalle intenzioni alle prassi e agli strumenti gestionali. Altre leve attraverso cui si diffonde e viene istituzionalizzata la CSR tra le imprese sono rappresentate, da un lato, dai codici di condotta e dalle certificazioni, che definiscono soprattutto criteri di comportamento per gli altri soggetti del campo organizzativo, in particolare i fornitori, e, dall altro, da veicoli di comunicazione ad hoc, come i bilanci sociali e di sostenibilità, la cui adozione risulta ancora in numero relativamente limitato, anche se in significativo incremento. Per quanto riguarda la prima categoria di strumenti, l azienda di solito incentiva pratiche e definisce standard di responsabilità sociale lungo la filiera con l obiettivo primario di tutelarsi da danni alla propria reputazione che potrebbero derivare da comportamenti scorretti dei fornitori. Molto spesso questo aspetto è legato anche alle certificazioni e in particolare all adesione agli standard previsti dalle certificazioni oggi più diffuse, ovvero la certificazione di qualità (ISO 9000), quella ambientale (ISO 14000/Emas) e quella sociale (SA 8000), richiesta, di solito, dall azienda committente ai fornitori. Il coinvolgimento dei fornitori è un aspetto distintivo della cosiddetta certificazione etica SA 8000, non ancora molto diffusa, la quale non certifica la conformità ad una norma, come avviene per le ISO, ma chiede piuttosto all azienda di essere proattiva e di contribuire alla sensibilizzazione dei fornitori riguardo a temi come salute e sicurezza, libertà di associazione, lotta alle discriminazioni, procedure disciplinari, orario di lavoro, retri- 8

La Responsabilità Sociale d Impresa: valore sociale e valore d Impresa buzione, lavoro minorile e lavoro obbligato, al fine di generare un circolo virtuoso. L insieme di questi codici, norme e certificazioni, da una parte, funge da volano verso la standardizzazione e la stabilizzazione di alcuni principi di responsabilità sociale e, dall altra, rappresenta una fonte di legittimazione per molti soggetti. Il meccanismo imitativo, inoltre, è fortemente incentivato dal proliferare di iniziative e premi per il miglior bilancio sociale, per la migliore iniziativa di CSR, per la migliore campagna di comunicazione sociale, ecc., il cui fine è dare visibilità alle imprese migliori attraverso imponenti eventi comunicativi. In Italia possiamo citare, tra gli altri: il Sodalitas Social Award, che promuove un riconoscimento alle aziende che hanno attuato le iniziative sociali più significative; l Oscar di Bilancio, promosso e organizzato da Ferpi Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, che si propone di diffondere la cultura della rendicontazione permanente delle politiche e dei comportamenti socialmente responsabili; il Great Place to Work, che riconosce l impegno delle aziende nel garantire condizioni di vita lavorativa particolarmente gratificanti ai dipendenti. Il numero massiccio di adesioni a questi premi testimonia l importante funzione di vetrina per le aziende che vi partecipano, che indirettamente conferisce legittimità e valore alle iniziative e alle aziende partecipanti. A questi strumenti di diffusione della cultura CSR si aggiunge, poi, l intervento dei media, e della stampa in particolare, che negli ultimi anni attribuiscono sempre più spazio a notizie su imprese virtuose e socialmente responsabili, attraverso l opera di giornalisti ormai specializzatisi sul tema. In tal modo si contribuisce in maniera determinante a questo processo, non solo aumentando nelle aziende il desiderio di entrare a far parte del circolo dei virtuosi, ma contribuendo a definire l interpretazione collettiva della responsabilità sociale. Infine, l esistenza di indici borsistici, come il Dow Jones Sustainability Index o il FTSE4Good, che individuano le aziende etiche tra quelle quotate in borsa, concorre alla diffusione di principi di CSR negli ambienti finanziari, oggi particolarmente sensibili e incisivi nell affermare la validità di tali principi. Rispetto alla percezione del ruolo e dell ambito della CSR all interno delle imprese le opinioni sono diverse e differenti sono anche le prassi e i modelli di misurazione e gestione che si possono definire. Di fronte a tanta varietà di esperienze e di approcci è, comunque, possibile identificare quattro approcci alla CSR: 1. Logica di tipo passivo-adattiva, secondo cui la responsabilità sociale è una necessaria (e dolorosa) risposta al mutato contesto esterno. Secondo questa impostazione, la CSR serve a sanare ciò che si fa, rendendolo meno oneroso per la società e per l ambiente, ma non serve a fare diversamen- 9

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE te, sia in termini di output, che in termini di processi, anzi costituisce una limitazione alla libertà del management nella definizione delle condotte strategiche; 2. Responsabilità di facciata, secondo cui il management fa un uso improprio della responsabilità sociale per migliorare la propria posizione all interno del mercato e, soprattutto, della filiera di produzione, ad esempio, garantendosi l accesso privilegiato alle materie prime tramite accordi e programmi di semi-esclusiva. In questi casi, il risultato è misurato da indicatori puramente economici (miglioramento della qualità del prodotto, aumento dei volumi, ecc.) e non in base ai parametri tipici della CSR (customer satisfaction, miglioramento delle relazioni, ecc.); 3. Adozione entusiastica, secondo cui la responsabilità sociale viene concepita come strumento universale per la risoluzione dei conflitti interni ed esterni all impresa, in grado di ridurre gli attriti con gli stakeholder grazie alla migliore reputazione di cui l impresa gode. Questa posizione è la più legata alle mode manageriali e pertanto meno forte sotto il punto di vista dell effettiva motivazione e degli strumenti di gestione e controllo del fenomeno, poiché mancano spesso gli elementi di base, quali l ascolto delle istanze degli stakeholder e la negoziazione dei risultati attesi; 4. Integrazione della CSR nelle politiche e strategie d impresa: questo è l atteggiamento più maturo e compiuto nel quale la responsabilità sociale diventa fattore determinante per lo stesso modello di business. Qui la responsabilità sociale diventa un asset strategico, che ridisegna in modo significativo le strategie di base dell impresa e, in alcuni casi, addirittura la missione stessa dell organizzazione. Ciò consente di generare un impatto positivo e virtuoso sulle relazioni con il mercato e sul network di partner, garantendo la creazione di valore per i clienti finali e il radicamento nell azienda di prassi, culture e valori fortemente incentrati sulla commistione tra valore sociale e valore di mercato. I diversi approcci appena illustrati per la visione radicalmente distinta del ruolo del management all interno dell impresa, e ancor più all interno della società, sembrano escludere l ipotesi di una sorta di ciclo di vita della responsabilità sociale. Gli approcci, infatti, non possono essere intesi come stadi evolutivi diversi, caratterizzati da una progressiva presa di coscienza, piuttosto avvalorano l ipotesi dell esistenza di modelli tra loro separati e dissimili che non sono in alcun modo in relazione tra loro. Ma la complessità delle esperienze e l incertezza sull interpretazione del concetto di CSR lasciano di fatto aperte entrambe le interpretazioni. Diversi studi mettono in luce la quantità e la varietà di forme con cui la CSR si sta manifestando nelle imprese, indicando chiaramente che non esiste un unico modo con cui le imprese esprimono il proprio senso di responsabilità sociale, e che invece le pratiche adottate sono il risultato di una miscela di 10

La Responsabilità Sociale d Impresa: valore sociale e valore d Impresa concezioni, idee, programmi, iniziative, che nella realtà assumono forme diverse e difficilmente classificabili. Esse sono quasi sempre il risultato di percorsi di decisione e azione attivati, da parte di manager particolarmente sensibili, in corrispondenza di problemi ed esperienze individuali e collettive particolari, talvolta contingenti. I motivi che spingono un impresa ad adottare pratiche di CSR, quindi, possono essere diversi, così come il risultato che si intende ottenere che può tradursi in: un incremento sia della soddisfazione e fidelizzazione dei clienti serviti, che della propria quota di mercato; un innalzamento della motivazione dei dipendenti e della capacità di attrarre risorse umane ad alto potenziale, attraverso la creazione di un ambiente di lavoro piacevole e motivante, in linea con gli obiettivi aziendali di efficienza ed efficacia; la creazione, nel medio-lungo periodo, di contesti locali di attività favorevoli in termini di sicurezza, qualità delle infrastrutture, capitale umano e professionale disponibile; il miglioramento delle relazioni con le istituzioni finanziarie, nell ottica di un più facile accesso alle fonti di finanziamento; un aumento di autonomia, per esempio tramite la possibilità di prevenire la regolamentazione e l intervento dell attore pubblico in materie di rilevanza strategica varia, vincolandosi volontariamente a determinati impegni. È chiaro che le esternalità positive prodotte da un impresa responsabile si riflettono, poi, anche sul territorio, generando effetti favorevoli che possono essere raggruppati, ad esempio, in: fiducia e capitale sociale: l impresa responsabile stabilisce con i propri stakeholder una rete di rapporti basati sulla lealtà, sulla fiducia e sulla cooperazione; capitale umano qualificato: l impresa responsabile mette a disposizione del territorio capitale umano formato e, allo stesso tempo, funge da attrattore di capitale umano altamente specializzato proveniente da altri territori; protezione dell ambiente: l impresa responsabile, seppure per sua natura produce esternalità ambientali negative, potrà e dovrà farsi promotrice di innovazioni e progetti di incremento dell efficienza, le cui ricadute potranno comportare una riduzione di energia e di altri input non rinnovabili; erogazione di altre utilità (servizi di welfare), come centri sportivi aziendali o servizi sanitari a favore dei dipendenti. Nonostante siano numerose le ricadute positive per il territorio derivanti dalla presenza di imprese responsabili, non si può escludere il presentarsi di qualche rischio, soprattutto se non si stabiliscono determinate condizioni relativamente: ai rapporti tra impresa e contesto che la ospita: l impresa in questione e le istituzioni di riferimento devono evolvere insieme. Istituzioni fragili e imprese forti, 11

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE infatti, non possono convivere felicemente a lungo, poiché un impresa forte, dotata di risorse conoscitive, economiche e tecniche, tenderebbe ad occupare spazi che non le appartengono; al modello di responsabilità sociale, che se poco condiviso all interno dell impresa e di impronta paternalistica, può avere un effetto indesiderato per il territorio che la ospita; alla contaminazione e all emulazione tra imprese ed enti di diversa natura: leadership ed emulazione devono coesistere, pena la precarietà dell agire responsabile o la sua scarsa capacità di permeare il territorio. Infine, per quanto riguarda il nesso tra CSR e profittevolezza, appare piuttosto difficile dimostrare in maniera chiara ed univoca questo rapporto. Molte volte, infatti, l impulso ad agire secondo criteri di responsabilità sociale nasce da una spinta ideale dell imprenditore, svincolata da considerazioni immediate di tipo economico, avvalorando la tesi di quegli studiosi secondo i quali le motivazioni alla base dell adozione di condotte aziendali responsabili sono di carattere extra-economico e coinvolgono direttamente elementi di natura morale. Tuttavia i comportamenti socialmente responsabili possono avere importanti riflessi sulla competitività delle imprese, grandi o piccole che siano, così come dimostrano i risultati di numerose ricerche secondo cui ad un significativo impegno sul fronte della CSR si accompagna spesso una performance economico-finanziaria di rilievo. 12

L impresa sociale in Italia La promozione e la ricerca della responsabilità sociale d impresa rappresenta un progetto sostanzialmente diverso da quello che si propone di individuare un modello di impresa sociale, anche se tale tipologia di impresa può rappresentare un opportunità di attuazione della responsabilità sociale anche delle imprese for profit, ricercando una diretta sinergia fra i due soggetti imprenditoriali. Nelle possibili interazioni e convenzioni, realizzabili fra imprese lucrative e imprese sociali può essere individuata, infatti, un immediata modalità di attuazione della responsabilità sociale delle prime a favore delle seconde, facendo riferimento in particolar modo alle varie forme di impiego di lavoratori appartenenti a categorie deboli e all esternalizzazione di processi terminali della catena produttiva. Ma prima di addentrarci in tale questione, proviamo a descrivere il fenomeno dell impresa sociale che appare tanto interessante quanto ancora sconosciuto, nonostante la recente normativa di legge (D.Lgs n.155/2006). La nebulosità del concetto non deve essere attribuita alla sua nascita recente, ma piuttosto alla nuova complessità che caratterizza un fenomeno conosciuto da più di un decennio. Il termine impresa sociale, infatti, veniva utilizzato, non solo in Italia, 13

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE già a partire dagli anni 80, quando assumeva significati diversi a seconda del contesto in cui veniva utilizzato: assistenza sociale, esperienze di innovazione in campo sociale, risposte alla crisi occupazionale. Proprio negli anni 80 si assiste al passaggio da un sistema sociale prevalentemente pubblico ad uno misto, costituito dall opera congiunta e sinergica dei servizi pubblici e privati, in un ottica collaborativa e basata sul principio di sussidarietà. La crescente domanda dei servizi di interesse pubblico a fronte di una sempre meno efficiente politica di welfare ha favorito lo sviluppo e il proliferare delle imprese no profit, la cui mission è quella di offrire agli utenti servizi di qualità senza che questo comporti inevitabilmente aumenti di costo, evitando, quindi, comportamenti opportunistici. Negli anni 90, parallelamente al consolidarsi delle esperienze di cooperazione sociale, il termine indicava quasi esclusivamente esperienze imprenditoriali volte al reinserimento di soggetti svantaggiati (in Italia le cooperative di tipo B). Per avere la prima definizione operativa d impresa sociale bisogna attendere il 1998, quando un gruppo di ricercatori del network Emes, composto da studiosi degli stati aderenti alla Comunità Europea, ha distinto le caratteristiche: di natura economica (continuità dell attività di produzione; elevato grado di autonomia; rischio economico; forza lavoro remunerata); di natura sociale (realizzazione di obiettivi specifici per la collettività; partecipazione allargata e limitata distribuzione degli utili; governo non basato sulla proprietà di capitale; iniziative promosse in quanto risultato di dinamiche collettive). La definizione di impresa sociale, con il tempo, si è configurata come il frutto di un approccio sostanzialmente economico al no profit al fine di cogliere la specifica natura imprenditoriale e la finalità produttiva che caratterizzano ormai molte organizzazioni del terziario. Le imprese sociali si caratterizzano per le diverse forme giuridiche e per l obiettivo di convergenza dei fini economici con quelli sociali attraverso modalità organizzative e gestionali/imprenditoriali tipiche, distinguendosi da quelle organizzazioni che, a causa della particolare natura dei mercati in cui operano, non sono in grado di produrre alcun valore economico, ma si limitano alla redistribuzione della ricchezza. L impresa sociale, in particolare, si caratterizza per: il plus relazionale; il vincolo di non distribuzione, vissuto non come dovere, ma come una strategia di destinazione dell utile per lo sviluppo dell impresa; la logica di rete, che, indipendentemente dall attività svolta, caratterizza quei valori (di solidarietà, relazionalità, partecipazione, ecc.) ritenuti, a ragione, il tratto distintivo dell imprenditoria sociale. Il punto cardine del- 14

L impresa sociale in Italia l intervento sociale è, infatti, la consapevolezza che l azione centrata sull individuo, per non perdere di efficacia, non deve essere disgiunta dalla complessa e più allargata rete sociale di riferimento delle persone. L ampiezza del fenomeno impresa sociale deriva dalla scelta di ricondurre alla fattispecie impresa di servizi anche le organizzazioni (innanzitutto le cooperative di tipo B) che operano nell industria, nel commercio o nell agricoltura impiegando risorse umane cd. svantaggiate. In questi casi, infatti, la principale attività è quella di servizio (socialmente rilevante) di reinserimento di soggetti ad alto rischio di esclusione dal mercato del lavoro e non quella strumentale di produzione di beni. L impresa sociale, nella maggior parte dei casi, condivide le caratteristiche tipiche di ogni organizzazione che eroga servizi, distinguendosi per la sua natura relazionale e, quindi, ad alta intensità di contatto. Proprio in virtù della relazionalità, le imprese a finalità sociale aggiungono al servizio principale una molteplicità di servizi accessori che nella maggior parte dei casi rappresentano per l utente la vera risposta al suo bisogno. La vicinanza al bisogno che caratterizza l impresa sociale la porta ad essere, da un lato, intermediario privilegiato del bisogno emergente, dall altro soggetto innovatore capace di rispondere ad esigenze in costante evoluzione. In questo senso si tratta di un soggetto che innalza le aspettative dell utente attraverso, ad esempio, la non standardizzazione del servizio e della persona e la circolarità del feedback operatori-utente, creando un clima di fiducia difficile da riscontrare nelle imprese pubbliche e for profit. Distinguere l impresa for profit da una no profit e definire sociale un iniziativa imprenditoriale, però, non è cosa semplice. Infatti né la finalità dell organizzazione, né l attività svolta si possono ritenere elementi sufficienti per individuare una netta distinzione tra i due fenomeni e per definire le specificità dell impresa sociale. In particolare per quanto concerne la finalità, tutte le imprese, for profit e no profit, perseguono, seppur con diversa enfasi, obiettivi di carattere economico e sociale, anche se secondo alcuni i fini perseguiti mantengono una potenzialità distintiva diversa in quanto nelle imprese for profit sono opportunisticamente sociali, mentre nelle imprese no profit sono legate, dal vincolo di non distribuzione, ad un autentica socialità. In altre parole non è certamente il fine in sé che qualifica le caratteristiche, specie strategiche ed organizzative, di un impresa, ma neppure l attività in sé. Infatti, anche il criterio dell attività viene giudicato insufficiente, basti pensare all esistenza di cooperative sociali di tipo B spesso dedite ad attività non meritorie (anche di tipo industriale), ma qualificate dalla mission di reinserimento di soggetti svantaggiati. 15

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE Ciò che risulta utile per mettere in risalto le specificità dell impresa sociale sono i due profili di cui si compone: imprenditoriale; sociale. Questi profili rappresentano l elemento di differenziazione rispettivamente dalle altre organizzazioni no profit e dalle imprese for profit. Dati gli obiettivi e le caratteristiche, uno degli aspetti più importanti e centrali nell impresa sociale che merita un approfondimento rispetto agli aspetti imprenditoriali e sociali riguarda la figura dei lavoratori e quindi il mercato del lavoro. Gli aspetti imprenditoriali strettamente collegati a questo aspetto sono: il ricorso a lavoratori remunerati; il perseguimento di efficienza interna (rispetto di economicità e ripartizione del rischio); la continuità della produzione (attenzione anche al turn-over dei lavoratori). Per quanto riguarda, invece, gli aspetti sociali che hanno ricaduta sul rapporto con i lavoratori e sul mercato del lavoro interno, questi sono: la specifica mission sociale dell impresa e la necessità di avere soggetti intrinsecamente motivati e aderenti agli obiettivi dell impresa per garantire l eventuale funzione distributiva; il coinvolgimento, che richiede la costruzione di un particolare rapporto con i lavoratori (verso il contratto psicologico); la centralità della qualità del servizio/della prestazione; la forte presenza di relazioni (sviluppo di beni relazionali). L esistenza di queste due tipologie di aspetti in capo all impresa sociale mette in luce la necessità per la stessa di essere un impresa, di stare sul mercato e quindi di essere in grado di compiere un salto di qualità in senso imprenditoriale. Si tratta di un salto decisivo, nella direzione dell efficienza, della trasparenza, della misurazione delle performance, per ottenere le risorse necessarie perché i contenuti mutualistici o sociali abbiano sostanza e rilevanza. Un altro punto importante riguarda la necessità di porre su un piano paritetico le imprese for profit e le imprese sociali, in quanto le imprese vere che operano sul mercato. Va tutelata, infatti, la possibilità che l impresa sia tale pur senza perseguire l obiettivo capitalistico della massimizzazione del profitto: occorre, quindi, chiarire senza ambiguità che anche l impresa sociale si muove sul mercato e ne fa parte. Collocare il no profit in posizioni di nicchia equivale a decretarne una più o meno lenta eutanasia. Le imprese sociali sono intimamente diverse sia dagli enti pubblici che dalle organizzazioni private, non solo nella remunerazione degli utili, ma anche nella filosofia, nella struttura di governance, nel perseguimento di un agire imprenditoriale socialmente utile e nel fondamentale principio di democrazia. Esse, infatti, si caratterizzano per: governance aperta e partecipata, 16

L impresa sociale in Italia ampio coinvolgimento della comunità locale di riferimento nella definizione della mission e nella gestione dell attività d impresa, capacità e legittimazione, motivazioni non di profitto che sospingono lo sforzo produttivo ed organizzativo, svolgimento di attività socialmente rilevanti finalizzate al bene comune. L impresa sociale, in altre parole, si differenzia dall impresa for profit per il fine sociale, ferma restando la condizione di equilibrio economico-finanziario indispensabile per il dinamismo attivo e prospettico nella logica economico-aziendale di continuità, efficienza ed efficacia dell organizzazione stessa. L impresa sociale, così come descritta, si viene a costituire negli spazi lasciati vuoti dal verificarsi di due tendenze differenti: la privatizzazione dei servizi alla collettività, da un lato, e l evoluzione verso una dimensione etica del modello tradizionale d impresa, dall altro. Essa è espressione di una nuova esigenza di coniugare l esercizio dell attività economica con la solidarietà, del superamento dell originaria concezione di netta separazione tra la realizzazione di finalità di interesse generale, tradizionalmente di competenza del settore pubblico, e il perseguimento di fini egoistico-lucrativi, propri delle imprese private. L inserimento del modello di impresa sociale tra i due modelli tradizionali, pubblico e privato, ha rappresentato un filone importante nel dibattito sulle politiche sociali. È stato oggetto sia di analisi teoriche che empiriche in cui, di volta in volta, venivano messe in luce le molteplici potenzialità d intervento, l innovatività sul piano organizzativo e delle attività sviluppate, la funzionalità rispetto ai processi di riforma del welfare, i buoni risultati in termini di crescita delle iniziative imprenditoriali e di beneficiari. Accanto a questa attenzione di ordine culturale e scientifico, è cresciuto anche un consenso politico che trova riscontro nella produzione legislativa nazionale e regionale, nell attivazione e finanziamento di una molteplicità di iniziative progettuali, nel coinvolgimento delle rappresentanze del settore in numerosi tavoli di programmazione e concertazione delle politiche sociali. L impresa sociale, dunque, assume un ruolo centrale nel sistema economico sociale moderno. Il Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 155 Disciplina dell impresa sociale, a norma della legge 13 giugno 2005, n. 118 si muove nell ottica di una definizione unitaria e trasversale di impresa sociale nel tentativo di sciogliere i numerosi dubbi che circondano questo concetto, anche se l ampia interpretazione che è ancora possibile dare alla definizione fornita non li risolve completamente. Ad ogni modo uno degli aspetti più interessanti introdotti è quello di non identificare l impresa sociale in una specifica forma di impresa, ma piuttosto nello svolgimento di un attività imprenditoriale no profit di pubblica utilità, all inter- 17

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE no di specifici settori d interesse pubblico. Possono acquisire la qualifica di impresa sociale alle organizzazioni private che esercitano in via stabile e principale un attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi di utilità sociale, diretta a realizzare finalità di interesse generale, escludendo, pertanto, le amministrazioni pubbliche e tutte le organizzazioni i cui atti costitutivi limitino, anche indirettamente, l erogazione dei beni e dei servizi in favore dei soli soci, associati o partecipi. La legge, come accennato, stabilisce una pluralità di settori di intervento (art. 2) i cui ambiti, nello specifico, sono: a) assistenza sociale; b) assistenza sanitaria; c) assistenza socio-sanitaria; d) educazione, istruzione e formazione; e) tutela dell ambiente e dell ecosistema; f) valorizzazione del patrimonio culturale; g) turismo sociale; h) formazione universitaria e postuniversitaria; i) ricerca ed erogazione di servizi culturali; j) formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica ed al successo scolastico e formativo; k) servizi strumentali alle imprese sociali, resi da enti composti in misura superiore al settanta per cento da organizzazioni che esercitano un impresa sociale. 18

L impresa sociale in Italia L ampiezza di tali settori, superiore rispetto alla disciplina per le Onlus, rende difficile una definizione univoca di impresa sociale, ma, al tempo stesso, non codificando in modo troppo rigido le aree di intervento e il modus operandi dell impresa sociale, evita il rischio di rendere la norma obsoleta nel giro di poco tempo. Come sappiamo, infatti, il no profit è un mondo in continua crescita e quindi, l inserimento di riferimenti eccessivamente puntuali finirebbe per irrigidire il settore, rendendo la legge incapace di tenere il passo dell evoluzione del settore. Indipendentemente dal settore di attività di riferimento (tra quelli sopra citati), possono acquisire la qualifica di impresa sociale le organizzazioni che esercitano attività di impresa finalizzate all inserimento lavorativo di soggetti quali: a) lavoratori svantaggiati ai sensi dell articolo 2, primo paragrafo 1, lettera f), punti i), ix) e x), del regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione, 5 dicembre 2002, della Commissione relativo all applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato a favore dell occupazione; b) lavoratori disabili ai sensi dell articolo 2, primo paragrafo 1, lettera g), del citato regolamento (CE) n. 2204/2002. La definizione della fattispecie impresa sociale consiste in un mix che combina, da un lato, un particolare orientamento a scopi di ordine sociale con il perseguimento di fini non egoistici e l impegno prevalente nei servizi o nei beni di tipo relazionale con processi produttivi caratterizzati dal principio di reciprocità e, dall altro lato, la presenza di specificità in taluni profili essenziali (rapporto con gli utenti, forme di partecipazione, tutela dei soggetti interni ed esterni, ruolo del capitale, disciplina fiscale, rapporto con il territorio, ecc.). Per quanto concerne il delicato aspetto riguardante la non distribuzione degli utili (art.3), non è in discussione la possibilità che l impresa sociale realizzi utili (attività intrinseca nella natura dell impresa e necessaria per la sua sopravvivenza), ma piuttosto la loro distribuzione che, così come previsto dalla logica no profit, non è concessa, né in maniera diretta, né indiretta. Un ulteriore punto riguarda il divieto di controllo da parte di enti for profit e di enti pubblici (art.4): tale vincolo non esclude la possibilità che gli enti for profit e quelli pubblici entrino a fare parte dell impresa sociale, ma non concede loro la possibilità di detenere il controllo ed esercitare attività di direzione. Il problema della vigilanza è piuttosto delicato e degno di nota dal momento che, quanto più si ha a cuore la nascita dell impresa sociale, tanto più ci si deve impegnare ad accrescere la sua credibilità nel tempo: questo significa che è fondamentale riuscire ad evitare il ricorso puramente strumentale a tale tipologia organizzativa per perseguire scopi estranei a quelli che dovrebbero ispirarne l attività. 19

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE Sarebbe, inoltre, importante che la vigilanza non operasse attraverso un apparato repressivo, ma piuttosto come una struttura che sappia assolve ad una funzione di controllo ma anche di sostegno, nel costante tentativo di accompagnare la crescita delle singole imprese. Per la stessa ragione un altro punto saliente della disciplina delle imprese sociali riguarda i benefici fiscali. L assenza di alcuna agevolazione fiscale è giustificata dalla necessità di evitare una corsa generalizzata verso l impresa sociale da parte degli opportunisti. Il rischio, infatti, è che alcuni soggetti si avvalgono impropriamente della forma dell impresa sociale con il solo scopo di aggirare problemi legati, ad esempio, alla contrattazione collettiva e quindi alla tutela del lavoro e al rispetto della persona umana. Se si verificassero fenomeni di questo tipo, essi metterebbero in cattiva luce l intero settore, non solo i soggetti rei di avere adottato tali comportamenti. A questo punto chi diventerà impresa sociale lo farà perché crede profondamente di esserlo e non per mediocri utilitarismi. 20

Connessioni teoriche tra impresa sociale e CSR Il recente dibattito teorico sulla responsabilità sociale d impresa è caratterizzato dall attribuzione al concetto di una notevole varietà di significati tra cui due di particolare rilievo per la nostra argomentazione: il primo consiste nell identificare la CSR in una fornitura privata di beni pubblici, mentre il secondo nel vedere la responsabilità sociale come costruzione di un modello di governance multistakeholder. Entrambe queste tematiche sono rilevanti per lo studio dell impresa sociale, coinvolta nella produzione e fornitura di beni pubblici (o generalmente di beni sociali) in un contesto di mercato in cui è importante comprendere quali caratteristiche dell impresa sociale possano costituire un vantaggio comparato nella loro realizzazione. Nella seconda prospettiva, invece, ci si interroga sul valore, sugli incentivi e sull eventuale vantaggio comparato dell impresa sociale nella realizzazione di un modello di governo multistakeholder, richiesto dalla nuova legge sull impresa sociale in modo del tutto generico e che nella realtà potrebbe assumere gradazioni (e implicazioni) molto diverse. La CSR suggerisce alle imprese sociali di interrogarsi sui modelli di gestione e sugli investimenti in cultura distintiva necessari per differenziarsi all interno di un mercato in cui si troveranno a competere una serie di attori con cultura e 21

RESPONSABILITÀ SOCIALE E COOPERAZIONE SOCIALE struttura differente. In questo senso le logiche e gli strumenti della responsabilità sociale d impresa sono occasioni per le imprese sociali per porsi alcune domande fondamentali sul proprio ruolo e sugli strumenti per il proprio sviluppo che la legge non specifica. Nonostante la volontà di dichiarare l impresa sociale socialmente responsabile per definizione, in quanto la sua specifica missione è la contribuzione al bene pubblico o l essere un impresa con finalità redistributive, almeno due considerazioni sconsigliano questa scelta: la prima è che per molti CSR significa multistakeholdership, non come semplice comunicazione, ma come inclusione degli stakeholder nel governo, nell identificazione della missione e della strategia d impresa e la seconda che l impresa sociale, pur essendo di pubblica utilità, può essere caratterizzata da conflitti distributivi, che è opportuno risolvere in modo equo per migliorare l efficienza dell organizzazione. Ancor meglio, gli atti di CSR vanno intesi come l insieme dei comportamenti con cui un organizzazione specifica la propria missione socioeconomica, cioè determina il contenuto concreto del proprio interesse sociale, della propria forma di governo e della propria cultura distintiva. In altre parole le politiche di responsabilità sociale d impresa, se intese in senso proprio, sono l occasione per una qualsiasi organizzazione per interrogarsi sulle proprie finalità economiche e sociali e per individuare i meccanismi partecipativi che consentono di proporre una risposta condivisa (e credibile) a questo quesito, attraverso atti di responsabilità sociale forte, come la redazione di un bilancio sociale, di un codice etico o generalmente le pratiche di coinvolgimento strutturato degli stakeholder che testimoniano (o dovrebbero testimoniare) la volontà esplicita di articolare la missione dell organizzazione. Altri comportamenti considerati atti di CSR (donazioni, controllo dei fornitori, rispetto dell ambiente) possono essere il risultato di una valutazione complessiva delle leve economiche e sociali di un organizzazione, ma anche una sorta di reazione a stimoli esterni, che di solito non modificano gli obiettivi, il governo e la cultura organizzativa. Il tema della CSR non è dunque un esercizio irrilevante per l impresa sociale che voglia effettivamente gestire i vari aspetti (interesse sociale, modello di governo e struttura organizzativa) che contribuiscono a decretarne l efficienza all interno di un attività di produzione di beni pubblici (o generalmente beni sociali). La responsabilità sociale dell impresa sociale dipende in primo luogo dall interesse sociale che la caratterizza e del cui perseguimento è responsabile il management. In secondo luogo, dipende dalla forma di governance dell impresa che deve essere tale da rendere l organizzazione portatrice delle istanze di determinate categorie di partecipanti coerenti con il proprio interesse sociale. In terzo luogo, dipende dalla specifica cultura dell organizzazione, che 22