#DRR Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio di Catastrofi Naturali. 2014: Resilience is for Life / La resilienza è per la Vita



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#DRR Giornata Internazionale per la Riduzione del Rischio di Catastrofi Naturali Il 13 ottobre si celebra ogni anno la Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali. Un iniziativa promossa dalle Nazioni Unite con l obiettivo di valorizzare la capacità delle persone e delle comunità di ridurre i rischi di disastri naturali e diffondere conoscenze e consapevolezza sull importanza delle pratiche di prevenzione e mitigazione. Quest anno il focus della Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri (13 ottobre) è sulle persone anziane, sulle loro esigenze e il contributo che possono offrire per una migliore pianificazione e comprensione del rischio di catastrofi nelle loro comunità. Alluvione in Pakistan Foto:ActionAid 2014: Resilience is for Life / La resilienza è per la Vita E questo il motto della campagna Step Up di quest anno. Perché? Il mondo sta cambiando rapidamente. La globalizzazione offre nuove opportunità economiche, ma ha anche dei costi. L utilizzo non sostenibile delle risorse naturali e la perdita della biodiversità stanno procedendo ad una velocità senza precedenti. Il riscaldamento globale ha causato un aumento della temperatura di circa 0,8 C rispetto al secolo scorso (circa due terzi di tale aumento dal 1980), che provoca rischi ambientali e climatici crescenti. Il cambiamento è diventato una minaccia per la vita e i mezzi di sussistenza oltre ad essere un fattore cruciale della crescita dei mega-disastri. 2

Contemporaneamente a questi cambiamenti la popolazione mondiale aumenta ed invecchia: siamo oggi 7 miliardi, un numero 4 volte superiore a 100 anni fa! Le persone di età superiore ai 60 anni sono l 11% della popolazione. Nel 2050, questa percentuale sarà raddoppiata al 22%, ovvero ci saranno nel mondo 2 miliardi di persone anziane. Invecchiano più rapidamente i paesi in via di sviluppo, che attualmente ospitano il 60% del totale degli anziani nel mondo e ne ospiteranno l 80% entro il 2050. Questa collisione tra l aumentato rischio di catastrofi e l invecchiamento della popolazione mondiale deve oggi essere affrontato ad ogni livello di pianificazione e gestione per garantire che l impatto del disastro non continui a crescere insieme a queste tendenze. E necessario un approccio più inclusivo per le persone anziane nei programmi di riduzione del rischio di catastrofi ed è urgente riconoscere il ruolo fondamentale che possono svolgere nella costruzione di resilienza attraverso la loro esperienza e conoscenza. Variazione annuale delle temperature medie globali tra il 1950 e il 2013 comparate al periodo tra il 1961 e il 1990 Fonte: HadCrut4, Met Office / Climate Research unit of the University of East Angolia 2014

Cosa s intende per disastro naturale? Quando si parla di disastro naturale s intende una situazione o evento che sopraffà la capacità locale di assorbimento e risposta e che necessita quindi di un intervento di risposta a livello nazionale o internazionale. Un evento imprevisto e spesso improvviso che provoca enormi danni, distruzione e vittime. Deriva dal latino resiliens-entis, composto di re= indietro e salire=saltare. In fisica ed ingegneria si riferisce alla proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi. In psicologia indica la capacità di resistere e di reagire in maniera positiva a difficoltà, avversità, eventi traumatici. In questa accezione viene utilizzato nell ambito della DRR, come abilità dell individuo o dell intera comunità di far fronte ad eventi catastrofici e disastri naturali. Primo obiettivo dei programmi di prevenzione e riduzione del rischio è la creazione di individui e società resilienti. Geofisico Metereologico Definizioni Oscillazione della crosta terrestre Eventi causati da processi atmosferici di breve e media durata (da pochi minuti a qualche giorno ) Principali tipi di disastri Terremoti, vulcani, movimenti tellurici di superficie Temporali Idrologico Eventi causati dalla variazione del corso delle acque e/o fuoriuscita dagli argini Alluvioni, frane e smottamenti Climatologico Eventi causati da processi di lungo e medio termine (cambiamenti stagionali e pluriennali) Temperature estreme, siccità, incendi Fonte: Annual Disaster Statistical Review 2013. Université Catholique de Louvain. 4 Ciclone nelle Filippine Foto: AGIRE - A. Romenzi

Il 2013 in cifre Nel corso del 2013 si sono registrate 330 catastrofi naturali (357 nel 2012) che hanno colpito oltre 96 milioni di persone, causando 21.600 morti e danni per un ammontare complessivo di 118,6 miliardi di $. Tra i paesi interessati, i principali cinque (Cina, Stati Uniti, Indonesia, Filippine e India) sono ormai stabili nella lista dei più colpiti. La Cina in particolare ha subito solo lo scorso anno ben 42 catastrofi naturali. Eppure per numero di catastrofi naturali il 2013 può essere considerato un anno relativamente moderato: con un calo del 9,2% rispetto all anno precedente resta il 14,9% al di sotto della media della decade 2003-2012 (388 catastrofi all anno). Questo dato conferma una stabilizzazione della crescita dei disastri e il possibile inizio di una decrescita duratura. Ma c è un altra buona notizia: sebbene la mortalità globale per catastrofi naturali sia due volte maggiore al 2012, è ben inferiore alla media degli ultimi 10 anni che annovera ben 100.000 perdite umane annue. PAESI PIÙ COLPITI PER NUMERO DI CATASTROFI NATURALI (2013) I due disastri con mortalità più elevata sono stati il Ciclone Hayan che ha colpito le Filippine nel mese di novembre, provocando 7.354 vittime e le inondazioni monsoniche in India nel mese di giugno che hanno causato la morte di 6.054 persone. Si noti che sette dei dieci paesi con mortalità per catastrofi naturali più elevata sono in Asia, due in America e solo uno in Europa. E in Europa, però, il disastro naturale che ha causato maggiori danni economici: le inondazioni dei mesi di maggio e giugno in Germania che hanno provocato danni per 12,9 miliardi di $. I CINQUE MAGGIORI DISASTRI NATURALI Grafico1: Per numero di morti Grafico2: Per numero di persone coinvolte Grafico3: Per conseguenze economiche Fonte: Annual Disaster Statistical Review 2013. Université Catholique de Louvain. Fonte: Annual Disaster Statistical Review 2013. Université Catholique de Louvain. 5

Perché avvengono i disastri? I disastri si verificano per diverse ragioni, ma sono quattro i fattori principali che stanno contribuendo alla crescita dei rischi: I CAMBIAMENTI CLIMATICI Numerosi studi confermano l aumento del rischio di catastrofi connesse alle condizioni climatiche. I cambiamenti climatici stanno gradualmente innanzando la temperatura media, il livello dei mari e la quantità delle precipitazioni atmosferiche. Le aree subtropicali diverranno progressivamente più aride e colpite da fenomeni di siccità cronica che provocheranno impoverimento delle terre coltivabili, danni ai raccolti e perdita di bestiame. I cicloni tropicali diverranno più intensi, con velocità del vento estreme e maggiori precipitazioni. Queste ultime saranno causa di una serie più frequente di alluvioni e frane. Con l aumento delle temperature, i ghiacciai si scioglieranno e aumenterà il rischio di alluvioni ed esondazioni. L URBANIZZAZIONE Il 50% della popolazione mondiale vive all interno di una città. Questa proporzione continuerà a crescere nei prossimi anni: si stima che entro il 2030, saranno 5 miliardi le persone residenti in ambito urbano (pari a circa il 61% della popolazione mondiale, che si prevede raggiungerà gli 8,1 miliardi). Tre miliardi di persone vivranno all interno di uno slum. I rischi derivanti da questa evoluzione sono evidenti. Otto tra le 10 più popolose città sul pianeta sono vulnerabili ai terremoti; 6 possono essere colpite da alluvioni e tsunami. Ventuno, tra le 33 metropoli che entro il 2015 conteranno almeno 8 milioni di residenti, sono situate in aree costiere e sono vulnerabili a catastrofi naturali connesse ai cambiamenti climatici (tra cui Dhaka, Shanghai, Manila, Jakarta e Mumbai). LA POVERTÀ La povertà e le diseguaglianze socio-economiche sono fattori di rischio centrali. I livelli di vulnerabilità ai disastri dipendono in misura rilevante dallo status economico di individui, comunità e nazioni. Non è un caso che le comunità povere siano state le più colpite dall uragano Katrina negli USA e che Haiti sia stato il paese caraibico più devastato nella stagione degli uragani del 2008. La sproporzione con cui i disastri colpiscono le comunità e i paesi più poveri ha molte cause. Tra i fattori più influenti vi è l inadeguatezza delle infrastrutture e la limitata capacità dei paesi meno sviluppati di investire nella prevenzione e nella mitigazione dei rischi. I poveri spesso vivono in edifici o in spazi fisici le cui caratteristiche e la cui localizzazione contribuiscono ad aumentare i rischi connessi ai disastri. IL DEGRADO AMBIENTALE Le comunità spesso contribuiscono a innalzare i rischi di disastro o ad aumentarne la gravità attraverso la distruzione di naturali difese ambientali costituite da foreste, barriere coralline e zone umide. Circa la metà delle foreste sono scomparse. Il 60% delle barriere coralline potrebbero svanire nei prossimi 20-40 anni. L espansione dei deserti e la devastazione delle terre coltivabili minaccia circa un quarto della superficie terrestre complessiva. Più di 250 milioni di persone sono direttamente colpite dai fenomeni di desertificazione. 6

Alluvione in Pakistan Foto:ActionAid UNITED NATIONS CLIMATE SUMMIT E da segnalare la crescente attenzione che i problemi legati ai cambiamenti climatici stanno ricevendo, come dimostra il recente United Nations Climate Summit, la conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite che si è tenuta lo scorso 23 settembre. Il giorno prima 400mila persone la più grande manifestazione di sempre dedicata al riscaldamento globale hanno sfilato a New York per chiedere impegni concreti per affrontare il cambiamento climatico. Nuovi impegni, nuove idee e nuovi finanziamenti per per affrontare la sfida del cambiamento climatico sono stati proposti da più di 100 capi di stato e di governo, da dirigenti del settore privato e della società civile. I leader mondiali hanno ribadito la necessità di adottare misure urgenti per limitare l aumento della temperatura globale e varie personalità del mondo dello spettacolo si sono mobilitate per ampliare l attenzione del pubblico e delle istituzioni. Leonardo di Caprio, ad esempio, ha rivolto ai governi una richiesta esplicita: Nel mio lavoro di attore, mi guadagno da vivere fingendo. Interpreto personaggi fittizi che spesso risolvono problemi fittizi. Credo che l umanità stia guardando al cambiamento climatico nello stesso modo: come se fosse finzione, come qualcosa che sta succedendo sul pianeta di qualcun altro, come se fingere che il cambiamento climatico non esista lo faccia, in qualche modo, sparire. Ma sappiamo che non è così. Ogni settimana vediamo nuovi e innegabili eventi climatici, prove che il cambiamento climatico è qui, adesso, e si muove sempre più velocemente. Sappiamo che le siccità stanno aumentando, che i nostri oceani stanno diventando più caldi e più acidi, con rilasci di metano che arrivano da sotto al fondale oceanico. Vediamo eventi meteorologici estremi, temperature in aumento, e i ghiacci dell Antartide Occidentale e della Groenlandia che si assottigliano a livelli mai visti, molto più velocemente di quanto avessero previsto le proiezioni scientifiche. Niente di tutto questo è retorica, e niente di tutto questo è un isteria. Sono fatti. La comunità scientifica lo sa ( )Onorevoli delegati, leader del mondo, io mi guadagno da vivere fingendo. Ma voi no. Le persone di tutto il mondo hanno fatto sentire la loro voce questa domenica, e il movimento non si fermerà. Ora è il vostro turno. Il momento per rispondere alla più grande sfida della nostra esistenza su questo pianeta è adesso.vi prego di affrontarla con coraggio. E onestà. Grazie. 7

Rep. Dem. del Congo Foto:ActionAid DRR- La riduzione dei rischi Al fine di rafforzare la resilienza delle comunità verso le conseguenze dei disastri naturali, nel dicembre del 1999 l Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 66/199, decise di adottare La Strategia Internazionale per la Riduzione dei Disastri creando l UNISDR. Dobbiamo passare dalla cultura del reagire alla cultura della prevenzione. Prevenire è meglio che curare e anche molto più economico. Inoltre non dimentichiamo che la prevenzione costituisce un imperativo morale [ ], in queste parole del Segretario Generale è evidente l urgenza di passare dall idea di protezione alla gestione dei rischi attraverso l integrazione di pratiche sostenibili in programmi di prevenzione. Nel gennaio 2005 tre settimane dopo il violento Tsunami che uccise 250 persone nell oceano Indiano 168 governi si riunirono nella seconda Conferenza Mondiale sulla Riduzione dei Disastri, convocata a Kobe, nella prefettura di Hyogo in Giappone. In questa sede venne scritta la Dichiarazione di Hyogo e definito lo Hyogo Framework for Action 2005-2015 (HFA): Costruire la capacità di Resilienza di Nazioni e Comunità, un piano decennale per rafforzare la capacità di ridurre in modo significativo le conseguenze dei disastri. L HFA non definisce alcun obiettivo numerico, ma identifica quattro aree prioritarie d intervento: Assicurare che la riduzione del rischio sia una priorità nazionale e locale con basi istituzionali forti per l implementazione Identificare, valutare e monitorare i rischi per rendere più efficace il sistema di allarme preventivo Sfruttare la conoscenza, l innovazione e l educazione per costruire una cultura di sicurezza a tutti i livelli Ridurre i fattori di rischio Rafforzare la capacità di far fronte ai disastri Lo stato di attuazione dello Hyogo Framework for Action 2005-2015 (HFA), giunto quasi alla fine del primo periodo di attività, è ora cruciale per dare impulso agli sviluppi futuri dei programmi di Prevenzione e riduzione del rischio che saranno discussi nella Conferenza Mondiale per la Prevenzione e Riduzione dei Disastri che si terrà nel marzo 2015 a Sendai, in Giappone determinanti per il Post-2015 Framework for Disaster Risk Reduction. 8

Ridurre i rischi conviene? E ormai risaputo che i disastri hanno alti costi e impatti economici a lungo termine, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Secondo i calcoli del gruppo assicurativo Munich Re, le perdite globali causate dai disastri sono cresciute di oltre il 200% negli ultimi 25 anni. Il terremoto di magnitudo 8,8 che ha colpito il Cile nel febbraio 2010 è costato 30 miliardi di dollari. Sebbene il terremoto di Haiti sia stato l evento a più elevata mortalità di quell anno, con oltre 230 mila vittime, il suo costo è stato inferiore, quantificato in circa 8 miliardi di dollari. Sempre nello stesso anno l alluvione in Pakistan ha prodotto danni per un valore di 9,5 miliardi di dollari. Ma i costi continuano a lievitare: terremoto e tsunami in Giappone, nel marzo 2011, hanno causato danni per oltre 300 miliardi di dollari. Dal 1981, anche nei paesi OCSE i danni economici provocati dai disastri stanno crescendo più rapidamente del PIL pro capite. Ciò significa che il rischio di perdere la ricchezza a seguito di disastri è ora superiore alla velocità con cui la ricchezza stessa si sta creando. Le conseguenze economiche non riguardano solo i danni direttamente provocati dalle catastrofi naturali. Esistono anche costi indiretti, come l interruzione dei servizi pubblici e delle attività commerciali, la perdita di produzione industriale, l impatto sull ambiente e gli ecosistemi, il minore afflusso di turisti, etc. Numerose ricerche hanno dimostrato come la prevenzione dei disastri sia non solo possibile, ma anche conveniente in termini economici. Solo per fare un esempio un recente studio commissionato dal Dipartimento Inglese per la Cooperazione Internazionale ha evidenziato come, in Somalia ed Etiopia, il rafforzamento della resilienza delle comunità costituisca l intervento più efficace e conveniente rispetto alla semplice risposta umanitaria successiva allo scoppio della siccità. Assumendo prudenzialmente che gravi crisi di siccità si manifestano in modo rilevante ogni cinque anni, lo studio dimostra che l intervento ex-post costa in Kenya 21 miliardi di dollari più delle attività di DRR, mentre in Etiopia si spendono 3,1 miliardi di dollari in più. Alluvione in Pakistan Foto:ActionAid In buona sostanza, solo per gli interventi anti-siccità in Kenya ed Etiopia, i paesi donatori risparmierebbero circa 24,1 miliardi di dollari se investissero in resilienza nei prossimi 20 anni piuttosto che concentrarsi esclusivamente nell aiuto umanitario alle popolazioni colpite. La stessa Banca Mondiale ha del resto sostenuto che se negli anni 90 si fossero spesi 40 miliardi di dollari in misure preventive, le perdite economiche provocate a livello globale dai disastri si sarebbero potute abbattere di circa 280 miliardi di dollari. L Organizzazione Metereologica Mondiale ha evidenziato poi come per ogni dollaro investito nella prevenzione se ne potrebbero risparmiare circa 7 in assistenza umanitaria e ricostruzione. 9

Nonostante l evidenza di questi vantaggi, la gran parte delle risorse destinate dai donatori all assistenza umanitaria verso i paesi colpiti da emergenze è utilizzata nella risposta ai disastri piuttosto che alle attività di prevenzione e mitigazione dei rischi. Secondo un recente studio dell Overseas Development Institute (ODI), dei 3 triliardi di dollari spesi negli ultimi 20 anni dalla comunità internazionale per gli aiuti umanitari, solo 106,7 miliardi sono stati dedicati ai disastri naturali. Di questi, solo una piccola parte (13,5 miliardi) è stata allocata a programmi di DRR. In altre parole negli ultimi 20 anni si è investito per la prevenzione delle catastrofi naturali solo lo 0,4% del totale degli aiuti. Inoltre la spesa per la riduzione dei rischi si è spesso concentrata in un piccolo numero di paesi a medio reddito, come la Cina e l Indonesia, con molte nazioni a rischio specialmente i paesi africani frequentemente soggetti a fenomeni di siccità estrema che sono rimaste quasi escluse dai finanziamenti internazionali per la prevenzione e che continuano però a ricevere crescenti risorse per la risposta umanitaria e la ricostruzione. Anche in questo ambito, tuttavia, ci sono alcune novità positive. Negli ultimi anni, i donatori hanno stabilizzato il finanziamento dei programmi di prevenzione, riducendo i fondi per le grandi infrastrutture e mettendo a disposizione più risorse per interventi di allarme precoce e assistenza tecnica. I fondi per i paesi a medio reddito sono diminuiti e, soprattutto, alcuni paesi (Indonesia e Filippine in primis) hanno iniziato a investire in questo ambito risorse proprie in misura superiore agli aiuti internazionali. Nel 2009, i paesi partecipanti alla Piattaforma Globale per la Riduzione del Rischio (istituita nell ambito dell HFA) hanno dimostrato ampio consenso sull obiettivo di destinare il 10% degli aiuti umanitari a programmi di prevenzione dei disastri. Ma questo obiettivo è ancora troppo distante dalla realtà. La mitigazione dei rischi da disastro è una strategia di bassa visibilità e che mostra i risultati sul periodo mediolungo. Inoltre i governi non sono incentivati ad investire in prevenzione quando sanno di poter contare su generosi aiuti da parte della comunità internazionale una volta che si verifica un disastro. 10 Fonte: Support to the prevention, mitigation and response to natural disaster in Herat province. INTERSOS

Del resto, la risposta umanitaria ha ricevuto nel tempo maggiore attenzione politica e più visibilità mediatica dei programmi di mitigazione dei rischi. Ci auguriamo che gli sforzi internazionali per mutare questo punto di vista inadeguato ai tempi e alle conoscenze scientifiche possano portare cambiamenti concreti non solo nella percezione dell importanza dei programmi di prevenzione e riduzione del rischio, ma anche nelle applicazioni pratiche. Adeguati investimenti in DDR permetterebbero non solo di evitare che alcuni eventi naturali si trasformino in catastrofi ma anche di colmare la mancanza di informazioni, conoscenze e competenze, segnalata dai superstiti delle calamità naturali come la maggiore difficoltà nel far fronte all emergenza. Adeguati investimenti permetterebbero altresì di integrare adeguatamente nei programmi di prevenzione e riduzione del rischio componenti specifiche costruite in base ai bisogni e alle competenze delle persone anziane. Persone che andrebbero considerate risorse e non zavorre, poiché hanno maggiore esperienza nella gestione delle crisi rispetto alla popolazione giovane, maggiore conoscenza del territorio e più competenze per condurre altre persone in situazioni di sicurezza. Persone che non possono essere considerate soltanto minoranze vulnerabili ma devono con un cambio di prospettiva - divenire gruppo forte, in termini numerici e di competenze, di cui le comunità possono beneficiare. Non destinatari di attenzione caritatevole ma titolari di diritti e competenze da valorizzare. Terremoto ad Haiti Foto:AGIRE - S. Ferretti 11

Fonti ISDR, Disaster Through a Different Lens. A guide for journalists covering disaster risk reduction, 2011. ISDR, Hyogo Framework for Action 2005-2015: Building the Resilience of Nations and Communities to Disaster, 2005. Islamic Relief, Feeling the Heat: the human cost of poor preparation for disasters, 2012. World Bank, Natural Hazards, Unnatural Disasters, 2012. The Brookings Institutions LSE, The Year of Recurring Disasters: a Review of Natural Disasters in 2012, 2013. United Nations, Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction, 2013. Overseas Development Initiative, Financing Disaster Risk Reduction: a 20 year story of international aid, 2013. DFID, The Economics of Early Response and Disaster Resilience: Lessons from Kenya and Ethiopia, 2012. Natural Catastrophe 2013 Analyses, Assessements Positions 2014 ASDR, Annual DIsaster Statistical Review 2013 Munich Re, NatCatService, Feb. 2014 AGIRE Onlus Agenzia Italiana Risposta Emergenze Via Aniene 26/A - 00198 Roma +39.06.64.78.16.08 info@agire.it Terremoto ad Haiti Foto:AGIRE - S. Ferretti www.agire.it